venerdì 18 dicembre 2015

Disgustosamente ipocriti

Di Carlo Gariglio - Segretario Nazionale del Movimento Fascismo e Libertà


Ci risiamo: nuovo  attentato dei sedicenti fondamentalisti islamici ad un obiettivo dell’Europa occidentale, e nuova ondata di ipocrisia buonista, condita da roboanti dichiarazioni di superiorità culturale, di democrazia applicata, di piagnistei… Le immagini dell’attacco riproposte fino alla nausea, interviste e dichiarazioni dei parenti delle vittime, manifestazioni di piazza, fanfare che suonano la marsigliese ovunque, funerali delle vittime in diretta con altre interviste assortite…

Più o meno, stiamo rivivendo la stessa squallida ipocrisia vissuta a suo tempo dopo l’attentato alla Torri Gemelle e, più di recente, dopo l’assalto alla sede del giornale Charlie Hebdo. 

Prima di proseguire, però, chiarisco un punto molto importante, a beneficio soprattutto degli schifosi benpensanti che, leggendo queste mie prime righe, staranno già tuonando contro il mostruoso Fascista che non rispetta le vittime innocenti della popolazione civile… No, signori miei, qua non si sta cercando di giustificare chi attacca ed uccide civili innocenti, siano essi donne, bambini, o anziani; al contrario, quello che sta scrivendo queste righe è forse l’unico essere umano rimasto a provare pietà per tutte le vittime innocenti, indipendentemente dal colore della loro pelle, dalla religione professata, dalla Nazione in cui vivevano e dal regime che li governava. 

Non sono uno dei tanti sudici pidocchiosi di sinistra sempre pronti a giustificare gli eccidi di civili non comunisti, salvo poi bollare come crimini intollerabili le stragi a danno di qualche Paese comunista; meno che mai faccio parte della schiera di buonisti benpensanti baciapile, sempre pronti alla lacrimuccia davanti ad un morto occidentale e cattolico, ma altrettanto pronti a fare spallucce quando il morto è negro, arabo, o islamico.

Per il sottoscritto un bambino morto non ha peso specifico, o colore politico: resta un bambino morto, da onorare in silenzio. Non piango soltanto sui bambini morti a Gorla, a Hiroshima, a Nahasaki, a Dresda, ma anche per quelli di Gaza, Baghdad, Beirut, Kabul, Saigon, Belgrado e persino per quelli di Londra e Parigi. Non considero innocenti soltanto i civili di Paesi a me vicini politicamente, ma li considero tutti innocenti e meritevoli di umana pietà; comprendo che tutti i civili del mondo e della Storia sono sempre stati vittime sacrificali di guerre delle quali non avevano alcuna colpa, e di governanti che decidevano e decidono tuttora sulla loro pelle e senza consultarli. Ed è proprio per questo che sento una profonda nausea di fronte agli atteggiamenti dei tanti falsi ed ipocriti che oggi piagnucolano pubblicamente per i morti francesi, ma che ieri alzavano le spalle di fronte agli altri morti! 

Quante volte abbiamo sentito l’immondizia comunistoide difendere e giustificare i crimini dei loro banditi partigiani? Quante volte li sentiamo giustificare la tragedia delle foibe con la scusa della “reazione” ai presunti torti Fascisti e Nazisti? E quante volte abbiamo sentito l’immondizia giudeo - capitalista giustificare immani massacri con la scusa di esportare la “democrazia” (la loro, ovviamente) e liberare dalla dittatura (che significa sostituire i legittimi governi degli altri Stati con burattini fedeli al padrone US-raeliano)?

Questi luridi maiali, che rappresentano le due facce della stessa schifosissima patacca (medaglia sarebbe un complimento che non meritano), lanciano ululati di dolore quando a morire sono i loro sodali, ma fanno spallucce quando a crepare sono gli innocenti del campo avverso; gli americani tuonavano contro i crimini dell’URSS, così come questi ultimi criticavano quelli dell’imperialismo occidentale, mentre entrambi gridavano contro i presunti crimini dei Fascisti e dei Nazisti… Ma mai nessuno ha ammesso i suoi crimini, né fatto alcuna autocritica per questi. Persino oggi, quando tutto il mondo si dice unito contro i crimini dei presunti integralisti islamici, si manifesta la loro lurida ipocrisia… E per fare meglio capire quanto sto dicendo, riporto un breve periodo tratto da un articolo del Fatto Quotidiano del 18 novembre scorso:

