mercoledì 30 agosto 2017

Le vergognose balle di Laura Boldrini



Ci vuole davvero una faccia di bronzo (per non dire altrimenti), da parte di Laura Boldrini, per dire che “il mio ruolo di Presidente della Camera non è quello di occuparmi di fatti di cronaca”, in risposta a Giorgia Meloni che, qualche giorno fa, aveva criticato il silenzio assordante con la quale la “presidenta” taceva sul brutale stupro di gruppo ad opera di quattro nordafricani. 

In particolare, la Boldrini ha dichiarato: «Stiamo toccando il fondo. Ma ci rendiamo conto a che punto siamo arrivati? Sono polemiche deprecabili, di chi non ha argomenti e mira solo ad avvelenare il clima. […] Ogni giorno purtroppo abbiamo notizie di violenze, non faccio dichiarazioni di condanna su ogni singolo episodio. Non è il mio lavoro, di professione non commento gli accadimenti del giorno. Faccio una battaglia contro tutte le violenze, in special modo quelle sulle donne. Qualcuno può dubitare del mio impegno in questo ambito? Se lo fa è sicuramente in malafede e con intento strumentale».

Va bene che gli italiani hanno la memoria corta, cortissima, ma a tutto c’è un limite. In questi anni abbiamo visto miss 2% mettere bocca praticamente su tutto, o quasi: dalle pubblicità offensive per la figura della donna (una, in particolare, in cui una donna serve la colazione di prima mattina al marito ed ai figli, ha provocato la sua viva indignazione), ai suoi costanti interventi contro il femminicidio (che, beninteso, in Italia non è certamente un’emergenza), al suo piagnisteo contro i monumenti che hanno simboli del Fascismo che farebbero piagnucolare i “poveri” partigiani (dovremmo forse abbatterli come fa l’Isis con le statue cristiane?), alle menate contro Facebook reo di non censurare abbastanza energicamente le pagine che si richiamerebbero al Fascismo.

Ma Laura Boldrini, contrariamente a quanto afferma, è intervenuta diverse volte a commentare fatti di cronaca. Il 20 aprile del 2013 la Boldrini scrisse un articolo sul Corriere.it in relazione ad un episodio di femminicidio, dove un uomo inseguì con l’auto la propria compagna fino ad ucciderla: fu l’occasione per parlare di femminicidio, di mercificazione del corpo delle donne, e ovviamente di quello che alla Boldrini sta più a cuore: una aggravante legislativa relativamente ai casi di omicidio in cui le vittime siano donne (se invece schiatta un uomo ucciso dalla propria donna, moglie, compagna o fidanzata, si applica la legislazione normale). L’articolo della presidenta è disponibile qui: http://27esimaora.corriere.it/articolo/femminicidi-ora-una-legge-contro-la-strage-delle-donne/.

A marzo dello scorso anno la stessa non attese un evento di cronaca per dire la sua: bastò la festa della donna, e in quella circostanza ingiunse anche la bandiera a mezz’asta, in segno di lutto per le donne uccise.

Qualche mese dopo, precisamente il 3 giugno del 2016, la presidenta della Camera espose dal suo ufficio un drappo rosso in segno di lutto per la morte di Sara Dipietrantonio, a Roma, brutalmente uccisa dal suo fidanzato.

