Il monopolio della sinistra – raggiunto non certo
grazie alla sempre millantata e mai dimostrata superiorità culturale – nel
campo della Scuola e dell’Università è, anche nel 2018, tristemente
imbattibile. A distanza di più di mezzo secolo dei fatti che insanguinarono il
Nostro Paese, infatti, l’estremismo di sinistra riesce a tacitare, con la
violenza e l’intimidazione, qualunque voce dissonante rispetto alla vulgata
auto-elogiativa che è stata costruita (menzogne su menzogne) in tutti questi
anni.
Oggi, in una sede dell’Università di Padova, si sarebbe
dovuto tenere un incontro per ricordare Norma Cossetto – donna simbolo dei
crimini dei partigiani comunisti jugoslavi – la cui tomba è stata vandalizzata
dai soliti noti miserabili anche recentemente, e con lei si sarebbero dovute
ricordare tutte le vittime delle foibe, vale a dire le fosse carsiche in cui
morirono per mano comunista decine di migliaia di nostri connazionali,
colpevoli solo di essere di nazionalità italiana.
Ebbene, la conferenza non si è tenuta a causa delle
minacce e della caccia all’uomo scatenata dai teppisti di sinistra e dai
criminali dei cessi sociali, che hanno addirittura tappezzato l’Università e la
Città di Padova di veri e propri manifesti riportanti lo schedario dei relatori
della conferenza: nome, cognome, professione e foto segnaletica, in modo da
poter colpire l’avversario. In qualunque altra Nazione civile la Magistratura –
quella sempre solerte quando si tratta di Fascisti e di nazionalisti – si sarebbe
attivata per cercare di risalire (e non sarebbe stato nemmeno troppo difficile)
agli autori di quella che è, a tutti gli effetti, una vera e propria
incitazione alla caccia all’uomo e un incitamento alla violenza contro gli avversari
politici.
All’incontro, patrocinato dalla Regione e dalla
Provincia di Padova, avrebbero dovuto partecipare relatori di un certo livello:
Federico Goglio, fondatore della casa editrice Ferrogallico, che ha scritto e
disegnato “Foiba rossa”, il fumetto che sarebbe stato presentato alla
conferenza; Fausto Biloslavo, giornalista de Il Giornale; l’assessore Elena
Donazzan; il vicepresidente del Consiglio Regionale, Massimo Giorgetti. Tutti messi
a tacere, tutti intimiditi e minacciati dal movimento studentesco ASU, che con
lo slogan “Fuori i fascisti dalle Università!”, ha quasi invitato i propri
aderenti ad una vera e propria caccia all’uomo che ha fatto seriamente dubitare
i partecipanti della conferenza della possibilità di incontrarsi senza
suscitare scontri e tafferugli. Su invito della questura, pertanto, la conferenza
è stata sospesa.
Di fatto lo Stato non è riuscito a garantire lo
svolgimento di una iniziativa culturale perché un gruppo di debosciati
comunisti ha minacciato violenze. In una Nazione civile l’incontro si sarebbe
tenuto lo stesso, con valanghe di sacrosanti calci nel culo ai manifestanti comunisti
responsabili di eventuali episodi criminosi. È lo Stato, sono le forze dell’ordine
che dovrebbero garantire, sempre e comunque, lo svolgimento di iniziative
regolari, mettendo a tacere i criminali. Invece, in un’Italia che civile non è,
le istituzioni si sono piegate ancora una volta alla prepotenza e alla violenza
comunista, annullando l’incontro.
La conferenza si terrà tra una quindicina di giorni
nella sede del Consiglio Regionale, forse una sede anche più illustre dell’Università.
Intanto, però, lo Stato ha perso ancora una volta davanti a quattro debosciati
di un centro sociale. Nel 2018, in Italia, i comunisti possono ancora impedire
lo svolgimento di una manifestazione sulle foibe. Sarebbe ora, una volta per
tutte, di rispondere a questa gentaglia nell’unico linguaggio che conoscono.
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