venerdì 29 gennaio 2010

La lobby dei subanimali con la doppietta


Come ben sa chi ci segue con un poco di continuità, noi di Fascismo e Libertà, per stigmatizzare la situazione politica italiana, in cui domina un gruppo ristretto di oligarchi dietro il paravento del regime partitocratico, non esitiamo a puntare il dito contro le lobby (inclusa quella che non possiamo nominare) che incancreniscono sempre più il Paese. Mi convinco, forse con un po’ di ritardo, che in questi anni c’è un’altra lobby, astuta e determinata, la quale ha solide ramificazioni all’interno del Parlamento italiano, e riesce ad imporre con praticità tutte le soluzioni legislative ad essa più congeniali. È la lobby dei cacciatori, ovviamente. Vale a dire quell’insieme di assassini decerebrati e subumani, che uccidono per il semplice gusto di uccidere, che in tutta Italia non superano le 700.000 unità, ovvero meno del 2% dell’intera popolazione italiana che risulta dall’ultimo censimento ufficiale Istat.

Abbiamo parlato di subanimali. Perché questo termine? È presto detto: il subanimale si pone su un livello inferiore a quello dell’animale, che uccide essenzialmente per tre ragioni: per autodifesa (sua o dei suoi piccoli), per proteggere il proprio territorio, per procacciarsi il cibo. I cacciatori uccidono per il semplice gusto di uccidere, non certo per una necessità impellente (come accadeva per l’uomo delle caverne). E, pensando che tutti coloro che non praticano la caccia siano degli idioti, cercano di mascherare la loro sete di sangue e di violenza con ridicole giustificazioni legate all’esistenza di un rapporto tra l’uomo e l’ambiente, o blaterando di un presunto equilibrio naturale che solo loro, con eroico sacrificio, si impegnano a far rispettare (sciocchi: come se la natura abbia bisogno di quattro idioti col fucile per far rispettare i propri diritti!). In questo senso i cacciatori sono pertanto dei subanimali, in quanto si pongono volontariamente sotto il livello animale.

Ma sono dei subanimali che portano voti, e tanti, se è vero, come è vero, che sono riusciti a far approvare dal Governo – nonostante la protesta di centinaia di associazioni animaliste e veterinarie – una legge che permette alla Regioni di estendere a proprio piacimento (prima di settembre e oltre il 31 gennaio) i termini di apertura della stagione venatoria.

L’alfiere di questo provvedimento incivile è l’inossidabile amico dei subanimali, onorevole Santini del PDL, che ci aveva già provato una prima volta, con scarso successo.

Anziché pensare ad un corretto e giusto rapporto tra l’uomo e gli animali (cosa che, nell'età moderna, riuscì a fare con sensibilità e coerenza solo il Nazionalsocialismo, la cui legge per la protezione degli animali è ancora oggi all'avanguardia), si continua a considerare l’animale come un oggetto il cui unico scopo è quello di soddisfare tutte le velleità dell’uomo, infischiandosene completamente del fatto che anche i viventi non umani sono esseri senzienti, capaci di provare gioia, sofferenza, paura, amore, rabbia, che niente ha da invidiare agli esseri umani. Anzi, spesso e volentieri sono migliori di noi.





giovedì 28 gennaio 2010

Informazione di regime: Sanremo, I-pad, calcio e sms

Ieri notte, mentre cenavo, guardavo il Tg1 (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-4b678b87-3771-45e6-8908-d815116d7e83.html?p=0). A parere del sottoscritto, definirlo un telegiornale di informazione è un complimento eccessivo, che il Tg1 non si merita neanche lontanamente.


I servizi proposti erano di una banalità e di una stupidità tali che si fa fatica a pensare che noi paghiamo il canone per sentire e vedere queste oscenità.
La carrellata di idiozia è condensata prevalentemente nella parte finale del TG (ma anche in precedenza non hanno sfigurato, con le noiose disquisizioni sul giorno della memoria del dogma) comincia con un servizio sulla Apple e sul nuovo prodotto che la società americana farà uscire a breve sul mercato: l’I-pad, via di mezzo costosissima tra un pc portatile, l’I-pod e un telefonino. Mamma mia… come si poteva concepire un TG senza una notizia di così fondamentale importanza? Si continua poi con la interessantissima notizia di un ragazzo ventiseienne che rimane per 48 ore consecutive palleggiando con un pallone. Che scoop! Si prosegue con una vera e propria piaga sociale: gli sms che gli utenti inviano ai destinatari sbagliati, causando a volte litigi oppure svelando pubblicamente una relazione clandestina. Siate sinceri: chi di voi non si è visto la vita rovinata da un sms mandato per errore alla persona sbagliata? È un’emergenza sociale, un pericolo per la civiltà italiana, e non solo, paragonabile solo all’abuso di alcol tra i minorenni o alle stragi del sabato sera. Ma non abbiate paura: la solerte giornalista, dopo essere andata in giro ad intervistare qualche passante su questa terribile esperienza, ci ha rassicurato dicendoci che ben presto comparirà sul mercato un nuovo modello di telefono cellulare che in un modo o nell’altro ovvierà a questo problema. Meno male! Ma il Tg1 mica si ferma qui! Ecco – se la memoria non mi inganna – un altro interessantissimo video sulla moda, dello stesso tenore di quelli in cui indegni personaggi, senza averne alcun titolo, cercano di giustificare i loro stravaganti e costosissimi capi firmati con ardite disquisizioni socio-psicologiche sulla differenza tra uomo e donna. Si chiude poi in bellezza: intervista ad Antonella Clerici e analisi degli ospiti che saranno presenti alla prossima edizione del festival di Sanremo. Gioisci, o popolo pallonaro: ci sarà anche Cassano!


Ieri, come ben sapete, era il giorno della memoria, quella dell’unico evento storico che è blindato e per il quale si mette in carcere chi osa anche solo dubitare del dogma o non esternare pubblicamente la propria fede olocaustica. Ci hanno ricordato le presunte atrocità nazifasciste (ma sempre sorvolando su quelle di alleati e sovietici, yes! Of course!): meno male che viviamo in una democrazia e siamo liberi dalle dittature. Se non ci credete, guardate il TG della televisione di Stato, per convincervene.

La Sardegna è sempre lì'ultima ruota del carro


Il precedente 18 dicembre il Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, riferiva in Consiglio regionale che si augurava che, nella successiva delibera del Cipe, si sbloccassero almeno un po’ degli stanziamenti destinati alla Sardegna.


Per fare un po’ di chiarezza, c’è da dire subito che circa 200 milioni sono già stati sbloccati, e con questi si comincerà un pezzetto della Sassari-Olbia. Ma in cantiere sono fermi oltre due miliardi di euro che sono destinati alla Sardegna, e che il Cipe non vuole proprio sbloccare. Neanche una piccola parte di quegli ulteriori 470 milioni di euro destinati all’importantissima strada per la viabilità del Nord Sardegna.


Il perché non è un mistero: rientra, come al solito, nel giro di favori e di prebende che dal governo nazionale vengono distribuiti ad amici e ad amici degli amici. Non a caso Calabria, Puglia, Campania, dove si voterà a breve, sono tutte situazioni che il governo ha già sbloccato. Ma la Sardegna è destinata ad essere comunque l’ultima ruota del carro, sempre all’ultimo posto nei desideri di Roma.

mercoledì 27 gennaio 2010

I giovani non vogliono l'elemosina


Se non fosse che questo Stato antifascista ci ha abituato a tutto e a di più, ci sarebbe da farsi una bella risata sull’ultima esternazione (dopo quella sugli sbirri tripponi si sentiva la mancanza di qualcosa che ci facesse ridere di gusto) di Renato Brunetta.


Cosa ha partorito la mente del geniale ministro? Quella di tagliare le pensioni di anzianità per dare 500 euro ai giovani bamboccioni, in modo che possano uscire di casa e farsi una famiglia. Almeno siamo sicuri che qualcuno di casa esce di sicuro: gli anziani, che non sanno come pagare l’affitto. Sono convinto che quando Brunetta parlava di pensioni non si riferisse sicuramente a quelle dei parlamentari, che dopo qualche anno di “lavoro” sono già belli che sistemati, né a quelle degli ex Presidenti della Repubblica, né a quelle degli onorevoli o degli amici e degli amici degli amici i quali, trombati, vengono spesso sistemati nelle poltrone degli enti statali che contano, godendosi pensioni da nababbo che la stragrande maggioranza degli italiani non si sogna nemmeno…


Come dicevo, in un Paese normale e civile ci faremmo una sonora risata. Ma siccome l’Italia non è affatto un Paese civile, rischiamo pure che questa “illuminata” proposta venga discussa in consiglio dei ministri. Che è composto, prevalentemente, da onorevoli e parlamentari che si sono da tempo autoblindati nei loro privilegi, nelle loro autoblu, nei loro emolumenti e pensioni da sceicchi arabi, nei loro voli di Stato, nelle loro orge con troie e cocaina pagati col tesserino della Regione. Mica lo sanno, loro, che con 500 euro in molte parti d’Italia non ci paghi neanche un bilocale; mica lo sanno, loro, che con le rapine legalizzate dei loro amici le bollette si pagano almeno il 30/40% di quello che le pagavi solo qualche anno fa; mica lo sanno, loro, che se prima con uno stipendio normale (1000/1200 euro) arrivavi sicuramente alla terza settimana del mese, ora più della metà ti parte via molto prima. Mica lo sanno che con 500 euro non ci puoi certamente vivere. Che gliene fotte, a “loro”, che si divorano 500 euro in una cena di partito come se niente fosse?


