lunedì 31 ottobre 2011

Chiediamo il vostro aiuto

Amici e camerati, chiedo il Vostro aiuto.
Io e alcuni volontari cagliaritani abbiamo recuperato un gattino in fin di vita. La sua coda era stata tranciata di netto, perdeva molto sangue e aveva buona parte degli organi interni fuori. Non credo di esagerare dicendo che molto probabilmente il nostro intervento e quello dei veterinari gli ha salvato la vita. E’ stato medicato, disinfettato dal pus e dalle larve che aveva in enorme quantità. Non sappiamo se ce la farà a passare la notte di oggi e quella di domani. Ma Vi chiedo, nel caso vinca la sua battaglia (è un gattone forte!), di aiutarci economicamente con l’intervento chirurgico che molto probabilmente dovrà sostenere, che si aggira sui 200 euro. Se solo qualcuno tra i tanti di voi mettesse qualcosina, in base a quello che gli dice il suo cuore e le sue tasche, sarebbe bellissimo. Se vi mettete in contatto con me posso darvi il mio conto e inviarvi tutte le fatture che certificano regolarmente le spese sostenute. Se qualcosa avanza ovviamente vi renderemo ciò che avete dato in più.
Non abbiamo girato gli occhi davanti al male e davanti alla crudeltà umana. Abbiamo affrontato il male guardandolo dritto negli occhi. Chiediamo anche a Voi di fare lo stesso.
A Noi.

giovedì 27 ottobre 2011

Ancora qui!

28 ottobre 1922 - 28 ottobre 2011.
Abbiamo lastricato l'Italia dei nostri morti. Abbiamo perso una guerra. Abbiamo subito i compagni rossi che nel dopoguerra ci braccano, ci uccidono, ci massacrano. Subiamo un intero sistema legislativo che ancora ci impedisce di fare un semplice saluto, o di commemorare i nostri morti. Subiamo l'azione infame di sbirri e magistrati di ogni risma, desiderosi di ottenere qualche squallido riconoscimento antifascista da questo Stato di puttane, infami e massoni. Subiamo un'opinione pubblica pronta a criminalizzarci se solo osiamo dire la verità sulle balle della seconda guerra mondiale e su di noi, inventate dal nemico per screditarci agli occhi del Popolo come "male assoluto". Sono arrivati addirittura al punto di smantellare le tombe dei nostri Capi per impedirci anche solo di avere un posto in cui pregare. E nonostante tutto e tutti, siamo ancora qui. Lo stesso simbolo, la stessa camicia nera, lo stesso entusiasmo, lo stesso giuramento di coloro che ci precedettero. Non ci saranno mai abbastanza sbirri, massoni, giudei piagnucolosi o magistrati venduti che ci faranno piegare. A Noi!

mercoledì 26 ottobre 2011

Pulcinella al referendum

PULCINELLA AL REFERENDUM (Pubblicato sul mensile “IL LAVORO FASCISTA” – GIUGNO 2011)

