La muraglia di sabbia che questa sinistra criminale ha
eretto attorno ad Innocent Oshegale inizia a crollare miseramente. Le uniche
cosa ancora da accertare, sull’omicidio di Pamela, è chi l’abbia accoltellata
mortalmente. Su tutto il resto non ci sono dubbi.
Pamela non è morta per overdose, come ci hanno detto
(una versione un po’ più morbida del “se l’è cercata”): è stato un omicidio efferato
e, forse, hanno cominciato a vivisezionarla quando era ancora viva. Il fatto
che non si trovino ancora parti di corpo come il cuore e il fegato, poi,
rimanda ai riti vudu e primitivi della mafia nigeriana, al mangiare le parti vitali
di un altro essere umano per incamerarne la forza e la vitalità.
Abbiamo mantenuto in un hotel a 4 stelle uno
spacciatore, un criminale e, in sintesi, un miserabile sub animale, tra
materiali di pregio, Jacuzzi, wifi e schermo televisivo in alta definizione,
con ricariche telefoniche e buoni pasto che gli italiani in difficoltà
economica si sognano.
Chi ci ha chiesto asilo, chi ha mangiato ed è stato
ospitato a nostre spese, ha ucciso una nostra connazionale di 18 anni in un
modo che una mente anche solo vagamente normale non può considerare senza
rabbrividire, per poi berne il sangue come rito di iniziazione per la mafia
nigeriana. Sembra di essere finiti in “Cannibal Holocaust” di Deodato o,
peggio, indietro di duemila anni, esattamente come sono ancora i popoli
incivili e non evoluti ai quali abbiamo spalancato le nostre porte.
In una Nazione ancora degna di definirsi tale saremmo
passati già da tempo alle fucilazioni in pubblica piazza.
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