Magari pensano pure che ti fanno un favore, e che questi giovani non sono solo bamboccioni, ma pure ingrati. Ma devono capire una cosa, che deve restargli ben chiara. Questo Paese è pieno di giovani di talento, brillanti e con voglia di fare: non parlo del sottoscritto (non sono così arrogante) ma di tanta gente con la quale entro quotidianamente in contatto. Che non vogliono l’elemosina da parte di uno Stato ladro, ma vogliono guadagnarsi la loro dignità sociale ed economica lavorando con soddisfazione e bene, perché lo sanno fare. Loro pensino a creare posti di lavoro ed una società che faccia un po’ meno schifo. E che almeno si tengano per loro le prediche sui bamboccioni: non se ne sentiva affatto la mancanza.

martedì 26 gennaio 2010

Alcoa in Sardegna, oggi vertice decisivo

La Sardegna e gli operai dell’Alcoa aspettano stasera per sapere del loro destino. Che si concluderà con un vertice decisivo al Ministero dell’Economia tra le maggiori sigle sindacali della categoria, il governo e i rappresentanti della Alcoa.

A detta di molti, i dirigenti della fabbrica di alluminio non hanno più scuse. Con l’approvazione del decreto legge sull’energia, che punta a mantenere alti i consumi dell’energia in Sardegna e Sicilia in modo da evitar il rischio di disfunzioni o di black-out, lo Stato ha fatto un importante passo in avanti per impedire il licenziamento dei dipendenti degli stabilimenti di Portovesme e di Fusina.


L’Alcoa non ha più scuse, gli abbiamo dato tutto quello che hanno chiesto, ora è il momento di quadrare. Così dicono in molti. Ma sembra che la grande multinazionale americana non sia ancora soddisfatta: come la mettiamo con la megamulta da 300 milioni di euro che l’Europa ha inflitto alla Alcoa ed allo Stato italiano per presunti aiuti di Stato? E come la prenderà l’Europa per questo nuovo disegno di legge, che di fatto concede sgravi fiscali alla Alcoa alla faccia del libero mercato e delle concorrenza?


Forse dovrà pagare lo Stato. Anche in tempi di libero mercato, quello che sgancia è sempre lui. Questo è il prezzo che si paga in un regime capitalistico per mantenere un minimo di pace sociale davanti all’arroganza delle multinazionali. La Alcoa, in particolare, ci ha preso alla gola: sa di avere il coltello dalla parte del manico, sa che non ci sono altri contatti che la Regione Sarda poteva utilizzare, e ha fatto valere la sua posizione di forza. E forse non ha ancora finito di battere i pugni sul tavolo.

lunedì 25 gennaio 2010

La stomachevole mentalità comunista

Uno degli argomenti che hanno monopolizzato l’informazione politica negli ultimi tempi è la vile aggressione a Silvio Berlusconi.

Tale atto è il tipico prodotto del dilagare fra la gente del modo di pensare comunista, ovvero quello di chi non ha altri argomenti da gettare nell’agone politico al di fuori di demonizzazione, aggressioni e violenza in generale, sia essa verbale o fisica.

Forse qualcuno pensava di leggere dal sottoscritto le solite battute ironiche sull’aggressione, unite magari ad una malcelata soddisfazione per avere visto in TV la faccia del Cavaliere sanguinante… Ebbene, se qualcuno la pensava così è un merito cretino e dovrebbe cessare immediatamente di leggere i miei scritti, passando magari a quelli degli immancabili fogli di carta igienica stampata dalla solita sinistra, nonché ai tanti messaggi dei sottosviluppati mentali che si agitano su Facebook… Il sottoscritto, infatti, pur non avendo mai avuto peli sulla lingua, né particolari delicatezze nei confronti dei cialtroni che avvelenano la politica da destra come da sinistra, non ha mai contemplato l’aggressione fisica (meno che mai ai danni di un ultrasettantenne) come metodo di lotta politica; non a caso mi sono sempre espresso con disgusto a proposito dei vigliacchi di estrema destra che aggrediscono a casaccio extracomunitari e persone varie, ree ai loro occhi di appartenere a etnie o religioni diverse dalla loro. Si può, dunque, essere contro la immigrazione selvaggia senza prendere a calci un negro o un arabo incontrato casualmente per strada, così come si può essere fieri avversari di Berlusconi e dei suoi sodali senza invocare i proiettili, i treppiedi o le statuette da lanciare addosso al Presidente del Consiglio. Persino nei confronti dell’indegna categoria dei “rossi” non ho mai predicato la violenza, a meno che questa non sia difensiva, ovvero atta ad insegnare un po’ di buona creanza a questi mascalzoni dall’aggressione facile.

Qualcuno starà pensando: “Ma l’aggressore di Berlusconi non era un comunista”… E sarà pur vero, ma non a caso ho parlato di “mentalità comunista”, poiché questo modo di pensare incivile e degno dell’età della pietra si è ormai fatto strada anche fra quelli che l’ideologia comunista non l’hanno mai seguita.

Che dire, infatti, di quelli che ritengono cosa normale e lecita l’aggressione di un poveraccio reo di recarsi allo stadio con una sciarpa della squadra avversaria? O di quelli che considerano doveroso assaltare le forze dell’ordine in caso di manifestazioni di ogni genere e tipo, salvo poi piagnucolare contro gli sbirri del regime quando questi reagiscono? E ancora, di quelli che inventano e diffondono ogni sorta di infamia al fine di demonizzare gli avversari, nella speranza di sollecitare odio ed aggressioni nei loro confronti?

Non saranno tutti comunisti, ma un comunista sonnecchia in ognuno di loro, dato che hanno scelto consapevolmente di utilizzare gli stessi metodi di lotta di questa spazzatura della storia e della politica. Parliamoci chiaro: nel corso di tutta la storia, remota e prossima, sempre e solo i cosiddetti “rossi” hanno scelto di lottare mediante la violenza, l’aggressione, la sopraffazione, la “rivoluzione”, l’annientamento del nemico… Gli altri, quando hanno accettato questo indegno modo di agire, lo hanno fatto esclusivamente per difesa e reazione; chi non ha studiato la storia nei centri sociali sa benissimo che sia le cosiddette “squadracce” fasciste, sia le SA nazionalsocialiste, nacquero per difendere il diritto di Fascisti e Nazionalsocialisti di fare politica nelle piazze e nelle strade. Non a caso, benché la falsa storia scritta da questi parassiti parli di barbarie nazifascista, la realtà dei fatti evidenzia come i primi morti negli scontri di piazza si siano contati fra le fila dei Fascisti in Italia e dei Nazionalsocialisti in Germania; quanti non dovessero crederci potranno adeguare la loro scarsa cultura leggendo le “prodezze” compiute in Italia da “lorsignori” durante il “biennio rosso” che precedette l’avvento del Fascismo (http://www.fascismoeliberta.info/phpf/readarticle.php?article_id=4), nonché quelle compiute dai cosiddetti socialdemocratici in Germania che tentavano di negare l’agibilità delle piazze ai Nazionalsocialisti.

Purtroppo questo modo di pensare ed agire da comunisti, che avrebbe dovuto suscitare lo sdegno di ogni essere civile, è invece entrato nella mentalità di molti cosiddetti benpensanti, ovvero quella fascia ipocrita della popolazione italiana che è sempre pronta a gridare allo scandalo se qualcuno pesta loro un piedi per sbaglio, salvo poi ritenere che certe aggressioni o certe devastazioni di intere città siano in qualche modo giustificabili da chissà quale diritto!

Pochi giorni dopo l’aggressione a Berlusconi, in un negozio della mia zona, sentivo pontificare un vecchietto dall’apparenza innocua circa l’essersi meritato la statuetta in faccia a causa dei suoi “privilegi”! Eppure gli stessi privilegi se li sono goduti affamatori come Prodi, o farabutti che prendevano per il deretano tutti gli italiani, come Padoa Schioppa (“E’ bellissimo pagare le tasse”!), nonché tante altre caste (prima fra tutti quella dei magistrati) che in Italia vanno per la maggiore. Ovviamente, il vecchietto di cui sopra, quando mi ha sentito dire che per potere finalmente vivere in una società civile, dovremmo semplicemente sparare un colpo alla nuca di chiunque sia di sinistra, in modo tale da eliminare chi avvelena il clima politico e sociale, si è affrettato a lasciare il negozio inorridito, dimostrandomi una volta di più che la mentalità comunista è permeata di ipocrisia e vigliaccheria, dato che ammette la violenza soltanto a tradimento e contro chi non la pensa come loro!

