giovedì 30 dicembre 2010

Assassini, e loro complici

È una decisione già annunciata, alla quale manca solo l’ufficialità: oggi il Presidente del Brasile, Lula, dovrebbe respingere la richiesta di estradizione avanzata dall’Italia nei confronti del terrorista Cesare Battisti. La motivazione fa a dir poco ridere: non si consegna all’Italia un pluriassassino, condannato a diversi ergastoli, per preservare la sua salute e la sua integrità psicofisica. Del resto non fu proprio Battisti a dire che “Se torno in Italia mi ammazzano”? Quasi come se le carceri dell’Italia, che è universalmente conosciuta per la grande tolleranza nei confronti dei criminali di qualunque specie, fossero uguali a quelle della Turchia o della Russia d’altri tempi. Quasi come se le sentenze della Magistratura Italiana, che più e più volte ha emesso il suo inoppugnabiule verdetto, fossero delle cretinate che il Brasile può tranquillamente permettersi diu ignorare.


Ha paura che lo ammazzino, Cesare Battisti. Ma fino a prova contraria quello che ammazzava la gente era lui, in nome dell’ideologia più sanguinaria e più anti-umana di tutto il mondo e di tutta la Storia, quella comunista. E, sempre fino a prova contraria, sembra proprio che non verrà assolutamente giudicato. Resterà tranquillamente in Brasile, nonostante abbia le mani lorde di sangue. Quelle di Antonio Santoro, innanzitutto, che venne uccise senza pietà a colpi di pistola sulla faccia; quelle di Luigi Torregiani, il gioielliere simbolo dello Stato borghese, per il cui assassinio non si esitò nemmeno a sparare contro il figlio, all’epoca molto piccolo, che ancora oggi porta sul suo corpo i risultati di quell’azione violenta e assassina, essendo uscito da quell’assassinio vivo si, ma paralizzato per tutta la vita; l’agente penitenziario Andrea Campagna: chi rappresenta al meglio lo “Stato borghese” più di un agente di Polizia penitenziaria? E poi Lino Sabbadin, di professione macellaio, che ebbe il solo torto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Sembra di essere tornati alla dottrina Mitterrand, quando il Presidente francese accoglieva tutta la feccia rossa italiana, che andava a svernare in Francia tra sontuosi alberghi, interviste e altri lussi di ogni genere.

Notate la differenza: Pedro Valera è un semplice libraio che, in Spagna, è incarcerato per reati di opinione, cioè aver diffuso libri che non ha nemmeno scritto e spesso nemmeno letto, che hanno il solo torto di andare controcorrente rispetto alle idee della maggioranza della popolazione. Cesare Battisti è uno che in Italia ha ucciso, spesso senza alcuna pietà per le proprie vittime, e sta in Brasile, a svernare, bello e tranquillo. Basta che l’assassino sia rosso, e che magari abbia anche scritto qualche libro, per farlo passare come il famosissimo “compagno che ha sbagliato”, magari anche un grande intellettuale, con qualche passato burrascoso alle spalle, certo!, ma pur sempre un grande intellettuale, e che diamine!! Ve li ricordate i compagni che sbagliavano? Erano quelli che sparavano, uccidevano, ma che mamma PCI difendeva sempre e comunque: erano o non erano compagni? Ora l’immunità deve essersi estesa a dismisura, oltre l’Italia e anche oltre la Francia di Mitterrand, e ha toccato anche il Brasile. Che è governato da un politico di sinistra, Lula, che vuole andarsene (il suo mandato sta scadendo a breve) e venir ricordato come uno che ha fatto qualche cosa di sinistra. E sicuramente qualche cosa di sinistra la sta facendo: difende i terroristi e gli assassini.

Non concedendo l’estradizione a Battisti, e impedendo che venga quindi giudicato per i suoi reati, si attenta così alla memoria delle vittime e dei loro cari. E alla sovranità dell’Italia. Sarebbe un bel regalo di fine anno se il nostro governo reagisse con un po’ di polso.

Intanto noi di Fascismo e Libertà abbiamo già una simpatica idea: il boicottaggio di tutti i prodotti “solidali” brasiliani che sempre più spesso troviamo negli scaffali dei nostri supermercati, anche quelli della grande distribuzione. Voi che comprate il cioccolato solidale del Brasile, la prossima volta pensateci.

martedì 28 dicembre 2010

Un euro a settimana vi sembra tanto?


Arriviamo alla conclusione di questo 2010. Noi di Fascismo e Libertà facciamo gli auguri a tutti, ma specialmente alla nostra gente, ai nostri amici, ai nostri camerati, ai nostri militanti. Che il 2011 ci trovi ancora forti e degni, pronti alle nuove e vecchie sfide di sempre, pronti a restare in piedi tra le nostre rovine, che vogliamo continuare a custodire e a difendere, come abbiamo sempre fatto.

Se dovessi tracciare un bilancio di questo anno che sta per andarsene via definitivamente, un bilancio puramente politico, la conclusione sarebbe una sola: quest’anno è stato dimostrato, casomai ce ne fosse ancora bisogno, come la politica istituzionale, quella fatta dentro i palazzi che contano oppure incappucciati dentro le logge massoniche, sia una politica irrimediabilmente lontana dalla realtà. E come destra e sinistra siano solo le facce della stessa patacca (chiamarla “medgalia” sarebbe osare troppo), dedite unicamente alla spartizione di poltrone e prebende di ogni genere, mentre le decisioni vere vengono prese fuori dal Parlamento.

E mentre i soliti movimenti e movimentini di destra si uniscono tra di loro per formare l’ennesimo cartello elettorale, oppure si preparano a salire sul carro berlusconiano, nell’eterna incoerenza che contraddistingue da sempre la stragrande maggioranza dei gruppi o gruppuscoli della cosiddetta “area”, noi siamo ancora qui. Ancora pronti. Per quante leggi possano inventare, per quanti magistrati rossi potremo incontrare, per quante Fiamma Nirenstein possano chiedere di tapparci la bocca, mai nessuno ci costringerà al tradimento e ad ammainare le nostre bandiere nere. Le portiamo nel cuore, con i nostri simboli, e nessun sionista ce le può togliere.

A tal proposito vi annuncio che la campagna per l’anno 2011 è aperta già da un po’. E, come ogni fine anno, mi tocca prendere atto della solita incoerenza di quelli che per tutto il resto dell’anno si spacciano come camerati: da chi ha troppo poco tempo da dedicare al Movimento, a chi ha semplicemente paura, a chi preferisce le più facili strade dei partitini istituzionalizzati, a chi millanta decine e decine di tesseramenti che pioveranno sul MFL come una pioggia torrenziale, salvo poi svanire nel nulla. Per concludere poi con i migliori (si fa per dire!) di tutti: quelli che si lamentano dell’eccessivo costo della tessera, chiedendoci di abbassarla per venire incontro alle loro tasche, salvo poi sfoggiare il telefonino all’ultima moda, oppure l’ultimo televisore LCD che fa miracoli, e via dicendo. A tal proposito ripetiamo quello che abbiamo sempre detto: che innanzitutto il prezzo del tesseramento al MFL non è molto diverso da quello di tanti altri movimenti, e quindi l’eccessivo costo della tessera suona, il più delle volte, come una scusa. Inoltre, giova ricordarlo, Fascismo e Libertà è un gruppo che non gode di prebende di alcun genere, e conta solo ed esclusivamente sulle sue risorse interne per sopravvivere: non possiamo assolutamente permetterci di svendere o regalare tessere.

