“Se non è antifascista allora è fascista”. È con questo
inizio che il collettivo Emilia Antifascista – con tanto di logo con due
terroristi col passamontagna – ha stilato una lista di associazioni, movimenti
politici e anche semplici locali considerati di destra o covo dei fascisti:
nomi, orari, indirizzi e descrizioni dettagliate di chi colpire, dove e quando.
Un documento esplosivo che, come la cronaca ha dimostrato soprattutto negli
ultimi mesi, potrebbe essere l’ennesima scintilla che potrebbe far scattare una
serie di raid e di azioni violente contro tutti coloro che, a torto o a
ragione, vengono considerati fascisti dai terroristi di estrema sinistra.
Il tutto è pubblico, tranquillamente online,
disponibile a chiunque voglia premeditare un agguato contro i nemici politici,
sempre più colpevoli, come le ultime elezioni hanno dimostrato, di togliere
spazio ed agibilità politica ad una sinistra sempre più distante dai bisogni
reali della gente e arroccata su una difesa di posizione condotta con violenza
e sopraffazione.
Sembra di essere tornati indietro agli anni Settanta
quando, in un covo delle Brigate Rosse, furono ritrovati schedari con più di
diecimila nomi, tutti di esponenti di destra o addirittura centristi da colpire,
come i tanti Ramelli, i Mantakas, i Mancia e tanti altri che hanno colorato le
strade italiane di quegli anni del loro sangue, colpiti spesso alle spalle dai criminali
di sinistra. Almeno, però, a quei tempi la violenza, anche se applicata contro
personaggi considerati, a torto o a ragione, vicini all’ideale Fascista, era
condannata, tant’è che quel dossier gigantesco era tenuto nascosto e, quando fu
scoperto, suscitò riprovazione in quella parte dell’opinione pubblica non
collusa con gli assassini brigatisti.
Oggi, invece, il clima è forse ancor più incandescente,
se un collettivo di criminali e di terroristi, già noti per le decine e decine
di azioni intimidatorie contro le forze dell’ordine e gli avversari politici,
può permettersi, in tutta tranquillità, di pubblicare questo materiale in rete
senza suscitare alcuno scandalo o alcuna presa di posizione a sinistra.
Dove è la Magistratura, quella stessa che non esita ad
indagare chi commemora i caduti della Repubblica Sociale Italiana in un
cimitero, o chi “osa” leggere un volantino
contro l’immigrazione ai traditori della Nazione e poi se ne va via senza
sfiorare nessuno, o che ci porta in Tribunale ogni volta che ci permettiamo di
affiggere qualcuno dei nostri manifesti?
Sono sempre più vicini i tempi in cui uccidere uno di
noi non solo non sarà considerato un reato, come continuano a cantare questi
criminali nelle loro manifestazioni (quasi sempre e comunque non-autorizzate),
ma forse sarà addirittura una azione meritoria, con tanto di Boldrini e Grasso
che abbracciano l’assassino come un eroe.
Impuniti, vigliacchi e criminali: degni eredi dei loro
nonni partigiani.
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