7 ottobre 2011

Anche questa è fatta! Il belante popolo di Pulcinella, dopo avere votato alle elezioni del mese scorso, si è nuovamente recato a pascolare presso i seggi elettorali, questa volta per dimostrare tutta la sua ignoranza referendaria, dopo avere mostrato al mondo intero la sua assoluta e totale ignoranza politica.
No, non chiamateci sostenitori di Berlusconi, siamo semplicemente fra i pochi italiani che tentano ancora di mettere in moto il cervello prima di parlare ed agire, e facendo questo, abbiamo compreso che se è il caso di liberarci da Berlusconi e soci, non è certo il caso di cadere dalla padella nella brace, sostituendo costoro con scimmie urlatrici e volgari quali Di Pietro e Grillo, oppure con residuati bellici dell’epoca sovietica come Bersani, Fassino, Ferrero, Pisapia… Certi italiani (e soprattutto certi finti camerati) mi ricordano quel marito del famoso detto popolare, il quale, per fare un dispetto alla moglie, pensò bene di evirarsi da solo!
Questo è accaduto alle ultime elezioni, ma ancora di più è accaduto con la celebrazione dei referendum di questo mese, ove abbiamo assistito alle tristissime e squallide scene offerte da certi sedicenti camerati, i quali hanno avuto l’ardire di trasformarsi negli Ascari di Di Pietro e soci, dapprima favorendo la raccolta di firme, poi recandosi disciplinatamente a votare come tanti pecoroni, ed infine celebrando la vittoria (dei rossi) con grida di giubilo e farneticanti comunicati sui loro inutili giornali ed ancora più inutili siti.
Una cosa sia ben chiara: noi del MFL-PSN non abbiamo fatto alcuna campagna pro o contro i referendum,semplicemente perché non amiamo trasformarci in lacchè ed Ascari di altre formazioni politiche, le quali gradirebbero i nostri sforzi sottobanco, ma sarebbero pronte a sputarci addosso, come di consueto, davanti alla stampa ed al grande pubblico.
Inoltre, non vedo perché dovremmo partecipare a dei riti cartacei dai quali le stesse forze che dovremmo sostenere, con il SI o il NO, fanno di tutto per eliminarci utilizzando tutto l’apparato burocratico – mafioso del quale dispongono… Viviamo un sistema elettorale marcio e corrotto, dove non abbiamo pieno diritto di elettorato passivo: perché mai dovremmo batterci per l’una o per l’altra casta di mafiosi antifascisti, seppure in un semplice referendum?
I Fascisti veri e seri quando non possono esprimersi e sostenere idee e candidati Fascisti, si astengono… Anche se, nel caso dei referendum, ciò non è un dogma, in quanto finché i quesiti non interessano i punti fermi della nostra ideologia e/o del nostro programma, ciascuno è libero di recarsi o meno a votare, purché non si faccia coinvolgere direttamente nella propaganda. Detto questo, e sottolineato che dal MFL-PSN non è mai arrivata altra indicazione di voto al di fuori dell’astensione, a giochi fatti, posso permettermi di dire che l’esito del referendum ha chiarito una volta di più quanto ignorante, incolto, disinformato e manovrabile sia il cittadino medio.
Vi dirò la verità: prima di questo referendum non ero un grande sostenitore del nucleare, ma dopo avere visto gli argomenti di quanti si sono prodigati per fare trionfare il SI, lo sono diventato… Già, perché al sottoscritto piace informarsi e ragionare sulle cose, invece di correre a votare come un cretino per fare dispetto a Berlusconi, o per fare una favore a Di Pietro e Bersani…
Così, mentre legioni di indegni sinistri strumentalizzava la tragedia del terremoto e del conseguente tsunami in Giappone, milioni di coglioni italici, da buoni Pulcinella, correvano a votare per difendersi dalla truce energia nucleare che tante vittime miete… Ma i lettori (e mi riferisco soprattutto ai tanti camerati sensibili alle sirene di certi ecologisti all’amatriciana) si sono mai presi la briga di documentarsi? Se lo avessero fatto, avrebbero scoperto che la prima centrale nucleare ad entrare in funzione nel mondo fu la centrale di Calder Hall, in Inghilterra, che venne inaugurata nel lontano 1956. Sono, dunque, trascorsi 55 anni… In questo lasso di tempo, quanti disastri nucleari che hanno generato morti e feriti ci sono stati nel mondo? La risposta è uno: Chernobyl, nell’odierna Ucraina, all’epoca facente parte del criminale impero Sovietico… E questo disastro, ripeto, unico, venne causato dall’idiozia di ottusi burocrati comunisti ed ampliato dalla criminale volontà comunista di nascondere il tutto, lasciando così morire migliaia di persone inviate nei pressi della centrale… Senza dimenticarsi quanti morirono in seguito a causa delle radiazioni.
Ed invece, parlando di forme di energia non nucleari? Quanti disastri e morti possiamo contare?
Anche in questo caso, con una breve ricerca su Google si ottengono informazioni interessanti:

