domenica 5 maggio 2019

Qualcuno ricordi al Ministro della Difesa che è un Ministro della Difesa



Sul serio: in nome di che cosa dobbiamo sorbirci – indipendentemente dal governo in carica – Ministri della Difesa sempre e per forza donne e sempre e per forza pacifisti convinti alla Tiziano Terzani?

Non altra è la domanda che mi viene in mente nel leggere la notizia che il Ministero della Difesa ha dato mandato ad alcuni suoi collaboratori di aprire una procedura di infrazione interna contro il Generale Paolo Riccò.

La storia, probabilmente, sarà conosciuta dalla maggioranza dei lettori. Succede che, il 25 aprile, il Generale Riccò e una delegazione militare partecipano, a Viterbo, alle celebrazioni del 25 aprile. Presenza già indigesta alla puntuale delegazione dei partigiani che, a Viterbo come in tutta Italia, spesso riesce nel compito di monopolizzare totalmente tale disonorevole e squallida ricorrenza (non esiste, in nessuna delle altre Nazioni europee, una giornata dedicata al disonore, al tradimento ed alla ignominosa sconfitta militare): è vero che i militari fanno sempre parte della repubblichetta antifascista nata dalla Resistenza, ma sono comunque dei militari e non dei banditi come i partigiani. Fatto sta che, ad un certo punto, sul palco sale tal Roberto Mezzetti, rappresentante dell’ANPI che cerca il suo personalissimo momento di gloria e, ovviamente, lo trova. Parte un pistolotto devastante sul governo giallo-verde, contro Matteo Salvini, a favore dell’immigrazione clandestina incontrollata (ma non erano quelli del “Una mattina mi sono svegliato / E ho trovato l’invasor?” – vai a capirli…) e, dulcis in fundo, contro i militari italiani rei di aver ucciso civili in Afghanistan. Fatto, quest’ultimo, non suffragato da alcuna sentenza, da alcun fatto, da alcuna sentenza giudiziaria, da alcuna inchiesta giornalistica, ma si sa: ormai all’ANPI sparano balle indecenti e odio disumano da settanta anni a questa parte senza che nessuno dica loro niente. Il tutto – si badi bene – non c’entra assolutamente nulla col 25 aprile e con i disvalori di cui tale squallida ricorrenza dovrebbe essere la giornata, ma si sa: Matteo Salvini ha avuto il solo torto di chiudere i tanto lucrosi rubinetti del traffico di uomini tanto cari alla sinistra, e quindi anche il 25 aprile si può dargli addosso.

Al sentir queste parole Paolo Riccò – uno di quelli che si è trovato sotto il tiro dei cecchini, dei kalashnikov e degli RPG nemici a Mogadiscio, uno di quelli che in quell’inferno e in quella mattanza compì gesta da vero soldato per salvare la sua pelle e quella dei suoi uomini, uno di quelli, insomma, che le palle quadrate le ha veramente, e non è certo un ruba-galline o uno stupratore di tredicenni come i banditi partigiani – gira i tacchi e se ne va. 

 
Il Ministro Trenta cosa fa? Accusa l’ANPI di squallida propaganda nel giorno del 25 aprile? Accusa l’ANPI di aver tenuto – per bocca del Mezzetti – una condotta inappropriata al luogo ed alla ricorrenza gettando fango sulle forze armate senza avere uno straccio di prova? Rivendica e difende l’Onore delle sue Forze Armate e dei suoi Militari? No, niente di tutto questo.
 

Apre una procedura disciplinare contro il Generale Riccò, che non si saprebbe ancora bene quale imprudenza abbia compiuto, se non quella di difendere i suoi soldati e il prestigio dell’Esercito Italiano. Quello, per intenderci, di cui il Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, dovrebbe essere il più alto garante. Che qualcuno glielo ricordi, tra un discorso filo-clandestini e l’altro.

sabato 4 maggio 2019

Davvero vi aspettavate altro dal Corriere della Sera?


Se qualcuno aveva ancora dei dubbi circa la totale inattendibilità dei grandi mezzi di informazione se li faccia passare immediatamente. A mettere una pietra tombale sulla libertà di informazione ci ha pensato bene Federico Fubini, direttore del Corriere della Sera, che in una intervista a TV2000 ha confessato candidamente: Faccio una confessione. C’è un articolo che non ho voluto scrivere sul Corriere della Sera. Analizzando i dati della mortalità infantile sulla mortalità in Grecia mi sono accorto che, a causa della crisi, sono morti 700 bambini. Non ho scritto l’articolo per non essere strumentalizzato dagli anti-europei, pronti ad usare qualunque materiale come una clava contro l’Europa e ciò che rappresenta, cioè un principio di democrazia fondata sulle regole e sulle istituzioni”.

Eccola lì, la pistola fumante: il direttore del più grande quotidiano italiano ammette chiaramente di aver scelto di non dare una notizia di per se importantissima – la morte di 700 bambini a causa delle politiche di austerità imposte alla Grecia dall’Unione Europea – per una scelta chiaramente politica; espressa la volontà di non portare, seppur involontariamente, acqua al mulino di coloro che nell’Europa vedono quello che effettivamente è: un enorme gigante burocratico e parassitario, non rispondente ad alcun Parlamento nazionale o ad alcuna volontà popolare, il cui unico scopo è quello di impoverire ed affamare le Nazioni.

Siamo tornati ai tempi di Palmiro Togliatti, il quale poteva permettersi di mentire spudoratamente e di raccontare del paradiso sovietico fatto di diritti per i lavoratori e coesione sociale laddove aveva visto solo mucchi di cadaveri e povertà. 

Se il Corriere della Sera ha mentito su questo, quante altre cose ha nascosto? Su quante altre cose ci ha spudoratamente mentito?

Fa venire i brividi, la naturalezza di Fubini. Se un giornalista del genere può permettersi una dichiarazione simile è perché evidentemente sa benissimo di poter contare sulla totale complicità non solo dell’Albo dei Giornalisti, ma anche di quei poteri occulti con i quali, da buon ebreo facente parte dell’Open Society Foundations (la lobby del criminale di guerra di George Soros, noto speculatore finanziario che ha detabilizzato ed impoverito intere nazioni, Italia compresa) è sicuramente ben ammanicato.


Eccola qui la “democrazia fondata sulle regole e istituzioni” tanto cara a Fubini: nient’altro che un gigantesco Cthulhu lovecraftiano fatto di austerità, rigidi parametri burocratici, morte delle Nazioni e dei popoli, protetta da un cordone sanitario di vigliacchi “padroni del discorso” in guanti e cappuccio.

Davvero vi aspettavate altro dal Corriere della Sera?