sabato 27 febbraio 2010

Su i prezzi con le privatizzazioni

Ricordate quale è il dogma più contrabbandato dai sostenitori ad oltranza delle privatizzazioni? Il seguente: che la mano invisibile del mercato regola tutto da se, senza alcun intervento statale, e che i vantaggi sono immediati per i cittadini, che possono godere di prezzi sempre più agevolati a causa della eterna concorrenza tra più fornitori dello stesso servizio. È uno dei cardini fondamentali del sistema capitalistico.

Balle. La Corte dei Conti, nel suo ultimo rapporto di oltre trecento pagine che analizza quali sono stati i vantaggi e gli svantaggi delle privatizzazioni in Italia, lo dice abbastanza chiaramente. Privatizzare il mercato assai raramente ha portato a dei vantaggi per i cittadini; spesso si è avuto un aumento del costo per l’utenza, senza che a questo seguisse un proporzionato miglioramento dei servizi. Nero su bianco: gran parte dell’entrata fiscale delle aziende private che forniscono servizi pubblici “è in larga parte dovuto più che a recuperi di efficienza sul lato dei costi all´aumento delle tariffe che, infatti, risultano notevolmente più elevate di quelle richieste agli utenti di altri paesi europei”.

Nel mirino della Corte dei Conti c’è Alitalia, Fincantieri, Tirrenia. Ma si può pensare benissimo anche ai servizi di telefonia/internet (impossibile avere anche solo lontanamente la disponibilità di banda che è di contratto), oppure alle autostrade, delle vere e proprie gruviere che costringono gli automobilisti ad improbabili slaloms tra le varie buche stradali.

Capito? Gli imprenditori italiani non imprendono, o imprendono con i soldi pubblici, privatizzando i guadagni e socializzando le perdite. Alla meglio sono prevalentemente degli “spremitori”, il loro modo di guadagnare è semplicissimo: aumentare costantemente le tariffe. Ma a fare gli imprenditori così siamo capaci tutti.

Pensiamo a Voi

Pubblico la lettera che ricevo da Dimitri così come la ricevo. Esemplare per capire il clima di tensione che si respira in Grecia. A breve vedremo di commentare.

Andrea Chessa

***

Caro Andrea, caro Dott. Gariglio, Camerati Italiani,
Quattro ore fa l'attuale governo "greco" ha sottomesso alla Camera dei Deputati il progetto di "legge", secondo il quale due millioni e mezzo d'immigranti clandestini prenderanno la -piena- cittadinanza greca con diritto di votare. Questi millioni sono per la maggior parte musulmani da Pakistan; si capisce che ipso facto saranno "cittadini europei".
Secondo ciò che si vive ora in Atene, si tratta del maggiore pericolo che trascorre la nostra Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale; perché non è che ci saranno solo 2.500.000 di "Europei nuovi". Il problema è che la legislazione greca permetterà ad perpetuum l'"europeanizzazione" di tutto individuo che venga in Grecia da non importa qual paese. E -inutile di ripeterlo- questi "nuovi europei" son già armati sino ai denti.
Due soluzioni abbiamo: non pagare tasse al governo, dato che non si tratta piu' di un governo greco; oppure prendere le armi. Son cose da decidere addirittura la settimana prossima...
Per il momento, pensate a noi. Tra pochi giorni ne riparleremo.
Saluti camerateschi a tutti voi.
Dimitris Michalopoulos
Atene, Grecia

venerdì 26 febbraio 2010

L'invasione dell'Iraq fu fatta per Israele


L’agenzia IRIB ha diffuso una notizia allo stesso tempo attendibile ed agghiacciante, che è stata ripresa con enfasi da diversi quotidiani stranieri ma che non ha avuto alcuna copertura mediatica sulla stampa nostrana.


All’ultima riunione del Comitato britannico di inchiesta sull’invasione dell’Iraq, l’ex premier Toni Blair, invitato a spiegare le motivazioni di quella guerra che ha profondamente destabilizzato la regione mediorientale e segnato una brusca battuta d’arresto nei rapporti tra musulmani ed occidente, ha espressamente parlato di riunioni segrete tra i più alti membri del governo britannico, gli stati maggiori dell’esercito e – udite udite – importanti esponenti dell’esercito israeliano che avrebbero fatto enormi pressioni per una guerra rapida contro l’Iraq di Saddam Hussein.


Notizia importante e fondamentale, che conferma ulteriormente, se mai ce ne fosse bisogno, l’opinione di coloro che pensano che l’invasione dell’Iraq sia stata fatta non solo per la necessità di rapinare un Paese delle sue risorse, in special modo quelle petrolifere; ma anche per eliminare dal Medio Oriente una Nazione, l’Iraq per l’appunto, che a lungo termine si sarebbe mostrata come un potenziale avversario di Israele nel controllo della regione. Non furono proprio i neocons americani ad affermare che l’avrebbero fatto regredire “all’età della pietra” a suon di bombardamenti?


Insomma: la guerra dell’Iraq non è stata una guerra per il petrolio. Non solo. È stata anche una guerra dove, all’insaputa del popolo inglese e dei suoi rappresentanti politici, importanti generali israeliani hanno partecipato in segreto a delle riunioni nelle quali il loro contributo è stato fondamentale per decidere di invadere quel Paese, con le conseguenze che tutti possono vedere. Tutto questo per togliere di mezzo un avversario, come l’Iraq, che pur piegato da anni ed anni di embargo – che hanno portato, tra le altre cose, alla morte di più di mezzo milione di bambini – stava procedendo ad un ammodernamento delle proprie infrastrutture.


Ma ciò smentisce anche un’altra teoria: quella di Israele come quinta colonna dell’occidente in Medio Oriente. Fino a prova contraria è stata l’Inghilterra a comportarsi come una colonia dei sionisti.


E Blair ce lo dice chiaro e tondo, senza fronzoli, sapendo di poter contare sull’impunità e sulla connivenza del sistema politico e mass mediatico europeo. Evidentemente, sa che non è ai cittadini che deve rendere conto.

giovedì 25 febbraio 2010

La crisi greca come anticipo del Nuovo Ordine Mondiale?

