giovedì 27 maggio 2021

La tragedia di Mottarone: la vita degli uomini non si iscrive in bilancio

Dopo il crollo del Ponte Morandi l’ennesima sciagura italiana: l’incidente della funivia di Mottarone, in cui hanno perso la vita 14 persone, dimostra, casomai ce ne fosse ancora bisogno, come il sistema economico liberista e capitalistico sia, nella realtà, una manna dal cielo per pochi ed un cappio al collo per i molti.

Dalle notizie che emergono dalle ultime ore emergerebbe, infatti, la volontà di saltare alcuni controlli di sicurezza sugli impianti della funivia. Il mito del privato che si sostituisce all’inefficiente apparato ed elefantiaco carrozzone pubblico viene smontato. Ancora una volta.

Per le aziende private i controlli e le manutenzioni di sicurezza sono solo ed esclusivamente dei costi da abbattere quanto più possibile; questa situazione è favorita anche da appalti su cui le amministrazioni pubbliche giocano continuamente al ribasso, costringendo le aziende a fare salti mortali per contenere i costi e, pertanto, avere un utile. Questo perché lo Stato viene gestito esattamente come un’azienda privata, in un gioco verso il (ri)basso in cui a perdere è sempre e comunque l’utente finale.

La vita degli uomini viene sacrificata in nome del profitto e del libero mercato, mentre tutto, nella Nazione, crolla: ponti, strade, cavidotti, funivie.

Per il capitalismo ed il libero mercato tutto rientra in un attivo ed in un passivo, ma la vita non è un passivo da inscrivere in bilancio.

Quando avremo il coraggio di mettere in discussione i capisaldi sui quali si basa la nostra stessa economia sarà sempre troppo tardi.

giovedì 20 maggio 2021

Signorina Lovato, posso darle del "tu"? Ma vaff.....


Lo ammetto: sono dovuto andare a cercare chi fosse Demi Lovato su Wikipedia, perché, fino a qualche decina di minuti fa, non ne avevo proprio idea. Del resto sapere vita, morte e miracoli dell’ultima creazione di Disney Channel che passa dal fare canzoni per bambini ad essere un mignottone da battaglia, invecchiato precocemente e male, non era una cosa che mi premeva particolarmente.

Come spesso succede con i film dell’orrore e Cecchi Paone – hai comunque un certo timore/repulsione ma non riesci comunque a staccare gli occhi dallo schermo – volevo sapere cosa significasse l’espressione non-binaria. Inizialmente ho pensato che si trattasse di una persona che odiava i treni. E sti cazzi – mi son detto tra me e me – il treno non è mica l’unico mezzo di locomozione! Poi ho letto che si identificano con un pronome personale, “they” in inglese, “loro” in italiano.

Lì ho capito che si trattava di un problema che doveva essere affrontato da un esorcista o da uno psichiatra. Oppure tutte e due le cose insieme. Praticamente i non-binari non si identificano né in un genere né nell’altro. Praticamente sono dei Cristiano Malgioglio che non ci hanno creduto abbastanza, nel senso che non hanno nemmeno un millesimo dell’intelligenza, il senso artistico, l’eleganza, la simpatia, la personalità e la cultura di quest’ultimo.

Scherzi a parte, però, ve lo immaginate il casino? Anche prenotare al ristorante diventa un’odissea.

“Buongiorno, vorrei prenotare un tavolo al ristorante”

“Certo, mi dica pure: in quanti siete?”

“Come si permette, brutto omofobo fasciorazzista negazionista che non è altro? Cosa ne saprò di quanti saremo?” (se ve lo state chiedendo: no, non faccio il cameriere).

Che questa ragazza non stia bene di cervello lo dice chiaramente la sua biografia: ha rischiato di morire varie volte per eccesso di alcol e droga, ha sofferto di bulimia (avevamo sospettato qualcosa, a ben vedere), soffre del disturbo della doppia personalità e, soprattutto, ha il disperato bisogno di far parlare di sé perché altrimenti le persone normali come il sottoscritto avrebbero continuato a strafottersene altamente della sua esistenza. Le canzonette di merda arrivano fino ad un certo punto, durano giusto qualche settimana, poi devi inventarti qualcosa per portare il pane a casa. E siccome non hai il talento di un Marilyn Manson qualsiasi cosa c’è di meglio che non salire sul carrozzone delle sigle lgbtwnfgog1”&%$)%!/!dngufhnfghhjk che un giorno si e l’altro pure ti costringono ad aggiungere una qualche lettera alle loro sigle demenziali per far parte del consesso delle persone mentalmente aperte e politicamente corrette?