“Il disastro ambientale della piattaforma petrolifera “Deepwater Orizon” della BP è stato uno sversamento massivo di petrolio nelle acque del Golfo del Messico in seguito ad un incidente riguardante il “Pozzo Macondo”, posto a oltre 1.500 metri di profondità.
Lo sversamento è iniziato il 20 aprile 2010 ed è terminato 106 giorni dopo, il 4 agosto, con milioni di barili di petrolio che ancora galleggiano sulle acque di fronte a Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida, oltre alla frazione più pesante del petrolio cheha formato ammassi chilometrici sul fondo marino. Ha causato undici morti. E’ il disastro ambientale più grave della storia, avendo superato di oltre dieci volte per entità quello della petroliera “Exxon Valdez” del 1989. Pertanto, spesso ci si riferisce a questo disastro con l’espressione “Marea nera”. Esso avrà nel breve e medio periodo gravi effetti sulla numerosa popolazione locale: intensificazione di malattie respiratorie, patologie della pelle e tumori di vario tipo. Inoltre avrà conseguenze nefaste nella catena alimentare per l’accumulo di idrocarburi. Milioni di animali sono morti: pesci, squali, tartarughe marine, delfini, capodogli, tonni, ecc. ma anche molte specie di uccelli delle rive, migratori e pellicani.
Questo è l’ultimo grave incidente petrolifero. Altri incidenti gravi sono stati ormai dimenticati, eppure hanno causato migliaia di vittime. Come quello di Warri, in Nigeria, nel 1998, dove la perdita di un oleodotto provocò una enorme esplosione ed un incendio che costarono la vita di oltre 500 persone. O a Seul, nel 1994, quando nell’incendio e successiva esplosione di diversi serbatoi di carburante morirono altre 500 persone. O a Durunkha, Egitto, sempre nel 1994, dove un fulmine colpì un deposito di petrolio facendolo saltare in aria e uccidendo oltre 600 persone. O ad Asha Ufa, in Siberia, nel 1989, con l’esplosione di un oleodotto che causò più di 600 vittime. Analogo incidente era accaduto a Cubatao, in Brasile, nel 1984, con paragonabile bilancio di morti. E altri disastri gravissimi ancora, caduti nel dimenticatoio, che si sono ripetuti anche con una certa frequenza. Nessuno, in questi disastri, si è però curato di controllare le sostanze cancerogene emesse nell’atmosfera, né di calcolare le vittime presunte a distanza di tempo.
Anche il carbone è responsabile di gravi incidenti. Se ne parla poco o nulla, ma il carbone, in assoluto, è la fonte di energia che provoca più morti: circa 10.000 l’anno, senza contare le vittime differite che si ammalano di silicosi e che sono molte centinaia di migliaia. Sono soprattutto incidenti che si verificano nelle miniere e che, naturalmente, coinvolgono solo gli addetti ai lavori, non la popolazione generale. Per l’estrazione del carbone, nella sola Cina, circa 5mila lavoratori muoiono ogni anno.
E il gas naturale? Nel 1984 a San Jaunito, in Messico, esplosero diversi serbatoi di gas liquido uccidendo sul colpo 550 persone e ferendone 7mila. Ben 300mila abitanti furono evacuati. Un enorme serbatoio venne scagliato a oltre un chilometro di distanza. Tuttavia nessun rilevamento venne eseguito nella zona del disastro e nell’atmosfera, per misurare le sostanze cancerogene sprigionate dalla combustione incontrollata di milioni di metri cubi di gas e di altri materiali presenti(metalli, plastica, vernici, solventi ecc.). Neanche sono state valutate le vittime differite o presunte per aver inalato dosi dei micidiali fumi dell’incendio. E dopo poco 25 anni, nessuno si ricorda dell’incidente di San Juanito, anche se come numero di morti fu 10 volte superiore a quello dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl nel 1986(che invece tutti ricordano benissimo).
Anche nelle energie rinnovabili, come l’idroelettrico, ogni tanto succede qualche catastrofe. Un esempio che vale per tutti e che ormai fa parte della storia del nostro Paese: la tragedia del Vajont con quasi 2mila morti. Quello del Vajont è stato uno dei disastri più gravi nella storia degli impianti idroelettrici. La terribile catastrofe dell’ottobre 1963 fu provocata non dal cedimento della diga, che invece tenne bene, ma da una frana che cadde nel bacino pieno d’acqua. L’onda, alta più di 200 metri, sollevata dal pezzo di montagna scivolato, a 100 chilometri orari, nell’acqua, scavalcò la diga e precipitò sui paesi a valle, in particolare su Longarone, radendoli al suolo. Incidenti alle dighe continuano a verificarsi in tutto il mondo, di uno all’anno in media. (…) Se poi dobbiamo parlare di inquinamento dovrebbe essere assai noto il ruolo devastante (gas serra, buco dell’ozono, variazioni climatiche, atmosfera tossica irrespirabile per gli elementi inquinanti) dei combustibili fossili, soprattutto petrolio che con i suoi derivati da’ energia al gigantesco traffico automobilistico e dei trasporti a livello mondiale (circa 3miliardi di veicoli circolanti), causando direttamente e/o indirettamente milioni di morti l’anno nel pianeta per malattie polmonari, cardiocircolatorie e tumori”.

Ordunque, miei cari Pulcinella italioti, dato che i morti si contano a centinaia di migliaia nei disastri causati da centrali idroelettriche, carbone, pozzi petroliferi e gas, come mai tremate di paura davanti ai possibili effetti di un disastro nucleare? E come mai tuonate contro l’inquinamento relativo, senza neppure sapere che il nucleare è una forma di energia assolutamente pulita? Lo dico io? Nossignore!

“Comunque anche Moore, fondatore di “GREENPEACE” ed ecologista convinto, in occasione dell’incontro a Roma con Chicco Testa ha dichiarato: “L’energia nucleare è importante dal punto di vista ambientale perché non produce inquinamento atmosferico”. Inoltre “costa meno rispetto al solare e all’eolico ed è sostenibile”.

Ecco quindi che i profeti di sventura che vanno per la maggiore in Italia e quelli che oggi esultano per l’esito del referendum non meritano altro che l’appellativo di coglioni! Coglioni che si fanno terrorizzare dal disastro di Fukushima senza arrivare a capire che un simile evento è accaduto per la prima volta nella storia del mondo, ma soprattutto che a tutt’oggi i problemi avuti dalla centrale nucleare hanno creato un paio di morti, mentre il crollo della diga che alimentava la limitrofa centrale idroelettrica ha causato migliaia di morti!
Già il primo referendum sul nucleare speculò su Chernobyl per convincere i Pulcinella nostrani a rifiutare il nucleare, creando così i presupposti per una Nazione assolutamente incapace di rendersi autonoma dal punto di vista del fabbisogno energetico, e costretta ad essere schiava dei Paesi vicini, come la Francia, che ci vendono la loro energia nucleare a caro prezzo. Non a caso la bolletta dell’energia elettrica costa agli italiani dal 30 al 50% in più di quanto costi ai francesi…
Ma se anche per un attimo volessimo dare credito alle nostre Cassandre rosso – verdi, che piagnucolano sulla pericolosità del nucleare, vi basterà guardare la cartina qui sotto…