“Un altro attentato di Boko Haram in Nigeria, nello stesso posto dove, meno di un mese fa, aveva dato l’assalto a una moschea. Il 17 novembre il gruppo fondamentalista islamico legato all’Isis ha colpito una stazione per camion nella città di Yola, nel nordest del Paese, causando la morte di almeno 32 persone e il ferimento di altre 80. Secondo quanto riferito dalla polizia, le vittime sono per la maggior parte venditori o passanti. Neanche un mese fa i Boko Haram avevano attaccato alcune moschee, tra cui una a Yola, uccidendo 42 persone e ferendone un centinaio. In sei anni di guerra, i fondamentalisti hanno ucciso almeno duemila persone, in gran parte civili. (…) 

Il terrorismo aumenta ma non in Occidente – Nel 2014 sono aumentati gli atti di terrorismo, ma nella maggior parte si tratta di terre di frontiera: il Medio Oriente, il subcontinente indiano e sopratutto l’Africa. Lo testimonia il Global Terrorism Index, rapporto annuale curato dall’Università del Maryland sulla base di dati raccolti da varie organizzazioni in giro per il mondo e ripreso oggi dai media britannici. Rapporto secondo il quale nel 2014 si è contato un numero record di 32.658 morti nel pianeta, addirittura l’80% in più del 2013. Chi ha commesso più atti terroristici sono i jihadisti nigerianidi Boko Haram e i boia del cosiddetto Califfato. Mentre le vittime si sono concentrate al 78% fra Afghanistan e Iraq – simboli di fallimenti sempre più difficili da smentire della strategia militare americana dell’ultimo quindicennio – oltre che Nigeria, Pakistan e Siria


Altri Paesi indicati come emergenti (o riemergenti) in questa triste classifica sono Somalia, Ucraina, Yemen, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Camerun: ciascuno accreditato di un numero di vittime di attentati e attacchi – qualificati come terroristici da alcuni dei gruppi coinvolti nell’indagine talora anche sullo sfondo di guerre civili – pari ad almeno 500 morti all’anno (…)” 

Ora, aggiungiamo a questo edificante quadretto di notizie i recenti attentati, sempre attribuiti all’ISIS, avvenuti in Mali e Tunisia e dopo chiediamoci quante volte abbiamo visto servizi TV strappalacrime su queste povere vittime, quante volte abbiamo visto musicisti cialtroni proporre concerti in memoria delle vittime, quante volte abbiamo visto calciatori parassiti cantare l’inno del Mali, o della Nigeria, prima di una partita, quante volte li abbiamo visti correre ad agitare una bandiera nigeriana dopo un goal… Ve lo dico io: mai! E questo perché i maestri dell’antirazzismo, cioè quelli che vorrebbero vederci in galera insieme a chiunque osi porre dei limiti alla immigrazione clandestina ed all’integrazione forzata, sono in realtà i più razzisti del pianeta, dato che non considerano affatto le vittime innocenti dei Paesi africani, asiatici ed arabi, tanto più se di religione islamica! 

Per “lorsignori” i morti occidentali e cristiani sono esseri umani, gli altri sono semplici numeri da citare per aggiornare le statistiche. I democraticissimi antifascisti ed antirazzisti straparlano di diritti e libertà, ma solo per loro… Piagnucolano sulle povere vittime innocenti, ma solo per le loro… Considerano barbari e criminali quelli che uccidono i civili, ma solo quando sono i loro. 

Del resto, la strategia è antica e ben collaudata; fateci caso: quando il morto fa parte del nostro mondo occidentale, si indugia sul suo nome, sulle fotografie di momenti felici, sulla famiglia, sul suo lavoro, sui funerali, e si creano quei simpatici servizi televisivi in memoria e ricordo, conditi da insulse e melense musichette strappalacrime… Ma quando il morto è degli altri e gli assassini sono i “nostri”, ecco che tutto si fa vago, si spersonalizza e si usano toni asettici e professionali; si cita la notizia nei vari TG esattamente come si leggono le previsioni del tempo e ben se ne guardano i pennivendoli da strapazzo dal mostrare qualche foto del defunto, o dal mostrare la sua famiglia e gli amici piangenti… 

