sabato 29 dicembre 2012

Di massoni golpisti e di canaglie allegre

Se qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo allo scioglimento del governo guidato da quel criminale massone e usuraio-golpista che risponde al nome di Mario Monti, dovrà ben presto ricredersi. L’operazione di macelleria sociale ha subito un lievissimo rallentamento, ma è in piena esecuzione.

I poteri massonici internazionali non vogliono rinunciare all’idea di compiere definitivamente quel processo di smantellamento della sovranità nazionale italiana – culla della civiltà mondiale per secoli – che cominciò già nel 1943, a suon di bombe democratiche. Imponendo Mario Monti come Presidente del Consiglio, e avvalendosi anche di una classe politica corrotta e disonorevolmente complice, la massoneria internazionale mondialista ed euro-tecnica, gruppo al quale Monti appartiene di diritto, ha compiuto un brutale atto di forza e una limpida dimostrazione del suo immenso potere: quello di nominare Presidenti del Consiglio e Ministri non più mediante un sistema falsamente democratico corrotto e asservito ai poteri mondialisti come in precedenza, bensì per chiamata diretta.
Mario Monti, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è stato messo alla guida dell’Italia dalla giudeo-massoneria internazionale per avviare a tappe forzate quel processo che la precedente classe politica non era stata in grado e non aveva avuto il coraggio di fare: privatizzare le ultime importanti industrie italiane (Eni, Finmeccanica), smantellare completamente lo Stato sociale, l’istruzione, la sanità e il sistema pensionistico – per farci avvicinare sempre più al modello americano, dove se hai soldi puoi comprarti una pensione e le cure, e se non ne hai invece crepi di fame – e rendere la nostra Nazione completamente asservita agli interessi di banche e speculatori finanziari. Esempio ne sia il fatto che la discussione politica verte ancora su quella che il politicamente corretto chiama “agenda Monti”, agenda che, così ci ripetono instancabilmente, qualunque forza di governo, di qualunque colore sia, dovrà necessariamente seguire per, sempre così ci dicono, non far affondare definitivamente la nave Italia.
Ma non c’è alcun pericolo, da questo punto di vista. Ad imbarcare acqua ci ha già pensato il massone usuraio. Più di 200 suicidi causati dalla crisi economica “solo” nel 2012; debito pubblico dal 118% dell’era Berlusconi al 127% dell’era Monti; “spread” che ha più volte superato i 450/500 punti; introduzione dell’IMU; aumento indiscriminato di tasse e balzelli sull’acqua, sulla benzina, sull’elettricità, sui trasporti pubblici, sulle assicurazioni, incluso l’aumento dell’IVA. Si badi bene e si tenga a mente: quest’uomo e i suoi ministri, che si sono permessi di definire i suicidi causati dalla disperazione come “fisiologici”, che hanno più e più volte dimostrato un disprezzo assoluto per i giovani e più in generale per l’intera popolazione italiana (ignoranti, choosy e via insultando), che hanno letteralmente affossato l’economia italiana gravandola di tasse e di balzelli che farebbero impallidire anche uno imperatore medioevale, vengono definiti “moderati” da una stampa connivente e ormai quasi completamente comprata (eccezion fatta per i pochi ma coraggiosi quotidiani in rete, non ancora asserviti completamente al padrone).
Solo un cretino potrebbe pensare di rivotare un criminale del genere, che ha le mani sporche del sangue di un’intera Nazione, spremuta e sacrificata sull’altare dello spread e di Wall Street. Ma, poiché purtroppo in Italia i cretini abbondano e anzi costituiscono la maggioranza, c’è da temere il peggio. Non è un caso che la lista Monti, alla quale si accodano tutte le peggiori cariatidi di questa politica mafiosa e incapace – come la troia Casini, il massone Montezemolo, il voltagabbana Fini – possa vantare (secondo sondaggi di opinione dei quali, in un estremo atto di fiducia nei confronti dei nostri connazionali, fatichiamo a riconoscere una qualche attendibilità) anche il 20% dei consensi. La strategia, che una stampa intimorita e asservita sta contribuendo attivamente a legittimare, è quella di far uscire Monti dalla porta ma di farlo rientrare dalla finestra. Con un 15/20% di consensi sottratti alle due liste principali (PD e PDL) è vero che Monti non avrebbe i numeri per governare, ma diventerebbe fondamentale per qualunque forza di coalizione, il vero e proprio ago della bilancia. Non per niente c’è già chi, pregustando la vittoria sulle ossa fumanti degli italiani, se lo sogna vicepremier o Ministro dell’Economia.
Non è casuale che a sostenere un simile personaggio ci siano personaggi disgustosi come Pierferdinando Casini o Gianfranco Fini, il cui motto principale è, oggi come ieri, “Francia o Spagna purchè se magna”. Personaggi che sono completamente asserviti ai poteri forti, che garantiscono la loro permanenza nelle poltrone più alte e dorate del potere nonostante la loro palese incompetenza e corruzione, totalmente lontani dai bisogni del proprio popolo e della propria gente. Non saranno loro a suicidarsi perché non sanno come pagare l’IMU o perché non riescono a pagare i propri dipendenti, non saranno loro a pagare le cause di tutto questo.
Ribellatevi. Ribellatevi. Ribellatevi. Magari non cambia nulla, ma almeno si cade in piedi.

giovedì 6 dicembre 2012

Stai con noi o stai con loro?