Ebbene, l’Italia è stretta fra ben 439 centrali nucleari presenti in quasi tutti i Paesi civili d’Europa, molte delle quali sono addirittura a ridosso dei nostri confini, come le centrali francesi e slovene! Già il fatto che quasi tutte le Nazioni abbiano optato per il nucleare da decenni, mentre gli oscurantisti nostrani pensano ancora a petrolio e carbone, la dice lunga sull’eterna mania degli italioti di sentirsi i più furbi di tutti… Eh già, siamo così furbi da rifiutare il progresso ed un’energia pulita ed a basso costo per paura di non meglio precisate conseguenze, ma non ci rendiamo conto che siamo sottoposti comunque a quelle stesse conseguenze, in quanto eventuali scorie nucleari derivanti da un’improbabile incidente non si fermerebbero certo alla frontiera per esibire i passaporti!
Ed ecco, in estrema sintesi, l’imbecillità dell’italico Pulcinella: ci godiamo allegramente tutti i rischi del nucleare, mentre lasciamo che siano solo i nostri vicini più lungimiranti a godere dei profitti!
Il massimo danno con il minimo sforzo, è proprio il caso di dirlo! La seconda cartina che pubblichiamo è ancora più illuminante: le centrali nucleari francesi sono a circa 180 chilometri dal confine con l’Italia, indi, in caso di catastrofe nucleare, è molto più probabile che crepino gli abitanti di Torino e dintorni che non i parigini…

Ma ciò non turba i sonni di Di Pietro, Vendola, Bersani edei tanti cialtroni della cosiddetta “area”, ridottisi al ruolo di noglobal di complemento pur di fare dispetto alla destra berlusconiana!
E dire che il Fascismo lasciò la sua impronta indelebile sull’Italia proprio grazie al progresso ed alle opere pubbliche create… Il Ventennio Fascista fu un periodo irripetibile nel quale sorsero come funghi strade ed autostrade, porti e stazioni ferroviarie, stadi ed impianti sportivi, ponti ed infrastrutture varie, nonché città e terreni coltivabili dalle malsane paludi pontine… Ed oggi, certi loschi individui che fingono di essere Fascisti senza esserlo, si appiattiscono sulle posizioni oscurantiste ed antiprogresso dei soliti comunisti che dicono NO a tutto, dal nucleare alle discariche, passando per ferrovie e ponti!
Oltre tutto, trovarsi fianco a fianco con un infame individuo come Bersani, che arriva smentire le sue stesse idee per danneggiare Berlusconi, è cosa oltremodo stomachevole… Già, perché sapete cosa scriveva Bersani sul suo inutile libro “Per una buona ragione” a pagine 89?

“L’Italia, per risolvere i problemi dell’energia, deve smantellare il vecchio nucleare e partecipare allo sviluppo del nuovo nucleare pulito, avvicinando la quarta generazione”.

Ed ancora, a proposito dell’altro referendum sull’acqua che ha visto i rossi terrorizzare i Pulcinella italici, convinti di essere depredati dal diritto ad usare l’acqua:

“Il pubblico deve avere il comando programmatico dell’intero processo di distribuzione e le infrastrutture essenziali come le dighe, i depuratori, gli acquedotti devono essere sotto il pieno controllo pubblico ma ciò non vuol dire che il pubblico non possa affidare ai privati parti di gestione del ciclo, ovviamente dopo regolare gara e con un’autorità indipendente che vigili costantemente sul rapporto tra capitale investito, tariffe per il consumatore e remunerazione”

Capito, cari sedicenti Camerati, chi è il vostro nuovo alleato? L’ennesimo alfiere del “contrordine compagni”!
Ma c’è ancora un pensiero che mi tormenta quando si parla di nucleare: come mai questo popolo di coglioni e di Pulcinella ha tanta paura del nucleare “buono”, ovvero quello usato per scopi civili, per spezzare le catene che ci legano ad una dipendenza energetica vergognosa da altri Paesi e da fonti di energia altamente inquinanti, mentre nulla ha da dire a proposito del nucleare militare, ovvero quello usato dai criminali USA sul nostro suolo patrio all’interno delle ben note basi di occupazione presenti?
Eh già, perché caso mai qualcuno non lo sapesse, in Italia ci sono ben 113 basi di occupazione USA o NATO (gestite comunque dagli USA), in molte delle quali stazionano più o meno segretamente armamenti nucleari, pericolosissimi in sé, ed altrettanto pericolosi in quanto legittimi bersagli di altre potenze in caso di guerra.
Eppure, nessun Pulcinella italico si strappa i capelli, né scende in piazza per chiedere la chiusura di queste basi; sarà forse vero quello che mi hanno detto molti amici sardi, cioè che le basi USA sono una manna perché portano “lavoro” (ai becchini?) in Sardegna? E dire che proprio i sardi si sono rivelati i più contrari alla presenza di centrali nucleari italiane sul loro suolo… Sì, dunque, agli USA, no all’Italia: perché non facciamo in modo che gli USA annettano la Sardegna? Con quello che costano a tutti gli italiani le Regioni autonome, non sarebbe una brutta idea!

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

sabato 22 ottobre 2011

Carne e Onore contro acciao

Carne e tempra italiana e tedesca contro l'acciaio della usurocrazia giudaico-inglese.
Il cielo è una pedana mentre i giovani ragazzi che lottano per l'Europa vanno a morire... Tenetevi pure i vostri Fabrizio Corona, i vostri deejay, i vostri calciatori di plastica di questo mondo degenerato. I nostri eroi sono in bianco e nero, ma sempre luminosi e stupendi.