Quante volte negli ultimi anni li abbiamo visti in azione questi maestri della ipocrisia e della menzogna? Dagli indegni attacchi contro Stati sovrani quali l’Iraq, la Serbia, la Siria, la Libia, passando per i piagnistei delle Torri gemelle e dei pochi attentati subiti dall’occidente; veri e propri genocidi definiti “danni collaterali”, a fronte di poche centinaia di vittime che diventavano “crimini” contro l’umanità… Per non parlare dei retroscena di questi attacchi subiti, ai quali ancora non ho fatto cenno. Eh già, perché se per i genocidi voluti dall’occidente per la gloria di USA ed Israele i colpevoli sono più che certi, non altrettanto si può dire per quei cosiddetti attacchi terroristici che l’occidente ha subito… 
Lasciamo perdere la dietrologia sulle Torri gemelle, lasciamo da parte il fatto che quelle torri furono evidentemente minate prima degli attacchi, in modo da farle poi implodere su se stesse, ma chiediamoci in particolare due cose: 1) Siamo sicuri che la verità sia proprio quella che ci raccontano? 2) E se anche fosse così, di chi sarebbe la responsabilità della nascita di questi movimenti terroristici, dei quali l’ISIS è oggi additato come principale pericolo
Riguardo al primo punto, non voglio esprimermi in questa sede, e mi limito a proporvi una riflessione inviata da un Camerata de MFL-PSN, il quale, conscio del regime di “libertà” nel quale viviamo, desidera restare del tutto anonimo, onde evitare problemi negli studi e nel lavoro: 

“Brevi cenni sull’attentato del 13 novembre a Parigi: A) 7 o 8 commando armati fino ai denti con mitra, bombea mano ed esplosivi, scorrazzano liberamente per la capitale francese e compiono una serie di attentati che coinvolgono soltanto innocenti; b) i quattro attentatori suicidi (NON CHIAMATELI KAMIKAZE!) che si sono fatti saltare allo stadio sono esplosi all’esterno dei cancelli, per giunta a partita in corso. Risultato: sono morti solo loro, ad eccezione di un unico passante che é transitato vicino a uno dei soggetti. François Hollande ha sentito giusto qualche “botto” in lontananza senza vedere un filo di fumo. Ha abbandonato lo stadio al termine della gara; c) Per l’ennesima volta sono stati rinvenuti intatti dei documenti, pare a fianco dei resti di due suicidi (questa volta non si é capito se fossero falsi o meno). L’11 settembre erano stati trovati i passaporti da qualche parte in mezzo alla strada. A Londra come a Boston furono trovati negli zainetti dei terroristi, a gennaio (Charlie Hebdo) li avevano dimenticati in macchina. d) In uno dei tanti servizi speciali di questi giorni, andato in onda su La 7, si è fatto riferimento a un’intervista del terribile Abdeslam, comparsa mi pare sulla rivista ufficiale dello Stato Islamico. In essa il terrorista dice che le intelligence europee lo avevano in pugno, ma Allah le avrebbe “accecate”, permettendogli di attraversare il continente il lungo e in largo mentre progettava gli attentati. Dunque temeva fortemente di essere catturato, ma per qualche strano motivo (che lui riconduce ad Allah) é sfuggito da sotto il naso ai servizi segreti. Di quante e quali gravi “falle” nella sicurezza ci parlano ogni volta i nostri cari media? E, se ciò fosse vero, di che razza di superpotenze staremmo parlando? e) In tutti gli attentati, dall’11 settembre 2001 ad oggi, c’erano dei terroristi noti (in alcuni casi molto ben conosciuti) alle forze di sicurezza. Spesso erano già tutti schedati ed avevano avuto rapporti con le autorità (es. Torri Gemelle, Mohammed Merah a Tolosa e attentato di Boston).

Se poi ci interrogassimo sul “cui prodest” produrremmo materiale da riempire intere biblioteche. Perciò qui limitiamoci a constatare che ogni volta che un fatto tremendo del genere coinvolge l’”Occidente”, assistiamo a una brusca accelerata della propaganda mainstream, la cui macchina mediatico-scolastico-culturale é peraltro in crescita costante. Consideriamo poi l’impatto psicologico, che provocando ulteriori shock che si sommano a quelli ordinari, diffonde ansia, terrore e senso di smarrimento. In questo modo si abbassano le già risibili difese razionali dell’individuo contemporaneo, che lo rendono ancora più suscettibile alla manipolazione.

Con dosi “extra” di sermoni democratici e “dirittumanisti” si può compattare l’opinione pubblica attorno alle istituzioni, ricordare i presunti “valori” dell’Occidente e quanto ci è costato ottenerli (e parte il pippone antifascista), i vantaggi della nostra in-civiltà... La fetta di opinione pubblica refrattaria la si getta agevolmente in pasto ai santoni del complottismo antifascista (Grillo, Giulietto Chiesa, Paolo Franceschetti, comunisti e sinistrume assortito). Abbiamo ancora il pretesto per l’aumento delle restrizioni e controlli sempre più invasivi sui cittadini (vedasi in Francia): in nome della sicurezza si comprimono le libertà residuali di cui godono gli individui, cosicché la società super-orwelliana prende sempre più forma, anche attraverso l’inasprimento delle misure coercitive dirette. Si sprecano infine i parallelismi tra il “nemico della civiltà” di oggi e di ieri (jihadismo e Fascismo), si rievoca magnificamente il fantasma di Hitler (“ricordiamoci gli orrori del passato, la libertà trionfa sempre...”). Si fomenta il clima paranoico da leso pensiero “politicamente corretto” (es. “Sei contro i matrimoni gay? Vuoi fare come l’ISIS?”) e via discorrendo. 