Il 6 luglio 2016 un riferimento all’omicidio di Fermo, in cui un nigeriano venne ucciso con un pugno da un italiano a causa di un insulto legato al colore della pelle suo e della moglie che gli passeggiava accanto, la Boldrini non solo intervenne a rilasciare vari commenti, ma partecipò addirittura ai funerali del nigeriano. La prima versione data dai mass media di regime fu che la vittima fosse stata prima insultata e poi picchiata a morte dall’italiano. Si scoprì, in un secondo monento, che il nigeriano (appartenente alla mafia nigeriana, tra le altre cose), fu sì insultato con un epiteto razzista, ma cercò di massacrare l’autore dell’insulto con un cartello stradale dato ripetutamente sulla testa, cosa che causò la reazione di Amedeo Mancini, che reagì uccidendolo. Nessun media, almeno tra quelli ufficiali, si sentì in dovere di rettificare, quando poi le indagini proseguirono nelle settimane successive, quello che fu scritto inizialmente, e passò comunque la notizia che il povero nigeriano, mentre passeggiava placidamente con la moglie, fosse stato aggredito violentemente e senza alcuna motivazione da Amedeo Mancini. Sappiamo che la moglie rilasciò delle dichiarazioni false, che alcuni dei testimoni che provarono a dire la loro sull’accaduto (testimoniando che il mafioso attaccò con una violenza inaudita Mancini) furono minacciati e rischiarono la propria incolumità personale, che il nigeriano era molto meno pacifico di quanto fu fatto apparire in un primo momento. Per carità, si badi bene: un insulto razzista è gravissimo e come tale va condannato, ma Emmanuel Namdi reagì cercando di uccidere il proprio interlocutore. A meno che il Codice Penale non sia cambiato per venire incontro agli immigrati, un tentato omicidio dovrebbe essere ben più grave di un insulto razzista. 

Ebbene, al funerale del mafioso nigeriano parteciparono diverse cariche dello Stato, che approfittarono della situazione per propagandare la teoria dell’invasione indiscriminata, tra cui la Boldrini, che per l’occasione si espresse così: "Non bisogna permettere che l'odio inquini la nostra società. […] Dire scimmia africana a una donna non è un complimento, e io lo rimando al mittente. Bisogna riconoscere i messaggi di odio, non riconoscerli sarebbe molto grave. […] Non si tratta di passerelle ma della "volontà di lanciare un messaggio forte: la comunità non deve essere lasciata sola. Non venire sarebbe stato molto peggio. E' necessario che le istituzioni ci siano"

Solo il 14 luglio scorso, quindi poco meno di due mesi fa, miss 2% intervenne in relazione a due delitti classificati come “femminicidio”: il primo omicidio avvenne a Montepulciano, dove un uomo di 56 anni, uccise la moglie; il secondo, a poche distanza di ore dal precedente, avvenne a Roma, dove un settantanovenne uccise la moglie di due anni più grande. In quella circostanza la Boldrini si espresse addirittura con un tweet: “In meno di 48 ore, 4 donne uccise e una in fin di vita per mano loro compagni. Uomini siate con noi per fermare questo orrore #femminicidio”. 


Che cosa accomuna questi macabri avvenimenti? Semplice: sono donne uccise da italiani. Tutte. Quando invece si tratta di immigrati che si trasformano in assassini, la Boldrini tace miseramente. 

Tacque quando Parvinder Kaur Aoulask, una ventiseienne indiana residente a Genova, fu cosparsa di liquido infiammabile dal suo compagno (anche’esso indiano) che poi le diede fuoco: non sopportava che la ragazza utilizzasse jeans e magliette per uscire di casa. era il dicembre 2015.

Qualche giorno dopo la Boldrini non disse nulla nemmeno relativamente all'omicidio di Mariane Preducaj ad opera del marito, anche’gli albanese, Gjin Preducaj: alla base della lite pare ci fossero futili motivi.
Come basta poco a dimostrare, la Presidente della Camera, Laura Boldrini, interviene spesso e volentieri a commentare fatti di cronaca, purché si tratti di italiani che uccidono delle donne (italiane o straniere poco importa), mentre tace sui delitti e i crimini commessi dagli immigrati, l’ultimo dei quali, in ordine di tempo, il brutale stupro e pestaggio di quattro pluripregiudicati africani ai danni di una coppia polacca che passeggiava sul lungomare di Rimini. Una costante volontà di utilizzare i fatti di cronaca a sostegno delle proprie idee politiche, e il tentativo di glissare completamente quando altri fatti di cronaca contraddicono quelle stesse idee: ecco il modus operandi della presidenta, che ora piagnucola, come sua consuetudine, quando qualcuno glielo fa notare.

martedì 29 agosto 2017

Un consiglio alla sinistra: usare il cervello, all'inizio, è difficile, ma poi non fa male