I risultati di questo delirio collettivo si vedono tutti. Prima gente simile doveva andare a farsi curare. Adesso detta legge e viene osannata da tutti i tg.

Demi Lovato, comunque, entra a far parte di un gruppo di illustri signori che prima di lei hanno utilizzato questa pratica. Satana, il Mago Otelma e Gollum. Contenti loro.

E' una strana Nazione, l'Italia


Le ultime notizie di cronaca sono interessanti per capire fino in fondo il degrado politico ed intellettuale della nazione.

Se sei una rasta puzzolente e speroni una motovedetta della Guardia di Finanza pur di compiere fino in fondo il tuo dovere di schiavista e gettare sul primo porto italiano che trovi dei tubi dirigenti clandestini vieni assolta perché era un tuo preciso dovere (qualunque cosa ciò possa significare); se come Ministro dell’Interno cerchi di impedirlo, però, vai a processo; se sei uno studente di 18 anni che vuole simbolicamente protestare contro l’utilizzo della mascherina in classe vieni portato in ospedale e ti viene fatto un TSO obbligatorio.

Nel frattempo 400 clandestini, respinti sia dalla Spagna che da Malta, si dirigono in Italia sulla Sea Watch 4: “La Guardia Costiera Italiana si attivi per garantire immediatamente le operazioni di soccorso”, tuona perentorio il suo Presidente, Johannes Bayer. Sa che può farlo. L’Italia ha dimostrato chiaramente quanto conti e si faccia rispettare sul piano internazionale, come hanno ben dimostrato le ultime vicende dei quattro cammellari che ci hanno sparato addosso senza nemmeno che dicessimo “ba” (per molto meno Benito Mussolini avrebbe trasformato la Libia in un campo da golf fumante, ma tant’è): non abbiamo dubbi che anche questo diktat verrà prontamente esaudito.

E’ una Nazione particolare, l’Italia.

mercoledì 19 maggio 2021

Essere Nazionalsocialisti significa (e deve significare) essere revisionisti

Ci scrive un lettore, a metà tra l’irriverente e l’indignato, relativamente al mio ultimo articolo “Reprimono il dissenso con i TSO: stiamo diventando uno Stato totalitario?”: come ci permettiamo di dire che non si può essere Nazionalsocialisti senza dirsi anche revisionisti? Il revisionismo è una branchia della storia che nulla ha a che fare con l’avere idee politiche. Infatti molti autori revisionisti sono di sinistra e i primi revisionisti, come Faurisson, erano stati già deportati nei campi di sterminio nazisti”.

Quello che stiamo per enunciare è un concetto semplice, da noi espresso già milioni di volte, e che i lettori di questo spazio dovrebbero avere comunque interiorizzato. È comunque bene ripeterlo, per evitare fraintendimenti.

È certamente vero, come ci viene fatto notare, che essere revisionisti significhi solamente essere persone colte e che hanno avuto modo di studiare la Storia su qualche testo più serio che non fosse il Sabbatucci-Vidotto delle scuole superiori. Ciò non implica assolutamente che si debba simpatizzare per il Nazionalsocialismo oppure essere Fascisti.

Ma se è vero che non tutti i revisionisti sono Nazionalsocialisti è sicuramente vero che tutti i Nazionalsocialisti sono (o dovrebbero essere) revisionisti, cioè rifiutare la narrazione ufficiale secondo cui ci sarebbe stato, da parte della Germania Nazionalsocialista, con il supporto dei suoi alleati (in primis di Mussolini e dell’Italia Fascista), il deliberato intento di sterminare fino all’ultimo uomo una popolazione sostanzialmente inerme, cioè gli Ebrei, oltre ad altre categorie sociali e razziali. Essere Nazionalsocialisti senza essere revisionisti significherebbe, né più né meno, essere dei pazzi psicopatici, il che si che renderebbe obbligatorio ed auspicabile un TSO!

Essere Nazionalsocialisti e Fascisti significa leggere la Storia in chiave “altra” rispetto a come ci è stata raccontata per renderci docili e mansueti alle necessità del regime democratico; significa ritenere che il Nazionalsocialismo fosse e sia qualcosa di più profondo di un dittatore con deliri di onnipotenza che voleva sterminare tutti coloro che non erano alti e con i capelli biondi; significa rigettare la terminologia e l’ideologia sterminazionista, basata su documentari farlocchi vecchi di almeno quarant’anni e testimonianze già ampiamente sbugiardate in sede storica (leggasi Carlo Mattogno), per opporre un pensiero costruttivo.

Viceversa si farebbe il gioco dei soliti padroni del vapore.

Reprimono il dissenso con i TSO: stiamo diventando uno Stato totalitario?

