In Italia Salvini e Di
Maio, capi dei partiti usciti vincitori dalle ultime elezioni nazionali,
cercano disperatamente di trovare la quadra del cerchio per non lasciare il
Paese nelle sabbie mobili dell’ingovernabilità, ma l’Europa ha già dettato le
linee guida per il nostro Paese, a prescindere da chi lo guiderà nell’immediato
futuro.
Il commissario per l’immigrazione
dell’UE, Dimitris Avramopoulos, intervenendo ieri ad una riunione dei tecnici
di Bruxelles, dopo una lode d’ufficio al Ministro dell’Interno Marco Minniti,
ha infatti dichiarato: “Non credo che la politica italiana sull'immigrazione possa cambiare. L'Italia
è uno dei Paesi europei più importanti e la sua politica non credo che
cambierà. Contiamo molto sul contributo italiano e sul suo sostegno alla nostra
strategia comune sulla immigrazione”.
Ecco
quanto i burocrati di Bruxelles hanno a cuore la sovranità nazionale dei
singoli Stati: Avramopoulos dimentica, o meglio, finge di dimenticare, che se c’è
una cosa che gli italiani hanno chiaramente espresso nelle urne, in un modo o
nell’altro, è proprio la volontà di segnare una rottura netta con il passato,
anche e soprattutto in termini di immigrazione. Ciò vale in special modo per il
nostro Paese, lasciato completamente solo a gestire un’emergenza di proporzioni
inaudite e che rischia di minare seriamente la pace sociale della Nostra
Nazione.
Per
quanto ci riguarda, visto che siamo stati lasciati soli dall’Unione Europea,
sarebbe il caso di agire da soli: bombardamenti mirati sui porti da cui partono
le carrette del mare che travasano la spazzatura africana sulle nostre coste
per mettere fuori uso le loro strutture logistiche; blocco totale dell’attività
delle organizzazioni internazionali nel tratto di mare di giurisdizione
italiana; blocco navale per impedire ai clandestini di sbarcare sul suolo
patrio; espulsione immediata e forzata di tutti i clandestini presenti sul
territorio nazionale, con conseguente interruzione immediata dei finanziamenti
concessi alle organizzazioni che si occupano di migranti e impossibilità, in
caso di respingimento della domanda di asilo, di presentare ricorso.
Si
chiuderebbe così di colpo l’emorragia di danaro pubblico che viene speso per
accogliere e sfamare gli invasori e si avrebbero 4/5 miliardi all’anno
spendibili per gli italiani.
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