Ma non è finita qui… Un altro aspetto del modo di ragionare ed agire da comunista è ben sintetizzato dal comportamento dei mezzi di informazione di massa, tutti lestissimi nell’attribuire all’aggressore una carattere di pura follia che nulla ha a che fare con la politica. Eppure si tratta degli stessi pennivendoli e mezzibusti che ancora oggi blaterano del neofascista Angelo Izzo (pur non avendo mai avuto nulla a che fare con la politica questo escremento dell’umanità), o dei tre “estremisti di destra” che hanno ammazzato di botte a Verona un povero ragazzo reo di aver rifiutato loro una sigaretta, benché gli stessi magistrati veronesi abbiano escluso la politica dai moventi del brutale gesto. Così come, nel nostro piccolo, possiamo “vantare” anche noi le attenzioni dei giornalisti – terroristi di stampo comunista, allorquando un bizzarro tizio di Isernia, che si era dimesso anni prima dal MFL perché ci trovava poco duri e cattivi, rifilò una coltellata di striscio ad un dirigente di un locale circolo ARCI: giornali e TV molisani parlarono di: “Dirigente MFL accoltella responsabile di circolo ARCI”!

Ed ecco che abbiamo trovato l’ennesima caratteristica del modo di agire comunista: travisare in ogni modo la realtà per salvare i proprio sodali e rovinare l’immagine del “nemico”! Ancora una volta, le vicende di Berlusconi ci forniscono un ottimo esempio; ricordate la visita del Cavaliere alla festa di compleanno della sconosciuta Noemi? Orbene, benché questa visita si sia realizzata con codazzo di giornalisti, TV e guardie del corpo, la stampa di ispirazione comunista si è affrettata a costruirci su delle speculazioni indegne di un Paese civile; da una parte c’era chi giurava che Berlusconi fosse un vecchio satiro che si accompagnava da chissà quanto con la ragazzina appena divenuta maggiorenne, dall’altra chi garantiva che Noemi fosse la figlia illegittima dello stesso Cavaliere. Nello spandere tutto questo letame virtuale, i compagnucci delle varie redazioni non si sono neppure per un attimo curati di trascinare nel fango, insieme all’odiato Berlusconi, persino una famiglia umile di sconosciuti, descritti da un lato come due genitori che vendono la figlia minorenne per soddisfare i capricci di un vecchio satiro, dall’altra come una madre un po’ “mignotta” che mette al mondo una figlia illegittima e la fa crescere dal classico “cornuto e contento”! Infami senza scrupoli e senza onore, disposti a sacrificare tutto e tutti per demonizzare il Presidente del Consiglio, ma pronti ad indignarsi quando Vittorio Feltri tirò fuori, a sua volta, non una squallida invenzione, ma una triste realtà: l’allora Direttore de “L’Avvenire” aveva, anni prima, patteggiato una condanna per molestie sessuali! Eccoli, quindi, tutti pronti a scatenarsi contro il cosiddetto “imbarbarimento”, solo perché ad essere colpito era stato, una volta tanto, uno dei loro sodali, ovvero il portavoce di quell’immonda pretaglia che, oltre ad avvelenarci l’esistenza con le sue predicazioni cattoliche, strizza contemporaneamente l’occhio al mondo degli assassini comunisti!

Potrei continuare per interi volumi a citare esempi delle malefatte comuniste e para-comuniste, ma credo di avere già reso a sufficienza l’idea. Una Nazione non potrà dirsi civile, se non quando avrà eliminato del tutto la presenza di comunisti e sinistri vari! Tutti gli altri possono fare politica e scontrarsi senza cadere nel terrorismo, ma solo i comunisti rappresentano un pericolo per il vivere civile. Avete mai sentito notizie riguardanti banchetti e gazebo del PD o dell’UDC o dell’ignobile partitucolo di Di Pietro, devastati da attivisti del PDL o della Lega? Avete mai sentito qualcosa a proposito di alti dirigenti della sinistra aggrediti dalla gente di destra? O di città devastate, di opere pubbliche bloccate e di forze dell’ordine assaltate da esponenti di partiti avversi alla sinistra? Io no, il che dimostra che la sinistra, ed in special modo i comunisti, sono quelli che imbarbariscono il vivere civile e lo scontro politico. E questo vale oggi così come valeva ieri, in quanto anche negli anni passati i rossi si sono macchiati dei peggiori crimini ai danni dei propri avversari, ma anche di innocenti immolati in nome dei loro sporchi giochi di potere. Guardiamo insieme la cosiddetta guerra civile del 1943 – 1945: mentre tutti combattevano una guerra dura ed inumana cercando di restare entro le Leggi stabilite dei Tribunali militari (e fra questi includo persino i cosiddetti partigiani fedeli a Regno del Sud, i quali tradirono sì la Patria e l’alleato, ma evitarono di macchiarsi di ignobili crimini e di coinvolgere la popolazione civile), i soli comunisti, vigliaccamente nascosti fra la popolazione civile, si dilettavano a gettare bombe nel mucchio (Via Rasella), o addirittura a nasconderle fra le vettovaglie distribuite dai tedeschi alla popolazione (Piazzale Loreto), avendo il solo ed unico scopo di rendere lo scontro più cruento e le reazioni (più che legittime) dei tedeschi e dei Fascisti più brutali.

I comunisti non combatterono un solo minuto, ma si limitarono a rapire e seviziare militi isolati, a nascondersi dietro le divise strappate ai morti per commettere assassini, a sparare alla schiena delle truppe tedesche che si stavano ritirando in Germania, a rapinare e trucidare civili innocenti, nonché a seviziare donne e persino bambine per soddisfare i loro istinti animaleschi.

Ed oggi non sono affatto cambiati: che si nascondano dietro il loro solito nome di comunisti, o che si facciano chiamare Dipietristi oggi, o “azionisti” ieri, non sono mai cambiati; rappresentano una forma di vita che non si può neppure definire animale, in quanto gli animali non commettono crudeltà gratuite nei confronti dei loro simili, ma si limitano a farlo per sopravvivere o per difendersi. La bomba di Via Rasella ieri, le molotov dei noglobal oggi… Il biennio rosso ieri, le violenze dei centri sociali oggi… I partigiani ieri, i brigatisi rossi oggi… I crimini commessi e poi attribuiti agli avversari, le aggressioni a tradimento a danno dei nemici politici… Fino a quando la gente civile di destra e sinistra moderata sopporteranno questa immondizia della società? Quando decideremo si spazzarli via dal mondo e di lottare civilmente per fare prevalere le nostre idee?

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

mercoledì 20 gennaio 2010

E' questa magistratura ad essere indecorosa


(foto tratta da Il Sardegna)

Vi racconto una storia che si svolge dalle mie parti.


Quartu, Provincia di Cagliari. Nella trafficatissima viale Colombo, che congiunge la città con la spiaggia del Poetto, c’è un distributore di benzina. Un bel giorno il proprietario del distributore, Piergiorgio, trova tre cani abbandonati, denutriti, che molto probabilmente sono stati maltrattati da coloro che ogni giorno partecipano alla quotidiana inciviltà nei confronti degli esseri senzienti non umani. Piergiorgio li prende, li lava, li sfama, li cura e li denuncia regolarmente al servizio veterinario nazionale, con tanto di microchip. Dietro il distributore, nascosto alla vista degli automobilisti, Piergiorgio ha un terreno: è questa zona, opportunamente attrezzata per poter accogliere le bestiole, che diventa la loro nuova casa; vengono chiamati Shaila, Billy e Joe. I tre cagnoni diventano le mascotte della stazione di servizio. Agli automobilisti che non li amano, i cani sono nascosti dalla loro vista, e niente può dunque turbarli. Per chi invece ha un minimo di empatia nei confronti degli animali, rifornire da Piergiorgio diventa una occasione per fare un saluto a quelle bestie.


Sembra tutto a posto, in teoria. Piergiorgio ha salvato tre vite, mettendoci la faccia e i soldi, e tutti sono felici e contenti. Tutti, meno il suo datore di lavoro, l’Agip. Che le compagnie petrolifere non brillassero per umanità era cosa risaputa. Ma che i capoccioni dell’Agip scendessero dalle loro nuvole dorate per minacciare un Piergiorgio qualsiasi di togliergli la licenza se non avesse mandato via i cani, è qualcosa che stupisce. Anche perché il terreno non è di proprietà dell’Agip, è solo adiacente, ed è separato da una ben robusta rete. Anche le condizioni igienico-sanitarie sono pienamente rispettate.


In teoria uno come Piergiorgio andrebbe preso come esempio. Perché non si è limitato solo a dare un pasto a tre bestiole, ma li ha accuditi, li ha voluto bene e provvede, con mezzi propri, al loro sostentamento. In un mondo in cui gli animali sono trattati come cose, torturati, umiliati, seviziati, costretti in allevamenti intensivi solo per farci ingozzare indecentemente, ai quali viene strappata la pelle per farci i piumini e le pellicce, in un mondo del genere uno come Piergiorgio dovrebbe fungere da pietra di paragone.


