giovedì 31 gennaio 2008

Arresto per il professor Faurisson

In questo periodo, proprio nei giorni in cui il regime cerca di propagandare le sue false verità e mettere a tacere gli storici che intendono la Storia come ricerca della verità, e non come devozione al potere politico, ci sembra doveroso, nel nostro piccolo, dare questa notizia. Tra forse decenni - quando si sgretolerà il muro di menzogna dei vincitori e dei loro lacchè - i posteri allibiranno per la nostra cecità e il nostro vile servilismo.
24 gennaio 2008: per il Professor Faurisson, arresto e perquisizione
Professore a riposo, Robert Faurisson abita a Vichy, nel centro della Francia. Il 24 gennaio 2008, alle 9 del mattino, è stato convocato al locale commissariato di polizia. Giunto sul posto, si è visto notificare da tre ufficiali della Police Judiciaire (“OPJ”), venuti alla vigilia da Parigi, la propria messa in piantonamento a vista, mentre una perquisizione avrebbe avuto simultaneamente luogo nel suo domicilio. Nel dicembre del 2006, Jacques Chirac, allora presidente della Repubblica, aveva chiesto l’apertura di un’inchiesta giudiziaria relativa alla partecipazione di Faurisson alla conferenza di Teheran sull’Olocausto (11-12 dicembre 2006). Questa conferenza era aperta a tutti, ivi compresi i revisionisti. Suddito britannico, ancor prima d’essere un cittadino francese, è proprio in lingua inglese che il professore, specialista di “critica dei testi e dei documenti (letteratura, storia, mezzi di comunicazione)”, aveva brevemente esposto i risultati delle sue ricerche su “l’Olocausto”. La sua relazione aveva per titolo “The Victories of Revisionism”. Egli non faceva alcun mistero del fatto che, quanto più si sarebbe ampliato il terreno guadagnato dal revisionismo, specialmente tramite Internet, tanto maggiore sarebbe stata la repressione a cui verrebbero sottoposti i revisionisti; una repressione dapprima mediatica, poi poliziesca e giudiziaria. Il Ministro della Giustizia ha allora incaricato un procuratore di Parigi di svolgere l’inchiesta voluta da una persona che, soprannominata dalla televisione francese “Superbugiardo”, era ora ansiosa di correre in aiuto ad una “Superbugia” ormai pericolante. Il 16 aprile 2007, il tenente Séverine Besse e una collega erano state mandate a Vichy per interrogare il professore. Ma ad ogni domanda Faurisson ha rispondeva sempre ostinatamente con: “Nessuna risposta” e faceva inserire, nel verbale, la seguente dichiarazione: “Rifiuto di collaborare con la polizia e la giustizia francesi nella loro repressione del revisionismo storico.” Il 24 gennaio 2008, ovvero nove mesi più tardi, la polizia del pensiero recidiva. Nel frattempo, il Ministero ha nominato un giudice istruttore, Marc Sommerer. Quest’ultimo invia da Parigi a Vichy la stessa Séverine Besse, accompagnata, stavolta, da due “OPJ”. Costei annuncia al professore che è, da quell’istante, in stato di arresto e che dopo l’interrogatorio in una stanza del commissariato di polizia il suo domicilio sarà perquisito. Seguono una perquisizione corporea, la confisca del portafoglio, del porta monete, della penna stilografica, dell’orologio e… della cintura (malgrado sia pari a zero il rischio di vedere, in quell’ufficio statale, un uomo di quasi 79 anni impiccarsi alla presenza di tre poliziotti). Infatti, si tratta probabilmente di una mossa dei suoi inquisitori per intimidire questo recalcitrante notorio, di cui, peraltro, la polizia sa che, per gravi ragioni d’ordine medico, alla moglie è costantemente necessaria la sollecita presenza. Ora, con l’ostinazione propria ad un figlio di una Scozzese, ad ogni domanda rivoltagli, Faurisson insiste nel ribattere con: “Nessuna risposta”. Egli reitera il proprio rifiuto a collaborare con la polizia e con la giustizia contro il revisionismo. Lo si è poi informato d’essere stato fatto segno non di una, ma di ben tre denunce penali, che hanno dato luogo all’istituzione, da parte del giudice istruttore Sommerer, di altrettante commissioni rogatorie. Le due prime denunce lo colpivano nominalmente per la sua partecipazione alla conferenza di Teheran. Una, proveniente dal Procuratore della repubblica nonché da una serie di pie associazioni, lo accusa di “contestazione di crimini contro l’umanità” (legge Fabius-Gayssot del 1990), l’altra, lanciatagli contro dalla LICRA (Ligue internationale contre le racisme et l’antisémitisme), lo accusa di “diffamazione”. La terza querela, contorta e strampalata, viene sporta “contro X” dal quotidiano Libération per “contraffazione” di uno dei propri articoli nella rivista Dubitando, in cui sono apparsi, a detta dei poliziotti, venti testi scritti dal professore. Faurisson viene allora condotto a casa sua. I tre “OPJ” e una poliziotta di Vichy eseguono la perquisizione, ma non trovano un fico secco. Non scoprono né il computer tanto agognato, né, fra una montagna di documenti, le carte sperate. Per finire, verso le ore 15, prendendo accuratamente nota dei nomi e dei cognomi dei tre “OPJ”, il professore dichiara loro, come già ha avuto l’occasione di farlo dinanzi ai giudici: “Può darsi che voi non passerete alla storia se non per il fatto che io vi avrò nominato, e per la maniera in cui l’avrò fatto”. Il giorno dopo questo fermo di polizia di 6 ore, ovvero il 25 gennaio, il professore festeggerà il suo 79° compleanno, non senza rivolgere un pensiero a quelli fra i suoi amici revisionisti che sono già in prigione o che rischiano di trovarcisi fra breve. Egli avrà un pensiero particolare per l’eroico Vincent Reynouard, oggi padre di sette bambini. Sono ormai dieci anni da che quest’ultimo, un insegnante di matematica adorato dai suoi allievi, è stato cacciato dalla scuola statale francese per delitto di revisionismo; attualmente, le sue condizioni di vita sono più che mai precarie, ma ciononostante egli moltiplica le inchieste e le pubblicazioni revisioniste, ed affronta di persona i tribunali, i cui giudici, constatandone la determinazione, gli negano il diritto a presentare la propria difesa sull’argomento storico come lo comprende lui, e lo condannano con ancor maggiore severità. La prigione lo attende. Faurisson ricorderà i suoi confratelli imprigionati sia in Austria che in Germania, si tratti ad esempio di Ernst Zündel, di Germar Rudolf, di Wolfgang Fröhlich, di Gerd Honsik, o, ancora, di Sylvia Stolz, la “Giovanna d’Arco tedesca” [ o di Norman Finkelstein ]. Da ormai più di sessant’anni, lunga è la lista dei revisionisti che hanno pagato con la propria tranquillità, con la salute, con la libertà, e, talvolta, con la vita, il loro attaccamento alla libertà di pensiero, alla libertà di ricerca (che nel campo della storia non dovrebbe vedersi imporre alcun limite) e, infine, alla libertà d’espressione.

martedì 29 gennaio 2008

66 domande e risposte sull'Olocausto

66 DOMANDE E RISPOSTE SULL'OLOCAUSTO

pubblicate dall'Istituto di Ricerche Storiche 1822 ½ Newport Blvd. - suite 191 - COSTA MESA - California 92627 - USA

1) Quali prove abbiamo che i nazisti hanno praticato il genocidio o che hanno deliberatamente sterminato 6 milioni di ebrei?
Nessuna. Le uniche prove sono le testimonianze di singoli "sopravvissuti". Queste testimonianze sono estremamente contraddittorie e nessun "sopravvissuto" afferma di essere stato testimone di una gasazione. Non ci sono prove concrete di nessun tipo: nessun mucchio di ceneri, né forni crematori in grado di eseguire il lavoro richiesto, né mucchi di vestiti, né sapone fatto con grasso umano, né paralumi in pelle umana, né dati precisi, né statistiche demografiche.
2) Abbiamo prove che dimostrino che 6 milioni di ebrei NON sono stati sterminati dai nazisti?
Disponiamo di numerose prove - di natura giudiziaria, analitica e comparativa - che dimostrano quanto tale cifra sia assurda. Si tratta di una esagerazione di forse il 1000%.
3) Il famoso "cacciatore di nazisti" Simon Wiesenthal ha scritto che "sul suolo tedesco non ci sono stati campi di sterminio"?Sì, nel mensile intitolato "Books & Bookmen" (Libri e amatori di libri) dell'aprile 1975. Ivi dichiara che le gasazioni degli ebrei hanno avuto luogo in Polonia.
4) Dato che Dachau si trova in Germania e che Simon Wiesenthal ha detto che non era un campo di sterminio, perché migliaia di ex soldati dell'esercito americano hanno dichiarato che lo era?
Perché a migliaia di soldati americani, condotti a Dachau.dopo che gli "alleati" ebbero liberato il campo, furono mostrate delle costruzioni che, fu detto loro, erano camere a gas; inoltre i mass-media hanno diffuso la falsa notizia che Dachau era un campo in cui la gente veniva "gasata".
5) Auschwitz è in Polonia e non in Germania.Ci sono prove dell'esistenza di camere a gas destinate allo sterminio di esseri umani ad Auschwitz?
No. E' stata offerta una ricompensa di 50.000 dollari a chi avesse portato una prova del genere; il denaro era tenuto in custodia da una banca, ma nessuno si è presentato con prove concrete.Occupato dai Sovietici, Auschwitz è stato considerevolmente modificato dopo la Guerra e gli obitori sono stati ricostruiti in modo da assomigliare a grandi "camere a gas". Attualmente Auschwitz rappresenta una grande attrazione turistica per il governo polacco.
6 ) Se Auschwitz non era un "campo di sterminio", qual era allora il suo vero scopo?
Era un vasto complesso industriale.Vi si fabbricava del caucciù sintetico ("Buna") e gli internati erano utilizzati come manodopera. Il processo di fabbricazione della Buna era adoperato anche negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale.
7) Chi istituì i primi campi di concentramento? E dove e quando furono impiegati per la prima volta?

Probabilmente, i primi campi di concentramento apparvero nel mondo occidentale negli Stati Uniti, durante la Guerra di indipendenza nord-americana. Gli inglesi internarono migliaia di nord-americani, parecchi dei quali morirono in seguito ad epidemie o sevizie. Il futuro presidente americano Andrew Jackson e suo fratello,che vi morì, furono tra questi sventurati. Alla fine dell'Ottocento, gli Inglesi installarono dei campi di concentramento in Sudafrica, per potervi detenere donne e bambini olandesi durante la conquista di quel territorio (Guerra contro i Boeri).Decine di migliaia di persone morirono negli infernali campi sudafricani, che furono ben peggiori di qualsiasi campo di concentramento tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale.
8) In che cosa si differenziano i campi di concentramento tedeschi e i campi di deportazione nord-americani in cui furono internati,durante la Seconda Guerra Mondiale,i tedeschi e i giapponesi residenti negli Stati Uniti?
A parte la diversa denominazione,l'unica differenza significativa è che i tedeschi internavano le persone che costituivano una minaccia - reale o presunta - alla sicurezza dello sforzo bellico della Germania,mentre gli americani internavano le persone basandosi unicamente sulla loro origine razziale.
9) Perché i tedeschi hanno internato gli ebrei nei campi di concentramento?

Perché ritenevano che gli ebrei rappresentassero una diretta minaccia alla sovranità e alla sopravvivenza della Germania e perché ebrei erano la maggior parte degli affiliati alle organizzazioni sovversive comuniste.Comunque, tutti quelli che erano considerati un rischio per la sicurezza dello Stato nazionalsocialista - quindi non solamente ebrei - rischiavano l'internamento.
10) Quale drastica misura aveva preso l'ebraismo internazionale nei confronti della Germania fin dal 1933?

Un boicottaggio internazionale di tutti i prodotti tedeschi.
11) E' vero che gli ambienti ebraici internazionali "dichiararono guerra alla Germania"?
Si. I giornali di quel periodo ostentavano titoli come " L'Ebraismo mondiale dichiara guerra alla Germania".
12) Questo accadde prima o dopo che incominciassero a circolare voci sui "campi della morte"?
Circa sei anni PRIMA. Gli ambienti ebraici mondiali dichiararono guerra alla Germania nel 1933.
13) Qual è la nazione che cominciò ad effettuare, durante la Seconda Guerra Mondiale, bombardamenti massicci sulla popolazione civile?
La Gran Bretagna,l'11 maggio 1940.
14) Quante camere a gas, per sterminare persone, esistevano ad Auschwitz?
Nessuna.
15) Quanti ebrei c'erano, prima della guerra, nei territori che poi furono occupati dai tedeschi?

Meno di 4 milioni.
16) Se gli ebrei europei non sono stati sterminati dai nazisti,che ne è stato di loro?

