venerdì 25 novembre 2016

Semplici miserabili o criminali nemici della Nazione?



Malati di mente o criminali nemici della Nazione?
A vedere ciò che sta cominciando ad accadere in diverse nostre città, prime fra tutte quelle del nord come Milano e Torino, viene da chiedersi a quale delle suddette categorie appartengano gli uomini delle istituzioni, in particolar modo quelli PD.
Milano, in questi ultimi anni, è diventata una enorme baraccopoli a cielo aperto. Prima la giunta Pisapia, ora la giunta Sala, hanno trasformato la capitale industriale della Nazione in un enorme campo profughi, terra di conquista della peggiore feccia umana: fancazzisti africani, clandestini, spacciatori, zingari, stupratori, tutto questo universo della sub animalità ha definitivamente preso possesso di intere strade, di intere zone, di interi quartieri. Solo fino a qualche settimana fa le autorità, senza alcun senso del ridicolo,  proclamavano che a Milano, né in qualunque altra zona dell’Italia, vi era un problema sicurezza.
Cosa accade poi? Accade che, quando permetti a qualunque schifo umano di girare indisturbato sul territorio nazionale, e anzi ne fai un vanto della tua azione politica chiamandola pomposamente “integrazione” e “accoglienza”, le gangs latino americane, che ormai a Milano e in Lombardia si contendono, insieme agli africani, le piazze dello spaccio, della prostituzione e, a quanto pare, anche dell’usura, arrivino a spararsi tra loro, in mezzo alla strada, in mezzo a centinaia di persone. E così, un sub animale sudamericano chiamato Rafael Ramirez (ovviamente un immigrato irregolare, una “risorsa”, uno di quelli che a detta della Boldrini e dei suoi indegni amici ci pagheranno le pensioni) il 12 novembre 2016 viene freddato a piazzale Loreto a colpi di arma da fuoco, probabilmente per un regolamento di conti tra bande rivali.
Sia ben chiaro: a piazzale Loreto, diversi decenni or sono, hanno appeso a testa in giù il cadavere dello statista più grande dell’età moderna, cercando di intaccarne una figura che, nonostante il latrare dei sottosviluppati di sinistra, assume sempre più i contorni della propria grandezza man mano che passa il tempo. Non ci perderemo certamente il sonno se nello stesso posto ci schiatta, a distanza di decenni, un parassita sudamericano.
Quello che diverte, o rattrista, a seconda di quale prospettiva si guardi il tutto, è il dopo.
Il sindaco Sala, il prefetto, e via dicendo, si accorgono di una cosa incredibile: a Milano, effettivamente, esiste un problema sicurezza. Le piazze dello spaccio in mano ai nigeriani, le stazioni ferroviarie che diventano terra di nessuno dopo le otto di sera, i quartieri dove si ha effettivamente paura a mettere il naso fuori di casa, non sono invenzioni di Salvini, della destra razzista e xenofoba, dei cattivi fascisti. E Sala, che è un geniaccio, che cosa fa?
Chiama l’esercito. Si, esatto. Chiama l’esercito! Uno che ha fatto campagna elettorale contro il becero populismo e xenofobia della destra si accorge che, in effetti, un problema immigrazione c’è.
Spostiamoci a Torino. Qui c’è il quartiere olimpico (ex MOI) il quale, all’epoca, ospitò gli atleti per le olimpiadi. Ora, completamente in disuso, è stato destinato dalla Appendino (prima Sinistra Ecologia e Libertà, poi passata ai Cinque Stelle: il peggio del peggio) ai parassiti africani che vengono a svernare sulle nostre coste e che vengono accolti a braccia aperte da cooperative rosse, Caritas, e tutti quegli enti delinquenziali che campano sull’invasione. Il quartiere dell’ex MOI, in questi giorni, è una autentica banlieue francese. Ovviamente i principali quotidiani nazionali non ne parlano minimamente: dobbiamo a qualche servizio di "Dalla vostra parte", de Il Giornale (entrambi schieramento Mediaset) e ai video dei residenti quello che sappiamo. 