Questa Repubblica di criminali, partigiani, mafiosi, puttane e massoni vi ha dimenticato. Ma noi no. Onore a Voi, giovani camerati caduti sulla via dell'Onore.



Onore a Mu'ammar Gheddafi

ONORE A MU’AMMAR GHEDDAFI

Avrei voluto scrivere un commento per ricordare la figura di Gheddafi, ennesimo uomo libero trucidato dal terrorismo US-raeliano spalleggiato dagli immondi reggicoda francesi, britannici ed italioti… Ma sono troppo disgustato per scrivere qualcosa di mio; il sudicio fetore di traditore che sento nell’aria ha richiamato in me le immagini degli assassini partigiani alla Pertini, Bentivegna, Moranino, Boldrini, nonchè le foto delle loro “epiche” imprese tipo trucidare il Duce ed i suoi uomini ormai arresisi, violentare ed assassinare la Petacci ed esporre tutti i corpi al pubblico ludibrio, per soddisfare la vigliaccheria di quanti fino a pochi mesi prima avevano osannato lo stesso Duce al Lirico di Milano.

E’ proprio vero, la feccia non ha colore, nè razza, nè nazionalità… La stessa immondizia del genere umano l’abbiamo vista in azione in Italia, in Iraq, in Libia…

A questi giganteschi escrementi umani, oltre al mio totale odio e disprezzo, dedico un articolo nel quale mi riconosco totalmente, scritto da Pierangelo Buttafuoco e pubblicato sul quotidiano “Il Foglio” in data 21/10/2011.

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

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Onore e armi in pugno: come sanno morire i nostri nemici

Come sanno morire i nostri nemici, nessuno. Come ha saputo morire il rais, armi in pugno, lo sapevano fare solo i nostri. Come a Bir el Gobi quando con onore, dignità e coraggio sorridevano alla morte. Fosse pure per fecondare l’Africa. Sarà tutto tempo perso, dunque, sporcarne gli ultimi istanti, gravarne di dettagli i resoconti e anche quel disumano reportage sul volto fatto strame – tra sangue e calcinacci – non potrà spegnere il crepitare della mitraglia. Perché come ha saputo morire Muammar Gheddafi – così ridicolo, così pacchiano e così a noi ostile – come ha saputo farsi trovare, straziato come un Ettore, solo il più remoto degli eroi dimenticato nell’Ade l’ha saputo fare.

Come i nostri eroi. Come nel nostro Ade. Proprio come seppe morire Saddam Hussein che se ne restò sprezzante sul patibolo. Come neppure la più algida delle principesse di Francia davanti alla ghigliottina. Incravattato di dura corda al collo, l’uomo di Tikrit, degnò qualche ghigno al boia, si prese il tempo di deglutire il gelo della forca per poi gridare la sua preghiera: “Allah `u Akbar”. E fu dunque fatto morto. E, subito dopo, impudicamente fotografato. Come nel peggiore degli Ade. Per quel morire che non conosciamo più perché gli stessi che fino a ieri stavano a fianco del rais, dunque Sarkozy, Cameron, lo stesso Berlusconi, tutto potranno avere dalla vita fuorché un ferro con cui fare fuoco.

La nostra unica arma è, purtroppo, il doppio gioco. I nemici di oggi sono i nostri amici di ieri – amico fu Gheddafi, ancor più amico fu Saddam Hussein – e quando li portiamo alla sbarra, facendone degli imputati, dobbiamo scrivere la loro sentenza di morte con l’inchiostro della menzogna perché è impossibile reggere il ghigno dei nemici. Perché – si sa – i nemici che sanno come morire, poi la sanno sempre troppo lunga su tutto il resto del Grande gioco. Ed è un lusso impossibile quello di stare ad ascoltarli in un’udienza. Come sanno morire i nostri nemici, nessuno.

L’unica cruda verità della vita è la guerra e solo i nostri nemici sanno creparci dentro. E’ veramente padre e signore di tutte le cose, il conflitto, ma l’impostura è così forte in noi da essere riusciti a muovere guerra alla Libia dandola per procura, lavandocene le mani, mandando avanti gli altri perché a forza di non sapere morire con le armi in pugno, se c’è da sparare, preferiamo dare in appalto la sparatoria. Giusto come un espurgo pozzi neri da affidare a ditta specializzata. Come sanno morire i nostri nemici, nessuno.

Quando gli eserciti dello zar ebbero ragione del loro più irriducibile nemico, Shamil il Santo – l’imam dei Ceceni, il custode della prima Repubblica islamica nella storia – nel vederselo venire avanti, finalmente sconfitto, non lo legarono a nessun ceppo, a nessuna catena, piuttosto gli fecero gli onori militari per accompagnarlo in un lungo viaggio fino al Palazzo reale dove lo zar, restituendo a Shamil il proprio pugnale, lo accolse quale eroe e lo destinò all’esilio, a Medina, affinché tutta quella guerra, spaventevole, diventasse preghiera e romitaggio.

Come c’erano una volta i nemici, non ce ne saranno più. Ed è per la vergogna di non sapere morire come loro che scacazziamo sui loro cadaveri. Ne facciamo feticcio e se fosse cosa sincera la memoria di ciò che fu, invece che produrre comunicati stampa di trionfo, se solo fossimo in grado di metterci sugli attenti, invece che mettere la morte in mostra, dovremmo concedere loro l’onore delle armi, offrire loro un sudario. Sempre hanno saputo morire i nemici.