Dopo la guerra,gli ebrei europei si trovavano ancora in Europa - eccetto forse 300.000 di loro che erano morti in diversi modi durante la guerra - e quelli che erano emigrati in Israele (Palestina), negli Stati Uniti, in Argentina, in Canada etc.La maggior parte degli ebrei avevano lasciato l'Europa dopo e non durante la guerra. Ciò non impedisce che li si includa nel presunto "Olocausto".
17) Quanti ebrei si rifugiarono nelle regioni più interne dell'Unione Sovietica?
Più di 2 milioni. I tedeschi non poterono entrare in contatto con questa popolazione ebraica.
18) Quanti ebrei erano emigrati prima della guerra, sottraendosi in questo modo ai nazisti?

Più di un milione (senza contare quelli che vennero assorbiti dall'URSS).
19) Se Auschwitz non è stato un campo di sterminio,per quale ragione il suo comandante Rudolf Hoess (da non confondersi con Rudolf Hess, delfino di Hitler) ha detto che lo era?

Con Hoess furono utilizzati metodi molto persuasivi per costringerlo a "confessare", esattamente quello che i suoi carcerieri volevano ascoltare.
20) Esistono prove che gli americani, gli inglesi e i russi ricorressero alla tortura per estorcere delle "confessioni" ad alcuni ufficiali tedeschi?
Ci sono prove in abbondanza che la tortura è stata usata sia prima che durante il famoso "processo di Norimberga"- ma anche in seguito, durante i processi per "crimini di guerra".
21) In che modo la storia dell' "Olocausto" giova agli ebrei oggi?

Come gruppo sociale, li pone al riparto da ogni critica. Stabilisce un "legame comune" che torna utile ai suoi dirigenti. Si è dimostrato uno strumento estremamente efficace nelle campagne destinate a raccogliere fondi e a giustificare il sostegno accordato ad Israele: il che, in cifre, si traduce in 10 miliardi di dollari l'anno.
22) In che modo la storia dell'"Olocausto" giova allo Stato di Israele?

E' servita a giustificare i miliardi di dollari, versati a titolo di "riparazioni" che Israele ha ricevuto dalla Germania Occidentale (la Germania Orientale si è sempre rifiutata di pagare).Viene utilizzata dal gruppo di pressione sionista per tenere sotto controllo la politica estera statunitense nei confronti di Israele,e per costringere i contribuenti americani a versare tutti i fondi desiderati da Israele. E l'ammontare di questi contributi aumenta ogni anno.
23) In che modo la storia dell' "Olocausto" giova al clero?

Corrisponde all'idea espressa nell'Antico Testamento secondo la quale gli ebreisono il "popolo eletto" perseguitato. Permette, inoltre, di continuare a rendere la Terra Santa, che è sotto il controllo di Israele, accessibile al clero.
24) In che modo la storia dell' "Olocausto" ha giovato all'Unione Sovietica?
Le ha consentito di tenere nascoste le atrocità e i crimini commessi prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
5) In che modo la storia dell' "Olocausto" giova alla Gran Bretagna?

Nello stesso modo in cui ha giovato all'Unione Sovietica.
26) C'è qualche prova che Hitler fosse al corrente dello sterminio in massa degli ebrei?
No.
27) Che tipo di gas venne usato dai nazisti nei campi di concentramento?

Lo Zyklon-B,un gas cianidrico.
28) A quale scopo questo gas era - ed è tutt'ora - prodotto?

Per sterminare i pidocchi - portatori del virus del tifo. E' inoltre usato per la disinfezione di vestiti ed abitazioni.E' facilmente reperibile anche al giorno d'oggi.
29) Perché venne utilizzato questo prodotto anziché un gas più adatto ad uno sterminio in massa?

Ottima domanda. In effetti, se i nazisti avessero avuto veramente l'intenzione di effettuare stermini di massa, avrebbero avuto a disposizione dei gas molto più efficaci. Lo Zyklon-B è adatto soltanto alla disinfezione.
30) Quanto tempo ci vuole per aerare completamente un locale che è stato disinfettato con Zyklon-B?

Circa venti ore. Il procedimento è molto complesso e richiede personale specializzato; inoltre sono d'obbligo le maschere antigas.
31) Hoess,comandante del campo di Auschwitz,ha dichiarato che i suoi uomini entravano nelle camere a gas dieci minuti dopo che gli ebrei che le occupavano erano morti e ne estraevano i cadaveri.Come si può spiegare questo?

E' del tutto inspiegabile,per il fatto che se gli uomini di Hoess avessero veramente agito così, avrebbero subito lo stesso destino degli ebrei.
32) Nelle sue confessioni, Hoess ha affermato che i suoi uomini erano soliti fumare sigarette mentre estraevano i cadaveri degli ebrei dalle camere a gas. Ma non è lo Zyklon-B un gas esplosivo?

Infatti lo è. Le "confessioni" di Hoess sono, evidentemente,false.
33) In che modo i nazisti avrebbero praticato lo sterminio degli ebrei?

Svariate sono le versioni fornite in merito: si va dalla storia del gas versato in un locale pieno di gente da un buco praticato nel soffitto a quello del gas spruzzato sulle persone dalle "cipolle" delle docce.Milioni di ebrei sarebbero stati uccisi in questo modo.
34) Un simile programma di eliminazione di massa avrebbe potuto essere tenuto nascosto agli ebrei destinati allo sterminio?

Non era possibile. Il fatto è che non ci furono stermini di massa col gas da nessuna parte. L'origine di queste dicerie è esclusivamente ebraica.
35) Se gli ebrei destinati allo sterminio erano al corrente della sorte che li aspettava, perché si sono arresi al loro destino senza combattere né protestare?

Non hanno lottato né protestato semplicemente perché sapevano che nessuno aveva intenzione di ucciderli. Gli ebrei venivano soltanto internati e costretti a lavorare. (n.d.t. la lobby sionista si è resa conto di questa contraddizione all'interno del mito dell'"Olocausto"; così da un po' di anni a questa parte, parallelamente all' "Olocausto", è sorto il mito addizionale della "eroica resistenza opposta allo sterminio").
36) Quanti ebrei morirono nei campi di concentramento?

Circa 300.000.
37) Come morirono?
Principalmente a causa delle epidemie di tifo che imperversavano periodicamente nell'Europa devastata dalla guerra. Sono morti anche per mancanza di nutrimento e di cure mediche verso la fine della guerra, quando la quasi totalità dei trasporti stradali e ferroviari era stata distrutta dai bombardamenti "alleati".
38) Cos'è il tifo?
E' una malattia che si manifesta regolarmente allorché molte persone sono radunate in uno spazio ristretto per lungo tempo, senza potersi lavare. La malattia viene propagata dai pidocchi che infestano i capelli e i vestiti. E' a causa del pericolo rappresentato dal tifo che gli eserciti di tutti il mondo hanno sempre imposto ai soldati un taglio dei capelli corto.
39) Che differenza c'è se 6.000.000 o 300.000 ebrei sono morti durante la Seconda Guerra Mondiale?

5.700.000. Inoltre,contrariamente a quanto affermato dalla propaganda dell' "Olocausto", non ci fu alcun deliberato tentativo di sterminare gli ebrei.
40) Molti ebrei, sopravvissuti ai cosiddetti "campi di sterminio", affermano di aver visto montagne di cadaveri gettati in fosse comuni, cosparsi di benzina, e bruciati. Quanta benzina sarebbe stata necessaria per effettuare un lavoro del genere?

Molta di più di quanto potesse disporne la Germania in quel momento, in cui le scorte si andavano rapidamente esaurendo.
41) Si possono cremare dei cadaveri nelle fosse?

No. E' impossibile che dei cadaveri possano venire integralmente bruciati dal fuoco, perché il calore prodotto in fosse a cielo aperto non è sufficiente.
42) Gli autori di opere sull' "Olocausto" affermano che i nazisti erano in grado di ridurre dei cadaveri in cenere in circa dieci minuti. Secondo gli specialisti del mestiere, quanto tempo è necessario per cremare un cadavere?

Circa due ore.
43) Perché i campi di concentramento avevano dei forni crematori?

Per disfarsi, in modo pratico ed igienico, dei cadaveri provocati dalle epidemie di tifo.
44) Supponendo che i forni crematori situati nei campi di concentramento abbiano funzionato 24 ore su 24 per tutto il tempo della guerra, quanti cadaveri, al massimo, sarebbe stato possibile cremare?
Circa 430.000.
45) E' possibile far funzionare un forno crematorio 24 ore su 24?

No. La metà del tempo (12 ore al giorno) sarebbe già molto. I forni crematori devono essere puliti bene e con regolarità quando vengono usati continuativamente.
46) Quanta cenere lascia un corpo umano che è stato cremato?

Dopo che le ossa sono state ridotte in polvere,le ceneri possono essere contenute in una scatola da scarpe.
47) Se sei milioni di persone sono state cremate dai nazisti, che ne è stato delle ceneri?

Questo non si sa. Sei milioni di cadaveri avrebbero prodotto tonnellate di ceneri. Ma non si sono trovati depositi abbastanza grandi da poter contenere una tale quantità di ceneri.
48) Le foto di Auschwitz scattate dagli Alleati durante la guerra (quindi nel periodo durante il quale si presume che le "camere a gas" funzionassero a tempo pieno) rivelano l'esistenza di camere a gas?
No. Infatti, queste fotografie non rivelano la minima traccia dell'enorme quantità di fumo che, pare, ricopriva costantemente il campo.Non mostrano nemmeno le "fosse a cielo aperto" nelle quali si dice che i cadaveri venivano bruciati.
49) Qual era lo scopo principale delle "Leggi di Norimberga", promulgate in Germania nel 1935?

Le "Leggi di Norimberga", così come quelle in vigore attualmente in Israele, impedivano matrimoni misti e rapporti sessuali tra tedeschi ed ebrei.
50) Sono mai state promulgate in America delle leggi simili a quelle di Norimberga?
Molto tempo prima della promulgazione delle "Leggi di Norimberga", in molti stati degli U.S.A. erano state adottate leggi che proibivano matrimoni e rapporti sessuali tra razze diverse.
51) Quale è stata la posizione della Croce Rossa Internazionale nei confronti dell' "Olocausto"?
Un rapporto sull'ispezione condotta ad Auschwitz nel settembre 1944 da un delegato della Croce Rossa Internazionale,segnala che agli internati era permesso ricevere pacchi dall'esterno e che non era stato possibile avere conferma dell'esistenza delle camere a gas.
52) Quale è stato il ruolo del Vaticano nel periodo in cui si dice che siano stati sterminati i sei milioni di ebrei?

Se ci fosse stato un piano di sterminio,il Vaticano ne sarebbe venuto senz'altro a conoscenza e avrebbe preso una posizione in merito. Il Vaticano non potè sollevare proteste semplicemente perché non esisteva nessun piano di sterminio.
53) Che cosa prova che Hitler sapeva che era in corso lo sterminio degli ebrei?
Niente.
54) I nazisti hanno collaborato con i sionisti?

Si.Sia i nazisti che i sionisti avevano interesse ad allontanare gli ebrei dall'Europa,quindi mantennero relazioni amichevoli durante tutto il periodo della guerra.
55) Che cosa ha causato la morte di Anna Frank soltanto qualche settimana prima della fine della guerra?

Il tifo.
56) Il "Diario di Anna Frank" è autentico?

No: lo scrittore ebreo svedese Ditlieb Felderer e il professore francese Robert Faurisson hanno raccolto prove che dimostrano in modo inequivocabile che il celebre "Diario" non è che un falso.
57) Cosa pensare delle innumerevoli fotografie e dei filmati girati nei lager (campi) nazisti.che mostrano cataste di cadaveri emaciati? Sono fotomontaggi?

Indubbiamente non è difficile truccare delle fotografie.Ma è di gran lunga più semplice aggiungere una didascalia ad una foto o un commento tendenzioso a un filmato che dicano il falso riguardo a quello che la foto o il filmato mostrano effettivamente.Per esempio:un mucchio di cadaveri emaciati significa necessariamente che si tratta di persone che sono state "gasate" o lasciate deliberatamente morire di fame? O significa,invece,che sono state vittime di una epidemia di tifo,o che sono morte per mancanza di cibo nei lager verso la fine della guerra?Fotografie di mucchi di cadaveri di donne e bambini tedeschi morti sotto i bombardamenti "alleati" sono state fatte passare per foto di ebrei "vittime dell'Olocausto" .
58) Chi coniò la parola "genocidio"?

Lo scrittore ebreo polacco Raphael Lemkin, in un libro pubblicato nel 1944.
59) I film-TV "Olocausto" e "Venti di guerra" sono film storici?

No: nessuno di questi due sceneggiati ha la pretesa di essere rigorosamente storico.Si tratta di film che si basano,più o meno,su eventi storici realmente accaduti. Disgraziatamente, troppi spettatori li hanno presi per resoconti fedeli di fatti realmente svoltisi.
60) Quanti libri che contestano alcuni aspetti della versione ufficiale dell'"Olocausto" sono stati finora pubblicati?

Circa 60. Altri sono in corso di pubblicazione.
61) Cosa è successo quando un Istituto di Ricerche Storiche ha offerto 50.000 dollari a chiunque fosse in grado di provare che gli ebrei erano stati gasati ad Auschwitz?