Ricordate quando vedevamo i quartieri francesi ridotti a ferro e fuoco dai fancazzisti africani e dicevamo che, di questo passo, i prossimi saremmo stati noi? Ecco, è successo. Non perché siamo degli indovini, o perché vogliamo soffiare benzina sul fuoco, bensì perché utilizziamo un qualcosa che, di questi tempi, è particolarmente sottostimato: il buonsenso. E così, quando abbiamo visto, alla TV, i residenti costretti alla guerriglia urbana dai parassiti clandestini, i passanti costretti a rifugiarsi nei negozi in preda al terrore, i vetri dei negozi sfasciati, i cassonetti dati alle fiamme, il lancio di bombe carta, e tutto ciò altro non è che una guerriglia urbana, abbiamo solo potuto pensare che questa triste situazione era ampiamente prevedibile. Quando riempi un intero quartiere di fancazzisti, di criminali, di parassiti che altra volontà non hanno se non quella di delinquere, di rubare, di spacciare, nella più totale impunità e nel più totale disprezzo del Paese che li ospita, questo è quello che accade.
Delle persone serie, davanti all’evidenza, penserebbero che qualcosa di sbagliato, nel sistema dell’accoglienza (così chiamano la complicità con l’invasione africana), in effetti c’è stato. La Appendino che fa? Ammette di non riuscire a mantenere l’ordine e chiama l’esercito. Si, chiama l’esercito.
Questi miserabili hanno il coraggio di chiamare in soccorso quello stesso esercito che questi stessi miserabili hanno mobilitato, in tutti questi ultimi anni, per mandare la Marina Militare italiana sulle coste libiche a prendere tutta l’immondezza umana dei paesi africani per traghettarli sulle nostre coste e poi insediarli nelle nostre città. Non si era mai visto, nella Storia della civiltà umana, un esercito che volontariamente e così sfacciatamente favorisce l’invasione della propria Nazione.
Cosa dovremmo pensare? Che sono semplicemente dei miserabili comunisti, pertanto staccati dalla realtà, oppure che sono dei criminali di guerra, che perseguono coscientemente la disintegrazione della loro Nazione e la sostituzione etnica dei suoi abitanti?

martedì 22 novembre 2016

Ritorno al voto

Quasi quasi mi dispiace, ma il prossimo dicembre mi toccherà sporcare la tessera elettorale che, rilasciatami agli inizi del 2008 in occasione del mio cambio di residenza, è sempre stata chiusa in un cassetto e mai utilizzata per partecipare a stupide ed inutili elezioni e/o referendum.
A dicembre, però, si tratterà di una questione di principio, non di scegliere da quale ladro farsi rapinare, o da quale pidocchioso stile centri sociali farsi manipolare per rifiutare questa o quella opera necessaria allo sviluppo del Paese; voterò, di conseguenza, un bel NO.
Ma non mi addentrerò all’interno di tecnicismi vari e di punti da analizzare per tentare di giustificare il mio NO, in quanto esso è, come ho già detto, derivante da questioni di principio.
