domenica 31 maggio 2009

I "tonf" di Franceschini, o il difensore-pippa

In questo periodo più che mai “piccante” per la politica italiana – dove i sollazzi personali del Presidente del Consiglio riempiono pagine e pagine di giornali di una stampa schiava e succube – possiamo vedere, chiaramente, l’agonia di una parte politica italiana – vale a dire la sinistra ed il centro-sinistra (se ancora vale questa distinzione) – nei disperati tentativi di stare a galla da parte di colui che, bene o male, viene indicato come il suo leader, ovvero Dario Franceschini.

E’ proprio assistendo alle incredibili gesta di questo personaggio che assistiamo alla disfatta morale, altrochè politica, di una opposizione che non ha più idee, progetti, proposte, e che per stare a galla cavalca le vicende private di Berlusconi.

Sia ben chiaro: il sottoscritto pensa che chiunque, nel momento in cui non infrange la legge, sia libero di fare ciò che più gli pare e gli piace, a maggior ragione nella sua camera da letto. Anche il Presidente del Consiglio, che dei suoi comportamenti privati, se leciti, non deve rispondere a nessuno dei suoi elettori.

Berlusconi si diverte a stare con signorine in topless nella sua villa? Quale italiano non desidererebbe ciò? Berlusconi incontra privatamente le belle ragazzine per fare il karaoke? Chi mai si priverebbe di tale piacere, tra gli italiani? Forse solo Sircana (portavoce di Prodi a suo tempo pizzicato a contrattare il prezzo con un transessuale), ma questo è un altro discorso. Del resto, non è proprio per questo che Berlusconi – puttaniere e “smanettone” e vanitoso e vanaglorioso – piace a così tanti italiani, che si immedesimano con lui? Mai il popolo italiano è stato più degnamente rappresentato da uno di loro come mentalità e modi di fare cafoneschi.

C’è da dire anche un’altra cosa. Come ho già scritto, io penso che Berlusconi nella sua villa privata possa fare quello che vuole. Tuttavia, dato che ormai è ampiamente dimostrato che su Noemi Letizia ci nasconde qualcosa (prova ne siano le mille contraddizioni nelle quali è incorso per cercare di spiegare le sue frequentazioni con la ragazza), mi interessa non poco sapere se il “mio” Presidente del Consiglio se la fa con le minorenni. Non lo ritengo un particolare di secondaria importanza. Viceversa, quali e quante signorine hanno passato il Capodanno a Villa Certosa, e come lo hanno passato, non mi interessa particolarmente. Se Silvio si è divertito con una cinquantina di belle ragazze a Capodanno son fatti suoi; anzi, buon per lui. Vuol dire che ancora gli tira bene. Anzi Presidente, mi raccomando: se non ce la fa a tenere tutte e cinquanta le ragazze insieme, e ha bisogno di aiuto, nel MFL troverà tanti ragazzi pronti a darle una mano. Quando la Patria chiama, Presidente Berlusconi, noi ci siamo sempre, con l’asta ben innestata e pronti a fare la nostra parte.

Chiusa parentesi.

Ironia a parte, nessuno dei nuovi moralisti di sinistra ha pensato di affermare una cosa palese e di buon senso: che chiunque, anche se è Presidente del Consiglio, può fare della sua vita privata ciò che meglio crede, a patto che non violi le leggi e non vada con le minorenni.

Questa semplice considerazione avrebbe imposto ai moralisti di sinistra di tacere per buona parte di questi giorni, limitandosi a chiedere il rispetto delle leggi ed una coerente spiegazione da parte di Berlusconi riguardo ai suoi trascorsi con quella bella ragazza che oggi riempie tutti i giornali. Invece a sinistra non si è fatto questo, o non si è fatto solo questo, ma ci si è fatti trascinare dalla polemica più squallida e triste degli ultimi tempi, con un Dario Franceschini in prima linea.

Un Franceschini che, incredibilmente, è riuscito a collezionare gaffe su gaffe da quando è succeduto a Veltroni nel tentativo di salvare quel gigantesco carrozzone di ex comunisti chiamato Partito Democratico. Riassumiamole un poco per i lettori più smemorati.

Il nostro, appena eletto alla guida del PD, parte subito alla grande. Subito si presenta a celebrare la Resistenza col papà partigiano. Il paragone è netto: come i partigiani combatterono il Fascismo così io combatto il nuovo Fascismo, quello di Berlusconi. Retorico, demagogico e ridicolo: non per niente infiamma (in senso lato) solo i comunisti e poco più.

Nell’occasione rilancia: se Berlusconi è un sincero democratico vada a celebrare la Resistenza!! E Berlusconi – che in questi anni ha imparato ad essere astuto e politicamente abile – che fa? Va ad Onna, ed è un successo di pubblico strepitoso. Autogol.

Ma Franceschini non è contento, e si fa fotografare col cappello delle Ferrovie dello Stato, proprio come a suo tempo fece Berlusconi. Che figuraccia: critica critica, poi lo copia spudoratamente.

Ma non basta. Lo sentiamo strepitare in TV insieme agli immigrati che sono scappati dal centro di accoglienza, legittimando in tal modo comportamenti criminali. Roba da denunciarlo per sovversione…

Ancora: date un assegno statale ai disoccupati, dimostrate che siete a favore delle famiglie in difficoltà e delle fasce più deboli! Urlano per giorni e giorni con questa boiata; i giornali sinistri affermano che ecco che il PD risorge con proposte serie e convincenti; Franceschini è il Duce della riscossa di sinistra! Poi interviene Tremonti: “Sarebbe un incentivo al licenziamento di massa e al lavoro in nero”. Il ragionamento tremontiano, ahimè, non fa una grinza: se i disoccupati li paga lo Stato, allora gli imprenditori possono anche assumere in nero… Che figuraccia! Il PD e Dario Franceschini arrossiscono, e parlano d’altro. Ahi ahi ahi ahi ahi! diceva una pubblicità di qualche tempo fa… Tonf!!

Può bastare? Certo che no! Eccolo ora denunciare la politica come spettacolo ed esercizio di demagogia berlusconiana. Lo vediamo sul settimanale “Chi”, che si fa fare un ritratto da bravo ragazzetto di famiglia, manco fosse un divo dei Cesaroni o di Maria De Filippi…

E veniamo ai giorni nostri. Sempre su un altro settimanale dice: “Uscirei con Veronica Lario, a patto che non mi parli del marito”. Tipico comportamento da don Giovanni italiano e da latin-lover sbruffoncello di paese. Che gaffe! Il tutto mentre il popolo di sinistra esulta, e vuole Veronica Lario dentro il PD! Poveri sinistri: sempre alla ricerca di capi e di duci ai quali sottomettersi. Mussolini, Blair, Clinton, Obama, Fidel Castro, Cofferati, Alba Parietti, Sabrina Ferilli, Sabina Guzzanti, Luttazzi, Veronica Lario… quelli di sinistra sono di bocca buona, si accontentano.

L’Italia respinge i clandestini direttamente in mare, senza permetter loro di sbarcare sul territorio italiano. Franceschini si butta subito nella mischia, e grida al ritorno del Fascismo. Urla ed urla, poi si scopre che quelli di sinistra facevano le stesse identiche cose. Pure Fassino e D’Alema sono d’accordo! Tonf!!

E poi Franceschini fa l’euro-autogol, quello che rimane impresso nella Storia. Nella vicenda Letizia-Berlusconi, corre a fare il moralizzatore. A sinistra, baluardo dei transessuali e degli omosessuali e degli immigrati clandestini, scopriamo dei moralisti che non avremmo mai immaginato. Ma come?! Ma non erano loro che dicevano che le libertà individuali (inclusa quella sessuale) erano sacrosante? E adesso ce li troviamo schierati nientepopòdimeno che con il Vaticano, a dire che il Presidente del Consiglio deve avere una moralità, che deve dare l’esempio. Proprio loro che la moralità, in sessanta anni, l’hanno usata come pezza da piedi, difendendo tutto ciò che va contro le regole, contro il sentire comune della maggior parte della popolazione, contro il buon senso… Difensori di brigatisti rossi, assassini, omosessuali, transessuali, centri sociali, black block, immigrati clandestini, nomadi abusivi…

“Chi farebbe educare i propri figli da Berlusconi?”, sentenzia. Ecco che i figli rispondono a tono, tutti compatti con il padre, e lui disperato innesta la retromarcia: “Non volevo offendere i figli di nessuno… se ho sbagliato chiedo scusa…” E la famiglia Berlusconi ci fa un figurone. Tonf!!

Non erano loro che nella vicenda di Sircana, collaboratore di Prodi a suo tempo sorpreso in mezzo ai transessuali, dissero che chiunque poteva scegliere liberamente i propri orientamenti sessuali? Viene da pensare che si possa andare a transessuali ma non si possa passare il Capodanno con cinquanta ragazze in topless (io preferirei la seconda, fate un po’ voi): che razza di libertà sessuale è mai questa?

Io me lo immagino Berlusconi che si sveglia di mattina. Si alza, pensa a Franceschini e sorride contento. “Quale altro assist mi farà oggi?”, si chiede il Presidente del Consiglio. Franceschini è come il difensore-pippa delle partite di calcetto scapoli-ammogliati: il sogno di ogni attaccante. Che non deve correre a prendere palloni, a contrastare l’avversario, a sostenere il centrocampo. Sta lì, passeggia nei pressi del difensore-pippa, aspettando che questi commetta un errore, un liscio, uno scivolone, un retropassaggio sbagliato… E quando la palla gli arriva nei piedi castiga severamente la squadra avversaria.

