venerdì 31 luglio 2009

La dichiarazione di guerra ebraica alla Germania Nazista

Tratto dal sito del SN Carlo Gariglio http://www.lavvocatodeldiavolo.biz/
L’analisi dell’articolo che segue mostra, senza ombra di dubbio, qual è la portata del potere giudaico nel mondo odierno; un potere che è riuscito a mistificare completamente la storia, benchè scritta e dimostrabile. Un potere che ha trasformato la lecita difesa del popolo tedesco in una volontà omicida ai danni di un popolo oppresso… Un potere che ha creato dal nulla un “olocausto” su cui nessuno può osare esprimere dubbi senza finire all’ospedale, o in galera o addirittura al cimitero.
I fessi continuano a parlare del “folle” Hitler e della sua volontà di dominare il mondo mediante stermini e guerre… I furbi giudei, che sono arrivati a dominare il mondo ed ancora oggi promuovono stermini e carneficine in ogni parte del globo terrestre, se la ridono della stupidità altrui e continuano a mistificare.
Basterebbe solo leggere, informarsi, capire… Ma nella società della droga, delle discoteche, dei concerti rock e metal, dell’alcool che scorre a fiumi fra i giovani smidollati e del “Grande Fratello”, anche queste semplici passi non vengono più compiuti. Tutti felici e contenti di avere eliminato dal mondo il meglio per affidarsi a quanto di più repellente e stomachevole si possa immaginare.
Che dirvi? Godetevi la dittatura planetaria dei giudeo-massoni e dei Paesi che degnamente li rappresentano.

Carlo Gariglio

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Il Boicottaggio Economico del 1933
Articolo tratto dalla: The Barnes Review, Genn./Febbr. 2001, pag. 41-45 – Vol. 7
The Barnes Review (TBR)
645 Pennsylvania Ave SE – Suite 100
WASHINGTON D.C. 2003 (USA)
di: M. Raphael Johnson, Ph.D., assistente editore della TBR
Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI

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Molto tempo prima che il governo di Hitler iniziasse a restringere i diritti degli ebrei tedeschi, i dirigenti della comunità ebraica mondiale dichiararono formalmente guerra alla “Nuova Germania“ in un momento in cui il governo americano e perfino i leaders ebraici tedeschi chiedevano di essere cauti nel trattare col nuovo regime hitleriano.

Poche persone conoscono i fatti di quel singolare evento che contribuì allo scoppio di quella che viene conosciuta come la Seconda Guerra Mondiale e cioè la dichiarazione di guerra contro la Germania da parte dell’ebraismo internazionale appena dopo l’ascesa di Hitler al potere e ben prima che fossero attuate misure ritorsive o sanzioni contro gli ebrei da parte del governo tedesco.

L’edizione del DAILY EXPRESS di Londra del 24 Marzo 1933 spiegava come i dirigenti dell’ebraismo, insieme a potente interessi ebraici internazionali, avessero lanciato un boicottaggio della Germania con il preciso scopo di mettere in ginocchio la già precaria economia tedesca nella speranza di abbattere il nuovo regime di Hitler. Fu solo allora che la Germania rispose di conseguenza. Se vogliamo dire la verità, fu la dirigenza internazionale ebraica, e non il Terzo Reich, a sparare effettivamente il primo colpo nella Seconda Guerra Mondiale.

L’autorevole procuratore di New York Samuel Untermyer fu uno dei principali sobillatori nella guerra contro la Germania, descrivendo la campagna ebraica nient’altro che una “guerra santa“.

La guerra economica dichiarata alla Germania dalla dirigenza ebraica non solo portò a determinate ritorsioni da parte del governo tedesco ma mise le basi per un’alleanza politico-economica poco conosciuta fra il regime di Hitler e i leaders del movimento sionista che speravano che le tensioni fra i tedeschi e gli ebrei avrebbero portato ad una massiccia emigrazione verso la Palestina.

In breve, il risultato fu un’alleanza tattica fra i nazisti ed i fondatori dell’odierno stato di Israele. Un evento che molti oggi preferirebbero venisse dimenticato.

A tutt’oggi si crede in genere (in modo non corretto) che quando Adolf Hitler fu nominato cancelliere della Germania nel Gennaio del 1933, il governo tedesco diede il via a politiche per reprimere gli ebrei tedeschi, incluso il loro rastrellamento per essere chiusi in campi di concentramento e lanciare una campagna di terrore e violenza contro la locale popolazione ebraica.

Mentre vi furono in Germania sporadici episodi di violenza contro gli ebrei dopo che Hitler salì al potere, questi non furono né approvati né incoraggiati. La verità è che i sentimenti anti-ebraici in Germania (o in altre parti in Europa) non erano una novità. Come tutti gli storici ebraici affermano con fervore, disordini anti-semiti a vari livelli erano onnipresenti nella storia europea.

In ogni caso, agli inizi del 1933, Hitler non era il leader indiscusso della Germania e nemmeno aveva il totale comando delle forze armate. Hitler era una figura di rilievo in un governo di coalizione ma era ben lontano dall’essere lui stesso il governo in persona. Questo fu il risultato di un processo di consolidamento che si sarebbe verificato più tardi.

Persino l’Associazione Centrale Ebraica tedesca, conosciuta come Verein, contestò l’affermazione (fatta da alcuni leaders ebraici al di fuori della Germania) che il nuovo governo avrebbe deliberatamente provocato insurrezioni anti-ebraiche.

Il Verein emise un comunicato nel quale affermava che “Le autorità responsabili di governo (cioè il regime di Hitler) sono inconsapevoli della minacciosa situazione“, dicendo inoltre: “Non crediamo che i cittadini tedeschi nostri amici si lasceranno coinvolgere nel commettere eccessi contro gli ebrei “.

Nonostante ciò, i dirigenti ebraici negli Stati Uniti e in Gran Bretagna determinarono che era necessario lanciare una guerra contro il governo di Hitler.

Il 12 Marzo 1933 il Congresso Ebraico Americano annunciò una protesta di massa al Madison Square Garden per il 27 Marzo. A quell’epoca il comandante in capo dei veterani di guerra ebrei chiese un boicottaggio americano delle merci tedesche. Nel frattempo, il 23 Marzo, 20.000 ebrei protestarono nella New York’s City Hall mentre altre proteste furono inscenate fuori dalle linee navali della North German Lloyd e della Hamburg-American Shipping Co.

Boicottaggi economici ebbero luogo contro le merci tedesche in vendita nei negozi di New York City.

Secondo il DAILY EXPRESS di Londra del 24 Marzo 1933, gli ebrei avevano già lanciato il loro boicottaggio contro la Germania ed il suo governo eletto. Il titolo recitava: “Judea Declares War on Germany – Jews of All the World Unite – Boycott of German Goods – Mass Demonstrations“ (il giudaismo dichiara Guerra alla Germania – ebrei di tutto il mondo unitevi – boicottaggio delle merci tedesche – dimostrazioni di massa).

L’articolo descriveva una prossima “guerra santa” e continuava implorando gli ebrei di ogni parte di boicottare le merci tedesche ed intraprendere dimostrazioni di massa contro gli interessi economici tedeschi. Secondo il DAILY EXPRESS:

"Tutto l’Israele sparso nel mondo si sta unendo per dichiarare una guerra economica e finanziaria alla Germania. La comparsa della svastica come simbolo della nuova Germania ha fatto tornare in vita il vecchio simbolo di guerra di Giuda. Quattordici milioni di ebrei sparsi in tutto il mondo sono raccolti insieme come in un’unica persona per dichiarare guerra contro i persecutori tedeschi e i loro discepoli.
Il commerciante ebreo lascerà la sua casa, il banchiere la sua borsa valori, il mercante i suoi affari ed il mendicante il suo umile cappello per unirsi nella guerra santa contro il popolo di Hitler.
Il quotidiano diceva che la Germania “stava ora affrontando un boicottaggio internazionale del suo commercio, delle sue finanze e della sua industria. A Londra, new York, Parigi e Varsavia, gli uomini d’affari ebrei sono uniti per proseguire la crociata economica“.

L’articolo diceva: “si stanno facendo preparativi a livello mondiale per organizzare dimostrazioni di massa“ e inoltre riportava: “la vecchia e riunita nazione d’Israele si affianca alle nuove e moderne armi per vincere la sua antica battaglia contro i suoi persecutori“.

Ciò può essere veramente considerato come “il primo colpo sparato nella Seconda Guerra Mondiale“.

In uno stato d’animo simile, il giornale ebraico NATSCHA RETSCH scrisse:

“La guerra contro la Germania verrà intrapresa da tutte le comunità, conferenze e congressi ebraici, da ogni singolo individuo ebreo. In tal modo la guerra contro la Germania ravviverà e promuoverà i nostri interessi che richiedono che la Germania venga completamente distrutta.
Il pericolo per noi ebrei risiede in tutto il popolo tedesco, sia come nazione che come singoli individui. Esso deve essere reso inoffensivo per sempre. In questa guerra noi ebrei dobbiamo partecipare e ciò con tutta la forza e la potenza che abbiamo a nostra disposizione”.

E’ degno di nota comunque il fatto che l’Associazione Sionista di Germania emanò un telegramma il 26 Marzo 1933 rifiutando molte delle affermazioni fatte contro i nazionalsocialisti definendole “propaganda”, “menzognere” e “sensazionali”.

Infatti la fazione sionista aveva tutte le ragioni per assicurare il mantenimento dell’ideologia nazionalsocialista in Germania. Klaus Polkehn, scrivendo nel Journal of Palesatine Studies (I Contatti Segreti: Sionismo e Germania Nazista, 1933-1941; JPS v. ¾, primavera/estate 1976), sostiene che l’atteggiamento moderato dei sionisti era dovuto al loro interesse acquisito nel vedere la vittoria finanziaria del nazionalsocialismo da obbligare l’immigrazione in Palestina. Questo fatto poco conosciuto avrebbe finalmente giocato un ruolo importantissimo nelle relazioni fra la Germania nazista e gli ebrei.

Nel frattempo il Ministro degli Esteri Konstantin von Neurath si lamentava della “campagna di diffamazione“ e disse:

“Per quanto concerne gli ebrei, posso solo dire che i loro propagandisti all’estero non stanno facendo alcun favore ai loro correligionari in Germania dando al pubblico tedesco, tramite le loro distorte e menzognere notizie circa le persecuzioni e le torture nei confronti degli ebrei, l’impressione di non fermarsi davanti a niente, nemmeno alle bugie e alle calunnie, per combattere l’attuale governo tedesco”.