Certamente ci sono anche motivi più pratici per votare NO, ma questi mi interessano così poco da lasciarli riassumere da un breve articolo che ho fortuitamente reperito su Internet:
“Ci sono una infinità di motivi per votare No al prossimo referendum-truffa e, citandone solo alcuni,  cominciamo con quello che in pratica è il quesito su cui votare. Ebbene non è vero che il bicameralismo viene superato perché il Senato resta con poteri analoghi, anche se i componenti sono ridotti ad un centinaio dai 325 attuali. Non solo ma il minor costo dei senatori si riduce a soli 50 milioni di euro l’anno a fronte di oltre trecento milioni di spese di funzionamento: forse era meglio ridurre della metà tutti i parlamentari da 945 a 450!  Se poi si considera che la funzione legislativa viene in pratica monopolizzata dal governo, si ha un motivo in più per dire NO. Lasciando stare la variazione sul numero di firme necessarie per i referendum, i premi di maggioranza, il fatto che la stragrande maggioranza di senatori sarà di centrosinistra e non sarà stata eletta ma nominata e tanti altri motivi essenzialmente legati alla formulazione della riforma, ci sono altri motivi, pregiudiziali, che impongono il NO. Non si tratta di “pregiudizio” nel senso che non ti voto contro perché la riforma la fai tu ma per motivi di ordine generale che sono almeno quattro: Intanto per dare una misura corretta della rappresentatività delle formazioni politiche presenti nel Paese la cosa più giusta e corretta sarebbe stata la nascita di una “COSTITUENTE”, In secondo luogo una riforma costituzionale deve vedere la partecipazione di tutti gli schieramenti politici e in questo caso è la sola formazione al governo che la impone agli italiani; in terzo luogo questo è un Parlamento sostanzialmente incostituzionale e la benedizione della Corte Costituzionale è la dimostrazione dell’asservimento dei supremi giudici; ancora il fatto che vengano cambiati ben 47 articoli ed altri soppressi stravolge fa di questa non una Riforma ma uno Stravolgimento della “Costituzione più bella del mondo” (secondo quell’altro guitto in servizio permanente effettivo – il primo se n’è andato giusto qualche giorno fa). Dimenticavo, a proposito del guitto e della “Costituzione più bella del mondo”, tale Roberto Benigni: ebbene, il solo fatto che questo guitto voti SI è sufficiente perché l’Italia voti NO.                             
Elio Bitritto”
Detto e letto questo, devo però dire che voterei NO anche se questa fosse la migliore riforma costituzionale che si potesse desiderare, in quanto proposta da loschi personaggi che non hanno alcuna legittimazione per proporla.
E qui mi tocca ricordare i “bei” tempi (sono ironico, ma non del tutto, dati i tempi presenti) nei quali governava Berlusconi… I più svegli ricorderanno che uno dei tanti cavalli di battaglia del Cavaliere era proprio la riforma costituzionale, per adeguare quella Carta (in massima parte mai applicata) alle necessità di un Paese moderno, così come ricorderanno l’opposizione delle sudice sinistre parlamentari ed extraparlamentari, le quali recitavano come dei mantra le stesse due frasi: 1) La Costituzione si cambia solo con le “larghe intese”; 2) La Costituzione non si può cambiare a colpi di maggioranza.
Quindi, dato che ci troviamo di fronte ad un Governo mai eletto dal popolo, retto da una cosiddetta maggioranza che comprende anche gli infami del Nuovo Centro Destra, ovvero individui eletti con i voti della destra riciclatisi poi a sostenere un Governo di centrosinistra, non si capisce bene per quali misteriosi motivi si debba lasciare a questi “signori” il compito di modificare la Costituzione!
Ora, immagino già che il cerebroleso medio si stia indignando per quella che percepisce coma una difesa di Berlusconi, ma lo tranquillizzo subito: per quanto mi riguarda, Berlusconi ed i suoi compari, mi fanno quasi altrettanto schifo di Renzi e compari, dal momento che gli uni come gli altri si vantano da sempre di essere “antifascisti”, ovvero persone disturbate mentalmente che ritengono utile ribadire la loro contrarietà ad un qualcosa che non esiste più dal lontano 1945… Tuttavia, nonostante l’odio profondo nei confronti di quelli che così si qualificano, ritengo importante nella vita di un uomo la coerenza, e questa mia coerenza mi porta a non accettare che una sinistra figlia degli assassini partigiani, possa fare il bello ed il cattivo tempo nella politica italiana, trattando la cosiddetta destra allo stesso modo di come tratta i Fascisti (ed i presunti tali).