La storia che arriva da Fano ha dell’incredibile.

Marco ha voluto protestare contro l’utilizzo delle mascherine a scuola e si è presentato in classe senza mascherina, legandosi simbolicamente al banco con una catena di bicicletta: è stato ricoverato e sottoposto ad un TSO obbligatorio.

Il sistema non può crollare. Per impedire a tutti di vedere che il re è nudo, e che tutto il circuito pandemico si fonda su un gigantesco mare di menzogne, anche la più piccola forma di opposizione deve essere stroncata sul nascere. Per renderlo appetibile a quella massa di imbecilli che è diventato il popolo italiano, ecco che si intervista una delle compagne di classe di Marco – ovviamente di origini straniere, in modo da consolidare contemporaneamente anche il mito moderno del “buon selvaggio” – e si dice che Marco era Fascista, aveva delle “strane idee sulla Storia” ed era contrario ai vaccini. Supponiamo che Marco fosse contrario al fatto che  dei vaccini sperimentali vengano inoculati nella cavie umane, le stesse che firmano entusiaste il modulo davanti ai banchetti delle vaccinazioni, ma la narrazione del no-vax esagitato e fanatico ha sempre la sua carica allarmistica. Ad ogni modo: niente di nuovo. Nei nuovi libri di Psicologia è chiaramente scritto che spesso avere idee che si rifanno al Fascismo, al Nazionalsocialismo ed al Revisionismo (tre elementi strettamente collegati, perché se non si fosse revisionisti non si potrebbe essere Nazionalsocialisti) è indice di un disturbo psichiatrico, di traumi subiti nell’infanzia, ed altre cazzate del genere.

Il messaggio che si vuole far passare è, comunque la si voglia vedere, chiaro: Marco simpatizzava per il Fascismo ed era un negazionista del Covid, quindi aveva qualche disturbo psichiatrico ed è stato sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio. Il regime ha fatto un passo in avanti: se prima erano gli stessi compagni di scuola a rendere impossibile la vita ad un diciottenne Fascista, entusiasti sgherri in erba del regime, ora è il regime stesso che si attiva in prima persona per prevenire, e quando necessario stroncare, il dissenso.

L’anno scorso, poco prima dell’estate, era stato Dario Musso, colpevole di andare in giro a Ravanusa con un megafono a protestare contro le ragioni di un blocco totale di alcuni settori economici che già aveva paralizzato la Nazione, a subire un TSO obbligatorio dopo essere stato brutalmente immobilizzato.


Non so se capite la gravità di quanto sta accadendo: reprimere il dissenso con il trattamento psichiatrico è tipico dei regimi totalitari, quegli stessi regimi che pensate di combattere accettandone un altro, questo si vero e reale, che da più di un anno ha paralizzato la Nazione, gettato sul lastrico decine di migliaia di attività economiche, causato danni mentali irreparabili in giovani e bambini, gli stessi bambini che bardate di mascherine e gel per le mani ogni volta che li vedete uscire di casa o dovete portarli a Scuola, nemmeno se stessero andando a fare la guerra.

Però a voi basta che il dittatore non abbia i baffetti e la riga di riporto sulla testa e, ovviamente, non parli il tedesco: se si presenta in giacca e cravatta, con parole calme e suadenti, siete ben disposti a fare da cavie, ad accettare che il vostro vicino muoia di fame, a spostarvi portando con voi il modulo per l’autocertificazione, nemmeno ci fosse un coprifuoco da stato di guerra.

martedì 18 maggio 2021

Gli italiani: come pecore al macello


È desolante constatare come, nonostante l’evidenza, l’italiano medio continui a credere ciecamente alla narrazione di regime, una vera e propria propaganda di guerra – “da” guerra! – martellante ventiquattro ore su ventiquattro che ha ridotto gran parte della popolazione ad una massa di decerebrati ipocondriaci. 

Chiuso nella sua doppia mascherina, con le mani impiastricciate di gel alcolico, l’italidiota medio guarda la tv di regime con lo stesso spirito con il quale guarda una partita di calcio. Saremo nuovamente in zona bianca? Potremo tornare alle 23 anziché alle 22? Saranno consentiti i tavolini all’aperto? Ogni velina di regime viene accolta con stupore o con rassegnazione: gli italiani sono prontissimi ad esultare per le vaghe aperture di un regime democratico che ha soppresso da più di un anno le libertà fondamentali così come sono altrettanto lesti, se la curva pandemica sale o l’indice RT si impenna dello zero virgola qualcosa, ad incolpare gli italiani irresponsabili che non rispettano le regole. Prima erano coloro che correvano sotto casa, poi i poveri cristi colpevoli solo di dover portare il proprio cane a fare i propri bisogni, poi i maledetti cultori dello Spritz.