Ma poi, calcolatrice alla mano, basta fare un piccolo calcolo per capire che il tesseramento a Fascismo e Libertà costa solamente qualcosa come 4 euro al mese; all’incirca sono 1 euro a settimana. E nonostante ciò qualcuno ci dice che tesserarsi da noi è troppo caro. Allora vi chiedo: non riuscite proprio a grattare un euro a settimana per tesserarvi con noi, oppure anche solo per sostenerci? Non abbiamo amici da sistemare, politici trombati a cui trovare un lavoro ben retribuito, cognati a cui affittare case, né a Montecarlo né altrove; non giriamo con le autoblu, non tiriamo di coca, non andiamo a trans con la macchina della Presidenza della Regione e non facciamo scortare le nostre puttane dalla Polizia di Stato. Abbiamo solo delle idee valide, e noi stessi. Pensateci quando e se sceglierete di sostenere un qualche partito. Siamo piccoli, ma siamo onesti, leali e coerenti.

Buone Feste a tutti voi.

sabato 18 dicembre 2010

Non date i vostri soldi ai boia

In questi giorni ben pochi di voi saranno riusciti a non farsi travolgere dal vero e proprio can can mediatico, anche e specialmente sulla rete RAI, che in pieno clima di feste natalizie sponsorizza, con tanto di trasmissione no-stop su Raiuno, la raccolta fondi organizzata da Telethon.

Anche questo Natale, come ogni anno, il regime mediatico italiano si mobilita in massa per cercare di convincerci a donare soldi a questa fondazione, Telethon per l’appunto, che si occupa di studiare e guarire le malattie genetiche.

Quello che in pochi sanno, però, è che questa fondazione conduce le sue ricerche e i suoi esperimenti servendosi in gran parte della sperimentazione animale, vale a dire la vivisezione. Ovvero quella pratica barbara e crudele che fa si che nei laboratori italiani, anche con i soldi di Telethon e donati a Telethon, ogni anno migliaia e migliaia di animali vengano crudelmente torturati ben oltre i limiti della barbarie, e ciò al solo scopo di condurre delle ricerche mediche che costituiscono una vera e propria miniera d’oro per le industrie ma che, illustri studi medici pubblicati anche su riviste specializzate e autorevoli lo confermano, ben poco hanno contribuito a guarire una qualsiasi malattia dell’uomo. L’inutilità della sperimentazione animale è, per chi abbia avuto la voglia di informarsi un minimo riguardo a questo tema, un fatto acclarato e verificato; e questo perché la sperimentazione animale parte da una base fondamentalmente non scientifica: la premessa che le scoperte che vengono fatte sugli animali valgano anche per l’uomo. Cosa ancora tutta da dimostrare.

Non date i vostri soldi ai boia. Non date i vostri soldi a chi li utilizzerà per torturare animali con scariche elettriche, malattie causate artificialmente, per mutilarli, per ucciderli tra atroci sofferenze. Destinate le vostre attenzioni a quegli istituti che compiono i propri studi non utilizzando la sperimentazione animale. Date un’occhiata più accurata agli scaffali dei supermercati quando cercate la vostra lozione per capelli o il vostro bagnoschiuma, e privilegiate chi fabbrica prodotti non testati su animali: ci sono, esistono, sono ottimi prodotti e spesso costano quanto e addirittura meno di tanti altri prodotti ben più blasonati. Prendetevi la soddisfazione di colpire gli assassini e i boia nel loro punto nevralgico, quello per loro più sensibile: il soldo. Non date i vostri soldi ai boia. Non dateli a Telethon.

mercoledì 1 dicembre 2010

Difendono la Nazione, "loro"


Mi sono preso la briga di segnalare l’immagine che mi hanno segnalato su Facebook, e ve la ripropongo qui sotto. L’unica democrazia del Medio Oriente sta allestendo un vero e proprio campo di concentramento per gli immigrati che proveranno ad entrare irregolarmente all’interno di Israele.

Netanyahu ha detto: “L’immigrazione modifica il volto della Nazione, e pertanto va bloccata”.

Che discorso nazionalista, quasi di estrema destra, oseremo dire! Del resto l’estrema destra, in particolar modo quella italiana, fino a qualche anno fa andava a braccetto con i sionisti, prima di scopiazzare la politica estera del MFL.

Aspettiamo di vedere come si regolerà il mitico Gianfranco Finoglio, colui che fino a qualche tempo fa parlava di bloccare l’immigrazione, di chiusura delle frontiere e altro, e che invece oggi gli vuole concedere pure il diritto di cittadinanza non appena mettono piede nella nostra Patria. E aspetto di vedere come si regolerà con lui tutta la destra italiana.

Ci aspettavamo di vedere qualche entusiastico articolo di prima pagina, magari de La Padania, come per dire: vedete che lo fanno anche “loro”? “Loro” che sono l’esempio più illustre di moralità, di altruismo, di democrazia! Ma immagino che taceranno tutti sui metodi di difesa del nazionalismo sionista, che in molti strati della popolazione – in particolar modo per gli ebrei ortodossi – ha un significato più propriamente razziale.

Attendiamo, del resto, le sdegnate reazioni di quella sinistra che si strappa i capelli ogni qualvolta un immigrato irregolare su un milione viene rispedito al suo luogo di origine, e anzi diciamo: se ci pagate anche solo la metà dei vostri giornalisti prezzolati, buoni a tirare fuori come al solito le solite balle sull’antirazzismo, sulla democrazia e sui diritti umani, gli articoli contro Israele ve li scriviamo noi. A furia di sentire le vostre balle potremmo anche scriverle come voi. Anzi, anche meglio.

Ma stiamo già mettendo le mani avanti. Come al solito quando si tratta di qualche notizia che può sporcare la reputazione di Israele all’estero i nostri giornali, sia quelli di destra che di sinistra, taceranno democraticamente. Mica si possono accusare di costruire i campi di concentramento, “loro”…

martedì 23 novembre 2010

Scegliamoci un buon medico, perlomeno...

A volte la lettura di un semplice articolo di cronaca, e lo trattamento che ne da’ la stampa, riesce ad essere più chiaro di mille parole.

Mi riferisco, in particolare, ad un evento di cronaca accaduto in Germania, e che in molti abbiamo sentito solo tramite la rete internet e non certo perché i giornali nostrani si sono premurati di darcene notizia: un medico ebreo si è rifiutato di operare un paziente tedesco che aveva tatuato, sulla spalla, lo swastika.

Ovviamente, nella maggior parte dei commenti che ho potuto leggere sull’argomento, l’accento viene posto sul povero ebreo colpito nella sensibilità, talmente elevata da costringerlo a venir meno all’etica professionale medica che obbliga il medico a curare qualunque paziente senza alcuna discriminazione di sesso, di razza o di fede politica (sempre che non si sia Fascisti, naturalmente!). Ci piacerebbe, ogni tanto, che una così profonda sensibilità si girasse un attimo a guardare che cosa avviene a Gaza. Ma questo è un altro discorso.

In alcuni articoli, sempre su internet, leggo che il “povero” medico sarebbe il figlio di un detenuto morto ad Auschwitz. Come un uomo di 46 anni possa essere il figlio di un uomo che è morto invece venti anni prima rimane un mistero della fede. La fede nell’olocausto, ovviamente!

Ma per capire la questione vi basta fare sempre il famoso giochetto, quello che funziona sempre: invertite i ruoli. Pensate ad un medico che, mentre si accinge a fare un’operazione, si accorge che il paziente ha tatuato sul braccio un stella di David e si rifiuti di operarlo. Vi immaginate a quale linciaggio mediatico, per non parlare delle conseguenze gravi ed immediate sulla sua carriera, verrebbe sottoposto? Ci direbbero, giustamente, che avere tatuato un determinato simbolo, per quanto questo possa ricollegarsi a delle idee che molti possono trovare sgradevoli o ripugnanti, non significa di per se essere dei criminali o aver commesso un reato (a meno che il simbolo non sia in bella vista, cosa che non è in questo caso); e ci direbbero che un medico deve operare tutti, senza alcuna distinzione: tant’è che anche i criminali hanno diritto all’assistenza medica primaria.