Il novello governo di Hitler stava tentando di contenere la crescente tensione, sia all’interno della Germania che al di fuori. Negli Stati Uniti perfino il Segretario di Stato Cordell Hull telegrafò al Rabbino Stephen Wise del Congresso Ebraico Americano chiedendo prudenza:

“Mentre ci fu per un breve tempo un maltrattamento fisico degli ebrei, questa fase può essere considerata terminata a tutti gli effetti. Una stabilizzazione sembra essere stata raggiunta nell’ambito del maltrattamento personale. Voglio sperare che la situazione che ha causato così tanta preoccupazione diffusa in questo paese, ritorni presto normale”.

Nonostante ciò, i dirigenti della comunità ebraica si rifiutarono di rallentare. Il 27 Marzo vi furono marce di protesta simultanee al Madison Square Garden, a Chicago, Boston, Philadelphia, Baltimora, Cleveland ed in 70 altre località. La protesta di New York fu trasmessa in tutto il mondo.

La sostanza fu che la “Nuova Germania“ venne dichiarata essere una nemica degli interessi ebraici e quindi bisognava strangolarla economicamente.

Questo fu PRIMA che Hitler decidesse di boicottare le merci ebraiche.

Fu proprio in risposta a ciò che il governo tedesco annunciò il boicottaggio di un giorno dei negozi tedeschi in Germania il 1° Aprile 1933

Il Ministro della Propaganda tedesco Dr. Joseph Goebbels affermò che, trascorso il giorno di boicottaggio, se non vi fossero stati ulteriori attacchi alla Germania, questo sarebbe stato sospeso.

Hitler stesso replicò al boicottaggio ebraico e alle minacce in un discorso del 28 Marzo 1933, quattro giorni dopo la dichiarazione di guerra economica da parte dell’ebraismo mondiale, con queste parole:

“Ora che i locali nemici della nazione sono stati eliminati dal Volk (popolo) stesso, ciò che abbiamo atteso a lungo non finirà. I criminali marxisti e comunisti assieme ai loro istigatori ebraico-intellettuali, che hanno portato con se i loro capitali oltre confine al momento giusto, stanno scatenando una campagna di agitazioni sediziosa e senza scrupoli contro il popolo tedesco nel suo insieme. Menzogne e diffamazioni di una perversità da fare accapponare la pelle vengono lanciate contro la Germania. Storie orribili di corpi smembrati di ebrei, occhi strappati dalle orbite e mani amputate stanno circolando col preciso scopo di diffamare il popolo tedesco nel mondo per la seconda volta, proprio come riuscirono a fare nel 1914”.

Questo avvenimento, e cioè che l’ordine di Hitler del 28 Marzo 1933 di boicottaggio fu una diretta risposta alla dichiarazione di guerra economica alla Germania, da parte della dirigenza ebraica mondiale, fu sapientemente omesso dalla storia. Infatti l’ordine di Hitler viene oggi descritto come un puro atto di aggressione ma le circostanze che lo hanno provocato vengono raramente descritte.

Nemmeno Saul Friedlander nella sua estesa panoramica della politica tedesca Nazi Germany and the Jews (La Germania Nazista e gli Ebrei), menziona il fatto che la dichiarazione di guerra ebraica ed il relativo boicottaggio di merci tedesche precedette il discorso di Hitler del 28 Marzo 1933.

I lettori più acuti saranno propensi a chiedere perché Friedlander considerasse questo capitolo storico così irrilevante.

Il fatto era che si trattava dell’ebraismo organizzato come entità politica, e non la comunità ebraica tedesca in se stessa, a sparare il primo colpo nella guerra con la Germania.

La replica tedesca fu difensiva e non offensiva. Se questo fatto fosse ampiamente noto oggi, getterebbe una nuova luce su quei successivi avvenimenti che portarono allo scoppio del conflitto mondiale che seguì.

Per capire la reazione di Hitler alla dichiarazione di guerra ebraica, è vitale comprendere lo stato critico in cui versava a quel tempo l’economia tedesca.

Nel 1933 l’economia tedesca era a soqquadro. Tre milioni di tedeschi erano assistiti dallo stato e vi erano sei milioni di disoccupati. L’iper-inflazione aveva distrutto la vitalità economica della nazione tedesca. Inoltre la propaganda anti-tedesca che imperversava sulla stampa mondiale rafforzò i propositi dei nemici della Germania, specialmente i polacchi ed il loro aggressivo alto comando militare.

I leaders ebraici non stavano bluffando. Il boicottaggio era un atto di guerra non solo in senso metaforico: era un mezzo, ben congegnato, per distruggere la Germania come entità economica, sociale e politica. Lo scopo del boicottaggio ebraico a lungo termine contro la Germania era di portarla alla bancarotta con riguardo alle riparazioni di guerra impostele dopo la Prima Guerra Mondiale e mantenere la Germania demilitarizzata e vulnerabile.

Tale boicottaggio, infatti, fu rovinoso per lo stato tedesco. Studiosi ebraici, come Edwin Black, riportarono che, in risposta al boicottaggio, le esportazioni tedesche furono ridotte del 10% e molti chiedevano il congelamento dei beni tedeschi all’estero (Edwin Black, L’Accordo di Trasferimento – La Storia non raccontata del Patto Segreto fra il Terzo Reich e la Palestina Ebraica, New York, 1984).

Gli attacchi alla Germania non cessarono. La dirigenza mondiale ebraica divenne sempre più aggressiva ed iniziò a smaniare.

Una Conferenza Internazionale del Boicottaggio Ebraico si tenne ad Amsterdam per coordinare la campagna in corso. Venne tenuta sotto gli auspici della Federazione Mondiale Economica Ebraica, della quale fu eletto presidente Samuel Untermyer, il famoso procuratore di new York City e per lungo tempo mediatore del potere politico.

Al suo ritorno negli Stati Uniti, alla vigilia della conferenza, Untermyer rilasciò un discorso alla Radio WABC di new York, una trascrizione del quale fu pubblicato sul The New York Times il 7 Agosto 1933.

L’infiammante oratoria di Untermyer chiamava ad una “guerra sacra” contro la Germania, asserendo che la Germania era impegnata in un progetto per “sterminare gli ebrei“.

Ecco quanto disse, in parte:

La Germania, da una nazione di cultura, è stata trasformata in un vero e proprio inferno di bestie crudeli e selvagge. E’ perché lo dobbiamo non solo alla nostra progenie perseguitata ma al mondo intero che bisogna colpire in modo tale da liberare l’umanità dal ripetersi di questa incredibile tragedia.
Ora o mai più le nazioni del mondo devono fare causa comune contro il massacro, la fame, l’annientamento, le demoniache torture, la crudeltà e le persecuzioni che vengono inflitte giorno dopo giorno su questi uomini, donne e bambini.
Quando il tutto verrà alla luce. Il mondo avrà davanti un quadro così tremendo nella sua barbara crudeltà che l’inferno della guerra e le presunte atrocità belghe impallidiranno se paragonate a questa campagna diabolica, deliberata, pianificata a sangue freddo e già in parte eseguita per lo sterminio di un popolo fiero, gentile, leale e rispettoso delle leggi.
Gli ebrei sono gli aristocratici del mondo. Da tempo immemorabile essi vengono perseguitati ed hanno visto i loro persecutori andare e venire. Solo loro sono sopravissuti.
E così la storia si ripete, ma ciò non fornisce una ragione perché noi si debba permettere il ritorno all’età buia di quella che una volta era una grande nazione o evitare di salvare queste 600.000 anime dalle torture dell’inferno.
Ciò che proponiamo, ed in tal senso siamo già andati avanti, è di perseguire un puro boicottaggio economico difensivo che mini il regime hitleriano riportando il popolo tedesco alla ragione, distruggendo le loro esportazioni dalle quali dipende la loro esistenza.
Questo è ciò che proponiamo e stiamo già organizzando l’opinione mondiale ad esprimersi nel solo modo in cui la Germania può essere portata alla ragione”.

Untermyer raccontò poi ai suoi ascoltatori una storia totalmente fraudolenta sulle circostanze del boicottaggio tedesco e come ebbe origine. Egli proclamò che i tedeschi stavano procedendo verso un piano per “sterminare gli ebrei“:

“Il regime di Hitler si è instaurato e sta perseguendo il suo boicottaggio per sterminare gli ebrei affiggendo manifesti sui negozi ebraici, mettendo in guardia i tedeschi dal commerciare con loro, mettendo in prigione i negozianti ebrei e facendoli camminare a centinaia per le strade sotto lo sguardo delle truppe naziste per il solo crimine di essere ebrei, espellendoli dalle professioni svolte nelle quali molti di loro hanno raggiunto posti di rimordine, escludendo i loro figli dalle scuole, gli uomini dai sindacati di categoria, chiudendo loro in faccia ogni via di sviluppo, chiudendoli in campi di concentramento, facendoli morire di fame, torturandoli senza motivo, usando ogni tipo di tortura inumana oltre ogni concezione, fino a suicidio sopravenuto come unico mezzo di fuga, tutto questo perché sono o i loro avi erano ebrei e col solo scopo di sterminarli”.

Untermyer concluse il suo discorso ampiamente menzognero ed isterico dichiarando che con l’aiuto degli “amici cristiani….pianteremo l’ultimo chiodo nella bara dell’integralismo e del fanatismo…”.

Che queste affermazioni contro la Germania fossero state fatte ben prima dell’affermazione circa le camere a gas o del piano per “sterminare” gli ebrei da parte di storici ebraici, la dice lunga sulla natura della campagna di propaganda scatenata contro la Germania.

Tuttavia in questo stesso periodo si videro strani sviluppi prendere forma: la primavera del 1933 fu anche testimone dell’inizio di un periodo di collaborazione fra il governo tedesco ed il movimento sionista in Germania e Palestina per aumentare il flusso di immigranti e capitali ebraico-tedeschi verso la Palestina.

Gli odierni sostenitori dell’Israele sionista e molti storici sono riusciti a mantenere il patto germano-sionista segreto nei confronti del pubblico per decenni e mentre la maggior parte degli americani non ha la minima idea che ci possa essere stata una cooperazione fra la dirigenza nazista ed i fondatori di quello che poi divenne lo stato di Israele, la verità ha cominciato ad emergere.

Il libro dello scrittore dissidente ebreo Zionism in the Age of the Dictators (il Sionismo nell’Era dei Dittatori), pubblicato da una piccola casa editrice e che non ricevette la pubblicità che meritava dai media di “regime” (ossessionati dall’epoca dell’Olocausto), è stato forse lo sforzo maggiore per spiegare questo evento.

In risposta a Brennar e ad altri, la reazione sionista di solito consisteva nel dichiarare che la loro collaborazione con la Germania nazista fu intrapresa col solo scopo di salvare la vita degli ebrei.

Ma la collaborazione fu molto di più perché avvenne in un momento quando molti ebrei ed organizzazioni ebraiche chiedevano il boicottaggio della Germania.

