mercoledì 7 marzo 2018

Se i clandestini dichiarano guerra allo Stato



“Sarà una guerra totale in questo Paese”. Con queste parole cariche di arroganza e di impunità Pape Diaw, il “portavoce” (perché questi qui hanno anche il “portavoce”) della comunità senegalese da anni in prima fila per difendere i diritti degli invasori africani in Toscana e dintorni, commenta l’omicidio di un senegalese ad opera di un pazzo squilibrato appartenente al mondo della sinistra (i media riferiscono che Roberto Pirrone, l’assassino, frequentasse alcuni centri sociali fiorentini e che in casa sua siano state ritrovate bandiere e cimeli dell’ex URSS). Contemporaneamente, dietro di lui, gli immigrati irregolari, nella più totale impunità e libertà, hanno potuto tranquillamente mettere a ferro e fuoco il centro di Firenze, distruggendo vasi, fioriere, panchine, cestini per i rifiuti, automobili e motorini parcheggiati, senza che nessuno muovesse un dito. E quando il sindaco di Firenze renziano, Dario Nardella, è sceso in strada cercando di placare gli animi, è stato aggredito fisicamente e sputato in faccia. 

Sorvoliamo sul corto circuito mentale che vede gli antifascisti e gli immigrati mettere a ferro e fuoco la città per un omicidio compiuto da uno di loro (fatto, questo, ampiamente taciuto dai media): il loro mondo crolla miseramente sotto il peso della sua stessa stupidità, ma loro non se ne rendono conto. 

Quello che stupisce è che antifascisti e immigrati (stessa pasta, stesso schifo) abbiano potuto mettere in atto una manifestazione non autorizzata dedicandosi al vandalismo più becero per le strade di Firenze senza che nessuno, benché meno l’apparato statale, abbia avuto la forza e l’intenzione di intervenire: l’impunità e la libertà di depredare e distruggere questa gentaglia è totale, palese e sfacciata. 

Gli stessi che si sono stracciati le vesti per i militanti del Veneto Fronte Skinheads che hanno letto un volantino all’interno di una associazione pro-clandestini senza torcere un capello ad anima viva, o che hanno piagnucolato per le figurine di Anna Frank con la maglia della Roma, o che si sono scandalizzati per una commemorazione funebre svoltasi nel più assoluto silenzio e rispetto all’interno di un cimitero per onorare i caduti della RSI, sono quelli che non hanno battuto ciglio davanti a questa dimostrazione di forza degli immigrati ed alle minacce che ne sono seguite. 

Se si fosse trattato di qualcosa fatto dalla controparte adesso qualcuno starebbe invocando la legge marziale e dovremmo sorbirci la Boldrini con dei cartelli demenziali che chiede di arrestarci tutti. Invece, in questo caso, assoluto silenzio: viene dato per scontato che degli ospiti, che non dovrebbero trovarsi qui e che sarebbero dovuti essere rispediti a casa loro non appena toccato il suolo nazionale, possono permettersi di mettere a ferro e fuoco le nostre città senza che venga loro torto un capello, anzi, con la complicità di altri delinquenti che sarebbero dovuti essere nelle patrie galere già da tempo, vale a dire gli appartenenti dei cessi sociali.

Uno Stato serio avrebbe chiuso sarebbe intervenuto immediatamente con la forza e avrebbe messo gli immigrati in condizioni di non nuocere. Poi li avrebbe caricati sul primo aereo, con un calcio nel culo come “arrivederci”, per rispedirli sulle coste africane da dove sono arrivati. Invece il sindaco di Firenze che scende in strada pregando gli immigrati di smetterla, e per tutta risposta si prende un ceffone e uno sputo in faccia (vede cosa significa solidarizzare con gli invasori, sindaco Nardella?), sancisce la definitiva sconfitta di uno Stato che si arrende ai clandestini africani e ai criminali dei cessi sociali.

Non vogliamo vedere nelle nostre città quello che è successo nelle banlieu parigine, con interi quartiere dati alle fiamme, diventati ostaggio di bande di sbandati africani irregolari che hanno portato la guerra nelle città francesi nella totale impotenza della Polizia. Ieri abbiamo avuto un assaggio di ciò che ci aspetta se questo Stato non ripristinerà la legalità e la legge sulle nostre strade.

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