Questa è un’altra piccola dimostrazione che le regole, anche quelle mediche, evidentemente per qualcuno di ben determinato possono essere interpretate in maniera un po’ più elastica. Sia ben chiaro: il paziente, questo pericolosissimo criminale che ha osato solo avere tatuato sul braccio un simbolo contrario allo squallido politicamente corretto (antifascista) così di moda ai nostri giorni, non è stato lasciato morente sul tavolo operatorio. È stato trovato un altro medico con un’etica professionale un po’ più solida. Vabbè che sono eletti, ma qui non siamo in Medio Oriente e certe cose, non ancora perlomeno, non possono permettersele!

giovedì 11 novembre 2010

Giornalisti, magistratura e avvocatura: stessa spazzatura!

di Carlo Gariglio

Pubblicato sul mensile "Il Lavoro Fascista", luglio 2010

Dico la verità: se avessi a disposizione la classica bacchetta magica delle fiabe, non esiterei un solo istante a cancellare definitivamente dalla faccia della terra le tre immonde categorie di persone che il titolo di questo articolo ben identifica. Personaggi ignobili in grado di rovinare l’esistenza a fior di galantuomini, ed il tutto per meri interessi di portafoglio e/o per assurdo ed ingiustificato odio politico… Quante volte abbiamo visto giornalisti, che meglio sarebbe definire pennivendoli, pronti a ribaltare la verità pur di danneggiare un avversario politico loro, o dei loro direttori ed editori? Quante volte abbiamo visto magistrati assolvere da reati gravissimi i loro sodali e condannare alla galera gli avversari, anche per reati inesistenti o assolutamente veniali? E quante volte abbiamo visto dei nobili avvocati rapinare a destra ed a manca ignobili parcelle, spesso superiori a sei mesi di stipendio di un onesto lavoratore, per arrivare poi a perdere le cause e lasciare i poveri Cristi senza un centesimo ed alla mercé della controparte?

Dei magistrati abbiamo spesso parlato, anche di recente, evidenziando le angherie ed i soprusi cui andiamo incontro come Fascisti e come privati cittadini senza Santi in paradiso… Ed anche volendo tralasciare le questioni politiche, le cose non cambiano affatto, come dimostrano i casi eclatanti di Enzo Tortora e di altri personaggi del mondo dello spettacolo finiti fra le grinfie di questa casta di parassiti, incapaci, corrotti e malati di protagonismo.

Non molto tempo fa, assistendo alla trasmissione di “Italia 1” intitolata “Vite Meravigliose”, mi è capitato di vedere una drammatica testimonianza d’epoca dello stesso Tortora, il quale raccontava che fra le prove principali della sua colpevolezza spiccava la rubrica telefonica di un camorrista contenente il numero di telefono dello stesso Tortora… Peccato che quel numero appartenesse ad un certo Enzo Tortona (con la “N” al posto della “R”), imprenditore campano che non aveva nulla a che fare con il noto presentatore televisivo. Sarebbe stato sufficiente usare il servizio “12” (allora esistente), oppure comporre quel numero e verificare a chi corrispondeva realmente… Ma per certi solerti PM, desiderosi di pubblicità, queste verifiche erano troppo laboriose, indi preferirono seppellire di accuse il povero Tortora, il quale riuscì a cavarsela (ma pagando un prezzo che lo avrebbe poi portato alla morte) solo grazie alla sua notorietà ed all’interessamento conseguente che ne ebbero i media ed i Radicali di Pannella… Immaginatevi quanti poveri Cristi meno noti di Tortora subiscono trattamenti analoghi senza riuscire ad avere mai giustizia!

E che dire dei casi più recenti che hanno visto protagonisti personaggi in vista, perseguitati ed arrestati da canaglie in toga alla ricerca di sovraesposizione mediatica, usciti alla fine dalla galera ed assolti con tante scuse? Potremmo fare i nomi degli attori Gigi Sabani, anch’egli prematuramente scomparso a causa di questa esperienza, e Valerio Merola, accusati entrambi di torbide storie di prostituzione da un PM che, a forza di interrogatori pressanti, riuscì a portarsi a letto la fidanzata di Sabani… Sapete come pagò la sua inchiesta basata sul nulla questo signore? Con il trasferimento ad altra sede, ove fu libero di ricominciare il suo infame mestiere, al fianco della gentildonna che seppe abbandonare al momento giusto l’attore caduto in disgrazia!
Persino il tanto osannato magistrato Giovanni Falcone ha nel suo curriculum l’arresto dell’attore Franco Franchi (quello che faceva coppia con Ciccio Ingrassia), al quale rinfacciò di avere fatto il suo mestiere, ovvero, degli spettacoli organizzati da famiglie mafiose… Classico esempio di uno Stato da operetta che lascia liberi i mafiosi di organizzare spettacoli, ma pretende che siano i privati cittadini ad identificarli ed a boicottarli! E chissà se un privato cittadino avesse l’ardire di rifiutarsi di lavorare per qualcuno perché “mafioso”, come andrebbe a finire? Con una querela o con una cassa da morto, a seconda dei casi!

Anche nei giorni scorsi abbiamo visto concludersi casi analoghi a quelli già citati, ovvero PM che sbavano per andare in TV e sui giornali che arrestano ed accusano personaggi da gossip quali Vittorio Emanuele di Savoia… Arresto, pubblico sputtanamento colossale, intercettazioni telefoniche del tutto private ed irrilevanti pubblicate da giornalisti infami… Ed assoluzione perché il fatto non sussiste! Il PM, naturalmente, resta al suo posto in attesa di ripresentarsi ai media con altre inchieste farsa!

Del resto loro si definiscono garanti della Costituzione, anche se di quella Carta hanno a cuore solo quegli articoli che li rendono un po’ meno uguali agli altri, come l’art. 104 (La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere…) ed il 105 (Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati). Ecco, in estrema sintesi, il motivo per il quale questa casta di parassiti e malfattori non paga mai per i suoi misfatti: le disposizioni di quella Carta Costituzionale che, come raccontano ai coglioni creduloni, dovrebbe garantire a tutti i cittadini parità di diritti e trattamento!

Se a tutto questo parassitismo professionale uniamo anche la malafede politica, eccoci davanti ai cari magistrati eredi di Togliatti che da anni tentano di “resistere” al fenomeno Berlusconi, senza preoccuparsi del fatto che tale fenomeno deriva da quella “democrazia” che manda al Governo il leader della coalizione più votata… Ma si sa, la democrazia vige solo quando vincono loro, altrimenti scattano le sanzioni… Ricordate quando in Austria vinse Haider? L’Europa intera sanzionò quello Stato sovrano per avere votato a destra! Mentre qui in Italia quel ruolo viene svolto dalla magistratura, in carica appositamente per sanzionare tutti quelli che hanno l’ardire di opporsi al Governo dei Soviet che ancora sognano!