In questi giorni aspetto con ansia le notizie dell’amico Dimitri da Atene, che è uno dei nostri collaboratori più validi oltre Italia e che ci permette di avere, di prima mano, le situazione di chi in Grecia vi ha sempre vissuto, e che conosce quindi bene. Dimitri mi aveva promesso di scrivermi entro qualche giorno,ma non l’ha fatto, e la mia preoccupazione aumenta non solo per la situazione della Grecia, ma anche per la sorte dell’amico greco e della sua famiglia (“Dopo le sei di sera”, mi scrive, “non si può più uscire di casa. C’è la possibilità di essere morti il giorno dopo o quello dopo ancora”).

Dalle sue ultime lettere, la situazione greca appare molto grave; non solo dal punto di vista della situazione economica, ma anche da quello dell’ordine interno: la protesta sociale cova tra le ceneri, pronta ad esplodere nei momenti in cui il governo greco, alla canna del gas a causa della sua rigida adesione ai dogmi capitalisti, è costretto ad imporre una politica di lacrime e sangue ai propri cittadini.

La Nazione greca comincia con la repressione di quei gruppi che, per quanto minoritari, sono anche pericolosi dal punto di vista politico, avendo ben chiaro chi sono i nemici: capitalismo, globalizzazione e mondialismo. Parliamo dei camerati del gruppo Hryssi Avghi, che domenica scorsa, mentre tenevano un pacifico convegno, sono stati violentemente caricati dalla Polizia nella loro sede. L’avvenimento ha avuto ben poca eco sulla stampa nostrana, che quando ha deciso di dedicare un minimo di copertura alla notizia lo ha fatto rispolverando il solito mito dell’irruzione salvifica da parte della Polizia nel pericoloso covo degli estremisti skin-heads, che preparavano chissà quali azioni violente.

Ci rendiamo conto sempre di più che la crisi dell’economia greca è stata, se non pianificata a tavolino, quantomeno “auspicata”.

Ricapitoliamo. Lo scorso dicembre erano state la Fimalac e la Flithc Ratings a declassare l’economia greca. Subito l’allarme era corso sui mercati, ed a niente erano valse le grida e le rassicurazione dei rappresentanti del governo greco sul fatto che la Grecia non sarebbe mai stata insolvente. Anche se, in base alla propria regolamentazione, l’Unione Europea “avrebbe” l’obbligo di aiutare gli Stati che si trovano in forte difficoltà, non è possibile rifinanziare direttamente la crisi economica di una Nazione. Ecco che nelle settimane scorse sono arrivate in soccorso le banche private, Goldman Sachs prima fra tutte, la quale, ben lungi dal voler aiutare la Grecia, ha anch’essa preteso da quest’ultima la sua libbra di carne. Le grandi banche internazionali, pertanto, non solo – come hanno detto molti giornali – hanno aiutato al Grecia a truccare i propri dati contabili per poter avere una maggiore liquidità, ma addirittura si sono poi lanciati su questa Nazione in coma vigile per spolpare gli ultimi brandelli di carne. Questi investitori hanno emesso vari swaps (per saprene di più si legga qui http://chessaandrea.blogspot.com/2007/12/swap-derivati-e-i-voli-poco-pindarici.html) scommettendo sul rapido affondo delle obbligazioni greche, trascinando tutti gli altri a fare altrettanto.

In una riunione dei capi europei avvenuta qualche settimana fa, il Presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, ha auspicato la creazione di un governo economico per dirigere e coordinare le azioni di tutti gli Stati appartenenti all’Unione Europea. Sempre nelle settimane scorse si è anche parlato di un’ulteriore imposta comune per finanziare ulteriormente le già elefantiache spese dell’Unione Europea.


Eccoci. Gira che ti rigira, arriviamo sempre qui: la creazione di un ordine mondiale, non eletto da noi cittadini ma dalle tante lobbies (alcune, come ben sanno i nostri lettori, ben più influenti di altre) che quotidianamente sgomitano una contro l’altra per imporre le loro decisioni a livello transnazionale, in modo che la nostra vita e la nostra economia venga diretta da un ristretto gruppo di oligarchi.

Come il lettore più smaliziato avrà ben capito, la crisi attuale appare sempre di più come un tentativo ben orchestrato, da parte di occulti gruppi di potere, di applicare il sogno neanche tanto nascosto della massoneria internazionale, che da secoli complotta nell’ombra contro la sovranità nazionale dei singoli Stati: il New World Order.

Non per niente Herman Van Rompuy appartiene al Bilderberg ed alla Trilateral Commission, vale a dire le due tra le organizzazioni massoniche più potenti al mondo, capaci di suscitare paura e di farsi ubbidire.

La domanda da farsi, a questo punto, è una: quanto ancora dovrà peggiorare la situazione, per forzare le già flebili resistenze dei singoli Stati nazionali? E come ci si può opporre ad una forza, come la massoneria, che è riuscita ad infiltrare i suoi uomini in tutti gli apparati chiave del potere, nazionali ed internazionali?

mercoledì 24 febbraio 2010

Povero Travaglio...

Chi ha sempre pensato che Marco Travaglio sia un giornalista prezzolato, al pari di tanti altri, nonché un personaggio ipocrita e dalla doppia morale, pronto ad insultare sempre e comunque il nemico con le accuse più infamanti, ma altrettanto pronto ad indignarsi per le accuse rivolte contro di lui, ha avuto nell’ultima puntata di Annovero l’ennesima conferma.