E giusto per rammentare un’ovvietà, si registra un forte incremento delle commesse militari”. (N. M.) 

Lascio al lettore il giudizio su questo sacrosanto elenco di “dubbi” e stranezze che accompagnano sempre i presunti attentati contro l’occidente. Ma venendo al punto numero 2, non posso fare a meno di una riflessione: il cosiddetto ISIS è nato in Siria, ove ha approfittato dei sedicenti oppositori del regime (in realtà i soliti delinquenti prezzolati ed armati da USA ed Israele), successivamente si è espanso in territorio Iracheno, e negli ultimi giorni pare essersi spostato in Libia. Ora, a meno che non siate tutti cerebrolesi, credo che sia semplice affermare un semplice fatto: l’ISIS nasce e prospera in quei territori dove prima c’erano Stati sovrani forti e moderni, nei quali mai sarebbe stato consentito lo svilupparsi di cosiddetti Califfati e movimenti terroristici integralisti, ma che guarda caso, sono stati distrutti e rasi al suolo totalmente (Iraq e Libia), o parzialmente (Siria), proprio da quella coalizione occidentale agli ordini di USA ed Israele, che ha fatto retrocedere degli Stati modello al medioevo, ovvero senza un Governo degno di questo nome e lacerati da guerre tribali che i vari Saddam Hussein, Gheddafi e Bashar al-Assad avevano relegato nel dimenticatoio.

Da qui nasce spontanea la domanda: a chi giovano la nascita ed il rafforzamento di certi spauracchi del  terrorismo islamico? Chi ha preparato il terreno per la loro crescita? Chi è così distratto da non vedere eserciti di terroristi armati che viaggiano tranquillamente dai Paesi arabi all’Europa e viceversa? Ma soprattutto, come mai quegli stessi Paesi che non hanno esitato in passato a radere al suolo ed invadere l’Iraq e la Libia, oggi nicchiano per impegnarsi militarmente in maniera decisa contro l’ISIS? 

Infine, gusto per dare un colpo anche a certi ridicoli estremisti di destra europei, che straparlano di immigrazione, è a malapena il caso di fare notare che tutti quelli coinvolti negli attentati di Parigi sono cittadini francesi e belgi, con buona pace delle teorie che vedono nei clandestini che sbarcano in Italia degli  aspiranti terroristi arrivati per colpirci. 

Quindi, miei cari italioti benpensanti con la lacrimuccia facile e sempre pronti a blaterare di superiorità occidentale, fatevi un bell’esame di coscienza e provate e rimettere in moto quel cervelletto oramai sopito da troppi anni.

Di Carlo Gariglio - Segretario Nazionale del Movimento Fascismo e Libertà

sabato 7 novembre 2015

Ermes: omicidio di Stato

Certi atteggiamenti, ancor più quando assunti consapevolmente da un gruppo politico, diventano più significativi di mille parole di circostanza e di mille roboanti discorsi davanti alle telecamere.
 
