lunedì 22 marzo 2010

A destra, e sempre più giù

Per quanto sia stomachevole, qualche piccolo accenno sulla politica italiana bisogna pur farlo, non solo per esigenze di aggiornamento di questo blog, che ultimamente è stato un poco trascurato.

Che dire? Il cosiddetto centro-destra tiene il banco della polemica politica di questi giorni, dando il peggio di se. Neanche i suoi peggiori detrattori avrebbero mai osato sperare tanto. Hanno cominciato con l’incredibile numero da circo di non riuscire a presentare le liste nel Lazio; eventualità che ci può stare se a presentare le liste è un Movimento piccolo come il nostro, che deve quotidianamente lottare contro le leggi liberticide di questo Stato antifascista, Digos, sbirraglia varia e manovalanza della mafia di regime, che siede in giacca, cravatta e cappuccio nelle commissioni elettorali. Queste ultime, sempre in odore di massoneria, se le inventano tutte, insieme a quell’altro covo di incappucciati e rossi che è la Magistratura, per impedirci di presentare un simbolo ed un nome che ha più di quaranta sentenze di assoluzione e di legittimazione che loro stessi hanno emesso. Ma se a fare la gaffe è il partito di maggioranza che governa il Paese, allora siamo veramente in pessime mani. E che non ci vengano a dire che a chi doveva presentare le liste hanno impedito di entrare; non insultino eccessivamente la nostra intelligenza. Chiunque abbia bazzicato un poco quel mondo sa bene come funziona. Innanzitutto presentare una lista è un’operazione stressante: i documenti si contano e si ricontano, tutto viene scrupolosamente controllato decine e decine di volte, anche da occhi diversi, prima che la lista venga sigillata. Almeno dovrebbe essere così: basta poco per l’annullamento o la ricusazione. Evidentemente nel PDL stavano facendo i soliti mangiucchi in classico stile “divisione di poltrone”: questo spostalo in quell’altra lista, qui togli quello e mettici quest’altro, quest’altro a sua volta piazzalo qui, e così via. Tanto nelle commissioni che vagliano c’è sempre una salvifica divisione bipartisan. Stavolta, qualcosa non deve avere funzionato.

E già questo basterebbe per accreditarsi come degli incompetenti, senza se e senza ma. Ma a destra riescono a fare di peggio: strepitano e si strappano i capelli, e poi corrono a fare una legge ad hoc (l’ennesima vergogna) per prorogare la data ultima di presentazione delle liste. È un po’ come se, durante una partita, si allungasse l’area di rigore fino a centrocampo per consentire di vincere alla squadra avversaria con una valanga di rigori. Ma neanche questo funziona: la legge è anticostituzionale.

Allora si incazzano e scendono in piazza, a Roma. Grandi preparativi, pure dalla Sardegna partono le corriere azzurre. Tutti i convocabili sono stati convocati, pur di fare numero. Verdini, che non conosce il senso del ridicolo, spara dal microfono che sono un milione. Povero Verdini: pensa ancora che sia concesso sparare boiate clamorose, come se non esistessero né internet né le calcolatrici. Basta una foto della piazza, e un rapido calcolo che tenga conto di una stima di 4/5 persone al massimo per metro quadrato (circostanza delle grandi occasioni) e non si arriva neanche ad un quarto di quella cifra. Infatti la Questura di Roma boccia impietosamente queste stime (per eccesso) degli azzurri. Anche Berlusconi, che di faccia di bronzo ne ha da vendere, si limita a dire che “Ogni parte politica da i numeri che preferisce”, evitando intelligentemente di entrare nella questione. Ma la manovalanza berlusconiana si indigna: Verdini e Cicchetto dicono: si, eravamo davvero un milione. E anche dalla Questura si indignano: sembrano le eterne battaglia a colpi di numero tra questure e centri sociali, anch’essi avvezzi alle esagerazioni.