Il ruolo che gioca questo pennivendolo è evidente: sta lì, nello studio di Annozero, inquadrato – come ogni settimana da tanto tempo a questa parte – dalle telecamere di quel regime che egli stesso accusa di voler imbavagliare l’informazione, col taccuino in mano e la faccina compunta di chi si sente l’unto della situazione, ad insultare e lanciare infamanti accuse ai suoi nemici, guarda caso sempre e solo di una parte politica ben precisa. Nell’ultima puntata di Annozero, per la precisione, il pennivendolo in questione cercava di ricostruire le frequentazioni di Bertolaso e i ben poco edificanti affari che lo stesso intratteneva con alcuni presunti compagni di malaffare. Nicola Porro, giornalista ed editorialista de Il Giornale, rispondeva a Travaglio che il frequentare personaggi poco raccomandabili non è un sintomo, di per se stesso, che anche Bertolaso si intrattenesse in questi atti illeciti. E Travaglio, aggiungeva il Porro, lo dovrebbe sapere bene, visto che anche lui è stato accusato, in un lontano passato, di frequentare personaggi in odor di mafia. Ed è a questo punto che si scatena il teatrino: il pennivendolo, punto sul vivo, si indigna vivacemente, proclamando che lui aveva dimostrato di essere innocente e che aveva dimostrato, fatti alla mano, che quelle sue vacanze in Sicilia nel 2003 non erano state pagate dalla mafia, bensì di tasca propria. Appunto, gli risponde Porro: come a suo tempo tu hai dimostrato che quelle accuse erano infondate, come mai ora vuoi impedire a Bertolaso di fare lo stesso, e già ti lanci in acute prese di posizione giustizialiste? Era quello che chiunque di noi che non ha portato ancora il suo cervello a rottamare, dall’altra parte del televisore, avrebbe voluto far notare al giornalista saccente. Ma apriti cielo! Il Travaglio, che evidentemente non è abituato a subire sulla propria pelle lo stesso trattamento che utilizza invece per i suoi avversari, si indigna, urla e strepita come un ossesso! Come si usa toccare l’Immacolato, l’Unto del Signore del giornalismo italiano? Ed ecco quindi il pennivendolo che in tutti i modi insulta Porro, utilizzando, tra le altre cose, una delle accuse che per un giornalista è tra le più infamanti, ovvero quella di “servo del padrone”.






Ora che sono passati diversi giorni sappiamo che, evidentemente, Travaglio può insultare i suoi colleghi impunemente, in quanto può sicuramente contare su un Ordine dei Giornalisti che fa finta di non vedere le sue malefatte.

Ma questa accusa di essere “servi del padrone” è significativa ed emblematica di un certo modo di pensare a sinistra, secondo il quale chiunque militi nella parte avversa allora è un servo dei padroni, un oscuro cameriere dei poteri forti. Mica come loro, che in questi anni ci hanno regalato dei veri e propri patrioti che hanno fatto il bene del Paese: Prodi, Padoa Schioppa, Draghi, Ciampi e tanti altri che sul Britannia svendevano gli ultimi pezzi di industria italiana alle nazioni straniere. Ma accusare un giornalista di essere un servo del padrone è un’accusa non solo infamante dal punto di vista professionale, ma va anche dimostrata, pena una querela certa (che il Porro sicuramente si sarà ben guardato dal fare, considerandola una perdita di tempo visto il colore rosso che aleggia in molti settori della Magistratura). Ma Il Giornale è della famiglia di Berlusconi, si dirà. È certamente vero: ma ciò non basta per lanciare simili accuse: E non fanno i giornalisti: recitano un copione, frequentano corsi specialistici in cui s’impara a fare le faccine e a ripetere ossessivamente le stesse diffamazioni. Invece di contestare i fatti che raccontano, tentano di squalificarti come persona. Poi, a missione compiuta, passano alla cassa a ritirare la paghetta. E, se non si abbassano a sufficienza, vengono redarguiti o scaricati dal padrone. Non hanno una faccia e dunque non temono di perderla.Ecco cosa scrive l’Unto del giornalismo italiano, dalle pagine del Fatto, in una letterina che ha inviato a Santoro, per piagnucolare con quest’ultimo, colpevole di non averlo difeso eccessivamente. Il bello è che Santoro, sempre dalle pagine del Fatto, gli risponde per le rime: Vivrei una tua decisione di prendere le distanze con grande amarezza, non sarebbe tuttavia una tragedia o una catastrofe irreparabile”. Capito? Pure Santoro, forse, in cuor suo si è rotto le scatole di questo personaggio pruriginoso e saccente, e gli dice: se te ne vai fuori dalle balle non ci strapperemo i capelli. E Travaglio cosa dice? Non me ne vado assolutamente, la darei vinta a quei personaggi ed al loro padrone. E ad una repentina caduta di popolarità e di introiti economici che gli garantisce la sua poltroncina, aggiungo io...

Questo linguaggio, come vediamo, non è proprio di un momento: è tipico di quello che viene descritto come uno dei migliori giornalisti italiani, e che è incapace di affrontare anche il minimo contraddittorio senza esplodere in una crisi di nervi.

A missione compiuta Porro e Belpietro passano a casa a ritirare la paghetta, dice l’Unto del Giornalismo: qui una bella querela ci starebbe tutta. Evidentemente Travaglio pensa che i suoi avversari debbano dimostrare tutto ed il contrario di tutto, mentre invece “Lui” può permettersi di lanciare accuse a vuoto.

Cosa direste se vi dicessi che anche i giornalisti dell’Unità di Soru, o del Corriere della Sera o della Repubblica (di De Benedetti) o dell’Espresso (sempre di De Benedetti) sono dei servetti del padrone, e quindi le loro opinioni sono da condannare a prescindere? Saremmo costretti a squalificare un buon 90% dei mass media e dell’editoria italiana. Incluso Travaglio. Non sarebbe una catastrofe irreparabile.

domenica 21 febbraio 2010

Prosegue la censura del pensiero libero

Internet, che preferisco sempre più come strumento di informazione e di approfondimento rispetto ai media tradizionali, mi informa di un fatto molto grave.


Sulla piattaforma “Il Cannocchiale” si è proceduto, e si sta ancora continuando, ad un oscuramento totale di tutti quei siti che sono considerati e dichiarati antisemiti. Come ben sa chi ha la capacità di usare ancora un minimo il cervello, questa definizione è estremamente elastica, estensibile a piacere da parte del potere e del mondo dell’informazione, e consistente in una sorta di categoria satanica all’interno della quale confluiscono non solo gli “antisemiti veri” – estremamente rari – ma anche tutte quelle persone che hanno osato manifestare il loro dissenso nei confronti della politica israeliana e dello Stato di Israele. Ragion per cui vengono chiusi siti di destra e siti di sinistra, siti di sezioni locali dei vari partiti politici così come blogs di semplici utenti, che hanno solo il torto di non avere le stesse idee di Gianfranco Fini, del nostro Ministro Israeliano con delega all’Italia, Franco Frattini, e della comunità ebraica. Quest’ultima, guarda caso, dimostra di vincere pure stavolta. Chi non ha la memoria troppo corta ricorderà sicuramente come un po’ di tempo fa fu proprio la stessa comunità ebraica a strillare all’allarme antisemitismo per un presunto blog antisemita che, se la memoria non mi inganna, era ospitato proprio su Il Cannocchiale. Cosa diceva questo pericolosissimo sito? Elencava tutti quei docenti universitari e uomini della cultura che avevano espresso palesemente e volontariamente (si noti: volontariamente!) il loro sostegno ad Israele. Quale crimine aver osato riprendere le entusiastiche adesioni dei sionisti! Comunque sia, tanto bastò per gridare al reato di lesa maestà. Del povero malcapitato, che venne letteralmente massacrato (per ora solo dal punto di vista mediatico) non se ne seppe più nulla: che sia stato deportato in Palestina?