A pensarci bene, non sarebbe stato nemmeno così difficile da prevedere: in un’Italia che pensa solo ed esclusivamente agli immigrati e ai clandestini – con tanto di Governo che invita, con apposita circolare ministeriale, i prefetti a trovare soluzioni alternative per i migranti prima di sgomberarli dagli alloggi e dagli stabili che occupano abusivamente (se ci avessero pensato almeno una sola volta per gli italiani forse non saremmo arrivati a questo punto) – legittimare la violenza sessuale sarebbe stato il passo successivo

È la vecchia, abusatissima tattica della sinistra: le notizie scomode, come le violenze degli immigrati (l’ultima, in ordine di tempo, è quella di quattro subanimali che a Rimini hanno selvaggiamente picchiato lui e violentato a turno, per ore e ore, lei) non si danno per principio. Il popolino è considerato alla stregua di una manica di imbecilli, e le notizie scomode chissà come potrebbe mai gestirle! Non sia mai che si dia fiato ai pericolosi fascisti, razzisti e xenofobi (in queste definizioni sono inclusi tutti coloro che a vario titolo si dichiarano contrari all’immigrazione selvaggia e forzata che subisce da anni la Nostra Nazione). Se proprio le notizie vengono date bisogna far finta di niente: la Boldrini, che si indigna per la pubblicità di una mamma che serve la colazione ai figli ed al marito, tace; Mattarella rimane nel suo loculo; Saviano, che un giorno si e l’altro pure straparla contro Salvini che semina odio e il suo gregge di canaglie razziste (si, li ha definiti così) non ha nessun tweet o nessun post su Facebook da pubblicare. Se proprio non si può far finta di niente l’ultima risorsa tattica è tentare la strada della legittimazione (difficile solo in apparenza, molto più facile e comoda quando hai tutti i media italiani e buona parte della Magistratura dalla tua parte): è colpa della società che non li ha integrati, ma anche gli italiani delinquono, non generalizziamo, la stragrande maggioranza degli immigrati viene qui per trovare un lavoro ed integrarsi, e via dicendo…

Alla legittimazione dello stupro, però, non ci eravamo ancora arrivati. Ci ha pensato Abid Jee, mediatore culturale di Rimini di origini pachistane che studia Giurisprudenza (il fatto che uno studente di Legge parli in questo modo dovrebbe far riflettere sul livello dell’istruzione in Italia), e che ha pensato bene, in relazione al brutale stupro e pestaggio di quattro nordafricani ai danni di una coppia polacca, di scrivere sul suo profilo Facebook: “Lo stupro è un atto peggio ma solo all’inizio, una volta si entra il pisello poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale”

A causa degli insulti che sono piovuti addosso a questo geniaccio – e solo successivamente a ciò – la cooperativa per la quale lavorava lo ha sospeso. Sospeso, si badi bene, e non licenziato. Possiamo solo immaginarci cosa sarebbe accaduto se a dire una frase simile fosse stato un militante di destra: non solo sarebbe stato licenziato e gli sarebbe stato interdetto anche il lavare la scale con la lingua, ,ma come minimo Boldrini e la Kyenge sarebbero scesi in strada per protestare, i centri sociali avrebbero messo a ferro e fuoco mezzo continente, Repubblica e Il Fatto Quotidiano ci avrebbero sparato dei pistolotti devastanti sul pericolosissimo neofascismo misogino che ritorna e che ovviamente bisogna arginare con leggi sempre più repressive.

Insomma: stuprare una donna non è poi così grave. Magari si incazza un po’ all’inizio, protesta, ma poi, alla fine, le piace pure. Ora, si tengano forte i benpensanti, i salottieri della sinistra, i militanti dei cessi sociali, Saviano, Mattarella e Boldrini: in paesi come Pakistan, ma più in generale l’Asia, o in Africa, è esattamente questo il modo di pensare. Di più: la donna è semplicemente un oggetto, completamente sottomessa al volere dell’uomo, che la prende e la lascia quando più ne ha voglia.