Nella percezione comune, l’area politica della destra è sempre stata identificata con ordine, disciplina, rispetto delle regole. Invece Berlusconi ed i suoi accoliti hanno dimostrato che se c’è una parte politica disposta a stravolgere lo Stato e le sue regole per convenienza, quella è proprio la destra.

venerdì 19 marzo 2010

Indagate le Banche che truffarono Milano

Una importante notizia sembra non meritare alcun approfondimento da parte dei grandi quotidiani nazionali. La Procura della Repubblica ha deciso di procedere legalmente contro Morgan Chase, UBS, DPFA e Deutsche Bank. L’accusa? Truffa nei confronti del Comune di Milano, che a suo tempo sottoscrisse quasi 700 milioni di euro in derivati, i famigerati swap di cui abbiamo a suo tempo parlato qui http://chessaandrea.blogspot.com/2007/12/swap-derivati-e-i-voli-poco-pindarici.html.

La truffa è quella tipica degli swap: un’obbligazione che l’utente sottoscrive per difendersi dal rischio dell’enorme fluttuazione dei mercati finanziari diventa essa stessa la ragione della catastrofe, che indebita l’avventato contraente fino a strangolarlo.

Se le Banche che hanno truffato il Comune di Milano – ma non sarebbe male sapere se anche all’interno del Comune ci fossero delle persone compiacenti – venissero condannate, ciò sarebbe importantissimo: la pronuncia di un alto organo dello Stato che dichiara che determinati strumenti finanziari sono, per loro stessa natura, truffaldini.

Potrebbe significare un’altra crepa nei confronti della dittatura dei banchieri.

sabato 13 marzo 2010

L'Europa (forse) ritrova un po' di coraggio

Dalla Commissione Europea, una volta tanto, arriva una bella notizia: è stato approvato, con una buona maggioranza, il rapporto Goldstone che certifica inequivocabilmente come Israele si sia macchiata di crimini contro l’umanità contro la popolazione di Gaza, in particolare nell’ultima carneficina tristemente ricordata come “Piombo Fuso”.


Per la lobby è una delusione cocente. Ben inserita nelle diplomazie europee, con i suoi uffici di rappresentanza in giro per l’Europa, con un potere di intimidazione a dir poco spropositato, si era mobilitata in tutti i modi
, non ultimo il mandare lettere di minaccia – con un linguaggio tipicamente allusivo e mafioso – a vari parlamentari europei. Le obiezioni sono sempre le solite: Israele ha il diritto di difendersi, non si tratta con i terroristi, qualunque accusa contro Israele è viziata in origine dall’antisemitismo.


Nei giorni precedenti al voto, che si è concluso con 335 si e 287 no, frequenti sono state le visite fatte dai membri della lobby ai parlamentari più esitanti, che sono stati anche bombardati di e-mails, lettere e telefonate. Per questi motivi, e altro ancora, la lobby pensava di avere la vittoria in tasca. Invece, clamorosamente, ha perso: la risoluzione del Parlamento Europeo chiede “l’attuazione delle raccomandazioni e l’individuazione delle responsabilità di tutte le violazioni del diritto internazionale, inclusi i presunti crimini di guerra”.


L’Europa, dopo tanto tempo, forse ha ritrovato un po’ di coraggio.

venerdì 12 marzo 2010

Da Israele un altro ceffone agli Stati Uniti

Lo Stato pirata di Israele ha annunciato ufficialmente la costruzione di 1600 nuove abitazioni a Gerusalemme Est, area che la comunità internazionale ha riconosciuto come appartenente agli arabi, proprio in quanto questi ultimi costituiscono la maggioranza.

Nessuno schiaffo morale, nessuna azione poteva essere più umiliante per la superpotenza americana, che ha provato ad emettere qualche debole miagolio contro lo Stato ebraico ed è stata prontamente zittita. E non con qualche dichiarazione, ma con i fatti. Proseguendo una azione che la comunità internazionale ha condannato in diverse occasioni. Non potevano essere più chiari nel voler mettere in tutti i modi il bastone tra le ruote al processo di pace, che Joe Biden, per conto degli USA, sta cercando debolmente di riavviare.


Al fine di dimostrare più chiaramente quali sono le loro intenzioni, qualche giorno fa un raid israeliano ha colpito alcune case della Striscia di Gaza, uccidendo diversi civili.