In quell’occasione ricordo che si teorizzò non solo la cancellazione di tutti i blogs e siti antisemiti, ma anche metodi più orwelliani. Come, tanto per fare un esempio, la memorizzazione degli indirizzi ip statici (vale a dire quegli indirizzi ip mediante i quali è possibile procedere alla localizzazione geografica del pc) e il divieto, per queste utenze, di aprire altri siti, blogs, o anche solo di accedere alla rete internet. Insomma: tutti gli utenti scomodi, che magari hanno il solo torto di denunciare l’olocausto che quotidianamente si perpetra ai danni dei palestinesi, verranno ben presto inseriti in una apposita lista nera che avrà come primo importante obiettivo quello di impedir loro di esprimere il loro punto di vista. In seguito si potranno escogitare sempre nuove e più crudeli punizioni contro questi pericolosi sovversivi.


Il Cannocchiale, un importante network internet italiano, sembra si sia completamente adattato a questa politica. Che sia stato colpito quel sito piuttosto che quell’altro è solo una casualità: stanno cercando tutti i siti, ma proprio tutti, che non abbiano un “Viva Israele” o una bandiera israeliana in homepage. Il tutto nel più assoluto silenzio dei media, dei politici e dell’opinione pubblica. La censura si potrà presto abbattere su ognuno di noi, e su di noi di Fascismo e Libertà in particolare. Noi, che siamo uomini liberi e vogliamo continuare ad esserlo, possiamo solo lanciare l’allarme. Anche se sappiamo che, quando verrà il nostro turno, in nostra difesa non verrà nessuno.

giovedì 18 febbraio 2010

Le piaghe di un'Italia che muore

In questi giorni l’informazione italiana litiga su due importanti avvenimenti, apparentemente slegati fra loro: la bufera mediatico-giudiziaria che investe Bertolaso e le tangenti calde calde che la Guardia di Finanza ha trovato addosso a Mirko Pennisi.

Di Bertolaso tanto si è detto e scritto. È indubbio che con Bertolaso la Protezione Civile sia arrivata ad avere una rapidità ed una efficienza senza pari, che l’hanno portata ad essere uno degli organismi di pronto intervento più qualificati in Europa e nel mondo. Del resto non poteva essere così, in un Paese dove c’è un’emergenza al giorno. Emergenze, sia detto per inciso, che fanno molto comodo: perché le procedure di emergenza e per la ricostruzione delle aree disagiate permettono di saltare gli innumerevoli meccanismi burocratici che vanno seguiti in condizioni normali.


Eppure le intercettazioni di coloro che vengono ipocritamente definiti gli uomini del fare (i fatti loro, verrebbe da aggiungere) sono agghiaccianti. A leggerle si capisce bene perché sempre più politici cerchino in tutti i modi di impedirle. Perché mentre noi comuni mortali eravamo attaccati alla TV, guardando con spavento e dolore le immagini di chi moriva sotto le macerie, e non rideva di sicuro, questi qui si sentono di notte, sghignazzano diabolicamente pensando ai soldi a palate che faranno grazie alle procedure di emergenza per la ricostruzione del dopo-terremoto. “Io stamattina ridevo alle tre e mezza dentro il letto”, dice quello… allucinante. Ecco chi sono quelli che ci comandano, che riescono a piazzare i loro uomini dentro i consigli di amministrazione che contano, che occupano le poltrone più importanti, che sghignazzano con imprenditori e politici.


Sono gli stessi che poi, per fare il loro lavoro, esigono le tangenti. Come quel Mirko Pennisi di Milano, che come Presidente della Commissione Urbanistica di Milano avrebbe il compito di vigilare sulla regolarità e sull’efficienza delle procedure relative agli appalti edilizi. E che invece si fa pagare a botte di cinquemila euro per mettere una buona parola, fare una telefonata di quelle che ti fanno avviare la pratica da parte di qualche annoiato dipendente fancazzista. Non sembra di essere migliorati molto rispetto ai tempi in cui era lo stesso Berlusconi a raccontare che negli anni 80, per poter lavorare a Milano, dovevi girare con un libretto degli assegni in mano e staccarne uno ai vari uffici preposti.


Che, in Italia, sono decine e decine, ognuno dei quali dice la sua. Non puoi smuovere neanche un mattone della tua casa se prima non hai in mano dieci chili di documentazione. Questo perché, per sistemare gli amici degli amici e i trombati della politica, lo Stato ha moltiplicato a dismisura gli enti burocratici, ciascuno dei quali esige il suo tributo di sangue da parte del cittadino.


Ma vedrete che alla fine, come accade normalmente in Italia, non pagherà nessuno. Pennisi lo ricicleranno in qualche modo, loro hanno sempre il sorriso sulle labbra: sanno che qualcuno, nelle logge che contano, si muoverà per salvargli il deretano: sono o non sono dei “fratelli” che si sono giurati eterna fedeltà?


Il criminale che se la ride sotto il letto e il politico “cassato” con la mazzetta ancora dentro la tasca sono due facce della stessa Italia: malata, corrotta, ipocrita, arrogante, spietata.


In altri tempi, quando ancora eravamo civili, ci sarebbe bastato molto meno per andare a cercarli casa per casa. Ma c’è Antonella Clerici a Sanremo: chi si muove più?

domenica 14 febbraio 2010

Ecco un esempio di cialtrone da tastiera

Sul noto social network Facebook, all’interno di un forum dedicato alla figura di Benito Mussolini, sono pubblicati due miei scritti: “Di cosa si preoccupa Battisti?” e “La tragedia del caso M’arrizzo”. Il tutto in mezzo a contenuti aberranti, come vere e proprie incitazioni allo sterminio di rom ed extracomunitari vari, che per noi del MFL non sono certo una buona compagnia.


L’utente che ha postato questi contenuti si è ben guardato dall’indicare in qualche modo la fonte, cioè il sottoscritto e questo spazio.