Per i dirigenti sionisti, la presa di potere di Hitler tendeva la mano alla possibilità di far affluire immigrati in Palestina. In precedenza, la maggioranza degli ebrei tedeschi, che si identificavano come tedeschi, avevano poca simpatia per la causa sionista di voler promuovere la raccolta dell’ebraismo mondiale in Palestina. Ma i sionisti si accorgevano che solo l’antisemitismo di Hitler avrebbe spinto gli ebrei tedeschi anti-sionisti nelle braccia del sionismo.

Nel lamentare oggi il così detto “Olocausto” da parte dei sostenitori di Israele (per non parlare degli israeliani stessi), essi tralasciano di menzionare che nel rendere la situazione in Germania difficile per gli ebrei, in collaborazione col nazional-socialismo, faceva parte del piano.

Questa fu la genesi del cosiddetto Accordo di Trasferimento, cioè l’accordo fra gli ebrei sionisti ed il governo nazional-socialista per trasferire l’ebraismo tedesco in Palestina.

Secondo lo storico ebreo Walter Laqueur e molti altri, gli ebrei tedeschi erano ben lontani dall’essere convinti che l’emigrazione verso la Palestina fosse una soluzione. Inoltre, nonostante la maggior parte degli ebrei tedeschi si rifiutava di considerare i sionisti come loro leaders politici, è chiaro che Hitler proteggeva e cooperava coi sionisti allo scopo di implementare la soluzione finale: il trasferimento in massa degli ebrei verso il Medio Oriente.

Edwin Black, nel suo volume The Transfer Agreement (L’Accordo di Trasferimento), Macmillan 1984, affermava che sebbene la maggior parte degli ebrei non voleva affatto emigrare in Palestina, in virtù dell’influenza del movimento sionista all’interno della Germania nazista, la migliore possibilità per un ebreo di lasciare la Germania era quella di andare in Palestina. In altre parole, l’Accordo di Trasferimento decretava che i capitali ebraici potevano solamente andare verso la Palestina.

Quindi, secondo i sionisti, un ebreo poteva lasciare la Germania solo se andava verso levante.

La difficoltà principale dell’Accordo di Trasferimento (o addirittura l’idea di un accordo del genere) era rappresentata dagli inglesi (mandatari delle Nazioni Unite sul protettorato di Palestina) i quali chiedevano, come condizione dell’immigrazione, che ogni immigrato pagasse 1.000 Sterline al suo arrivo ad Haifa o altrove. La difficoltà era che tale valuta era quasi impossibile da ottenere in contanti in una Germania inflazionata e senza liquidità.

Laqueur scrive:

“Un’importante banca tedesca congelerebbe i fondi pagati dagli immigrati in conti bloccati per esportatori tedeschi, mentre una banca in Palestina controllerebbe la vendita di merci tedesche in Palestina, mettendo così a disposizione degli immigrati la necessaria valuta straniera in loco. Sam Cohen, co-proprietario della Hanoaiah Ltd. e iniziatore del progetto di trasferimento, fu tuttavia oggetto di lunghe obiezioni da parte della sua gente e alla fine dovette convenire che un tale accordo di trasferimento poteva essere concluso solo ad un livello molto più alto con una banca in proprio anziché con una compagnia privata.
La rinomata Anglo-Palestine Bank a Londra venne chiamata a far parte del progetto di trasferimento e venne creata una fiduciaria per questo fine”.

Tutto ciò è di vitale importanza nel trattare i rapporti fra il sionismo ed il nazional-socialismo in Germania negli anni 30. I rapporti non erano solo di comune interesse e di favoritismo politico da parte di Hitler, ma una stretta relazione finanziaria con le famiglie bancarie tedesche ed istituzioni finanziarie.

Black scrive:

“Per i sionisti era importante sovvertire il boicottaggio anti-nazista. Il sionismo aveva bisogno di trasferire i capitali degli ebrei tedeschi e le merci erano il solo mezzo disponibile. Ma presto i dirigenti sionisti compresero che il successo della futura economia ebraico-palestinese sarebbe stata intimamente legata alla sopravvivenza dell’economia tedesca. La dirigenza sionista fu quindi costretta ad andare oltre. L’economia tedesca avrebbe dovuto essere salvaguardata, stabilizzata e, se necessario, rinforzata. E fu così che il partito nazista e gli organizzatori sionisti condivisero lo stesso obiettivo di far riprendere l’economia tedesca”.

Si poté notare una spaccatura nell’ebraismo mondiale attorno al 1933 e oltre. Innanzitutto c’erano gli ebrei non sionisti (in particolare il Congresso Mondiale Ebraico fondato nel 1933), i quali, da una parte, chiedevano il boicottaggio e l’eventuale distruzione della Germania.

Black evidenzia che molte di queste persone non erano solo a New York e ad Amsterdam ma in buona parte venivano dalla Palestina stessa.

Dall’altra, invece, si può notare l’uso ragionevole di questi sentimenti da parte dei sionisti nella ricerca di un eventuale re-insediamento in Palestina. In altre parole, possiamo dire (Black non ne fa accenno) che il sionismo crede che, siccome gli ebrei si sarebbero diretti verso levante, sarebbe stato necessario un flusso di capitali per far funzionare una nuova economia.

Il risultato fu il convincimento che il sionismo avrebbe dovuto allearsi col nazional-socialismo, così il governo tedesco non avrebbe impedito il flusso di capitali ebraici fuori dal paese.

Ciò servì agli interessi sionisti nel momento in cui gli ebrei alzavano la voce con le loro denunce circa le pratiche messe in atto dai tedeschi contro di essi per spedirli verso levante, ma, dall’altra parte, Laqueur afferma che “i sionisti divennero motivati a non compromettere l’economia o la valuta tedesca“.

In altre parole, la dirigenza sionista della diaspora ebraica era una dirigenza di sotterfugio e subdola e che solo con l’avvento dell’ostilità tedesca verso l’ebraismo convinse gli ebrei del mondo che l’immigrazione era la sola via d’uscita.

Il fatto è che la fondazione dello stato di Israele non è che una frode. I sionisti non rappresentavano che una piccola minoranza degli ebrei tedeschi nel 1933.

D’altro canto, i padri sionisti d’Israele vollero forti denunce circa le “crudeltà” tedesche nei confronti degli ebrei, mentre allo stesso tempo chiedevano moderazione così il governo nazional-socialista sarebbe rimasto stabile finanziariamente e politicamente. Così il sionismo boicottò il boicottaggio.

Ad ogni buon conto, il governo nazional-socialista fu la cosa migliore che potesse capitare nella storia del sionismo poiché “provò” a molti ebrei che gli europei erano irrimediabilmente anti-ebraici e che la Palestina era l’unica soluzione. Il sionismo arrivò a rappresentare la stragrande maggioranza degli ebrei solamente con l’imbroglio e la cooperazione con Adolf Hitler.

Per i sionisti, sia le denunce delle politiche tedesche verso gli ebrei (per mantenere gli ebrei impauriti), sia il rinvigorimento dell’economia tedesca (per raggiungere l’insediamento finale), erano prioritari per il loro movimento. Ironicamente, oggi i leaders sionisti di Israele si lamentano amaramente dell’orribile ed inumano regime nazional-socialista. Così la frode continua.

lunedì 27 luglio 2009

Via Rasella: la democrazia antifascista in azione

L'ennesimo esempio di una giustizia (con la “g” minuscola) e di un sistema legislativo perennemente asserviti ai dogmi della Storia ufficiale, nonché della vergognosa censura che si attua nei confronti di coloro che studiano seriamente la Storia senza il cappio al collo dei mondialisti e dei loro lacchè comunisti, arriva in questi giorni dalla Corte di Cassazione.

Da questo momento in poi, chiunque definirà “massacratori” i partigiani che compirono l'attentato di Via Rasella, che ho spiegato (credo) esaustivamente qui e che invito a leggere con attenzione per poter capire al meglio - http://chessaandrea.blogspot.com/2009/03/le-fosse-ardeatine-perche-fu-legittima.html – attentato nel quale trovarono la morte non solo soldati tedeschi ma anche civili (fra cui un bambino orrendamente dilaniato dall'esplosione), commette il reato di diffamazione. Sic et simpliciter.

Ci aveva già provato il quotidiano Il Tempo a cercare di ripristinare, almeno un minimo, la verità storica. Cioè che l'attentato di Via Rasella non fu una azione di guerra fatta nel rispetto degli allora vigenti regolamenti nazionali ed internazionali, e che quindi fu solo “un inutile massacro”. Il giornale aveva definito “massacratori di civili” i partigiani che compirono l'attentato in Via Rasella.

Contro poche righe si era subito mossa Elena Bentivegna, figlia della gappista Elena Capponi e Rosario Bentivegna, la quale aveva perso inizialmente una causa per diffamazione contro il quotidiano; sentenza poi riabilitata in Cassazione.

Ma la democratica censura antifascista non poteva certo permettere che gli eroi della Resistenza venissero qualificati con altri epiteti diversi da quelli stravecchi e bugiardi di una Storiografia partigiana e parziale. Perciò scatta subito la condanna: non sia mai che riemerga la verità storica dopo settanta anni di bugie e menzogne!

D'ora in poi, pertanto, anche noi, che abbiamo molti meno mezzi di sopravvivenza rispetto al quotidiano Il Tempo, dobbiamo stare attenti. Non potremo più usare il termine di “massacratori”: sappiamo che il potere giudiziario sta su di noi, come un corvaccio menagramo, pronto a castigarci al minimo errore.

D'ora in poi saremo costretti ad usare un altro termine, che magari non c'entri nulla con quello sopracitato. Siete chiamati, da lettori intelligenti, ad uno sforzo di interpretazione non indifferente. Perché se io scrivo che l'attentato di Via Rasella era un inutile paparaquaquà compiuto da dei poriponziporiponzitori, dobbiamo capirci.