La volontà israeliana è chiarissima: sabotare in tutti i modi il processo di pace onde realizzare la totale espulsione o soppressione dei palestinesi. Israele non indietreggerà mai da questa posizione. Vale, per questo Stato canaglia, quello che spesso abbiamo sentito dire per altri Stati non allineati (Iran, Venezuela, Cuba): sono degli estremisti, con loro non si può trattare. Una frase simile si adatta perfettamente ad Israele. Israele non vuole la pace; Israele non vuole trattare. Perché già sedersi al tavolo dei negoziati significa riconoscere l’altro, concedere all’avversario una qualche legittimità burocratica e giuridica. Ma quale legittimità abbiano i palestinesi, per il povero popolo oppresso e perseguitato, l’abbiamo già visto tante volte.


Attualmente uscire da questa situazione di stallo è estremamente difficile. Dall’opinione pubblica europea e dai mass media occidentali, l’abbiamo ampiamente sperimentato, non potrà venire alcuna forma di critica allo Stato pirata. Chi svolge la propria funzione di informazione con uno spirito critico è fortemente intimidito, e svolge la propria attività costantemente sotto pressione da una potentissima lobby, quella sionista, che non ha remore a muovere guerra a chiunque critichi, anche implicitamente, la politica genocida dello Stato israeliano; la costante è l’accusa di antisemitismo, buona per tutte le stagioni e in tutte le salse. Lo stesso dicasi per le burocrazie e per i governi occidentali: finché i vari Berlusconi, Fini, Frattini continueranno a genuflettersi acriticamente davanti ad Israele, senza mai avere il coraggio di prendere apertamente posizione contro le sue azioni criminali, lo Stato pirata difficilmente cambierà la propria posizione. L’unica speranza potrebbe venire dall’America: perché sono gli americani che ogni anno sommergono Israele di miliardi di dollari, che lo Stato canaglia spesso re-investe in armamento militare con il quale spaventa i vicini e uccide i palestinesi. Basterebbe minacciare di chiudere il rubinetto per raffreddare i bollenti spiriti sionisti. Ma anche lì la lobby vede e provvede: l’impotenza di Obama è stata palese fin dai primi mesi del suo insediamento. Ora è talmente evidente che anche diversi democratici gli chiedono maggior coraggio. Il che è tutto dire…


lunedì 8 marzo 2010

Brandi si fa la domanda, ma non si dà la risposta

Dalle pagine del Sardegna di oggi, Toni Brandi, Presidente del Laogai Research Foundation Italia, si pone – e pone ai suoi lettori – una domanda interessante.

Ricordando il massacro di Katyn, in cui più di ventimila persone furono massacrate dai comunisti russi per far ricadere poi la colpa sui “feroci nazisti”, Brandi si chiede: se viviamo in un sistema politico libero e democratico perché i crimini comunisti sono sempre stati nascosti all’opinione pubblica? Bella domanda. Ma Brandi si dimentica di dare una risposta. Che è abbastanza semplice: perché non viviamo in un sistema libero e democratico.


Fino a qualche anno fa chiunque denunciasse i crimini dei comunisti era considerato un pericoloso sovversivo da eliminare dal consesso umano, un Fascista, un razzista. Intere generazioni di scrittori e studiosi coraggiosi, primo fra tutti il fondatore di Fascismo e Libertà, Giorgio Pisanò, hanno subito delle vere e proprie damnatio memoriae per aver detto ciò che tutti sapevano, ma che hanno abilmente fatto finta di non sapere. Oggi tanti scrittori che all’epoca facevano finta di non vedere, l’esempio più illustre è “Pansa”, scopiazzano ciò che dissero i Romualdi e i Pisanò già decenni fa. Ovvio, ora i tempi sono mutati, ma neanche tanto. Per fare un esempio più personale, che qualcuno dei miei compagni di classe (tra i quali uno, trasferitosi all’estero e che ora fa finta di non conoscermi: i tempi non sono maturi per mantenere l’amicizia con un Fascista, e gli Uomini scarseggiano) ricorderà sicuramente lo stupore generale quando parlavo di foibe. Chessa vaneggia, dice boiate, si inventa avvenimenti storici tanto per screditare l’avversario politico; il mio docente, rigorosamente comunista, si univa al coretto con le sue pubbliche sfuriate (anche se, in fondo, è stato uno dei pochi docenti che mi abbia voluto bene in quel covo rosso). Ora che per le foibe c’è pure una giornata dedicata, sarebbe bello chiedere ai miei compagnetti che cosa ne pensino oggi di ciò che dicevo quando avevo sedici/diciassette anni. Al mio professore non chiederei nulla: lui faceva politica in vecchio stile comunista, sapeva che era tutto vero ma mica poteva capitolare davanti al Fascista!


