lunedì 31 dicembre 2007

La questione palestinese non è la loro

Andrea Chessa, 31/12/2007
Come sicuramente chi non segue la disinformazione ufficiale ( che in questi giorni ci delizia sui panettoni, il cenone di fine anno, i nuovi vestiti che faranno tendenza nel 2008 e così via ) avrà avuto modo di apprendere, qualche giorno fa una delegazione italiana si è recata nella Striscia di Gaza per verificare le condizioni di vita dei palestinesi gulaghizzati all’interno del territorio in cui Israele pratica la sua politica di sterminio sistematico ai danni della popolazione palestinese, rea di non voler abbandonare la terra che abita e ama da millenni. Nonostante tutte le rassicurazioni del governo Italiano, la delegazione è stata respinta dalle autorità israeliane e non ha potuto quindi svolgere le attività che si era prefissa. Questo suona non solo come una umiliazione alla reputazione e all’autorità dell’Italia, che aveva garantito che la delegazione non avrebbe incontrato ostacoli, ma aumenta ancor di più i sospetti ( se mai ce ne fosse bisogno ), anzi, le prove, che le autorità israeliane conducano, nei confronti della popolazione palestinese, una vera e propria politica di genocidio programmato e sistematico, al fine di costringere i palestinesi ad abbandonare la loro terra. Immagino che questo termine, genocidio, possa provocare, a coloro che hanno già rottamato il cervello, qualche fastidioso prurito. Siamo talmente abituati ad associare il termine “genocidio” al presunto “sterminio” del popolo ebraico che, così si dice, quest’ultimo dovette subire a causa di quei cattivoni dei Nazionalsocialisti, che ormai si potrebbe quasi dire che tale termine sia loro esclusiva proprietà. Ho già dimostrato, nell’articolo che ho riscritto “Relazione per la conferenza di Sassari” ( presente anche nel mio sito personale ) che la comunità ebraica internazionale giocò un ruolo determinante nell’atteggiamento che poi i Tedeschi assunsero nei confronti degli ebrei, ed è presente – prevalentemente in internet ( capito perché cercano di tassarla, di mettere i filtri nei motori di ricerca e nei browser, di costringere tutti coloro che aprono un sito non per attività commerciali siano costretti a registrarsi? ) – una documentazione sterminata che tratta della seconda guerra mondiale, del Nazionalsocialismo, del Fascismo e del presunto sterminio del popolo ebraico da parte dei nazisti in un ottica altra che non è quella che i vincitori hanno voluto lasciare alla Storia. Non è qui quindi il caso di ripetere argomenti che già sono stati luogo di trattazioni in altri interventi. Comunque, finchè il vostro pc vi permette di farlo, salvatele sul vostro disco rigido, non si sa mai…
Israele nega l’entrata alla delegazione italiana nei territori occupati, dicevo. Già da più parti la stampa sinistrorsa si strappa i capelli: Israele come Hitler! Gli israeliani come i nazisti! e così via. Gioverebbe ricordare ai trinariciuti che la Germania Nazionalsocialista non si è mai permessa di chiudere dei prigionieri dentro un gigantesco recinto per poi bombardarli sganciandogli centinaia di tonnellate di bombe al fosforo. I primi a inaugurare, nella seconda g.m., i bombardamenti contro le città civili per cercare di abbattere il morale e la fiducia della popolazione, furono gli inglesi e gli americani loro degni compari. Hitler trasmise immediatamente una richiesta all’Inghilterra e agli Stati Uniti per far cessare i bombardamenti sui civili; richiesta che, neanche a dirlo, non fu neanche presa in considerazione. I Nazionalsocialisti, poi, all’interno dei loro campi di raccolta per prigionieri, non hanno mai negato l’entrata ad alcuna delegazione umanitaria: è ampiamente dimostrata la collaborazione che i comandi dei campi di concentramento nazisti ebbero con la Croce Rossa, al fine di garantire, in special modo negli ultimi anni di guerra, le provviste alimentari, le razioni giornaliere e tutto quell’altro materiale di prima necessità ( medicine, coperte etc. ) che, a causa dei bombardamenti indiscriminati portati avanti dagli Alleati ( che colpivano anche binari, ferrovie, stazioni, strade, ponti etc. ), faticava ad arrivare con regolarità nei campi. Rimando qui: http://www.zoopolitico.it/blog/20915.
Tutto ciò bisognerebbe farlo sapere ai trinariciuti, dato che spesso e volentieri rispolverano il Nazionalsocialismo in stile prezzemolo: ci sta sempre bene.