Eccolo lì, Franceschini, che cerca di tenere in piedi in tutti i modi un carrozzone che imbarca pericolosamente acqua da tutte le parti, ed affonda irrimediabilmente. Franceschini urla per attirare l’attenzione, la spara grossa una dopo l’altra per negare l’evidenza: la sinistra si sta polverizzando, fortunatamente per noi. Il PD ha una emorragia di voti e di consensi spaventosa. Una gigantesca nave di comunisti ed ex-comunisti si sta inabissando, corre senza controllo verso il vortice delle elezioni europee, verso il baratro.

Io sto in tribuna, e mi godo lo spettacolo.

mercoledì 27 maggio 2009

Solidarietà alle famiglie delle vittime della Saras



In relazione alla tragica vicenda che ha visto la morte di Gigi Solinas, Bruno Muntoni e Daniele Melis, il MFL esprime solidarietà alle famiglie delle vittime colpite da questo tragico lutto.

Questa è solo l’ennesima cronaca di una mattanza quotidiana che si registra giornalmente sui posti di lavoro italiani, nei quali la sicurezza è diventata un optional che i politici nazionali ed i dirigenti regionali non hanno evidentemente alcun interesse a tutelare.

I governi, nazionali e regionali, devono ricordarsi che le morti sul lavoro che da anni insanguinano l’Italia non sono “una tragica fatalità”, ma il risultato di un sistema economico eccessivamente liberista, dove la massimizzazione del profitto e del guadagno viene privilegiata a scapito della dignità umana e della sicurezza delle persone e dei lavoratori.

Basta con le lacrime di coccodrillo. Leggi severe e rigorose, controlli puntuali ed efficienti. Queste sono le parole d’ordine che i politici devono fare una volta per tutte proprie, al fine di difendere la salute di chi lavora.

Tragedia alla Saras

E’come un assassino silenzioso e spietato, quell’anidride solforosa. Attacca alle spalle, senza farsi vedere, e non perdona. La vista si annebbia e l’aria comincia a mancare, fino a far perdere conoscenza in poco tempo.

E’ così che sono tragicamente morti, uno dopo l’altro, Gigi Solinas, Bruno Muntoni e Daniele Melis. Tutti e tre lavoravano per la Comesa S.r.L., una società specializzata nella bonifica e nella pulizia di sistemi industriali, proprio quelli che si stavano pulendo alla Saras (e per i quali, proprio in questi giorni, era prevista la chiusura programmata degli impianti).

Il primo a morire è stato Gigi Solinas. Si è calato nell’impianto sorretto con una corda dal collega Gianluca Fazio; il quale si è subito accorti di quello che stava accadendo, e ha dato subito l’allarme. Subito sono accorsi anche Muntoni e Melis, i quali, nel tentativo di soccorrere il collega, hanno anche loro perso la vita.

Il pm Manganello, della Procura di Cagliari, ha aperto un procedimento giudiziario per omicidio plurimo ed omicidio colposo, in attesa di accertare i responsabili e soprattutto se il protocollo di sicurezza è stato seguito per intero.

giovedì 21 maggio 2009

Obama - Netanyahu: tutto fumo e niente arrosto

Tutto fumo e niente arrosto. Questo è il miglior commento che si possa fare al tanto atteso vertice tra Obama e Netanyahu, avvenuto a Washington, che secondo i sostenitori ad oltranza di Obama avrebbe dovuto imprimere un netto cambiamento di rotta alla politica estera americana, con un America non più succube dello Stato ebraico (ma allora ciò significa per caso che fino a poco tempo fa l’America è stata succube?).

Una delle questioni fondamentali da dibattere tra i due capi di Stato era quella dei due Stati, vale a dire la nascita dello Stato palestinese. Netanyahu, come prevedibile, ha risposto picche: “Non soluzione a due Stati, ma autogoverno”. Bisogna prima che i palestinesi smettano di appoggiare il terrorismo (nome di criminalizzazione per quello che io chiamo patriottismo); che l’America intervenga contro l’Iran, e così via… (1)

Insomma: prima di qualunque concessione di Israele, anche la minima, sono sempre gli altri che devono fare qualcosa. C’è sempre qualcosa, anche minima, che blocca Israele sulla strada di un accordo serio e sincero per l’indipendenza e la sovranità palestinese.

Tanto per dimostrare quanto Israele sia ben intenzionata alla pace ed al dialogo, non solo ha ampiamente spernacchiato l’ONU e la sua richiesta di risarcimento per i danni causati dall’ultima operazione di macelleria compiuta dai valorosi soldati israeliani a Gaza, ma ha anche avviato recentemente nuove costruzioni di case per i coloni israeliani (la ripresa degli insediamenti illegali era stata lievemente criticata dalla Clinto, un po’ di tempo fa) a spese delle case palestinesi. Le quali vengono abbattute con tutte le scuse possibili ed inimmaginabili: la disabitazione (a parte il fatto che non abitare la propria casa non dovrebbe comportare il perderla automaticamente, è perfettamente normale che molte case palestinesi restino disabitate o semivuote, vista l’enorme difficoltà di movimento che gli israeliani impongono alla popolazione di Gaza); l’illegalità (sancita sempre dalle autorità israeliane); il fatto di essere covi di terroristi (per Israele chiunque, dai 14/15 anni in su, è considerato un terrorista) e via dicendo. (2)

Il tutto, beninteso, nel silenzio complice dell’ONU, dell’UE, di Barack Obama e anche del Papa, che evidentemente preferisce dedicare le sue forze a combattere quel residuo di sovranità territoriale che l’Italia cerca di far valere piuttosto che criticare la politica di Israele nei territori occupati.

Secondo punto importante, come già accennato, è la questione iraniana. Barack Obama si è espresso a parole per una riconciliazione con Teheran, questo è vero. Ma non ha neanche mai detto chiaramente di non considerare la soluzione militare, che invece Israele caldeggia caldamente.

Insomma, l’Iran è sempre al centro del mirino, e si cerca di coglierlo in fallo alla prima occasione per premere il grilletto. Fortunatamente, l’Iran si muove bene, o comunque meglio di quello che si augurano i suoi nemici. Anche la recente liberazione della giornalista americana Roxana Saberi, accusata di spionaggio, ha impedito la strumentalizzazione dell’avvenimento in chiave anti-iraniana.

Comunque sia, Israele non molla, e i suoi punti chiave restano sempre quelli: riconoscimento dello Stato ebraico, messa in sicurezza dell’Iran (mediante bombardamento), contrasto dello Stato palestinese, espansione delle colonie illegali.

Eppure, ad Obama basterebbe poco per portare Israele a più miti consigli. La soluzione più immediata sarebbe quella di minacciare di tagliare i fondi ad Israele, l’unico Paese che riceve un sostegno così continuo e sostanzioso da parte degli Stati Uniti. Se ne era già parlato, un po’ di tempo fa, nell’ambito dello scudo antimissile americano (che vede anche una partecipazione israeliana) e questo, com’è ovvio, aveva suscitato aspre polemiche in Israele tanto da spingere ad una dichiarazione risoluta lo stesso premier Netanyahu. (3)

Togliere una parte di fondi economici ad Israele, da parte del governo americano, è comunque impossibile a meno che Obama non ricorra ad una prova di forza che potrebbe danneggiarlo soprattutto in quei settori (ampi e potenti politicamente e finanziariamente) della società americana favorevoli allo Stato ebraico, vista la mano di ferro che la lobby sionista (l’AIPAC in primo luogo) esercita sul Congresso degli Stati Uniti.

Eppure se avvenisse una cosa del genere la cosa non dovrebbe suscitare eccessivo scandalo. Già Israele ha ricevuto, nel solo triennio 2004-2007, aiuti privati per più di 33 miliardi di dollari per la sola costruzione degli insediamenti, reclutati da organizzazioni filoamericane. La cosa non dovrebbe suscitare scandalo, se non fosse per il fatto che gli americani hanno più volte attuato politiche economiche volte alla diminuzione degli insediamenti illegali in Cisgiordania. Insomma: organizzazioni sioniste americane raccolgono soldi esentasse (pagati cioè dai contribuenti americani) per darli ad Israele affinché questo applichi delle azioni esplicitamente condannate dagli USA. (4)

Non solo: negli ultimi venti anni Israele ha ricevuto aiuti per circa 3 miliardi di dollari all’anno, più di qualunque altra Nazione, e con condizioni di assoluto favore rispetto alla “concorrenza”. (5)

Come si può capire, anche tagliare un poco questo immenso flusso di denaro che dagli USA partono verso Israele sarebbe, da parte del governo americano, una leva importante per far tornare Israele su posizioni più ragionevoli.

Invece anche stavolta Obama, consapevole dell’immenso potere che l’AIPAC esercita sui politici degli Stati Uniti, ha accolto Netanyahu con le mani legate, dimostrando ancora una volta l’enorme remissività americana nei confronti dell’unico Stato democratico del Medio Oriente. Altro che nuovo corso….

1) http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/esteri/medio-oriente-53/obama-netanyahu/obama-netanyahu.html?ref=search

2) http://ansa.it/site/notizie/awnplus/topnews/news/2009-05-18_118380362.html

3) http://it.peacereporter.net/articolo/15096/La+Freccia,+la+Fionda+di+David+e+il+Duomo+di+Ferro

4) http://www.medarabnews.com/2009/04/03/perche-agli-americani-e-permesso-versare-denaro-a-favore-degli-insediamenti-israeliani/

5) http://www.counterpunch.org/

martedì 19 maggio 2009

Piccoli mostri crescono

Sono tre ragazzini: 9, 14 e 15 anni. Prendono un cane – mica un Labrador, che può mordere, ma un piccolo Yorkshire – lo bastonano, e poi lo impiccano alla maniglia di una porta. Mentre il più piccolo esegue il gesto, ecco che i più grandicelli filmano il tutto, in modo da mandarlo su internet. Tanto di cani impiccati se ne trovano tanti in rete, no?