Cari amici e camerati,
si conclude l’anno 2012 e noi, come nostra abitudine, guardiamo già al 2013 e alle battaglie che ci vedranno protagonisti.
Tesserarsi al Movimento Fascismo e Libertà, mediante il seguente collegamento http://www.fascismoeliberta.info/phpf/viewpage.php?page_id=4 o contattando i nostri dirigenti nazionali e locali per qualunque evenienza, significa lottare concretamente nell’unico movimento Fascista italiano che da ventuno anni porta avanti la sua piccola ma orgogliosa e dignitosa battaglia per l’avvenire della Patria e della Nazione italiana, mai come in questo momento diventata preda di massoni, sionisti e troie di regime di ogni razza e risma.
Non toglieremo nemmeno nel 2013 la parola “Fascismo” dal nostro simbolo. Non rinnegheremo il Fascio che campeggia sulla nostra bandiera per qualche fiammella. Non metteremo nessuna camicia bianca per renderci meno schifosi agli occhi dei nostri nemici, perché non vogliamo la loro compassione né la loro stima, e il loro disprezzo è la nostra più sicura garanzia che non abbiamo sbagliato strada. Siamo ancora qui, in piedi, a difendere queste rovine che tutti fuggono, tutti rinnegano, tutti abiurano. E tu, camerata, da che parte stai? Stai con noi o stai con loro?
http://www.fascismoeliberta.info/phpf/viewpage.php?page_id=4

giovedì 29 novembre 2012

Siamo in Italia, mica tra gli Antipodi!



Se non fossimo in Italia, in questa Italia, verrebbe da pensare che il video che vi presento qui sotto sia una bufala, uno scherzo, una presa in giro. Oppure che ci troviamo tra gli Antipodi, l’antica popolazione che, secondo la tradizione degli antichi Greci, viveva dall’altra parte del mondo e aveva abitudini e stili di vita diametralmente opposti a quelli delle terre conosciute. 

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=PgBqBJ-CnQY

Invece, purtroppo, non siamo tra gli Antipodi e non si tratta di uno scherzo. Ricordate il campo nomadi della SS 554? Quello che era il ricettacolo di automobili e rame rubato? Quello in cui veniva bruciata la plastica dei vari saccheggi e delle varie ladronerie, causando disagi ai cittadini residenti lì vicino? Quello in cui avveniva, alla luce del sole ed ampiamente tollerato dalle amministrazioni comunali (anche quelle di centro-destra) un giro di droga e di riciclaggio di materiale rubato che sembrava di essere a Scampia, e non vicino ad un qualunque sottopassaggio della circonvallazione cagliaritana? Quello in cui intere cataste di rifiuti facevano pensare di essere finiti di colpo in una bidonville indiana e non di essere invece in una vivibilissima e tutto sommato carinissima cittadina italiana? I cittadini sardi, e cagliaritani in particolare, conoscono bene la situazione: il campo nomadi della SS 554 fu fatto sgomberare a suo tempo perché completamente inquinato, covo di farabutti e criminali di ogni risma, ricettacolo di giro di droga e di materiale rubato (parti di automobili e rame in primis). Tutto ciò dopo anni e anni di stanziamenti eccezionali – a botte di centinaia di migliaia di euro alla volta – per mettere in sicurezza quel campo rom che puntualmente, dopo qualche mese, veniva totalmente devastato nei servizi igienici e nella strumentazione elettrica, e tornava ad essere come prima: un letamaio. Miglior dimostrazione di quanto gli zingari cagliaritani - e non solo - abbiano voglia di integrarsi non potrebbe esserci.