Piccoli trucchi di sopravvivenza per restare a galla nella democrazia del Grande Fratello e dei suoi bravi, e per continuare a dire la verità contro una stampa, una politica e una magistratura eternamente asserviti e schierati agli innominabili poteri.

domenica 26 luglio 2009

In ricordo di Manlio Morgagni

Ricevo e inoltro.
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L'ultimo periodo della vita di Manlio Morgagni è tormentato da una chiusa crescente ansia per le condizioni del Paese.
Nel novembre del '42 cominciarono le sue preoccupazioni. La salute del Duce è cagionevole; per Lui è una acutissima spina nel cuore. La guerra va male; l'interno mormora. L'autunno è sempre stato contrario al successo delle nostre armi. Si spera molto nella primavera che verrà. Il mese di dicembre è tristissimo. Per cause diverse Morgagni si stabilisce a Roma. La casa, non ancora finita, lo rende nervoso; sa che gli è necessaria, eppure non vorrebbe condurla a termine. Soffre di tale necessità, e invece la chiama superflua. Il suo spirito si dibatte fra questi primi contrasti. Nel gennaio del '43 ricorre il venticinquesimo dell'unione con la sua compagna. Di ritorno da un viaggio all'estero, è chiamato dal Duce proprio nel giorno in cui cade il lieto anniversario. Nel colloquio vi accenna. Il Duce gli dà una fotografia con affettuosa dedica per la sua Bice. Orgoglioso, gliela porta, come il più bel regalo. Dopo qualche giorno Tripoli cade. Il tradimento che si ordisce per far crollare il Fascismo comincia a produrre i suoi effetti.
Segue tutto un periodo fosco. Manlio sente che forze occulte minano l'interno del Paese e la compagine dello stesso Partito; si agita per individuarle, ma invano. Sventa calunnie, smentisce dicerie, combatte tutt'uomo contro il malanimo del popolo, ormai avvelenato da una propaganda subdola e deleteria. Le nostre armate libiche continuano a retrocedere. Il fermento cresce, si estende, minaccia. Morgagni se ne dispera. Comincia a dubitare vi si possa porre riparo. Anche la sua Stefani è insidiata. Un attacco ingiusto aumenta il suo smarrimento. Non può ammettere che esista tanta perfidia da voler attaccare nel suo prestigio l'organismo cui Egli ha dato vent'anni di appassionato lavoro per farne strumento di bene al Paese. Il Duce, con un comunicato tempestivo, gli dà una soddisfazione meritata; del che Morgagni Gli sarà, come sempre, riconoscente.
Ma anche in seno all'Agenzia si svolge un lavorìo subdolo e corrosivo. Per quella lealtà romagnola che in Lui, come in tutti gli esseri forti e generosi, si accompagna ad una eccessiva buonafede, Egli non può neanche lontanamente sospettare che si cerchi di colpire Lui stesso per tradire il suo grande Amico. Si trama, per strappargli la "Stefani" elemento motore della stampa e della vita pubblica. Infine, comprende. Ma la sua salute, già scossa, deperisce giorno per giorno.
La sua compagna avverte, sgomenta, questo progressivo indebolirsi delle sue energie, e richiama l'attenzione del medico amico. Cerca sempre di rincorare il suo Manlio con la certezza che il Duce saprà capovolgere la situazione. Ma tutto precipita ormai. L'invasione della Sicilia lo porta alla disperazione. Vive giornate in cui la sua mente è lontana dai familiari. Si ciba pochissimo e di malavoglia, solo dietro le ripetute insistenze di chi gli vuol bene.
Alcune frasi turbano la sua compagna: "Se toccano il mio Duce, ricordati : scompaio anch'io. Nè con gli uni nè con gli altri non andrò mai". Ma essa, per l'immenso affetto che gli porta, non può ammettere che quel proposito debba attuarsi. Al primo bombardamento di Roma Egli decide di allontanare la vecchia zia Cesira e la sua Bice; ma esse non vogliono lasciarlo. "Potrebbe accadere qualcosa di grave: uno sbarco... Come fareste voi?... No, no, ho bisogno di esser solo, e di sapervi al sicuro". Alla fine, esse debbono cedere; il 22 luglio partono per recarsi presso Irma, la sorella di Lui, a Gallignano, nel cremonese, dov'Egli promette di raggiungerle presto. È la vigilia angosciosa. Dall'apertura del Gran Consiglio vive in una spasmodica attesa. È sempre attaccato al telefono per avere notizie da Palazzo Venezia, dal Viminale. Nulla. Silenzio da ogni parte. È schiantato dal dubbio di qualche colpo di scena. Tutta la notte dal 24 al 25 si fa tenere compagnia dall'amico Giuseppe Campanelli per vegliare insieme e insistere ancora presso la "Stefani". Al mattino, dopo aver scritto parecchio, esce per recarsi al suo ufficio, donde potrà anche tenersi più agevolmente a contatto coi Ministeri. Allo svolto di Via Massimo vede per l'ultima volta l'auto che porta il suo Duce a Palazzo Venezia. Dal suo tavolo di lavoro scrive una lettera abbastanza serena alla sua Bice. Ritorna a casa, ma sempre senza notizie. Insiste nuovamente per averne dal suo ufficio. Nulla. Il Direttore politico, protòtipo dell'italiano traditore di quel fosco periodo, lo tiene all'oscuro di tutto, mentre egli tutto sa.
Morgagni non ha più pace, ma a due amici che gli sono vicini e lo colmano di attenzioni, si mostra calmo, forse per eludere la loro vicinanza. Alla fine, si accomiata da essi con una frase insolita: "Sia fatta la volontà di Dio". Durante la giornata, a mezzodì, aveva fatto telefonare a sua moglie, ansiosa di notizie, che Egli sta bene e raccomanda a Lei e ai familiari di stare tranquilli. Tale l'ultimo saluto alla sua donna, ignara di quanto si sta preparando ai danni del Duce e di conseguenza al suo Manlio.
Alle ventidue squilla il telefono. L'uomo di Badoglio, il Direttore politico, dà la terrificante notizia delle dimissioni di Mussolini e forse del suo arresto. Morgagni è solo, nella disperazione del crollo. La sua luce si è spenta. Non è finito tutto per Lui? Infatti le sue ultime parole sono testualmente queste: "Il Duce si è dimesso. Il Re ha dato il Governo a Badoglio. La mia vita è finita. Viva Mussolini". Unico testimone della tragedia: il ritratto della sua compagna che Egli s'era posto dinanzi e che aveva voluto sempre vicino, nella sua camera. L'espressione della inconsapevole giovinetta diciottenne sembra velata da uno stupore smarrito: ha visto... La sua Bice, la sorella Irma, il marito sono accorsi a Roma. Vi trovano lettere di estremo saluto commoventissime.
Seguono giorni tristissimi, dolorosissimi. Molti dei creduti amici non si fanno vedere. Pochi coraggiosi hanno recato omaggio di fiori alla salma di Morgagni. La tragedia fascista è al culmine. Del Duce, per il quale ha dato la vita nella disperata certezza di non rivederlo più, nessuna notizia, o soltanto supposizioni. La salma ricomposta e vestita della sua divisa fascista, dai fratelli Campanelli è vegliata dai familiari e dai pochi amici rimasti. Al crepuscolo del 28 un breve e mesto corteo (altro non era consentito nei giorni sciagurati) esce dalla casa di Lui, accompagnandone la spoglia mortale in muta reverenza. Ancora si osa il saluto romano. Inquilini, passanti, umile gente che ne ha compreso il sacrificio, levano alto la destra in segno di omaggio. Anche la sua Bice, la sua compagna, dominando l'intimo strazio, è là, sulla soglia, col braccio proteso, quasi a testimoniare fieramente che la fede di Lui — quella fede che gli ha dato vita per trent'anni — continuerà fermissima in lei. Tutto ha osato col suo Compagno e tutto ancora oserà.
A Milano, pochi fiori: la sua Bice, i familiari, i pochi amici che hanno saputo della traslazione: Poli, Volpi, Vallicelli, che si è prodigato come un figlio, ma anche con l'ammirazione e la devozione di un discepolo. Dal suo testamento spirituale:"Se proprio la mia giornata dovesse aver termine, Bice sappia: Che al mondo io sono vissuto in fede e in bontà. Nulla ho mai fatto di male a nessuno. Ho prodigato più che mi fosse possibile il Bene. Non ho mai atteso riconoscenza o benemerenze. La mia coscienza non ha mai nulla temuto. Sono vissuto nel lavoro con onestà, metodo e volontà. Ho amato religiosamente la Famiglia e un Uomo: Benito Mussolini. A lui ho dedicato metà della mia vita. Lo seguii agli inizi della sua "Audacia", con la passione di una salda amicizia e ho proseguito a servirlo con la fede e la dedizione di gregario che al mondo ha avuto un solo "credo": Benito Mussolini, Duce del Fascismo. Al risorgere di Mussolini, la vedova si presenta a Lui, desiderosa di rendegli omaggio e di conoscere il suo pensiero sulla scomparsa del fedelissimo Morgagni. Ne è accolta con amabilità paterna. Il dolore cagionatogli dalla perdita del suo amico è manifesto nelle parole che Egli scandisce: "Il suo atto è spiegabile: non voleva assistere a questo orrore." E ne elogia la fedeltà e l'intelligente operosità. All'affermazione: "Duce, vi adorava" risponde: "Lo ha dimostrato". In seguito, richiesto dalla vedova, detta questa significativa epigrafe per la sua sepoltura:

QUI
NEL SONNO SENZA RISVEGLIO
RIPOSA MANLIO MORGAGNI
GIORNALISTA PRESIDENTE DELLA "STEFANI"
PER LUNGHI ANNI
UOMO DI SICURA INTEGRA FEDE
NE DIEDE - MORENDO - TESTIMONIANZA NEL TORBIDO 25 LUGLIO 1943

sabato 25 luglio 2009

La Sardegna va a fuoco


E' un gigantesco fronte di fuoco quello che, in queste ore, investe con una brutalità senza precedenti la Sardegna. Da nord a sud una enorme lingua di fiamme e di fumo che ha devastato abitazioni, ucciso centinaia e centinaia di capi di bestiame, bruciato decine di ettari di macchia mediterranea e di terreni agricoli, e che si è già presa due vite. La prima vittima è Mario Piu, morto nell'estremo tentativo di salvare le sue pecore – unica fonte di sostentamento – mentre la seconda è Antioco Serra, allevatore di 56 anni che è rimasto intrappolato nel fumo.

Tanti i roghi, spesso sviluppatisi a poca distanza l'uno dall'altro, che infliggono un duro colpo all'economia e alle vite dei sardi. Pozzomaggiore, Mores, Dolianova, Monte Arci, Sindia, Ittireddu, Semestene, Loiri, Berchidda, Mamusi, Pardu, San Nicolò Gerrei... sono tutti nomi accomunati da un unica tragedia, quella del fuoco.

Che, in questi giorni, vede i suoi principali alleati nel vento forte che soffia sull'Isola e nelle temperature elevatissime. Ma non solo: il complice più pericoloso è un altro. Perché se è vero quello che ha detto Giorgio Oppi, l'assessore per l'Ambiente che solo dopo qualche ora dal svilupparsi dei primi incendi parlava di un preciso intervento umano nell'appiccare gli incendi, l'intervento dei piromani sarebbe stato fondamentale nel far si che, da una parte all'altra della Sardegna, scoppiassero incendi e roghi simultaneamente.

Intanto si fa la conta dei danni: la Regione Sardegna ha parlato di circa 80 milioni di euro. Di questi ne verranno stanziati subito 3 per dare immediatamente il via ai primi interventi di ricostruzione e qualificazione.