L’errore, prima di tutto, è nostro. Nostra è l’arroganza di pensare che basti dare un pezzo di carta ad uno straniero – pomposamente chiamato “cittadinanza” – per pensare che in un attimo solo culture, tradizioni, convinzioni e credenze di genti straniere possano scomparire dalle loro menti e dalle loro anime in un attimo, pronte ad integrarsi nel nostro mondo. Ora questa gente si stupisce se un pachistano fa il pachistano. 

Ai sinistri che si stupiscono diamo un consiglio: usare il cervello, almeno all'inizio, può essere difficile, ma poi non fa male.

lunedì 28 agosto 2017

Sei critico nei confronti dell'immigrazione? Vogliono drogarti



Siete contrari all’immigrazione di massa che l’Europa, e specialmente l’Italia, sta subendo? Pensate che agli immigrati irregolari debba essere proibita la libera circolazione sul territorio italiano? Ritenete che l’immigrazione non sia una risorsa, bensì sia portatrice di malessere sociale, dumping economico ai danni degli indigeni europei, criminalità e degrado? Peggio ancora: siete di destra o magari non siete di sinistra?

Siete dei razzisti, xenofobi, intolleranti (e questo lo sapevamo già) e dovete essere sottoposti ad apposita terapia curativa per impedire che la destra in Europa possa prendere spazio.

A dirlo non è la Presidenta della Camera, Laura Boldrini, o l’omino bianco con la papalina sulla testa che ogni domenica, da piazza San Pietro in Roma, ci dà lezioni su quanto siamo razzisti a non farci invadere dagli immigrati. No. Si tratta, viceversa, di una ricerca medica che ha tutti i crismi della scientificità. 

Le università di Bonn, Lubecca e Tulsa, hanno scritto uno studio che è stato pubblicato sull’autorevole Proceedings of the National Academy of Sciences of the USA. Le tre università sono partite dal presupposto che il continente europeo stia venendo letteralmente rimodellato a causa degli intensissimi flussi migratori che, specialmente dall’Africa, invadono l’Europa e l’Italia; questo, ovviamente, trova non tutti d’accordo e così i cattivi e xenofobi partiti di destra hanno buon gioco, nelle campagne elettorali delle rispettive nazioni, ad alimentare la rabbia ed il risentimento di una certa parte di popolazione: La resistenza a questa transizione – scrivono - spesso va di pari passo con il sentimento xenofobo e, di conseguenza, le recenti elezioni in Europa hanno favorito i candidati populisti che hanno espresso apertamente atteggiamenti xenofobi nei confronti dei rifugiati”.

Cosa si sono inventati, allora, i ricercatori, per far si che l’Europa possa aprirsi alle diversità e al favoloso benessere che i generosissimi migranti vogliono a tutti i costi condividere con noi? Molto semplicemente – in seguito a diversi esperimenti attuati su europei di diverse provenienze culturali e sociali – hanno rivelato che assumere l’ormone della ossitocina (che aumenterebbe la possibilità del nostro cervello di creare per noi sensazioni di benessere), unito al condizionamento mentale che i più recalcitranti subirebbero quando messi a contatto con persone particolarmente favorevoli agli immigrati, permetterebbe anche ai più retrivi di modificare la loro personalità e di aprirsi, maggiormente nei confronti dei clandestini. Insomma: condizionamento mentale e somministrazione in grandi quantità di ossitocina permetterebbero ai razzisti o ai critici dell’immigrazione di essere molto meno razzisti e molto meno di destra. 

La cosa più sconvolgente è che una cosa simile venga pubblicata sulle riviste come pensiero scientifico, anziché portare all’internamento in un ospedale psichiatrico di coloro che l’hanno pensata. Vogliono drogarci e rincoglionirci mettendoci a contatto con cerebrolesi comunisti perché sempre più persone chinino la testa nei confronti della sostituzione etnica che sta subendo il nostro continente e, specialmente, la nostra Nazione. Così, strafatti di pere e rincoglioniti dalla propaganda terzomondista e immigrazionista, abbracceremo col sorriso sulle labbra chiunque, pronti a farci invadere. 

