lunedì 30 gennaio 2017

Sull'immigrazione abbiamo ragione noi. Ben svegliati, piccioncini



Giornalisti, media di regime, tv e carta stampata hanno una tale faccia da tolla e una tale arroganza che, se non ne andasse anche del nostro benessere, ci sarebbe solo da riempirli di insulti, al massimo schernirli, e poi non pensarci più.

Per anni abbiamo dovuto sorbirci insulti da mezzo mondo per aver fatto una proposta ovvia quanto logica per fermare l’immigrazione clandestina: attuare un blocco navale, con navi della Marina Militare e dell’Esercito Italiano, per fermare l’invasione africana. L’esatto opposto, cioè, di quello che lo Stato italiano sta facendo fino ad ora: usare chi dovrebbe difendere i confini per favorirne meglio l’invasione. Roba da fucilazione immediata per alto tradimento.

Ora che a dire la stessa cosa è l’Europa, che evidentemente si è svegliata dal lungo sonno per prendere atto dell’ovvio, vale a dire che una immigrazione di massa come quella che stiamo vivendo, e di cui si sta fondamentalmente facendo carico l’Italia, è insostenibile, la notizia passa come se fosse cosa buona e giusta.

L’obiettivo dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea che si cercherà di raggiungere negli incontri dei prossimi giorni sarà quello di sigillare i porti libici dai quali partono i migranti in rotta verso l’Italia e, in misura assai minore, Malta. Ben svegliati.

Bruxelles, al netto del +18% fatto registrare in Italia relativamente agli sbarchi (quasi 200.000 invasori africani sono approdati sulle nostre coste solo nell’ultimo anno), si rende conto che la situazione non migliorerà nel breve e medio termine, a meno che non cambi drasticamente la situazione politica ed interna della Libia e dell’Africa in generale (cosa alquanto improbabile), e pensa di approntare una “line of protection” con mezzi navali e militari per “chiudere” le rotte utilizzate dai trafficanti di esseri umani.

Ancor più clamoroso, sembra farsi strada tra i palazzi dell’Unione l’idea che, ad alimentare questo traffico, contribuiscano anche le ONG. Si, le ONG, ricordate? Medici Senza Frontiere, Emergency e similari, la cui presenza con tanto di navi affittate per meglio instradare gli invasori verso l’Italia – e che, giova ripeterlo, in qualunque Nazione civile sarebbero state messe fuorilegge, almeno dal governo italiano – sembrano essere nel mirino dei burocrati di Bruxelles: la loro sola presenza, quando non la loro effettiva collaborazione, sembra essere un incentivo per gli schiavisti, sempre più propensi a far partire i migranti in bagnarole pronte ad affossarsi dopo qualche miglio, contando sul benevolo intervento delle ONG stesse che, con navi di loro proprietà o affittate appositamente per lo scopo, vanno a raccattare gli invasori fin dentro le acque libiche per poi portarli comodamente in Italia.

Unico neo? Sembra che la sicurezza e il pattugliamento delle acque libiche ed internazionali dovranno essere affidate, con tanto di fondi europei (si parla di 200 milioni solo per cominciare l’operazione), a Turchia, Libia, Egitto, paesi dei quali non è proprio conclamata l’affidabilità. Molto meglio sarebbe se l’Italia, che è la più diretta interessata di questa situazione, imponesse il blocco navale con mezzi propri.  

Traduzione: quando dicevamo che le ONG andavano messe fuorilegge, che bisognava imporre un blocco navale sulla Libia perché altrimenti non si sarebbero mai fermati, avevamo ragione noi. Solo che, nel frattempo, ci siamo beccati una sfilza di insulti e di improperi, conditi dalle solite inchieste giudiziarie per ricostituzione del Partito Fascista che ci hanno visto puntualmente assolti, da quelle stesse anime belle che ora, anziché chiedere almeno scusa, pubblicano la notizia come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Ora l’Unione Europea sembra prendere una posizione chiara e netta adottando tematiche che, a voler essere buoni, sono sempre stati cari alle destre e anche a noi, che di destra non siamo. Ben svegliati, piccioncini.

giovedì 19 gennaio 2017

Un abbraccio a voi



Quella che le tv e i social network ci fanno vedere in queste ore, specialmente al centro Italia, è un’Italia ferita, fiaccata, provata. Da un’ondata di gelo che ha sorpreso perfino il sud, e da altre scosse di terremoto, le ennesime, che hanno colpito nuovamente zone già martoriate. 

In questo preciso momento la situazione delle popolazioni dell’Italia centrale è estremamente critica: migliaia di famiglie tagliate via da ogni sistema di comunicazione, impossibilitate ad uscire di casa, stalle e rifugi con al loro interno animali che muoiono assiderati. Tantissimi volontari si stanno apprestando a raggiungere le zone colpite dal gelo e dalle scosse sismiche per portare il loro aiuto, generi di prima necessità, coperte, generatori elettrici, bagni chimici.