Nessuno è stato in grado di portare delle prove tali da meritare la ricompensa promessa. Tuttavia,l'Istituto è stato querelato per 17 milioni di dollari da un cosiddetto "sopravvissuto all'Olocausto", il quale ha affermato che questa offerta di una ricompensa gli ha fatto perdere il sonno, ha pregiudicato i suoi affari e che comunque rappresenta una "ingiuriosa negazione di fatti stabiliti".
62) E' vera l'affermazione secondo la quale chi dubita dell' "Olocausto" è un antisemita o un neonazista?

Si tratta di una vera e propria calunnia,avente lo scopo di sviare l'attenzione dai fatti reali.Tra coloro che dubitano della veridicità delle asserzioni sull'"Olocausto" ci sono democratici, cristiani e non cristiani, socialisti ed altri.Non c'è nessuna relazione tra il rifiuto dell' "Olocausto" e l'antisemitismo o il neonazismo. Difatti, un numero sempre maggiore di storici revisionisti ebrei riconosce apertamente che non ci sono prove per stabilire con certezza che l'"Olocausto" ha avuto luogo.
63) Che cosa è capitato agli storici che hanno messo in dubbio la veridicità dell' "Olocausto"?

Sono stati vittime di campagne diffamatorie; hanno perso il loro posto di lavoro nelle scuole o nelle università e si sono visti sospendere il diritto alla pensione. Le loro proprietà sono state oggetto di vandalismi e le loro persone di minacce e violenze fisiche.
64) L'Istituto di Ricerche Storiche (Institute for Historical Review ) è stato vittima di rappresaglie a causa dei suoi sforzi per salvaguardare il diritto alla libertà di parola e alla libertà accademica?

Per tre volte questo Istituto è stato vittima di attentati dinamitardi;per due volte è stato circondato da un cordone di manifestanti che ne impedivano l'accesso.In questa occasione vi fu una manifestazione di dimostranti del gruppo estremista "Lega per la Difesa Ebraica" (Jewish Defense League) che sventolavano la bandiera israeliana proferendo insulti e minacce di morte. Il 4 luglio 1984 gli uffici e gli archivi dell'Istituto sono stati completamente distrutti da un incendio doloso.
65) Perché viene data così poca pubblicità alle vostre opinioni?

Perché, per ragioni politiche,il sistema non permette la minima discussione approfondita sui fatti che riguardano il "mito dell'Olocausto ebraico".
66) Dove posso procurarmi altre informazioni riguardanti "l'altra versione" della storia dell' "Olocausto",così come anche riguardo alle cause e allo svolgimento della Seconda Guerra Mondiale?

L'Istituto di ricerche, il cui indirizzo è quello in alto nel titolo offre una grande varietà di opere, audio e videocassette, che trattano importanti problemi storici.

lunedì 28 gennaio 2008

I gendarmi della memoria

La scintilla che ha scatenato l’incendio di cui mi accingo a scrivere è stato un documento – “66 domande e risposte sull’Olocausto” – che ho volutamente pubblicato il giorno del 27 gennaio da poco trascorso, ovvero il giorno della memoria. Memoria di cosa? Dell’Olocausto ebraico che, secondo la storiografia ufficiale, vide i nazisti e i loro alleati di guerra ( in primis l’Italia Fascista ) programmare e mettere in atto un programma di sterminio sistematico ai danni, prevalentemente, della popolazione ebraica che i nazisti sequestrarono e imprigionarono, destinando indistintamente uomini, donne e bambini, allo sterminio su scala industriale. Ovviamente, sia sui giornali, nelle tv e nella rete internet, è stato dedicato ampio spazio alla discussione. Agli sterminazionisti ciò non sembra vero. Sono costretti, per quasi tutto l’anno, a fare i salti mortali pur di mettere in discussione il Fascismo e il suo Duce; ed eccoli che – non potendo accusare Mussolini di essersi arricchito illegalmente, o di appartenere alle associazioni massonico-segrete, o di essere mafioso ( anzi, il Fascismo sconfisse la mafia ma ci si astiene sempre dal ricordare questo piccolo particolare ), o di essere un alcolizzato che invocava Satana nei suoi deliri di onnipotenza, o di aver instaurato il regime del terrore in stile stalinista, non potendo rimproverargli niente di tutto ciò, dicevo, si affannano disperatamente col lanternino per cercare di mettere in luce gli aspetti della sua vita privata meritevoli secondo loro di biasimo: con quante donne andava a letto, come gli piaceva fare sesso, cosa mangiava, quanto beveva, quanti peti faceva di media giornaliera e tanti altri particolari di simil tenore, certamente indispensabili e fondamentali per poter giudicare l’operato di uno statista. Perciò non sembra vero loro quando arrivano le date importanti che il regime vincitore ha imposto per legittimare verità storiche che diversamente diverrebbero traballanti. E quindi, dicevo, quando arriva il giorno della memoria, lo spettatore viene bombardato, ancor più che negli altri giorni, per non dimenticare l’Olocausto che gli ebrei dovettero subire. Ma da questo punto di vista si tranquillizzino: non c’è alcun pericolo.
Il tutto prosegue da sessanta anni; e ogni anno assistiamo sempre alle solite frasi, gli soliti speciali, i soliti slogan ripetuti a menadito. Inutile dire che i gendarmi della memoria del giorno della memoria hanno fatto loro esclusiva proprietà, relegando questi argomenti, e il loro dolore, alla loro cerchia e al loro personale ricordo, senza mai accettare alcuna intromissione esterna che non fosse in piena sintonia con le loro idee
I gendarmi sono là, in assetto da guerra, a controllare che questa memoria non venga oltraggiata. Controllano, innanzitutto, che nessuno osi mettere in discussione il dogma dell’Olocausto. Al dogma olocaustico bisogna credere ciecamente, non fare domande, non porsi dubbi. Chiunque provi a fare una cosa del genere è destinato alla gogna mediatica: sterminatore di ebrei, antisemita, terrorista, violento, razzista, estremista, fanatico etc. I mass-media mobilitano sul povero malcapitato, sia esso un autorevole storico o un piccolo “blogger” come il sottoscritto, tutti gli insulti e le diffamazioni che i pennivendoli delle loro redazioni sono in grado di partorire dalla loro mente. Infatti la religione olocaustica richiede ed esige innanzitutto cieca obbedienza al dogma, ma lancia le sue scomuniche senza esitare non solo a coloro che non credono, ma perfino a coloro che hanno il minimo dubbio. Per i seguaci di tale religione ogni periodo storico può essere revisionato: i greci, gli Antichi Romani, il MedioEvo, la Rivoluzione Francese, tutto ma non l’Olocausto, che deve restare lì dov’è, inciso sulla pietra, monito per tutte le generazioni future. Santificato, pietrificato, intoccabile.
Inutile dire che i gendarmi sono sempre pronti alla battaglia per le idee, per la libertà, per la cultura, per il rispetto dei diritti democratici, ma solo per quelli che la pensano esattamente come loro. Hanno già deciso il limite oltre il quale non è più libera espressione ma antisemitismo; hanno già deciso le categorie che possono parlare e quelle che invece devono tacere: tutti possono parlare, ma non i fascisti; hanno già deciso le cose che si possono dire e quelle che non si possono dire; hanno già deciso le cose che possono essere fatte oggetto di revisione e quelle che invece devono rimanere lì, immobili, immutabili ed eteree, e nessuno si azzardi a far volare una mosca. Si sono accaparrati tutti i buoni sentimenti, i buoni propositi di libertà, di fratellanza, di democrazia, le belle parole, le lacrime di commozione, i moniti a non dimenticare; e per questa loro esclusiva privatizzazione del sacro tutti gli altri, gli eretici, saltano il fosso: nemici della libertà, della democrazia, insensibili alla tragedia che gli ebrei dovettero subire. Hanno privatizzato i sentimenti e la democrazia, e se qualcuno la vuole usare deve prima pagare dazio.
Quando ho pubblicato “66 domande e risposte sull’Olocausto” sapevo sicuramente che molti non avrebbero gradito, che il testo era certamente troppo poco per affrontare gli argomenti pesanti e complessi che andava a toccare, che ci sarebbero volute spiegazioni supplementari. Ma intanto si lanciava un messaggio, per cercare quantomeno di dire che ci sono anche altre idee e altre interpretazioni, una banalità, ma che spesso e volentieri la gente non immagina e non concepisce applicata a determinati periodi storici. A me è sembrato un messaggio forte, ma non irriverente. Speravo che qualcuno mi dicesse come mai, se Hitler voleva programmare lo sterminio degli ebrei, nel ’33 si metteva d’accordo con le autorità sioniste per la loro espulsione dalla Germania. Speravo che qualcuno mi dicesse come mai nel ’42, se volevano sterminare gli ebrei, facevano entrare la Croce Rossa all’interno del campo di Auschwitz; speravo che qualcuno mi spiegasse come mai dicono che solo nei forni crematori, ad Auschwitz, sono morte all’incirca due milioni di persone se basta un piccolo calcolo matematico per smentire questa cifra; speravo che qualcuno mi dicesse come mai, se come scrisse Primo Levi i nazionalsocialisti, appena poche ore prima dell’arrivo dell’Armata Rossa ad Auschwitz, bruciavano tutti i documenti comprovanti i loro orribili misfatti, chiesero agli stessi internati – tra i quali lo stesso Levi – se volevano unirsi alle colonne di tedeschi che abbandonavano il campo o aspettare i russi.
Ma i gendarmi di internet sono talmente abituati a suonarsela e cantarsela da soli che si sono indignati; hanno piagnucolato e i loro solidali gendarmi amici sono subito andati da loro; hanno riempito pagine e pagine di indignazione, e di prese in giro, contro quell’insensibile che si fa delle domande; quando ho detto loro di non cantare vittoria, e che il mio sito aveva avuto dei problemi tecnici e quindi si era avuta la cancellazione del testo, se ne sono rallegrati, con le lacrimuccie agli occhi di chi ha scampato il pericolo e ha vinto una grande battaglia. Sicuramente i gendarmi speravano in qualche buon picchiatore ebreo che venisse a farmi la festa a casa, come è successo a Faurisson ( io sono certamente molto meno importante e autorevole, ma chi non è con loro è contro di loro, punto ) ma questo è quello di cui si son dovuti accontentare. E nel frattempo si danno le pacche tra di loro, si dicono di resistere contro il nuovo pericolo antisemita, stringono i denti, e riempivano i loro siti e il mio di messaggi deliranti. Si dicono pronti alla battaglia: noi siamo qui che battagliamo da più di sessanta anni, per giunta non ci piangiamo addosso, non scriviamo ai nostri amichetti bloggers potenti per avere solidarietà, non andiamo a rompere le scatole sui siti web altrui se non per difenderci dalle infamie che i gendarmi della memoria ci vomitano addosso.
A niente è servito il mio tentativo, sui loro spazi e sul mio, di cercare di far capire loro che innanzitutto questa ricerca non è nostra ( non sono io dunque "l'autore della schifezza" ) ma di un autorevole istituto di ricerche storiche, e che poi cercare di affrontare l'Olocausto da un punto di vista che suscita certamente notevoli e interessanti spunti di discussione spesso taciuti, boicottati o ignorati dalla cultura cosiddetta "ufficiale", non significa affatto mancare di rispetto alle tante vittime innocenti che, da una parte come dall'altra, ci furono in entrambi gli schieramenti che si trovarono ad operare in quella tragedia che fu la seconda guerra mondiale. Massimo rispetto, dunque, a tutte le vittime, di qualunque colore politico esse siano, qualunque religione professino, qualunque colore della pelle abbiano. Ma questo i gendarmi non lo capiscono, e forse non gli e ne frega niente, perché l’Olocausto è loro e non gli e lo devi toccare, altrimenti piangono come quei bambini a cui hanno rubato il giocattolo, si sbattono, pestano i piedi, chiamano mamma-Mastella che ripristini la (in)giustizia. I gendarmi della memoria sono così, si sono impossessati di tutti i nobili sentimenti, le buone intenzioni, le belle parole, le lacrime a comando. Predicano la libertà di pensiero, ma poi esigono l’incarcerazione dei revisionisti; predicano la comprensione e la tolleranza, ma poi si strappano i capelli se viene concessa la libertà vigilata ad un ultranovantenne colpevole solo di aver compiuto legittime ( perché giustificate dalle leggi di guerra ) rappresaglie durante l’ultimo conflitto mondiale; predicano la democrazia e la libertà, ma poi mandano i picchiatori di professione alle università; predicano la necessità di non dimenticare e del perenne ricordo, ma poi fanno di tutto per insabbiare le ricerche storiche che non danno ragione a loro.
L’unica cosa sulla quale hanno ragione i gendarmi è casomai una sola: il pensiero che il revisionismo possa venire utilizzato come arma per denigrare, insultare, umiliare o minacciare gli ebrei.
E non è una preoccupazione di non poco conto: pensiamo, ad esempio, alle “Cento, dieci mille Auschwitz!” che tanti cretini dalla testa rasata urlano allo stadio e per le strade. Cretini i quali elogiando Hitler e appoggiando in toto la versione ufficiale, e legittimando quindi quei massacri e quegli orrori attribuiti ai tedeschi, altro non fanno se non dare il fianco a quella parte dell’opinione pubblica che mira al rafforzamento del dogma olocaustico e alla soppressione di qualunque altra verità scomoda a lorsignori. Ai gendarmi della memoria non sembra vero di poterli additare e dire: “Vedete chi sono quelli che negano l’Olocausto?!” Ma, una volta ignorate queste frange di canagliumine, sarebbe bene il caso di smettere di privatizzare tutti i buoni sentimenti per se, relegando coloro che osano proporre qualche domanda al ruolo di malvagi assoluti, e pretendendo agli altri di imporre dappertutto le loro celebrazioni sottraendosi però ad un confronto sincero ed aperto su tanti, troppi scheletri nell’armadio che i regimi vincitori si trascinano dalla seconda guerra mondiale in poi.
Ieri ho cercato di tendere una mano e di spiegare il mio punto di vista, che non è quello di chi legittima la violenza o il male, ma cerca di porsi delle domande scomode. Ma si sa, i gendarmi della memoria giocano da una posizione di forza, e ben poco ho potuto fare, anche in seguito agli strani problemi tecnici che ho riscontrato. Una grossa perdita di tempo e di energie, dunque, a rispondere a signorini indignati e isterici. Peccato. Ciò non impedisce, comunque, la pubblicazione e la riedizione del testo che è andato perso. Si tranquillizzino i nostri pochi e annoiati e sfortunati lettori anche per quanto riguarda i commenti: siamo stati costretti a riattivare la moderazione contro la nostra volontà, e difficilmente si ripeteranno scene come quelle che qualcuno ha potuto leggere. Qui, comunque, contrariamente ai siti dei gendarmi della memoria, tutti avranno il loro spazio. Sempre che non ci diano degli schifosi, dei criminali, degli stragisti, si intende.
Ma i gendarmi, pensiamo, sono lì, indignati e rancorosi, pronti alla battaglia e alla mobilitazione. Cosa c'è di meglio per farsi pubblicità che condurre l'eterna battaglia contro le forze del male? Tanto a dare addosso ai Fascisti non si sbaglia, e si fa sempre centro. E loro sono lì, si scambiano le pacche tra di loro, si dicono che il male non è ancora stato sconfitto, lacrimano e dicono di resistere, resistere, resistere. Perchè loro sono democratici. Sono talmente democratici che, son sicuro, alcuni di loro, se potessero, nelle camere a gas o nei forni crematori ci farebbero finire noi. E non certo a causa delle epidemie di tifo.