E’ la nuova moda, ormai. Da piccolo il massimo della trasgressione era rubare cinquemila lire dalla borsetta di mamma per spenderle ai videogiochi, oppure all’autoscontro… cosa ci sembrava di fare, all’epoca! Qualche anno fa andava di moda filmarsi mentre si correva in autostrada. Poi è arrivato il porno amatoriale, ti riprendi mentre scopi la tua fidanzata, o quella di un altro. Ora va di moda seviziare gli animali, davanti alla telecamera, così si fa vedere l’impresa agli amici, ci si fa fichi con le amichette, troie già a 12 anni, per far vedere che si è uomini duri.

Siamo arrivati agli ultimi gironi dell’inferno, e continuiamo a scendere precipitosamente.

A 14/15 anni io ero psicologicamente già formato. Cioè: il mio carattere era quello, avevo i miei hobby, le cose che mi piacevano e le cose che non mi piacevano, la musica che mi piaceva e quella che non mi piaceva; avevo già delle idee politiche, alcuni politici mi piacevano più di altri.

C’è da chiedersi: che coscienza potranno mai avere dei ragazzini che non si fermano neanche davanti ad un cagnolino, un essere piccolo piccolo, indifeso, innocente e con gli occhioni grandi grandi? Quale limite di crudeltà abbiamo superato, forse senza accorgercene?

Allucinante, deprimente, incredibile, vergognoso, stupefacente. Possiamo stare ore e ore a trovare aggettivi nuovi, ma la verità è che la violenza di questi ragazzini è la stessa che respirano tutti i giorni alla tv, al cinema, in internet… Loro copiano, come fanno i bambini, e coloro che non hanno coscienza.

C’è una cosa che non ho mai sopportato, ed è proprio la violenza sugli animali. Perché sono le creature che meno di tutti possono difendersi. Non hanno parole per comunicare: sta alla sensibilità di noi uomini capirli, ascoltare il loro linguaggio, e regolarci di conseguenza. Odio non solo la violenza manifesta, quella esplicita, ma anche quella che non vediamo, o che non siamo più abituati a vedere. Un uccellino chiuso in una gabbia è violenza. Un cane legato ad una corda venti ore al giorno è violenza. Un cane chiuso in un recinto piccolo piccolo è violenza.

Ho imparato una cosa: che chi odia gli animali, ed è capace di commettere su di loro tutte le crudeltà possibili ed inimmaginabili, non è capace di amare neanche gli uomini. Per questo sono preoccupato: chi sono questi piccoli mostri che abbiamo creato e che ci stanno intorno?

Mentre scrivo, la mia cagnolona, ai miei piedi, fa quello che sa fare meglio: ronfare sonoramente. Ogni tanto si alza, abbaia i fantasmi, e poi torna a dormire. Negli occhi del mio cane vedo ogni cane ed ogni animale del mondo, che non ha voce, eppure ci chiede di starlo a sentire, di prestare attenzione.

Ora qualcuno ci dirà che bisogna capirli, che è la società che li circonda che li ha resi tali, la tv, internet, la televisione. Tutto vero, probabilmente. Eppure c’è un problema, un’emergenza, che va affrontata adesso, e subito. Ci sono dei piccoli mostri che a 14 anni già si drogano, incendiano i compagnetti più timidi, sodomizzano le compagnette nei cessi delle discoteche (spesso con la complicità di queste ultime), impiccano i cani. E' un esercito di pornofili, maniaci e sadici quello che sta crescendo... E’ colpa della società, probabilmente.


Questi ragazzi vanno aiutati. Comincerei con una bella passata di calci nel culo. Anzi, tanti calci nel culo. Tantissimi: gli farei la faccia come una rosetta… Ma attirerei su di me eserciti di pedagogisti ed educatori pronti a farmi la pelle. Probabilmente sarei un pessimo educatore… Io…

sabato 16 maggio 2009

Una piccola diatriba

Sul blog “OneWeb 2.0”, al quale sono abbonato e del quale ricevo giornalmente gli articoli che vengono postati dagli scrittori, compare un articolo, a firma di Giorgio Rini, intitolato significativamente “Facebook non banna i gruppi favorevoli all’olocausto”.

Già il titolo è fuorviante, ed a parere di chi scrive in malafede. Nessuno approva l’olocausto. Chi lo fa è sadicamente perverso e pericoloso. Nessun revisionista ha mai approvato pubblicamente l’olocausto come deliberato massacro di uomini, donne e bambini, ma crede nell’esistenza di prove che ridimensionino questo drammatico avvenimento della seconda guerra mondiale.

Ridimensionare un avvenimento non significa assolutamente difenderlo, o sminuirlo, ma darne una interpretazione “altra” rispetto a quella che è convenzionalmente stabilita. In questo senso, la Storia dovrebbe essere revisionista per definizione. Dovrebbe, cioè, perennemente rianalizzare e riconsiderare gli avvenimenti storici, proprio perché il continuo studio e l’acquisizione di nuove prove pongono in una diversa luce gli avvenimenti.

Chi afferma che dell’olocausto si è già scritto e detto di tutto, e che pertanto tutto sia già dimostrato e non valga la pena di parlarne, non dimostra solo la propria ignoranza, ma si pone anche in un atteggiamento esplicitamente anti-culturale (cultura è dibattito, contraddizione) ed antistorico.

Perché antistorico? Perché, diciamo noi, non sta scritto da nessuna parte che dell’olocausto si sia detto e scritto di tutto. E se qualcuno sente ancora l’esigenza di parlarne, data la sua importanza per la Storia moderna e contemporanea, perché no?

Se gli anti-negazionisti ragionassero così allora dovrebbero, coerentemente, anche indignarsi contro quella parte minoritaria di gli studiosi di letteratura latina che affermano che il saturnio sia un verso con influenze greche, e non solo ed esclusivamente latine. E così via contro tutte le minoranze culturali.

Anche Pansa, storico e giornalista di sinistra, fa il verso a molte pubblicazioni di Pisanò, cadute nell’oblio, e le spaccia come roba “revisionista” propria. Si, avete letto bene. Deve addirittura pubblicare un libro dal titolo “Il revisionista”.

Tale corrente storica, insomma, fa proseliti, nonostante il regime cerchi in tutti i modi di mettere a tacere le voci controcorrente. Teste d’ariete della censura sono proprio commentatori (del web e non solo) come quello che scrive l’articolo sotto proposto, i quali, in contraddizione con la libertà di espressione sancita dalla Costituzione Italiana e dai Diritti dell’Uomo, vorrebbero mettere a tacere le voci controcorrente con la scusa che inneggerebbero all’olocausto.

Ci chiediamo: ignoranza o malafede? Da quando in qua ridimensionare l’olocausto equivale a difenderlo? O forse si vuole che l’olocausto sia un dogma, e non un fatto storico da analizzare e studiare ancora?

Solitamente evito di commentare gli articoli che ricevo dai vari notiziari internet ai quali sono registrato, ma stavolta ho fatto un eccezione. Pubblico qui di seguito l’articolo di Giorgio Rini con le mie annesse due risposte.

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Facebook non banna i gruppi a favore dell’olocausto
di
Giorgio Rini - Mercoledì 13 Maggio 2009 alle 08:37

L’olocausto rappresenta una delle pagine più difficili e tragiche della storia europea, in rapporto alla quale vanno prese tutte le misure necessarie, per evitare che fatti simili si ripetano.
Nella piazza virtuale di Facebook si ritrovano spesso per condividere le loro idee anche
gruppi che propugnano il loro odio nei confronti degli Ebrei. Quello che è grave è il fatto che da parte di Facebook non c’è stato alcun intervento per rimuovere tutti i contenuti che trattano questo argomento.
In effetti Facebook vuole porsi ai suoi utenti come uno spazio Web, nell’ambito del quale è possibile portare avanti discussioni aperte, ma questo non vuol dire che tutte le discussioni vanno avallate in nome di una democrazia che a volte finisce col ledere i diritti e la dignità di altri gruppi di utenti.
Alcuni messaggi presenti su Facebook sono costituiti da veri e propri insulti contro gli Ebrei e altri vertono sulla negazione della Shoah. Da parte di Facebook non c’è stata nessuna presa di posizione e, anche se il social network non vuole intervenire facedone una questione morale, dovrebbe comunque tenere presente che i gruppi a favore dell’olocausto stanno violando i termini di utilizzo del servizio.
Nella nuova era del Web la storia e i suoi eventi entrano a pieno titolo nelle innovative modalità di socializzazione offerte dai social network, ma si dovrebbe evitare che il razzismo, la discriminazione, la negazione della memoria storica possano passare all’interno di forme relazionali senza l’attivazione di strumenti adeguati per contrastarli.

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E’ un peccato che un sistema, come internet, che dovrebbe servire ad informare e a “rivoluzionare” il nostro modo di intendere la conoscenza, appaia viceversa così servile nei confronti dell’ideologia dominante, voluta da chi ha vinto il secondo conflitto mondiale.

L’ignoranza di Giorgio Rini, nell’era di internet, non è più giustificata, e pertanto egli diventa intellettualmente colpevole.