Oggi tutti si scoprono anti-comunisti. Dieci o venti anni fa erano in piazza, a cantare che “Uccidere un Fascista non è reato”. Ed applaudirono, dai banchi del Comune di Milano, la morte di Sergio Ramelli, non appena la notizia si diffuse tra i banchi. Ora fanno tutti le cassandre, mentre fino a poco fa scandivano gli slogans dei carnefici. Nel frattempo, chi è stato coerente, e magari ci aveva visto giusto, ieri era considerato un coglione (e un Fascista), oggi viene semplicemente dimenticato.


E la lobby che ieri era comunista, e che oggi si riscopre liberale e democratica, applica lo stesso identico metodo con l’olocausto. Tra cinquanta anni – forse anche prima – ci verranno a dire che era una balla; ma nel frattempo quanta gente avranno inquisito, arrestato, segregato, ucciso, diffamato, perseguitato?


In questo Paese, dove tutti saltano sul carro del vincitore, non importa chi sia, mai aver ragione prima dell’opinione pubblica politicamente corretta. Prima ti rovinano, e poi ti dimenticano.

sabato 6 marzo 2010

MFL alle elezioni amministrative 2010

Ed eccomi qua a parlare delle prossime elezioni e delle solite peripezie sopportate per garantire al MFL una presenza che certamente provocherà il mal di pancia a qualche fallito d’area, in particolar modo a quanti passano il loro tempo non a fare politica, ma a ficcare il naso nei nostri affari, pontificando sulla grossezza dei Comuni ove il MFL presenta liste, pur senza essere capaci di fare altrettanto. Ci siamo e ci saremo, con buona pace di quelli che da anni sperano nei nostri fallimenti e fanno il tifo per uno schifoso regime partigiano – mafioso, che tenta sempre ogni porcheria per eliminare gli unici veri Fascisti rimasti sulla scena politica italiana; ci sarà il sottoscritto, candidato alle Regionali piemontesi come indipendente nella lista “Alleanza per Torino – Nuova Libertà”, che sarà presente in tutta la provincia di Torino, ma ci sarà anche il MFL, grazie alle cinque liste nei giorni scorsi ed alle due che verranno presentate in provincia di Palermo, ove si vota il 30 e 31 maggio prossimi.

Parlando della mia candidatura da indipendente, da mesi il presidente del movimento “Nuova libertà”, cioè l’ingegner Nicola Cassano, che fu mio avversario alle elezioni comunali di Torino del 2006, mi aveva proposto di candidarmi nella sua lista, stante l’impossibilità per un movimento come il nostro di organizzarsi autonomamente per partecipare ad una elezione regionale di una Regione come il Piemonte, con circa 4 milioni e mezzo di abitanti e ben 8 province, che richiede migliaia e migliaia di firme da raccogliere… Per non parlare dei comportamenti da mafiosi messi in pratica dalle istituzioni per eliminare le nostre liste dal gioco, come avvenuto lo scorso anno alle elezioni provinciali di Torino. In un primo momento avevo detto no alla candidatura, perché pareva che la lista espressa dal movimento “Nuova Libertà” intendesse apparentarsi con il PDL… Non essendo il sottoscritto un saltimbanco della politica come i segretari dei vari MSFT, FN, La Destra e ciarpame vario, né una starlette fallita priva di ideali come la Alessandra Floriani e la sua omologa Santanchè, non avrei mai potuto candidarmi con qualcuno che sostiene il Polo giudeo – massonico capitanato da Fini e Berlusconi… Ma quando mi è stato comunicato che la lista “Alleanza per Torino – Nuova Libertà” si era invece aggregata al cosiddetto “Terzo Polo” capitanato da Rabellino, leader di “No Euro”, ho sciolto la riserva ed ho accettato questa candidatura, sia per dare una mano all’amico Cassano, benché condivida soltanto il 70 – 80% del programma del suo movimento, sia per dare ai residenti di Torino e provincia l’opportunità di votare per un Fascista vero, ovvero per uno che da sempre si dichiara tale ovunque e comunque, senza saltellare da una coalizione all’altra e soprattutto senza nascondersi dietro a definizioni ridicole. Certo, devo dire di avere appreso con un certo rammarico, all’atto della presentazione delle liste, che anche FT e FN appoggiano la stessa coalizione di Rabellino, ma sono cose che possono capitare quando si ha a che fare con personaggi che girano come trottole fra una coalizione e l’altra… Una volta da soli, una volta in coalizione con la Floriani e Tilgher, una volta con il PDL, una volta con altre minuscole realtà di quella che qualcuno si ostina a chiamare “area”, abbiamo visto “lorsignori” presenti dappertutto… Chissà che non capiti di vederli, un giorno, alleati della sinistra!