28/01/2008

venerdì 25 gennaio 2008

E adesso vogliono tappare la bocca a internet

Il 12 ottobre 2007, mentre andava in scena la sceneggiata del Partito Democratico ( le cui elezioni primarie per l’elezione del Segretario erano già ampiamente decise ancor prima delle votazioni ), il Governo Prodi varava il nuovo decreto legislativo sull’editoria. L’obiettivo è palese: ridurre al silenzio una realtà, quella di internet, che negli ultimi tempi comincia a diventare una importante fonte di controinformazione e di mobilitazione di massa ( come il V-Day di Grillo ha ampiamente dimostrato ). Ed è stato proprio il sito del comico genovese che, assieme a Valentino Spataro di Civile.it, ha lanciato l’allarme e la mobilitazione del popolo di internet.
Basta leggere il dlgs sull’editoria, o anche il ddl Levi [... ], che ci si rende conto molto semplicemente dei soggetti di internet che si vuole andare a colpire: siti di informazione ( ma meglio sarebbe dire di controinformazione, spesso professionale e documentata al pari di tante acclamate testate italiane, e non: si pensi a Effediffe.com di Maurizio Blondet; o Comedonchisciotte.org; o ItaliaSociale.org; o ancora Uruknet, grazie al quale siamo a conoscenza delle stragi e delle atrocità che compie giornalmente l’occupante americano ai danni della popolazione irachena, e via dicendo ), siti internet o più semplicemente blog, vale a dire quei siti – spesso gestiti e curati da una singola persona o comunque da pochi collaboratori – che fungono da diari e da contenitore di pensieri in libertà sulle proprie vicende personali, sull’arte, sulla politica, sulla musica…
Ma andiamo a vedere nel dettaglio di che cosa si occupa questa decreto.
Il testo precisa, all’inizio ( e più precisamente all’articolo 2 ), come vengono definiti i soggetti editoriali che sono i diretti interessati a questo provvedimento:

"Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso" (art 2, comma 1).

Informazione dunque, ma anche divulgazione, prodotti destinati alla pubblicazione o addirittura intrattenimento! Continuiamo a leggere:

"Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico." [ … ] “La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.” ( articolo 2, comma 3 ).

Quindi non costituiscono prodotti editoriali quelli a carattere economico o commerciale ( purchè non si parli di politica o informazione, pare di capire ). Più avanti si precisa ancora:

"Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L'esercizio dell'attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative".

Quindi l’ “attività editoriale” può realizzarsi anche in una pubblicazione, un testo, un giornale o un sito internet che non ha fine di lucro. Rientrano quindi in questa accezione anche siti di controinformazione o anche propri siti personali, in cui magari si vogliono esprimere – e condividere anche con altri utenti della rete internet – propri pensieri in libertà senza cercare di ricavare per questo alcun tornaconto economico.
All’articolo 6 è precisato cosa dovranno fare tutti questi soggetti interessati:

“Ai fini della tutela della trasparenza, della concorrenza e del pluralismo nel settore editoriale, tutti i soggetti che esercitano l’attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel Registro degli Operatori di Comunicazione, di cui all’articolo 1, comma 6, lettera a), numero 5, della legge 31 luglio 1997 n. 249. Sono esclusi dall’obbligo della registrazione i soggetti che operano come punti finali di vendita dei prodotti editoriali.” ( articolo 6, comma 1 ).

In sintesi chiunque apra un blog o un sito internet non esplicitamente diretto alla propria o altrui attività industriale e/o commerciale, o più generalmente alla vendita o realizzazione di prodotti e/o servizi, dovrà iscriversi al R.O.C. presentando la seguente documentazione: domanda di iscrizione, dati anagrafici, oggetto sociale, organi amministrativi, rappresentanza legale, emittenti gestite, testate giornalistiche delle emittenti, rapporti di concessione, contratti con imprese radiotelevisive, testate edite, accordi parasociali, servizi telematici e/o di telecomunicazioni, documentazione antimafia, collegamenti e/o eventuale possesso di agenzie di stampa, trasferimento di azioni o quote. Vi basta? Ci vuole poco per capire che l’attività dinamica di internet, e che di questo costituisce proprio l’essenza ( cioè, in altri termini, la facilità con cui chiunque può aprire un proprio sito ), viene così bloccata.
Continuando, all’articolo 7 si leggono le motivazioni che hanno spinto il governo a varare questo provvedimento:

“1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.”


In sintesi l’articolo precisa che la diffamazione su internet va equiparata alla diffamazione compiuta su giornali cartacei.
Questo è sicuramente una nota positiva, e nessuno meglio di noi del MFL sa con quanta semplicità diventa facile aprire un sito interamente dedicato interamente alla diffamazione [ come le recenti vicende che ci hanno nostro malgrado visti protagonisti dimostrano ampiamente ]. [..l]
Comunque nota positiva, dicevo. Peccato che le leggi che tutelano le vittime di diffamazione o minacce a mezzo internet ci siano e costituiscano, nonostante il campo rimanga ancora molto da esplorare, buon terreno per la tutela del soggetto diffamato. Evito di addentrarmi in questa questione, certamente lunga, e rimando ad uno dei siti che trattano questa tematica in modo esaustivo, chiaro e convincente ( punto 10 delle fonti ).
Uno sforzo inutile quindi quello del Governo, dato che le interpretazioni giurisprudenziali in questo senso ci sono già, e che pertanto mira non solo ad un incremento economico ( si pensi se tutti coloro che hanno un sito o un blog personale dovessero registrarsi al R.O.C. ), ma anche al controllo totale e completo della rete: l’unico strumento che il regime non riesce ancora a controllare a dovere. Ho già fatto l’esempio più semplice, il blog di Beppe Grillo, insieme a qualche altro sito che svolge una attività di controinformazione certamente faziosa o interessata ( dall’una come dall’altra parte ), ma comunque spesso e volentieri professionale e ben documentata.
La crescita di internet è pertanto direttamente proporzionale all’insofferenza popolare nei confronti di una classe dirigente che è ( giustamente ) vista come corrotta, asservita a pericolosi quanto oscuri e sinistri gruppi di potere ( la lobby sionista o massonica, dico io, che spesso e volentieri si incontrano ) e non legittimata moralmente ed eticamente a governare. C’è da augurarsi, pertanto, che questo disegno di legge non passi in alcun modo, come già da più parti si sussurra.
Una domanda rimane a chi scrive: se una cosa del genere l’avesse fatta il precedente governo Berlusconi cosa sarebbe successo? Una Rivoluzione! Già mi immagino i black-block con l’annessa teppaglia noglobal ( che poi è la più global che c’è ) mettere a ferro e fuoco intere città con la complicità mal nascosta di certi settori parlamentari ( i degni eredi di coloro che negli anni Settanta, e molti ancora oggi, spaccavano le teste di ragazzi come Sergio Ramelli o davano fuoco alle abitazioni degli avversari politici, come i fratelli Mattei ); politici di sinistra legati ai banchi gridando al ritorno del regime Fascista ( mai che lorsignori gridino al regime comunista, che diversamente dal Regime Fascista ha messo a morte milioni di persone ); cortei di girotondini e bertinottiani imbrattare le città d’Italia, e così via.
Così non è: prepariamoci comunque a quella che non a torto viene chiamata “internet tax”.
Prepariamoci allo stato di polizia.
22/10/2007
Andrea Chessa – Coordinatore MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA’ – Regione Sardegna

FONTI:
1)www.comedonchisciotte.org
2)www.effedieffe.com
3)Il Giornale ( vari numeri )
4)La Repubblica ( vari numeri )
5)Il Giornale di Sardegna ( numero del 22 ottobre 2007 )
6)PuntoInformatico.it
7)http://www.agcom.it/operatori/ROC/modelli_anag.htm
8)http://www.civile.it/news/visual.php?num=45712
9)http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/testo_int.asp?d=36760 ( comunicato stampa )
10)http://www.governo.it/Presidenza/DIE/doc/DDL_editoria_030807.pdf ( testo della legge sull’editoria )
11) http://www.filodiritto.com/diritto/penale/diffamazionneonlinerovere.htm#4

Aggiornamenti al sito

Comunico ai miei pochi e annoiati ( altrimenti non mi leggerebbero ) lettori le ultime novità di questo spazio internet.
Come ricorderete, qualche tempo fa era stata inserita la possibilità di sottoscrivere un abbonamento gratuito che permetteva di ricevere, direttamente sulla propria casella di posta elettronica, gli aggiornamenti del sito. In seguito il servizio è stato tolto perchè non procedeva come ci eravamo auspicati: a fronte degli aggiornamenti, nella p.e. degli abbonati non arrivava assolutamente niente. Adesso questo problema dovrebbe essere risolto, e la sottoscrizione è stata riattivata, come potete vedere nella sezione a destra della pagina. A questo aggiornamento tenevo molto: non si tratta più, infatti, della solita modalità con la quale il lettore va a cercarsi le notizie, perdendo del tempo prezioso se di notizie non ce ne sono; ma sono le informazioni che vanno a cercare lui.
Ringrazio per l'aiuto Yurj, di http://risorse-blogger.blogspot.com/, che mi ha fatto risparmiare qualche ora di imprecazioni dandomi i consigli giusti per questo sito. Se avete un sito realizzato con Blogger fateci un salto, perchè ne vale la pena.
Ancora: tanti, sia qui pubblicamente che in privato, mi segnalano che non riescono a lasciare i loro commenti; per alcuni che non ce la fanno proprio, nonostante ricevano il messaggio di avvenuta registrazione del commento, altri lamentano a volte di farcela e altre di non farcela. Io non ho censurato fino ad ora alcun intervento, e tutti quelli che il sistema mi sottopone li lascio passare senza neanche modificare una virgola. Non siamo mica sul blog di Mastella! Comunque, per evitare questo fastidioso problema, ho deciso di togliere la moderazione dei commenti, che quindi dovrebbero passare immediatamente all'atto della loro registrazione, senza passare per l'anticamera del mio giudizio. Vedremo come va.
Ancora: d'ora in poi, per evitare sovrapposizioni e inutili perdite di tempo, segnerò via via gli interventi datando le etichette. Per esempio, d'ora in poi l'etichetta "attualità" diventerà "attualità 2008", poichè non ha senso che attualità sia anche quello dell'anno scorso e che ormai è passato. Lo stesso dicasi con gli articoli del sottoscritto ( come ho già avuto modo di dire molti attendono di uscire, pur essendo pronti, perchè viene prima di tutto la pubblicazione cartacea su Il Lavoro Fascista ), di altri e via dicendo, in modo che i miei pochi, annoiati e sfortunati lettori possano trovare quello che cercano non solo suddiviso per argomento, ma anche per anno; ciò diventa molto comodo e si apprezzerà al meglio quando gli interventi e il materiale del sito sarà consistente. Quindi, altro esempio, come avrete capito gli aggiornamenti pubblici sulla situazione o sulle modifiche del blog erano indicati con l'etichetta "blog" che ora diventa "blog 2008". E così via.
Per ora è tutto.
A Noi.