Provare a parlare con queste persone – che ognuno di noi ha in casa (genitori, zii, cugini, vicini) – è letteralmente impossibile. Guai a far notare le incongruenze da malati di mente partorite da comitati scientifici e dal Governo Italiano (vi ricordate i “fate l’amore con la mascherina”, “evitate gli abbracci ed i baci”?); guai a chiedersi perché le prescrizioni anti-pandemiche alle quali hanno dovuto adeguarsi i ristoranti – che sono poi stati lasciati letteralmente morire di fame – valgano di giorno ma non valgano a cena (eppure non ci vuole certo un comitato tecnico-scientifico per capire che se si amplia l’orario di apertura dei ristoranti il rischio di contagio è minore); guai, soprattutto, a far notare come gli olocausti pandemici che da mesi predicono i soloni della catastrofe non si siano mai – dico mai – verificati nemmeno una volta. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, l’assembramento dei trentamila tifosi che si sono riuniti in Piazza Duomo di Milano per festeggiare lo scudetto dell’Inter: sarebbe dovuta essere una carneficina, con cadaveri ammassati agli angoli delle strade come nemmeno con la spagnola, ed invece non è successo alcunché.

Nonostante tutto l’italidiota esulta per il coprifuoco esteso alle 23 o il permesso di spostarsi tra Regioni di colore diverso: esattamente come il carcerato esulta quando il secondino allunga di venti minuti l’ora d’aria per fargli fumare l’ultima sigaretta della giornata.

Il Covid19 ha assunto, in questo enorme e geniale esperimento di ingegneria sociale, le stesse caratteristiche del culto dell’olocausto: un vero e proprio insieme di dogmi ai quali bisogna ciecamente credere, pena l’infamante etichetta di “negazionista” e l’esclusione dal consesso sociale, grazie al quale sta venendo edificata una nuova civiltà basata sul rifiuto del pensiero, sull’automatismo sociale, sulla cieca obbedienza.

Si, con questa acritica massa di imbecilli il progetto non era impossibile, ma chi mai avrebbe pensato che sarebbe stato così facile?

giovedì 13 maggio 2021

Padroni travestiti da pecore, da duemila anni a questa parte


Stupisce, almeno agli occhi di chi non ha ancora portato il proprio cervello all’ammasso ed abbia conservato un minimo di umanità, come tutti i media, senza eccezione alcuna, siano, relativamente al conflitto Israele-Palestina, sempre e comunque schierati dalla parte sbagliata, vale a dire quella dei criminali sionisti che da più di 60 anni annichiliscono e uccidono una popolazione sostanzialmente inerme.

Ai sassi rispondono con le fucilate dei cecchini; ai razzi katiuscia rispondono con missili terra-aria di ultima generazione. L’obiettivo è sempre quello: prendersi una terra non loro, anche se questo significa violare più di 70 risoluzioni ONU nel silenzio complice di una stampa e di una politica asservita e schierata.

Se, come diceva Goethe, per capire chi comanda basta vedere chi non si può criticare, il sistema mediatico e politico italiano ci dà un’idea abbastanza chiara di come il dominio giudaico sugli organi di informazione e sugli schieramenti partitici travalichi ogni dissenso, ogni eventuale visione “altra” del conflitto che conflitto non è, perché da una parte abbiamo una carnefice, e dall’altro una vittima. Vittima - quella palestinese - che, nonostante tutto, resiste con stoica abnegazione, per niente rassegnata ad un destino fatto di filo spinato, di controlli alla frontiera, di case unilateralmente strappate a chi le aveva da generazioni per consegnarle ai nuovi coloni ebraici, di piogge di fosforo bianco, di tunnel scavati per reperire le derrate alimentari ed i mezzi di prima necessità, in un abbruttimento bestiale ignorato e deliberatamente nascosto.

Ecco quindi che i vari Salvini, Meloni, Pillon, tradizionalmente spernacchiati e dileggiati un giorno si e l’altro pure dai mezzi di informazione – in special modo quelli governativi – acquisiscono una insperata visibilità. Del resto, si sa: nessuno meglio della destra per fare il lavoro sporco. Benito Mussolini lo disse già nel 1924: "Il nemico viene da destra". Fatelo sapere a quegli imbecilli che idolatrano la Meloni o Salvini con il busto del Duce in camera...

Il cane potrà anche abbaiare, di tanto in tanto, ma alla fine abbassa uggioso la testa davanti alla mano del padrone. Padrone che è sempre quello che non si può criticare, da duemila anni a questa parte.