Ebbene: due giorni fa i consiglieri comunali del Partito Democratico e di Sinistra Ecologia e Libertà di Milano hanno platealmente scelto di abbandonare l’aula del consiglio comunale, protestando dichiaratamente a causa della mozione della minoranza di centrodestra che ha chiesto un minuto di silenzio per Ermes Mattielli.
Probabilmente la maggior parte di voi ne avrà sentito parlare: Ermes è colui che, stanco dell’ennesima scorribanda dei ladri sul proprio giardino, in cui custodiva ferri e rottami che rivendeva per vivere, ha sacrosantemente deciso, un giorno, di sparare, colpito dall’esasperazione e dalla paura. I due criminali rom sono stati condannati a 4 mesi di carcere, che tra l’altro non hanno scontato, mentre Ermes è stato sottoposto ad un processo ben più criminale e inquisitorio che non coloro che si erano avventurati nel suo giardino per rubargli quel poco che gli permetteva di campare e di tirare avanti. Un processo talmente surreale che, in seguito alla sentenza di primo grado che costringe Ermes a risarcire quegli stessi ladri con 150.000 euro – si, avete letto bene! – il cuore del povero rigattiere non ha retto più, portandolo alla morte.
Ecco di cosa parliamo. Di un povero Cristo, come potrebbe essere chiunque di noi, che spara per difendere la propria vita e i propri averi, e viene condannato a risarcire due miserabili criminali di etnia sinti da uno Stato doppiamente colpevole: la prima volta per non aver saputo difendere Ermes, e la seconda volta per averlo condannato dopo che questi aveva assolto alla funzione che lo stesso Stato non era riuscito ad adempiere. Uno Stato incredibilmente di manica larga con criminali e delinquenti di ogni risma, che oramai hanno, sia a livello politico che più propriamente giudiziario, tutta una serie di tutele e di garanzie che il danneggiato, o colui che dovrebbe realmente esserlo, nemmeno si sogna.
Perché diciamo a livello politico? Perché ci basta sentire parlare o scrivere – anche e specialmente sui social network come Facebook – quelli di sinistra per venire a conoscenza di questo revisionismo strisciante, di questo perenne e costante tentativo di descrivere chi si difende in casa sua da una banda di balordi come un teppista e un assassino, magari di destra e Fascista, se ha un’arma.
L’abbiamo visto con Stagno, il benzinaio che ha evitato una rapina e ha salvato la propria vita e quelle di un gioielliere e una commessa: doveva sparare alle gambe, non si spara così ad altezza d’uomo, avrebbe dovuto intimidirli e fatti scappare. L’abbiamo visto con Sicignano, il pensionato che ha ucciso un malvivente che si era introdotto nella sua casa, dove dormiva la moglie e la figlia con la nipotina: avrebbe dovuto spaventarli e farli fuggire (Sicignano ha cercato di urlargli qualcosa, e i rom – anche in questo caso si trattava di due zingari, guardacaso! – gli si sono avventati addosso), perché ha sparato un secondo colpo di pistola, non bastava il primo?, perché aveva un’arma in casa?, perché non ha chiamato la Polizia?
Un revisionismo perenne, una morbosità a cercare il pelo nell’uovo, a cercare nella vita di chi pratica l’autodifesa della propria vita ogni traccia di un presunto passato nell’estrema destra, o cose simili, una analisi dei fatti secondo per secondo alla costante ricerca di ogni minima sbavatura nella versione raccontata agli inquirenti, come nemmeno in un telefilm poliziesco, un costante stracciarsi le vesti e cercare il “titolone scioccante” se qualche personalità pubblica si schiera in difesa di chi si è, almeno fino a prova contraria, difeso. E poi quei disgustosi “Perché ha sparato una seconda volta?”, “Bastava mirare una volta alle gambe” e altre stronzate simili: come se, quando dei criminali entrano in casa tua, puoi improvvisarti il Chuck Norris o lo Steven Seagal della situazione, costantemente freddo, glaciale, con un ottimo autocontrollo e una decisa freddezza, e non fossi invece un povero Cristo che in quel momento ha paura, molta paura.
Ce ne sono tanti, di miserabili, in questa storia. I due rom che Ermes ha “seccato”, tanto per cominciare, ma, clamorosamente, sono al gradino più basso. Fanno ancora più schifo i magistrati che volevano costringere Ermes Mattielli a pagare 150.000 euro e che adesso daranno la sua casa alla famiglia dei due zingari, e tutte le merde di sinistra che li difendono a spada tratta, sempre e comunque.
Non dobbiamo stupircene, di queste luride merde umane. Sono le stesse che al G8 di Genova hanno avuto la faccia tosta di applaudire il teppistello Giuliani, sono le stesse che, ancora prima, applaudivano, sempre dai banchi del Comune di Milano, la morte di Sergio Ramelli, il diciannovenne massacrato a colpi di chiave inglese dai appartenenti ai collettivi di sinistra che in seguito hanno coperto con ogni mezzo gli autori dell’omicidio facendogli anche fare importanti carriere (è il caso di Antonio Belpiede, diventato primario all’ospedale di Canosa di Puglia). Sono gli stessi che, dopo che un bambino di otto anni e un ragazzo di ventidue morirono nell’incendio appiccato nella loro casa da dei criminali di sinistra, insultavano i morti con “10, 100, 1000 Mattei”. Sono gli stessi di sempre: le stesse merde umane che picchiavano i mutilati di guerra dopo il primo conflitto mondiale, o che nel ‘36 stupravano le suore spagnole in nome dell’antifascismo.
Luridi e bavosi rottami della società, ben più schifosi di quelli stessi rottami che Ermes custodiva nella sua casa e che due subanimali volevano portargli via, attentando alla sua vita.
E allora bruciatela, quella maledetta casa. Bruciatela, e che a quei bastardi parassiti non vada nemmeno un centesimo. Che rimangano solo le simboliche ceneri di quella Giustizia e quel senso di Giustizia che ormai avete distrutto.