Si informi questo signore: scoprirà che il “revisionismo” è una categoria concettuale che riunisce moltissimi storici ebrei (Hardwodd) e di sinistra (Faurisson, Irving), non insulta gli ebrei, ma porta a sostegno delle sue tesi prove ed analisi chimiche (Rapporto Leuchter), nonchè testimonianze, contro testimonianze, paragoni di testimonianze ed analisi scientifiche volte a fare luce su un tragico periodo della Storia europea che è stata monopolizzato da una precisa parte politica e da precise categorie di pensiero.

Perchè il signor Giorgio Rini non dice che, con la scusa di punire il razzismo, il revisionismo dell’olocausto rappresenta l’unico tabu europeo su cui sorveglia un sistema repressivo giudiziario e mediatico ed è l’unico reato di opinione in Europa? Forse gli storici non riescono a difendere le proprie tesi sterminazioniste, se è vero - come è vero - che hanno bisogno di farsi difendere da giornalisti e giudici?

Perchè il “signor” Giorgio Rini non parla di coloro che hanno perso la vita per difendere le proprie analisi storiche, o di coloro che vivono attualmente blindati pur avendo partecipato alla resistenza nazifascista, come Faurisson?

Si informi, signor Rini: il revisionismo non è nè discriminazione, nè razzismo. E’ una corrente scientifica. Se gli storici riescono a difendersi senza invocare la censura, ciò è un vantaggio per la ricerca e per la verità. Se, viceversa, hanno bisogno di leggi repressive e di giudici e di giornalisti compiacenti, significa che la loro teoria fa acqua, e allora i revisionisti hanno ragione.

Il signor Rini, e chi con lui, dovrebbe riflettere su un sistema repressivo che, anzichè sbugiardare i revisionisti, li mette alla gogna, li criminalizza, li denuncia e li imprigiona. E molta gente si convince che, se non viene data loro la capacità di esprimersi, allora se ne ha paura, e conseguentemente hanno ragione.

Per concludere: lo stesso Pansa, storico di sinistra, si è definito “revisionista”, e sta per pubblicare un libro con omonimo libro. La stessa casa editrice “Settimo sigillo” ha pubblicato vari volumi revisionisti: il revisionsimo nasce a sinistra, checchè ne diciate voi, che lo affiancate al Fascismo per delegittimarlo.

Ripeto: nell’era di internet l’ignoranza e la malafede sono una colpa. Oggi basta poco per informarsi e diventare più consapevoli. Chi non vuole sapere è ignorante, in malafede, oppure entrambe le cose.

I revisionisti hanno torto? Bene: sbugiardateli in prima serata, davanti a tutta l’Italia, e cada su di loro l’infamia e l’eterno sberleffo che merita l’ignorante. O forse ne avete paura, se sentite il dovere di imprigionarli e di metterli a tacere con una scusa, l’antifascismo, che è oramai uno scudo bucato?

E adesso che un revisionista come il sottoscritto ha osato scrivere sul suo blog che cosa farà, signor Rini? Prenderà il mio indirizzo ip per venire a cercarmi a casa? Mi denuncerà? Mi bannerà dal suo blog? Perchè non dimostra, se è intellettualmente coraggioso e preparato, che le tesi revisioniste sono una balla? E non mi tiri fuori la solita scusa delle foto e delle testimonianze: poteva farlo venti anni fa, non oggi.

La saluto.

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Mi lasci aggiungere una cosa. Già il suo titolo è fuorviante e in malafede.Il suo titolo è fuorviante per chi non conosca bene la questione “revisionsimo”, e anche lei sembra non conoscerla bene. Solo un criminale può essere a favore del massacro di uomini, donne e bambini; come tale andrebbe denunciato ed arrestato. Non è il caso dei revisionisti, nè di nessuna persona civile ed umana.Gli storici revisionisti non sono a favore dell’olocausto, come dice lei, ma lo ridimensionano alquanto. “Ridimensionare l’olocausto” non significa “Approvare l’olocausto”: si dice - con prove e testimonianze suscettibili di controprova scientifica (che gli storici ufficiali non hanno mai dato, preferendo far arrestare i loro “nemici”) - che i nazisti non avevano in programma il deliberato sterminio degli Ebrei e che il numero dei sei milioni è fortemente da rivedere. Le stesse fonti ebraiche (AIPAC) sono estremamente contraddittorie; e ad Auschwitz stesso è stata cambiata la targhetta commemorativa delle vittime che porta queste da 4 ad 1 milione. Per dirgliene due, signor Rini…

Si informi, signor Rini. Si informi. Nell’era di internet, dei dvd, di Wikipedia, delle librerie e biblioteche dietro ogni angolo basta poco.

giovedì 14 maggio 2009

Ipocrisia vaticana

Non si placano le polemiche sul ddl sicurezza sul quale il Governo ha posto la fiducia.

Il Vaticano, in special modo, è in prima fila nella sua crociata anti-italiana ed anche in questi giorni ha ulteriormente ribadito la sua contrarietà al disegno di legge.

Eppure, mi fa notare il camerata Alberto, il Vaticano è proprio uno di quegli Stati che ha più severamente regolamentato gli ingressi all’interno del proprio territorio, e questo non da ieri.

Ringrazio il camerata Alberto per avermi passato alcuni stralci di un articolo de La Padania di 2 giorni fa (12 maggio), e che anche io ripropongo all’attenzione di tutti i lettori.

La lezione che se ne trae, per tutte le persone dotate di un minimo di intelligenza e di onestà intellettuale, è esattamente questa: il Vaticano che pretende di imporre regole e morali in casa altrui, travalicando (e non è la prima volta) la propria sfera di competenza, è quello stesso Stato che, quando si parla dei propri confini e della propria sovranità territoriale, si è già da tempo dotato (1929, per l’esattezza) di una legislazione assai restrittiva per quanto riguarda la libera circolazione di cittadini stranieri sul territorio della Chiesa Cattolica.

E’ evidente la piena adesione, anche da parte della Chiesa Cattolica, alla dottrina mondialista e massonica che in questi giorni ha ulteriormente gettato la maschera, schierandosi compatta contro la necessità dell’Italia di difendere le proprie frontiere e regolamentare gli ingressi sul suo territorio.

Ecco qui di seguito il testo de La Padania che riassume la legge vaticana sulla cittadinanza ed il soggiorno (disponibile integralmente qui: http://host.uniroma3.it/progetti/cedir/cedir/Lex-doc/SCV_SS/SCV_7-6-29.pdf):

Giusto l'altro giorno il ministro dell'interno ricordava che anche il Vaticano ha le sue regole. Come l'Acta Apostolicae Sedis, che è la legge sulla cittadinanza e il soggiorno, legge pontificia del 7/6/1929. Tempi caldi e profetici. Perchè si legge che sono cittadini della Città del Vaticano coloro che siano autorizzati dal Sommo pontefice per ragioni da apprezzarsi sovranamente. Non ci sono ricongiungimenti: il diritto alla cittadinanza non si eredita perchè parenti. Coloro che non sono cittadini vaticani devono munirsi di permesso previo accertamento dell'identità personale. E il permesso ha effetto per rimanere nella Città del Vaticano soltanto per le ore stabilite con il provvedimento del governatore. Coloro che si trovano nella Città del Vaticano senza le autorizzazioni previste o dopo che esse siano scadute o revocate, possono essere espulsi anche con la forza pubblica. E per gravi motivi, può scattare il divieto perpetuo o temporaneo di accedere alla Città del Vaticano. Chi ci prova è punito con l'ammenda di lire 180.000(non male per essere nel 1929,ndr) o l'arresto fino ad un anno. Non è forse il reato di clandestinità?
(tratto da La Padania del 12 maggio 1929)

mercoledì 13 maggio 2009

Colpa collettiva: per alcune categorie vale sempre

A volte può accadere che, ad una lettura attenta delle righe di un giornale, si riescano a capire molte più cose di quelle che vengono poi effettivamente dette.

Mi riferisco, in particolare, alle critiche mosse contro Papa Benedetto XVI alla fine del suo pellegrinaggio allo Yed Vashem, il simbolo vero ed autentico dell’unica religione rimasta sulla Terra – quella olocaustica, appunto – davanti al quale anche il rappresentante di Dio in terra deve chinarsi e domandare perdono.

Secondo gli israeliani, però, non lo avrebbe fatto con sufficiente devozione. Mordechai Lewy, ambasciatore israeliano in Vaticano, ha sintetizzato così: “Non posso negare che c’è una certa delusione per le affermazioni allo Yed Vashem, perché le attese erano molto alte”.

Quali sarebbero le affermazioni fatte o non fatte da Papa Ratzinger? Perché gli israeliani sono delusi? Ne da notizia solo Il Giornale di Sardegna di oggi a pagina 11: Papa Ratzinger non doveva solo inginocchiarsi allo Yed Vashem, come poi ha effettivamente fatto; non solo evitare di pronunciare anche solo una mezza parola in favore del popolo palestinese, questo si veramente oppresso e martoriato; ma anche, a quanto pare, chiedere scusa agli ebrei come cristiano e come tedesco. Queste mancate scuse avrebbero suscitato l’ira di molti rabbini israeliani.

A quanto sembra di capire, pertanto, per i tedeschi ed i cristiani (ma eventualmente tutti coloro che, a torto oppure a ragione, sono accusati di essere stati complici del presunto olocausto come italiani, ungheresi, giapponesi… vale a dire tutte le nazioni alleate del Terzo Reich nel secondo conflitto mondiale) vale il concetto di colpa collettiva.

