Qualche giorno fa, alla commemorazione delle vittime di
Sant’Anna di Stazzema ad opera delle truppe nazionalsocialiste presenti sul
suolo italiano (una strage provocata ad arte dai partigiani), Matteo Renzi ha
affermato che chi “non è antifascista non è degno di essere italiano”.
Parole fortissime contro le quali ben pochi,
specialmente tra i partiti di destra “costituzionalizzati”, hanno avuto qualche
cosa da ridire?
Che in zona PD si cominci a fiutare l’odore della batosta
che verrà dal 4 marzo in poi? Lo stesso Renzi, stando ad alcune voci di
corridoio, aveva mal digerito la manifestazione antirazzista di Macerata che ha
avuto il solo scopo, secondo lui, di spostare ulteriormente l’asse degli
indecisi verso destra. Del resto non ci vuole un gran fiuto politico (di cui Renzi,
tra l’altro, è ben dotato) per capire che se degli immigrati irregolari scuoiano
viva una ragazzina, e tu fai una manifestazione in favore dell’immigrazione
clandestina senza citare nemmeno per sbaglio Pamela, qualcuno un po’ riesci a
farlo inc*****e.
In un certo senso Matteo Renzi ha ragione: se essere italiani
significa accettare uno Stato che discrimina i suoi stessi cittadini per far
spazio a centinaia di migliaia di criminali africani che ingrassano solo le
coop di sinistra a fronte di disagio sociale, criminalità, insicurezza; se
essere italiani significa avere una partita Iva e dover pagare il 75% di tasse
per poi sentirsi anche dire che chi paga dovrà pagare ancora di più anche per conto
dei morosi; se essere italiani significa avere una classe politica di corrotti,
mafiosi, ladri e puttane che hanno molto più a cuore il benessere degli
stranieri africani che quello dei loro connazionali africani; se essere italiani
significa difendersi da un ladro e stare, sempre e comunque, dalla parte del
torto perché qualche magistrato rosso ti iscriverà nel registro degli indagati
per eccesso di legittima difesa; se essere italiani significa attendere mesi e
mesi per una radiografia, anche se sei un malato di tumore all’ultimo stadio; se
essere italiani significa questo e molto altro, allora siamo ben lieti di
essere anti-italiani.
Perché lo Stato che vogliamo costruire e in cui
sogniamo di vivere è uno Stato che pensi prima di tutto ai suoi cittadini, e
solo dopo agli stranieri; perché lo Stato che vogliamo è uno Stato in cui, a
fronte di una tassazione “umana”, in cui ciascuno possa pagare con equità e secondo
le proprie capacità con servizi efficienti; perché lo Stato che vogliamo
significa poter sparare a qualcuno che entra in casa nostra con l’intenzione di
rubare e/o di farci del male, e non finire sulla graticola; perché lo Stato che
vogliamo è uno Stato che si prende cura dei più deboli, dei diseredati e degli
sfortunati.
A sinistra, insomma, provano la solita vecchia tattica:
compattare, attorno al presunto pericolo di un presunto fascismo che ritorna,
quanti più elettori possibili verso il PD, unico argine di questa deriva. Lo fa
nel modo peggiore: privando (per ora solo dialetticamente) la controparte di
una sua legittimità, perfino di una sua dignità: non siete degni di essere
italiani, non avete alcun diritto a partecipare alla vita politica di questo
Paese. Il segretario del PD non è nuovo a questo genere di trucco: qualche anno
fa, in piena invasione africana, da un palco che lo acclamava disse (cito a
memoria) “Noi non siamo contro gli immigrati! Noi non siamo mica bestie!” dando
ad intendere, ovviamente, che chi invece chiede a gran voce regole certe per
fermare l’immigrazione illegale una bestia lo sia davvero. Come è finita l’arroganza
di Renzi lo sappiamo tutti: la sua faccia di bronzo umiliata dopo il referendum
costituzionale e le sue dimissioni (a proposito: ma non disse che se avesse
perso quella votazione non avrebbe più fatto politica?).
Speriamo che il 4 marzo si assista ad un bis ancora più
divertente.
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