Ma al di là del puro dato numerico, già incredibile di per se, vi è la tragedia umana: quella di due uomini morti, di centinaia di povere bestiole che nel fuoco hanno trovato la morte ed una sofferenza indicibile, e di centinaia di famiglie che tiravano avanti grazie all'allevamento e ai propri campi, e che ora non sanno più che cosa fare.

Bisognerebbe chiedersi: solo qualche banda di cialtroni – per i quali la forca può essere più che sufficiente – oppure è una strategia ben precisa? Perché spesso dietro la mano del piromane vi sono interessi immobiliari, la necessità di pascolo per i propri animali, l'interesse edilizio. Non sarebbe, purtroppo, la prima né l'ultima volta.

Se avesse ragione Oppi, che cosa bisognerebbe fare a questa gentaglia, che non ha alcun rispetto per i suoi simili, per gli animali e per l'ambiente? In tempi antichi era la pena di morte. Io credo oggi che i piromani possano essere equiparati a dei terroristi, con l'ulteriore aggravante dell'omicidio premeditato. Perché quando appicchi il fuoco sai benissimo che puoi uccidere.

venerdì 24 luglio 2009

Beata quella Nazione che ha i suoi eroi

Non si può non dire qualcosa sulle polemiche relative all'ultima frase di Berlusconi: “Non sono un santo, l'avete capito. Speriamo lo capiscano anche quelli di Repubblica”. Ci si potrebbe fermare qui, ma il nostro prosegue imperterrito: “A casa mia certe cose non possono accadere, perché io sono un uomo di cultura e di eleganza”.

Ci sarebbe da riflettere su quale sia la cultura di Berlusconi. Storica, innanzitutto. Perché un buon libro di Storia, ormai che è l'uomo più potente d'Italia, potrebbe anche leggerselo. Capirebbe, per esempio, che gli americani che loda un giorno si e l'altro pure – lungi dall'averci liberato – ci hanno imposto il loro ordine mondiale a suon di lutti e di massacri, facendoci retrocedere da Nazione rispettata ed ammirata ad un feudo del Medioevo. E capirebbe anche che, a tutti gli effetti, quelli che lui chiama “invasori” - cioè i Tedeschi – furono nostri alleati di guerra che abbandonammo nel momento del bisogno.

Certo, certo... è stato impegnato per tutta la sua vita a cercare di arricchirsi esageratamente. Ma ora che qualche soldino l'ha messo da parte, qualche buon libro di Storia non gli farebbe male.

Ma di quale cultura parla Berlusconi? Forse di quella che si è fatta frequentando le veline, la D'Addario oppure lo strimpellatore Apicella? Quella che traspare ogni giorno dalle sue reti televisive, dove la volgarità e le oscenità sono talmente asfissianti da essere diventate quasi noiose?

Ce lo dovranno spiegare, un giorno o l'altro.

Ma lui dice anche che si, ormai lo dovremmo aver capito tutti, lui non è un santo. Già questo dimostra che, come popolo italiano, siamo scesi davvero in basso. Perché il popolo italiano non vuole sapere le ragioni che hanno portato Berlusconi ad iscriversi alla P2, a diventare uno dei principali esponenti del mondialismo e della giudeo-massoneria internazionale, nonché del partito americanista. Né il popolo italiano vuole sapere quali siano stati i suoi rapporti con noti esponenti di Cosa Nostra. L'incivile popolo italiano queste cose le condona tutte. Ma che il Berlusca si trombi le ragazzine questo non va giù. Tipica ipocrisia di uno Stato drogato da decenni di propaganda vaticana.

Certo, un poco di buon gusto – che gli italiani sembrano aver ormai definitivamente perso – imporrebbe non dico che il Presidente del Consiglio sia un eremita, ma che almeno si tenga per se le sue trombate. Se gli tira ancora, pur con massicce dosi di pillole blu, buon per lui.

Se la faccia pure con la D'Addario, se gli pare. Ma il potere non è solo il puro e semplice comando; è anche responsabilità, il dare l'esempio. Perché se chi comanda – cioè chi ci rappresenta – si dimostra un personaggio indegno e squallido, non ci rimettiamo solo come immagine di Nazione. Ma c'è qualche cosa di peggio. Perdiamo l'esempio di chi ci governa. Se lo ha fatto Berlusconi, che è Presidente del Consiglio, non posso farlo io? Anzi, fa pure tendenza!

E' grave, perché io penso che l'Italia non abbia gli anticorpi culturali per resistere a questo imbarbarimento civile e culturale che la bombarda giornalmente.

Una marea di volgarità e di oscenità che aumenta in maniera esponenziale in estate. Sono sicuro di non essere il primo a fare questa osservazione. Se nei mesi invernali riusciamo, con una buona dose di pazienza e di fortuna, a trovare qualche cosa di decente in televisione, è pur vero che in estate questo minimo apporto viene a mancare. E' tutto un elencarci le previsioni del tempo, i modi migliori di prendere la tintarella, un consigliarci come affrontare il caldo con servizi televisivi che vengono riciclati da anni... E, immancabilmente, una vagonata di culi e di tette delle varie mignotte di regime, troiette senza arte né parte il cui unico scopo è esibire la propria carne e la propria ignoranza.

Sia ben chiaro: chi scrive non è un moralista. Il sottoscritto ha 26 anni e non si preclude alcun genere di svago o di divertimento. Ma qualunque persona equilibrata conosce bene la necessità di diversificare le proprie attività e i propri hobby. Potreste anche stare cinque o sei ore rinchiusi in camera da letto con una splendida ragazza; ma dopo sentireste comunque l'esigenza di fare altro. Una passeggiata, guardare la tv, andare al cinema. magari anche politica, o volontariato. Stessa cosa per la tv: è piacevole, per gli uomini, che alcuni programmi televisivi siano infarciti di belle ragazze. Ma quando la carne esibita diventa troppa, e si scade nella volgarità e nella monotonia, qualunque persona che non sia mentalmente malata – o sessualmente frustrata – capisce che è troppo.

Ecco come si perde la capacità di dare l'esempio. La televisione propone continuamente modelli di comportamento totalmente irreali ed irraggiungibili, oltreché idioti. Quello che conta per i ragazzini di oggi non va oltre il vincere qualche trasmissione idiota, scopare nei cessi delle discoteche o diventare famosi.

Non c'è più alcuna idea (per non dire ideale), alcuna aspirazione, alcun sogno.

Qualche tempo fa leggevo, non ricordo dove, che in Giappone hanno eretto un monumento ad una alunna prodigio, particolarmente studiosa ed intelligente. Le comitive di studenti erano invitate ad andare a vedere questo monumento e ad informarsi sulle imprese della ragazzina in questione, al fine di poter essere come lei ed impegnarsi pertanto negli studi. Ecco l'esempio, l'esigenza di un modello nobile da imitare per migliorare se stessi.

Se una cosa del genere venisse fatta in Italia, sono sicuro che l'iniziativa sarebbe bollata come retrograda, inutile, subirebbe gli sberleffi di una stampa asservita e schierata. Gli unici monumenti che sappiamo costruire sono quelli in onore di Manuela Arcuri. Non è uno scherzo: al sud, in una città di mare, esiste veramente un monumento dedicato all'attricetta, che ripropone fedelmente le forme della stessa; non escluso, ovviamente, il seno, che a quanto pare è l'unica caratteristica che abbia reso questa “signora” famosa. I cittadini cercano di toccare il seno (del monumento) come augurio di buona fortuna.

Ecco a chi facciamo i monumenti noi italiani. In Giappone alla studentessa, in Italia a Manuela Arcuri.

Le favole cercavano di fare proprio quello che noi non facciamo e non abbiamo più: dare l'esempio, un modello di comportamento razionale, moprigerato, semplice. Chi di voi non si è mai immedesimato in Hansel e Gretel, che con un colpo d' astuzia battono la strega cattiva per riscattare se stessi dalla fame e dalla povertà? E chi di voi, da bambino, non stava attentissimo quando la mamma raccontava dell'intrepido cacciatore che liberava la nonna e la nipotina dalla pancia del lupo cattivo? E a quale bambina non piaceva la favola di Cenerentola, la schiava umiliata e maltrattata che poi conosce una propria redenzione? Avevano una loro funzione pedagogica, le fiabe. Educavano, istruivano, aiutavano a sognare.

Oggi tutto questo sembra solo un ricordo anche a chi, come il sottoscritto, è relativamente giovane. Hansel e Gretel giocano alla Playstation; Cenerentola passa da un estremo all'altro: non va più al ballo prima di mezzanotte, ma si fa scopare sui cessi di una discoteca, dove le ragazzine si addestrano ad essere troie fin dalla più tenera età; il cacciatore non salva più nonne e bambine: tiranneggia i propri coetanei, brucia i senzatetto, ammazza e si ammazza gonfio di alcol il sabato sera...

L'inciviltà avanza, non conosce limiti né ostacoli, in estate ha il suo clou.

Oggi, le fiabe che vengono raccontate sono ben altre. Wladimir Luxuria, il travestito in quota Rifondazione Comunista, sta andando in giro nelle scuole a pubblicizzare un suo libro di favole. I protagonisti non sono né Hansel né Gretel, né Cenerentola né cappuccetto Rosso, ma sono bambini omosessuali, transgender e transessuali. Più squallore o meno squallore... non c'è limite al fondo. Il tutto con la complicità delle istituzioni scolastiche, che in nome del politicamente corretto danno spazio a questo genere di eventi.

Ecco qui tutto quello che la sinistra che attacca Berlusconi per le sue frequentazioni con la D'Addario riesce a partorire dalla sua mente: le favolette dei travestiti. Berlusconi, in mezzo a questa gente, ci fa un figurone.

Qualcuno ha scritto che è beata la Nazione che non ha bisogno di eroi. Io invece dico che di eroi l'Italia non può farne a meno. Abbiamo disperatamente bisogno di esempi. Oppure anche solo e semplicemente di uomini.

sabato 18 luglio 2009

Trattato di Lisbona in Irlanda: i mondialisti ci riprovano.

Siamo costretti a prendere atto – per l'ennesima volta – che questa sedicente democrazia europea, in realtà, è soltanto una comoda veste con la quale il mondialismo e la massoneria cosmopolita cercano di imporre la loro visione a tutto il mondo.

Un lupo famelico travestito da agnellino.

Mentre in Italia, e in molti Stati europei, il trattato di Lisbona è stato approvato nel più totale silenzio – sia del mondo politico, sia dai media – scavalcando così la sovranità democratica dei cittadini, in Irlanda si voterà, ancora una volta, per la ratifica della costituzione europea che la mafia internazionale ha elaborato a Lisbona. Per la precisione si voterà il 2 ottobre.

Già questo basta per indurci a fare alcune considerazioni. Ripresentare il trattato di Lisbona in Irlanda, dopo neanche un anno dalla sua sonora bocciatura, è un esempio lampante di come il parere del popolo venga ignorato.