Già, perché questo schifo di sinistra che ancora va a braccetto con l’ANPI (associazione che rappresenta  i condannati da una Sentenza del Tribunale Supremo Militare del 1954), fin dai tempi di Tangentopoli ha utilizzato contro il Cavaliere, leader del centrodestra, lo stesso armamentario vecchio e stantio usato da sempre contro Fascisti, Nazisti, Razzisti e chi più ne ha più ne metta… Si sono persino inventati il ventennio Berlusconiano, ovvero un periodo di tempo nel quale hanno governato più a lungo loro di Berlusconi e soci. Ed hanno mobilitato per impedirgli di governare (nonostante lui le elezioni le avesse vinte veramente), il clan delle toghe rosse, i pidocchiosi dei centri sociali, le maggiori testate giornalistiche e televisive, docenti delle scuole di ogni ordine e grado, femministe…
benigni
Quindi, benché abbia poca simpatia per Berlusconi, ne ho ancora meno per chi è peggiore di lui, ma pretende di avere una sorta di diritto “divino” sulla politica italiana. Lo sappiamo, questo schifo di Nazione voluta dagli invasori del 1945 e dal connubio mafia (al sud) e partigiani (al nord), non è uno Stato sovrano ed è governata da poteri forti ed oscuri, più che dai politici… Ma il doppiopesismo  praticato dai più di fronte a comportamenti analoghi ha ormai raggiunto vertici inaccettabili. Noi ne sappiamo qualcosa, dato che ad ogni nostra manifestazione politica, per quanto lecita, subiamo attacchi stomachevoli da parte di quelli che ci vorrebbero in galera per avere affisso (pagando le tasse) quattro manifesti, ma che nel contempo assolvono le bravate terroristiche dei loro compari No TAV, No Global e letame simile… Ma allo stesso modo l’opinione pubblica drogata dai soliti noti, si comporta allo stesso modo nei confronti di Berlusconi e soci.
Fateci caso; i primi a tentare di dare più spazi all’universo femminile in politica furono proprio i berlusconiani… Ma per i nipotini di Stalin le elette e nominate dalla destra erano semplicemente delle baldracche volute (e magari scopate) da Berlusconi… Oggi vediamo i nuovi comunisti dei 5 Stelle osannati per avere fatto eleggere delle Sindache giovani e più o meno avvenenti, così come si osanna il PD per lo spazio dato a delle tristi figure tipo la Ministra Boschi, che sia per certi abbigliamenti esibiti, sia per certi insulti ai danni di chi non la pensa come lei, ricorda più una passeggiatrice degli anni 70/80, che non una persona di cultura dedita alla politica.
E già che ci siamo, perché non ricordare i comportamenti della magistratura rossa a proposito dei cambi di casacca di alcuni parlamentari? Come ricorderete, il Cavaliere è stato inquisito e condannato per avere pagato il Senatore De Gregorio per convincerlo a passare con il centrodestra. Ma quante inchieste e quanti processi sono stati fatti nei confronti dei vari Bossi (attirato da D’Alema che aveva definito la Lega “costola della sinistra), Casini, Fini ed in ultimo Alfano, che erano stati eletti con i voti della destra, salvo poi mettersi di traverso per fare cadere Governi legittimamente votati ed in carica? Ve lo dico io: nessuna inchiesta e nessun processo, così come nessuno indagò contro Prodi per scoprire cosa aveva promesso ai vari Senatori a vita che per un bel pezzo tennero in piedi un suo Governo privo di maggioranza al Senato! Leggete e ricordate:
“(…) Quelli che oggi sembrano ricordare ogni gesto o parola del senatore Sergio De Gregorio, come possono aver dimenticato le luminose figure del senatore Franco Turigliatto e del senatore Luigi Pallaro? (…) Il governo Prodi nacque con una maggioranza al Senato a dir poco risicata (di fatto si reggeva sui voti dei senatori a vita: ebbe la prima fiducia con 165 sì e 155 no). (…) All’epoca De Gregorio, eletto nelle fila dell’Italia dei Valori di Di Pietro e forse, chissà, già a libro paga di Berlusconi, votò contro il governo, ma in compenso ci fu il passaggio da destra a sinistra (ovviamente motivato da nobili ragioni politiche) di