giovedì 5 novembre 2015

Ditelo in faccia ai sardi, se avete coraggio



È la nuova moda dei cretini, specialmente quelli di sinistra, e oramai, purtroppo, la sperimentiamo ogni giorno sulla nostra pelle: quella di privilegiare orde di stranieri e di parassiti che con la fuga dalle guerre hanno ben poco a che fare, a scapito degli italiani.

In Sardegna, la moda dell’ultima stronzata – perché, perdonatemi, in altro modo non si può assolutamente definire – l’ha lanciata alla fine del mese scorso il Presidente del Consiglio Regionale sardo, Gianfranco Ganau: “La Sardegna è una Regione scarsamente popolata e che tra 30 anni perderà ulteriormente quasi mezzo milione di abitanti. I migranti potrebbero costituire una valida risorsa per combattere lo spopolamento e per creare una società multietnica e multi religiosa”.

Ma si sa, le disgrazie non vengono mai da sole, specialmente se un intero esercito di malati di mente governa il Consiglio regionale e scrive anche sui giornali, come quell’altro stronzetto di sinistra radical chic, tal Beppe Severgnini, che dal suo attico di New York dispensa scoregge che gli escono dai denti e che ci vengono spacciate per pillole di altissima saggezza ed erudizione: il Severgnini pensa che, visto che la Sardegna ha una alta percentuale di terreni incolti, sia il caso di assegnargli agli immigrati, che così potranno lavorarla.

Assistiamo quotidianamente al razzismo all’incontrario che i nostri stessi governanti attuano contro gli italiani per favorire un esercito di clandestini, di irregolari e di parassiti, a scapito della nostra economia, del nostro Stato sociale, della nostra stessa unità culturale (ammesso che tra questa pletora di imbecilli ci sia ancora qualche cosa da difendere, di culturale). Ora, in particolare, dobbiamo pure sorbirci luridi massoni e stronzetti radical chic che dalle loro ville e dai loro attici a New York scambiano la Sardegna per una enorme terra di conquista dove stipare orde di immigrati, completamente disinteressati ai bisogni ed alla sorte del popolo sardo. 

In un Paese normale avremmo una classe politica seria e più attenta ai bisogni dei propri cittadini che non a raccattare l’applauso di qualche miserabile con la tessera del PD. 

Andate a dire che volete ripopolare la Sardegna con gli immigrati a tutte quelle persone, giovani specialmente, che ogni anno sono costrette ad emigrare via dalla propria terra, per cercare di sfuggire alla piaga della disoccupazione e della povertà che affligge la Sardegna. Andatelo a dire a tutti i poveri, i disoccupati, coloro che cercano disperatamente un lavoro e sono quotidianamente tartassati ed umiliati da uno Stato che spreme come dei limoni i propri cittadini per tutelare masse di criminali e di parassiti che hanno eletto l’Italia a propria terra di conquista. Andatelo a dire a tutti coloro che vorrebbero lavorarla, la terra sarda, ma che non possono perché non hanno i soldi per accedere ad un finanziamento bancario. Andatelo a dire agli abitanti del Sulcis, la regione più povera di tutta Italia. Andatelo a dire ai manifestanti che ieri, nel Sulcis, sono stati massacrati dalla Polizia in difesa della più grande esercitazione militare degli ultimi anni, la “Trident Juncture”, una di quelle esercitazioni che ogni estate fanno scappare i turisti terrorizzati dalle splendide spiagge sarde di Porto Pino e dintorni, perché sembra di stare dentro un bombardamento. 

Scendete dal vostro attico a New York o dal vostro ufficio in Regione, e andateglielo a dire in faccia. Miserabili bastardi…

domenica 27 settembre 2015

Ormai lo sappiamo: sono malati di mente


Parlo generalmente male di coloro che sono di sinistra. Li descrivo come ipocriti, abbietti, moralmente disgustosi, e infine li indico come affetti da quella forma di antirazzismo che supera l’antirazzismo in se e per se per sfociare nella malattia mentale e nel patologico.

Spesso la cronaca mi viene in soccorso e mi conferma che si, ho ragione io: l’antirazzismo è una forma perversa di malattie mentali, che a nostro avviso dovrebbe essere inscritta prepotentemente nel capitolo delle malattie mentali e dei disturbi della personalità.