Sia quello che sia, quel campo nomadi venne sgomberato. La situazione era ormai intollerabile. Talmente male era stato ridotto, talmente tanto era ormai inquinato e invivibile, che nemmeno gli zingari stessi, i quali non brillano certo per pulizia e senso del decoro, volevano più starci. E così, a gran voce, avevano chiesto una sistemazione, con la solita arroganza che ormai contraddistingue questa popolazione dallo stile di vita criminoso e parassitario. Sistemazione che, per una parte di loro (gli altri si sono adattati alla meglio da amici e parenti), era stata trovata in una zona lungo la litoranea, dove sorgeva un tempo la discoteca Pandemonium: ampio terreno, una piscina in disuso ed erosa dal tempo, annessa casetta ristrutturabile e vivibile. Certamente non il miglior resort a 7 stelle, ma sicuramente meglio di quanto possano permettersi tanti onesti cittadini cagliaritani, che non hanno mai rubato automobili e non hanno mai mandato i propri figli a chiedere l’elemosina ai semafori. Ma nemmeno questo era sufficiente, per questi cittadini così desiderosi di integrarsi e di assimilare lo stile di vita italiano. Dobbiamo sorbirci anche l’appello in cui gli zingari si dichiarano disponibili – bontà loro! – a ripulire la zona che loro stessi hanno sporcato, inquinato e avvelenato. Ma, e qui viene il bello, chiedono di essere aiutati dagli amministratori sardi “volontariamente e gratuitamente” poiché, incredibile ma vero, sono stati lasciati da soli a gestire il disastro. Dimenticandosi che non solo la zona è ormai a tal punto compromessa che servono delle bonifiche ambientali corpose e intense che siano molto più incisive di quattro zingari che raccolgono i loro straccetti, ma anche che loro stessi sono i principali artefici di una tale devastazione. 

Avete capito? Non solo hanno causato per anni immensi disagi e problemi di ordine ambientale, di sicurezza, di decoro a tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di viver loro vicino; non solo per anni hanno rubato, saccheggiato, spacciato droga; non solo hanno distrutto e ammorbato un intero campo che, con diversi e costosissimi interventi, era stato più e più volte dotato di impianti igienici, illuminazione elettrica etc.; ora, con la solita e consueta arroganza, ci dicono che – ma quanto sono bravi, buoni e belli! – possono anche concederci il grande favore di chinarsi e raccogliere un po’ dei quintali di sporcizia che per anni hanno disseminato a piene mani.

Questa gente non lo sa, ma è alquanto fortunata. Perché nella nostra Italia ideale, che ci fu una volta e che adesso, grazie ai partigiani e alle bombe degli invas… - pardon, liberatori! – non c'è più, una situazione del genere non si sarebbe mai venuta a creare: gente così non sarebbe stata nemmeno concepibile, figuriamoci se avesse avuto il permesso di accamparsi nella degradazione e nella sporcizia. Ma, ammesso e non concesso che ci fosse stata una situazione del genere, avrebbero pulito l’intero campo con la lingua e con le mani legate all’indietro. Altro che appelli polemici agli amministratori! Solo su una cosa siamo d’accordo: le mani devono sporcarsele anche i sindaci e gli assessori che hanno permesso tutto ciò. Nel nostro Stato ideale anche coloro che non si sono mai opposti a questo scempio e che, anzi, lo hanno permesso e addirittura finanziato, sarebbero con le mani legate dietro la schiena a raccogliere cocci di cessi con la bocca. Ma noi siamo una Nazione civile… siamo in Italia, mica tra gli Antipodi!

martedì 20 novembre 2012

Onore al popolo palestinese. Disprezzo per i goym.

Sarò sincero: in tanti anni che scrivo non ricordo di essere mai stato senza parole. Ho scritto sicuramente molto, per qualcuno forse troppo, per qualcun altro inutilmente, per qualcun altro ancora entrambe le cose. Devo ancora parlare e scrivere tanto, ci sono ancora tante questioni che non ho detto, che non ho detto bene, o che voglio dire in maniera diversa. Ma quando, in questi giorni, ascolto i telegiornali sulla carneficina che ciclicamente Israele attua contro i palestinesi, al fine di sfogare i suoi istinti crudeli e bestiali, non so davvero che cosa scrivere. Ho detto e scritto, bene o male, praticamente tutto.