Marco Follini. (…) Ma nel complesso – visti i numeri ballerini al Senato e l’eccessiva eterogeneità politica della maggioranza di centrosinistra – si trattò di un Vietnam parlamentare quotidiano. Nel quale sicuramente, come ci hanno ricordato i giudici di Napoli, s’inserì Berlusconi con la sua “Operazione Libertà”, consistente nel convincere qualche parlamentare ballerino a cambiare casacca. Una prassi che nell’ultimo ventennio è stata la norma nel Parlamento italiano, oltreché un fenomeno politicamente trasversale: dalla sinistra alla destra passando per il centro, e viceversa. Salvo scoprire oggi che si tratta non solo di una prassi certamente deplorevole, ma di un reato. De Gregorio in effetti ha ammesso di aver avuto dei soldi da Berlusconi per finanziare il suo effimero movimento politico, una volta lasciato Di Pietro. Ma fidatevi, se questa è corruzione, le carceri italiane dovrebbero essere piene di parlamentari voltagabbana. (…) Il 24 gennaio, al momento della fiducia al Senato, avrebbero votato contro il governo, mandandolo definitivamente a casa, due dei senatori dell’Udeur (tra cui lo stesso Mastella), due dei senatori dei Liberal Democratici di Dini, Domenico Fisichella (già di An ma nel 2006 eletto con la Margherita di Rutelli), Franco Turigliatto e buon ultimo anche Sergio De Gregorio. Quanto al mitico Luigi Pallaro, che per il suo appoggio a Prodi aveva drenato risorse a tutto spiano per gli italiani all’estero che lo avevano eletto, il giorno della fiducia – chissà come, chissà perché – aveva preferito restarsene a Buenos Aires. La batosta in numeri fu la seguente: 161 contrari, 156 sì e un astenuto. E così finì l’avventura del secondo governo Prodi.
Ora si può anche dire – e scrivere sui libri di storia – che Prodi cadde per colpa di De Gregorio, se proprio abbiamo deciso che la verità sulla politica italiana è quella che ormai si forma nelle aule dei tribunali e grazie alle sue sentenze. Peccato solo che le cose siano andate diversamente”.
Editoriale apparso sul Giornale dell’Umbria dell’11 luglio 2015
Visto, cari privi di memoria e doppiopesisti?  Dopo avere concesso tutte queste libertà agli infami sinistri, vogliamo oggi aiutarli a smentire quanto da loro stessi dichiarato, ovvero che la Costituzione non si tocca, che andrebbe cambiata solo coinvolgendo tutte le forze politiche per mezzo di larghe intese? Vogliamo farglielo fare con un Governo illegittimo, una maggioranza raccogliticcia che comprende transfughi eletti con i voti della destra, e che non comprende larga parte degli esponenti dello stesso partito di Renzi?
Poco mi importa sapere che votando NO mi ritroverò in compagnia di indegni figuri quali quelli dell’ANPI o dei traditori falsi Fascisti di Casa Pound… Una cosa va fatta quando è giusta, indipendentemente da quanto fanno gli altri. Sarebbe ora di capirlo, invece di ragionare come gli ultrà da stadio!

Pubblicato sul mensile Il Lavoro Fascista - luglio 2016 
Carlo Gariglio

mercoledì 16 novembre 2016

Due precisazioni sulle mie considerazioni su Trump



Devo ad alcuni miei lettori alcune precisazioni sul mio ultimo articolo relativo all’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti.
Diversi camerati mi hanno scritto e detto che il mio articolo si avvicinava più ad uno scritto di un qualunque militante di destra che non al pensiero dell’esponente di un Movimento Fascista. Quest’ultimo, infatti, dovrebbe essere ben consapevole che Donald Trump, come Killary Clinton, altri non è che l’espressione dell’establishment finanziario americano, espressione dei soliti poteri forti che manovrano gli Stati Uniti dietro le quinte, lontani dai riflettori e dalle luci della ribalta. Ci sarebbe ben poco da esultare, in sostanza.
A parte il fatto che ho i miei dubbi sul fatto che Donald Trump possa essere uno dei prodotti più direttamente collegabili al tradizionale gruppo di potere finanziario americano, ciò potrebbe anche essere vero, ma fino ad un certo punto.