Certo, a volte non riescono a creare inchieste contro Berlusconi, ma si tengono allenati condannando dei ragazzotti cretini alla galera per avere fatto il saluto romano in piazza, oppure bloccando le liste elettorali del nostro piccolo MFL, o ancora assolvendo dai loro crimini gli immancabili pidocchiosi dei centri sociali che scorrazzano liberi per le nostre città… Meglio ancora, perseguendo i pochi agenti delle forze dell’ordine che tentato di difendere la collettività dalle molotov degli “eroi” della sinistra, tipo Carlo Giuliani…

Degni compari di questi mucchi di letame in toga sono i giornalisti, altra immonda casta pagata profumatamente per mentire e per rovinare la vita a persone degne… Spesso questi pennivendoli da strapazzo sono a contatto diretto ed occulto (si fa per dire, ovviamente! Basterebbe un’indagine seria…) con i magistrati di cui sopra, dai quali ricevono sottobanco intercettazioni e notizie riservate che sbattono sulle prime pagine di tutti i giornali, senza avere un minimo di riguardo e di compassione per i tanti personaggi innocenti spesso coinvolti e sputtanati.

Ovviamente, anche questi immondi personaggi con la penna, si riempiono sempre la bocca di paroloni a base di democrazia, libertà d’informazione, Costituzione ed altre boiate simili, soprattutto per giustificare i loro misfatti. Addirittura, negli ultimi tempi, per meglio prendere per il deretano gli italiani, si sono inventati scioperi e proteste contro quella Legge civile che dovrebbe impedirgli di pubblicare notizie riservate… Apriti cielo! Ma come osa questo Governo? Pretendere che i pennivendoli di regime smettano le loro campagne diffamatorie nei confronti di chi non si allinea al pensiero marxista? Esigere il rispetto per la segretezza degli atti processuali e per la privacy delle persone finite nel mezzo del tritacarne delle intercettazioni? Sciopero! E periodici pistolotti sui giornali e dalle redazioni dei vari TG, con i quali ci assicurano che le loro proteste tendono a tutelare gli interessi e le libertà di noi poveri minorati mentali che non lo vogliamo capire…

Uno dei quotidiani più stomachevoli d’Italia, “La Stampa” di Torino, negli ultimi tempi sta pubblicando articoli su inchieste giudiziarie a due colori; uno di questi colori, come sottolineano, serve ad evidenziare le parti dell’articolo che il lettore non potrebbe vedere se passasse la nuova Legge… Peccato che nessun rappresentante di quel foglio di carta igienica stampata si sia mai preso la briga di sottolineare quali e quante parti di verità non abbiamo mai visto semplicemente perché pennivendoli, direttori ed editori non gradiscono rendere pubblica!

Non a caso, proprio “La Stampa” è uno dei quotidiani più sfacciatamente sionisti d’Italia, tanto da pubblicare quotidianamente articoli di noti giornalisti ebrei che lodano e magnificano il loro cosiddetto Stato di Israele, criminalizzando al contempo tutti quanti parteggiano per la causa degli oppressi arabi e palestinesi… E non a caso lo stesso quotidiano è tanto visceralmente antifascista da continuare a pubblicare con regolarità vari falsi storici, conditi da insulti assortiti per quanti si richiamino, come noi, all’ideologia Fascista.

Fra le centinaia che potrei citare, mi limito a riportare un solo episodio riferito a quel giornale – spazzatura…

Alle elezioni comunali del 2006 fui candidato Sindaco a Torino in rappresentanza della lista MFL; per tutta la durata della campagna elettorale, il quotidiano “La Stampa” mi ignorò completamente. Soltanto due giorni prima delle elezioni, una nota baldracca della Redazione torinese mi contattò telefonicamente, chiedendomi alcune dichiarazioni a proposito della nostra presenza con il logo parzialmente censurato (come ricorderanno i Camerati, la parola “Fascismo” scomparve); raccontai con chiarezza e pacatezza tutte le nostre traversie legali ed i vari sabotaggi subiti, citando le tante Sentenze che ci legittimano ed i numerosi precedenti elettorali. Ebbene, l’indomani trovai sul fogliaccio della Sinagoga torinese più o meno queste parole: “Gariglio è un reazionario che disprezza la nostra Costituzione; benché la Costituzione vieti l’uso della parola Fascismo (?), lui ha tentato di usarla comunque su dei manifesti, ma è stato inseguito (?) e multato (??) durante le affissioni”.

In poche parole, due insulti ed una ridicola scena a base di inseguimenti e multe totalmente inventata!

Ovviamente querelai la baldracca, ma un solerte PM (mi sorge un dubbio: non vorrà mica dire “Pezzo di Merda”?) mi rispose che la querela era archiviata, perché se uno si sceglie un partito chiamato “Fascismo e Libertà”, non può che aspettarsi di essere definito “reazionario”!

Capito? All’insulto della baldracca pennivendola si aggiunse quello dell’infame in toga… Reazionari noi, e magari progressisti loro, che vivono ancorati a visioni sociali, politiche ed economiche che non esistono più dai tempi di Marx!

Ma vogliamo parlare della “libertà” di stampa tanto cara ai giornalisti che in questi giorni scioperano contro il “bavaglio” voluto dal Governo? Bene, vediamo un esempio di bavaglio voluto dal mondo del giornalismo asservito al giudaismo:

“Lettera alla stampa, sulla vicenda mediatica della Freedom Flotilla.