Ma non per il mondo di quelli dell’Agip, evidentemente. Che non si fermano alle parole, ma vanno alle vie di fatto, rivolgendosi ad un Tribunale. Nel febbraio del 2009 il Tribunale di Cagliari ordina a Piergiorgio di allontanare i cani dalla struttura e di collocarli in un’altra. La motivazione? Sono “indecorosi”. Come possano essere indecorosi due pastori tedeschi e un piccolo cocker che leccano le mani e fanno le feste a chiunque si avvicini è un pensiero che solo chi non è sano di mente può dare. È l’esempio di come il potere dei petrolieri influenzi non solo le decisioni dei tribunali nigeriani, ma anche di quelli cagliaritani, dove evidentemente non mancano i giudici poco sani di mente.


Ciò sarebbe bastato per far gettare la spugna a molti, ma non a Piergiorgio. Che fa ricorso. E se lo vede respingere. Tra qualche giorno i cani dovranno essere allontanati.


Ecco una tipica storia italiana, di quotidiana ingiustizia e di crudeltà nei confronti di animali indifesi, che non costituiscono alcun pericolo. Sono questa giustizia e questa magistratura di malati di mente ad essere indecorose.

martedì 19 gennaio 2010

Walker Texas Ranger ad Haiti


Ricordate il classico bulletto della scuola? Sono sicuro che ve lo ricordate bene: ogni classe, al massimo ogni scuola, ne aveva uno. Ripeteva l’anno, era di una ignoranza sconvolgente che nascondeva dietro parole vuote e stravecchie (che all’epoca sembravano grandi cose da intellettuale, “Questo qui farà strada”, ci dicevamo), era tatuato, fumava, si assentava in continuazione dalle lezioni, era rappresentante di istituto e aveva tutte le più gnocche della scuola che gli ronzavano più o meno intorno. Qualcosa di più del tutto muscoli e niente cervello, ma pur sempre un personaggio ignobile, che tanto poi si salvava la vita e la carriera con qualche raccomandazione, quelle che aveva sempre biasimato nelle occupazioni scolastiche fino a qualche anno prima.

Quando ho sentito della querelle tra gli USA e la Francia, mi è venuto subito alla mente quel rappresentante di istituto che vi era un tempo nella mia scuola. Versione più moderna del milanese “Ghe pensi mì”, col cellulare ultima moda e con lo Scarabeo sempre pronto a trainare qualche donzella a casa.

La Francia si è lamentata con gli Stati Uniti per il comportamento che questi stanno gestendo nella coordinazione degli aiuti, in particolare per il fatto che l’aeroporto di Port-Au-Prince è diventato una cosa loro, tanto da respingere una delegazione di aiuti umanitari (alla quale partecipavano anche diversi capi di Stato stranieri) che ha dovuto ripiegare sulla Giamaica.

Gli aiuti vengono forniti alla martoriata popolazione locale in tipico stile americano: sono arrivati in grande stile e hanno subito preso il controllo della situazione; praticamente controllano tutto. La gestione degli aiuti, a chi devono andare, i razionamenti, i pattugliamenti, la sicurezza e l’ordine pubblico. Coloro degli altri Paesi, incluso il nostro, devono sottostare agli americani, pure tra le macerie del terremoto di Haiti. Manco a dirlo, nessuno ha ovviamente investito gli USA di questa missione. Semplicemente sono arrivati un po’ prima degli altri, e ora giocano a fare i cow-boys in pieno stile Walker Texas Ranger.

Io penso che gli USA, perso il loro ruolo di deterrente nei confronti dell’Unione Sovietica, siano diventati nient’altro che dei potentissimi bulletti di periferia, che le nazioni europee (sempre "cuor di leone") trattano vigliaccamento con devozione e attaccamento. Gironzolano per il mondo, la mano in tasca sempre pronta a premere il grilletto, e se qualcuno osa guardarli in un modo non appropriato ecco che ti scatenano una bella guerra. Come tutti i bulletti (e gli insicuri) ogni occasione è buona per mettersi in mostra, anche quelle di una tragedia di proporzioni immani come quella di Haiti.

Solo che al bulletto, una volta che cresci anche tu, basta qualche ceffone ben dato per riportarlo a più miti consigli. Ma questi qui sono l’esercito più potente del mondo, e pensano veramente di essere come Walker Texas Ranger. È un altro paio di maniche.

venerdì 15 gennaio 2010

La morte di Bettino Craxi

L'articolo che riproponiamo, seppur datato, è sempre attuale.

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Pubblicato sul mensile "Il Popolo d'Italia", gennaio 2000.

Bettino Craxi è morto. Morto in esilio, sepolto da un mare di accuse e di condanne che convincono poco chi, come noi, ha dimestichezza con la giustizia di regime e con i suoi ascari.

Possono ora festeggiare quelli come Di Pietro, irreprensibili nel giudicare gli altri quanto permissivi nel giudicare se stessi ed i propri “prestiti”, come i comunisti tutti d’un pezzo, bravissimi nel verificare i bilanci altrui quanto smemorati nel verificare i propri (specie quelli rimpinguati dall’ex URSS), come i socialisti pentiti, ieri felici di vivere all’ombra di Craxi, oggi fieri di prenderne le distanze, ed infine come tanti “pseudo fascisti giustizialisti”, tanto pronti nel prendere le parti della Magistratura da dimenticare il ruolo giocato dalla stessa nella repressione dell’area fascista.

Chi scrive però, pur essendo carico di difetti, non ha quello dell’ipocrisia, indi non nasconderà la soddisfazione per quanto avvenuto dietro parole di circostanza; a mio parere Bettino Craxi, soprattutto se paragonato ai pigmei che si agitano oggi nel panorama politico italiano, è stato un grande politico, lungimirante e certamente più onesto di tanti suoi vice, ancora oggi al governo in Italia ed in grado di esprimere vergognose ed ipocrite parole di giustizia e di onestà.

I difetti di Craxi, per il regime che lo ha ridotto alla fuga ad Hammamet, furono sostanzialmente due: il suo anticomunismo ed il suo desiderio di rivendicare la piena autonomia italiana sul suolo patrio nella vicenda di Sigonella, colpe che, da un mondo ormai prono agli interessi comunisti e sionisti, non potevano certo essere perdonate. Intendiamoci, Craxi era un politico della prima repubblica, antifascista, e nata dalla resistenza, indi non poteva certo essere perfetto ma, parafrasando un antico proverbio, “in un mondo di ciechi anche un orbo è un re”, quindi la statura politica di Caxi andava molto al di là di quelli che, a suon di bustarelle e inconfessabili trucchi, gli sono in qualche modo sopravvissuti.

Durante il governo Craxi, vi fu in Italia una ripresa economica effettiva, ben al di là di quella che esiste solo sulla carta dal tempo del governo Prodi; vi fu anche e soprattutto il cosiddetto “sdoganamento” del vecchio MSI-DN di Giorgio Almirante (e questa forse fu la terza “colpa” di Bettino Craxi) da allora considerato non più come un agglomerato di appestati da tenere alla larga, ma come quello che in realtà fu prima delle varie abiure e delle pietose caricature attuali, ovvero come il quarto partito d’Italia, rappresentante di un 7-8 % di italiani che ancora si riconoscevano nell’ideale fascista.

Certamente Craxi ed il suo partito furono invischiati nel sistema di Tangentopoli, parteciparono al banchetto che ininterrottamente si tiene sui resti dell’Italia dal 1945 ad oggi, ma sicuramente in modo molto meno attivo e colpevole di quanti oggi siedono ai più alti vertici delle istituzioni, dopo aver usufruito di illeciti finanziamenti derivanti dallo stesso malcostume nazionale, nonché di quello ancora peggiore e più immorale che veniva dall’est Europa. Ma non poteva essere altrimenti, dato che l’immoralità ed il marciume sono insiti in questa squallida repubblica, nata dal tradimento del 25 luglio, dall’8 settembre, dal brigantaggio dei partigiani venduti all’invasore e dal terrorismo di quanti, per cancellare un ventennio di prosperità, sbarcarono sulle nostre terre riportando con loro i capi clan della mafia cacciati a suo tempo dal Fascismo. Migliore di quanto fu non poteva certo essere il politico Craxi, anche lui esponente dell’Italia democratica ed antifascista, ma ebbe quantomeno dei lati postivi, totalmente assenti nei suoi colleghi, divenuti poi i suoi inquisitori.

Pur con le dovute cautele, è ravvisabile un certo parallelo tra le avventure di Craxi e di Benito Mussolini, entrambi colpevoli di aver dedicato le proprie migliori energie al bene del Paese, entrambi diffamati e calunniati da pigmei che avevano pranzato al loro desco fino al giorno prima, entrambi traditi dai loro fedelissimi, entrambi gettati in pasto agli italioti che credono a tutto quanto il regime gli propini, entrambi morti senza potersi liberare delle infamie che certa propaganda interessata gli aveva gettato addosso.