giovedì 24 gennaio 2008

Il Fascismo, l'Olocausto e il mio nipote telepatico

Questa è una risposta ai commenti di un amico, Federico.
Forse può interessare qualcuno.
Eccomi qua. Vediamo di fare un po’ di ordine mentale e poter risponderti. Cominciamo dalla presunta nostalgia che a tuo parere, a quanto sembra di capire, mi prende nel pensare al Fascismo e all’effetto che tu chiami dell’Istituto Luce.Io sono ben consapevole che il Fascismo quale è stato non potrà più essere. Mai più. Rimane una bellissima pagina, quella più emozionante e commovente, della nostra Storia patria; ma, come ogni epoca e storia, irripetibile. Quindi non ho mai nutrito particolari speranze che il Duce si reincarnasse in qualche nuovo Mussolini, né che si rifacesse la marcia su Roma col baffuto sovrano che incarica il nuovo condottiero di formare il nuovo governo. Ma nessuno mi impedisce di guardare al Fascismo storico come sicura base per costruire, all’interno di una situazione democratica, un posto in cui vorrei godermi gli ultimi anni di vita ( dato che i lavori sono in corso e saranno molto lunghi e faticosi ) e far vivere i miei figli, se mai ne avrò. Si pensa spesso che i Fascisti attuali vogliano zittire tutti gli altri, riaprire Auschwitz e metterci dentro tutti gli oppositori per gasarli nel loro delirio di onnipotenza fatto di svastiche, teste rasate e saluti al Duce. Confesso che non si è mai fatto nulla, da parte della cosiddetta area neofascista, per impedire questo pregiudizio volto a presentare il Fascista come un violento becero e ignorante. Io non posso parlare di un’area politica che non mi appartiene, ma solo a nome del Movimento che rappresento. E nonostante il Fascismo avesse tante ombre, io sono sicuro che le zone di luce siano molte di più. E qui interrompo, perché sai che sono argomenti che abbiamo affrontato tante volte e ci porterebbero distanti dalla strada nella quale sto cercando di tenermi. Io, a nome del MFL, e per la mia stessa natura, ti dico che non ho mai pensato di mandare qualcuno nelle camere a gas. Non voglio zittire gli altri, ma chiedo solo che gli altri non zittiscano noi. E chiedo di avere le stesse opportunità politiche che hanno tutti gli altri partiti. Perché siamo costretti a fare ricorsi su ricorsi per l’accettazione di un simbolo che è stato riconosciuto legale più di trenta volte? Perché siamo costretti, alla presentazione di una lista in un qualunque Comune italiano, ad andare in causa, vincerla, e non vederci rimborsati neanche dopo anni? Perché siamo costretti a dannarci l’anima minacciando ricorsi e querele per ogni minimo tentativo di delegittimare il MFL sfruttando episodi di cronaca che vedono tra i protagonisti persone che non ci frequentano da più di 10 anni? E’ successo da poco nella Marche. Perché siamo costretti a vincere cause su cause per far si che il nostro Movimento, che è già stato dichiarato legale e legittimo, possa ancora venire dichiarato legale? Tu, e non solo tu, spesso mi hai detto che ciò è da attribuirsi alla scarsa conoscenza che si ha del MFL ( anche se quando devono delegittimarci sembra che ci conoscano assai bene ). Riconosco che sentire un Movimento che si chiama Fascismo e Libertà, alle orecchie di chi ha già portato il cervello a rottamare, possa essere quantomeno particolare. Ma particolare non vuol dire illegale o illegittimo. E i giudici ti assicuro che hanno tutta la documentazione che stabiliscono la legittimità del nome, del simbolo, del fascio mazziniano, della nostra esistenza. Forse parlo da militante, ma questa non è libertà. Abbiamo tutte le libertà che vogliamo, fuorché quelle che contano davvero. In Italia tutti hanno diritto di cittadinanza e possono fare tutto: travestiti, politici corrotti serviti e riveriti come don, ex terroristi che ora disquisiscono in doppiopetto, bestemmiatori e quant’altro. Gli unici che in Italia non godono di diritto di parola sono i Fascisti. E non solo quelli che vogliono rifare il PNF, come stabilito dalla Costituzione Italiana alla quale, da cittadino Italiano, porto il mio rispetto; ma anche quelli che a fare il PNF non ci hanno mai pensato, sono democraticissimi, non mostrano né svastiche né altro, e hanno vinto battaglie su battaglie per vedere riconosciuto e sancito un diritto che nonostante tutto ora è ancora negato.Questa non è libertà. Io ritengo che i grandi mali di questo Paese sono il filoamericanismo, il capitalismo sfrenato, il perbenismo, il sionismo e la massoneria. E quel vituperato Ventennio mi ha lasciato venti anni di idee in cui mi ha fatto vedere che cosa si può fare e come si può vivere contro questi. Tu dici che sono gli uomini e la personalità del Duce. Che forse altre persone avrebbero fatto altre cose. Vero, probabile. Sta di fatto che in quei venti anni qualche immagine di cosa si può fare con quelle scelte me l’hanno data. Forse venti anni di legislazione Fascista a favore dei poveri e dei disagiati vanno buttati al cesso? Che non significa chiudersi in una nostalgia fine a se stessa, ma capire gli errori che lì sono stati commessi, correggerli, ma muoversi comunque in quella stessa direzione. Ma c’era la dittatura, le bastonate, le leggi razziali. Nel biennio rosso i rossi – siamo prima del ’21 – andavano in giro a tirare le pietre ai poliziotti, picchiavano e umiliavano gli invalidi di guerra, serravano le fabbriche pistole in pugno. Ci volevano portare in Russia senza farci varcare i confini italici. Le camicie nere sorsero per questo: non per attaccare, ma per difendere. L’Italia prima di tutto: e sono più di 800 morti ammazzati, molti di più dei suoi santi nemici. Si legga “Il prefetto di ferro” di Petacco: al primo capitolo, se non mi sbaglio, compie un’ampia disamina sulle violenze dei rossi. Nessuno vuole fare confronti, ma da una parte c’era chi cercava lo scontro e quando ne buscava ( a Sassari si dice così, rende bene l’idea ) piagnucolava contro la bieca violenza Fascista, che avrà molti morti in più dei suoi nemici. Certo, per carità, non voglio fare aritmetica con la vita della gente, ma se dobbiamo dirlo diciamolo tutto.Ma il Fascismo era una dittatura. E già nel ’44 lo stesso Mussolini parlava di socializzazione democratica: riteneva il popolo italiano maturo per superare quella fase di stallo che egli stesso aveva cavalcato. Forse gli altri paesi erano un Paradiso? Forse all’epoca c’era qualche democrazia? Inghilterra e America hanno schiavizzato per secoli popolazioni intere; nazioni come Cina e Russia hanno messo a morte milioni e milioni di innocenti. E quei cattivi del Fascismo? Quaranta condanne a morte, di cui sulle 25 eseguite, per reati di sangue e attentati prevalentemente. Lenin e Stalin sono crepati nel loro letto, sereni, e non morti di fame, senza neanche una mitraglietta, e appesi in piazza. Ma nel Fascismo c’era il confino! E’ vero. In località che poi saranno conosciute e apprezzate per il clima mite e le località turistiche, mica come il gulag di papà Stalin. Che violenza, che dittatura… Questo non è per te, so che a te non piace neanche il papà Stalin, ma dato che ci guardano…
Come ogni epoca, il Fascismo non va analizzato fine a se stesso. Erano tempacci pure quelli. Oggi c’è internet; con una connessione adsl sei aperto sul mondo, arrivi dappertutto, conosci luoghi e persone che forse non vedrai mai, o vedrai poco. Parli, chatti, scrivi, ascolti musica. Vuoi fare un viaggio? Con 30 euro vai dall’altra parte del mondo. Tutti riescono, bene o male, ad andare a scuola; stai male? Vai in ospedale, abbiamo una sanità che non è malvagissima…. Oggi si fa sport: è un pullulare di palestre, piscine, centri benessere etc. Hai mille scelte, mille possibilità, mille cose che puoi fare, vedere, sentire, provare. Mille persone con le quali verrai in contatto, mille amici, mille posti e città che puoi visitare. E’ un mondo per tanti versi migliore di ottanta anni fa. Ma pensa a cosa c’era prima del Fascismo. Certo, col Fascismo non si stava meglio quanto oggi, ma si stava meglio rispetto a prima che ci fosse. E domani staremo ancora meglio di quanto stiamo oggi. Mi immagino, vecchio, a comunicare telepaticamente con i miei nipoti e a dirgli, con la voce resa stridula dalla sdentatura: “Tu oggi parli col pensiero. Ma lo sai che quando ero giovane io c’era una cosa che si chiamava tastiera, e per usare internet usavi quella e un aggeggio che si chiamava mouse?” Il mio nipotino mi apparirà “live” nella mente, con l’espressione corrucciata, la stessa che facevo io quando mio nonno buonanima mi racconta che a casa sua la minestrina in brodo era una festa, perché non c’era altro e si tirava la cinghia. Poi mi raccontava anche che quel cattivo di Mussolini aveva cominciato a dare pensioni, ad aiutare i bambini ad andare a scuola, a dare i calci in culo ai criminali del paesino che spadroneggiavano sulle motorette. Oggi siamo in libertà: le ragazzine già a 14 anni sono troie, la gente si impoverisce sempre più e la mia pensione è in forse… ma questo è un altro discorso, che ti ho accennato anche prima.Fascismo e Massoneria. Possiamo stare a parlarne quanto vogliamo. Al di là delle singole vedute, al di là delle supposizioni o delle singole ed eroiche prese di posizione dei gerarchi Fascisti, Fascismo e Massoneria furono inconciliabili. Punto. E la Massoneria, assieme alla comunità ebraica internazionale, dichiarò guerra al regime Fascista che pronunciava e si muoveva su eresie indegne agli occhi dei banchieri dell’epoca, che oggi quella guerra l’hanno vinta: socialismo, nazionalizzazione delle imprese, socializzazione, prestatore di lavoro non come merce ma come compartecipante alla produzione.E l’Italia, così, è sola contro tutti in quegli anni. Le potenze che schiavizzano milioni e milioni di uomini ( Francia, Inghilterra, America ) ci accusano – a noi! – di essere colonialisti. Propongono le sanzioni economiche… ti ricordano qualcosa oggi queste sanzioni economiche? Mi risulta che oggi come allora c’è un piccolo Stato di cui non sono mai stati mai dimostrati i crimini, crimini che viceversa i suoi accusatori conoscono molto bene, Ma l’Italia non cede: eccola che ancora prima della guerra ( che ci sarebbe stata comunque, Stefan Zweig ne “Il mondo di ieri” dice che la seconda guerra mondiale niente è se non il secondo round della prima ) si siede, cerca la pace. Cerca anche di calmare i bollenti spiriti di Hitler e gli manda le divisioni al Brennero. Niente, lassù hanno già deciso. E allora, gira che ti rigira, è ovvio che poi si va con la nazione ideologicamente affina e che è uno tra i tuoi primi partner commerciali, che ha un esercito che fa paura ed è sempre meglio non avere un vicino di casa forte e incazzoso…
Ancora sull’Olocausto. L’Olocausto è un insieme di avvenimenti che una comunità, quella sionista, ha volutamente ingigantito e distorto per condurre la sua politica di sterminio, questa si sotto gli occhi di tutti gli europei vigliacchi e proni, ai danni della Palestina. Autori come Richard Hardwood, Finkelstein, Faurisson, Irving erano grandi storici ammirati e con cattedre prestigiose. E poi, di colpo, diventano i cattivi. Rassinier, che i nazisti li ha combattuti, è partigiano e ha la medaglia al valore, scrive “La menzogna di Ulisse” e perde tutto, medaglie e stipendio compreso. Irving era stimato e rispettato; quello che ha scoperto, se non sbaglio, la Storia dei falsi diari di Hitler e ha condotto diversi speciali per History Channel: arrestato, processato e vai che ce n’è… e così via. Come mai questi storici, finchè non contraddicono il dogma sono bravi e poi se osano fare una ricerca un po’ diversa dai sei milioni di ebrei finiscono al rogo?Sul numero dei morti dell’Olocausto. Tu dici che bruciarne uno o sei milioni cambia poco. Eh no, scusa. Cambia eccome. Nessuno vuole giocare coi numeri, fare paragoni o chissà che. Ricordiamoci che dietro quei numeri ci sono esseri umani, persone, gente che magari erano poeti, intellettuali, artisti… persone che avevano un cane, una moglie, dei bambini, o semplicemente eccentrici e bislacchi, o divertenti… Non voglio parlare di numeri o dei numeri con leggerezza, ma i numeri contano. Ammazzarne un milione o sei non è la stessa cosa. Entriamo nell’ambito del revisionismo, è tardi e comincio a sbadigliare: ne parleremo in un altro momento, anche perché qui devo ordinare le idee.Che poi… ordinare… queste che ti scrivo sono molto confuse, mi rendo conto che non seguo un filo molto logico e rispetto ai tuoi precedenti interventi, chiari e lucidi, sfiguro un po’. Prendilo come una risposta-sfogo e perdona il tuo amico che non riesce a scrivere bene come te.
Con stima e affettoAndrea