Scritto il 2010-06-18 in News

Gentili colleghi,

vogliamo esprimere un ringraziamento forte, sentito e particolarmente apprezzato alle e ai poche/i giornaliste/i che, rompendo a proprio rischio il muro della comunicazione a senso unico, ci hanno aiutato nel difficile compito di far passare informazioni, e informazioni corrette, nella vicenda seguita dal nostro ufficio stampa, relativa alla Freedom Flotilla.
Ma prima che un dramma come quello che si è consumato pochi giorni fa nelle acque internazionali prospicienti Gaza venga ricoperto da un velo di ipocrita silenzio, ci preme, come ufficio stampa,condividere con voi qualche considerazione.
Qualche giorno prima della partenza della Freedom Flotilla per Gaza abbiamo iniziato il nostro lavoro, chiamando le redazioni, inviando materiale sulle navi, sul loro carico, sui passeggeri e il loro scopo. Eravamo convinti che una copertura mediatica potesse accompagnare le nostre navi e fornire loro più credibilità, oltre che trattenere la mano che si fosse alzata per far loro del male. Perché la nostra flotta, nonostante la campagna di discredito attuata dalla maggior parte delle vostre redazioni, opportunamente imbeccate, quello era: una flotta pacifica, con un codice morale ben stampato nell’anima di ciascuno dei suoi partecipanti. Anche in quello dei morti turchi, di cui la maggior parte di voi si è guardata bene dal fornire un solo nome, una sola notizia che li connotasse come persone, esseri umani partiti per un ideale e finiti ammazzati perché Israele potesse riaffermare al mondo il suo diritto a imporre la propria legge.
Difficilmente, in situazioni simili, un giornalista rinuncerebbe al suo diritto di investigare, di sentire tutti, di intervistare, ricostruire la dinamica dei fatti. E qualcuno di voi l’ha fatto, e lo ringraziamo per aver sfidato non solo la censura, ma anche l’autocensura, forse ancora più pericolosa.
Ma molti,dopo aver ignorato la partenza delle navi e averle lasciate sole, senza il sostegno della pubblica opinione che forse,chissà, avrebbe potuto scongiurare il bagno di sangue che si è poi verificato (e si trattava di missioni umanitarie della società civile, e non di governi), si sono ben guardati dal fare il loro mestiere, si sono solamente seduti e hanno atteso.
Ed ecco che, come la manna, la verità a senso unico è arrivata. Qualcuno però ci chiamava, e ci chiedeva dei numeri di telefono, dei contatti, dei video di quello che stava succedendo. Indubbiamente conoscete il nostro lavoro, e sapete bene quanto sia dipendente dalla tempestività e dal possesso di informazioni di prima mano.
Molti di voi si sono stupiti e meravigliati che noi non avessimo che pochissimi dati con cui controbattere la versione offerta dall’esercito israeliano, ma quello che è accaduto è in realtà quello che accade tutti i giorni alle notizie provenienti da quella che noi ci ostiniamo a chiamare ancora Palestina, e che forse, dovremmo cominciare a chiamare “riserva”, perché che cos’altro, se non le riserve degli Indiani d’America potrebbe fornire il giusto paragone? Prigioni a cielo aperto, un termine che ci ha perfino nauseato nella sua ossessiva ripetizione, come l’altro, “omicidi mirati”, per nascondere quella che in realtà è una pena di morte applicata senza alcun processo e senza possibilità alcuna di difesa… Che tristezza appropriarsi di certi termini senza averli verificati, così, solo per un senso di comodo… Tornando al nostro lavoro, vi assicuriamo che è stato difficilissimo, perché siamo stati oscurati, noi e le persone che erano sulle barche: a livello mediatico si è scatenata la più impressionante offensiva a cui abbiamo mai assistito: non solo nessuno poteva più trasmettere dalle navi, utilizzare i telefoni o inviare immagini, ma anche noi siamo stati colpiti da un potere che spande ovunque la sua longa manus. I nostri I phone si sono spenti improvvisamente per giorni, le nostre mail sembravano impazzite, e perfino la telefonia fissa ha sofferto per i black out. Paranoie? Può darsi, ma tanto è successo, e a tutti noi.
L’unica, sovrana informazione, è stata quella israeliana. “falsi pacifisti” “terroristi”, i termini giusti sono stati pronunciati, e molti di voi, non tutti per fortuna, li hanno presi come oro colato, confortati dalle immagini a senso unico che vi venivano fornite. E i video che stanno uscendo ora, quelli che spiegano la dinamica esatta degli eventi, filmati durante l’attacco alla Mavi Marmara che rivelano come ben prima di scendere dall’elicottero i soldati avessero iniziato a sparare e a uccidere, quelli no, voi non li utilizzate. Perché ormai non fa più notizia, ormai tutto quello che la parte vincente voleva farvi dire è stato detto: che c’erano pacifisti buoni e cattivi, come vuole del resto la logica del divide et impera, e che gli altri tacciano, con i loro morti scomodi, morti non occidentali, morti di infima serie. I morti della Marmara lasciano 28 figli, sono figli bambini, ma questo vi lascia indifferenti. E in fondo anche alcuni degli uccisi (fossero stati occidentali voi avreste detto: trucidati) anche alcuni di loro erano poco più che bambini, idealisti, come la ragazza il cui nome era stato scelto per la nave irlandese, idealisti giovani che pensavano di avere un mondo migliore quando la loro età fosse divenuta matura. Come i Palestinesi, che muoiono ogni giorno, ammazzati dall’indifferenza del mondo che, con termine poco appropriato, si definisce “civile”. E la strage non è più solo di persone, è d’informazione, di verità. Deontologia professionale? Per molti di voi è un vuoto retaggio d’altri tempi, come la legge morale, che ciascuno dovrebbe conservare dentro di sé come il bene più caro. Parlate di bavaglio? Con quale diritto vi opponete, seppur giustamente, quando il bavaglio voi stessi lo mettete per non aver disturbi in alto loco?
Vi accontentate delle ragioni del più forte, che, come insegnava Esopo, sono di gran lunga le migliori. Ma forse, quello che vi sta sfuggendo è, come scrive Arundhati Roy, “che forse c’è una piccola dea lassù, nel cielo, che si sta preparando per noi. Un altro mondo non solo è possibile: la dea è già in viaggio. Forse molti di noi non saranno qui ad accoglierla, ma in una giornata tranquilla, se rimango in ascolto, riesco a sentire il suo respiro”. ..
Peccato che tanti di voi, non tutti per fortuna, non se ne accorgeranno fino alla fine, di quel respiro di vita….. perché tutti noi, donne e uomini liberi, insofferenti dell’ingiustizia e del terrore, quello vero, noi che non potremmo mai sentirci liberi finché non lo saranno tutti, perché è nello specchio dell’altro e delle sue sofferenze che giornalmente ci riconosciamo, noi torneremo.
A Gaza con le nostre navi e dovunque ci sia bisogno, “torneremo, e saremo milioni…” e voi ci sparerete ancora addosso col vostro silenzio, e noi cattureremo uno, due di voi alla nostra causa, volta per volta, finché resterete in pochi, servi dei potenti e della morte, che vi aleggerà intorno e che onorerete col vostro silenzio, o con le vostre colonne dettate dalle bugie del più forte e tintinnanti degli spiccioli che sembrano dare l’unico senso al vostro lavoro di g i o r n a l i s t i…

Per l’ufficio stampa della Freedom Flotilla Italia – Giovanna Nigi, Patrizia Cecconi.
Tratto dal Sito: www.infopal.it”.

Finiamo in bellezza (si fa per dire!) questa mia analisi sulle tre categorie di persone più indegne d’Italia parlando degli avvocati… Ovvero altra pletora di cialtroni, fannulloni e sfruttatori del bisogno altrui, che spesso si colorisce di rosso per restare all’altezza degli altri loro compari in toga…

Fateci caso: quando questi signori intravedono il miraggio della celebrità e di una ricca parcella, non esitano a difendere neppure il più inumano dei criminali, il più indegno dei pedofili, il più sanguinario dei mafiosi, il più crudele dei brigatisti… Esitano soltanto nel difendere i galantuomini, semplicemente perché questi non hanno grosse disponibilità e non possono permettersi le ricche parcelle con le quali si arricchiscono… Li avete mai visti mentre con l’aria di quelli che vi stanno facendo un favore, vi chiedono un “piccolo” acconto di mille o duemila Euro? E che importa se voi per dare a loro il piccolo acconto dovete lavorare due mesi e smettere di mangiare e pagare tutte le altre spese? Poi, naturalmente, pur portandovi via tali acconti, lorsignori non si dannano l’anima più di tanto per difendere i vostri interessi… Che diamine, mica avete pagato le parcelle di Alberto Stasi o della Franzoni? Mica assicurerete alle loro auguste persone decine di passaggi in TV ed interviste sui giornali!

Personalmente e come Segretario Nazionale del MFL sono stato raggirato più volte da “nobili” avvocati che, una volta spremuto il poco che c’era da spremere, si dimenticavano persino di presentarsi alle udienze ove avrebbero dovuto difendermi, o al massimo si recavano in aula per svolgere il minimo sindacale, consegnando qualche memoria difensiva preparata interamente dal sottoscritto… E non provate ad accusarli di infedele patrocinio! Anche loro, come i magistrati, vengono giudicati dal loro ordine professionale, immonda casta che vieta ogni forma di concorrenza e di libera professione!

L’ultima perla di un avvocato mi è capitata di recente; un legale torinese ha curato i ricorsi al TAR del Piemonte per la riammissione della lista MFL, perdendo in ben due occasioni. Molto gentilmente si è offerto di assisterci a prezzo stracciato: mille euro a ricorso (anche se questi erano già pronti, uguali a quelli degli anni scorsi), più spese di notifica. Totale: 2500 euro. Dopo avere saputo dal sottoscritto che intendevo ricorrere al Consiglio di Stato, il galantuomo mi ha confermato il prezzo “di favore”, più 500 euro per il collega romano che doveva presentare materialmente il ricorso. Aggiungeva che non c’era fretta, essendoci un anno di tempo! Però il 25 luglio mi comunicava, trafelato, che aveva sbagliato i conti: i termini scadevano dopo 2 giorni, ed il collega romano voleva 3000 euro! Ovviamente lo mandavo a quel paese e rinunciavo al ricorso…

Ma non dite che sono cattivo se desidero la famosa bacchetta magica per eliminare certi parassiti!