E’ un concetto che è stato superato sia dal punto di vista culturale che soprattutto dal punto di vista giuridico, come dovrebbe essere in tutte le nazioni civili. Solo alcuni Stati musulmani lo utilizzano ancora, e non per niente sono fortemente criticati dalla comunità internazionale.

Il concetto che un figlio non debba pagare per le colpe del padre è oggigiorno unanimemente accettato da tutte le persone che aspirino di entrare a far parte del consesso delle persone civili.

Ciò, però, non vale per alcune categorie. Non è una novità, del resto, che il concetto di colpa collettiva venga rivolto contro i tedeschi. Già l’ebreo Daniel Goldhagen scrisse, qualche anno fa, “I volenterosi carnefici di Hitler” dove accusava, neanche tanto velatamente, tutti i tedeschi degli anni 30 e 40 di aver partecipato all’olocausto coscientemente. Ed è proprio su questo assunto – tacitamente e vergognosamente imposto alla Germania dalle nazioni vincitrici della seconda guerra mondiale – che si basano le riparazioni di guerra che ancora oggi la Germania è costretta a pagare ad Israele. Vale a dire uno Stato che si è autodefinito come “Stato ebraico” – pertanto con una precisa connotazione religiosa e pertanto discriminatoria – che nemmeno esisteva al tempo del presunto olocausto!!

Ma c’è di più: è notizia recente che adesso non solo i figli degli internati nei campi di concentramento tedeschi esigono i risarcimenti, ma anche i nipoti degli stessi vogliono i soldi di riparazione dei tedeschi, con la scusa che, a causa delle tremende storie che hanno sentito raccontare dai propri nonni, la loro psiche ne è uscita fortemente alterata, impedendo ai nipotini degli internati di affermarsi nel lavoro, nella società, nella cultura…

Non sanno più come fare per rubare i soldi alla Germania: consapevoli che il tempo passa anche per i detenuti di Auschwitz, e che magari tra trenta anni i pagamenti che la Germania deve agli internati dei campi (non risulta che Stati Uniti o Inghilterra, che hanno allestito, durante la seconda guerra mondiale, campi simili a quelli dei tedeschi, abbiano mai risarcito nessuno) si interromperanno definitivamente, essendo tutti deceduti, ecco che ci si inventa un’altra balla tra le tante per continuare a criminalizzare la Germania e succhiarle soldi.

Ed il concetto è sempre quello della colpa collettiva – estraneo alla nostra civiltà giuridica e respinta sia al Congresso di Vienna (contro i francesi) sia allo stesso Tribunale di Norimberga . Perché un tedesco di oggi, che all’epoca della seconda guerra mondiale non era neanche nato, deve pagare per un qualcosa che forse commisero i suoi avi?

Non è forse la stessa obiezione che viene fatta a coloro che si permettono di ricordare che, nel 1933, furono proprio gli ebrei – intesi come comunità internazionale e politica – a dichiarare guerra alla Germania promuovendo un severo boicottaggio dei suoi prodotti, al fine di mettere in ginocchio l’economia tedesca?

“Ma quella dichiarazione di guerra non valeva per tutti gli ebrei”, ci dicono! (Il che può anche essere vero, ma allora la domanda è: perchè nessun rabbino o nessun esponente della comunità ebraica internazionale si mobilitò per condannare quella dichiarazione, o per fermare il boicottaggio dei prodotti tedeschi?)

E perché Benedetto XVI, che pur si è sempre dimostrato estremamente disponibile nei confronti degli ebrei, dovrebbe chiedere scusa per un qualcosa che non ha neanche commesso? Addirittura dovrebbe chiedere scusa come tedesco e come cristiano.

Se ne deduce che per i rabbini che hanno condannato il Papa tutti i cristiani e tutti i tedeschi sono colpevoli dell’olocausto e devono chiedere eternamente scusa: anche i cristiani ventenni di oggi, così come i tedeschi cinquantenni. Cosa che, tra le altre cose, i tedeschi fanno ancora, in quanto pagano ad Israele (che all’epoca dell’olocausto ancora non esisteva) i risarcimenti di una guerra che Israele neanche conobbe, perché non esisteva ancora.

Questo dimostra che, almeno quei rabbini che hanno condannato il Papa per questo tipo di scuse non fatte, sono quanto di più lontano ci sia dalla civiltà giuridica occidentale, che giuridicamente ha sempre considerato irrilevante il concetto di colpa collettiva dal Congresso di Vienna in poi. E che lo sia anche l’ambasciatore Lewy, se è vero – come si evince dall’articolo del Sardegna – che si sia rammaricato insieme ai rabbini delle scuse non fatte come cristiano e come tedesco da Papa Benedetto XVI.

Insomma: ci dicano se il concetto di colpa collettiva valga (contraddicendo secoli di diritto nazionale ed internazionale) oppure non valga. Ma che sia per tutti, senza che vi siano, anche qui, degli “eletti”.

martedì 12 maggio 2009

Immigrazione, comunisti e pretaglia

Scopriamo, da Franceschini coi mocassini, che l’Italia è un paese razzista. Di più: in Italia sono tornate le leggi razziali. A parte il fatto che le leggi per la difesa della razza (1938) contenevano tali e tante esenzioni ed eccezioni da essere di fatto inapplicabili, ci piacerebbe sapere dal codazzo di paci-finti quali sarebbero queste leggi. E quali sarebbero le discriminazioni alle quali andrebbero incontro gli immigrati che – con grande indignazione dei sinistri – vengono rispediti al porto di partenza.

Facciamo chiarezza, e cerchiamo di usare il buon senso, cosa che i sinistri non riescono proprio a fare. E’ da anni ed anni che la Libia, strafregandosene altamente di tutti gli accordi bilaterali (Italia-Libia) ed internazionali, sversa quotidianamente sui nostri mari immigrati su immigrati.

Anzi, no! Non si chiamano più immigrati, l’avete notato? Ora si chiamano “migranti”. La perversione del politicamente corretto ha portato i pennivendoli italici a non utilizzare più il termine “immigrati”, eccessivamente abusato e criminalizzato, bensì il termine “migranti”, che è “nuovo” e meno carico di significati negativi per gli ascoltatori italiani. La mafia internazionale, pur di imporre la sua idea di multietnicità, si abbassa perfino a questo giochetto. Sicuramente molti non lo sanno, ma c’è stato un “pioniere” di questo termine, strenuo difensore del mondialismo, che già nei primi anni 90 usava il termine “migranti”. Si chiama Armando Gnisci – studioso della letteratura comparata – il volume è “Creolizzare l’Europa”. Secondo Gnisci il termine “migrante” si presta molto meglio di “immigrato” a descrivere quella umanità che cerca di reinventarsi una vita in Europa: non siamo forse tutti dei migranti? E il fine stesso dell’uomo non è forse un migrare costantemente, intellettualmente, socialmente, politicamente? Non era già connaturata nell’uomo stesso, tanti millenni fa, l’idea di spostarsi a vedere che cosa ci fosse oltre la montagna, magari per vedere se c’erano altri uomini? Più o meno il concetto è questo. Sicuramente non tutti gli italiani hanno letto Gnisci, ma c’è da dire che, a distanza di anni, inizia ad avere la meglio.

Chiudiamo la parentesi.

Parlavamo della Libia che, per decenni, non ha impedito ad un solo barcone – uno che fosse uno – di salpare dai suoi porti verso l’Italia. E così l’Italia è diventata territorio di conquista, una vera e propria colonizzazione di disperati, attuata senza armi (meglio: senza eserciti), che lentamente ed inesorabilmente ha sradicato qualunque idea di unità nazionale, di tradizione, di cultura italiana. Ammesso e non concesso che, dal secondo dopoguerra in poi, l’Italia abbia avuto una qualche unità nazionale.

Bisognerebbe chiedersi perché, nel momento in cui si richiede costantemente agli europei di cospargersi il capo di cenere per la colonizzazione selvaggia attuata in Africa e in sud America nei secoli scorsi, nessuno abbia il coraggio di protestare contro questa colonizzazione. Che è un tipo di colonizzazione diversa da quella che abbiamo studiato, ma di fatto c’è, esiste.

In tutti questi anni l’Europa non ha fiatato. L’ONU non ha fiatato. Il Vaticano non ha fiatato. La sinistra non ha fiatato. Gli stessi che in questi giorni si indignano e ci accusano di razzismo sono gli stessi che mai hanno chiesto e auspicato un intervento – da parte degli organismi internazionali – per far si che la Libia rispettasse gli impegni presi con l’Italia.

Che la sinistra, ormai in decomposizione, abbia abbandonato l’ideologia dei proletari per difendere travestiti, ladri, spacciatori, delinquenti, no-global e clandestini – vale a dire tutto ciò che, in un modo o nell’altro, non si conforma minimamente alle regole, al buon senso, al comune sentire della gente – è qualcosa che non ci stupisce più. Non stupisce neanche che si indigni per qualunque presa di posizione del Governo, tacciandola di razzismo.

Che il Vaticano si indigni, anche questo, ahimè, non fa più notizia! Del resto non è proprio il Vaticano, con la CARITAS e altre innumerevoli organizzazioni filantropiche, a gestire in gran parte il business dei clandestini?

Che si indigni anche l’ONU fa parte anche questo del copione. Dimostra la grande considerazione della quale gode l’Italia all’estero, e la forza con la quale sa farsi ascoltare. E l’ipocrisia di un organismo internazionale che prima se ne frega per anni degli allarmi italiani, per poi strapparsi i capelli quando l’Italia rispedisce indietro qualche barcone.