Legge elettorale all'italiana

Uno dei tormentoni con i quali il potere sta cercando, negli ultimi tempi, di distrarre i cittadini dai problemi veri del Paese è quello relativo alla cosiddetta legge elettorale.Non paghi di essere riusciti a varare una legge definita “porcata” dal suo stesso ideatore, non sufficientemente contenti per avere creato un aborto legislativo che ha consentito, con lo stesso voto, di avere una netta maggioranza alla Camera per la sinistra ed una risicata maggioranza al Senato per la destra (tanto risicata da essere regolarmente ribaltata dall’allegra congrega degli zombie detti “Senatori a vita”), i nostri incorreggibili “eroi” della politica ci riprovano e si lanciano in proposte e ri-proposte nel tentativo di legare il loro nome alla nuova “porcata” elettorale.Ovviamente tutti vanno alla ricerca della legge che sopravvaluti il loro schieramento, o che quanto meno danneggi quello avversario, non avendo più i nostri politicanti neppure il buon gusto di nascondere la loro bassezza morale e politica. Eccoli dunque lanciati a cercare la Legge che consenta ai partiti più grossi di fare sparire o limitare i più piccoli, oppure, al contrario, che limiti il potere dei grandi a favore dei cosiddetti “cespugli” del sottobosco della politica… Senza dimenticare il perseguimento dell’eterno sogno democristiano, ovvero quello di essere sempre al governo al fianco di qualsiasi coalizione vinca le elezioni, destra o sinistra che sia.E dunque si propone il sistema tedesco con sbarramento perché consentirebbe agli infami ex DC di governare oggi con la sinistra, domani con la destra… O si propone il bipartitismo all’americana per consentire agli oligarchi filogiudei delle due coalizioni di azzerare le opposizioni di partiti e movimenti più piccoli… Per non parlare del sistema francese che, grazie al doppio turno, garantisce la totale sparizione di qualsiasi opposizione, in quanto per bene che vada un partito fuori dai giochi di potere potrà arrivare al ballottaggio fra i due più votati, ma mai prevalere sulla coalizione di regime che subito si forma per impedirne il successo…Così, fra una strizzata d’occhi alla Francia ed una alla Germania, i nostri Ascari italioti scavano fra le (pessime) esperienze di Leggi elettorale del resto d’Europa, nel tentativo di copiarne i risultati e senza la necessaria serietà per limitarne le storture ed i danni.Chi apprezza il sistema maggioritario secco di ispirazione britannica, ad esempio, non si è mai preso la briga di spiegarci perché dovremmo preferire un sistema elettorale che assegna il seggio al vincitore ed elimina lo sconfitto, indipendentemente dal fatto che si vinca 51 a 49 o 100 a zero… O che ha spesso messo al potere i conservatori (o i laburisti) trasformando un lieve vantaggio in termini di voto in una maggioranza bulgara! Addirittura è capitato che, grazie a questo sistema iniquo e medioevale tanto caro a certi idioti, il terzo partito britannico, cioè i liberaldemocratici, pur ottenendo una percentuale di voti di poco inferiore a quella dei conservatori, si sia ritrovato praticamente azzerato a livello parlamentare mentre, al contrario, gli stessi conservatori furono premiati con una schiacciante maggioranza in termini di seggi.Ma senza guardare troppo oltre confine, sarebbe bello riuscire a capire per quale misterioso motivo qualcuno si sia arrogato, in Italia, il diritto di fare sparire dal panorama parlamentare i partiti che non superavano il 4% alla Camera ed addirittura l’8% al Senato! Naturalmente l’obiettivo era quello di fare sparire i partiti non allineati, poiché la stessa Legge “porcata” prevedeva che tali sbarramenti si dimezzassero nel caso di partiti facenti parte delle due maggiori coalizioni… Dunque un partito che ha l’ardire di restare autonomo e raccoglie il 3,9% dei voti a livello nazionale pe rquanto riguarda la Camera dei Deputati, viene azzerato e scompare dalla scena, mentre un altro partito che accetta di sottomettersi al giogo del centro destra o del centro sinistra, pur ottenendo solo il 2% dei suffragi, sbarca in Parlamento con una pattuglia di deputati eletti! Per non parlare, porcata su porcata, del meccanismo di salvataggio del migliore dei partiti in coalizione che non sono arrivati al 2%, grazie al quale i socialisti di De Michelis, con un miserabile 0,8%, hanno ottenuto i loro rappresentanti alla Camera!Noi del MFL, fra infamie provenienti dalla Germania, dalla Francia, dagli USA, dalla G. Bretagna e da chissà dove, preferiamo concentrarci su una Legge elettorale italiana, creata non per danneggiare questo o favorire quello, ma semplicemente per dare a tutti i contendenti la giusta rappresentanza politica. Invece di arzigogolare intorno a premi di maggioranza, a sbarramenti bulgari, a coalizioni messe insieme per forza, chiediamo di applicare con semplicità e linearità le regole della matematica, che nonostante ciò che pensano i nostri politicanti da strapazzo, non è affatto un’opinione. Chi raccoglie il 10% dei consensi elettorali nel Paese deve avere il 10% degli eletti in Parlamento… Semplicemente e democraticamente. Non esiste altra Legge elettorale più giusta e più democratica di quella proporzionale, checché ne dicano i tanti cialtroni italiani fautori del maggioritario o di una delle tante Leggi create ad hoc per annullare le opposizioni o per trasformare una infima maggioranza relativa in un governo bulgaro.Certamente la tanto decantata governabilità potrebbe essere messa in forse da un proporzionale puro, come quello che vigeva in Italia prima del referendum - truffa che impose al Paese il sistema maggioritario, ma il problema è di semplice risoluzione… Un minimo sbarramento, al di sotto del quale non viene garantita la rappresentanza parlamentare, rappresenterebbe la soluzione ideale per garantire nel contempo la piena democraticità del sistema elettorale, nonché la possibilità di governare per chi vince le elezioni con maggioranze relative… Ma tale sbarramento non può certo diventare una scure con la quale tagliare movimenti e partiti che rappresentano milioni di elettori, come accadeva nel sistema elettorale definito “porcata” dal suo creatore, il leghista Calderoli… Eliminare dal gioco politico partiti che sfiorano il 4% dei consensi a livello nazionale è un vero e proprio crimine antidemocratico, mentre imporre uno sbarramento al 2% con diritto di tribuna (l’elezione di un rappresentante) per tutti quei movimenti che comunque raggiungono almeno l’1% dei suffragi a livello nazionale, rappresenterebbe una saggia ed equa via per conciliare le esigenze della governabilità e della democrazia. Ovviamente, quei parlamentari non assegnati alle forze politiche che non raggiungono lo sbarramento del 2% dovrebbero essere assegnati come premio di maggioranza a chi vince effettivamente le elezioni, in modo tale da garantire ancora di più la possibilità di governare a quanti hanno ottenuto la maggioranza relativa dei suffragi.Ma siamo in Italia… Ed in Italia le cose semplici, democratiche e lineari non hanno futuro… Dunque, sotto a chi tocca con la prossima proposta oscena di Legge elettorale… Magari prima o poi qualcuno ci proporrà di adottare la Legge elettorale del Kenya o della Birmania…Tutto, fuorché qualcosa di italiano e di giusto!
Carlo Gariglio