Prendiamo il caso di cui hanno scritto La Stampa e Il Secolo XIX nei giorni scorsi: il caso di un’attivista dei “No borders” (che tradotto dall’inglese significa “nessun confine” oppure, più letteralmente, “no ai confini”, e già questo ci dà l’idea del tipo di criminali che possono essere), un gruppo di mentecatti che da qualche mese staziona al confine italo-francese con lo scopo, a loro dire, di portare aiuto ai profughi. Non avevo mai sentito questo gruppo, ma grazie ad internet posso farmi, abbastanza precisamente, un’idea: un gruppo di criminali e di sovversivi, ampiamente protetti e coccolati dalle forze di polizia e dalle istituzioni (di sinistra per definizione), che aiutano i clandestini (riappropriamoci della lingua italiana: non chiamiamoli migranti, per piacere!) in una zona abitata, con musica ad alto volume fino a tarda notte, schiamazzi, urla, e quel bel campionario di pulizia e di igiene che solitamente si riscontra nei cessi sociali.

Secondo quanto riportato dai quotidiani citati, un mese fa una attivista di questo centro sociale sarebbe stata letteralmente picchiata e stuprata da un clandestino ai quali questa massa di idioti dava una mano; l’alto volume della musica – così dicono – avrebbe impedito agli altri subanimali presenti di accorgersi della tragedia e intervenire immediatamente per fermare le violen… pardon, attenzioni, che questo “migrante” offriva generosamente alla donzella che altrettanto generosamente lo aiutava.

Oggi veniamo a sapere, dopo addirittura un mese, che i cessi sociali avrebbero fatto di tutto per occultare la violenza, al fine di non spargere ombre truci sui “poveri migranti”. Come dire? Se la realtà è contro di noi, allora peggio per la realtà!

La prima cosa che mi viene da pensare è che ho dovuto aspettare un mese per venire a sapere di un avvenimento del genere. Il che significa che diverse, tante persone, hanno fatto quadrato cercando di non far trapelare assolutamente la notizia.

Ho dovuto leggerla su internet, mentre penso che se si fosse trattato di una violenza di un pericoloso skinhead contro un clandestino, o se la violenza fosse stata consumata da un italiano, avremmo avuto decine e decine di speciali alla televisione e sui giornali sul pericoloso ritorno delle destre e sulla cattiva e razzista e xenofoba violenza fascista. La libertà di informazione si applica sui nemici e si interpreta con gli amici. O con i padroni, a seconda della convenienza del pennivendolo di turno.

I mass media stanno cercando di fare quadrato per nascondere quella che è, a chiunque non abbia ancora portato il proprio cervello dallo sfasciacarrozze, una evidenza: una vera e propria invasione, attuata senza armi, che sta cambiando definitivamente il volto dell’Europa, finendo per alterare i suoi equilibri politici, spirituali (ammesso e non concesso che questo ammasso di larve chiamato Europa li abbia ancora, dei postulati politici e spirituali) e finanche economici. Ogni giorno siamo costretti a sorbirci storie strappalacrime sulla bambina salvata dal gommone in procinto di affondare, o sul “povero” clandestino che fugge dalla guerra del suo Paese (quindi dopo aver abbandonato moglie e figli al loro destino, verrebbe da pensare; in altre parole: un vigliacco), o sul dramma dei migranti. Raccontare, anche solo per una volta, la violenza subita da una attivista di un cesso sociale ad opera di quello che viene ormai cristianizzato come il “povero migrante” significherebbe, anche un minimo, contraddire quella enorme montagna di balle e di falsificazioni sulle quali si basa tutta la propaganda di massa da qualche anno a questa parte. Contraddire, cioè, l’idea del migrante come portatore di valori, buono, intimamente ben disposto verso il prossimo. Del resto non fu proprio la Boldrini, in un convegno di qualche anno fa, ad affermare testualmente che “Lo stile di vita degli immigrati ben presto diventerà lo stile di vita di ognuno di noi?” Si, fu proprio lei.  

Se la cosa non fosse ancora chiara, inoltre, è dimostrata, ancora una volta, la malattia mentale, l’ipocrisia, la cattiveria, la falsità dei centri sociali di sinistra, di qualunque nazione essi siano: al bando le litanie sul maschio stupratore, sui diritti della donna, sul femminismo radicale e radical-chic, sulla violenza di genere, su tutto quello, cioè, con cui si riempiono la bocca un giorno si e l’altro pure. Se ti violenta un immigrato devi tacere! Non vorrai mica gettare benzina sul fuoco alimentato dai fascisti, dai razzisti e dagli omofobi?