E tutti quei corpi, fatti poltiglia dalla macelleria della rappresaglia, nel film della nostra epoca diventano tutti uguali: Benito Mussolini, Che Guevara, Gesù Cristo, Salvatore Giuliano. E con loro, anche i nemici morti ma fatti assenti, tutti uguali: da Osama bin Laden a Rudolph Hess. Fatti fantasmi per dare enfasi al feticcio, come quel Gheddafi armato e disperato che nel suo combattere e urlare, simile a un selvaggio benedetto dal coraggio e dalla rabbiosa generosità, mette a nudo la nostra menzogna.

A ogni pozza di sangue corrisponde l’onta della nostra vergogna e un Pupo che parla a Radio Uno e annunzia “una notizia meravigliosa” e si rallegra di Muammar Gheddafi, morto assassinato, è solo uno che si trova a passare e molla un calcio al morto. Pupo è come quello che sabato scorso, dalle parti di San Giovanni, vede la Madonnina sfasciata appoggiata a un muro e non sapendo che fare le dà un’altra pestata, non si sa mai. Così come il black bloc, anche Pupo, è una comparsa chiamata a raccolta nella montante marea del nostro essere solo canaglie.

La signora Lorenza Lei, direttore generale della Rai, dovrebbe cacciarlo lontano dai microfoni della radio di stato uno così ma siccome il nostro vero brodo è la medietà maligna, figurarsi quanto può impressionare l’offesa al morto. Pupo, infatti, è l’eroe perfetto per il peggiore degli Inferi, l’Ade cui destinare quelli che non sanno darsi uno stile nel morire.

venerdì 21 ottobre 2011

Onore al Colonnello, disprezzo per i partigiani

Sono all’incirca le 13.30 del 20 ottobre quando le agenzie di stampa internazionali battono la notizia della cattura e dell’assassiniuo di Muhammar Gheddafi. Le prime notizie, che giungono all’Occidente inframmezzate e lacunose, parlano di un tentativo di fuga dalla città di Sirte, da giorni in stato di assedio, con conseguente cattura e linciaggio.

Inizialmente si è pensato all’ennesima falsificazione americana: del resto Bin Laden non è stato fatto morire almeno una decina di volte, prima di quella definitiva? Ma il video in cui il corpo del Colonnello viene umiliato e dileggiato non lascia adito a dubbi. Piazzale Loreto versione africana, settant’anni dopo. Le continue smentite dei lealisti e le dichiarazioni riguardanti un Gheddafi ancora in salute e pronto a continuare il combattimento appaiono più come una necessità politico-strategica che non come una dichiarazione da prendere sul serio.


E così, mentre i media occidentali si compiacciono di mandare in onda su tutti gli schermi europei la mattanza dei soliti vigliacchi traditori partigiani senza onore e senza dignità – la feccia umana esiste in Italia come in Iraq o in Libia – dobbiamo sorbirci le parole di giubilo dei vari criminali europei, i soliti Stati canaglia che dietro il paravento della democrazia compiono le loro azioni banditesche in giro per il globo, supportati da Stati inetti e corrotti come quello italiano. Ed eccoli, i veri criminali in giacca e cravatta, liberali, sionisti e massoni, esultare e gioire senza il minimo pudore, nè vergogna, nemmeno davanti alla morte.

Gheddafi, contrariamente a loro, ostaggio dei loro oscuri padroni che si rintanano nell’ombra delle logge o delle sinagoghe, è morto da uomo libero, armi in pugno. Mica come il vigliacco Vittorio Emanuele III, il quale scappava via dal teatro di guerra su una motonave straniera mentre i soldati che gli avevano giurato fedeltà restavano a farsi ammazzare. Sarebbe stato quantomeno dignitoso dare a Gheddafi l’onore delle armi, e chiudersi in un rispettoso silenzio, quantomeno dell’uomo. E invece eccoli qui, i veri assassini in doppiopetto, a sorridere.

Sia ben chiaro: non abbiamo mai avuto simpatie per il dittatore libico, e non siamo partigiani, cioè non cambiamo versione a seconda di dove soffia il vento. Ma se non avevamo alcuna simpatia per un Gheddafi che approffitta della vigliaccheria dello Stato italiano per spremere soldi per risarcimenti di danni mai causati, e che nonostante tutto ha dimostrato di essere un combattente e un uomo dignitoso morendo armi in pugno, ancor meno ne abbiamo per i criminali del mondo intero, quegli Stati Uniti che da cento anni a questa parte spadroneggiano sul mondo intero distruggendo tutte le Nazioni libere in nome della loro fasulla democrazia.

Onore al Colonnello. Disprezzo per i partigiani, di ieri e di oggi.

giovedì 20 ottobre 2011

Per non dimenticare (gli angeli di Gorla)

Ripropongo dalla rete internet.

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RICORDIAMO I PICCOLI CADUTI DI GORLA.

Articolo di FULVIO FARBA, rintracciato da R...OMINA ANTONELLI che ringrazio di cuore.