Abbiamo sempre parlato dell’arroganza sionista, permessa al popolo “eletto” da innumerevoli organizzazioni ebraiche che, lautamente aiutate e finanziate, si preoccupano che il dibattito sul medioriente sia sempre e comunque favorevole all’entità sionista; abbiamo sempre parlato dei crimini israeliani, ben maggiori e ben più corposi di quelle 70 risoluzioni che vengono spesso e volentieri ricordate (già di per se gravissime); abbiamo sempre parlato dell’embargo criminale attuato dai sionisti contro Gaza, dei bombardamenti indiscriminati, dell’utilizzo di armi proibite dalle convenzioni internazionali (in primis il fosforo bianco), dell’assalto in acque internazionali contro navi di pacifisti desiderosi solo di portare qualche conforto e aiuto a chi da 70 anni vive assediato da un esercito che lascia morire le mamme incinte ai check-points, che fa il tiro a segno su pescatori che cercano di portare qualcosa a casa per sfamare le proprie famiglie, sui contadini che hanno i loro terreni nelle zone di confine… e tanto altro si potrebbe dire, ma l’ho già detto.
Ascoltare i mass-media italiani è a dir poco deprimente. Interi servizi dedicati ai razzi di Hamas e ai tre morti ebrei, giusto qualche secondo per i cento morti palestinesi; le immagini dei bambini dilaniati dalle bombe ebraiche vengono censurate dai social network; l’intervento di Odifreddi su Repubblica.it scompare misteriosamente dal sito, tanto da spingere l’opinionista a interrompere bruscamente la sua collaborazione col quotidiano prono ai dettami dell’innominabile lobby; per l’ebreo Claudio Pagliara del Tg1 le bombe ebraiche sono “operazioni militari”, ma i petardi di Hamas sono razzi, ci informa che nelle ultime settimane sono caduti ben due razzi su Israele (ma non sappiamo quante bombe sono invece cadute su Gaza), ci dice che Israele sta cercando di far cessare gli attacchi ma subito dopo ci ricorda che è pronta un’operazione di terra (si chiama così il massacro indiscriminato dei civili: operazione di terra), ci dice che per Israele è importante stabilire un cessate il fuoco (per i palestinesi, ovviamente no, loro sono inferiori e a stare sotto le bombe, a veder crepare donne e bambini, si divertono come matti!); un anonimo avvocato di una anonima (per noi comuni mortali) associazione di ebrei sionisti scrive a Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, lamentandosi che la città non si sia dimostrata particolarmente affettuosa nei riguardi del nuovo massacro sionista… Non si infuriano più se osi criticarli! Si infuriano se fai silenzio, se non ti mostri entusiasta alle loro azioni criminali. E’ un altro piccolo ma significativo dettaglio che ci dimostra come il loro potere cresca esponenzialmente..

Viene davvero da chiedersi come si muova questo potere così forte, così opprimente, così clamorosamente onnipotente. Perché, se ci stupisce ancora per i livelli di aberrazione che riesce a toccare, significa, evidentemente, che non l’abbiamo compreso a fondo. Significa, incredibile ma vero!, che l’abbiamo sottovalutato. Perché non pensavamo che l’evidenza si potesse negare con tale protervia. Non pensavamo che le informazioni potessero venire manipolate così sfacciatamente, così clamorosamente, così vergognosamente. Noi pensavamo che con internet, l’informazione, la militanza, qualcosa potesse cambiare. E invece le nostre caselle di posta elettronica sono ancora condite da simpatiche lettere di fascisti all’amatriciana che, in nome di un idiota anti-islamismo, plaudono il massacro.

Paradossalmente bisogna guardare un bel programma satirico di Sky, Gli Sgommati, per avere qualche informazione seria e obiettiva sul massacro israeliano. Si vede Obama che, festeggiando le sua rielezione, suona la chitarra; gli si avvicina un collaboratore per inviargli il messaggio dell’ONU, che esorta gli Stati Uniti a prendere una decisa posizione contro Israele, e Obama risponde: prendi i prestampati “L’America si augura un immediato cessate il fuoco e rispetta il diritto di Israele a difendersi”. E quando il suo collaboratore, poco dopo, ritorna dicendogli che all’ONU non basta, si inventa che i razzi israeliani erano partiti dall’Italia, hanno colpito Martin Luther King e Kennedy, sono passati nello spazio-tempo e solo per una incredibile serie di sfortunate e incredibili circostanze sono finiti su Gaza. Per tutta risposta il Nobel per la Pace, che campeggia alle sue spalle, cerca di scappare…

Si deve guardare Gli Sgommati per avere un’idea della situazione a Gaza… E allora diciamolo chiaro e forte: quando inizieremo a finire in galera, quando sotto le bombe ci finiremo noi, quando sarà Riccardo Pacifici a dettare le leggi al Parlamento Italiano senza più nemmeno passare per Camera e Senato, potremmo solo dire una cosa: ce lo siamo meritato. Un popolo così imbelle, così idiota, così complice, così gregge, merita ampiamente un governo di lupi.

Onore al popolo palestinese. Disprezzo per i goym.

lunedì 5 novembre 2012

Se questo è un uomo...