Che poi… anche il modo in cui i clandestini vengono rispediti indietro andrebbe specificato. E’ semplice: mentre prima potevano raggiungere il suolo italiano per essere accolti nei centri di accoglienza in attesa di rimpatrio (che spesso, anzi spessissimo, non avveniva), ora vengono soccorsi direttamente in mare – acque internazionali o no – e poi portati al porto dal quale sono partiti (prevalentemente Tripoli). Secondo la propaganda i clandestini che tornano indietro rischierebbero di dover subire le angherie – in alcuni casi anche la morte – da parte del governo libico.

Balle. Per giunta dette in malafede. Innanzitutto è proprio la Libia che lascia partire, senza alcuna limitazione, i clandestini. Che non sono, nella maggior parte dei casi, persone che richiedono asilo politico, ma esseri umani che cercano di riscattarsi con una nuova vita, e delle quali Gheddafi è ben lieto di sbarazzarsi. L’unica cosa che si può legittimamente pensare è che cerchi di buttarli a mare un’altra volta. Ma se – giustamente – si ha così paura per la sorte di questi fuggiaschi che vengono rispediti nel luogo dal quale hanno cercato di fuggire, perché se la prendono con l’Italia – che cerca legittimamente di salvaguardare le sue frontiere (a proposito: dopo il Trattato di Lisbona, che l’Europa sta cercando, con tutti i mezzi, anche i più subdoli, di imporre, per quanto tempo ancora avremo delle frontiere?) – e non con la Libia?

Basta questo per capire come alla sinistra, ed agli eterni moralisti di cui in Italia non si sente mai la mancanza, degli immigrati non frega sostanzialmente un acca. E’ tutta propaganda, buona per cercare di mettere in cattiva luce il Governo e Berlusconi. Che – da astuto uomo politico quale è diventato negli anni – ha fiutato l’aria che tira: sa che una simile azione, così decisa, contro i clandestini, ora se la può permettere; sa che la maggioranza degli italiani è con lui, almeno da questo punto di vista.

Comunisti e CARITAS, intanto, sclerano di brutto. Dell’ingerenza dei comunisti siamo riusciti a liberarci, cacciandoli fuori dal Parlamento. Ora aspettiamo di liberarci anche di quella, sempre più indebita e ficcanaso, dei preti.

lunedì 11 maggio 2009

Elezioni europee: meglio la gnocca

Non posso esimermi, anche io, dal dire la mia sulla vicenda delle presunte veline candidate alle europee. I (pochi) lettori esigono e bisognerà pur accontentarli in qualche modo.

Innanzitutto: la storiella delle veline candidate è una autentica panzanata che solo una sinistra in stato di coma profondo poteva inventarsi. Basta vedere i nomi.

Lara Comi è stata dirigente dei giovani del PDL, collaboratrice della Gelmini, laureata alla Bocconi; Licia Ronzulli è laureata economia sanitaria, lavora negli ospedali; anche Barbara Matera è laureata, ha fatto qualche particina in televisione.

Insomma: sono laureate, lavorano (al contrario di quelli di sinistra), si impegnano in politica e sono gnocche. Un po’ troppo per ridurle a semplici veline. In uno Stato normale un politico che se ne uscisse con una frase del genere verrebbe sommerso di fischi e di pernacchie. Ma in Italia, dove la stragrande maggior parte dei mezzi di informazione sono in mano loro, c’è sempre qualche giornalista prezzolato pronto a cavalcare l’onda delle idiozie.

E poi, diciamo la verità: in Europa meglio una gnocca di qualche massone d’accatto… Almeno quando le vediamo ci rifacciamo un po’ gli occhi.

venerdì 8 maggio 2009

A quando una bella "R" sul petto?

Il Parlamento UE ha approvato una legge “ad personam” per impedire a Jean Marie Le Pen – in qualità di membro più anziano del Parlamento stesso – di presiedere alla seduta inaugurale della nuova legislatura europea.

Quello che vale per l’Italia, in questo caso vale anche per l’Europa. Dove tutti possono dire e fare di tutto, contando nella più assoluta impunità. C’è solo una cosa che non si può fare: negare o minimizzare l’Olocausto. C’è un solo reato di opinione, in Europa come in Italia, ed è quello di pensare all’olocausto ed agli eventi del secondo conflitto mondiale come eventi storici, da studiare e da analizzare.

L’olocausto, viceversa, deve restare quello che è: un dogma. E, come ogni dogma, è vietato porsi delle domande, dubitare perfino della sua esistenza o addirittura rifiutarsi di commentarlo nei termini e nei modi richiesti dal bon ton ufficiale. Andando a memoria, ricordo un intervento di Marcello Pera, dalle telecamere di uno speciale di approfondimento sul canale 100 di Sky, che parlava di revisionismo come un serpente da schiacciare immediatamente; e si indignava nei confronti di un prete di una qualche città del nord – mi sfugge il nome – il quale, alla domanda rivoltagli dal giornalista se credesse o meno nelle camere a gas, si era permesso di dire che, non essendo uno storico, non pretendeva di partecipare a diatribe che non erano di sua competenza.

Si noti bene: il prete non aveva negato l’olocausto, ma si era dimostrato imparziale nei confronti dello stesso, giudicandolo un affare nel quale non voleva entrare. Questo ha provocato le ire di Marcello Pera, che lo ha assunto ad emblema del serpente da schiacciare. Il serpente: lo stesso che tentò Adamo ed Eva, offrendo loro la mela della conoscenza.

Forse Pera non lo sa, ma il suo paragone non è affatto fuori luogo, per quanto contenga degli elementi molto gravi di intimidazione (ci dica: che cosa intende con schiacciare la testa? Forse l’approvazione futura di qualche legge che non punisca l’omicidio o le aggressioni fisiche condotte contro i revisionisti?).

Il revisionismo, da questo punto di vista, è proprio come il serpente che tentò le prime due creature umane di Dio. Offre la conoscenza, in quanto non si limita a riciclare i dogmi della storiografia ufficiale, bensì propone nuove tesi, nuove interpretazioni della Storia. Che sia ad uso esclusivo dei Fascisti e dei Nazionalsocialisti è una balla colossale: basta guardare ai semplici dati biografici dei principali storici revisionisti, per vedere che molti di loro stanno, senza mezzi termini, a sinistra. Faurisson, pioniere del revisionismo e scrittore de “La menzogna di Ulisse”, fu un partigiano, pluridecorato al valore militare e civile, e deportato ad Auschwitz.

Né si può dire che revisionismo equivalga ad antisemitismo (termine che, a furia di sentire nominare così spesso, non capiamo più quale significato abbia. Per esempio: l’attacco di Israele contro i palestinesi, i quali sono di origine semitica, può considerarsi un atto di antisemitismo?): altrettanto lunga è la lista degli storici revisionisti ebrei. Una semplice ricerca su internet può bastare.

Ma se la vita è dura per quei revisionisti, diciamo così, di professione, possiamo dire che è ancora più ardua per tutti quei movimenti i quali, stufi di una memoria storica a senso unico, volta alla criminalizzazione totale delle ideologie perdenti della seconda guerra mondiale – alla quale si sentono legati – tentano di riappropriarsi della loro Storia nazionale ed europea.

Da questo punto di vista, la criminalizzazione e la censura del potere contro i Fascisti procede a pieno ritmo. C’è, in Italia come in Europa, una categoria che non gode di libertà di parola e che viene discriminata, calunniata, oltraggiata e privata dei suoi più elementari diritti politici e civili. Perché il Fascista è per definizione un violento, uno dedito alla distruzione del mondo, uno che non ha e non potrà mai avere valori costruttivi, propositivi, di concordia e di pace. Contro il Fascista si può dire e fare di tutto: ancora oggi molti cantano che “Uccidere un Fascista non è reato”; sostituiamo al termine “fascista” un’altra parola, magari quella di qualche etnia o di qualche gruppo politico che gode della difesa ad oltranza del politicamente corretto, e chiediamoci che cosa succederebbe su un tale slogan venisse cantato nelle pubbliche piazze, impunemente.

Quando gli atti di violenza da parte dei Fascisti non ci sono – come noi del MFL, che possiamo vantarci, in 18 anni, di non aver mai riportato alcuna condanna giudiziaria ma solo ed esclusivamente assoluzioni riguardo all’operato della nostra dirigenza e dei nostri militanti – se li inventano. Per contestare una nostra normalissima e legatissima affissione manifesti, un esponente del Comune di Mira (vicino Venezia) – potete trovare ulteriori dettagli qui: http://chessaandrea.blogspot.com/2009/04/classico-esempio-di-diffamazione.html – ha contestato le nostre azioni “violente di iniziativa”. Come dire che, quando lo fanno i Fascisti, le azioni sono violente anche se si tratta di distribuire dei volantini, o affiggere dei manifesti. Senza contare le tonnellate di fango (per non dire altro!) e di calunnie che, in quell’occasione, sono state dette su di noi.

Ora, alla crociata europea contro i revisionisti – i quali evidentemente spaventano non poco il potere costituito, se si sente il dovere di schierare contro di loro non una semplice ricerca storica (che sarebbe necessaria e sufficiente, se i revisionisti fossero tutti dei caproni e dei criminali ignoranti come si cerca in tutti i modi di dipingerli) ma tutto l’apparato giudiziario, politico e mediatico – si aggiunge un nuovo asso nella manica.

Sappiamo, d’ora in poi, che non solo i revisionisti possono essere arrestati, offesi, minacciati, uccisi (è capitato anche questo: si veda l’articolo “Terrorismo ebraico”, sul nostro sito, relativo ai tentativi di omicidio che varie organizzazioni europee hanno tentato di attuare, a volte con successo, contro revisionisti considerati particolarmente pericolosi), calunniati, delegittimati e privati di ogni elementare diritto. Ora valgono anche le leggi “ad personam”.