Lo contatto, molto gentilmente, e gli chiedo conto di ciò. Mi risponde che lui fa un lavoretto difficile, non vuole esporsi troppo, e non vuole farmi troppa pubblicità, pur apprezzando i miei scritti (sono commosso!) per via della nostra connotazione Fascista. Con buona pace della legislazione italiana – alla quale si è dovuto adeguare anche Facebook, inserendo una apposita procedura per denunciare la violazione della proprietà intellettuale – e del presunto rapporto tra camerati, anche se di diversi schieramenti. Tra l’altro, in un apposito messaggio che sta sulla colonna destra di questa stessa pagina che state leggendo, è fatta espressa richiesta di citare adeguatamente le fonti di quanto viene pubblicato in altri siti.


Ora resta da chiarire quanto possa essere intelligente un personaggio che – incapace anche solo di scrivere una frase di senso compiuto, confondendo “ai” con “hai” e “te” con “tè” – vuole restare nell’ombra per non essere tacciato come “fascista” ma che sta su Facebook con la propria foto, nome e cognome, pubblicando contenuti fascisti. Un vero e proprio genio del travestimento!


Questo genio, quando gli faccio notare che il suo atteggiamento non è corretto, mi risponde con indignazione: caro Chessa, io sono più camerata di te, ma la prossima volta per non offenderti citerò la fonte, così sarai più felice.


Quando qualcuno di voi mi/ci rimprovererà di generalizzare eccessivamente sui fascisti da tastiera, ricordatevi di questo cialtrone
– il cui glorioso nome su internet riporta solo ad una impresa di edilizia e al suo contatto su Facebook – che si appropria indebitamente di contenuti altrui e si concede perfino patenti di superiorità nei confronti di chi milita nell’unico Movimento Fascista italiano e per questo ne paga interamente il prezzo: ostracismo sociale e lavorativo, persecuzione giudiziaria, intimidazioni e minacce, con dirette conseguenze nella propria vita, sia privata e lavorativa.


Che cosa fare nei confronti di uno stupidotto del genere? Voi cosa direste? Un amico avvocato intuisce l’affare e mi esorta a fare apposita denuncia. Un altro mi dice di lasciar perdere. Altri mi dicono di segnalare il tutto a Facebook, magari con una apposito messaggio in quella stessa bacheca, in modo da sputtanarlo platealmente. Il sottoscritto, ricordandosi del famoso detto “Non metterti mai a discutere con uno stupido: ti porta al suo stesso livello e poi ti batte per esperienza” si è detto che per fare ciò c’è sempre tempo. Tra vedere e non vedere, l’ho mandato a cacare. Non tutelerò la famosa proprietà intellettuale, ma che soddisfazione!

giovedì 11 febbraio 2010

E' arrivata la Barbie emancipata

Cittadini cagliaritani, esultate! La nostra città si pone all’avanguardia nel celebrare l’emancipazione della donna nel mondo. Quale personaggio è stato scelto per la manifestazione che si terrà alla passeggiata coperta del Bastione? Forse Grazia Deledda, la scrittrice sarda vincitrice del Premio Nobel? O forse Madre Teresa di Calcutta? Saffo, la straordinaria poetessa greca dell’antichità? Oppure la geniale Maria Montessori, che ha completamente rivoluzionato gli studi di pedagogia e di psicologia infantile?

Niente di tutto ciò. Serviva un vero simbolo dell’emancipazione femminile, mica scherzano quelli di Cagliari! Ed ecco che trovano lo splendido esempio: la Barbie. Si, la Barbie, avete capito bene, non fate quelle facce! Proprio quella bambola, simbolo del capitalismo selvaggio americano (insieme alla Coca-Cola, la Microsoft ed Emma Bonino), con la quale milioni e milioni di giovinette hanno imparato a troieggiare fin dalla più tenera età.

Qualcuno, sicuramente un cagliaritano retrogrado, oscurantista e magari fascista, negazionista ed antisemita, ha provato a protestare: forse non è la cosa migliore prendere una bambola della Mattel come esempio della donna. Ma come si sbaglia! Quale miglior esempio di questo femminismo d’accatto, che ha basato le sue rivendicazioni confondendo l’emancipazione con la puttanaggine? Pretendete forse che vi parlino di Grazia Deledda, di Saffo o di Madre Teresa di Calcutta? Loro preferiscono la Ventura, la Canalis (si deve sposare con Clooney! Che esempio di emancipazione!) e Sophia Loren. Chissenefrega della Montessori: non sarebbe mai riuscita a fare uno stacchetto come quelli della Fico (un altro esempio di emancipazione femminile che mise in vendita la propria verginità per un milione di euro)!!






I patrocinatori dell’iniziativa si indignano. Ada Lai (Politiche Sociali) dice: è il carnevale dei bambini, e poi paga tutto la Mattel, Cagliari spende poco. Silvia Cannas, ex Miss Mondo, dice che per i bambini mica si poteva scegliere un Premio Nobel: si deve ridere di tanto in tanto!

Se non fosse per il fatto che questi fulgidi esempi di emancipazione sociale vengano ripresi con deferenza dai media ci sarebbe da farsi quattro risate. Ma purtroppo tocca replicare. Come sarebbe a dire che non si poteva scegliere un Nobel? Si doveva scegliere un Nobel! Quantomeno un esempio di donna conosciuta per aver dato il proprio contributo nel mondo della cultura, della medicina, della scienza, dell’arte. Ce ne sono tante: non potevano scegliere qualche esempio migliore della Barbie? Ma bisogna ridere ogni tanto, ci dice la Cannas. Poveri bambini moderni, dovremmo farli ridere di più: tra la scuola, il trombare con le compagnette nei cessi delle discoteche, lo spacciar droga fuori dalla scuola, il dare fuoco ai senzatetto, i porno e Facebook, ridono proprio poco.

In questo siparietto squallido e miserabile, per fortuna, qualcuno ha ancora una propria dignità. Michela Murgia, l’autrice di Accabadora, dopo aver saputo quale sarebbe stata la testimonial della manifestazione, ha preferito declinare l’invito a presenziare.