Fortunatamente almeno al 50% le cose sono andate bene, in quanto la lista della FT è stata poi esclusa dalla competizione per mancanza di firme… E questo mi dà l’opportunità di ricambiare la cortesia che questi traditori ci fecero nel 2006, dopo la prima ricusazione (poi rientrata) della lista MFL presentata a Torino… Allora sui forum di FT si festeggiava la nostra esclusione; oggi festeggio io la sparizione di questa inutile sigla che raccoglie solo più poveracci di destra venduti al duo Berlusconi – Fini e nessun Fascista.

Circa FN, inutile parlare di Fascismo con personaggi che pubblicamente hanno più volte smentito di credere in questa ideologia… Loro sono cattolici e seguono le direttive del Papa… Ovvero, uno dei tanti gruppetti di “Papa Boys” che seguono una Chiesa asservita al giudaismo e che giudica il nazifascismo come “male assoluto”.

Di certo non ho alcuna possibilità di essere eletto in Regione, ma nella mia campagna elettorale personale non mancherò di sottolineare la mia fede nel Fascismo e nel Nazionalsocialismo; lascio ad altri e ad altre sigle “l’onore” di svendere gli ideali per avere una decina di voti in più!

Ma veniamo alle elezioni comunali, ove la presenza del MFL sarà completa, ovvero con liste proprie; siamo riusciti a presentare liste in 4 comuni della provincia di Torino: Isolabella, Osasio, Parella e Baldissero Canavese; per quanto riguarda i primi due si tratta di un ritorno, mentre gli altri ci vedono in lizza per la prima volta. E ritorniamo a candidarci anche a Montenero Val Cocchiera (IS), dove il nostro Consigliere uscente Marco De Simone si ripresenta al giudizio dei cittadini che ha contribuito ad amministrare per 5 anni.

Tolto il caso di De Simone, la cui lista è stata subito accettata senza problemi di simbolo (Fascio Repubblicano con sigla tricolore “MFL”), per boicottare le 4 liste torinesi è stato fatto di tutto!

Iniziava la commissione elettorale di Moncalieri, competente per il comune di Isolabella, che mi intimava di recarmi là per una “comunicazione”… Spiegavo che non mi pareva il caso di fare 35 + 35 Km per una comunicazione generica, dato che da tempo hanno inventato i telefoni, i fax e le E-mail; inoltre, avevo indicato sul modulo di presentazione con molta chiarezza il mio numero di fax, indi le comunicazioni andavano inviate là! Poco dopo, dimostrando tutto lo squallore di questi grigi burocrati antifascisti, quelli della commissione elettorale di Cuorgnè, competente per il Comune di Baldissero Canavese, comunicavano telefonicamente al Camerata Paolo Sola che il logo consegnato non era del diametro di 10 cm, ma solo di 9,6 cm, indi occorreva portarne una copia più grossa di 4 millimetri! Ovviamente consigliavo al Camerata Sola di mandarli a quel paese, dato che nessuno era mai arrivato a contare i millimetri mancanti nel simbolo e che certamente il problema sarebbe stato risolto dalla tipografia in sede di stampa… Ed è stata una fortuna, perché dopo circa un’ora la stessa commissione richiamava dicendo che il logo violava la XII Disposizione Transitoria della Costituzione!