Esiste, a Milano, una collinetta artificiale, denominata Monte Stella, costruita con oltre un milione di quintali di macerie, recuperate da tutti i settori della città rasi al suolo dai bombardamenti terroristici anglo-americani. Una parte di dette macerie proviene dalla distruzione di due istituti scolastici superiori, di sei scuole elementari e cinque materne completamente atterrati, ma anche da altri trentacinque edifici scolastici danneggiati in città, mentre altre centoventicinque scuole, di ogni ordine e grado, vennero distrutte in provincia. Fra le scuole elementari distrutte, una è particolarmente ricordata dai milanesi, quelli meno giovani, quelli che la guerra l'hanno vissuta nella metropoli, ed è la scuola di Gorla, della quale vogliamo ricordare la triste sorte.

Era una giornata limpida, tersa, allora non c'era lo smog, e -incredibile a dirsi- dalla piazza del Duomo si riusciva a vedere la cerchia delle Alpi, quella del 20 ottobre 1944, allorché una formazione di circa quaranta quadrimotori americani del tipo B 24 e B 27 comparve nel cielo della città, contemporaneamente al suono delle sirene d'allarme. E sulla verticale di Gorla, che allora era un sobborgo periferico e non un quartiere incorporato nella città come oggi, gli aerei sganciarono il loro carico. Puro terrorismo, volontà di inserire su un popolo ormai in ginocchio, nonostante ancora oggi ci sia chi sostiene la tesi che le bombe erano destinate alla stazione ferroviaria di Greco, che si trova in zona, ma che era facilmente identificabile, ed anche attaccabile senza pericolo, data l'inesistenza di ogni reazione da parte della caccia italo-germanica.
Nella zona attaccata si contarono 635 Vittime, o almeno furono recuperati 635 corpi, forse potevano esserci stati altri esseri umani che, letteralmente dilaniati dalle esplosioni, non vennero mai rinvenuti. Fra gli edifici centrati in quella tragica mattina ci fu la scuola elementare Francesco Crispi: fu letteralmente polverizzata. Centonovantaquattro bambini, la loro direttrice, quattordici maestre, un'assistente sanitaria e quattro bidelli furono travolti. Quattro soli bambini, una femminuccia e tre maschietti (Annamaria, Giuseppe, Remo e Gabriele) si salvarono e furono estratti dalle macerie. Occorsero tre giorni per ritrovare e recuperare i corpi delle vittime della scuola, tre giorni in cui Vigili del Fuoco, militari dell'U.N.P.A., soldati italiani e tedeschi, uomini della G.N.R. e operai in tuta, magari. partigiani, certamente antifascisti, lavorarono fianco a fianco, senza risparmiarsi, unitamente ai genitori dei bambini, ed ai parenti, disperati, ma sempre speranzosi, nell'illusione di trovare qualche superstite. Chi lavorava e piangeva, chi lavorava e pregava, chi malediceva e bestemmiava Dio, che aveva permesso una strage di bambini senza colpa né pena. Oggi, al posto della scuola, sorge un monumento funebre, una madre con un bimbo in braccio, inginocchiata, come se offrisse al Cielo quella sua creatura, e sotto al monumento c'è l'Ossario, dove sono conservati i resti dei piccoli Caduti, e degli adulti che erano con loro.

A questo articolo di Fulvio Farba, aggiungo soltanto che l’ignominia dell’Italia ufficiale è senza LIMITI, senza PUDORE e senza DIGNITÀ. Ancora oggi, infatti, essa continua volutamente a dimenticare i MARTIRI di GORLA, i quali hanno un solo torto: NON SONO VITTIME della ferocia nazifascista ma delle democratiche bombe sganciate dagli aerei dei “LIBERATORI”.


Mario De Cristofaro

P.S. Il bellissimo manifesto riprodotto nella sottostante foto è opera dell’illustre maestro GINO BOCCASILE, fedele fino all’ultimo minuto e anche dopo a MUSSOLINI e alla R.S.I.

domenica 16 ottobre 2011

Finis Italie

Devo dire la verità: pensavo che il nostro Paese, più in basso di così, non potesse cadere. Ma poi ho visto Roma, la Città Eterna che da millenni ha commosso e attirato su di se le poesie e i pensieri di politici, artisti, filosofi, musicisti e poeti, distrutta e violentata da una manica di criminali senza scrupoli... ho visto vetrine sfasciate, muri deturpati, macchine date alle fiamme in nome di una rabbia senza una precisa direzione politica, l’odio per l’odio, la violenza fine a se stessa... ho visto la violenza con la quale è stato cacciato Pannella – e sapete bene che verso questo personaggio io non nutro la benchè minima simpatia... e mi è venuta una tristezza infinita.

Non credo che ci sia speranza per questa Italia.

