giovedì 15 febbraio 2018

Su Pamela crolla il castello di carte della sinistra



La muraglia di sabbia che questa sinistra criminale ha eretto attorno ad Innocent Oshegale inizia a crollare miseramente. Le uniche cosa ancora da accertare, sull’omicidio di Pamela, è chi l’abbia accoltellata mortalmente. Su tutto il resto non ci sono dubbi.

Pamela non è morta per overdose, come ci hanno detto (una versione un po’ più morbida del “se l’è cercata”): è stato un omicidio efferato e, forse, hanno cominciato a vivisezionarla quando era ancora viva. Il fatto che non si trovino ancora parti di corpo come il cuore e il fegato, poi, rimanda ai riti vudu e primitivi della mafia nigeriana, al mangiare le parti vitali di un altro essere umano per incamerarne la forza e la vitalità.

Abbiamo mantenuto in un hotel a 4 stelle uno spacciatore, un criminale e, in sintesi, un miserabile sub animale, tra materiali di pregio, Jacuzzi, wifi e schermo televisivo in alta definizione, con ricariche telefoniche e buoni pasto che gli italiani in difficoltà economica si sognano.

Chi ci ha chiesto asilo, chi ha mangiato ed è stato ospitato a nostre spese, ha ucciso una nostra connazionale di 18 anni in un modo che una mente anche solo vagamente normale non può considerare senza rabbrividire, per poi berne il sangue come rito di iniziazione per la mafia nigeriana. Sembra di essere finiti in “Cannibal Holocaust” di Deodato o, peggio, indietro di duemila anni, esattamente come sono ancora i popoli incivili e non evoluti ai quali abbiamo spalancato le nostre porte.

In una Nazione ancora degna di definirsi tale saremmo passati già da tempo alle fucilazioni in pubblica piazza.

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