I programmi dei due candidati erano assai diversi l’uno dall’altro. Se restassimo in attesa che un candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, come di qualsiasi altro politico che aspira a contare sulla scena politica di qualunque Paese, dichiari apertamente il suo essere Fascista, il suo scetticismo sull’olocausto e simili, cioè tutte le cose che a noi altri tradizionalmente piace sentirci dire, probabilmente staremmo ad attendere alla finestra per almeno altri cento anni. Nessuno che abbia un minimo di contatto con la realtà dovrebbe anche solo lontanamente aspettarsi una cosa del genere.
Quello che ho inteso dire, molto più semplicemente, è che, come nazionalista e come patriota, quale mi ritengo di essere, ho molta più gioia nel vedere vincere un candidato (seppur repubblicano, sionista, neocon, chiamatelo come volete) che propone una distensione nei rapporti con la Russia e che porta avanti un programma nazionalista, isolazionista e finanche quasi autarchico (bisognerà vedere se poi Trump si lascerà imbrigliare dai poteri forti e fino a che punto, ma questo non lo possiamo ancora sapere) piuttosto che una guerrafondaia che ha saputo solo parlare dei Paesi che avrebbe voluto bombardare e del gravissimo ed annoso problema dei bagni per i bambini trans gender nelle scuole, con annesso codazzo di zoccolone che dai palchi musicali promettevano fellatio orgiastiche, attori sulla via del tramonto che esprimevano la loro voglia di pestare a sangue Trump (Robert De Niro), rastafariani e zecche americane che piangevano e si disperavano in diretta TV o mentre distruggevano le vetrine dei negozi americani, cercando di portare gli Stati Uniti verso la guerra civile (perché loro sono la parte più sana e più moderata dell'America, mica come quelli zoticoni che hanno votato Trump).
Tutto qui.

mercoledì 9 novembre 2016

Trump: sarà uno spettacolo delizioso



Permettetecelo, ma oggi, per la vittoria di Trump, almeno un poco, ma esultiamo anche noi.
Siamo stati costretti a sorbirci, per mesi, e in particolar modo in queste ultime settimane di campagna elettorale, una vera e propria opera di terrorismo mediatico sfacciatamente in favore di Hillary Clinton (ribattezzata simpaticamente e genialmente “Killary” per i suoi propositi barricadieri e guerrafondai).
Abbiamo visto la sfacciataggine della Rai e dei giornalisti di regime (vale a dire la stragrande maggioranza del sistema giornalistico italiano) descrivere Trump come un misogino, un sessista, un misogino, un razzista, e questo in ogni programma di approfondimento, in ogni giornale, in ogni redazione, in ogni tweet, in ogni post su Facebook.
Abbiamo visto un mignottone autodefinitosi “cantante”, rispondente al nome d’arte di Madonna, promettere fellatio a tutti i sostenitori della Clinton, vantando le sue abilità “oratorie” dal un palco musicale, applaudita e osannata da tutti i media main stream. Perché Trump è uno schifoso sessista, ma Madonna, lei si che sa bene cosa sia la dignità delle donne.
Abbiamo visto gente come De Niro promettere solennemente di riempire di pugni in faccia Donald Trump, ricevendo applausi e pacche sulle spalle, senza che nessuno avesse alcunché da ridire riguardo al fatto che un personaggio pubblico minacciasse fisicamente il candidato repubblicane alla Presidenza degli Stati Uniti.
Abbiamo visto un’altra grande intellettuale americana, tale Miley Cirus, un altro mignottone prestato alla musica, fare apertamente propaganda per Killary Clinton, mentre in contemporanea si divertiva su un palco, alla presenza di bambini e adolescenti, con un enorme pene di plastica.
Per non parlare dei radical chic di casa nostra, come le Giovanna Botteri, i Gad Lerner, i Formigli, le Lilli Gruber, che davano la vittoria della Killary come auspicabile e certa.
Il tutto in un mare di disinformazione, scrivevo, volto a demonizzare nel modo più luciferino e demoniaco possibile Trump, distorcendo ogni parola, ogni gesto di quest’ultimo.
