“Sarà una guerra totale in questo Paese”. Con queste
parole cariche di arroganza e di impunità Pape Diaw, il “portavoce” (perché questi
qui hanno anche il “portavoce”) della comunità senegalese da anni in prima fila
per difendere i diritti degli invasori africani in Toscana e dintorni, commenta
l’omicidio di un senegalese ad opera di un pazzo squilibrato appartenente al
mondo della sinistra (i media riferiscono che Roberto Pirrone, l’assassino,
frequentasse alcuni centri sociali fiorentini e che in casa sua siano state
ritrovate bandiere e cimeli dell’ex URSS). Contemporaneamente, dietro di lui,
gli immigrati irregolari, nella più totale impunità e libertà, hanno potuto
tranquillamente mettere a ferro e fuoco il centro di Firenze, distruggendo
vasi, fioriere, panchine, cestini per i rifiuti, automobili e motorini
parcheggiati, senza che nessuno muovesse un dito. E quando il sindaco di
Firenze renziano, Dario Nardella, è sceso in strada cercando di placare gli
animi, è stato aggredito fisicamente e sputato in faccia.
Sorvoliamo sul corto circuito mentale che vede gli
antifascisti e gli immigrati mettere a ferro e fuoco la città per un omicidio
compiuto da uno di loro (fatto, questo, ampiamente taciuto dai media): il loro
mondo crolla miseramente sotto il peso della sua stessa stupidità, ma loro non
se ne rendono conto.
Quello che stupisce è che antifascisti e immigrati
(stessa pasta, stesso schifo) abbiano potuto mettere in atto una manifestazione
non autorizzata dedicandosi al vandalismo più becero per le strade di Firenze
senza che nessuno, benché meno l’apparato statale, abbia avuto la forza e l’intenzione
di intervenire: l’impunità e la libertà di depredare e distruggere questa
gentaglia è totale, palese e sfacciata.
Gli stessi che si sono stracciati le vesti per i
militanti del Veneto Fronte Skinheads che hanno letto un volantino all’interno
di una associazione pro-clandestini senza torcere un capello ad anima viva, o
che hanno piagnucolato per le figurine di Anna Frank con la maglia della Roma,
o che si sono scandalizzati per una commemorazione funebre svoltasi nel più
assoluto silenzio e rispetto all’interno di un cimitero per onorare i caduti
della RSI, sono quelli che non hanno battuto ciglio davanti a questa
dimostrazione di forza degli immigrati ed alle minacce che ne sono seguite.
Se si fosse trattato di qualcosa fatto dalla
controparte adesso qualcuno starebbe invocando la legge marziale e dovremmo
sorbirci la Boldrini con dei cartelli demenziali che chiede di arrestarci
tutti. Invece, in questo caso, assoluto silenzio: viene dato per scontato che
degli ospiti, che non dovrebbero trovarsi qui e che sarebbero dovuti essere
rispediti a casa loro non appena toccato il suolo nazionale, possono
permettersi di mettere a ferro e fuoco le nostre città senza che venga loro
torto un capello, anzi, con la complicità di altri delinquenti che sarebbero
dovuti essere nelle patrie galere già da tempo, vale a dire gli appartenenti
dei cessi sociali.
Uno Stato serio avrebbe chiuso sarebbe intervenuto
immediatamente con la forza e avrebbe messo gli immigrati in condizioni di non
nuocere. Poi li avrebbe caricati sul primo aereo, con un calcio nel culo come “arrivederci”,
per rispedirli sulle coste africane da dove sono arrivati. Invece il sindaco di
Firenze che scende in strada pregando gli immigrati di smetterla, e per tutta
risposta si prende un ceffone e uno sputo in faccia (vede cosa significa
solidarizzare con gli invasori, sindaco Nardella?), sancisce la definitiva
sconfitta di uno Stato che si arrende ai clandestini africani e ai criminali
dei cessi sociali.
Non vogliamo vedere nelle nostre città quello che è
successo nelle banlieu parigine, con interi quartiere dati alle fiamme,
diventati ostaggio di bande di sbandati africani irregolari che hanno portato
la guerra nelle città francesi nella totale impotenza della Polizia. Ieri
abbiamo avuto un assaggio di ciò che ci aspetta se questo Stato non
ripristinerà la legalità e la legge sulle nostre strade.
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