Dovrebbe essere il momento di totale e piena unità nazionale. Dovrebbe essere decretato lo Stato di emergenza, riunito in fretta e furia il Consiglio dei Ministri, stanziati fondi straordinari. Invece niente di tutto questo. Di Gentiloni non è dato sapere. Del Presidente della Repubblica, purtroppo, sappiamo: in visita agli immigrati greci, e pare che abbia deciso di non cambiare minimamente i suoi impegni istituzionali, come avrebbe fatto qualunque altro Capo di Stato vero, fosse anche quello di una repubblica delle banane.

L’Italia dei terremotati e degli sfollati, in cui si fa di tutto per lottare contro il gelo e per salvare uomini e animali quanto più possibile, non trova abbastanza tempo né abbastanza fondi per aiutare i suoi figli, vale a dire gli italiani. Non riesce ad impiegare le stesse risorse che utilizza per invasori e per parassiti africani di varia natura, che solo nelle carceri costano due milioni al giorno allo Stato Italiano (quasi un miliardo di euro all’anno per mantenere nigeriani e romeni criminali all’interno delle nostre strutture penitenziarie).

Uno Stato serio avrebbe immediatamente bloccato questo inutile sperpero di denaro pubblico già dal terremoto di Amatrice, imposto la costruzioni di migliaia e migliaia di container coibentati (esistono e sono in commercio) per gli sfollati, razionalizzato le spese, in primis il mantenimento ad oltranza ai parassiti stranieri.

Ma non siamo uno Stato. Il governo non si vede. Abbiamo un Presidente della Repubblica che non è nemmeno tornato dal fare visita ai fancazzisti che così gentilmente accogliamo. 

E non mi si venga a dire che nessuno poteva prevedere questa situazione: è in una situazione di emergenza che uno Stato serio mostra le sue capacità, senza utilizzarla come scusa per le proprie competenze ed inefficienze.

Povera Italia mia. Un abbraccio a chi in questo momento è in difficoltà.

lunedì 9 gennaio 2017

Le sparate ad minchiam di Saviano, o di quando a volte sarebbe meglio tacere



È proprio vero: anche in persone apparentemente normali, scrittori apprezzati e  lodati dalla stampa di regime, l’antifascismo dà alla testa, configurandosi quasi come una vera e propria malattia mentale, una ossessione, una lente deformante attraverso la quale la lettura della realtà, anche la più semplice, diventa nebbiosa e incerta. Se a ciò si aggiunge una certa arroganza tipica dell’intellettuale di sinistra, quella spocchia tipicamente radical chic che ha chi sta dalla parte del bene, non solo non si percepisce correttamente la realtà, bensì, anche quando si prendono grosse cantonate, si continua a sparare la boiata sempre più grossa, nella speranza che faccia dimenticare la precedente.

Chiunque l’abbia letto anche solo qualche volta Roberto Saviano, sia le sue interviste sia le sue esternazioni sui social network, conosce bene l’arroganza del personaggio. 

Ammettiamo candidamente, però, che anche Saviano può sbagliare. Di più: se avesse detto pubblicamente “In effetti avete ragione, ho sparato una minchiata” lo avremmo applaudito, perché non è da tutti ammettere i propri buchi nell’acqua, ancor più pubblicamente. Invece no. Ovvio.

A cosa mi riferisco, esattamente? All’intervista che il nostro ha rilasciato qualche giorno fa al Corriere della Sera, in cui, caduto ogni minimo senso del ridicolo, il grande intellettuale si augurava, per quel sud che ormai pare non conoscere più (per quanto in alto dubito che dal suo attico a New York possa arrivare a vedere Napoli), che a governarlo ci siano, in futuro, degli amministratori africani. 

Perché, si sa, notoriamente l’Africa è un esempio di sano ed efficiente buon governo della cosa pubblica, di amministratori competenti, incorruttibili ed onesti.

Chissà se il nostro paladino di sinistra aveva in mente Al-Bashir, dittatore del Sudan reo di aver avviato una sanguinosissima guerra civile, sospeso le libertà civili, instaurato una dittatura tremenda e spietata, tanto da essere accusato di crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale per le carestie progettate a tavolino, la riduzione in schiavitù di buona parte della popolazione civile, l’utilizzo dell’esercito contro i civili, gli ordini di massacri indiscriminati per fiaccare la resistenza al suo regime, e via dicendo.

Probabilmente Saviano vedrebbe bene come sindaco di Napoli il famosissimo Bokassa, accusato di genocidio, crimini contro l’umanità e perfino cannibalismo. Il tutto da un trono in oro massiccio da cui, comodamente seduto, ordina questi piacevoli atti che in Africa sono normale amministrazione.

Oppure esempio di eccellente governo potrebbe darlo il mitico Robert Mugabe, talmente criminale, corrotto e crudele che perfino l’Unione Europea e gli Stati Uniti – che di solito con i dittatori, almeno quelli che fanno come dicono loro, ci vanno a braccetto - gli hanno negato l’ingresso sul proprio territorio. 