Ecco, quindi, che una frase che qualunque persona dotata di minima intelligenza riconoscerebbe come vera, vale a dire che “Le donne sono attratte molto più da uomini di denaro e di potere che non da uomini comuni”, diventa “Le donne sono tutte delle puttane”. Ecco che una frase palesemente scherzosa rivolta da Trump alla figlia, “Se non fosse mia figlia le avrei già chiesto di uscire”, si carica di significati incestuosi che solo una mente prevenuta e livorosa, quale è appunto quella di un elettore medio di sinistra, può riuscire a trovare. Ecco che una affermazione di buonsenso, quale può essere “E’ necessario porre un freno all’immigrazione clandestina”, veste immediatamente Trump nei panni di un affiliato al Ku Klux Klan.
E del nostro governo, ne vogliamo parlare? Il sostegno incondizionato che Matteo Renzi e la sua corte di lacchè hanno dato alla Clinton è stato sfacciato, palese, disgustoso. E, ovviamente, ora mette in enorme imbarazzo il nostro Paese, che ha dimostrato di non avere i minimi criteri di equidistanza che uno Stato deve necessariamente avere quando si tratta delle elezioni di un altro Stato. Ma si sa che quelli di sinistra, da qualche anno a questa parte, le elezioni non sanno nemmeno più che cosa siano. Ma nella compagine governativa non si accontentano di fare schifo: vogliono strafare. Ecco le illuminanti parole pronunciate questa mattina dalla deputata del Partito Democratico, Ileana Argentin, a Radio Cusano Campus: “Lo dico francamente: per me l’elezione di Trump è peggio del terremoto”. Se ne ricordino i terremotati italiani, quando avranno a che fare con questa stronzetta e col partito che la rappresenta.
Tutta la democrazia del PD e dei sinistri finisce qui: valanghe di diritti, di democraticità, di libere elezioni che questi stronzetti ci buttano addosso ogni giorno col proposito di darci lezioni di civiltà, tutto si annulla ingloriosamente nell’isteria di constatare ciò che per questi personaggi è inconcepibile: l’idea che il popolo voti diversamente da come lor signori hanno comandato.
L’elettore medio di sinistra segue a ruota. Quando vince la sinistra vince la cultura, l’apertura verso l’altro, i diritti, in una parola: la democrazia; quando vince qualcuno che a quelli di sinistra non piace vince il populismo, la xenofobia, l’ignoranza, il razzismo, il Fascismo, la paura del diverso, etc. sembra quasi di vederli, questi trogloditi armati di spranghe, andare a votare…
E invece bisognerebbe dire a questi stronzi di darsi una regolata, perché lo scollamento tra le loro idee malate e la realtà è sempre più tangibile. Gli Stati Uniti, come l’Italia, come l’Europa, non sono solo orde di coppie omosessuali che smaniano di adottare figli; non sono solo orde di negri che vogliono avere il diritto di mettere a ferro e fuoco le città quando qualche poliziotto americano, anziché farsi riempire di mazzate come sono soliti fare i nostri, abbatte sacrosantamente un criminale che non si sa perché debba godere di una sorta di impunibilità perché negro; non sono solo orde di miliardari col portafoglio bello gonfio e il culo al caldo che pretendono di darci lezioni che non ci servono, e di cui non abbiamo bisogno, né noi né nessun altro. Negli Stati Uniti, come in Europa, c’è anche una intera popolazione stroncata dalla crisi, sempre più povera, costretta a combattere con una massa abnorme di immigrati per uno straccio di lavoro, sempre più sottopagato. Ci sono i redneck, i lavoratori col collo reso rosso dal sole, che hanno visto drasticamente calare il loro stile di vita. Ci sono le fabbriche dell’interno, un tempo punta di diamante dell’industria nazionale americana e ora pigri e deboli fantasmi di ciò che furono in passato, stroncati dalla delocalizzazione e dalla competizione globale.
A tutto questo, incredibile ma vero, Donald Trump ha dato voce. Basta guardare il suo programma elettorale per rendersene conto. Si, incredibile ma vero, negli ultimi mesi di dibattito elettorale, del programma elettorale di Trump non si è nemmeno parlato, eppure c’è, ed è, almeno sulla carta, solido. Vediamo nei dettagli.
