Alcuni lettori mi scrivono chiedendomi un parere su ciò che è accaduto a Torino. Probabilmente conoscerete già l’antefatto: gruppi di teppisti sono scesi in strada per protestare contro le restrizioni del Governo Conte, sfasciando vetrine ed auto, tra le quali le vetrate di un negozio di Gucci, devastato e saccheggiato. Subito la grancassa di pennivendoli terroristi si è data da fare per ascrivere la responsabilità di questi atti di vandalismo agli ultras della Juventus ed agli immancabili estremisti di destra, salvo poi dover ammettere, a denti stretti, che a saccheggiare il negozio erano stati dei nordafricani, trovati dalla Polizia ancora con le valigie piene di refurtiva. Grande figura di merda da parte di tutti, tra i quali l’immancabile Gad Lerner, per il quale le figure di merda di questo tipo non si contano nemmeno più.
Che volete che vi dica? In una nazione civile si dovrebbe quantomeno chiedere scusa ad una intera categoria politica (che non viene nemmeno considerata una categoria, perché privata di ogni legittimità, ed usata come spauracchio/bersaglio da dare in pasto alle masse rincoglionite), ed il giornalista o l’opinionista in questione sparirebbe almeno per qualche mese dal palcoscenico.
Su questo spazio ne abbiamo parlato tante volte: il termine “fascista”, per questi pagliacci, ha assunto una connotazione assolutamente “liquida”, estensibile a piacere, a seconda delle circostanze di tempo, di modo e di luogo.
In prima fila, come al solito, Gad Lerner, che ha gridato al pericolo fascista fin da subito, senza avere nessuna informazione in merito. Si tratta semplicemente di un ben stipendiato pappagallo ammaestrato che sa solo ripetere “Fascisti!” per qualunque fatto di cronaca che venga sottoposto alla sua attenzione; nient’altro che un buffone di corte che può permettersi queste figure barbine solo e semplicemente per il fatto di avere dalla sua il potentissimo apparato massmediatico, che ben si guarderà dal fargli notare queste ridicole figuracce che il pagliaccio, e con lui tanti altri imbecilli, continua ininterrottamente a fare.
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