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

martedì 9 novembre 2010

Ora lo chiamate traditore, ma è anche colpa vostra

Guardando dalle ultime file il miserevole spettacolo della politica italiana, non si può fare a meno di sorridere per la stupidità di quanti, non se ne abbiano a male alcuni camerati, chiamano Fini con gli appellativi e i soprannomi peggiori fra i quali, primo fra tutti, quello di “traditore”.

Viene da chiedersi, e da chiedere a tutti i presunti fascisti di destra e dell’area che in questi giorni strepitano e inveiscono contro il Presidente della Camera: ma dove siete stati in tutti questi anni? Forse che il tradimento di Fini, se così lo possiamo chiamare, sia cominciato solo in questo ultimo periodo? Niente affatto. La svolta di Gianfranco Fini comincia da lontano, dal Congresso di Fiuggi. Ed è stata costellata, in tutti questi anni, da clamorose e vigliacche retromarcie a tutta velocità sul Fascismo e sul suo capo da parte di chi voleva a tutti i costi sdoganarsi dalla scomoda etichetta di “fascista” per abbracciare altri simboli e gruppi ben più redditizi.

Solo che, diciamocela tutta, a destra si è sempre stati di bocca buona: finché Fini vinceva attaccato al carro berlusconiano, e lasciava cadere qualche briciola di sotto, dove i militanti neofascisti di bocca buona aspettavano qualche pezzo di pane a naso in su e bocca aperta (qualche sede qui e lì, qualcuno dell’estrema destra sdoganato e messo nei posti giusti), ci si è sempre dati da fare per cercare in tutti i modi di far passare le vigliaccate di Fini come manovre silenziose e geniali di un grande statista. In questi anni mi sono sentito dire in continuazione: macché abiura del Fascismo, sono strategie per entrare nelle stanze del potere! Ed oggi è sotto gli occhi di tutti il risultato di questa strategia: Fini vota compatto con la sinistra e i comunisti contro un provvedimento sull’immigrazione della stessa maggioranza che lo ha eletto. Eccole qui, le manovre del grande statista! Ed eccoli qui i militanti che anziché sputarsi in un occhio chiamano colui che hanno sostenuto per anni “traditore”!

Facciano un bel mea culpa i militanti di destra, quelli che, alle ultime vittorie elettorali di Berlusconi o di Alemanno, giravano per Roma con la bandiera della RSI o facendo i saluti romani. Facciano un bel mea culpa tutti coloro che in tutti questi anni ci hanno insultato e sbeffeggiato, esultando per i nostri problemi elettorali e con la giustizia (la “g” minuscola non è un errore di battitura), noi di Fascismo e Libertà che non siamo mai diventati né forzanovisti, né fiammisti, né di destra radicale sociale estrema o moderata che dir si voglia, né forzaitalioti né qualunque altra cosa, ma coerentemente siamo rimasti sempre e solo Fascisti, con tutti contro tranne qualche pacca sulla spalla!

Avete sostenuto per anni i vari Storace (colui che si "vantava" di essere andato prima di Fini a chinare la testa allo Yed Vashem), Fini, Alemanno, Rauti, Fiore… avete regalato anni ed anni di militanza e di impegno politico a chi in continuazione vi ha preso per il culo, delegittimandovi anno dopo anno, elezione dopo elezione… e adesso vi indignate come tante donnine isteriche, gridando al traditore ed al cospiratore che VOI avete osannato e sostenuto per anni, gettando tonnellate di fango (per non dire altro) a chi, come noi, ha sempre lavorato per il bene dell’ideale Fascista! Ci avete dato dei coglioni, noi di Fascismo e Libertà, rimproverandoci in continuazione di essere i soliti quattro gatti, solo perché abbiamo pagato, e continuiamo a pagare, la nostra voglia di essere coerenti e di non svenderci al Berlusconi di turno per un piatto di lenticchie!! Forse che la grandezza di un ideale si misura dal semplice numero dei suoi sostenitori, o dai soldi che sono nei suoi conti bancari? Non sono certo io ad aver militato in Alleanza Nazionale e ad aver votato a destra alle ultime elezioni politiche! Fare un bel mea culpa, e riconoscere che solo Fascismo e Libertà in tutti questi anni ha portato e porta avanti la battaglia del Fascismo e dei Fascisti, sarebbero le basi minime dalle quali ricominciare a lavorare seriamente, con noi, con Fascismo e Libertà, con chi fin dal 1991 si è espressamente proposto come casa e come ritrovo dei Fascisti di tutta Italia, per il benessere della nostra Idea.

Concludiamo con Gianfranco Fini. Mi si dirà: solo gli stupidi non cambiano idea. E fin qui è verissimo. Io stesso, che nel mio piccolo ho l’onore di militare nell’unico Movimento dichiaratamente Fascista di tutta Italia, conosco e frequento persone che di Fascismo, di Nazionalsocialismo o di revisionismo storico o di massoneria mondiale non ne vogliono neanche sentire parlare. E sono persone che, nonostante siano espressamente antifasciste, sono persone intelligentissime, con una cultura non indifferente e capaci di confrontarsi anche sui temi più disparati e impegnativi. Ma solo Fini è passato dal Fascismo senza se e senza ma al “male assoluto”, cosa che neanche gli antifascisti più seri ormai sostengono più (si pensi a Pansa e a quanti, anche a sinistra, non faticano a riconoscere i risultati ottenuti dal ventennio mussoliniano). Se è vero che solo gli stupidi non cambiano mai idea, è anche vero che per sostenere fino in fondo le proprie idee senza vigliacche abiure badogliane bisogna essere degli Uomini e non dei pidocchi. E noi vogliamo essere Uomini. E voi?

giovedì 28 ottobre 2010

88 anni e siamo ancora qui

Auguri a chi non ha tradito. A chi non ha rinnegato. A chi rifiuta ogni cedimento, ogni compromesso.
Auguri a chi, contro i detrattori di ieri e di oggi, non ha abbandonato il posto di combattimento.

Siamo ancora qui. E chiamateci Fascisti nostalgici. Ciò che per voi è un insulto, per noi è un titolo di merito.




giovedì 21 ottobre 2010

Liberate Alessio Burtone!

Solitamente non discuto dei casi di cronaca nera che i mass media, come veri e propri avvoltoi (mi perdonino questi bellissimi ed utilissimi animali, spesso bistrattati, per il paragone che non rende loro onore), ci propinano quotidianamente.

Ma tacere mentre viene strumentalizzato a fini politici il caso della donna romena che è morta in seguito alla colluttazione con il ragazzo alla stazione Anagnina di Roma è una cosa che non riesco proprio a fare.

Devo dire la verità: neanche io, inizialmente, riuscivo a capire come mai il presunto aggressore, Alessio Burtone, potesse contare su ragazzi e sostenitori che, fuori dalla sua casa, lo incitavano e lo acclamavano. Ma come, mi sono chiesto, aggredisce una ragazza, le fa sbattere la testa e la manda in coma, e viene osannato e sostenuto? I manifestanti e i sostenitori, mi sono risposto, possono solamente essere suoi “degni compari”. Del resto non è che la stampa e i mass media in generale abbiano parlato bene di Burtone, che è stato letteralmente crocifisso sulle croci della tv e dei suoi processi mass mediatici.

Informandomi meglio tramite la rete internet, che per l’ennesima volta mi ha aiutato a filtrare le balle di regime dalla verità (sempre più capisco perché la vogliono disciplinare, censurare, incatenare), ho capito bene come la propaganda mass mediatica sia, nonostante tutto, fortissima, anche per una persona come il sottoscritto, ampiamente vaccinata dai virus del sistema.