Un americano su 4, dai 25 ai 4 anni, è disoccupato: si tratta di una enorme forza lavoro inespressa, che ha ovvie ripercussioni economiche e sociali. 45 milioni di americani sono sotto la soglia di povertà, e a nulla è valsa la riforma sanitaria di Obama, che ha solo peggiorato le cose; rispetto a dieci anni fa il reddito media di un americano si è abbassato di quasi 1.500 dollari. Insomma: gli Stati Uniti sono più poveri, e conseguentemente più incazzati.
Il primo atto di Donald Trump è la Middle Class Tax Reliefs and Semplification Act: una enorme riduzione delle tasse per le famiglie medie americane, addirittura del 35%: solo con questo gli stipendi degli americani potrebbero crescere fino all’8% e rialzare di 5/6 punti il PIL. Basti pensare che da noi Matteo Renzi esulta per una crescita dello 0,2%...
Le piccole e medie imprese statunitensi, la spina dorsale dell’economia americana, vedranno ridotte le tasse di più della metà: dal 35% (cifra che per i nostri imprenditori sarebbe un sogno, visto che la tassazione sulle imprese italiane viaggia a quasi il 70%, vale a dire il doppio) al 15%, con l’intenzione di rilanciare l’economia americana. A ciò si aggiungano ulteriori agevolazioni alle aziende che non delocalizzeranno (con l’introduzione di dazi per quelle che lo faranno) e assumeranno manodopera indigena.
Ancora: svolta netta nel settore energetico, puntando sulle risorse americane come carbone e petrolio. Gli ambientalisti non ne saranno felicissimi, ma in ballo ci sono altri punti di PIL.
Ancora: divieto ai lobbisti di continuare a svolgere la loro professione se hanno precedentemente avuto incarichi di governo, con blocco di 5 anni e addirittura a vita per chi abbia ricoperto incarichi di rilevante importanza all’interno della compagine governativa.
E ancora: lotta senza quartiere all’immigrazione, in modo da raggiungere due risultati: aumento della sicurezza sulle strade americane e fine della lotta tra poveri americani e poveri stranieri, con conseguente incremento dei salari.
Ecco alcuni punti della ricetta Trump: una ricetta nazionalista, forse isolazionista, ma che mira a fare il bene degli americani, cosa che ogni Presidente americano dovrebbe fare.
Parliamoci chiaro. A prescindere dal programma, già di per se importante (e alzi la mano chi prima sapeva qualcosa del programma politico di Donald Trump!), quello che ha fatto il magnate americano è un capolavoro di ingegneria politica, che solo fino a qualche ora fa sembrava impossibile, fuori da ogni realtà.
Si è fatto spazio all’interno del suo stesso partito, sgomitando anche contro i falchi che volevano affossarlo anche quando aveva già vinto tutte le primarie, per poi presentarsi ad un testa a testa con Killary Clinton, conquistando sempre più spazio, mettendo in imbarazzo e in difficoltà i sondaggisti, e, infine, vincendo, anzi, stravincendo.
E ci ha regalato uno spettacolo indimenticabile: orde di mignotte pompinare, giornalisti salottieri, attori ormai sulla via del tramonto, pennivendoli da strapazzo alla Gad Lerner, alla Botteri, alla Formigli, stronzetti radical chic con Il Fatto Quotidiano sotto il braccio, tutti animati per il malcelato disprezzo verso il popolo, soprattutto quando questo vota diversamente rispetto a quanto ordinato da loro, ecco, li vediamo ora balbettare, cercare spiegazioni, nascondere l’imbarazzo, quando non si lasciano prendere direttamente dall’isteria. Ennesima dimostrazione dell’infinita ipocrisia di questa enorme massa di stronzetti arroganti, che hanno dovuto, finalmente, fare i conti con la realtà, vale a dire che i voti non li muove una cantante pompinara.
Dovremo sorbirci il rumore dello sfregamento dei loro denti ancora per molto tempo, vedere le loro facce da cazzo oscillare tra l’imbarazzo e la rabbia. Mettiamoci comodi: sarà uno spettacolo fantastico.