Se in Italia piangiamo, anche negli altri Paesi non
ridono. Il segno della decadenza dei nostri tempi, effettivamente, deve essere
proprio questo: anche la scemenza più astrusa e balorda, se ammantata di
politicamente corretto, diventa una perla di saggezza che muove ad applausi
scroscianti.
In Canada, purtroppo per loro, ne sanno qualcosa.
Ad un incontro tra dei giovani universitari ed il
premier canadese Trudeau – che ha lanciato, in pieno stile Laura Boldrini, la
sua crociata in difesa di tutte le minoranze sessuali religiose (tranne,
ovviamente, i canadesi) – ad un certo punto prende la parola una ragazza tra il
pubblico, che si dichiara appartenente ad una congregazione religiosa e
cattolica – lamentando la difficoltà, per chi si dichiara cattolico o
cristiano, di essere assunti. La cosa, ad una persona normale, ancor più al
Primo Ministro in carica, dovrebbe suonare quantomeno allarmante. Come difensore
dei diritti religiosi (inclusi quelli dei cristiani) ci si dovrebbe chiedere se
ciò che dice la ragazza sia vero o no: davvero in Canada è difficile essere
assunti se si fa parte di una qualche congregazione religiosa?
Trudeau, invece, ha “smontato” una parola usata dalla
ragazza, “mankind”. Tale termine, come sa chiunque mastichi un po’ di inglese,
significa letteralmente “genere umano” o “razza umana”; denota, cioè, tutti gli
esseri umani del pianeta indistintamente, senza distinguere tra razza, colore,
religione: è, in altre parole, un termine inclusivo di per se. Il boldrinista
premier, invece, corregge la ragazza e dice che si dovrebbe parlare di “peoplekind”,
poiché “mankind” è un termine sessista e, come sappiamo, prima preoccupazione
di Trudeau per il Canada è quella di epurare il suo Paese da qualunque termine
sessista o maschilista. Applausi a scena aperta.
Ebbene, ho dovuto leggere e rileggere “mankind” una qualche
decina di volte e perdere almeno una decina di minuti per capire come mai
questa parola abbia tanto indignato il premier: entrare nella mente di certi
soggetti così “deviati” non è semplice. Ho capito infine che, secondo Trudeau, “mankind”
è discriminatorio perché contiene in sé il termine “man”, cioè “uomo”. Le cose
sono due: o sono malati di mente loro o lo siamo noi. Perché solo una persona
malata di mente può vedere del discriminatorio in un termine che è, per sua
natura e significato, assolutamente inclusivo.
La costruzione della neo-lingua per meglio plasmare
utili idioti al posto di cittadini consapevoli procede a tappe forzate (e
ridicole). Anche in Canada.
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