La manifestazione di Cagliari è un piccolo ma tangibile esempio del nostro decadimento morale come società. Che prima si sforzava a formare i bambini, ma ora pensa solo a farli divertire. Mi viene in mente una lettura che feci qualche tempo fa. Se la memoria non mi inganna siamo in Giappone. È in una piccola cittadina di questo Paese che hanno dedicato una statua ad una ragazza del posto, indicata (con annessa e pomposa cerimonia di inaugurazione) come una brava studentessa che riesce a finire gli studi con qualche anno di anticipo rispetto ai compagni: ecco l’esempio per tutti gli studenti giapponesi. Immaginatevi cosa accadrebbe in Italia se si facesse una cosa del genere: oscurantisti! torniamo al Medio Evo (magari!)! Fascisti! Retrogradi! Bigotti! Impedite ai nostri bambini di divertirsi! Lo sentite il coro del politicamente corretto che si indigna furiosamente? E i genitori “per caso” che difendono a spada tratta i loro pargoletti? E infatti noi dedichiamo le statue a Manuela Arcuri, altro esempio brillante di emancipazione femminile.

Meno male che Deledda e la Montessori non ci sono più: almeno questa vergogna se la sono risparmiata. Povere donne: se questi sono i loro esempi siamo messi male.

sabato 6 febbraio 2010

Berlusconi in Israele: l'ennesimo esempio di sudditanza



La visita di Berlusconi in Israele rimarrà negli annali come un lungimirante esempio di sudditanza italiana verso un Paese straniero. Una sudditanza talmente marcata che non solo il nostro Presidente del Consiglio ha sciorinato, davanti alla Knesset, le solite balle della lobby sionista su Israele “avamposto dell’Occidente” e stato democratico; ma che lo ha portato, pur di fare felici i sionisti, anche a stravolgere completamente la geografia: come si può pensare diversamente, infatti, quando parla di far entrare Israele – che qualunque cartina geografica colloca nella zona mediorientale – nell’Unione Europea? Ma non solo: pur di contentare l’onnipotente lobby, Berlusconi è arrivato anche a compromettere gli interessi dell’Italia con l’Iran, paese in cui attualmente stazionano una trentina di nostre compagnie, con vari progetti in cantiere, e in cui la stessa ENI ha siglato due importantissimi contratti energetici (già firmati) nel 2000 e nel 2001.


Le menzogne della propaganda sionista, di cui Berlusconi si è fatto illustre portavoce, partono da lontano. La più grande, la più scandalosa, la più vergognosa, è l’accenno alla “giusta reazione” degli israeliani a Gaza, in esplicito riferimento all’operazione Piombo Fuso che l’entità sionista scatenò in seguito al lancio di qualche razzo sul proprio territorio, e che costò la morte di 1400 civili palestinesi; il ferimento di altri 5000 (spesso gravemente mutilati oppure orrendamente dilaniati); la distruzione delle principali infrastrutture di quella disgraziata striscia di terra, molte con il contrassegno ONU. Un attacco che ha portato alla esplicita condanna delle Nazioni Unite con il rapporto Goldstone, il quale ha dimostrato ampiamente come i sionisti abbiano enormemente sopravvalutato la minaccia di Hamas per poter scatenare un attacco militare che è stato diretto deliberatamente contro la popolazione civile, condotto con una ferocia inaudita e persino con l’ausilio di pericolosissime armi al fosforo bianco, in palese condizione delle norme internazionali.




Già questo basterebbe per bollare il premier come un bugiardo, ma ciò non basta. Berlusconi ha definito Israele come un esempio di “democrazia e libertà”. Come si possa fare una dichiarazione del genere nei confronti di uno Stato che si è autoproclamato “Stato ebraico”, assumendo così una esplicita connotazione religiosa e razziale, e che da decenni attua un vero e proprio programma di pulizia etnica contro una popolazione confinante con lo scopo di annettersi la sua terra, in violazione di più di una settantina di risoluzioni ONu che sono state sistematicamente calpestate e ignorate, è un qualcosa che può accadere solo in uno Stato, come quello italiano, dove il dibattito mediorientale è acriticamente orientato da una sola parte.

Ancora, Berlusconi ha auspicato una più decisa presa di posizione nei confronti dell’Iran, colpevole solo di sviluppare un proprio programma di nucleare civile, mettendo il nostro Paese in seria difficoltà nei confronti della Repubblica islamica, con la quale abbiamo un collaborazione economica tutt’altro che secondaria.


Ma poteva bastare questo campionario di menzogne alla potentissima lobby? Certo che no. A suscitare più di un mormorio tra le file del parlamento israeliano è il paragone che il nostro Presidente del Consiglio ha fatto tra il dolore che prova per le vittime dell’olocausto (dolore che è stato al centro della immancabile visita allo Yed Vashem) e quelle di Gaza. Come ha osato Berlusconi paragonare la Shoa ai goym palestinesi? L’olocausto è unico, sacro, intoccabile, è il simbolo stesso della sofferenza che non può essere accostato a nessun altro dolore.


Ma viene da dire: che Berlusconi si metta d’accordo con se stesso. Perché non si può definire il martirio che hanno dovuto sopportare i palestinesi come una “reazione giusta” e poi commuoversi per i palestinesi stessi.


L’Iran non l’ha presa affatto bene, affermando che non accetterà alcuna intromissione di stati esteri nella propria politica (evidentemente la parola “sovranità nazionale” per qualcuno conta ancora qualcosa), e che con il suo discorso su Gaza, Berlusconi ha calpestato i corpi dei 1400 palestinesi barbaramente uccisi dall’esercito di Sion.


La potente lobby ha chiesto una prova di fedeltà. L’ha ottenuta a
ncora una volta.

venerdì 5 febbraio 2010

Come riprenderci la sovranità monetaria?

T.T. mi scrive quanto segue:

Ciao, sono un lettore del tuo blog!
Stavo navigando on line e mi sono imbattuto in questo articolo della Repubblica http://www.repubblica.it/economia/2010/02/05/news/attacco_euro-2191940/

Da semplice cittadino mi lascia perplesso la situazione in cui navighiamo. Ma sopratutto,l'assenza di informazione in merito(comprensibile,non sono mica fessi).Pare ci sia un periodo ed una proiezione verso il futuro pesantemente negativa per l'europa. Per non parlare dell'euro

Un po da ignorante in merito a tutte le dinamiche politiche,sopratutto a livello internazionale,mi chiedo è mai possibile che si persiste in un atteggiamento politico che pare essere sbagliato,che si continui a portare avanti un modello che crea solo disagi e fallimenti? Sembra di avere a che fare con un malato allo stato terminale,che viene costantemente tenuto in vita in stato vegetativo! Sembra accanimento terapeutico!

