martedì 17 febbraio 2015

No. Non mi sento in colpa



Scusatemi. Ci ho provato. Mi sono seduto, ho ascoltato, ho pensato e riflettuto. Ho provato pena per 300 immigrati morti mentre cercavano di raggiungere le nostre coste ma no, non ho provato alcun senso di colpa. Non mi sono vergognato maggiormente di essere italiano rispetto a quanto non faccia ogni giorno vedendo la mia Patria comandata da una accozzaglia di criminali, mafiosi e massoni. Non riesco a cospargermi il capo di cenere, non sento il bisogno di scusarmi a nome dei miei connazionali la cui pazienza e tolleranza, semmai, ha da tempo superato i confini della più squallida e stupida apatia.

No, non mi vergogno di essere italiano. Non ho causato io la morte di 300 miserabili, così come non ho causato la morte di coloro che li hanno preceduti, così come non sarò io la causa di coloro che verranno se non verrà fermata l’invasione delle nostre coste.

No, non mi sento nemmeno in colpa quando non riesco a chiamarli “viaggi della speranza”, che rievocano anime candide in cerca di una speranza e di un futuro migliore. Li vedo e li chiamo per quello che sono: una vera e propria invasione di massa della nostra penisola da parte di gente che con noi non ha nulla a che spartire né vuole in alcun modo averlo, perché tenacemente ancorata alle loro tradizioni, usi e costumi, giusti o sbagliati che siano.

Io non mi sento in colpa e ho guardato le mie mani: non sono sporche di sangue. Non ho commesso alcun peccato. Perché non ho favorito io Mare Nostrum prima, e Triton dopo, favorendo arrivi di massa di persone non desiderate, non necessarie, non richieste, i quali, necessariamente, si traducono, in una certa parte, in naufragi e conseguentemente disgrazie. Non ho avuto alcun ruolo nel descrivere l’Italia come un Paese del Bengodi, dove chiunque avrebbe potuto trovare ospitalità e accoglienza. Non sono stato io che ho violentato la Marina Militare – organo che, tradizionalmente, presiede alla guardia delle nostre coste e quindi al mantenimento della nostra sovranità nazionale – costringendola a trasformarsi in uno scafista di Stato. E, facendo questo, non sono stato nemmeno così coglione da mandarla allo sbaraglio senza nemmeno qualche mitragliatrice, il tanto giusto per fronteggiare criminali scafisti che ormai possono pure togliersi la soddisfazione di mandare il barcone con gli immigrati alla deriva, per venirselo poi a riprendere puntando le armi sotto il naso di quelli che un tempo erano orgogliosi soldati.

La Kyenge, la Boldrini, i Vendola (a proposito: perché non va ad abbracciare i “fratelli rom” che ora promettono vendetta contro un onesto benzinaio che ha avuto il solo torto di impedire che un criminale straniero uccidesse un gioielliere e la sua commessa a colpi di kalashnikov?) la sinistra tutta: i veri assassini morali di queste persone siete voi. Voi che, non si sa per semplice stupidità o per vigliacca connivenza con l’idra massonica e mondialista che punta a smantellare ogni tradizione, ogni cultura, ogni barlume di identità e di appartenenza nazionale e/o spirituale, assecondate i loro disegni, anziché avere il coraggio di rimettere in discussione quelle politiche criminali che i vistri (in)degni "eroi" partigiani ai quali tanto vi piace essere accostati hanno favorito e assecondato col tradimento e con l'infamia, diversi decenni orsono. 

Non cercate di farmi sentire in colpa col vostro monopolio delle belle parole e dei buoni sentimenti: non ho alcuna colpa e non mi sento in colpa. Fatevene una ragione. I colpevoli, qui, siete solo e unicamente voi.

martedì 10 febbraio 2015

Noi non dimentichiamo

No, io non dimentico. Non dimentico le donne violentate, gli anziani martirizzati, le une con gli altri gettati vivi negli abissi carsici. Non dimentico i partigiani italiani che stilarono le liste di proscrizione, girando casa per casa. Non dimentico i comunisti italiani che accolsero gli esuli istriani e dalmati con insulti e pestaggi. Non dimentico i partigiani italiani che fucilano giovani sedicenni, colpevoli solo di aver combattuto l'invasore. Non dimentico un criminale di guerra, tal Pertini, che baciò, con le lacrime agli occhi, la bara di chi massacrò la mia gente. Non dimentico giornalisti e politici, che hanno taciuto e tacciono ancora l'olocausto della mia gente, questo si vero e dimostrabile, per non scomodare i loro innominabili padroni e la loro storiella inventata per renderci più schiavi.
Io non dimentico. E prima o poi troveremo il modo di farvela sacrosantemente pagare.