Il Grande Fratello avanza a passi spediti.

domenica 27 agosto 2017

Piazza Indipendenza: quando lo Stato si arrende e patteggia con i criminali



È sempre la solita storia che, purtroppo, in questo Paese si ripete ciclicamente: ogni qualvolta lo Stato provi a ripristinare un minimo di parvenza di legalità, immediato e compatto si mobilita l’esercito della sinistra, delle ONG, dei centri sociali, dei difensori dei diritti umani, tutti schierati insieme e appassionatamente per difendere l’indifendibile. Se poi si tratta di immigrati il fuoco di copertura è implacabile.

Riguardo allo stabile di Piazza Indipendenza occupato da diversi anni da un centinaio da diverse centinaia di clandestini africani, basta semplicemente lasciare la parola agli italiani che lì ci vivono e ci abitano per testimoniare cosa fosse diventata quella zona: spaccio, prostituzione, sporcizia e degrado erano le fantastiche meraviglie che i clandestini hanno portato dai loro Paesi e che gli abitanti di quel rione hanno potuto sperimentare sulla loro pelle.

La differenza tra come vengono sgomberati gli italiani e come vengono sgomberati gli immigrati – e più in generale il trattamento assai favorevole, quando non addirittura complice, che le stesse istituzioni dello Stato hanno quando hanno a che fare con gli immigrati – è ormai sotto gli occhi di tutti. A Roma, in special modo, solo qualche mese fa una famiglia, con anziana disabile, era stata buttata fuori di casa con tanto di Polizia Municipale che lanciava i giocattoli dei bambini direttamente dalla finestra del primo piano. Furono i militanti di CasaPound, che si opposero senza violenza a quello sgombero, a documentare il tutto. Ebbene, non ci risulta che nessuno, né per questa famiglia né per le altre migliaia di famiglie di italiani che sono state sgomberate, si sia mai dato tanto da fare per trovare un nuovo alloggio agli sfrattati come si sta facendo adesso per i migranti.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è uscito dal sarcofago per affermare che non si possono sgomberare i clandestini se prima non si sono trovate delle valide alternative alla soluzione abitativa. Addirittura il Ministero dell’Interno starebbe emanando una circolare in cui si invitano i prefetti delle varie città d’Italia, prima di autorizzare gli sgomberi, a provare altre strade: questa è la definitiva resa dello Stato all’illegalità e alla delinquenza, e il tutto viene aggravatato dal fatto che abbiamo a che fare non con italiani, bensì con genti straniere che non hanno alcun diritto di stare qui e che spesso e volentieri pretendono con arroganza diritti che le loro civiltà, involute di decenni rispetto alla nostra, non sono state capaci di dar loro. 

Come se non bastasse il funzionario di Polizia che ha guidato l’azione viene messo sulla graticola per una frase infelice, ampiamente presa fuori dal proprio contesto, che era quello di una situazione in cui non più di una ventina di poliziotti si sono trovati a fronteggiare centinaia di africani infuriati che lanciavano sanpietrini, bottiglie, pietre, suppellettili, e finanche bombole del gas. 

Il poliziotto che ha detto "Se serve spaccategli un braccio" durante uno sgombero di clandestini a Roma è stato sospeso dal servizio: basta una frase sbagliata detta contro i clandestini, anche se si sta cercando di sgomberarli e loro rispondono con sassi e bombole del gas, e sei crocifisso in sala mensa. Ciò non vale ovviamente quando si sgomberano gli italiani, con tanto di Polizia Municipale che getta i giochi dei bambini dalla finestra, come accadde a Centocelle.

Con questa complicità palese, esplicita e addirittura sfacciata all’invasione di clandestini e alla vera e propria pulizia etnica dolce che sta subendo da anni il nostro popolo, viene meno il contratto sociale implicitamente stipulato tra gli italiani e le istituzioni preposte al governo della Nazione. Questo Stato, ormai, è nemico dei suoi stessi cittadini, apertamente favorevole agli invasori e pronto ad usare con loro il guanto di velluto, sempre e comunque, nella stessa misura in cui invece utilizza il pugno di ferro con i propri cittadini.

Tutto questo avrà conseguenze devastanti, nel bene o nel male.