Mi chiedo quale potrebbe essere il futuro,visto che non credo sia possibile tornare alle monete nazionali e abbandonare l'europa.........sempre da ignorante me lo chiedo(e te lo chiedo)

Grato di tuoi eventuali pareri

Ti Ti

T.T., innanzitutto dico che siamo tutti ignoranti. Non c’è nessuno di noi che abbia la patente di legittimità. Ma siamo costretti a chiederci queste come altre cose, perché sappiamo che altrimenti i giornalisti ce le terrebbero nascoste: siamo costretti ad intrufolarci in tanti e diversi campi (politica interna e internazionale, economia, diritto comunitario) nei quali magari non abbiamo studiato, ma dobbiamo farlo perché sappiamo che tutte le cose sono collegate fra di loro da un filo sottile, e noi cerchiamo di vedere quel filo. Solo il porci delle domande, in un’era in cui ci vorrebbero tutti dei tripponi che mangiano il McDonald mentre poltriscono su Facebook, ci rende onore. A prescindere dal nostro schieramento politico.

Comunque sia, vengo al punto. Non potevi usare metafora migliore per descrivere l’Europa dei banchieri e dei massoni: un malato in stato terminale contro il quale si pratica un vero e proprio accanimento terapeutico. Certo che questa Europa e questo modello economico portano soltanto lacrime e sangue. Ma a noi, non di certo a loro! A te che campi con 1.100 euro, se sei fortunato, e devi pagare decine e decine di balzelli che di sicuro alleggeriscono te, ma ingrassano loro. Per loro l’Europa attuale è una vera e propria pacchia! I supermanagers delle grandi banche si sono distribuiti miliardi di dollari di bonus, e questo dopo aver rovinato l’economia degli Stati; dopo aver ricattato l’Europa e gli USA per ottenere – e con successo – aiuti di Stato senza i quali le banche non potevano salvarsi, dopo che avevano perso i risparmi dei loro clienti al gran casinò della finanza globale.

E questo perché? Perché tengono la classe politica per le palle, e riescono a piazzare i loro uomini chiave nei posti che contano (Prodi, Draghi, Padoa Schioppa, per citarne alcuni, sono tutti uomini della Goldman Sachs). Se qualcuno esce fuori dal coro, vedi Jorg Haider, lo fanno fuori. Se vale di meno ed ha un seguito molto minore – come noi – sparano tutte le cartucce del loro apparato repressivo E nessuno dei nostri giornalisti andrà mai ad indagare, a chiedersi le ragioni di questa caduta precipitosa verso l’abisso, alla fine della quale saremo noi a farci male, non loro.

Che sono ragioni che partono da lontano. Dalla sconfitta nella seconda guerra mondiale, che ci ha privato della nostra sovranità (militare, politica, economica) per renderci una colonia degli Stati Uniti; i quali, dal loro punto di vista, hanno tutto da perdere nella prospettiva di un’Europa grande, che parli ad una sola voce. Perché significherebbe avere un ulteriore interlocutore, dopo la Cina, con il quale essere costretti a dialogare, e magari venire a patti.

Ma vedi, io non voglio neanche che l’Europa parli ad una sola voce. Perché so che questo continente ha dato il meglio di se quando le voci erano tante, e spesso discordi. Perché so che si cresce di più, e meglio, quando si vive nella dissonanza, e non nell’omologazione. Anche se è proprio quello che vogliono fare.

Ma veniamo all’articolo, che ci da’ vari spunti di riflessione. Bonanni parla di una situazione negativa, specialmente in termini economici (ma non solo, a mio parere) per l’Europa. È vero. Il capitalismo ha fallito, ma nonostante tutto non c’è nessuno che provi a proporre una terza via, una soluzione che coniughi bene una situazione di libero mercato che non vada ad intaccare gli interessi nazionali: ci ha pensato il Fascismo, e guarda come lo hanno ridotto. E sai perché non propongono altre idee? Perché questo sistema fa molto comodo a loro nello stesso modo in cui distrugge noi. E poi perché di idee non ne hanno, avendo riposto tutte le loro aspettative nel mercato. E ora che i dogmi della loro scuola liberista mostrano tutta la loro evanescenza non sono capaci di pensare niente di nuovo, di rivoluzionario.

Bonanni dimostra di scrivere per un quotidiano, La Repubblica, che è ben lontano dal fare informazione, ma spaccia le balle del regime. L’autore dell’articolo in questione non solo evita di parlare accuratamente del Trattato di Lisbona, ma si preoccupa addirittura del fatto che questo Trattato non viene attuato con sufficiente zelo. Tacendo su ciò che comporta l’attuazione di questo scellerato patto che persone e organismi non votati da noi hanno deciso per noi, parla esplicitamente di “nuovo ordine mondiale”, lo stesso che la massoneria internazionale – per mezzo degli organismi sopranazionali (non votati e non scelti dalla popolazione) – si sforza di attuare da secoli.

L’Europa ha bisogno di più integrazione, dice Verhofstadt, e Bonanni lo cita fedelmente. Che, tradotto, significa delegare agli organismi sopranazionali le competenze che in precedenza erano prerogative dei singoli Stati. Ma i tedeschi, ci dice l’articolo, sono i meno restii ad attuare questa volontà. Il prussianesimo cova ancora sotto le ceneri di Berlino? In un'era di Angela Merkel, credo di no.

Ma nel mentre che speriamo, si chiede T.T., che si fa? Si esce dall’Europa? Innanzitutto è tecnicamente molto difficile una cosa simile: richiederebbe prima di tutto la volontà politica di farlo. E dovrebbe essere una volontà bipartisan, molto forte. Penso che questa volontà, stando così le cose, non ci sarà mai.