Partiamo da una considerazione. Non è sicuramente bello quello che è accaduto al funerale di Pino Rauti, con i militanti della destra che hanno contestato, molto duramente, il “traditore” Gianfranco Fini. Ma, se il tutto era ampiamente prevedibile, chi ha le colpe di ciò che è accaduto è Fini stesso, non certo coloro che hanno sacrosantemente reagito alla sua ennesima stronzata. Questo ometto piccolo piccolo è passato dal “Mussolini grande statista” al “Fascismo male assoluto”. Intendiamoci: chiunque di noi è libero di cambiare idea, Gianfranco Fini incluso. Del resto lui, e i voltagabbana come lui, si giustificano spesso utilizzando il noto proverbio che sentenzia che “Solo gli idioti non cambiano mai idea”. Ed è sicuramente vero. Ma è altrettanto vero che per mantenere con coerenza le proprie idee bisogna avere un po’ di dignità e di coraggio, qualità che Gianfinoglio ha dimostrato di non avere. Perché una cosa è cambiare idea, un’altra passare, per logiche di bottega e di potere, dalla parte diametralmente opposta. A Fini interessava entrare negli ambienti che contano. I comizi dei saluti romani non gli bastavano più: aveva ormai capito da tempo che con qualche abiura si frequentano le logge e le sinagoghe più interessanti; con qualche sfregamento di ginocchia allo Yed Vashem persino Riccardo Pacifici si commuove e ti stringe la mano. E lui non ha mancato di fare tutto questo. Non ha solo cambiato idea: è diventato più antifascista degli antifascisti, un antifascista così stupido e idiota che potrebbe tranquillamente gareggiare con qualunque noglobal spaccavetrine, al solo scopo di farsi “perdonare” il suo passato. E quando si arriva anche al punto che Bertinotti e D’Alema parlano bene di te, allora qualche domanda bisogna pur porsela. Altro che cambiare idea…

Ma davvero Gianfranco Fini pensava di presentarsi al funerale di Pino Rauti – uno che, contrariamente a lui, ha avuto perlomeno la decenza di non rinnegare il suo passato – e non venire riempito di fischi e di insulti? Davvero Gianfranco Fini pensava che coloro che si ritengono, a torto o a ragione, appartenenti a quell’ideologia che lui ha svenduto per una scorta e una casetta a Monte Carlo, quell’ideologia che non ha mancato di insultare, di dileggiare, di rinnegare e di coprire di fango e di menzogne, davvero pensava che sarebbero rimasti a guardare in silenzio? Davvero Gianfranco Fini si illudeva che qualcuno non cogliesse l’occasione per sputargli in faccia?

Ovviamente no. Questa è l’ennesima mossa politica di un voltagabbana e di un arrivista che non ha perso nemmeno l’occasione di un funerale per far parlare un po’ di se. L’ennesima dimostrazione della sua pochezza umana, prima ancora che politica. Fini aveva previsto tutto. Il personaggio è un arrivista, un voltagabbana, un omuncolo, ma non è affatto stupido. Anzi, è molto intelligente. Sapeva benissimo che cosa stava andando a fare: una provocazione bella e buona. Come Sharon passeggiò al Monte del Tempio, per provocare crudelmente i musulmani e dare inizio alla seconda Intifada, così lui avrebbe voluto passeggiare sul cadavere di Pino Rauti, per cogliere essenzialmente due obiettivi. Il primo: far credere, a quegli idioti che ancora lo seguono e si definiscono di destra, che lui non ha mai rotto definitivamente con un certo mondo radicale e “nero”; il secondo: prendersi gli attestati di solidarietà che adesso gli pioveranno addosso da tutte le parti, da Bersani a Vendola passando per Di Pietro e Casini. 

Ma, almeno stavolta, gli è andata male. L’omuncoletto si è preso ciò che si è ampiamente meritato: una valanga di insulti e di fischi, costretto a fuggire da una porticina laterale della Chiesa e circondato dalle sue guardie del corpo, protetto da un ombrello anti-sputi. Se questo è un uomo…

lunedì 29 ottobre 2012

Camerata Mario Zicchieri: presente!

‎37 anni fa Mario Zicchieri viene ucciso a fucilate dai terroristi comunisti. Il padre morirà di disperazione, la madre disoccupata patirà la fame, le sorelle patiranno gli insulti comunisti per anni, la lapide in ricordo di Mario fatta oggetto di atti vandalici.

Camerata Mario Zicchieri: presente!

sabato 27 ottobre 2012

Popolo italiano, apprezzi veramente Israele?

"Gli italiani e questo Governo sono ammirati molto da Israele, da ciò che rappresenta e dai successi raggiunti negli ultimi anni". Parole di Mario Monti al recente vertice Italia-Israele. Popolo italiano, voi ammirate Israele? Guardate che cosa rappresenta: la sopraffazione, l'ingiustizia, la forza che si erge a diritto.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=5JwqEKAJgDA

domenica 21 ottobre 2012

Rispondiamogli a tono, finché siamo in tempo



Diversi camerati e lettori mi chiedono informazioni in merito alle intenzioni del governo riguardo la modifica delle leggi Scelba, legge Mancino e quelle relative all’incitamento all’odio razziale, che il golpista massone ha promesso, alla comunità ebraica che lo acclamava il 16 ottobre scorso in pompa magna, di rivedere, con l’aiuto di tutti i partiti (i quali, ne siamo certi, non si tireranno di certo indietro, vista la “caratura” dei “signori” che la chiedono a gran voce ormai da tempo), includendovi anche il reato di negazionismo e di revisionismo. Il Parlamento italiano si appresta – come altri Paesi europei (Francia e Germania fra tutti) – a varare una legge che preveda una pena detentiva per chi neghi il presunto olocausto ebraico compiuto dalla Germania Nazionalsocialista o ne ridimensioni la portata, gli avvenimenti o le cifre numeriche delle presunte vittime.

