Che cosa c’è di più triste e squallido di un Governo nazionale che, dietro la scusa di una pandemia pressoché inesistente, limita le libertà dei propri cittadini con divieti di chiusura, coprifuoco, obbligo di utilizzare DPI che DPI non lo sono (le famigerate mascherine, che per l’OMS stesso non servono assolutamente a nulla), divieto di spostamento, come nemmeno nell’ultimo conflitto mondiale è stato fatto? Risposta: un popolo di coglioni ipocondriaci e di pecore che accetta supinamente tutto questo. Anzi, di più: lo esige, lo pretende, è pronto alla delazione anonima, come ha candidamente ammesso il Ministro Speranza, perfettamente consapevole della stupidità e dell’ignavia di una buona parte dei suoi cittadini.
Il sito Affaritaliani.it ha commissionato l’indagine allo studio Lab2101: il 37% degli italiani è disposto a tollerare ulteriori misure restrittive delle libertà ed è favorevole a multe draconiane o addirittura – udite udite! – al carcere per chi non utilizza la mascherina.
Un popolo rincoglionito da 70 anni di antifascismo ignorante e stupido che non si accorge di essere finito sotto una dittatura ancora peggiore di quella imposta all’Italia da Benito Mussolini – dittatura che non aveva mai nemmeno pensato di limitare la libertà personale come questo Governo, nemmeno in tempo di guerra – a quanto pare si accorge della dittatura stessa solo se si tratta di qualcuno che si affaccia dal balcone di Palazzo Venezia, o se è portata avanti da un austriaco coi baffetti. Se invece la dittatura (sanitaria) viene imposta dal belloccio in giacca e cravatta, che ciarla continuamente di libertà e di democrazia mentre le comprime entrambe, il popolino ignorante applaude e chiede sempre pene più esemplari. Prima per i corridori della domenica, poi per i giovani che andavano in discoteca, poi per quelli che dopo il lavoro facevano un aperitivo, infine per i pazzi negazionisti/nomask/antivaccinisti/analfabeti funzionali: sempre pronti ad agitare i forconi contro il pericoloso diffusore di virus scelto, di volta in volta, dal potere e dai mezzi di comunicazione.
Una cosa è certa: se i droni, gli elicotteri, l’esercito nelle strade fosse stato utilizzato per i veri cancri che affliggono questa Nazione – la mafia, l’immigrazione clandestina, il caporalato, la corruzione anche ai più alti livelli della macchina statale – vivremmo in un Italia perfetta, o quasi. Invece ci si è scagliati contro chi portava a passeggio il cane o corricchiava sulla spiaggia, con tanto di diretta sui programmi spazzatura condotti da ciarlatani, stile Barbara D’Urso.
Come già scritto in articoli precedenti, se chiunque di noi andasse a vedere chi sono questi riscoperti giustizialisti italiani, vedrebbe che, nella stragrande maggioranza dei casi, appartiene alle fasce parassitarie della popolazione: anzitutto i dipendenti pubblici, componenti di una macchina statale lenta, inefficiente, macchinosa e pasticciona, tanto che perfino l’Unione Europea arriva a comminarci, ogni anno, multe salatissime per la estenuante lunghezza dei processi italiani, che soffocano sul nascere qualunque libertà di impresa e sono una vera e propria palla al piede per le aziende. E non parliamo di dipendenti comunali, forestali, insegnanti: tutta gente che, da sei mesi a questa parte, percepisce un regolare stipendio che non è diminuito nemmeno di un solo, fottuto centesimo, ed ha lavorato, se gli è andata male, un decimo delle ore. Quanti insegnanti conoscete che hanno tenuto le lezioni in videoconferenza tutti i giorni, per 5 ore al giorno? Quanti insegnanti conoscete che, invece, si sono limitati a dare compitini generici agli alunni, spesso non essendo nemmeno in grado di utilizzare una normalissima casella di posta elettronica, figuriamoci i programmi per le videoconferenze?
Troppo facile chiedere a gran voce il blocco delle attività non essenziali – quali sono le attività essenziali e quali no, ovviamente, sono sempre loro a deciderlo – quando a fine mese arriva lo stipendio sicuro. Non si tratta della solita cantilena contro i dipendenti pubblici fancazzisti, ma è innegabile che, mentre intere categorie sono in una crisi nera (i ristoratori, prima di tutto) dalla quale faticheranno tantissimo a riprendersi (e forse non si riprenderanno mai del tutto), gli unici ai quali non è stato chiesto nessun sacrificio ( non veniteci a dire che è stato un problema essere costretti a lavorare da casa, perché non ci crede nessuno) sono proprio loro. Tutti gli altri devono scegliere: rischiare di ammalarsi di un virus che causa lo 0,03% di morti – meno della normale influenza stagionale – o morire di fame: la seconda eventualità è molto più probabile della prima.
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