domenica 20 gennaio 2008

IL ruolo dell'ebraismo nella cinematografia statunitense

Dietro il sogno americano
Il ruolo dell’ebraismo nella cinematografia statunitense
Tratto dal libro: "Dietro il sogno americano", Gianantonio Valli, ed. Barbarossa
Se da una parte tutte le maggiori case di produzione hollywoodiane sono strettamente in mani ebraiche (ma lo sono anche catapecchie cinematografiche come la Producers Releasing Company, del ragioniere Leon Fromkess), ebraiche sono anche le prime banche che finanziano l'industria filmica. L'unica, parziale eccezione è rappresentata dalla Bank of Italy, fondata nel 1904 a San Francisco da Amedeo Peter Giannini, un immigrato italiano nato nel 1870 a San Josè. Dotato di un talento e di una forza d'animo eccezionali, dopo il praticantato bancario egli ottiene i primi capitali per la sua impresa dai fratelli Herman Wolf ed lsaiah Wolf Hellman, due dei più potenti banchieri della California (il secondo è inoltre il fondatore, nel 1872, della prima sinagoga del B’nai B’rith di San Francisco).
Fattosi largo a forza in uno establishment ostile, allora dominato dai banchieri anglosassoni, l'italiano si appoggia agli ebrei, stipulando, attraverso il produttore Sol Lesser, un'alleanza con i produttori di Hollywood e con i banchieri di New York interessati allo sviluppo dell'industria cinematografica.Il propulsore di tale impegno non è però direttamente Amedeo, ma suo fratello Attilio, detto «Doc» per via di una sua laurea in medicina. Quando la Bank of Italy rileva la fallita Bowery and East River Bank di New York, è ancora Sol Lesser a consolidare la banca di Giannini attraverso il coinvolgimento di Attilio nelle attività finanziarie delle compagnie di produzione. In tal modo «Doc» diviene la prima fonte di capitale per Marcus Loew, Lewis Selznick, Florenz Ziegfeld e dozzine di altri impresari ebrei, sia teatrali che cinematografici: «una collaborazione tra outsiders», la definisce Neal Gabler.
Fondata nel 1919, la Loews Incorporated vede l'interessamento anche di altri banchieri. Come abbiamo accennato parlando della MGM, è per questo motivo che nella direzione della Loew compaiono i «gentili» W.C. Durant, dirigente della General Motors, e H. Gibson, presidente della Liberty National Bank. Un altro banchiere perno dello sviluppo dell'industria cinematografica americana è Otto Hermann Kahn. Nato nel 1867 a Mannheim dal banchiere Bernard Otto, dopo un periodo di lavoro nella filiale londinese della Deutsche Bank, nel 1893 è nominato direttore della filiale newyorkese della Speyer & Co. Tre anni più tardi egli sposa Addie Wolff, figlia di Abraham, socio nella Kuhn Loeb & Co., nella quale banca viene assunto l'anno seguente - «verosimilmente per il fatto che era stata fondata da ebrei come lui», ci informa piamente il Gabler - divenendone un'autorità.
In tempo rimarchevolmente breve, da impiegato Otto diviene alto dirigente e socio. Dal 1903 al 1917 è presidente del Consiglio di Amministrazione della Metropolitan Opera Company. Adolph Zukor, già finanziato da Pierpont Morgan, lo contatta intorno al 1919 tramite suo fratello Felix Kahn, proprietario di una delle più estese catene teatrali newyorkesi. Quando la Paramount apre la sua campagna di acquisti di teatri (nel 1921 possiede od ha costruito ben trecentotre locali di prima visione), Felix cede la sua catena, venendo cooptato nella casa e divenendone uno dei massimi dirigenti, oltre che amico intimo di Zukor. Alla fine degli anni Venti, delle quindicimila sale cinematografiche sparse sul territorio degli Stati Uniti, la Paramount ne controlla un terzo.Cosi si esprime ancora il Gabler: «Zukor aveva una forte affinità con i Kahn. I due fratelli erano apostati dal giudaismo, senza speranza di assimilazione, sebbene essi fossero in proposito più decisi che non Zukor. Otto aveva completamente rigettato il giudaismo e si era fatto episcopaliano. Essi affettavano uno stile di vita "imperiale", pensando di consolidare in tal modo il loro status di gentleman. Ed ancora credevano nelle arti come mezzo di mobilità sociale. In effetti, sembra che Otto Kalm si riferisse a Zukor quando, pochi anni più tardi notificò ad un gruppo di soggettisti e produttori che "nell'arte come in ogni cosa il popolo americano ama essere guidato in alto e in avanti", continuando poi a riferirsi "alla grande importanza ed alla potenzialità del cinema come industria, influenza sociale ed arte"».
Un gustoso aneddoto sul suo conto merita a questo punto di essere riportato. Fattosi protestante, Kahn cerca per anni di ignorare e di far ignorare la sua origine ebraica. Passando un giorno per la Quinta Strada in compagnia dell'umorista ebreo Marshall Wilder, affetto da una gobba pronunciata, egli indica al compagno la chiesa della quale è assiduo fedele, dicendogli: «Marshall, sai che una volta ero ebreo?». «Sì, Otto» - è la risposta di Wilder, evidentemente memore del fatto che olim haebreus semper haebreus - «e anch'io una volta ero gobbo». Come la Kuhn, Loeb & Co. per la Triangle (insieme a Rockefeller) e per Zukor, cosi altri banchieri ebrei finanziatori dei tycoons hollywoodiani sono S.W. Straus per Carl Laemmle e Goldman, Sachs & Co. per i fratelli Warner. Solo Williarn Fox avrebbe «osato» accordi con banchieri «gentili» non legati alla finanza ebraica, e subito l'A T & T, Halsey, Stuart & Co. ed altri finanzieri avrebbero cospirato per sottrargli il potere di controllo sulla filmografia sonora, campo nel quale Fox si trovava allora all'avanguardia e nel quale essi avevano investito considerevoli mezzi finanziari.
La crisi dell'ottobre 1929 costringe le grandi case a fare ricorso alla Chase National Bank di Rockefeller, oppure alla Atlas Corporation di Morgan, che impongono una drastica politica di organizzazione e sottomettono alla fine la produzione al loro diretto controllo. «Il 1935» - scrive Sadoul - «è l'anno in cui le conseguenze della crisi economica e della nuova "guerra dei brevetti sonori" portano ad un rafforzato controllo dei grandi gruppi finanziari sulla città del cinema. Otto Grandi regnano ormai su Hollywood; cinque "maggiori": la Paramount, la Warner, la Loew-MGM, la Fox e la RKO insieme con tre "minori": la Universal, la Columbia e la United Artists. Le cinque case maggiori totalizzano l'88 per cento del giro d'affari, sono proprietarie di 4.000 grandi cinematografi-chiave e producono l'80 per cento delle superproduzioni. Insieme con le tre case minori, monopolizzano il 95 per cento della distribuzione. Questi Otto Grandi sono consociati nella Motion Picture Producers of America (MPPA) e a loro volta sono controllati - il più spesso a due o tre mandate - dal gruppo Rockefeller o dal gruppo Morgan. Per di più, alcune di esse sono legate a W. Randolph Hearst, a Du Pont De Nemours, alla General Motors, alla General Electric e a varie grandi banche. L'alta finanza americana, direttamente proprietaria di Hollywood, sceglie attraverso i suoi fiduciari i soggetti dei film, che, prima di venir realizzati da un cineasta, debbono piacere ad una manciata di finanzieri».
I veri padroni degli oligopoli cinematografici rappresentati dalle maggiori case di produzione sono ancor oggi i grandi finanzieri di Wall Street (anch'essi nella maggior parte di ascendenza ebraica).
I maggiori trust finanziari e bancari statunitensi, le «Big Three», sono ancor oggi i gruppi Rockefeller, Morgan, e la Kuhn Loeb & Co. Come continua Georges Sadoul, l'attività dei monopoli cinematografici di Hollywood sarà da allora prevalentemente diretta da fini commerciali: «I dirigenti, che sono praticamente i delegati dell'alta finanza, stabiliscono con precisione quanto deve rendere ogni film e se il bilancio risulta in deficit tutti quelli che hanno concorso a crearlo (attori, directors e producers) si troveranno presto o tardi licenziati. I finanziatori americani padroni di Hollywood liquidano spietatamente questi executives, che sembrano tanto potenti, non appena il bilancio delle grandi case da essi dirette si rivela passivo». Tuttavia, nota sempre Sadoul, in talune circostanze i finanzieri di Wall Street autorizzano delle spese «disinteressate». Uno degli esempi più chiari si manifesta nel primo decennio del dopoguerra.
Nel 1948 la Fox è la prima a lanciare un film anticomunista, «La cortina di ferro», in appoggio alla guerra fredda. Con una contemporaneità significativa, la manovra propagandistica viene ripresa largamente dalla stampa, dalla televisione e dalle case editrici. Film senza alcuna qualità artistica, «La cortina di ferro» provoca subito, sia negli USA che all'estero, vive proteste. Il suo mancato successo commerciale non impedisce tuttavia ad Hollywood di continuare a produrre per sei o sette anni numerose pellicole anticomuniste - con eguale insuccesso. «Per la Fox, la MGM, la Warner, la RKO, la Paramount questa serie costituì certamente un deficit di molti milioni di dollari. Ma lo sforzo delle cinque majors fu disinteressato soltanto in apparenza, poiché queste grandi case erano in effetti legate anima e corpo agli interessi dei gruppi Morgan e Rockefeller, alle grandi fabbriche di armi e di forniture militari o di bombe atomiche che gravitano intorno alle ditte Kodak, Du Pont de Nemours, General Motors, General Electric, etc.».
I film anticomunisti contribuiscono a creare nell'opinione pubblica il panico della guerra fredda e pertanto a determinare commesse militari, atomiche o di altro genere, a tutto vantaggio delle grandi ditte e degli interessi che controllano anche le maggiori case cinematografiche di Hollywood. Pertanto il bilancio complessivo è largamente attivo.I legami che uniscono Hollywood al mondo del big business risultano quanto più chiari nella pittoresca figura del multimiliardario «gentile» Howard Hughes. Nato nel 1905 (e deceduto nel 1976), questo figlio di un milionario californiano si interessa ben presto, come abbiamo visto, al cinema (nel 1932 è tra l'altro produttore di Scarface). Fin dall'età di venticinque anni finanzia, e talvolta anche dirige, numerose pellicole nelle quali ha gran parte l'aviazione, attività tra l'altro a lui cara anche dal punto di vista sportivo. Mentre conquista alcuni record come aviatore, egli consolida così la fama di talune dive che godono dei suoi favori.
Nel 1948 il Nostro acquista per parecchi milioni di dollari, dal gruppo finanziario Rockefeller, la RKO. Per sette anni la società resta apparentemente in deficit, e nel 1955 Hughes la rivende ad un gruppo di grossi industriali della gomma. «Si disse allora» - scrive Sadoul - «che la RKO era stata per lui un capriccio da miliardario che accoppiava a quella aviatoria la passione per le dive. Ma il settimanale Time ricorda, il 17 ottobre 1955, da dove vengono i miliardi di Hughes. La fonte della notizia ne garantisce la veridicità, dato che questa pubblicazione americana opera nell'ambito degli interessi Morgan e, assieme alle rivelazioni, pubblica anche due pagine di pubblicità pagate da Hughes»'.
In breve, secondo la rivista, Flughes è uno dei dieci maggiori proprietari di industrie belliche americane. Nel bilancio militare degli USA la Howard Hughes Aircraft Co. (i cui stabilimenti occupano un'area di trenta ettari in California e in Arizona) incide ogni anno per duecento milioni di dollari sulla fornitura di missili teleguidati fabbricati da una delle aziende affiliate, la CSTI. Oltre a queste due società, il Nostro domina anche la Hughes Tool Co. e la TWA, la più grande compagnia aerea internazionale americana. Queste aziende impiegano complessivamente cinquantamila persone ed il loro giro d'affari annuo raggiunge i settecento milioni di dollari (tutti i dati sono ovviamente da riferire al 1955).La RKO, durante il periodo in cui è di proprietà privata di Hughes, moltiplica la produzione di film anticomunisti e di film di guerra che si svolgono in Corea od altrove, e dove l'aviazione ha un posto di primo piano. Citiamo, per tutti, The Bridges at Toko-ri, «I ponti di Toko-Ri» (1954), del «gentile» Mark Robson, prodotto da William Perlberg e George Seaton, con gli attori «gentili» William Holden e Grace Kelly.
Anche se il loro bilancio complessivo è quindi deficitario, la loro propaganda contribuisce tuttavia a determinare una situazione che viene cosi riassunta da Time: «Gli Stati Uniti avevano ormai trasmesso tutte le loro commesse di materiale antiaereo ad un unico gruppo finanziario, affidandosi completamente nelle mani di Howard Hughes, come egli stesso ebbe a dichiarare». E’ dunque difficile considerare la grande produzione filmica americana indipendentemente dai grandi gruppi industriali e finanziari che la controllano, poiché, nell'azione tendente a monopolizzare il cinema mondiale, Hollywood è collegata, da oltre mezzo secolo, agli altri grandi monopoli statunitensi (banche, petrolio, industrie aviatorie, automobilistiche, elettriche, chimiche ed atomiche).

giovedì 17 gennaio 2008

Les dieux s'en vont - di Adriano Romualdi

Les dieux s'en vont
Di Mussolini spesso abbiamo pensato molto male. D’accordo, i suoi critici ed i suoi detrattori erano infami, ma c’era qualcosa, nella sua opera e nella sua condotta, che non persuadeva neppure noi. Aveva parlato di guerra per vent’anni e ci pareva avesse evitato di prepararla sul serio, trascurando gli armamenti e circondandosi di generali inetti. Aveva predicato l’idea della nuova gerarchia e si era circondato non di una aristocrazia di uomini ma di un entourage di retori e di adulatori. Aveva proclamato la rivoluzione ma tollerato l’immobilismo borghese e qualunquistico dei salotti e dei circoli ufficiali. Infine, per due volte, al momento decisivo, lui, il duce, il massimo interprete della dottrina della forza e dell’azione, si era rassegnato senza combattere: il 25 luglio, quando era andato dal re senza prendere nessuna misura protettiva, e il 25 aprile, quando aveva lasciato Milano con animo rassegnato alla fine.Ma oggi, al di là di queste ombre, noi sentiamo intera la positività della sua natura e della sua creazione. Egli è stato un rivoluzionario: un uomo che ha messo in movimento la ruota della storia; che ha aperto strade, demolito pregiudizi, fondato uno stato, costruito città, creato uno stile, suscitato un mito. Soprattutto, ha saputo incarnare ed interpretare l’esigenza posta dalla cultura del suo tempo: superare l’ideologia borghese scientista ed egualitaria del XVIII secolo.Il Fascismo, quale egli lo ha realizzato, è la grande breccia aperta d’assalto nel grigio orizzonte della modernità razionalistica ed economicistica.In un’ora di tramonto e di decomposizione, egli ha saputo raccogliere intorno a sé le forze migliori della gioventù italiana per prendere d’assalto lo stato e farne il faro di una nuova fede europea. L’hitlerismo, che ha impegnato l’estrema battaglia dell’Europa contro l’imperialismo russo e americano, è uscito dallo spirito della rivoluzione di Mussolini.Che tutto ciò sia venuto dall’Italia, da questo paese di straccioni e di avvocati, di cattolici e di opportunisti, è quasi incredibile.Mussolini si è posto al servizio di questa rivoluzione con un’energia prodigiosa, una lucidità implacabile, un realismo spietato. Il fatto che negli ultimi anni abbia concesso sempre di più al conformismo e al “meridionalismo” di quelli che lo attorniavano, non deve farci dimenticare la chiarezza ed il coraggio con cui nel 1919 seppe salvare il paese da una classe dirigente invigliacchita e dalla canaglia delle strade.Mussolini era consapevole di essere lui stesso l’incarnazione di questa volontà di lotta e di rinnovamento. Sapeva che la sua stessa persona era una bandiera, un mito. Questo gli ha fatto dimenticare che un uomo solo, anche grandissimo, è troppo poco per fare la forza di un regime e che la democrazia si combatte soltanto con una aristocrazia.Ma bisogna riconoscere che egli ha saputo incarnare questo mito con grande prestigio sottoponendosi ad uno stile, una disciplina anche fisica, uno scrupolo del dovere che, quando si diraderà la critica di questi anni, ci appariranno nel loro giusto valore.Egli ha dominato il suo tempo per lunghi anni, ha suscitato una nuova speranza, ha infuso forza, fede, energia ad un popolo vecchio, scettico, sfiduciato. È stato un Romano in mezzo a degli Italiani. È stato il migliore di noi.

lunedì 14 gennaio 2008

Auguri alle camicie nere!