Parlavamo di Alessio Burtone. Che è stato descritto come un criminale, un teppista, un violento, ed invece è un semplice cittadino, con qualche piccolo precedente penale: molto più pulito ed onorevole di tanti che si sono permessi di dare giudizi sul suo conto. Ma la descrizione reale di Alessio, si dirà, stona malamente con il video che ci hanno fatto vedere, quello dove Alessio sferra un pugno alla ragazza romena, facendola cadere e mandandola in coma irreversibile, che causerà poi la morte della donna.

L’intervista che ripropongo di seguito è apparsa, a quanto mi è dato sapere, sul sito internet di Repubblica. Per il resto, nessuno dei grandi media nazionali si è premurato di darcene notizia. È la testimonianza fondamentale di un uomo lì presente e che afferma con sicurezza e dovizia di particolari come il tutto nasca da una stupida lite: una fila non rispettata. Dalla stessa romena, però. Che è stata apostrofata dal giovane con queste semplici parole: “Ma non si rispetta la fila al vostro Paese?” Una frase ironica, anche pungente, ma che la romena non deve aver sicuramente gradito se è vero, come dice il testimone del video, che da questo momento in poi la donna insegue il ragazzo con violenza: lo picchia, gli sferra diversi colpi al volto, diversi calci, insultandolo. Alessio cerca di allontanarsi, di mettere un po’ di distanza tra quella ragazza che lo insulta ed inveisce pesantemente contro di lui in maniera totalmente ingiustificata. Ma la donna continua, e sono altri pugni, ed altri schiaffi. Che porteranno poi al gesto di stizza del ragazzo, con le tragiche conseguenze che tutti conosciamo.

Ma questo particolare sembra non interessare nessuno. Non certamente il Comune di Roma né il suo Sindaco, quel Gianni Alemanno che ancora una volta non perde occasione di mancare al suo mandato, evitando accuratamente di difendere un cittadino italiano dal fango e dalle calunnie che gli sono state riversate addosso senza pietà e senza alcun pudore, per schierarsi senza se e senza ma dalla parte della comunità rom, ancora prima di sapere come si fossero svolti realmente i fatti. Certo, certo: infarcirsi la bocca di quella retorica stantia, vecchia e anche noiosa se vogliamo, la famosa “violenza contro le donne”, è elettoralmente molto più vantaggioso che non dire a chiare lettere la verità: che la romena era ben conosciuta per i suoi scatti d’ira e per i suoi litigi, ed era conosciuta per essere una donna molto violenta, che già in passato aveva avuto problemi simili.

Ma ormai abbiamo capito bene che la violenza, in questo Paese, è solo ed esclusivamente maschile: non si concepisce neanche minimamente che anche una donna possa essere violenta o minacciosa o pericolosa. Chi scrive ricorda bene un servizio de Le Iene (non riesco a trovarlo su YouTube) di non so quanto tempo fa, dove si dimostrava chiaramente che il famoso numero di telefono anti-stalking, voluto dal Ministero delle Pari Opportunità e su cui la Ministra Carfagna ci ha letteralmente messo la faccia, era in realtà uno strumento ad uso e consumo delle sole donne. Si viola così un elementare diritto costituzionale: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza o di religione. E in barba a questo articoletto della Costituzione, con la quale i democratici si riempiono la bocca un giorno si e l’altro pure, un servizio pubblico era solo ed esclusivamente per le donne, una chiara discriminazione a sfondo sessista: quando le centraliniste del numero verde parlavano con un uomo la risposta era “Si rivolga ai Carabinieri o alla Polizia, qui aiutiamo solo le donne”. Quando l’inviato della trasmissione ha chiesto lumi al Ministro, ricordo bene che quest’ultimo ha ironizzato sull’inviato con alcune frasi ironiche del tipo “Si vede bene che lei è un uomo bisognoso di protezione”, come a dire: sei grande e grosso, ma chi ti tocca? Come se una donna non possa perseguitare il proprio ex compagno, o chiamarlo a tutte le ore del giorno e della notte, o appostarsi sotto casa, oppure assalirlo violentemente, oppure insultarlo in strada, o aspettarlo al lavoro…

Questo è emblematico della mentalità di alcuni ambienti romani: la violenza è uomo. L’uomo la fa e la donna la subisce. Balle. Dobbiamo forse ricordare Anna Maria Franzoni e la cugina di Sarah Scazzi, che a detta degli inquirenti è quantomeno coinvolta nell’assassinio?

Se è vero che la stragrande maggioranza delle violenze sono contro le donne, si stima che un buon 20/25% dei reati di stalking vedano come principali indiziate proprio le donne stesse. La violenza è anche donna. E ce lo dimostra bene questa romena, che chissà cos’altro avrebbe fatto se solo ne avesse avuto l’occasione o la possibilità. Del resto, basta andare a memoria, i casi in cui i cittadini romeni o rom si rendono responsabili di gravi delitti (primo fra tutti quello ai danni della povera signora Reggiani, barbaramente violentata ed uccisa, oppure l’omicidio di Vanessa Russo, per ricordare solo i più noti) sono molti di più di quelli degli italiani commessi contro i rom. I quali, però, piagnucolano, si dicono indignati, chiedono giustizia. Quella stessa giustizia che molte vittime di rom o di romeni non hanno mai avuto.

È certo che Alessio Burtone non sarà esente da colpe, ma queste sono infinitamente più piccole e meno gravi di quelle che il regime ha riscontrato in lui per trasformarlo nel nuovo simbolo del mostro. Un ragazzo normalissimo, come tanti di noi, che ha semplicemente avuto un gesto di stizza nei confronti di una signora – italiana o straniera qui poco importa – violenta e pericolosa, e che di colpo si è ritrovato su tutti i giornali. E nessun politico che abbia avuto il coraggio di correre in sua difesa, anzi il contrario. Vigliacchi, sempre e comunque.

Talmente tanto che nessuno si accorge della solenne ipocrisia del Sindaco di Roma (sic!) Alemanno, il quale propone di intitolare una piazza alla romena guerrafondaia. Ma detto da uno che ha concesso la cittadinanza onoraria a Gilad Shalit, non dovrebbe stupirci in maniera particolare. Qualcuno dica al sindaco che se avesse dovuto intitolare una piazza a tutti i cittadini italiani vittime della violenza rom non basterebbero tutte le piazze non solo di Roma, ma dell’Italia intera!

mercoledì 20 ottobre 2010

Per non dimenticare


Ripropongo dalla rete internet.

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RICORDIAMO I PICCOLI CADUTI DI GORLA.

Articolo di FULVIO FARBA, rintracciato da R...OMINA ANTONELLI che ringrazio di cuore.

Esiste, a Milano, una collinetta artificiale, denominata Monte Stella, costruita con oltre un milione di quintali di macerie, recuperate da tutti i settori della città rasi al suolo dai bombardamenti terroristici anglo-americani. Una parte di dette macerie proviene dalla distruzione di due istituti scolastici superiori, di sei scuole elementari e cinque materne completamente atterrati, ma anche da altri trentacinque edifici scolastici danneggiati in città, mentre altre centoventicinque scuole, di ogni ordine e grado, vennero distrutte in provincia. Fra le scuole elementari distrutte, una è particolarmente ricordata dai milanesi, quelli meno giovani, quelli che la guerra l'hanno vissuta nella metropoli, ed è la scuola di Gorla, della quale vogliamo ricordare la triste sorte.