Non sono un esperto a tal punto di queste tematiche, che sono molto “tecniche”. Ma so che se l’Italia vuole riacquistare un minimo della sovranità che ha ceduto alla massoneria bancaria sopranazionale deve necessariamente prendere delle decisioni importanti sul suo futuro, che differiscano in qualche modo dall’incondizionata adesione al dogma capitalistico, che ha prevalso fino ad ora.

giovedì 4 febbraio 2010

La tratta dei felini: non c'è limite all'orrore

Nella cronaca quotidiana dei vergognosi e sadici maltrattamenti che si registrano contro gli animali, vi è da inserire un’altra notizia. Francesca Martini, la sottosegretaria al Welfare, ha disposto un controllo sanitario di portata nazionale nei confronti delle cliniche veterinarie. A far scattare l’azione dei NAS sarebbero le tante denunce di cittadini proprietari di gatti che avrebbero denunciato un racket di sangue animale del quale necessitano gli animali. Si tratterebbe di una vera e propria tratta di felini, molti dei quali raccolti dalla strada o abbandonati, che verrebbero allevati per poter venire “svuotati” del loro sangue, e poi lasciati morire tra atroci sofferenze.


Se la notizia fosse confermata si tratterebbe del più grosso scandalo sanitario degli ultimi anni, con le cliniche veterinarie – che in teoria dovrebbero tutelare e salvaguardare gli animali – in prima fila nell’infliggere a questi ultimi enormi sofferenze per una questione “di sangue”.


Non c’è limite all’orrore. Né alla cattiveria di cui l’essere umano si mostra capace nei confronti degli altri esseri viventi.

lunedì 1 febbraio 2010

Una lettera da Atene

Pubblico, qui di seguito, la lettera che mi manda Dimitris Michalopoulos dalla Grecia, particolarmente indicativa nel descrivere la situazione di questo Paese. Più avanti cercheremo di tracciare (anche con l'aiuto degli amici e camerati greci, che vivono la situazione sulla loro pelle) delle linee guida chiarificatrici. All'amico Dimitri ricordo che: "Tremano le fradice ossa del mondo, ma Noi continueremo a marciare / anche quando tutto il mondo intorno a noi cadrà in pezzi".

*****
Andrea, Camerati Italiani,

La Grecia, il mio paese, diventa il pericolo piu' grande per l'Europa intera. Affinché si comprenda l'enormità del problema bisogna avere sempre in mente, con attenzione, che in Grecia tutti i governi sono di sinistra, perché il regime è di sinistra. In altre parole, il partito che forma il nucleo del regime è il PASOK, diretto sempre dai giudei. La madre e la nonna, infatti, di Giorgio Papandreu, attuale primo ministro, erano giudee. Costantino Simitis (cognome che proviene da Schmidt), primo ministro anteriore, è un altro giudeo (degli Ashkenazim). Gianni (Sa)ragussis, segretario generale del consiglio "nazionale" del PASOK, è un altro giudeo-sefardita... e così via. L'apparato statale, inoltre, è totalmente controllato dal PASOK; e gli altri partiti, i quali tutti apertamente hanno adottato l'ideologia democratica e socialista del PASOK, esistono solo per sostenere la supremazia del PASOK ed offrire a quest'ultimo un alibi. Loro, la "Nea Democrazia" per esempio, tradizionalmente di "destra", preparano le leggi che poi sanziona il PASOK.

La "Nea (=Nuova) Democrazia" dunque ha preparato, pochi mesi fa, un progetto di legge che ora il PASOK va a mettere in applicazione. Secondo questa legge tutti i figli e le figlie degli immigranti, se hanno fatto solo tre anni di scuola elementare greca, sono ipso facto cittadini greci. Per capire cosa significhi cio', si deve tener conto che:

I. Si tratta dei figli e figlie di 1.500.000 immigranti (mentre il totale della popolazione del paese non è piu' di 10.000.000).
II. La maggioranza schiacciante di questi immigranti è entrata senza documenti in Grecia - grazie alla benevole accoglienza delle autorità greche.
III. La maggioranza schiacciante di questi immigranti "clandestini" sono musulmani sia dal Pakistan sia dall'Albania - e questi ultimi vengono in Grecia attraverso la Turchia.
IV. Se i figli e le figlie di questi immigranti diventano "cittadini greci", ipso facto diventano "cittadini greci" pure i loro genitori ed i loro nonni, i quali possono venire a stabilirsi in Grecia.
V. La fine? Si avrà un millione e mezzo (al minimo) di "cittadini greci" i quali, di nuovo ipso facto, saranno "cittadini europei".
VI. L'immigrazione "clandestina" dei musulmani sarà smisuratamente facilitata. La Grecia sarà la porta per l'invasione "pacifica" dell'Europa dalla parte dell'Islam.

Non c'è tempo ora per spiegare perché cio' succede nella Grecia e non alla Spagna o l'Italia. L'unica cosa che si puo' ora dire, che al Kolonaki, cioè il cuore residenziale della capitale greca (qualcosa come il quartiere Parioli di Roma) ormai non si puo' camminare. E non si tratta piu' di furti ma adirittura di brigantaggio, cioè di colpi a mano armata.

Il progetto di legge per la "grecizzazione" della gente del Pakistan, dell'Albania ecc. stava per passare alla Camera il 25 gennaio; ma ora è rimandato di qualche settimana, affinché sia votata apertamente da tutti i partiti. Allora, per facilitare la sua approvazione dal Popolo Greco, il governo PASOK ed il "Consiglio Centrale di Israeliti" in Grecia (KIS) hanno organizzato una specie di incendio di una sinagoga giudaica a Hanià, ex-capitale dell'isola di Creta. Un giorno dopo l'"incendio", i giudei di Grecia, il governo di Grecia e pure lo... State Department americano, tutti stavano parlando di un'ondata di "xenofobia", di "antisemitismo" e così via. Subito dopo però la polizia, in una rarissima al giorno d'oggi manifestazione del senso di onore e di dovere, ha scoperto che l'incendio era stato provocato non da Greci ma da stranieri, americani ed inglesi, entrati (con documenti in ordine) in Grecia per... insegnare l'inglese ai bambini cretesi. Questa scoperta forse è una causa in piu' per far passare il progetto di legge del governo del PASOK.

Ieri, sabato, 30 gennaio, ha avuto luogo, proprio nel cuore di Atene, una grande manifestazione contro questo maledetto progetto di legge. E' stata la prima volta che tanta gente ha manifestato contro il regime.

Però non si sa ancora cosa ci porterà il domani.

Vorrei dirvi "a noi" ed "eja, eja, alalà" (che secondo Gabriele d'Annunzio sarebbe un grido omerico, cioè greco antico), ma non sono di buon umore.

Dimitris Michalopoulos