Chissà se se ne sono accorti così tardi perché troppo presi a misurare il diametro del cerchio che conteneva il logo, oppure perché i primi “pizzini” prefettizi erano arrivati in ritardo! Comunque, benché in ritardo, i “pizzini” mafiosi avevano finalmente il loro effetto: tutte e 4 le commissioni si accordavano (2 addirittura compilavano un verbale del tutto identico!) per ricusare il simbolo del Fascio associato alla sigla “MFL”… Simbolo che, lo scorso anno, venne bocciato alle provinciali, ma approvato per le elezioni del Comune di Brozolo, che sempre in provincia di Torino è!

Parlando al telefono con i segretari di alcune commissioni, venivamo a sapere che questa volta la cosa che terrorizzava il regime era la lettera “F” presente nella sigla MFL… Essa, se associata al Fascio, potrebbe richiamare alla mente il Fascismo… Il Fascio da solo, invece, no!

E meno male che qualcuno ci deride considerandoci quattro pezzenti senza seguito e senza speranze! Se riusciamo a mettere paura al regime con così poco, chissà cosa farebbero se fossimo un partito di massa!

Comunque, per verificare la bontà delle cose riferiteci dalle commissioni, ho deciso di cancellare del tutto la sigla MFL dai loghi, consegnando il solo Fascio Repubblicano rosso… Non prima di avere verificato un’ulteriore “perla” di questo Stato da operetta: le commissioni di Ivrea e Cuorgnè accettano di ricevere il logo sostitutivo via mail, mentre le commissioni di Moncalieri e Pinerolo sostengono che gli invii tramite mail e fax sono vietati dal Consiglio di Stato! Comune che vai, Legge che trovi!

In verità temevo una nuova trappola del tipo di quella ordita dai magistrati della Corte d’Appello di Torino, i quali prima ci invitarono a ripresentare il Fascio sottolineando la sua liceità, salvo poi, in seconda battuta respingerlo in quanto loro intendevano “un altro” Fascio… Quale dobbiamo scoprirlo ancora oggi!

Fortunatamente le quattro commissioni sopra menzionate non facevano ulteriori scherzi (magari se ne riserveranno qualcuno per i prossimi anni!) e riammettevano le nostre liste con il logo privo di sigla; ovviamente, giusto per non smentirsi, omettevano di comunicarci alcunché, costringendoci così a contattare direttamente i comuni per sapere se eravamo presenti al sorteggio dei numeri di lista e quale numero avevamo ottenuto.

Restiamo così in pista, giova ripeterlo, nei comuni di Montenero Val Cocchiera (IS), con candidato Sindaco il Camerata Marco De Simone, e nei quattro comuni torinesi di Isolabella (candidato Sindaco Carlo Gariglio), Parella (candidato Sindaco Fabio Toma), Osasio (candidato Sindaco Stefano Caramello) e Baldissero Canavese (candidato Sindaco Paolo Sola). Dato il clima non è tanto ma non è neppure poco, specie se consideriamo le altre due liste che saranno presentate nel palermitano. Speranze di essere eletti ce ne sono poche, anche perché tutti i comuni che ci vedono in lizza sono molto ben forniti di liste concorrenti, specie quelli ove avevamo già consiglieri uscenti (Osasio e Montenero Val Cocchiera); i prodi antifascisti agiscono anche così, cioè moltiplicando le liste concorrenti nella speranza di annullare la nostra presenza istituzionale… Ma noi, come ai bei tempi, “ce ne freghiamo” e andiamo avanti per la nostra strada, rispondendo sempre e soltanto alla nostra coscienza.

Terrò informati i Camerati (ed i falliti invidiosi della cosiddetta “area”) a proposito della campagna elettorale e dei risultati che conseguiremo, fermo restando che nulla ci attendiamo e che il vero successo consiste nel continuare ad esistere, alla faccia del regime e dell’area che ci vorrebbero fare sparire nel nulla.

Carlo Gariglio

venerdì 5 marzo 2010

Kramer incita allo sterminio dei palestinesi


Martin Kramer è un influente membro dell’Università di Harvard, uno studioso apprezzato i cui interventi trovano sempre spazio sui media ufficiali e del web.