Comincio con lo scrivere subito una cosa. Compratevi una pennina usb e salvate tutti i documenti, i siti, i libri elettronici e qualunque altra cosa riteniate importante: è molto probabile che, se questa legge passasse, molti libri di testo, molti articoli, molti blogs, molti siti internet che quotidianamente pubblicano materiale revisionista saranno costretti ad eliminare tantissimo materiale per non incorrere nella repressione della nuova Polizia del Pensiero targata Riccardo Pacifici. 

Questa proposta di legge – che è, né più né meno, una legge che punisce un reato di opinione – è auspicata e invocata da tempo, specialmente dalla lobby ebraica e dai suoi sgherri. Questi “signori” si sono resi conto che la semplice censura “morale” e l’intimidazione civile e politica non bastano più. Basta una semplice connessione ad internet, o entrare in una biblioteca ben fornita, per inquadrare i racconti sulle SS che maneggiano Zyklon B con la sigaretta accesa, le confessioni di Primo Levi, le “sconvolgenti” rivelazioni e scoperte di Simon Wiesenthal e di Shlomo Venezia, per quello che sono: delle gigantesche, enormi e ridicole BALLE. Il revisionismo prende sempre più piede. Non è più opera di qualche buontempone razzista americano, impastato a “White Pride” e birra, che lo utilizza come clava per i suoi deliri razzisti. È diventata, checché se ne dica, una vera e propria scienza che, specialmente negli ultimi anni, affinando i metodi di ricerca storiografica ed il lavoro comparatistico, ha conseguito risultati importantissimi. Prende sempre più piede, spunta su qualche rivista, fa breccia in particolar modo sui giovani e su tutti coloro che, dalla mente abbastanza aperta ed elastica, non si accontentano più del solito documentario fazioso redatto da qualche giornalista compiacente con la kippah.

Come avevamo scritto già a suo tempo, la Comunità Ebraica, con in testa il sempre agguerritissimo Riccardo Pacifici, ci aveva già provato. Questo sembra solo l’ennesimo appello che stavolta il massone golpista ha accolto in pieno: se ha fatto il lavoro sporco salvando le banche parassitarie, affossando le imprese, riducendo sul lastrico milioni di famiglie, imponendo una tassazione che nemmeno la Cambogia di Pol Pot si è mai sognata di introdurre, perché non fargli fare anche la legge moralmente più schifosa e più abbietta che ci possa essere, cioè quella che impedisce la libera ricerca storica o le opinioni controcorrente? Legge anti-revisionista sia, allora!

Quello che più sconvolge, che più lascia atterriti, che più sconforta umanamente, ancor prima che politicamente e intellettualmente, sono le dichiarazioni che i politici e i rappresentanti degli ebrei hanno esternato negli ultimi giorni, in un’orgia di demenza e di stupidità, senza che nessun giornalista osasse dire “ma”. Sappiamo bene che sono pennivendoli armati di penna e cappuccio, ma stavolta avevano una certa parte del mondo scientifico, per non parlare del Vaticano, che gli davano manforte. Qualche cosa avrebbero pur potuto dirla! E va bene, lo facciamo noi. 