Certo, non è nostra intenzione paragonare in assoluto il più grande statista del secolo, Benito Mussolini, con il miglior politico della prima repubblica, Bettino Craxi, ma ripetiamo, pur mantenendo adeguate le distanze fra chi combatté la propaganda sionista e comunista finendo appeso ai ganci di un benzinaio, e chi trovandosi in esilio dorato in Tunisia, una certa similitudine fra i due casi è riscontrabile. Così come è riscontrabile, sempre con le dovute cautele, un parallelo fra i pochi seguaci di Mussolini che tentarono (e tentano) di difenderne la memoria dalle montagne di falsità e diffamazioni, ed i pochi estimatori di Craxi che hanno tenuto duro sulle loro posizioni, senza cedere alla comoda tentazione, gli uni come gli altri, di accodarsi all’esercito dei detrattori; pochi veri fascisti così come pochi veri socialisti seppero rimanere fedeli, mentre la stragrande maggioranza degli uni e degli altri trovarono comodo all’ultimo momento saltare sul carro degli “anti”, carro che, come è noto, è sempre molto accogliente e pronto a dimenticare il passato di quanti hanno avuto l’accortezza di salirvi per tempo.

Dispiace solo constatare che, come ricordato all’inizio, molti pseudo fascisti (molto pseudo e poco fascisti) preferirono e preferiscono ancora una volta salire sul carro dei vincitori, in questo caso magistrati rossi e “storici” di parte, per schierarsi dalla parte della cosiddetta “Mani pulite” e di inqualificabili personaggi come l’ineffabile Di Pietro; costoro sono rimasti così poco fascisti da identificare un populista privo di cultura e dalla doppia morale in una sorta di nuovo Duce, prendendo per buone tutte le accuse e le campagne orchestrate in questi anni ai danni di Craxi e del PSI, dimenticandosi del tutto le analoghe campagne delle toghe rosse orchestrate nei confronti di molti camerati, quali il Prof. Signorelli, il Dott. Freda e molti altri personaggi minori dell’area fascista, accomunati dall’avere passato in carcere anni da innocenti, grazie ai teoremi di certi eroi tipo “Mani pulite”. Con l’aggravante che tutti i camerati in questione pagarono le suddette campagne con la galera, non con l’esilio in qualche lussuosa villa africana, ed inoltre senza neppure la possibilità residua di incidere sull’opinione pubblica e di pagarsi avvocati di rango che quanto meno è rimasta fino all’ultimo a Bettino Craxi.

Credere ciecamente a quanto si è detto e si dirà su Craxi, equivale a credere che il Duce stesse scappando in Svizzera con denari e tesori rubati al popolo italiano, quando venne arrestato ed assassinato dai banditi partigiani; o si crede alla voce del regime o non ci si crede, ma è in ogni caso inaccettabile l’ipocrisia di quanti, per tornaconto, passano dagli insulti ai magistrati quando vengono toccati in prima persona, alle accuse di lesa maestà nei confronti dei giudici quando altri elevano le stesse proteste!

Carlo Gariglio

http://www.lavvocatodeldiavolo.biz/

giovedì 14 gennaio 2010

Apocalisse su Haiti



L’apocalisse si è abbattuta su Haiti. Mancano pochi minuti alle diciassette, ad Haiti; da noi sono quasi le undici. E di colpo la terra trema, butta giù come foglietti di carta la Chiesa, il Trinitè e Maternità, il palazzo presidenziale, gli edifici dell’ONU, e migliaia di altre case.

Sono solo pochi secondi di inferno, passati i quali vi sono alcuni secondi di silenzio di fine del mondo. E sembra proprio che la società haitiana si sia completamente sgretolata, tra la macerie e la polvere.

I morti sono stimati tra i 100.000 e il mezzo milione; sono talmente tanti che qualunque strumento matematico e di conteggio si infrange senza speranza conto le urla di chi è rimasto sotto le macerie, i feriti che strepitano, i bambini che si aggirano senza speranza cercando di trovare i loro genitori. Sembra che la mano di un gigante vendicativo si sia scagliata con furia e violenza contro il paesaggio haitiano.

Il mondo si è messo in moto. Conta salvare i superstiti che sono sotto le macerie, aiutare le donne incinte e i bambini. Servono medicinali, cibo, acqua, coperte e abitazioni prefabbricate, per lenire almeno un poco il dolore di questa popolazione già martoriata, contro il quale il destino sembra volersi accanire con sadica volenza.

mercoledì 13 gennaio 2010

Snuff-films: hanno fatto il salto di qualità

Tempo fa, nel mio lungo intervento “Pedofilia e potere” (http://chessaandrea.blogspot.com/2009/06/pedofilia-e-potere-prima-parte.html), avevo scritto dei cosiddetti snuff-films, cioè filmati ripresi dal vivo, quindi veri e senza effetti speciali, in cui ragazze o minori (spesso di pochi anni o perfino neonati) vengono violentati e perfino uccisi. Lo scambio di questi filmati spesso avviene manualmente – in modo da impedire l’intercettazione ambientale dei files su internet – e solo tra persone che si conoscono bene tra di loro. Avevo collocato la questione all’interno della più grande controversia sulla pedofilia, ed avevo specificato che il pedofilo non è solo e semplicemente un orco: spesso è un dottore, un insegnante, un medico, un avvocato, oppure esponenti politici (come dimostrò il video “The conspiracy of silence”, che testimomoniò il sollazzo dei repubblicani americani tra orge sataniche e sacrifici umani, e che nessuna TV americana ebbe il coraggio di mandare in onda); insomma, una persona perfettamente inserita nella società, spesso in posizioni di rilevanza sociale ed economica.



Qualche lettore mi aveva accusato, in quell’occasione, di essere un “complottista” che si lasciava abbindolare da tutte le peggiori leggende metropolitane. O, nel migliore dei casi, di aver esagerato (nonostante avessi specificato che la stragrande maggioranza degli snuff-films sono una sottobranca dell’horror, violenti e raccapriccianti, ma pur sempre finti).

Non me la presi a suo tempo con questi lettori, che erano sicuramente in buona fede. A volte fissare la mostruosità può portare al dolore cieco ed alla pazzia. È difficile pensare che ci siano esseri umani capace di fare certe cose sui loro simili, ed è senza più dubbio più semplice che siano tutte delle invenzioni, e girare la faccia.

Ieri diversi quotidiani locali e nazionali hanno scritto di come le forze dell’ordine siano incappate in un traffico di film pedopornografici con riprese sui minori fatte dal vivo (snuff-films, anche se, a quanto ho letto, nessuno ha usato questo termine), il tutto grazie al programma per computer Emule, che consente di scambiare grandi quantità di files tra utenti diversi. Questo dimostra essenzialmente una cosa, a parere di chi scrive: che il fenomeno si espande e si avvia a diventare un fenomeno di grandi dimensioni. Non siamo più al livello delle vecchie VHS o delle pellicole per fotocamera passate di mano in mano: parliamo di grandi quantità di utenti, che utilizzano dei messaggi cifrati per poter individuare in rete contenuti dai titoli apparentemente innocenti ed insignificanti in cui si violentano e si uccidono, con torture inenarrabili, donne e bambini. Hanno fatto il grande salto.

Tutto questo per dire che cosa? Che il problema c’è, esiste, ed è un mostro che si aggira tra di noi. E i mostri, per poterli sconfiggere, bisogna guardarli negli occhi. Anche se ciò può portare alla pazzia.

domenica 10 gennaio 2010

Predappio, 7 novembre 2009


Pubblicato sul mensile Il Lavoro Fascista, novembre 2009

Nell'articolo che riproponiamo c'è un errore, che è stato impossibile da correggere sul nostro mensile ma che è possibile correggere qui: chi cura i nostri profili virtuali su Facebook, sobbarcandosi le fatiche ed i tempi di gestione, è solo il camerata Basile. Il sottoscritto (per il quale la realtà virtuale si ferma alla pubblicazione degli articoli del mio blog, considerando Facebook prevalentemente come un covo di decerebrati) ha fatto ben poco, se non congratularsi con lui per il lavoro svolto.

Andrea Chessa

*****

Ancora una volta, come capita almeno tre volte l’anno, il 7 novembre scorso ci siamo ritrovati a Predappio per una riunione nazionale dei quadri del MFL, ed ancora una volta, come sempre accade nel nostro movimento, motivi di soddisfazione si accavallano a motivi di sconforto… Partendo dalle cose negative, tanto per potere poi chiudere in bellezza, si registra il solito menefreghismo di tanti sedicenti camerati che non solo disertano regolarmente le riunioni, ma lo fanno anche senza degnarsi di inviare uno straccio di comunicazione o di scusa per giustificarsi. Per molti degli iscritti l’unico impegno dell’anno a favore del MFL è il pagamento della tessera, cosa che peraltro fanno sovente tardi ed a malincuore, giusto per fare capire a tutti quale sia il loro livello di adesione agli ideali Fascisti di Cameratismo… Menefreghismo, cafonaggine ai massimi livelli (tipo il non rispondere in alcun modo alle mail ed alle telefonate di chi tenta di contattarli), meschinità assortite, sono i valori che caratterizzano certi sedicenti camerati, alcuni dei quali, purtroppo, detengono ancora cariche dirigenziali della massima importanza.

