giovedì 8 febbraio 2018

Anche il Canada ha la sua Boldrini



Se in Italia piangiamo, anche negli altri Paesi non ridono. Il segno della decadenza dei nostri tempi, effettivamente, deve essere proprio questo: anche la scemenza più astrusa e balorda, se ammantata di politicamente corretto, diventa una perla di saggezza che muove ad applausi scroscianti. 

In Canada, purtroppo per loro, ne sanno qualcosa.

Ad un incontro tra dei giovani universitari ed il premier canadese Trudeau – che ha lanciato, in pieno stile Laura Boldrini, la sua crociata in difesa di tutte le minoranze sessuali religiose (tranne, ovviamente, i canadesi) – ad un certo punto prende la parola una ragazza tra il pubblico, che si dichiara appartenente ad una congregazione religiosa e cattolica – lamentando la difficoltà, per chi si dichiara cattolico o cristiano, di essere assunti. La cosa, ad una persona normale, ancor più al Primo Ministro in carica, dovrebbe suonare quantomeno allarmante. Come difensore dei diritti religiosi (inclusi quelli dei cristiani) ci si dovrebbe chiedere se ciò che dice la ragazza sia vero o no: davvero in Canada è difficile essere assunti se si fa parte di una qualche congregazione religiosa?

Trudeau, invece, ha “smontato” una parola usata dalla ragazza, “mankind”. Tale termine, come sa chiunque mastichi un po’ di inglese, significa letteralmente “genere umano” o “razza umana”; denota, cioè, tutti gli esseri umani del pianeta indistintamente, senza distinguere tra razza, colore, religione: è, in altre parole, un termine inclusivo di per se. Il boldrinista premier, invece, corregge la ragazza e dice che si dovrebbe parlare di “peoplekind”, poiché “mankind” è un termine sessista e, come sappiamo, prima preoccupazione di Trudeau per il Canada è quella di epurare il suo Paese da qualunque termine sessista o maschilista. Applausi a scena aperta.

Ebbene, ho dovuto leggere e rileggere “mankind” una qualche decina di volte e perdere almeno una decina di minuti per capire come mai questa parola abbia tanto indignato il premier: entrare nella mente di certi soggetti così “deviati” non è semplice. Ho capito infine che, secondo Trudeau, “mankind” è discriminatorio perché contiene in sé il termine “man”, cioè “uomo”. Le cose sono due: o sono malati di mente loro o lo siamo noi. Perché solo una persona malata di mente può vedere del discriminatorio in un termine che è, per sua natura e significato, assolutamente inclusivo.

La costruzione della neo-lingua per meglio plasmare utili idioti al posto di cittadini consapevoli procede a tappe forzate (e ridicole). Anche in Canada.

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