Spiace per questa ragazza, anche se non la conosco. Immagino, ma lo immagino solamente, come possa essere umiliante subire una violenza fisica e sessuale e non essere nemmeno in grado di denunciarla. Quando frequenti un gruppo di persone di merda, e ti circondi di persone di merda perché in effetti hai delle idee di merda, puoi ottenere solo una cosa: merda.

lunedì 7 settembre 2015

Caro Renzi, meglio bestia che sciacallo


Si, sono una bestia. Me l’hanno detto altre volte, come ingiuria e – qualche altra volta – anche come complimento. Vedere quello che, in astratta teoria, è anche il “mio” Presidente del Consiglio che dal palco del suo partito mi dà della bestia non può che rendermi orgoglioso. Orgoglioso di non essere come lui – come questo “massonino” di quarant’anni che continua a chiamare compagni i suoi amichetti di partito, nella speranza di recuperare un elettorato di sinistra che l’ha in buona parte abbandonato e che è causa, in parte, del suo vertiginoso calo di consensi. 
Meglio essere bestia che sciacallo come Renzi e come i suoi compagni di merende, di affari e di partito. Perché gli sciacalli, per imporre la visione del loro mondo perversamente malato, imbastardito spiritualmente e razzialmente, non esitano a fare propaganda sulla foto di un corpicino che giace, morto, sulla spiaggia. Molte bestie, tra le quali il sottoscritto, hanno invece preferito rimanere in silenzio, ben consapevoli dell’operazione mediatica che si andava preparando su tutti i mass media di ora in ora sulle spalle del povero Ayhan, quando la stragrande maggioranza di questo popolo di pecore imbecilli (gli stessi che “Je suis Charlie” ma se osi contraddirli in qualcosa “E’ apologia di Fascismo!”) non ha lesinato alla meglio un pensierino lacrimevole su Facebook, alla peggio un post per giustificare l’invasione. Noi bestie abbiamo preferito rimanere in silenzio, mentre la plebaglia urlava istericamente. 
Gli sciacalli sono gli stessi che non hanno mai versato una lacrima, dico una!, per tutti i bambini massacrati dall’entità sionista in tutti questi anni, nel silenzio di un mondo connivente quando non apertamente complice. Gli sciacalli sono quelli che sentenziano “Israele è la terra in cui tutti noi possiamo ritrovare le nostre radici”. Radici di sciacalli, per l’appunto. Gli sciacalli sono gli stessi che non hanno mai versato una lacrima per i bambini di Gaza, per i bambini iracheni, per i bambini afghani, per i bambini libanesi, per i bambini di Gorla massacrati dalle bombe dei liberatori. 
Tutti distratti, tutti assenti, tranne nell’occasione in cui sul corpo di un cadavere, anche se pesa solo tre chili, tre miserissimi chili, Cristo!, ci si può allegramente banchettare. Ecco che l’operazione mediatica può partire: noi si che siamo persone buone, perché tutti gli immigrati li vorremmo accogliere qui per garantire loro un futuro migliore, mica come voi altri, bestie!, che invece li vorreste lasciare lì a morire. 
Ebbene, mi sono seduto, mi sono guardato allo specchio e no, tra le lacrime per l’ennesimo cucciolo di uomo morto non mi sono sentito in colpa. Non ho creato io l’ISIS. Non ho finanziato io gli Stati canaglia che bombardano, stuprano, seviziano, massacrano. Non ho affamato io l’Africa: anzi, il Continente al quale appartengo in cinquanta anni ha speso qualcosa come mille miliardi di dollari per aiutare quei disgraziati. Non spingo io queste persone a venire qui, anzi, sarei per aiutarle nel loro Paese, anche con qualche sacrosanto bombardamento, si!, se serve ad abbattere i criminali di Boko Haram. 
Guardate le vostre di mani: sono sicuramente molto più sporche di sangue delle mie. Guardate le vostre, di coscienze, sempre che le abbiate: sono molto più nere delle mie. 
Se essere una bestia significa anche saper capire quando si deve restare in silenzio, se significa difendere la propria terra e la propria gente da quella che ormai è una vera e propria invasione controllata, se significa non far parte del vostro circo miserabile del politicamente corretto (quello in base al quale se vuoi gli immigrati sei un tollerante perbene, e se non li vuoi sei una bestia), se significa essere il bersaglio della vostra arroganza intellettuale, allora si: sono una bestia e ne vado fiero. Sono una bestia, di contro a voi, miserabili sciacalli. Ma, contrariamente a voi, non sono in gabbia, non ho il guinzaglio e non sono ammaestrato.