Ma con l’avvento del 2010 questi signori verranno ringraziati con una pedata sul deretano e ci priveremo della loro brutta compagnia e dei loro modi di fare, più consoni ai pidocchiosi di un centro sociale che dei Fascisti che si rispettino e che rispettino gli altri Camerati.

Lasciando da parte questi indegni personaggi infiltratisi in un movimento che ha sempre cercato di fare della serietà il suo cavallo di battaglia, passiamo alle note positive… Innanzi tutto abbiamo passato una mezza giornata in allegria ed all’insegna del cameratismo, affrontando discussioni ed argomenti interessanti finalmente nella giusta sede, ovvero al cospetto del Segretario Nazionale e degli altri dirigenti; da registrare anche l’ormai consueta calorosa accoglienza da parte del Camerata Pompignoli del negozio “Predappio Tricolore”, divenuto ormai il nostro negozio di riferimento dopo le tante e tristi esperienze avute con altri bottegai della zona, alcuni troppo intenti agli interessi del loro partito di riferimento, altri interessati unicamente al commercio in stile giudaico senza forma alcuna di cameratismo e di rispetto per noi del MFL, evidentemente troppo piccoli e poco redditizi per meritare l’interesse di chi è interessato solo a fare cassa. Il Camerata Pompignoli quanto meno, pur essendo egli stesso un commerciante che deve giocoforza pensare ai suoi interessi, non manca di trattare tutti come dei Camerati, né di interessarsi con simpatia alle nostre attività politiche, abbonandosi anche al nostro mensile ufficiale.

Registriamo anche, fra i motivi di soddisfazione, il ritorno dopo tante assenza di alcuni Camerati spesso alle prese con problemi di lavoro, famiglia e mezzi di trasporto vari; primo fra tutti il Camerata Augusto Sensi (in foto a fianco del Camerata Pompignoli), arrivato a sorpresa dopo essersi liberato all’ultimo minuto di vari impegni, nonché i Camerati Marco De Simone da Isernia, Andrea Chessa dalla Sardegna, Gian Franco Tesauro da Milano, e Paolo Censi da Pescara; quest’ultimo accompagnato da uno dei nuovi Camerati approdati al MFL di recente, ovvero il pescarese Pier Giorgio Basile.

E per finire il discorso, merita una citazione anche l’altro nuovo Camerata che abbiamo conosciuto di persona a Predappio e che ci è apparso molto motivato, cioè il bolognese Giovanni Montoro. Non me ne vogliano gli altri Camerati non citati, ma la loro costante (graditissima) presenza alle nostre riunioni rende inutile il citarli ogni volta.

Fra le cose più interessanti emerse durante il dibattito, registriamo la proposta di alcuni Camerati di aprire un gruppo dedicato al MFL sul famoso social network Facebook; in verità, a livello personale il sottoscritto odia luoghi virtuali come questo e non ha alcun rispetto per quanti confondono la vita e gli impegni reali con lo sproloquiare seduti su una poltrona e davanti ad un monitor, ma purtroppo i tempi che viviamo sono questi, indi non ho esitato ad autorizzare i Camerati interessati a muoversi anche tramite Facebook, a patto che il sottoscritto ne resti fuori! Così il Camerata Pier Giorgio Basile si è offerto di creare questo gruppo denominato MFL-PSN sul social network, mentre successivamente Andrea Chessa ha creato anche un gruppo ufficiale contenente la denominazione “Movimento Fascismo e Libertà – Gruppo Ufficiale”. [Come già scritto, è il camerata Basile che si è preso cura di creare e gestire interamente i profili].

Abbandonando il virtuale, i Camerati più attivi hanno proposto di realizzare banchetti di presentazione del MFL anche in località da sempre trascurate per mancanza di attivisti, quali ad esempio Bologna, ove al momento abbiamo almeno il Camerata Montoro che funge da punto di riferimento; i Camerati del Lazio si sono detti disponibili, oltre a continuare nei loro banchetti regionali, a trasferirsi in gruppo a Bologna per dare manforte a Montoro dopo il periodo delle festività natalizie e di fine anno… Staremo a vedere i risultati!

Infine, si è affrontato il discorso del tesseramento e dei relativi costi; molti Camerati si fanno impressionare dalle litanie di sedicenti aspiranti al tesseramento, i quali lamentano l’eccessivo costo (50 Euro per un anno!) della tessera… Ora, a parte il fatto che ritenere onerosa un’adesione che costa 50 euro annui (o 40 Euro, nel caso di studenti e disoccupati) e che comprende tessera, spilla e abbonamento ad un mensile, è un insulto alla logica ed alle necessità di un movimento politico che non gode di alcun finanziamento, ho ricordato ai Camerati che da anni era stato proposto di finanziare le federazioni locali dando loro l’opportunità di trattenere una percentuale sui nuovi tesserati, ovvero il 20% alla Provincia ed il 20% alla Regione che procurano il nuovo aderente. In parole povere, dei 50 Euro del tesseramento, 10 dovrebbero andare alla Provincia, 10 alla Regione e solo 30 alla Segreteria Nazionale; ovviamente, se qualche dirigente locale ritiene opportuno farlo, potrà rinunciare alle quote di spettanza locale ed accettare il tesserato che versi i soli 30 Euro da inviare alla Segreteria Nazionale, ma ciò è da intendersi a rischio e pericolo dei dirigenti locali, in quanto un conto è andare incontro ad oggettive difficoltà di qualche Camerata a corto di quattrini, mentre un altro conto sarebbe praticare sconti ai tanti figli di papà che sputtanano centinaia di euro alla settimana in discoteche, concerti, partite di calcio, palestre, suonerie per il cellulare e amenità simili, salvo poi piagnucolare sui 50 Euro annui richiesti per aderire al MFL… Certo, abbiamo bisogno di militanti, ma soprattutto abbiamo bisogno di gente seria! La politica della tessera regalata o svenduta, adottata dai tanti pagliacci della cosiddetta “area”, non ha mai portato a nulla di buono e consente solo di millantare un numero di iscritti inutili e nullafacenti che aderiscono non in base ad un credo politico, ma esclusivamente in base al fatto che l’adesione gli costi poco o nulla. Dato che spesso abbiamo riscontrato di avere fra i tesserati dei cialtroni nullafacenti, nonostante il pagamento della quota associativa intera, potete immaginare da soli quale sarebbe l’apporto di personaggi neppure disposti a pagare quella!

Comunque, lascio la scelta futura alla sensibilità dei dirigenti locali, senza porre vincoli o limiti. Personalmente credo che chi si lamenta del versamento di 50 Euro annui sia solo un cialtrone che non ha nulla a che fare con le nostre idee, in quanto chiunque abbia un minimo di sensibilità cameratesca dovrebbe capire quanto possono essere importanti i 40 o 50 euro versati ad un movimento che deve inventarsi ogni giorno salti mortali per stampare e divulgare articoli propagandistici e materiale informativo vario; chi nega al MFL questo aiuto, non è affatto un Fascista ma un degno figlio di questa società giudaica, ove i soldi si spendono solo per soddisfare il proprio egoismo!

Ne riparleremo alla prossima riunione di primavera… E daremo conto dei risultati ottenuti da queste innovazioni proposte e richieste da alcuni Camerati dirigenti locali. Intanto, attendiamo fiduciosi il rinnovo delle tessere da parte di chi c’è già!

Carlo Gariglio

http://www.fascismoeliberta.it/

sabato 9 gennaio 2010

Rosarno poteva essere la rivoluzione, e invece...

Non se ne abbia a male qualche lettore, ma ciò che è successo a Rosarno e a Gioia Tauro va oltre le solite e noiose dichiarazioni, leggibili su tanti siti “di destra”, dei negri incivili che sfasciano le vetrine e rompono i negozi. La situazione va analizzata con un po’ più di sincerità e chiarezza.




Che cosa è successo? È accaduto che, dopo la gambizzazione di due negri, probabilmente per un regolamento di conti o per una busta paga non pagata, un vero e proprio mini-esercito clandestino di immigrati (magrebini, pakistani, arabi, indiani, tunisini, filippini, rumeni), stimati fra i 1500 e i 2000, ha preso d’assalto la città di Rosarno, sfasciando vetrine, rompendo negozi, rovesciando i cassonetti e le automobili presenti, non avendo cura, in molti casi, di accertarsi che le stesse automobili fossero vuote (appartenenti agli stessi cittadini di Rosarno, gli stessi che probabilmente sono affiliati alla ‘ndrangheta e fanno finta di non sapere o di non vedere).


Secondo quanto riferiscono i giornali, la Polizia, in assetto anti-sommossa, si è rifiutata di intervenire se non nelle situazioni estremamente critiche: non si vuole mica essere accusati di essere razzisti con i poveri extracomunitari!





