Il giorno della liberazione è finalmente arrivato: da oggi Laura Boldrini non sarà più PresidentA della Camera. È scaduto il
mandato del Presidente della Camera più anti-italiano, più partigiano, più
fazioso e più menzognero di sempre, distintosi solamente per le sue battaglie
imbecilli contro i termini maschilisti della lingua italiana, il suo sostegno
alle donne vittime di violenza (quasi sempre straniere, come abbiamo dimostrato
qui: https://chessaandrea.blogspot.it/2017/08/le-vergognose-balle-di-laura-boldrini.html),
la sua follia jihadista per abbattere i monumenti simbolo del Fascismo e, più
in generale, una costante attenzione verso gli immigrati e verso gli stranieri.
L’ultimo canto del cigno di questo disgustoso
personaggio lo abbiamo sentito nella trasmissione di ieri, “Un giorno da pecora”,
condotto da Geppi Cucciari, un’altra che, esaurite quelle due battute cretine
contro gli uomini che le hanno regalato un po’ di notorietà, ha capito che
doveva puntare sull’antifascismo militante per non finire nel dimenticatoio e
venire così riciclata dalla “intellighenzia” di sinistra.
Ieri, in Radio, la Presidenta, dopo essersela cantata e
suonata da sola con la Cucciari che le teneva bordone, ad una domanda su chi sono
i fascisti del 2018 risponde così:
“Sono
quelli che, appunto, hanno un complesso di superiorità culturale. Che non vogliono aprire ai confronti con altre dimensioni, sono quelli che
pensano che sia lecito avere due pesi e due misure, quelli vogliono farsi
giustizia da se. Quelli che le donne ci devono essere, ma possibilmente zitte e occhi bassi,
eppoi...non lo so, basta!.... sono quelli che pensano di essere superiori a
tutti gli altri”.
Ci vuole una bella dose di faccia tosta per pronunciare
simili parole, soprattutto da parte di chi appartiene ad una area politica che
si è sempre sentita unica portatrice dei
buoni sentimenti e delle buone intenzioni, e che ha sempre confinato la parte
politica avversaria nel campo del non umano, contribuendo, con le sue
dichiarazioni a i suoi silenzi a comando, ad avvelenare il clima politico degli
ultimi mesi, in cui le aggressioni ai danni di esponenti dell’area nazionalista
di destra, sono state quotidiane e all’ordine del giorno.
Ora ce ne siamo liberati. Meglio di questa qui potrebbe
andare bene anche Paperino. Ricorderemo questo giorno come il giorno della
Liberazione dal Presidente della Camera che si è distinto in un acceso odio
contro gli italiani e tutto ciò che li rappresenta (significativa la sua
smorfia di disgusto al passaggio dei combattenti della Folgore nella parata del
2 giugno scorso) e per una attenzione costante verso gli stranieri e gli
immigrati.
Oggi siamo noi che lo cantiamo: ciao ciao, bella! Anzi: bella, ciao ciao!
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