Gli irlandesi avevano già detto NO al trattato di Lisbona, per la precisione a giugno dello scorso anno. Ora lo stesso referendum viene ripresentato tale e quale. Ci dicano: se non passasse neanche questa volta – cosa che personalmente mi auguro con tutto il cuore – lo riproporrebbero una terza volta? E magari una quarta? E forse anche una quinta?

Ecco la democrazia del Grande Fratello: il popolo è sovrano, e vota in continuazione le stesse cose fino a quando non si ottiene il risultato voluto dalla burocrazia europoide. Bella democrazia!

Perché augurarsi che il trattato di Lisbona non passi? Perché minerebbe, ancor più, quella già minima sovranità nazionale della quale godono gli Stati europei.

Sia chiaro: la situazione dell'Italia è quella di essere una colonia americana, e non uno Stato Nazionale, né tantomeno una comunità organica. Perché diciamo questo?

Perché la sovranità di uno Stato si compone, essenzialmente, di tre elementi fondamentali: sovranità economica, sovranità militare e sovranità politica (interna ed estera), in ordine di importanza. L'Italia non ha niente di queste tre cose.

Non ha sovranità economica, in quanto non dispone né gestisce autonomamente l'emissione e la distribuzione di moneta, in quanto tale incombenza è relegata fondamentalmente alla Banda d'Italia e alla banca Centrale Europea, le quali sono due banche “private”. Sono i banchieri – e non i politici democraticamente eletti dal popolo – a gestire i soldi degli Stati nazionali, cioè nostri.

Non ha sovranità militare, a causa della sudditanza totale da parte dell'Italia nei confronti degli USA. Sudditanza che ha imposto all'Italia sconfitta nella seconda guerra mondiale non solo pesanti sanzioni riguardanti la riorganizzazione del proprio esercito, ma l'ha anche legata mani e piedi al carro americano.

Sicchè, mancando sia la sovranità economica che quella militare, lo Stato italiano non può avere una propria politica interna od estera. Già Ezra Pound diceva che uno Stato che non controlla la propria moneta non è uno Stato. L'Italia quindi non può avere neanche una propria politica europea, ed è costretta a piegarsi ai diktat degli americani.

Tutto ciò pesa come un macigno sui destini della Patria. La quale, comunque, almeno nominalmente e giuridicamente è una Nazione.

Il trattato di Lisbona minaccia anche quella che per molti è solo una semplice convenzione. Innanzitutto il trattato delegherebbe molte questioni al Parlamento Europeo, che verrebbe quindi ad avere più importanza di quello italiano. Gli italiani verrebbero governati da parlamentari e commissari europei che, sostanzialmente, non hanno scelto con un voto democratico.

Si introdurrebbe il mandato di cattura europeo: un cittadino di qualunque Nazione aderente al trattato potrebbe essere giudicato in qualsiasi paese. Potremmo quindi trovarci costretti a difenderci davanti a giudici e magistrati dei quali non conosciamo gli ordinamenti giuridici, né forse neanche la lingua.

Una vera e propria manna dal cielo per il politicamente corretto: quale migliore strumento per punire e sanzionare tutte le idee controcorrente, scomode ai potenti, a cominciare dai coraggiosi tentativi di quanti, in Italia e non solo, tentano di smascherare le menzogna e la truffa più grande di tutte, cioè quella olocaustica?

Un unico, gigantesco, grande calderone: l'Europa cessa di esistere definitivamente come il continente che ha guidato la rivoluzione scientifica e culturale per secoli, per diventare un vomitevole ammasso di meticci e bastardi. Il grande sogno della massoneria: il governo mondiale.

In Italia non c'è un partito che abbia il coraggio di esprimere con serietà e chiarezza queste posizioni. O meglio: esiste, ma lotta quotidianamente contro l'ignoranza, i sabotaggi, le intimidazioni (politiche, giudiziarie e talvolta anche fisiche). E' il Movimento Fascismo e Libertà.

E nel frattempo? Informiamo, militiamo, lavoriamo con tutti i mezzi a nostra disposizione. E tifiamo Perché l'Irlanda dica NO al referendum. Sarebbe un secondo e clamoroso sganassone ai mondialisti.

venerdì 17 luglio 2009

Grillo, sempre più guitto d'avanspettacolo

Non posso esimermi – seppur in leggero ritardo – dal commentare le ultime mosse di quel guitto d'avanspettacolo che risponde al nome di Beppe Grillo.

Qualche mese fa, quando il guitto in questione faceva parlare di se – grazie a quei media che dichiarava corrotti e che nonostante tutto gli davano tanto spazio – presunti camerati (che, stranamente, sono sempre defilati quando si tratta di avviare qualche iniziativa targata MFL) ci scrissero chiedendoci di partecipare. O di unirci in qualche modo, alle iniziative del guitto. Qualcuno – con grande faccia di bronzo – parlava anche di “Grillo camerata” per la sua scelta di piazzare il suo V-Day – buffonata con la quale, da un palco, insultava volgarmente la classe politica tutta – il giorno dell'8 settembre. Quel giorno, cioè, che dovrebbe essere un giorno di vergogna e di umiliazione nazionale non solo per i Fascisti, ma per chiunque ami l'Italia. Che, in quel giorno, fece il più clamoroso ed indecente voltafaccia di tutta la sua Storia, mentre il Re e gli Stati maggiori, capito l'andazzo, andavano a gettarsi ai piedi degli invasori americani mentre i soldati mussoliniani cercavano disperatamente di tenere il fronte contro i nemici.

Anche il V-Day di Grillo fu indecente. Per capire quanto Grillo fosse “camerata” bastava guardare le bandiere che venivano sventolate sotto il palco, prevalentemente di colore rosso. Lo stesso colore con il quale – senza che la Magistratura faccia un bà – si chiedono altri piazzale Loreto per i fascisti o si cantano canzoni di incitamento all'odio ed all'omicidio contro gli avversari politici. Se gli idioti che ci hanno accusato di essere settari e retrivi ad ogni cambiamento e ad ogni apertura vogliono “aprirsi” con siffatta feccia umana, facciano pure. Noi continuiamo per la nostra strada.

In questi giorni Grillo – molto probabilmente per avere un po' di notorietà che in questi ultimi tempi gli è mancata – ha candidamente dichiarato di volersi iscrivere al PD. Ciò basterebbe, per qualunque persona dotata di buon senso, per capire che anche lui è una valvola di sfogo sempre ad uso e consumo del regime, il quale preferisce che i cittadini “contro” vadano in piazza a fare gli idioti e a sventolare bandiere rosse piuttosto che affiliarsi a movimenti seri, realmente capaci di cambiare la situazione.

Se infatti fosse tanto pericoloso come dice, subirebbe costantemente censure e soprusi, proprio come li subiamo noi. Invece è lì, sempre con i suoi spazi garantiti sui giornali e sulle tv.

Adesso scopriamo la sua vera natura. Il quale dimostra di saper incarnare la perfetta figura del politico italico. Contraddittorio, inconcludente, voltagabbana.

Anni ed anni passati ad insultare tutto e tutti, chiamando “Topo Gigio” quello e “Psiconano” quell'altro, strepitando contro una classe politica corrotta ed inefficiente, per poi salire su uno dei due carrozzoni più grandi. In tipico stile italico e partigiano, del resto.

Ma non bisognava arrivare a tanto per capire la vera natura di Grillo. Che legittimità dare ad un personaggio che (a suo dire) lotta contro l'inquinamento ma gira in SUV e motoscafo? Che strepita contro la povertà e le classi dirigenti e finanziarie rapaci ed aggressive ma poi – con quegli stessi metodi – fa milioni di euro all'anno? Che si propone come nuovo Masaniello degli utenti internet, in difesa del peer to peer, ma poi denuncia un utente di E-bay che mette in vendita qualche suo dvd, manco si stesse parlando di non so quale contraffattore? Che grida contro il sistema dell'informazione e di governo, dopo essersi fatto un sacco di soldi proprio con quel sistema di informazione?

Certo: dare lezioni agli altri, e poi farsi solo i fatti propri, è molto più conveniente dell'esser coerenti sempre e comunque, anche quando le cose girano male.

E ora, neanche il sottoscritto se lo sarebbe mai immaginato, vuole entrare nel PD. Facendo, tra l'altro, una figura da miserabile. Quelli non solo hanno prima respinto la sua iscrizione, adducendo regolamenti dello Statuto, ma poi gli hanno chiuso la porta in faccia. Che il PD dimostri più coerenza di Grillo è incredibile. Come poteva pretendere di entrare in un partito che ha insultato in tutti i modi per anni?

Ma non si preoccupi. L'italiano medio – per il quale conta solo il Grande Fratello (intendendo la squallida trasmissione televisiva), il calcio della domenica e l'abbuffata in discoteca il sabato sera – difficilmente fa questi calcoli.

Il nuovo Masaniello, con questi caprioloni, ha la carriera politica assicurata. Siamo nell'Italia nata dalla resistenza, del resto.

lunedì 13 luglio 2009

L'ENI spreme, e se ne va

C'è da prendere atto che all'ENI, della Sardegna e dei suoi lavoratori, non interessa proprio nulla. E che la politica prevalente è stata quella “del limone”: spremere e spremere fino a che non esce più nemmeno una goccia, e poi buttare tutto via. Chi se ne frega se migliaia di lavoratori saranno senza stipendio?

ENI afferma che lo stop sarà solo per due mesi. Ma il sospetto fondato è che questo sia solo il prologo alla definitiva chiusura degli impianti.

E non ci sarebbe molto da stupirsi. In questo senso non si riesce a capire lo sdegno di molti, che oggi si strappano le vesti ed i capelli. Gli stessi i quali, fino a ieri, sostenevano e straparlavano entusiasmi di libero mercato, di competizione, di concorrenza. Che hanno fatto – e fanno – carriere politiche prestigiose in partiti per i quali il libero mercato, la totale assenza dello Stato dalle questioni economiche è un cardine fondamentale di libertà e di democrazia. E allora? E allora solo chi ha conservato, almeno in questi ultimi anni, un minimo di coerenza (come noi di Fascismo e Libertà) dovrebbe avere il coraggio di parlare. Gli altri dicano le cose come stanno, una buona volta per tutte, oppure tacciano.

Verrebbe quasi da dire che è quello che si sono cercati. Che hanno foraggiato ed alimentato con il loro voto e la loro partecipazione politica. Ma fermiamoci qui. Non è il caso di essere impopolari. Solo: di che cosa si stupiscono? Tipico comportamento all'italiana: coltivare il proprio orticello e poi gridare “Al lupo! Al lupo!” quando la bomba esplode nel proprio giardino.