Ironia a parte, sgombero subito il campo da ogni equivoco: se proprio bisogna scegliere da che parte schierarsi, allora bisognerà scegliere quello degli immigrati clandestini. Vittime continue di violenze, costretti ai margini della (e dalla) società, alloggiati in tuguri fatiscenti e privati anche delle minime condizioni igienico-sanitarie per poter anche solo lontanamente avvicinarsi ad una condizione di vita decente, spesso e volentieri non solo sottopagati, ma non pagati proprio, sono l’esempio più lampante ed evidente dell’ipocrisia borghese italiana. La stessa ipocrisia che, in nome dell’antirazzismo, permette ad un esercito di disperati di entrare in Italia – così non possono dire che siamo razzisti o xenofobi – salvo poi girare la testa o far finta di non vedere le sopraffazioni e la miseria in cui sono costretti a vivere in una zona nella quale la ‘ndrangheta controlla completamente ogni attività economica.


Perché permettere indiscriminatamente l’ingresso degli extracomunitari, costringendoli a vendere accendini ai semafori o a vivere in capannoni senza i lavandini, la luce elettrica e l’acqua calda, e chiamarla “politica dell’accoglienza”, è semplicemente criminale.


E alla fine, la rabbia degli extracomunitari è esplosa con violenza, come capita quando sei costretto per anni ed anni a chinare la testa e a tirare avanti nella violenza e nel degrado, sotto il tallone di un padrone crudele, violento e menzognero come è la ‘ndrangheta. Quanti discorsi cadono! Quanto risultano vane elucubrazioni dei sinistri radical chic, quando vedi gli immigrati extracomunitari reclamare il loro diritto alla vita e la loro esigenza di dignità! Nell’unico modo che hanno gli oppressi e chi non ha voce: la guerriglia urbana. Sono lavoratori, molti sono laureati in ingegneria, in informatica, in medicina, sentono tutta la loro dignità sulle spalle ed hanno la coscienza dei loro diritti. E vogliono lottare per averli, sanno che devono conquistarseli tutti, fino all’ultimo. È quello che gli italiani, che hanno permesso alla mafia di mettere le mani su qualunque cosa, di entrare nei municipi, negli ospedali, nelle commissioni che distribuiscono lucrose gare d’appalto, di dettare i ritmi e le armonie della vita stessa, hanno smesso di fare da tanto tempo.


Li abbiamo visti, poi, questi italiani di Rosarno all’opera. C’è gente che si è seduta sulla moto, fucile a tracolla, e se n’è andata tranquillamente in giro per il Paese a fare il tiro a segno; c’è gente che ha cercato di entrare di forza nella questura, per reclamare un diritto alla sicurezza nei confronti degli immigrati: ma perché non hanno mai manifestato per chiedere più sicurezza contro la mafia quando questa mette le bombe, spara, ammazza, chiede il pizzo e si impossessa con intimidazione e violenza degli appalti? Un altro è salito su una pala meccanica ed è andato in giro per il Paese a cercare i negri… A Rosarno, insomma, è cominciata la caccia al nero. La Polizia fa quel che può, ma sostanzialmente è impotente. È l’ennesima sconfitta di uno Stato che ha rinunciato alla violenza per appropriarsi di quei territori, che solo con l’esercito e le leggi marziali può essere recuperato. Di colpo i cittadini di Rosarno, che fino ad una settimana fa consideravano questi esseri umani peggio delle bestie, si scoprono tutti contro gli immigrati: “Cacciateli fuori a calci nel culo uno per uno! Noi non li vogliamo!” Non vogliono i negri, loro. Allora perché non si trova, in tutta la campagna, qualcuno che vada a raccogliere pomodori e mandarini? Dovrebbe essere una occupazione più che dignitosa per chi spesso non ha fatto neanche le elementari ed è abituato a parlare solo nello strettissimo dialetto del suo Paese, che vive nell’ignoranza più totale e che spesso e volentieri è incapace anche solo di scrivere qualche frase in italiano. Ma è molto più facile affiliarti a quel clan mafioso, oppure votare per quel politico che se passa può darti un posto al Comune (ecco perché aspetti mesi per una pratica che normalmente richiederebbe un giorno), nella ditta locale di smaltimento rifiuti (sempre gestita dalla mafia, si intende), farti assumere come infermiere o – se proprio sei impresentabile – come barelliere (ecco perché gli anziani cadono dalle ambulanze che vengono chiuse male, ecco perché entri per farti togliere un dente e ti conviene fare un testamento, salutare parenti e amici, farti il segno della croce ed affidarti a Dio, chè non si sa mai se ne esci vivo), oppure mettere una buona parola per te alla cooperativa locale (sempre affiliata, gestita o sottomessa alla mafia)…


Poteva essere la scintilla di una rivolta, uniti tutti insieme contro l’oppressore. E invece i cittadini solidarizzano con i carnefici, si stringono tutti intorno ai capetti locali per mandare il messaggio chiaro: “Non abbiate paura, non fateci del male, noi non stiamo con loro”. Non c’era da dubitarne, del resto, in un Comune che è stato commissariato diverse volte per infiltrazioni mafiose.


Ma ci potevamo aspettare simili discorsi dai mass-media e dai cosiddetti “programmi di approfondimento” che approfondiscono ed approfondiscono, senza mai dire veramente niente? Non sia mai: ormai abbiamo capito che dobbiamo diffidare di loro a prescindere. Ecco quindi che ti fanno vedere i negri che distruggono la città, ma si guardano bene dal dirti perché lo fanno, in modo che tu spettatore possa pensare: “Ecco gli immigrati che cosa fanno!”




Stessa cosa per la politica. Il Ministro dell’Interno Maroni ha detto: “C’è troppa tolleranza con i clandestini”. Mai scelta di tempo per fare questa dichiarazione fu più errata, più dannosa, più vigliacca. Maroni avrebbe potuto condannare la pratica schiavistica dello sfruttamento degli extracomunitari in zona Rosarno, approfittare della situazione per mandare l’esercito a fare un po’ di pulizia di qualche clan mafioso. E invece niente: si è schierato senza esitazioni contro i clandestini, colpevoli solo di reclamare il loro diritto a vivere, non a sopravvivere; senza esitazioni ha – seppur implicitamente – solidarizzato con i cittadini di Rosarno, quegli stessi che hanno affidato le sorti della loro terra alla mafia, che sfrutta gli immigrati e, se alzano troppo la testa, non ha esitazioni a sparargli addosso.


E prendano nota, gli antirazzisti, di quello che si appresta ad essere la loro società multirazziale della quale non mancano, un giorno si e l’altro pure, di tessere le lodi. Una società che diventa sempre più un gigantesco calderone omologato in cui aumenta il divario tra una piccola parte di ricchi ed una gigantesca massa di poveri, frutto dello sfruttamento economico di quel mostro che ci sta divorando tutti, e che si chiama capitalismo. Ci dicono: “Guardate gli Stati Uniti, vera società multirazziale! Guardate la Francia!” E bravi coglioni! Grazie a voi diventiamo sempre più simili agli USA, dove se sbagli il quartiere in cui entri ti sparano addosso o ti fanno la pelle, senza troppi complimenti. Grazie a voi siamo sempre più simili alla Francia, dove i negri sono ghettizzati in giganteschi quartieri dormitorio, costretti ad essere non-persone tranne il momento in cui decidono di mettere a ferro e fuoco la città.


Eccola. Guardatela. La vedete la vostra società multirazziale, basata sul libero mercato? Godetevela tutta, gustatevela fino in fondo la vostra paradisiaca società multirazziale ed il vostro schifoso sistema economico. Ci auguriamo che i negozi incendiati siano i vostri, che le macchine rovesciate siano le vostre, che quelli che nel casino si prendono qualche botta sul cranio siate voi.
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Perché così, almeno, nessuno ci potrà togliere la soddisfazione di prendervi pure per il culo: è la società multirazziale, bellezza, e tu non hai voluto farci niente.

venerdì 8 gennaio 2010

Prove generali in Grecia?

L’amico Dimitri, qualche giorno fa, mi ha scritto da Atene quanto segue:

Andrea,

Ogni giorno centinaia di immigranti da Pakistan si adunano davanti il loro consolato, proprio nel centro storico di Atene, cioe' all'intersezione delle vie Plutarchu ed Ypsilantu. Dichiarano che hanno perso il loro documenti ed il console di Pakistan da a loro un altro documento, sul quale c'e' scritto che son entrati legalmente in Grecia ma han perduto il loro passaporte. Da quando Giorgio Papandreu è divenuto premier del mio paese, gli "immigranti" dal Pakistan radunati ogni giorno nel centro storico di Atene non sono più centinaia ma migliaia. Ed il governo greco ha gia' sottomesso alla Camera un progetto di legge, secondo il quale ogni "immigrante" che ha vissuto cinque anni in Grecia avra' il diritto di votare alle elezioni municipali e nazionali. Per capire che ciò significa, devi tener conto del fatto che gli abitanti in Grecia sono 10.000.000 dai quali tre milioni sono "immigranti" tali quelli del Pakistan.

