Lavinia Flavia Cassaro, in questi giorni, è preoccupata,
e lo va dicendo sui diversi media che le hanno gentilmente concesso lo spazio
necessario per il suo piagnucolio: “Adesso rischiano di licenziarmi”, “Avete
rovinato la mia reputazione”, “Rischio di perdere il lavoro”, e via dicendo.
Per questa “stronzetta” da centro sociale, che non
sente la crisi e la concorrenza dell’immigrazione perché tanto il suo stipendio
arriva sicuro come la morte alla fine del mese, sia che arrivino diecimila o
dieci milioni di immigrati, insultare le forze dell’ordine, tutori di quello
stesso Stato che lei ha così indegnamente e volgarmente rappresentato, augurare
loro la morte e riempirle di contumelie, era un gesto assolutamente normale,
che non avrebbe dovuto suscitare tutto il clamore che invece ha creato.
Già solo questo basterebbe per inquadrare al meglio la
mentalità degli antifascisti: allevati da questo regime come maiali da allevamento
– liberi di grufolare e ringhiare dentro il recintino di illegalità, canne,
sesso libero e immigrazione selvaggia che il regime ha in serbo per tutti noi –
sono assolutamente slegati dalla realtà, totalmente incapaci di responsabilizzarsi
autonomamente per difendere le loro folli, bizzarre e strampalate idee, tanto
pronti a gettare bombe da terroristi contro i Carabinieri quanto pronti a
piagnucolare su Repubblica se poi si chiede loro di prendersi la responsabilità
di ciò che dicono e di ciò che fanno. Come Matteo Renzi, che da buon politico deve
aver fiutato che questa recrudescenza dell’antifascismo militante e violento
potrebbe far pagare un pesante dazio alla sinistra nelle prossime elezioni, che
ha squarciato il velo di accondiscendenza e complicità che la sinistra ha
vergognosamente utilizzato per coprire le decine e decine di attacchi di cui si
sono resi responsabili i centri sociali in questi ultimi anni.
Chissà come reagirebbe la Lavinia se fosse chiamata a
pagare per le proprie idee come noi Fascisti siamo costretti a pagare per le
nostre: campagne di diffamazione e di screditamento attive h 24; politici che
ti descrivono come un primitivo con la clava in mano e l’osso in testa che con
la bava alla bocca gira per le strade a caccia di immigrati da bastonare;
perquisizioni della Polizia a qualunque ora del giorno e della notte; processi
farsa dati in pasto ai media se osi commemorare i tuoi morti in un cimitero;
magistrati che lodano i cessi sociali che strappano e distruggono manifesti e
poi si vantano su Facebook, perché il nome “Fascismo e Libertà” è palesemente provocatorio
e quindi il bravo cittadino antifascista non può non sentirsi in dovere di vandalizzare
il tuo materiale propagandistico regolarmente pagato ed affisso, come accaduto al sottoscritto in provincia di Cagliari; rappresentanti
delle istituzioni che chiedono costantemente lo scioglimento del tuo Movimento,
quando non ironizzano sulla tua stessa eliminazione fisica; incarcerazioni
preventive basate sul nulla, con tanto di regime di 41 bis come se fossi un
terrorista o un mafioso, con tanto di gip che nega la tua scarcerazione anche
se hai un tumore in fase terminale, come successo alla nostra Katia De Ritis,
uccisa non solo da un male incurabile ma anche da questo stesso Stato; le molotov che ti tirano in casa mentre fumi tranquillamente sul balcone di casa tua, e il Carabiniere che ti dice "Lei è di Fascismo e Libertà, cosa si aspetta, fiori e baci?", come accaduto al nostro Segretario Nazionale, Carlo Gariglio; e poi parenti
che fanno finta di non conoscerti, genitori che ti trattano come un
disadattato, lavori che avresti potuto avere e che invece non hai avuto - anzi spesso li hai addirittura persi!,
minacce di morte e insulti che ti arrivano in qualunque modo – dai social
network alle lettere cartacee composte dai ritagli di giornale… Tutte cose che abbiamo imparato già dalle scuole medie e alle superiori, con insegnanti cani e servi che ci hanno reso la vita impossibile già nell'adolescenza.
Tutte cose che noi altri sopportiamo spesso con un
coraggio che nemmeno sapevamo di avere, e che spesso non abbiamo.
Questa è la differenza tra noi e loro: una differenza
di razza, una differenza di spirito.
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