Sia ben chiaro: è auspicabile e sacrosanta una sollevazione di massa contro una politica di mafiosi, massoni e corrotti. Ma le vetrine che ho visto distrutte, le macchine che ho visto date alle fiamme, erano solo e semplicemente di comuni cittadini, non certo di Draghi, di Trichet o di Berlusconi, cosa che avrebbe avuto ben più senso. Contro chi si sono scatenati gli indignados (che da questo momento in poi definiremo in un modo a loro ben più consono, cioè “indignos”)? Contro il romano che ha avuto il solo torto di lasciare parcheggiata la propria automobile in piazza Cavour, o contro il negoziante già alla canna del gas a causa dell’economia in sfacelo. Draghi e Trichet se la ridono dai loro palazzi dorati: i loro servetti anarchici e comunisti, coltivati per dare all’opinione pubblica l’impressione di vivere ancora in un Paese libero e moderno, che sa coltivare in se anche qualche spazio di aperta ribellione, hanno dato il meglio di se stessi.

Siete antifascisti, cari italiani? Godetevela tutta, la vostra Italia antifascista! Nella mia Patria gente così sarebbe durata cinque minuti: accerchiati dagli autoblindo, e poi pestare più che si può! Una sola vetrina sfasciata sarebbe stata già uno scandalo: una intera città sotto scacco da parte dei black bloc semplicemente inconcepibile.

L’odio per l’odio, la violenza per la violenza: nessuna proposta, nessuna idea, ma solo contestazione ad oltranza. La riedizione del G8 di Genova, versione romana, dieci anni dopo.

Ho visto Pannella insultato e umiliato con un odio e una rabbia tale che solo i comunisti e i loro indegni eredi sono in grado di provare, gli stessi che per decenni l’hanno sostenuto come un campione di democrazia e dei diritti civili mentre collezionava fasulli scioperi della fame per difendere l’indifendibile e tutto ciò che ripugna ad una mente sana e genuina: aborto, clonazione, parificazione omosessuale e transessuale, droga... Vi devo dire la verità. I primi secondi, guardando il video, ho pensato: “E’ quello che si merita”. Ma poi, vedendo la sguaiatezza e la proverbiale inumanità dei rossi all’azione, Pannella mi ha fatto solo e semplicemente pena. Un vecchio idolo, oramai incartapecorito, che cerca di stare nuovamente sulla scena e viene deriso, insultato, umiliato... Comunque sia, diamo all’uomo ciò che merita: il coraggio di stare lì, a prendersi insulti e sputi, non si sa bene in nome di cosa...

Questo Paese è allo sfascio più totale. C’è solo un paragone che mi viene in mente per rendere bene l’idea di come veda questa Italia, che noi Fascisti abbiamo il solo torto di amare troppo, nonostante tutti e tutto: il crollo dell’Impero Romano. Facciamo un salto indietro, e andiamo a Roma, nel cuore dell’Impero, e da lì nelle province più esterne. Economia in sfacelo, aumento della povertà a livelli vertiginosi, e poi quelle masse di diseredati inizialmente gestibili da parte del potere, vengono infatti incorporate nelle strutture sociali romane e nell’esercito, ma in seguito sempre più numerose, fino ad arrivare a vere e proprie invasioni. I barbaròi, i barbari, gli stranieri, si riversano in massa dentro i confini dell’impero. Roma, e il cristianesimo in primis, è complice di questo sfacelo, di questa enorme massa di popolazioni straniere che invadono il territorio interno di Roma, con il governo e la popolazione sostanzialmente impotenti. L’economia peggiora sempre di più: aumentano le carestie, i massacri, le distruzioni di villaggi. Il potere si sfalda: è un salvi chi può generale, si abbandonano le campagne per rifugiarsi nelle città, più protette contro l’invasore. La popolazione si riversa nelle strade e, complice anche un potere che non c’è più, si da’ alla follia.

Ecco: noi in Italia viviamo tutto questo. E, la cosa peggiore, è che non ne abbiamo assolutamente coscienza, così come non la avevano gli Antichi Romani. Un Romano del II secolo d.C. non pensava certamente “L’impero sta finendo sotto l’assalto di barbari e sotto la crisi economica”, così come un italiano non pensa “L’Italia sta finendo”. Ma è esattamente quello che sta accadendo.

Un altro paragone, se mi è concesso. Il biennio rosso: anche lì il Paese ostaggio di comunisti, anarchici e terroristi che mettevano sotto scacco le comunicazioni, i trasporti, gli uffici, picchiavano i mutilati di guerra in nome della rivoluzione socialista, sparavano a vista contro i nemici e gli avversari politici, devastavano le città con il proposito di creare disordini per spianare il terreno alla rivoluzione. Ma in quegli anni accadde che i combattenti appena ritornati dalle sanguinose trincee della prima guerra mondiale decisero che non erano morti per lasciar la Patria ai comunisti, e che il sacrificio dei loro fratelli e dei loro camerati non doveva risultare vano, se poi a beneficiarne sarebbero dovuti essere i figli di Lenin, che miravano a fare dell'Italia un soviet. Quegli uomini trovarono una guida, un capo, Benito Mussolini, e contesero ai terroristi rossi questo Paese, palmo dopo palmo, bagnando l'Italia del loro sangue e di quello dei loro camerati. Oggi, noi pochi esclusi, non c'è alcuna forza antagonista che possa opporsi a banchieri, sfruttatori e terroristi comunisti insieme. Roma, che ha saputo risollevarsi innumerevoli volte nel corso della sua Storia, è nuovamente in pericolo. Ma stavolta, purtroppo, non si vede alcun Benito Mussolini sulla scena italiana ed europea.