Esattamente 85 anni fa, il 14 gennaio 1923, nasceva con delibera del Gran Consiglio la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. "L'istituzionalizzazione" delle camicie nere disciplinò i combattenti Fascisti ( che ancora per tanti anni continueranno a morire in seguito agli attentati, assalti militari, omicidi mirati delle forze sovversive comuniste ) per far si che l'apporto di queste squadre potesse essere inquadrato in chiave collettiva e nazionale. Le camicie nere esistevano già da qualche anno: costituitesi già nel '19 e '20 per difendersi dai ripetuti assalti e dalle violenze dei rossi e non, come la propaganda antifascista continua a favoleggiare ancora oggi, per assaltare case del popolo e sindacati nemici, conteranno infatti più di 800 italiani, nei soli anni precedenti il biennio rosso, vigliaccamente violentati, assassinati, massacrati e trucidati. Già questo semplice dato basterebbe a mettere a tacere le menzogne sulle presunte violenze fasciste, che fecero molt meno vittime dei loro avversari. Noi continuiamo, nel nostro piccolo, a marciare simbolicamente con loro, essendo talmente legati a questo triste mondo da non poterlo più fare effettivamente.
Andrea Chessa

domenica 13 gennaio 2008

Farmacologia diabolica

Farmacologia diabolica
Maurizio Blondet
13/01/2008

Presto gli USA avranno soldati perfetti.Grazie a «farmaci capaci di modificare il comportamento, possiamo creare combattenti senza paura, soldati che possono stare svegli più a lungo, dotati di reazioni più rapide e più pronte».Lo aveva annunciato Andrew Marshall nel 2002, consigliere strategico di Donald Rumsfeld al Pentagono.Questi nuovi farmaci sono già in fase di sviluppo, disse allora.Sono capaci di «influire su specifici recettori del cervello ed agiscono come la normale biochimica cerebrale. Questo tipo di nuova farmacologia può creare un nuovo tipo d'uomo».
La fantasia iper-scientifica era parte essenziale della «revolution in military affairs» propugnata da Rumsfeld, l'illusione di sopperire con la tecnologia e gli psicofarmaci alle scarse attitudini militari dell'esercito supposto più potente del mondo.Come sia poi andata a finire con lo sviluppo delle pillole capaci di creare «un nuovo tipo umano», non ci è dato sapere.Ma lo stesso Rumsfeld non pare essere divenuto più «rapido nelle reazioni» né «più sveglio».E i soldati americani continuano ad aver paura, e per terrore, rabbia e indisciplina ad ammazzare civili che passano per strada.Non proprio un nuovo tipo d'uomo.
A meno che quegli studi cui accennò il dottor Stranamore Andrew Marshall non siano riflessi nelle nuove norme di sostegno psichico-farmacologico proposte per i soldati reduci dall'Iraq e Afghanistan e che rischiano il suicidio per «disordine post-traumatico» e stress da combattimento.Perché come si sa, i suicidi fra i reduci sono stati 6.500 nel solo 2005, al ritmo di 17 al giorno.E' stato emanato un protocollo curativo che contempla l'uso sperimentale del propanolo, un beta-bloccante di AstraZeneca comunemente usato come anti-ipertensivo.Ma il nome scelto per la legge anti-suicidi emanata nel 2007, «Psicological Kevlar Act», fa pensare: il kevlar essendo la fibra dei giubbotti anti-proiettile, sembra che lo scopo del protocollo «terapeutico» sia quello di «corazzare» i soldati dalle conseguenze psichiche dei loro omicidi, ossia di desensibilizzarli di fronte alle atrocità che sono chiamati a commettere.
E' probabile che questi farmaci-corazza psichica siano già somministrati ai soldati in operazione, che del resto vengono già sottoposti ad addestramento per restare insensibili, ad esempio, alle urla di una donna stuprata (lo scopo è, ufficialmente, di non dare al nemico il vantaggio di usare le urla di una soldatessa violentata per strappare informazioni a un soldato prigioniero).Infatti, nel 2005 sono stati denunciati 2.374 casi di stupro di colleghe da parte dei soldati maschi in zona di guerra, un aumento del 40% rispetto al 2004.E secondo il generale di brigata K.C. McClain, responsabile della «Task Foce for Sexual Assault Prevention and esponse» (sic), «solo il 5% di queste aggressioni vengono denunciate».Fra i reduci, la violenza in famiglia è cinque volte più frequente che nella popolazione generale (1).
Gli studi per formare il soldato che non conosce paura non devono procedere bene, tant'è vero che il Pentagono torna adesso ad una pratica antica, e abbandonata per ordine di Nixon nel 1969: ha ripreso a sperimentare armi chimico-batteriologiche e tossine varie non in laboratorio ma nell'ambiente, all'aria aperta.Lo afferma un esperto di tutto rispetto, Francis Boyle: il docente di diritto internazionale all'università dell'Illinois che ha stilato la legge di applicazione della Convenzione sulle Armi Biologiche per gli Stati Uniti, firmata poi dal presidente Bush- padre.Già dal '72 del resto gli USA hanno firmato il trattato che vieta lo sviluppo di armi che «seminino malattie», come l'antrace militarizzato (2).
Ora, il professor Boyle ha scoperto un passo inquietante nel rapporto del Pentagono presentato al Congresso nell'aprile 2007.Eccolo:
«Più di trent'anni sono passati dal divieto in USA di test all'aria aperta di agenti chimici viventi, e da quando l'ultimo test è stato realizzato, gran parte dell'infrastruttura necessaria per le prove sul terreno, come i rilevatori chimici, non esiste più o è gravemente deteriorata. L'aumento attualmente previsto dal bilancio per l'infrastruttura 'Prove e Valutazioni' migliorerà notevolmente sia la messa a punto sia l'utilizzo delle prove sul terreno, con una migliore rappresentazione delle minacce simulate e la definizione della reazione del sistema».Per Boyle, queste frasi sono inequivocabili: «O l'esercito ha ripreso le sperimentazioni all'aria aperta, o si prepara a farlo».
L'amministrazione Bush-figlio s'è data questa facoltà in seguito alle famose lettere all'antrace, che un anonimo «terrorista islamico» spedì, dopo l'11 settembre 2001, a vari giornalisti e a due senatori democratici: i morti furono cinque, i malati 17, e a Washington fu il terrore.Il Congresso fu svuotato per la disinfestazione, e così la Corte Suprema.Bush restò senza controllo democratico né giuridico il tempo necessario per emanare i decreti d'emergenza, Patriot Act, che sono tutt'ora in vigore.Poi si scoprì (non l'FBI, ma dei giornalisti) che l'antrace perfettamente «militarizzato» proveniva dal laboratorio militare americano di Fort Detrick, in Maryland.E Che a Fort Detrick aveva lavorato uno scienziato militare, colonnelo Philip Zack, israelo-americano e fanatico anti-musulmano, il qualche era stato licenziato per essere penetrato di notte nel laboratorio ed aver sottratto culture batteriche, fatto comprovato dalle telecamere di sorveglianza.Da allora Bush ha ordinato un aumento dei finanziamenti della ricerca in guerra batteriologica, per difendere la popolazione americana dai «terroristi islamici».Enormi finanziamenti sono andati in particolare alla modernizzazione di Fort Detrick, che ospiterà uno speciale «campus» per la ricerca nel settore, riservato ad altri laboratori e scienziati sotto contratto per la difesa.Si ritiene che ben 43 miliardi di dollari siano stati assegnati a centinaia di laboratori universitari per lo studio di agenti patogeni suscettibili di essere usati (dai «terroristi», ovviamente) nel quadro di un attentato batteriologico.A Fort Detrick in ispecie gli agenti patogeni sono provati e conservati, insieme a grandi riserve di vaccini specifici.A scopo difensivo.
Ma Richard Novick, docente di microbiologia all'università di New York, ha scoperto che a Fort Detrick i germi dell'antrace sono stati geneticamente modificati, a creare nuovi ceppi per cui non esiste rimedio conosciuto.«Non posso immaginare una giustificazione plausibile che possa spiegare la modificazione genetica dell'antrace come misura difensiva», ha detto Novick.
Invece, la creazione di nuovi ceppi ha una perfetta giustificazione offensiva: si tratta di provocare immani stragi ed epidemie nella popolazione nemica, senza che i laboratori del nemico siano pronti a studiare il vaccino o l'antidoto.Nello stesso senso, le grosse riserve di vaccini e antibiotici contro l'antrace che gli USA si stanno formando servono in caso di rappresaglia nemica con armi simili.Per questo Boyle ha accusato l'amministrazione di «prepararsi a intraprendere e a vincere una guerra biologica».
Negli anni '50-'60 simili esperimenti furono condotti su larga scala, all'aria aperta sul suolo americano ed in mare.«Nel corso di decenni di test segreti di armi chimiche, l'esercito ha liberato nell'atmosfera degli Stati Uniti oltre 225 mila chili di neurotossici mortali», scrisse il 5 giugno 1994 il giornalista Lee Davidson su Desert News, il giornale di Salt Lake City.Davidson era venuto in possesso di documenti del Pentagono che riportavano di ben 1.635 esperimenti sul terreno con agenti neurotossici «VX», «GA» e «GB» tra il 1951 e il 1969.«L'esercito ha abbandonato le sperimentazioni all'aria aperta quando una fuga di gas neurotossici ha apparentemente ucciso 6 mila pecore a Skull Valley», colpendo anche una famiglia di agricoltori.Esperimenti dello stesso genere, con conseguenze di decessi, sarebbero avvenuti anche in aree metropolitane, New York, Chicago, San Francisco.
Ora lo sviluppo delle armi chimiche e batteriologiche è in piena ripresa.Qual è il bersaglio della possibile aggressione?Si può pensare alla Russia.O alla Cina, con una popolazione così numerosa da far ritenere ai dottori Stranamore che colpirla con un'epidemia di tipo genocida possa essere un'accettabile soluzione strategica.Ma il primo test a grandezza naturale potrebbe essere l'Iran.
In questo senso, assume un significato sempre più curioso la contraddittorietà dei resoconti del Pentagono sull'incidente di Hormuz il 5 gennaio scorso, quando cinque motoscafi iraniani avrebbero «minacciato» tre potenti navi da guerra americane, l'incrociatore Port Royal, scortato dai due cacciatorpediniere USS Hopper e USS Inghram.Nella prima versione, un equipaggio in un barchino iraniano (tre persone, con giubbotti salvagente - strano per fanatici pronti al suicidio -, e senza armamento di siluri o missili apparente) avrebbe minacciato gridando in cattivo inglese: «Arrivo, ed esploderai fra due minuti».In una seconda versione, il Pentagono ha ammesso che le parole erano state «inserite nel video che ha ripreso la scena in un secondo tempo, essendo stati il video e l'audio 'registrati separatamente'».Sembra il ridicolo fallimento di una goffa operazione di propaganda, con lo scopo magari di creare un po' di tensione durante la visita di Bush in Medio Oriente, onde dare al presidente la scusa di dire quel che ha ripetuto: «L'Iran è la più grave minaccia alla pace» (due giorni prima del suo arrivo, il quotidiano saudita governativo Al-Riyadh aveva scritto: «Rifiutiamo di essere la base di lancio per guerre e tensioni con l'Iran»).
Ma potrebbe essere qualcosa di diverso: che un gruppo dell'apparato militare abbia sventato il pretesto di un attacco, messo a punto da un altro gruppo favorevole alla guerra, rivelando il taglia-e-cuci della «prova-video» della presunta aggressione iraniana.Come già accadde, forse, con le testate atomiche caricate sul B-52 lo scorso agosto, che qualcuno in grado di scavalcare la catena di comando e le procedure di carico di armi atomiche (Cheney?) poteva utilizzare per un «incidente» utile a giustificare l'aggressione.
L'incrociatore USS Port Royal è il gemello dell'USS Vincennes, l'incrociatore lanciamissili che il 3 luglio 1988, in piena guerra Iran-Iraq (Rumsfeld allora armava Saddam), valutandosi «minacciato» da motoscafi iraniani mentre era nel Golfo, lanciò i missili AEGIS che abbatterono un aereo di linea iraniano, Iran Air 655, uccidendone i 275 passeggeri, per lo più pellegrini da La Mecca.Si disse che «per errore» il Vincennes aveva scambiato l'aereo commerciale per un caccia Tomcat in avvicinamento.La coincidenza di circostanze può essere molto significativa.
E' possibile che Bush riesca ancora a scatenare una guerra mentre è in uscita e al tramonto?Certo è che gli Stranamore che l'hanno portato al potere e che lo hanno attorniato e gestito nelle due guerre scatenate dopo l'11 settembre, hanno un progetto vasto che continuano a perseguire con tutti i mezzi.Per conoscere quel progetto, basta riprendere in mano «Rebuilding the american Defense», il documento preparato per il presidente nel 2000, a cura del PNAC (Project for a New American Century).Quello stesso documento che auspicava «una nuova Pearl Harbour» per convincere gli americani a combattere la grande guerra futura.In quel documento, firmato da Cheney, Wolfowitz e Rumsfeld, si raccomandava «la diretta imposizione di basi avanate nell'Asia Centrale e nel Medio Oriente, allo scopo di assicurare il dominio economico del mondo, con la capacità di strangolare ogni potenziale rivale o ogni praticabile alternativa alla visione americana di una libera economia di mercato» (3).
Si noti il linguaggio: «Strangolare ogni potenziale rivale»; «ogni praticabile alternativa alla visione americana di una libera economia di mercato».Non c'è dubbio che, per questi Stranamore, la missione ancora da compiere è enorme, e richiede soldati corazzati psichicamente, guerrieri desensibilizzati con farmaci, armi chimiche, genocidi da batteri e neurotossine.
Maurizio Blondet
Note1) Penny Coleman, «Pentagon, Big Pharma: Drug Troops to Numb Them to Horrors of War», Alternet, 10 gennaio 2008.2) Ross Sherwood, «Le Pentagone s'apprête à reprendre les essais d'armes chimiques et biologiques à ciel ouvert», Réseau Voltaire, 22 dicembre 2007.3) Ellen Hodgson Brown, «Why is Iran still in the cross-hair?», Globalresearch, 12 gennaio 2008.
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