Oppure come non pensare ad un altro eccellente governatore come Francisco Macias Nguema, talmente esperto in diritti umani che sotto il suo illuminato buon governo più di un terzo della popolazione fuggì nelle Nazioni confinanti e quasi 80.000 oppositori vennero sterminati? Quando venne deposto dal nipote la sua politica di terrore era talmente incisa nell’animo degli equatoguineniani che nessun soldato volle ucciderlo, per timore che il suo spirito potesse tornare dall’aldilà a torturare il malcapitato soldato: si fu costretti ad assoldare un plotone estero appositamente per questo scopo.

Ora verrebbe da pensare che, sparata una boiata così grossa, uno provi almeno la famosa difesa d’ufficio in stile “Il giornalista ha riportato erroneamente quanto da me detto”. E invece, ovviamente, nulla. Anzi, di più. A Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che gli hanno risposto con uno scontato ma sacrosanto e meritato “Se ti piace così tanto l’Africa perché non ci vai tu?” Saviano ha contrapposto, sulla sua pagina Facebook, un pistolone chilometrico in cui rivendicava la sua lotta contro i cattivi senza macchia e senza paura –  citando addirittura quel crudelissimo dittatore che fu Silvio Berlusconi e che, strano ma vero, gli ha permesso comunque di pubblicare i suoi libri con la Mondadori (ma guarda tu che dittatore crudele!, mica come l’illuminato sovrano africano Mugabe, che tanto farebbe bene a Napoli) – per poi concludere con la perla delle perle: “Voglio portare la Meloni in Africa per farle vedere cosa ha combinato il regime Fascista”. Insomma: parlare con Saviano è come giocare a scacchi con un piccione. se gli fai scacco matto quello rovescia la tastiera e, tutto impettito e baldanzoso, ci caga pure sopra.

Ora, la Meloni è la fondatrice e milita in un partito, Fratelli d’Italia, che assai lontanamente si richiama al Fascismo storico, per collocarsi invece nella tradizionale destra italiana. Non si capisce proprio perché la Meloni, che a quanto ci risulti mai ha fatto professione di Fascismo o mai ha affermato di essere Fascista, dovrebbe chiedere scusa per qualcosa accaduta più di un secolo prima che lei nascesse, causata da una ideologia alla quale lei mai si è richiamata. 

Siccome, però, noi si che ci sentiamo chiamati in causa, andiamo sinteticamente a vedere cosa mai avrebbero combinato i cattivissimi fascisti in Africa. Sinteticamente:

-          costruzione di 754 scuole;
-          costruzione di 44 ospedali;
-          costruzione di 127 ambulatori;
-          costruzione di 70 infermerie;
-          costruzione di diverse migliaia di edifici a scopo civile e militare;
-          2930 km di rete ferroviaria, ancora oggi spina dorsale delle ferrovie libiche;
-          8000 km di strade, ancora oggi importanti elementi della viabilità in Libia;
-          265 ponti;
-          3007 ettari di terreno bonificati e posti in coltivazione;
-          costruzione di 2088 case coloniali;
-          costruzione e messa in opera di 1688 opere tecniche ed elettriche;
-          avvio di 13650 aziende industriali e commerciali.

Basta poco per mettere a tacere questo saccente arrogantello.

venerdì 6 gennaio 2017

Rivolta dei profughi di Cona: no, non mi commuovo



Scusatemi, ma dovrei davvero indignarmi per il sequestro che un gruppo di africani ha operato a Cona (vicino Venezia) ai danni di 25 operatori della struttura per avere cibo migliore e vestiti migliori? Perché se è così, scusatemi ma non ci riesco.

Di più: non voglio. Non ne ho la minima intenzione. Perché so che quei 25 operatori che sono stati picchiati, minacciati e sequestrati dagli invasori africani appartengono con tutta probabilità a quella galassia marcia – anzi marcissima – che con l’invasione africana ci guadagna a mani basse: coop rosse, caritas varie ed eventuali, onlus antirazziste, e via dicendo. Con molta probabilità sono gli stessi che ci denunciano e ci riempiono di insulti ogni volta che osiamo mandar fuori qualche volantino o aprir bocca; sono gli stessi che ci vogliono mettere a tacere sventolandoci sotto il naso quell’unico articolo della Costituzione che conoscono, quella XII Disposizione Transitoria che a Fascismo e Libertà nemmeno si applica; sono gli stessi che quando uno di noi viene riempito di legnate o qualcuno dei subumani rossi mette una bomba in qualche libreria considerata di destra (come quella de Il Bargello di Firenze, in cui, qualche giorno fa, un artificiere ha perso una mano e un occhio) si, si arrabbiano per i danni collaterali che ne potrebbero derivare, però, suvvia!, l’hanno messa ai fascisti la bomba, mica a persone normali!

Davanti a questa gente, che in una Nazione civile avrebbe meritato il plotone d’esecuzione per alto tradimento e complicità con l’invasione, io rivendico il sacrosanto diritto di non commuovermi e di non provare alcuna pena. 

Per una volta, anziché agitarci sotto il naso, a noi brutti, crudeli, cattivi, e violenti nazifascisti, le mille meraviglie dell’immigrazione selvaggia, le hanno sperimentate loro, le vere conseguenze, sulla loro pelle. 

Benvenuti alla realtà.