Riccardo Pacifici già nel gennaio scorso si era lasciato andare a queste dichiarazioni: “Distinguiamo fra diritto di opinione e negazionismo. Affermare in una casa privata che l’Olocausto non sia mai avvenuto può essere un gesto stupido, immensamente riprovevole e simile a chi sostiene che la Terra è piatta. Ma credo non si possa più concedere il diritto di alzarsi in piedi in un’aula parlamentare, in un’università, in un luogo pubblico in cui si formano le coscienze e dire che la Shoah è stata un’invenzione. La legge riguarderebbe questo ambito”. Meno male! Almeno la possibilità di dire quello che pensiamo in casa nostra, magari mentre amoreggiamo con la nostra donna sotto le lenzuola, il “buon” Riccardino ce la concede ancora! Ci stavamo preoccupando! Lui si indigna quando qualcuno parla nelle università, in una Facoltà, in una piazza, davanti ad un microfono, in qualunque sede, insomma, che sia pubblica. Non ci si lasci distrarre da queste affermazioni per qualificarle come aria data ai denti. Sono molto intelligenti, anzi, per quanto di una intelligenza diabolica, tutta protesa a mettere e tacere l’altro. Pacifici, e con lui tutti i sostenitori di questa legge, vogliono assolutamente evitare una cosa: che il revisionismo acquisti una sua legittimità storica. Il discorso che Gianfranco Fini ha tenuto alla Camera il 24 gennaio scorso, in occasione della presentazione di un libro sull’olocausto (ci sarebbe da chiedersi perché mai nel Parlamento Italiano si debbano presentare libri che riguardano il 2% della popolazione italiana, anziché far le leggi per il restante 98%, ma accantoniamo almeno per adesso questa questione) è, in questo senso, chiarificatore: “Affermare l’inesistenza delle camere a gas, negare il piano di sterminio degli ebrei, concepito e attuato dal Nazismo, non è una tesi storiografica: è soltanto una turpe menzogna ideologica. Non è di fatto nemmeno pensabile una discussione che abbia per oggetto il misconoscimento della realtà storica”. Si vuole negare al revisionismo anche soltanto l’essere una corrente storiografica, per quanto minoritaria. Classificarlo come storiografia equivarrebbe, per definizione, a dargli una legittimità che non si vuole in alcun modo concedergli. Non perché sia aberrante (negare o ridimensionare un evento storico non significa esaltarlo o difenderlo) ma perché, molto probabilmente, si scivolerebbe su un terreno su cui la storiografia sterminazionista non ha la capacità di combattere: quella di rispondere colpo su colpo alle argomentazioni dei revisionisti. Sarebbe molto semplice, se il revisionismo fosse una stupidità, come dice Riccardo Pacifici, liquidarlo con qualche dato storico o con un semplice confronto scientifico, in modo da azzerare pubblicamente la reputazione di questo o quell’altro storico revisionista e le sue tesi. Ma è proprio quello che non possono fare, che non sanno fare, che non vogliono fare. Ed eccoli, quindi, in tutta una serie di capriole e di salti per giustificare l’ingiustificabile che hanno del ridicolo. Di seguito fornisco alcuni esempi.