Era una giornata limpida, tersa, allora non c'era lo smog, e -incredibile a dirsi- dalla piazza del Duomo si riusciva a vedere la cerchia delle Alpi, quella del 20 ottobre 1944, allorché una formazione di circa quaranta quadrimotori americani del tipo B 24 e B 27 comparve nel cielo della città, contemporaneamente al suono delle sirene d'allarme. E sulla verticale di Gorla, che allora era un sobborgo periferico e non un quartiere incorporato nella città come oggi, gli aerei sganciarono il loro carico. Puro terrorismo, volontà di inserire su un popolo ormai in ginocchio, nonostante ancora oggi ci sia chi sostiene la tesi che le bombe erano destinate alla stazione ferroviaria di Greco, che si trova in zona, ma che era facilmente identificabile, ed anche attaccabile senza pericolo, data l'inesistenza di ogni reazione da parte della caccia italo-germanica.
Nella zona attaccata si contarono 635 Vittime, o almeno furono recuperati 635 corpi, forse potevano esserci stati altri esseri umani che, letteralmente dilaniati dalle esplosioni, non vennero mai rinvenuti. Fra gli edifici centrati in quella tragica mattina ci fu la scuola elementare Francesco Crispi: fu letteralmente polverizzata. Centonovantaquattro bambini, la loro direttrice, quattordici maestre, un'assistente sanitaria e quattro bidelli furono travolti. Quattro soli bambini, una femminuccia e tre maschietti (Annamaria, Giuseppe, Remo e Gabriele) si salvarono e furono estratti dalle macerie. Occorsero tre giorni per ritrovare e recuperare i corpi delle vittime della scuola, tre giorni in cui Vigili del Fuoco, militari dell'U.N.P.A., soldati italiani e tedeschi, uomini della G.N.R. e operai in tuta, magari. partigiani, certamente antifascisti, lavorarono fianco a fianco, senza risparmiarsi, unitamente ai genitori dei bambini, ed ai parenti, disperati, ma sempre speranzosi, nell'illusione di trovare qualche superstite. Chi lavorava e piangeva, chi lavorava e pregava, chi malediceva e bestemmiava Dio, che aveva permesso una strage di bambini senza colpa né pena. Oggi, al posto della scuola, sorge un monumento funebre, una madre con un bimbo in braccio, inginocchiata, come se offrisse al Cielo quella sua creatura, e sotto al monumento c'è l'Ossario, dove sono conservati i resti dei piccoli Caduti, e degli adulti che erano con loro.

A questo articolo di Fulvio Farba, aggiungo soltanto che l’ignominia dell’Italia ufficiale è senza LIMITI, senza PUDORE e senza DIGNITÀ. Ancora oggi, infatti, essa continua volutamente a dimenticare i MARTIRI di GORLA, i quali hanno un solo torto: NON SONO VITTIME della ferocia nazifascista ma delle democratiche bombe sganciate dagli aerei dei “LIBERATORI”.


Mario De Cristofaro

P.S. Il bellissimo manifesto riprodotto nella sottostante foto è opera dell’illustre maestro GINO BOCCASILE, fedele fino all’ultimo minuto e anche dopo a MUSSOLINI e alla R.S.I.

domenica 17 ottobre 2010

Comitato europeo per la difesa della libertà di pensiero

Ricevo e inoltro, invitando tutti i miei lettori a fare ciò che viene indicato in questo articolo, cioè aderire al comitato. E' una dei mezzi con cui contiamo di muoverci e di farci valere per difendere le nostre idee. E' in gioco la libertà di pensare quello che si vuole e come lo si vuole, senza chinarsi agli sgherri del Grande Fratello della innominabile lobby.

***

Qualcuno dei miei lettori rammenterà il triste episodio di aggressione subito dal Prof. Antonio Caracciolo dell’Università “La Sapienza” di Roma; ne parlai in un breve articolo che potrete rivedere a questo indirizzo:http://www.lavvocatodeldiavolo.biz/?p=546.

Qualche tempo dopo, sono venuto a sapere direttamente dal blog del professore (http://civiumlibertas.blogspot.com/) che stava venendo alla luce un interessante comitato, il cui nome è leggibile nel titolo con cui si apre questa mia breve riflessione; dopo avere aderito con entusiasmo seguendo le direttive presenti sul blog Civium Libertas (A seguito di un noto episodio di intolleranza che ha colpito direttamente l’autore di questo blog, docente universitario, ma che costituisce una grave minaccia alla più generale libertà di espressione è qui lanciato un Allarme per la libertà della rete e di ogni forma di libertà di pensiero. All’indirizzo comitato.europeo@gmail.com si possono inviare Adesioni per la costituzione di un “Comitato europeo per la difesa della libertà di pensiero”. Le Adesioni devono essere corredate da nome, cognome, qualifica e ogni altra indicazione utile. I dati sono riservati e verranno utilizzati solo per le finalità associative.), un dubbio mi ha colto: non sarà mica il solito comitato che raccoglie aderenti solo fra benpensanti di regime ed oppositori di facciata? Dubbio più che legittimo, dato che in passato è capitato al sottoscritto e ad altri membri del MFL di aderire a comitati, petizioni ed appelli vari, scoprendo poi che tutte le adesioni contenenti riferimenti al nostro movimento venivano cestinate! Persino da un appello che intendeva sostenere la popolazione di Gaza, vittima del terrorismo dello Stato pirata denominato Israele, i nostri nomi furono esclusi per non turbare i sonni dei promotori, ovvero squallidi comunisti mascherati che del popolo palestinese se ne infischiano, ma che cercano spesso visibilità politica fingendo di interessarsene.

Ho scritto allora direttamente al Prof. Caracciolo, esponendogli il mio dubbio e chiedendogli se anche noi Fascisti, sui nostri siti, blog e mezzi di informazione, potevamo promuovere apertamente il Comitato e la nostra stessa appartenenza; devo dire con viva soddisfazione che lo stesso mi ha risposto nel giro di un giorno… Credo che non se ne avrà a male se riporto direttamente le sue parole: “Verrei meno ai miei principi se non considerassi PER TUTTI valido il principio della libertà di pensiero. Del resto, la politica del Comitato sarà sempre quella di non occuparsi dei CONTENUTI di un pensiero, ma della sua piena libertà nel rispetto dei principi costituzionali e della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Tutti possono fare opera di promozione del Comitato europeo per la difesa della libertà di pensiero. Cordialmente. Antonio Caracciolo”.

Ringraziando il Prof. Caracciolo per la sua cortesia e per la serietà di intenti del Comitato che sta lanciando, invito tutti i Camerati del MFL e tutti i miei lettori ad aderire al Comitato, dandone nel contempo massima visibilità sui vari blog e siti locali, politici e personali, al fine di allargare il più possibile la base degli aderenti; quanti hanno contatti con l’estero, essendo il Comitato un’entità che ambisce ad avere rappresentanti in tutta Europa, si mobilitino per informarli.

Le ultime esperienze elettorali che abbiamo patito, con liste MFL escluse dalle elezioni o mutilate vigliaccamente per limitarne al massimo la visibilità, nonché le notizie sempre più preoccupanti che ci giungono a proposito dei tentativi giudaici di limitare del tutto la presenza sulla rete internet dei cosiddetti “antisemiti” (ovvero, tutti quelli che non plaudono di fronte ai massacri perpetrati dai cosiddetti “israeliani”ai danni del popolo palestinese!), devono spingerci a collaborare con chiunque, anche se non dichiaratamente Fascista, tenti di innalzare delle barricate allo strapotere della più potente ed influente lobby della storia.

E’ in gioco la libertà di tutti noi e delle generazioni che ci seguiranno. Forse non potremo vincere, dato il potenziale del nemico, ma almeno potremo morire combattendo per le nostre idee e per la vera libertà di espressione e di stampa, che non ha nulla a che fare con la libertà di linciare e mistificare di cui si avvalgono oggi i maggiori gruppi editoriali, guarda caso tutti nelle rapaci mani della stessa lobby di cui sopra!

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

www.lavvocatodeldiavolo.biz