Nel caso di Le Pen si è ritenuto necessario stravolgere le regole del Parlamento Europeo pur di impedirgli, in qualità di membro più anziano dell’emiciclo, di presiedere alla cerimonia di apertura.

Non aspettiamoci democratici e pacifisti che si strappano i capelli per difendere il diritto di parola. I Fascisti sono l’unica categoria alla quale non è concesso. Cominciamo a pensare a qualche Paese in cui emigrare, e magari a preparare anche i biglietti: quando ci appiccicheranno una “R” (la “R” di revisionista) sul petto, e ci vieteranno di entrare nei luoghi pubblici, e cominceremo a vedere tanti di noi stipati sui treni per destinazioni sconosciute, ci servirà conoscere un Paese che possa darci diritto di asilo, almeno clandestinamente. Consiglio l’Iran.

giovedì 7 maggio 2009

Discorso del Presidente Ahmadinejad alla Conferenza di Ginevra

Pubblico il discorso pronunciato dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad alla conferenza sul razzismo della Durban Review, tenutasi il 20 aprile a Ginevra.

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Signor Presidente, onorevole segretario generale delle Nazioni Unite, onorevole Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, signore e signori.

Ci siamo riuniti a seguito della conferenza di Durban contro il razzismo e la discriminazione razziale per cercare di agire concretamente in nome della nostra causa, che è sacra e umanitaria. Nel corso degli ultimi secoli l'umanità ha attraversato grandi dolori e grandi sofferenze. Durante il Medio Evo, pensatori e scienziati sono stati mandati a morte. A quell'epoca è seguita l'era della schiavitù e della tratta. Persone innocenti sono state prese prigioniere a milioni, separate dalle loro famiglie e dai loro cari e deportati in Europa ed in America nelle peggiori condizioni di vita che si possano immaginare. Un periodo oscuro, cui non furono ignote le occupazioni, i saccheggi ed i massacri di persone innocenti. Sono passati molti anni prima che le nazioni insorgessero e combattessero per la loro libertà e per la loro autodeterminazione: hanno pagato un prezzo molto alto nel farlo. Milioni di persone hanno perso la vita per cacciare le potenze occupanti e per stabilire governi indipendenti e nazionali.

Tuttavia non trascorse molto tempo prima che le potenze rapaci imponessero due guerre all'Europa, due guerre che hanno afflitto anche parte dell'Asia e dell'Africa. Queste guerre terribili sono costate la vita a cento milioni di persone ed hanno lasciato il retaggio di devastazioni imponenti.

Il fare tesoro della lezione impartita dalle occupazioni, dagli orrori e dai crimini di quelle guerre avrebbe senz'altro rappresentato una luce di speranza per le epoche a venire. Ma le potenze vincitrici si sono autonominate conquistatrici del mondo, ignorando o minacciando i diritti delle altre nazioni con l'imposizione di leggi ed accordi internazionali oppressivi.

Signore e signori, prendiamo un momento in esame il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che è uno dei retaggi della prima e della seconda guerra mondiale. Quale logica regola un organismo i cui partecipanti hanno diritto al veto incrociato? Una logica simile come può non confliggere con i valori spirituali o umanitari? Non contrasta con i principi accettati di giustizia, uguaglianza davanti alla legge, amore e dignità umana? Non rappresenta una discriminazione, un'ingiustizia, una violazione ai diritti umani, un'umiliazione che colpisce la maggioranza delle nazionalità e dei paesi sovrani? Per quanto riguarda la salvaguardia della pace e della sicurezza internazionali, il Consiglio di Sicurezza è l'organo decisionale più importante del mondo. Come possiamo aspettarci una giustizia ed una pace effettive, quando di fatto le discriminazioni sono legalizzate e gli stessi organi legislativi sono in preda alla coercizione e alla forza, piuttosto che avere come guida la giustizia e i diritti? La coercizione e l'arroganza sono all'orgine dell'oppressione e della guerra. Anche se oggi molti sostenitori di fatto del razzismo condannano con parole e slogan la discriminazione razziale, un gruppo ristretto di potenze può ancora decidere per tutte le altre nazioni tenendo conto dei propri interessi ed a propria discrezione, e può facilmente violare tutte le leggi e tutti i valori umani, cosa già verificatasi.

Dopo la seconda guerra mondiale si è fatto ricorso all'aggressione militare per privare un popolo intero della propria terra, col pretesto delle sofferenze patite dagli ebrei, e sono stati inviati migranti dall'Europa, dagli Stati Uniti e da altre parti del mondo al fine di istituire un governo assolutamente razzista nella Palestina occupata. In concreto, nel tentativo di porre rimedio alle conseguenze del razzismo in Europa, si è aiutata la costruzione in Palestina della più crudele, repressiva e razzista forma di governo. Il consiglio di Sicurezza ha contribuito a consolidare il regime di occupazione e lo ha sostenuto per sessant'anni, consentendo agli occupanti di commettere ogni sorta di atrocità. Ancora più deplorevole è il fatto che molti governi occidentali e quello degli Stati Uniti si siano impegnati a difendere questi razzisti intenti a perpetrare un genocidio, mentre le coscienze risvegliate e le menti più libere del mondo condannano l'aggressione, le brutalità ed i bombardamenti contro i civili perpetrati a Gaza. I sostenitori di Israele, a fronte di questi crimini, o approvano o tacciono.

Cari amici, illustri delegati, signore e signori. Quali sono le cause prime delle guerre statunitensi contro l'Iraq, o dell'invasione dell'Afghanistan? Quali motivazioni hanno sostenuto l'invasione dell'Iraq, se non l'arroganza del governo statunitense, le crescenti pressioni esercitate dai ricchi e dai potenti per espandere la propria sfera di influenza per perseguire gli interessi di gigantesche aziende produttrici di armi a scapito di una nobile cultura con migliaia di anni di storia alle spalle, la volontà di eliminare tutte le minacce, potenziali o pratiche che fossero, dei paesi arabi contro il regime sionista, e quella di controllare e saccheggiare le risorse energetiche del popolo iracheno?

Per quale motivo quasi un milione di persone sono state uccise o ferite, ed altri milioni sono state strappate alla loro terra? Per quale motivo il popolo iracheno ha avuto danni per centinaia di miliardi di dollari? E perché il popolo americano è stato tassato per miliardi come risultato di queste azioni militari? L'aggressione all'Iraq non è stata forse progettata dai sionisti e dai loro uomini nel governo statunitense di allora, insieme ai paesi produttori di armi e ai detentori delle ricchezze?

L'invasione dell'Afghanistan ha forse riportato la pace, la sicurezza e la prosperità economica nel paese? Gli Stati Uniti e i loro alleati non si sono limitati a fallire, nel loro intento di limitare la produzione di stupefacenti in Afghanistan; negli anni della loro presenza in Afghanistan le colture si sono perfino moltiplicate.

La questione essenziale è: quali sono le responsabilità e le colpe del governo statunitense che decise l'invasione, e dei suoi alleati? [Gli statunitensi ed i loro alleati] rappresentano forse tutti i paesi del mondo? Hanno ricevuto un mandato? Sono stati autorizzati dai popoli del mondo ad intromettersi ovunque, ed in modo particolare nella nostra regione? Questi comportamenti non sono forse un chiaro esempio di egocentrismo, di razzismo, di discriminazione, di prevaricazione nei confronti della dignità e dell'indipendenza delle nazioni?

Signore e signori, chi è responsabile per la crisi economica mondiale attualmente in atto? Da dov'è cominciata la crisi? Dall'Africa, dall'Asia o dagli Stati Uniti, paese dal quale si è diffusa in Europa e nei paesi alleati? Per molto tempo il loro potere politico ha imposto all'economia internazionale regolamentazioni economiche inique. Hanno imposto un sistema finanziario e monetario privo di autentici meccanismi di supervisione internazionali a nazioni e governanti che non avevano alcun ruolo nelle campagne o nelle politiche repressive. Non permettevano neppure ai loro cittadini di supervisionare o controllare le politiche finanziarie messe in atto. Hanno introdotto una quantità di leggi e di regolamenti contrari a tutti i valori morali, al solo scopo di proteggere gli interessi dei detentori di ricchezze e di potere.
Gli Stati Uniti, inoltre, hanno imposto una visione dell'economia di mercato e della concorrenza che negava molte opportunità economiche cui invece sarebbe giusto accedessero anche gli altri paesi del mondo. Hanno scaricato i loro problemi sugli altri, mentre l'ondata della crisi imperversava infliggendo alla loro economia migliaia di miliardi di dollari di perdite. In questi stessi giorni, stanno iniettando centinaia di miliardi di dollari di denaro liquido preso dalle tasche dei loro cittadini e da quelli di altre nazioni in banche, compagnie ed istituzioni finanziarie sulla via del fallimento, complicando ulteriorimente la situazione per la loro economia e per il loro popolo. Stanno semplicemente pensando a come mantenere il loro potere e la loro ricchezza. Non potrebbe importargliene meno dei popoli del mondo; non si interessano neppure del loro.