1) I revisionisti non perseguono una logica democratica o di ricerca delle fonti, ma agiscono in chiave politica per minare i sistemi democratici.
Non è vero. Innanzitutto il potere politico non deve e non può attribuire patenti di democrazia a chicchessia. Questo è tipico degli Stati totalitari, e in particolar modo di quelli comunisti, che classificavano come contro-rivoluzionario, e quindi contro lo Stato stesso, chi perseguiva idee contrarie al regime. Se i negazionisti non perseguono una seria ricerca delle fonti sta all’ambito accademico e scientifico deciderlo, e non certo ad un Tribunale che sancisca per legge cosa è permesso e cosa non è permesso pensare e/o scrivere. 
2) I revisionisti usano il revisionismo storico come una valvola di sfogo per fare politica e per i loro deliri antisemiti e filonazisti.
Non è vero. Basta studiare la stessa genesi del revisionismo per sapere che gran parte dei principali storici revisionisti sono politicamente molto distanti dal Nazionalsocialismo o dalle politiche attuate dal Terzo Reich. Lo stesso Paul Rassinier, autore de “La menzogna di Ulisse”, è stato deportato ad Auschwitz. Inoltre, in ambito accademico come in ambito scientifico, conta la validità di ciò che viene detto e le prove che vengono portate a sostegno di esso, e non la reputazione di chi esprime le proprie tesi. Se i revisionisti affermano delle teorie indimostrabili, smentite dalle prove e dalle testimonianze, che li si squalifichi in sede accademica e giudiziaria, non attentando alla loro reputazione umana e/o accademica e impedendogli di esporre le proprie tesi.
3) I revisionisti utilizzano il revisionismo per sminuire la politica persecutoria della Germania Nazionalsocialista e per discolpare in qualche modo il Terzo Reich, in questo modo riabilitandolo. 
Non è vero. A parte il fatto che non esiste – a tuttoggi – un solo storico revisionista che anche solo lontanamente abbia mai espresso delle simpatie verso il nazifascismo, questa è un’affermazione che non spiega alcunché. La ricerca storica deve essere svincolata da qualunque considerazione di carattere politico, ma deve avere come unico fondamento la comprensione dei macrofenomeni storici e la ricerca della verità in piena oggettività. Cosa diremmo a chi, intervenendo sul luogo di un disastro aereo, sosterrebbe che non è importante come è precipitato l’aereo, quanti sono i morti, quanti sono i sopravvissuti, quali sono le modalità che hanno portato alla fatale tragedia, perché tanto appare ovvio che la colpa sia di un errore umano, e non vi è nient’altro da indagare? Esigeremmo, giustamente, una commissione di inchiesta sull’accaduto, che vagli attentamente tutte le possibilità, senza escluderne a priori nessuna. Perché ciò non può essere fatto per qualunque avvenimento storico, olocausto ebraico incluso?
4) Il revisionismo viene utilizzato spesso e volentieri come arma per contestare lo Stato di Israele.
Non è vero. Antisemitismo e antisionismo non sono poi la stessa cosa. Tant’è vero che moltissimi ebrei sono antisionisti e moltissimi non ebrei sono sionisti.  Non vi è, almeno su un piano generale, alcuna connessione tra la nascita dello Stato di Israele, avvenuta nel 1948, e l’olocausto, avvenuto dal 1942/43 al 1945. Ciò che si è detto è stato che l’olocausto è servito, dal punto di vista morale, etico e politico, come giustificazione e legittimazione per la nascita dello Stato di Israele, che avrebbe dovuto garantire anche agli ebrei, così duramente perseguitati in precedenza, un proprio Stato. Ma questa affermazione può essere fatta dagli storici ufficiali o dai revisionisti in egual misura, senza che la sua veridicità venga confutata. Inoltre molti esponenti revisionisti (primo fra tutti lo storico David Cole) sono ebrei, e molti gruppi religiosi ebrei, come per esempio il Neturei Karta, si mostrano particolarmente critici nei confronti della Storia ufficiale della seconda guerra mondiale e della politica dello Stato di Israele. Accusare degli ebrei di antisemitismo, come è stato tristemente fatto nei confronti di questi gruppi e di queste persone, e non solo, è un paradosso.
5) Adesso si comincia col negare o ridimensionare l’esatta portata della Shoa. Ma vi è il pericolo che, in seguito, dalle parole si passi ai fatti, attentando direttamente all’esistenza stessa del popolo ebraico.
Non è vero. Non si vede, allo stato attuale, come una popolazione come quella ebraica, dispersa in varie parti del mondo (prima fra tutte la democratica Europa), integrata socialmente, politicamente e culturalmente nel proprio Paese, spesso e volentieri ben accolta, possa temere alcunché.
Concettualmente, inoltre, vi è una bella differenza tra ridimensionare o negare un determinato avvenimento ed esaltarlo. C’è una bella differenza tra affermare che “Il Nazionalsocialismo ha fatto bene a sterminare 6 milioni di ebrei” ed affermare “Non vi sono prove concrete che lo sterminio degli ebrei ad opera della Germania Nazionalsocialista abbia avuto luogo”. Nel primo caso si tratta del reato di istigazione alla strage, cosa che nessuno storico revisionista e nessuna persona dotata anche del minimo barlume di buon senso di permetterebbe mai di fare, e gli Stati europei hanno tutti gli strumenti giuridici per intervenire.
6) Appoggiare il revisionismo significa esaltare il Nazionalsocialismo e il Fascismo.
Non è vero. Come già è stato scritto, nessuno storico revisionista ha mai apertamente espresso sentimento filonazionalsocialisti. Ma anche se fosse, ciò non dovrebbe inficiare la serena valutazione del lavoro svolto da uno storico, in quanto non sono in discussione le sue idee politiche, ma l’attendibilità del lavoro svolto.
7) Introdurre il reato di negazionismo porrebbe anche l’Italia sull’esempio degli altri Paesi europei.
Non è una buona cosa porsi sullo stesso piano di Paesi che puniscono per legge un reato di opinione. E’ molto più lodevole, specialmente in un’Europa che vuole essere realmente aperta e democratica, favorire il confronto e chiedere, al contrario, l’abolizione di leggi liberticide, piuttosto che la loro estensione ad altri paesi come l’Italia.
8) Negare fatti storicamente accertati non esercitare un proprio legittimo diritto di critica, non è libertà.
Non è vero. In un Paese veramente libero e democratico posso negare qualunque cosa, anche l’ovvio. In un Paese veramente libero e democratico posso anche poter pensare che Napoleone non abbia perso a Waterloo, bensì vinto; posso anche pensare che l’uomo non sia andato veramente sulla Luna; posso anche pensare che Elvis Priesley si nasconda su un’isola deserta dopo aver scoperto un elisir di immortalità. su di me potrà essere esercitato un diritto di critica, potrò essere criticato e considerato anche uno stupido. Ma nessuno deve arrestarmi.
9) Il revisionismo è usato come propaganda per partiti e movimenti xenofobi, di estrema destra e razzisti. 
Può anche essere vero. E allora? E’ perfettamente logico e normale che movimenti o partiti politici, i quali fanno del recupero della propria Storia nazionale scevra dai condizionamenti ideologici dei vincitori, aderiscano alle tesi revisioniste. Nel momento in cui tali partiti o movimenti non infrangono le leggi dei propri Paesi, o le regole della competizione libera e democratica propria di tutte le democrazie avanzate, tali partiti possono e devono esprimere ciò che vogliono. 

Queste sono le squallide lamentele dei sostenitori della legge liberticida. Ora sapete come rispondergli a tono. Facciamolo, finché la Polizia del Pensiero targata Pacifici non verrà a cercarci a casa.