E ora tocca ai sardi, un grande e gigantesco limone spremuto dall'ENI (a partecipazione statale, è bene ricordarlo). Che ha preso i soldi, tanti, li ha fatti, e ora – con tipico atteggiamento di libero mercato – chiude e se ne va.

C'è solo una cosa che bisogna capire: che il mito del libero mercato ci sta uccidendo tutti. L'economia deve essere funzionale all'uomo, non viceversa. Fino a che continueremo 8anzi, continueranno... anzi: continuerete!) a sostenere i partiti e i capi funzionali al sistema transnazionale – con gli USA al vertice della piramide economica – l'uomo e le sue necessità saranno sempre subordinate alle esigenze del grande capitale.

Che la parola d'ordine torni ad essere una: socialismo nazionale. E chiamateci pure nostalgici.

Chessa Andrea

Il M.F.L. Napoli contro Matteo Salvini della Lega Nord

Ricevo e pubblico.
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Il parlamentare ITALIANO Matteo Salvini della Lega Nord, il cui stipendio è pagato da TUTTA Italia, esprime il suo apprezzamento verso i meridionali e i napoletani nel seguente video: http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=97171453283&h=Y7jFf&u=JvJXw&ref=mf.

Noi del M.F.L. Napoli siamo indignati per l’ennesimo atto di razzismo a danno di noi napoletani. Il fatto che non è la prima volta che un esponente della Lega Nord agisce in questo modo,e questo e un partito che merita di stare al governo? Noi chiediamo a gran voce l’espulsione di Salvini dalla Lega Nord e le sue dimissioni anche da europarlamentare!!! Come può la Lega Nord che ha rappresentanti sia al governo nazionale,che al parlamento europeo essere rappresentata al parlamento di Strasburgo da uno come Salvini? Come può Salvini rappresentare l’Italia all’europarlamento se lui stesso si comporta da razzista nei confronti di una parte dei suoi connazzionali?

Dedicato a Matteo Salvini:…e DIO creò la PADANIA,ma accortosi dell’errore creò la NEBBIA!!!
RESTITUIAMO L’ITALIA AGLI ITALIANI!!!! FACCIAMO SPARIRE CHI VUOL FARCI SPARIRE!!!

STRAVOLO VINCENZO
CAPO PROVINCIA DI NAPOLI DEL MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA.
INFO:NAPOLI@FASCISMOELIBERTA.INFO TEL.380/9089217

sabato 11 luglio 2009

Riflessioni elettorali

di Carlo Gariglio - Segretario Nazionale MFL - PSN

Pubblicato sul quindicinale CiaoEuropa, anno XVIII, n°8

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Finalmente anche questa ubriacatura elettorale è passata; fra elezioni, ballottaggi, referendum e quant’altro, non se ne poteva più! Rimangono ora i dati nudi e crudi, che molti tentano di interpretare alla luce dei propri sogni, invece di prendere atto della realtà; abbiamo visto, ad esempio, quel poveraccio di Franceschini cantare vittoria per avere perso solo 7 punti percentuali alle europee, e per avere perso buona parte dei Comuni e delle Province amministrate dalla sinistra… Contento lui, contenti tutti!

Cantano vittoria anche gli immondi democristiani di Casini, i quali, hanno subito capitalizzato il loro bacino di voti in occasione dei ballottaggi per le elezioni amministrative, alleandosi qua con il PDL e là con il PD, dimostrando ancora una volta a tutti (ma non ne avevano certo bisogno!) che il democristiano DOC è un uomo senza idee e senza ideali, interessato soltanto a conquistare poltrone e prebende… Poco importa se a fianco di ex servitori dell’URSS o di post Fascisti (molto post e poco Fascisti) come Fini e La Russa.

Non stupisce il fatto che, da una parte e dall’altra, crescano i partiti che rappresentano l’ignoranza e la mancanza di qualsiasi valore ideale dell’italiano medio, cioè la Lega e l’Italia dei (dis)Valori di Di Pietro… Sottosviluppati mentali che fanno politica portando a spasso maiali (i leghisti amici dei giudei e quindi avversi all’Islam), o lanciando insulti e strali contro tutto e tutti, meglio se conditi da epiteti come “Fascisti”, “Razzisti” ed altre amenità simili… Chissà quando il buon Di Pietro terminerà le scuole dell’obbligo e scoprirà l’esatto significato dei termini che utilizza come insulti?

Di rilievo è anche la percentuale di soldatini del regime pronti a mettersi in fila per votare ad ogni costo, come quel 25% di imbecilli che sono corsi comunque a votare per referendum inutili, voluti da gente che nulla conta e nulla capisce di politica, come il povero Mario Segni, ovvero l’unico a non avere capito che agli italiani del bipartitismo all’americana non gliene frega assolutamente nulla!

Due righe si devono dedicare alla triste fine dei comunisti di ogni risma, spariti prima dal Parlamento Italiano ed ora anche da quello Europeo… Loro, poveretti, man mano che le Leggi elettorali inventano nuovi sbarramenti per tagliare le gambe ai piccoli partiti, continuano a dividersi in mille rivoli, avvicinandosi come livello mentale ad una certa “area” della quale parlerò a breve… Rifondazione, Sinistra Critica, Sinistra e Libertà (così poco originali da ispirarsi persino a noi di Fascismo e Libertà per trovare un nome!), PDCI, Partito Comunista dei Lavoratori… Per non parlare di entità presenti solo in alcune zone come il Partito Comunista Marxista Leninista e la “Lista Comunista” presentatisi a Napoli, o di “galantuomini” che invitano all’astensione, come quelli del Partito Marxista Leninista Italiano, ovvero personaggi che da anni incitano dal loro sito, indisturbati dalla Magistratura italica, ad una “nuova piazzale Loreto per il neo Duce Berlusconi”!

Chissà come faranno questi poveretti a continuare a fare politica senza i rubli di Mosca e senza le prebende che gli derivavano dalla massiccia presenza nei Parlamenti Italiano ed Europeo! Sarà la volta buona per ricominciare ad occuparsi della sorte dei lavoratori italiani e delle classi meno abbienti, invece di correre dietro ai diritti di drogati, spacciatori di droga, squallidi travestiti che campavano vendendosi per strada a maschi e femmine indistintamente e teppaglia da galera dei cosiddetti “centri sociali”?

Tuttavia, le più matte risate ce le garantisce sempre la cosiddetta “area”… Intendiamoci, noi siamo fra quelli che non credono affatto all’esistenza di un’area, se con questo termine si vuole intendere un gruppo di movimenti e persone che hanno una visione comune della politica e della società, ma dato che molti insistono con questa tiritera dell’area, mi accodo a questa visione e tento di fare un’analisi di risultati e comportamenti di questa presunta “area”.

Come sempre, il risultato è stato un fiasco totale, in Europa come nei Comuni e nelle Province… Chi ha potuto partecipare alle Europee lo ha fatto solo grazie alla possibilità di essere presenti senza raccogliere firme, altrimenti nessuno ci sarebbe stato, ed ha raccolto risultati che definire un fallimento sarebbe fin troppo ottimistico: Fiamma Tricolore raccatta lo 0,79% dei consensi, Forza Nuova lo 0,47%, la coalizione di Storace il 2,2%. Lo stesso Storace, che prima delle elezioni con il suo fare arrogante dichiarava di puntare a superare il 5%, è in realtà quello che sta peggio, reduce com’era da quel 3% circa che la sua lista, in coalizione con FT, aveva raccolto alle ultime elezioni politiche; e se andiamo a guardare i risultati nei collegi, scopriamo che i voti presi dalla coalizione provengono quasi tutti dalle isole e dal sud, ovvero i due collegi dove il MPA di Lombardo faceva da traino… A conti fatti, valutando nell’1% a livello nazionale i voti raccolti dal MPA, e riconoscendo una percentuale simile ai pensionati, le forze del povero Storace si sono ridotte ad uno 0,2 – 0,3% a livello nazionale! Dato confermato dall’analisi dei voti ottenuti dalla coalizione nella Circoscrizione del Centro Italia, tradizionalmente considerata una roccaforte di Storace, Buontempo e soci: lo 0,66%.

Forse non avrà giovato a Storace la caccia all’ebreo che si è aperta nella cosiddetta “area”… No, non temete, non si tratta di una nuova “Notte dei Cristalli”, ma se mai del contendersi i favori del popolo eletto cercando di attirare a sé l’immancabile giudeo torinese Roberto Salerno, quello noto ai più per essersi dichiarato membro effettivo dei riservisti dell’esercito israeliano, nonché pronto a partire per una possibile guerra contro l’Iran… Questo campione dell’area fu punta di diamante di AN, poi de “La Destra” ed infine, in vista delle Europee, si è accasato con FT… E’ proprio vero, la cosiddetta “area” è molto aperta… Al giudaismo!

Purtroppo per FT questa iniezione di fresco giudaismo non ha giovato affatto, stante lo 0,79% di cui sopra… Ma il buon Romagnoli, che potremmo chiamare il Franceschini dei poveri, canta comunque vittoria, sostenendo di avere tenuto le posizioni! Contento lui…!

Il concetto di mantenere le posizioni può avere un senso quando si ha, in effetti, qualcosa di positivo ottenuto in passato e che si mantiene anche nel presente… Ma quando il passato ti ha portato solo fallimenti, non comprendo la soddisfazione di averli mantenuti!

Di questo passo anche noi del MFL potremmo definirci soddisfatti: non c’eravamo alle europee del 2004, non ci siamo stati a quelle del 2009: abbiamo mantenuto le posizioni!

Qualcosa mi dice che fra 5 anni, ovvero quando anche FT dovrà sottoporsi alle forche caudine di una raccolta firme che richiede 35 mila firme per ogni collegio, avremo compagnia insieme ai tanti che non ci saranno!

Stesso discorso vale per Forza Nuova, che nonostante la visibilità (ed i soldi) garantiti dalla presenza di un europarlamentare, riesce ad ottenere meno consensi dello sconosciuto Partito Comunista dei Lavoratori! E questo nonostante le ultime squallide abiure del Fascismo operate dai loro leader con grande enfasi sulla carta stampata… Per i soliti distratti, ho pubblicato sul mio blog l’articolo in questione uscito su “La Stampa” di Torino, ove i leader forzanovisti rifiutavano con forza ogni collegamento con il Fascismo (http://www.lavvocatodeldiavolo.biz/?p=475) usando parole difficilmente equivocabili: “Fascisti? No, grazie. E’ un’etichetta nella quale non ci riconosciamo. FN è un partito d’ispirazione cristiana, un partito cattolico”. Con buona pace dei tanti fessi che ancora militano là e si slogano il braccio destro esibendo il saluto romano!