Signor Presidente, signore e signori, l'origine del razzismo sta nell'ignorare che l'essenza dell'esistenza umana è data dal fatto che l'uomo è la creatura prediletta di Dio. Il razzismo è anche il risultato dell'allontanamento dall'autentico percorso della vita umana e dagli obblighi che, nel mondo creato, spettano al genere umano; un allontanamento che impedisce una consapevole devozione verso Dio rendendo incapaci di pensare al significato profondo della vita o al percorso verso la perfezione che sono i principali testimoni della presenza divina, e di valori immanenti che hanno ristretto l'orizzonte delle prospettive umane ad interessi effimeri e limitati, divenuti l'unico campo di azione. Ecco perché il potere del Male ha preso forma ed ha esteso il suo dominio, togliendo a tutti la possibilità di accedere ad opportunità di sviluppo eque e giuste.

Il risultato di tutto questo è stato lo scatenarsi di un razzismo che rappresenta ora una serissima minaccia per la pace tra le nazioni e che ha disseminato di ostacoli ovunque, nel mondo, il cammino verso la costruzione di una convivenza pacifica. Senza dubbio il razzismo simboleggia un'ignoranza profondamente radicata nella storia ed è segno indubitabile di frustrazione nello sviluppo della società umana. Per questo è importantissimo identificare le manifestazioni del razzismo nelle situazioni o nelle società afflitte dall'ignoranza deliberata o dalla mancanza di conoscenza.

Questa crescente consapevolezza generale, insieme alla comprensione del significato profondo dell'esistenza umana, è il principale strumento per combattere le manifestazioni razziste, e testimonia sia la centralità del genere umano nel creato, sia il fatto che la soluzione del problema del razzismo passa dalla riscoperta dei valori morali e spirituali ed in definitiva dalla propensione alla devozione verso un Dio onnipotente.

La comunità internazionale deve cominciare a muoversi collettivamente per stimolare questa consapevolezza nelle società più depresse, laddove l'ignoranza data dal razzismo ancora prevale, in modo da fermare la diffusione di questo malevolo contagio.

Cari amici, il razzismo che la comunità universale si trova ad affrontare oggi sta offuscando, in questo inizio del terzo millennio, l'immagine dell'umanità. Il sionismo mondiale impersona un tipo di razzismo che falsamente si richiama alla religione, e che abusa dei sentimenti religiosi per mascherare il proprio odioso ed orribile volto. E' molto importante dunque mettere in luce gli obiettivi politici di alcune tra le potenze mondiali e di coloro che controllano enormi ricchezze ed enormi interessi in tutto il mondo. Costoro mobilitano tutte le loro risorse, la loro influenza economica e politica e tutti i media del mondo per sostenere, invano, il regime sionista e per diminuirne in piena malafede l'indegnità e la vergogna. Qui non si tratta di una semplice questione di ignoranza, e questo brutto modo di agire non può essere contrastato semplicemente con l'azione dei consolati.

Occorre fare sforzi concreti perché gli abusi dei sionisti e dei loro sostenitori politici ed internazionali arrivino alla fine, nel rispetto della volontà e delle aspirazioni dei popoli. I governi devono ricevere incoraggiamento e sostegno nella loro lotta vòlta a stadicare questo razzismo barbaro ed a promuovere una riforma globale nei meccanismi che regolano le relazioni internazionali. Non c'è dubbio che tutti voialtri siate consapevoli delle cospirazioni intessute da alcune potenze e dalle conventicole sioniste contro i traguardi e contro gli obiettivi di questa conferenza. Purtroppo esistono una vasta opera letteraria e molte prese di posizione in sostegno dei sionisti e dei loro crimini. Ed è vostro compito, onorevoli rappresentanti delle nazioni, svelare queste macchinazioni che vanno contro ogni valore ed ogni principio umano. Deve essere chiaro che boicottare quest'assemblea, che ha un'enorme importanza internazionale, significa sostenere nei fatti questo palese esempio di razzismo. Difendere i diritti umani significa innanzitutto difendere il diritto di tutti i popoli di partecipare alla pari in tutti i processi decisionali internazionali di una qualche importanza, senza subire l'influenza di questa o di quella potenza mondiale. In secondo luogo, è necessario ripensare le organizzazioni internazionali esistenti ed i regolamenti che le fanno funzionare. Questa conferenza è una specie di esperimento e l'opinione pubblica mondiale di oggi e di domani trarrà precise conclusioni sulle nostre decisioni e sulle nostre azioni.

Signor Presidente, signore e signori, il mondo sta attraversando mutamenti rapidi ed epocali. Le relazioni di potere sono diventate deboli e fragili. Possiamo sentire scricchiolare i pilastri del sistema mondiale. Le istituzioni politiche ed economiche più importanti sono sull'orlo del collasso. Si sta avvicinando una crisi mondiale per la politica e per la sicurezza. Il peggiorare della crisi economica mondiale, per la quale non si intravedono prospettive di miglioramento, dimostra la montante ondata di cambiamenti globali di portata molto ampia.

Ho spesso sottolineato l'importanza di correggere la rotta sulla quale il mondo viene a tutt'oggi mantenuto ed ho anche messo in guardia sulle conseguenze che qualunque ritardo nell'affrontare questo compito di fondamentale responsabilità potrebbe portare con sé. Oggi, in questa preziosa occasione, vorrei ribadire a tutti i leader politici, a tutti i pensatori e a tutti i popoli del mondo rappresentati in questo incontro, a tutti coloro che desiderano la pace e la prosperità economica che le politiche economiche mondiali basate sull'ingiustizia sono giunte alla fine del loro cammino.

Lo stallo cui si è giunti era inevitabile, a causa della logica vessatoria che sta alla base di queste politiche. Alla base del controllo condiviso degli affari mondiali ci sono invece aspirazioni nobili, incentrate sugli esseri umani e sul primato d'Iddio Onnipotente, che rendono vano ogni politica ed ogni piano che vada contro la volontà vera dei popoli. La vittoria del giusto sull'ingiusto e l'instaurazione di un sistema globale basato sulla giustizia costituisce la promessa d'Iddio Onnipotente e dei suoi profeti, ed ha rappresentato un obiettivo comune per tutti gli esseri umani nelle diverse società e nelle diverse generazioni che si sono succedute nella storia.

La realizzazione di un futuro come questo dipende dalla consapevolezza della creazione e dalla fede dei credenti. La costruzione di una società globale rappresenta infatti il raggiungimento di un nobile obiettivo, rappresentato dall'instaurazione di un sistema comune globale che dovrà funzionare con la partecipazione di tutti i popoli del mondo ai processi decisionali più importanti; la costruzione di una società globale è anche la radice stessa di questo sublime obiettivo.

Le competenze scientifiche e tecniche e le tecnologie di comunicazione hanno prodotto una capacità di comprensione comune e diffusa ovunque nella società mondiale, ed hanno anche fornito il terreno necessario all'edificazione di un sistema comune. Adesso tocca agli intellettuali, ai pensatori ed ai politici del mondo farsi carico delle proprie responsabilità storiche, credendo fermamente nella base di cui dispongono.

Voglio anche porre l'accento sul fatto che il liberalismo occidentale ed il capitalismo sono arrivati alla fine, perché non sono riusciti a percepire la vera essenza del mondo e degli esseri umani. Hanno imposto i loro obiettivi e le loro direttive agli esseri umani. Non esiste in essi alcun riguardo per i valori umani e per quelli divini, per la giustizia, la libertà, l'amore e la fratellanza; hanno basato la vita sulla competizione estrema, ponendo avanti a tutto gli interessi materiali individuali e di gruppo.

Adesso dobbiamo fare tesoro del passato sforzandoci tutti insieme di affrontare le sfide del presente, e a questo proposito, in conclusione, vorrei guidare la vostra gentile attenzione su due questioni importanti. In primo luogo, è assolutamente possibile cambiare in meglio la situazione mondiale presente. Sarà possibile farlo soltanto attraverso la cooperazione di tutti i paesi, che permetterà di ottenere il meglio dalle competenze e dalle risorse esistenti. Partecipo a questa conferenza perché sono convinto dell'importanza delle questioni affrontate, del fatto che è nostra comune responsabilità difendere i diritti dei popoli a fronte del sinistro fenomeno del razzismo, e perché è importante che io stia con voi, i responsabili del mondo.

In secondo luogo, tenendo conto dell'inefficienza del sistema politico, economico e di sicurezza internazionale, è necessario non perdere di vista i valori divini ed umani, facendo costante riferimento ad un'autentica definizione di essere umano basata sulla giustizia e sul rispetto dei diritti di tutti i popoli in ogni parte del mondo e riconoscendo gli errori commessi in passato da chi controllava il pianeta.

Occorre intraprendere azioni comuni per la riforma dei sistemi esistenti. Sotto questo aspetto è fondamentale riformare rapidamente il funzionamento del Consiglio di Sicurezza, eliminando l'istituto discriminatorio rappresentato dal diritto di veto, e cambiare il sistema finanziario e monetario mondiale. E' evidente che il non comprendere quanto questi cambiamenti siano urgenti significherà affrontare ritardi a caro prezzo.

Cari amici, fate attenzione al fatto che muoversi in direzione favorevole alla giustizia e alla dignità umane è come seguire la corrente rapida di un fiume. Non dimentichiamo l'essenza dell'amore e degli affetti. La prospettiva del futuro promesso all'umanità rapprsenta una grande risorsa che può tenerci uniti nella costruzione di un mondo nuovo. Per fare del mondo un posto migliore, pieno di amore e di benedizioni, un mondo privo di povertà e di odio, che raccolga la crescenti benedizioni d'Iddio Onnipotente e la retta gestione operata da esseri umani nella loro completezza, stringiamoci tutti le mani, per l'amicizia e per la costruzione di un mondo nuovo.

La ringrazio signor Presidente, ringrazio il Segretario Generale e tutti i signori partecipanti per aver avuto la pazienza di starmi ad ascoltare. Molte grazie.