Appassionato sostenitore della causa israeliana, proprio in un recente viaggio nell’autodefinitosi Stato ebraico, ha esplicitamente espresso la propria preoccupazione per l’eccessiva prolificità dei palestinesi. E, ha aggiunto, sarà bene che Israele in primis, e la comunità internazionale poi, intervengano con adeguate misure per limitare le nascite degli arabi.

Per Kramer l’ostilità palestinese, che viene ipocritamente definita “terrorismo” da politici e pennivendoli conniventi, non è dovuta al fatto che la popolazione di Gaza è rinchiusa all’interno di un pezzetto di terra, oggetto di trattamenti inumani che sono stati condannati tantissime volte da organismi delle Nazioni Unite, vittima continua di bombardamenti che colpiscono deliberatamente la popolazione civile. Il fatto vero, ci dice l’illustre studioso, è che i palestinesi figliano troppo, mettono al mondo giovani che non ci fanno nulla (è Kramer ed i sionisti che decidono chi e come deve stare al mondo, ovviamente) su questa Terra, che non ha abbastanza risorse per tutti, e quindi si incazzano e vanno in giro a mettere le bombe.

Tali idee, se così si possono chiamare, non riprendono solo le secolari teoria maltusiane (ampiamente smentite e confutate) che la massoneria internazionale attua con scrupolosa meticolosità, ma fanno il verso anche alle preoccupazioni israeliane, dovute al fatto che la natalità dei palestinesi è di molto superiore a quella del popolo eletto, e quindi in un non molto lontano futuro gli ebrei potrebbero trovarsi in minoranza all’interno del loro stesso Stato. Urge, pertanto, quella che un viscido Olmert aveva definito, sghignazzando, la “cura dimagrante” da somministrare alla popolazione di Gaza.

Siamo alla definizione di incitamento al genocidio, così come stabilita dai vincitori di Norimberga, che pretesero di basare le loro accuse alla Germania Nazionalsocialista non sulla base della legislazione all’epoca vigente, ma su un nuovo impianto legislativo retroattivo: un abominio della tradizione giuridica occidentale. Ma, evidentemente, Norimberga si applica per i nemici e si interpreta per gli amici.

Ora, per capire la situazione, dovete fare sempre lo stesso giochetto. Immaginate che, in qualunque Paese, meglio se è uno di quelli sotto ricatto da parte degli USA e dei loro lacché, qualcuno in una conferenza esprima la teoria che alcune popolazioni sono più inutili delle altre, e che vadano quindi “ristrette” un poco. Immaginate anche che tali gruppi appartengano a quelle categorie che per definizione godono dello status di “specie protetta”, come avviene, tanto per fare un esempio, per i “funzionari” della innominabile lobby che ancora oggi siamo costretti a subirci ogni anno alla TV, piagnucolanti e pronti a puntare il loro ditino contro di noi per farci sentire mai abbastanza colpevoli e mortificati per avvenimenti storici sui quali hanno impresso con violenza il loro marchio di interpretazione. Sapete bene che cosa succederebbe, lo scenario si è ripetuto tante volte con Ahmadinejad, accusato (falsamente) di voler cancellare Israele dalle mappe geografiche: petizioni all’ONU con annesse e connesse faccine stupefatte dei nostri ministri (ce n’è uno, in particolare, che si prodiga in modo particolare per la innominabile lobby), proposte di sanzioni (le famose cure dimagranti) e, perché no, di bombardamenti su larga scala.

La cosa che stupisce il sottoscritto, comunque, non è tanto il fatto che un Kramer qualsiasi possa incitare allo sterminio dei palestinesi. Sappiamo bene che nei programmi di una certa elite incappucciata c’è in programma lo sfoltimento della popolazione mondiale, come sappiamo altrettanto bene che una parte di quella stessa elite incappucciata vi includerebbe i palestinesi di Gaza. Non stupisce neanche l’ipocrisia dei nostri governi. Stupisce, profondamente, che una questione del genere rimanga nel più assoluto anonimato. Stupisce che nessun politico si indigni per Kramer come si è indignato, a suo tempo, per le false accuse mosse contro il Presidente dell’Iran. Stupisce, in sostanza, che l’opinione pubblica non abbia gli anticorpi per reagire a questa brutalità e violenza. È un altro sintomo del nostro regresso come civiltà, quella stessa civiltà che pretendiamo di esportare all’estero a suon di bombe e massacri.