Ovviamente, come accade nel mondo della politica che conta, nessun fiasco è così grande da convincere certi personaggi a farsi da parte dimettendosi… Dunque troveremo ancora Fiore, Romagnoli e Storace a guidare le loro “corazzate” verso nuovi naufragi, magari saltando qua e là, come loro costume, fra un’alleanza con il PDL ed una fra loro, passando per qualche fase da “soli contro tutti”… Già in questa tornata di elezioni amministrative si è visto di tutto, con alleanze e simboli variabili, con esponenti di movimenti inesistenti (o meglio, esistenti soltanto come squallidi diffusori di comunicati via mail non richiesti, veri e propri “spammer” dello stesso livello di quelli che spacciano Viagra falso o forniscono contatti con ragazze dell’est a basso prezzo…) candidarsi dietro simboli di movimenti che avevano criticato fino al giorno prima… Ma dato che al peggio non c’è mai fine, l’area saprà “donarci” di più, potete giurarci!

Può bastare? Ma nemmeno per sogno! Se tanta ilarità riescono a regalarci quelli che in un modo o nell’altro hanno partecipato alle elezioni, non sono da meno i milioni di movimenti, laboratori, gruppi e gruppetti che spuntano continuamente da ogni angolo d’Italia, tutti riconducibili al massimo al loro fondatore ed a 4 amici, ma tutti dotati di arroganza e protervia sopra ogni limite!
Abbiamo appreso dalle centinaia di mail indesiderate di cui sopra che qualche decina di gruppuscoli virtuali cercano di appropriarsi della “vittoria” rappresentata dall’astensione, quasi come se gli inviti deliranti ad astenersi mandati a qualche mailing list potessero cambiare la percezione che ha della politica l’elettore medio… Sarebbe da chiedere a tutti questi “vincitori” come mai non riescono a tradurre quel 40% di astenuti che avocano a sé in un misero 1% di consensi intorno alla loro sigla, invece di limitare la loro inutile presenza politica ad intasare gli indirizzi E-mail di persone e gruppi politici che hanno qualcosa di più serio da fare e pensare… Ma è inutile pretendere comportamenti logici da chi non si accorge di essere semplicemente ridicolo e di non essere mai riuscito ad essere presente con il suo simbolo ad una qualsiasi elezioni italiana, fosse anche quella del Comune di Moncenisio (TO), che ha circa 40 abitanti.

Meglio spararle grosse, essere segretari e presidenti di sé stessi, rivolgersi agli altri con sufficienza ed arroganza, creare una dozzina di nuove sigle al giorno… Salvo poi ergersi a paladini dell’unità dell’area!

In questi anni di politica attiva, sempre chiaramente e dichiaratamente da Fascista, ho visto e sentito mille millanterie smentite dai fatti, ma non mai visto nessuno dei tanti sedicenti leader prendere atto delle cazzate combinate per tentare di porvi rimedio; anni fa i leader di FN sostenevano che l’unità dell’area (quale? Fascista o cattolica?) si sarebbe realizzata sotto le insegne di FN. Stessa cosa sostenevano quelli del fu Fronte Nazionale e della Fiamma Tricolore… Per non parlare della pagliacciata denominata Alternativa Sociale, che è durata lo spazio di un tramonto. I risultati citati in questo articolo la dicono lunga sulle doti politiche e divinatorie di certi personaggi.

Ma nulla li convincerà a cambiare e/o a farsi da parte. Si continuerà la commedia degli equivoci voluta da chi si finge Fascista e Nazista in privato, ma è pronto a smentire davanti ad un giornalista qualunque; si proseguirà nell’atomizzazione dell’area, ma sostenendo sempre che le nuove sigle create serviranno a compattare l’area… E si continuerà a fare figure di m….. come quella delle ultime elezioni!

Noi, nel nostro piccolo, resteremo sempre qui, a dimostrare come un pugno di uomini con pochissimi mezzi e con moltissimi nemici (di regime e d’area), possono comunque ritagliarsi un piccolo spazio nella politica italiana, restando fedeli ai propri ideali, senza abiure e senza mai vendersi al Berlusconi di turno.

Agli altri, cioè a quelli che hanno dimostrato di non avere ideali e di essere interessati soltanto alla visibilità, ottenuta a prezzo di mille abiure e compromessi, riserviamo soltanto il nostro disprezzo e la nostra ironia. Ed a quelli che ogni giorno bussano alla nostra porta proponendoci alleanze e strani cartelli elettorali, rispondiamo invariabilmente che chi ci tiene tanto ad avere rapporti di cameratismo ed alleanza con noi, ha una sola strada: aderire al MFL e convertirsi ad una politica fatta di idee, di recupero delle nostre tradizioni storiche e politiche, di sabotaggi subiti dal regime antifascista e dall’area di venduti e traditori, nonché di sacrifici da fare per restare in piedi fra le rovine.

Spesso l’area ironizza sulle nostre dimensioni e ci definisce “pezzenti” per le nostre scarse risorse finanziarie… Ma noi piccoli e pezzenti abbiamo il vizio di lavorare duro per campare e per fare politica, non viviamo con i soldi di Berlusconi e di Fini… Ed abbiamo una cosa che in nessuno della cosiddetta “area” si può trovare: la dignità.

Carlo Gariglio
www.fascismoeliberta.it

venerdì 10 luglio 2009

Nonostante tutto...


… noi c’eravamo! Nonostante sabotaggi orchestrati da magistrati e prefetti mafiosi, il MFL è stato presente alle elezioni dove ha potuto, ed ha conseguito risultati anche egregi in un paio di comuni. Alla faccia di badogliani, traditori, abiuratori e venduti di ogni risma!

Pubblico a seguire una mia breve intervista rilasciata al regista e scrittore Renato Farina, nonchè i risultati elettorali del MFL tratti dal sito del Ministero dell’Interno.

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L’intervista che segue è stata pubblicata, nonostante i mafiosi in toga da magistrato avessero già sabotato la candidatura alla provincia di Torino del sottoscritto, sul Blog “VITA DI UN IO”, gestito dallo scrittore e regista Renato Farina, alias “soloparolesparse”.

Carlo Gariglio

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Terza puntata delle interviste ai candidati alla Presidenza della Provincia di Torino .Dopo Claudia Porchietto, e Renzo Rabellino, risponde ora Carlo Gariglio, candidato per Fascismo e libertà.Il dott. Gariglio ha tenuto a precisare che al momento la sua lista è stata esclusa dalle elezioni per irregolarità del simbolo. E’ stato presentato un ricorso al TAR che aspetta di essere analizzato.Comunque vada a finire il ricorso ho deciso di dare spazio a tutti i candidati che si sono proposti e quindi pubblico anche le risposte del dott. Gariglio.Ricordo che le interviste sono pubblicate nell’ordine in cui mi arrivano le risposte, che sono pubblicate senza alcuna mia considerazione e che i commenti sono aperti.Trovate tutte le altre interviste taggate elezioni 2009.
Qui di seguito le risposte di Carlo Gariglio.

1. Negli ultimi anni da più parti si è ventilata l’ipotesi di cancellare le Province Italiane in quanto ritenute da alcuni un inutile via di mezzo tra Comuni e Regioni. Quali pensa siano le peculiarità dell’ente Provincia e quindi perchè pensa che debbano sopravvivere?
Il nostro movimento è forse l’unico nel panorama politico italiano a proporre, fin dalla sua fondazione, la soppressione delle Regioni ed il rafforzamento dei poteri delle Province; sono le Regioni gli inutili carrozzoni che i partiti usano per parcheggiare i vari “trombati” a livello nazionale ed europeo, i quali si sono, nel corso degli anni, elargiti prebende e privilegi del tutto simili a quelli dei parlamentari, tipo l’immonda leggina che consente anche ai consiglieri regionali di godere della pensione dopo 2 anni e mezzo di carica. Inoltre, sono proprio le regioni ad avere competenze scarse ed incerte, indi queste potrebbero tranquillamente essere assorbite dalle province le quali, quanto meno, hanno un senso territoriale, dato che accorpano comuni siti in aree omogenee e normalmente aventi caratteristiche, peculiarità e problemi uniformi… Cosa che non si può certo dire delle regioni: che cosa hanno in comune aree come la turistica Verbania, la Torino industriale , le zone vinicole come Asti e Cuneo, le zone note per le loro risaie come Vercelli e Novara, la manifatturiera Biella…?

2. Quale sarà il primo intervento (il più urgente) nel caso venisse eletto come Presidente della Provincia di Torino . Ed in che tempi prevede di poter applicare questo intervento?
Data l’attuale crisi, ritengo che il problema più urgente sia quello del lavoro, specie per quanto riguarda chi il lavoro lo ha perso o sta per perderlo. Indi la ristrutturazione e messa in piena operatività dei Centri per l’impiego (che sono le strutture dell’Agenzia del lavoro decentrate sul territorio provinciale), rappresenta una priorità assoluta. Questi Centri vanno ampliati sul territorio e dotati dei più ampi mezzi per fare incontrare domanda ed offerta lavorativa; così facendo si creeranno innanzi tutto nuovi posti di lavoro legati proprio alla gestione degli uffici stessi, nonché opportunità anche più ampie per le esigenze di chi cerca lavoro e di chi lo offre. Ovviamente, come abbiamo sottolineato nel nostro programma amministrativo, la precedenza nel collocamento va data innanzi tutto ai residenti della provincia, per poi passare ai cittadini italiani e solo in ultimo agli stranieri residenti e regolari. In questo modo si potrà dimostrare se e in che misura il luogo comune circa gli italiani che non vogliono più fare determinati lavori sia realistico.

3. Il governo del Paese in maniera decisa affidato al centro-destra. Il governo del Comune di Torino e della Regione Piemonte altrettanto fortemente assegnati al centro-sinistra. Come pensa di collocarsi nella gestione della Provincia tra questi due opposti?
Mi collocherei a meraviglia, dato che il Fascismo è nato proprio come una “Terza Via” che si collocava in mezzo fra i due schieramenti che andavano per la maggiore, ovvero la sinistra socialista – comunista e la destra liberalcapitalista; al di là di quanto dicono i falsi storici ed i commentatori politici a digiuno di studi storici, il Fascismo non fu mai di destra; non a caso legiferò a favore delle classi meno abbienti come mai nessun governo di sinistra aveva fatto prima, né avrebbe fatto dopo. Unire quanto di buono propongono la destra e la sinistra fu proprio la peculiarità del Fascismo che noi, modestamente, vorremmo riportare sulla scena della politica locale ed italiana. Tutela della legalità e del suolo Patrio si possono coniugare benissimo con la tutela delle classi lavoratrici e disagiate in genere, così come la libertà di mercato e di impresa si possono coniugare con la limitazione della rapacità delle classi borghesi ai danni di quelle meno abbienti. Se e quando ci lasceranno governare, senza anacronistici sabotaggi di regime e assurde limitazioni ai nostri diritti politici, sapremo dimostrarlo.

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