Potresti fare un commento?

Dimitris Michalopoulos.


Ci provo, caro Dimitri, anche se rischio di diventare noioso e di sbagliare qualcosa, non abitando in Grecia e non essendo un grande esperto della situazione politica ed economica del Paese. Ma qualcosa, comunque sia, la conosco anche io.


Fu già su un numero di Limes di qualche mese fa (che non riesco più a trovare) che, dati alla mano, veniva spiegata la situazione della Grecia e dell’immigrazione: dati alla mano veniva mostrato come dalla Grecia arriva una parte non secondaria di quell’immigrazione che poi si riversa in Europa; la Grecia come porta d’accesso verso il continente, 150 mila persone (indiani, pachistani, iraniani, arabi) circa che ogni anno cercano di passare dalla Turchia. Logica voleva che gli europei provassero a mediare, ad instaurare una collaborazione proficua tra la Grecia, che vede premute le sue frontiere da una enorme massa di gente estranea, e l’Europa, (che in teoria dovrebbe essere) desiderosa di attuare il controllo sui propri confini. Invece, in questo senso, nulla è stato fatto.


La nazione greca si trova, attualmente, a gestire una gravissima crisi economica che ha portato a mesi e mesi di guerra civile, con le autorità governative incapaci di garantire il controllo del territorio e la sicurezza, ed alla vittoria del Pasok (il più grande partito greco di sinistra) di George Papandreu ad ottobre dell’anno scorso. Mi scrive Dimitri. Da quando c’è la sinistra al potere i clandestini non sono più centinaia, ma migliaia. Tutti pronti ad entrare in Europa. E vogliono concedere loro pure il diritto di cittadinanza dopo cinque anni di permanenza sul suolo greco; Gianfranco Fini ha trovato un degno compare, par di capire.


Il tutto mentre la Grecia si trova ad affrontare una delle crisi economiche più gravi di tutta la sua storia. Una percentuale di disoccupati che supera il 15% - e che l’enorme massa di immigrati che cerca di stabilirsi in Grecia e in Europa non potrà di certo contribuire ad abbassare – un debito pubblico tra i peggiori della zona euro (oltre il 120% del PIL) ed un deficit di bilancio oltre i 12 punti percentuali; tutti dati aggravati dal declassamento dei titoli greci da parte delle agenzie di rating europee ed americane (le stesse che, solo qualche mese fa, giudicavano ottimamente gli swaps ed i mutui subprime, e che continuano ad essere ascoltate con attenzione e rispetto dai mercati che hanno contribuito a defraudare e truffare).


La Grecia, come dicevamo, è in una situazione estremamente precaria che ha portato lo stesso Papandreu a paventare rischi per la sovranità nazionale dello Stato greco. E se solo nei primi giorni di dicembre Giorgio Papaconstantinu, Ministro delle Finanze, affermava che la Grecia avrebbe risolto i suoi problemi da sola, senza pesare eccessivamente sulle spalle dell’Europa, mancano solo poche ore agli incontri che la Grecia da una parte e l’Europa dall’altra terranno per attuare quello che viene definito un piano di risanamento. Ma come intendono i piani di risanamento i maghi della finanza lo abbiamo capito, purtroppo a nostre spese, e lo hanno capito soprattutto in Africa e in America Latina: tagli alle pensioni, tagli alla scuola, tagli allo stato sociale, privatizzazione di tutti i settori vitali dello Stato, apertura al libero mercato totale, liberalizzazione dei capitali. Con gravi ripercussioni sulla società, a rischio guerra civile.


Che cosa c’entra tutto ciò con quanto mi ha raccontato Dimitri? Che i governanti europei non hanno ancora capito una cosa: soprattutto in tempi di vacche magre per l’Europa, quando le aziende sono incapaci di produrre e le famiglie di comprare, quando l’economia va a rilento, accettare passivamente una enorme massa di clandestini significa affondare definitivamente sotto tutti i punti di vista. In questo senso i dati della Grecia, come mi fa notare sempre il camerata Dimitri, sono allarmanti: su 10 milioni di abitanti circa, gli immigrati sono all’incirca tre milioni. E a rischio non sono solo gli equilibri sociali, ma anche quelli delle dinamiche produttive ed economiche: tre milioni di immigrati in più che per i lavoratori greci significano una concorrenza spietata. E anche per noi.


È così difficile capire che, se non c’è lavoro per 10 persone, è ancor meno probabile che ve ne sia per 50? E che quel poco lavoro che c’è sarà concesso agli immigrati, meno sindacalizzati e più malleabili alle esigenze padronali? Assolutamente no. Forse agiscono proprio spinti da questa consapevolezza: defraudando l’Europa delle sue ultime risorse spirituali e culturali i cittadini diventeranno una massa amorfa, manovrabile a piacimento dei grandi potentati politici ed economici.


Stanno forse facendo le prove generali con la Grecia, imponendo austere e rigorose misure di contenimento fiscale, a spese del tenore di vita della maggior parte della popolazione, per poter azzerare la sua sovranità e poter imporre anche lì il dogma fallimentare del libero mercato,. magari in un nuovo modello di ordine europeo o mondiale da esportare?


giovedì 7 gennaio 2010

Tesseramento MFL anno 2010

Alla c.a. dei camerati e loro sedi

Oggetto: Campagna tesseramenti anno 2010

Cari camerati,
il M.F.L. avvia anche per l’anno 2010 la campagna per il tesseramento. Come ogni anno la domanda più gettonata, che ci fanno amici e nemici, è sempre la stessa: perché aderire proprio al M.F.L.? Forse perché siamo l’unico Movimento che non si nasconde dietro alleanze nazionali, alternative sociali, destre più o meno sociali e radicali, ma abbiamo il coraggio di portare avanti un programma chiaramente e dichiaratamente Fascista (sovranità economica, militare e politica, socializzazione delle imprese, revisionismo storico sul Fascismo, lotta alle associazioni segrete e alla massoneria, alla mafia, alla tossicodipendenza, all’immigrazione clandestina che infesta le nostre strade, per dirne solo alcune)? Forse perché abbiamo, contrariamente agli altri, un nome e un simbolo Fascisti e non abbiamo paura di dichiararci tali? Forse perché, pur nel nostro piccolo, non abbiamo mai tradito il nostro elettorato e i nostri militanti cercando di sistemare qualcuno di noi su una comoda poltrona alla corte berlusconiana? Sono pochi spunti di riflessione, senza dubbio, ma importanti e significativi. Il resto, decidetelo voi. Se volete continuare a finanziare e sostenere partiti e movimenti che non esitano un solo attimo a rinnegare il Fascismo storico e i suoi alleati, trincerandosi dietro ridicoli scuse tipo “E’ uno stratagemma per arrivare al potere”, “In politica bisogna fare dei compromessi”, “Sono solo affermazioni dei capi che non riflettono quelle dei militanti”; se volete continuare a sostenere partiti come La Destra o Alleanza Nazionale, vere e proprie riserve inesauribili di filosionisti e massoni pronti all’abiura pur di ottenere un posto in Parlamento, allora non aderite al M.F.L. Ma se anche voi vi siete posti le stesse domande che vi ho fatto io poco sopra non potete dare una risposta diversa dalla mia: l’unica risposta al tradimento dell’ideale Fascista è il Movimento Fascismo e Libertà.

Qui di seguito gli importi per il tesseramento.


€ 40,00 per disoccupati, minorenni, studenti, pensionati (la quota comprende il tesseramento e l'abbonamento al mensile "Il Lavoro Fascista")
€ 20,00 per reduci della RSI (la quota comprende il tesseramento e l'abbonamento al mensile "Il Lavoro Fascista")
€ 50,00 per tutti coloro che non fanno parte delle categorie sopra indicate (la quota comprende il tesseramento e l'abbonamento al mensile "Il Lavoro Fascista")
€ 70,00 tesseramento simpatizzante, ossia colui che non intende partecipare in alcun modo all'attività politica del MFL.
MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA’ - FEDERAZIONE REGIONALE DELLA SARDEGNA

Per versare la quota annuale potete contattare contattare il sottoscritto; oppure effettuare un versamento sulla postepay della Segreteria Nazionale ( il codice è il seguente : 4023 6005 7179 4975 ); oppure con il classico versamento su conto corrente postale n° 11477148 ( causale: “Tesseramento MFL anno 2009” ) con relativo importo, eseguito il quale dovrete inviare alla Segreteria Nazionale MFL, strada del Cavallero 4 - 14010 - San Paolo Solbrito (AT) per posta prioritaria, il modulo e copia della ricevuta di versamento.

Per ora è tutto. Rimango a disposizione per qualunque eventuale chiarimento.

Andrea Chessa - Vice Segretario Nazionale MFL
Indirizzo di posta elettronica:
sardegna@fascismoeliberta.info
Siti internet:
http://www.chessaandrea.blogspot.com/ ; http://www.fascismoeliberta.it/
Telefono: 348/4418898