Comunque sia, la delegazione, composta da esponenti sia di Sinistra che di Destra, è stata formata con l’importante collaborazione del Comitato Gaza Vivrà. Questa iniziativa, certamente lodevole e condivisibile, segue la raccolta firme, che lo stesso Comitato inaugurò un po’ di tempo fa, a sostegno della popolazione palestinese. E qui vale la pena di raccontare una divertente storiellina, che sicuramente chi non è del MFL non conosce ( e probabilmente non conoscono neanche molti nostri simpatizzanti ), utile per far capire come spesso queste iniziative, sponsorizzate e spacciate per iniziative super-partes, vengano trasformate dai rossi in attività politica, snaturando di fatto l’obiettivo iniziale.
Diverso tempo fa tanti camerati ci chiesero come si poneva il nostro Movimento nei confronti di questa raccolta firme, e se una eventuale adesione dei camerati si ponesse in contrasto con l’attività MFL. Poiché fu garantito, a noi ma non solo a noi, che questa raccolta firme era rivolta a tutti, lontana quindi da strumentalizzazioni, e non per una precisa parte politica, io fui tra quelli che ritenne che non ci fosse nulla di male a sottoscrivere un appello certamente condivisibile, anche se a proporlo non eravamo stati noi o qualcuno vicino al nostro Movimento. Sono ancora del parere che quando qualcuno afferma qualcosa di giusto e di condivisibile, gli si debba dare ragione a prescindere da idee politiche o culturali differenti. Quelli di Gaza Vivrà sicuramente non la pensano come me. Così molti di noi firmarono l’appello con nome, cognome e MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA’. Passano i giorni, passano le settimane, ma le nostre sottoscrizioni, che non erano un infinità ma neanche pochissime, non compaiono nel sito. Per alcuni che si lamentano che il loro nome non viene pubblicato, altri si lamentano che invece il loro messaggio è stato si pubblicato, ma debitamente cancellato del “MFL”. Alcuni, come me, lasciano cadere la cosa, altri ricontattano tal Comitato chiedendo che il loro nominativo venga completato con il nome del Partito di riferimento. Per tutta risposta la loro sottoscrizione viene cancellata.
A fare un giro nel sito si nota infatti come tutti i messaggi di questo appello siano debitamente schierati tutti a sinistra o nell’estrema sinistra. Viene da chiedersi: non sarà che i rossi, perché di rossi si tratta, oltre alla loro personalissima interpretazione della Storia si sono appropriati anche della questione palestinese? E che preferiscano cancellare i nominativi di chi non la pensa come loro piuttosto che rischiare che la questione palestinese smetta di essere loro esclusiva proprietà?
Insomma, il condivisibile e lodevole intento iniziale, suscitare un movimento di protesta, di informazione e di sensibilizzazione nei confronti delle ingiustizie subite dal popolo palestinese, si annacqua pur di continuare a propagandare l’idea e la percezione della lotta dei palestinesi come lotta di sinistra, e pur di continuare a mostrare il Fascista come al servizio e al soldo delle potenze imperialiste.
Eppure mai nessuno ha detto ai rossi che se ci furono degli Stati che portarono avanti delle politiche di collaborazione con le varie popolazioni musulmane questi furono i Fascisti e i Nazionalsocialisti? Che Mussolini fu la spada dell’Islam? Che nelle SS, l’esercito più multiculturale e multirazziale del mondo, ci furono migliaia e migliaia di musulmani che combatterono per un Nuovo Ordine Europeo? Che ci furono sempre politiche volte a favorire l’indipendenza e la piena sovranità degli Stati musulmani? Ancora: non hanno mai sentito i rossi le varie dichiarazioni, succedutesi nel tempo, di esponenti di Hamas, Al-Fatah, di Saddam Hussein, sempre ben disposte nei confronti del Fascismo e dei loro creatori?
Qualcuno dovrebbe far sapere tutte queste cose ai trinariciuti. E se nessuno di noi vuole strumentalizzare la questione palestinese per portare avanti la propria propaganda politica, loro sono gli ultimi che mai potrebbero farlo. La questione palestinese non riguarda solo loro, ma tutti gli uomini liberi e di coscienza. A prescindere.

venerdì 28 dicembre 2007

La dignità negata nei territori palestinesi occupati.

Già il titolo rende bene l'idea dell'argomento che qui di seguito ri-propongo. Chi sarà mai il colpevole di questo reato di lesa maestà alla "unica democrazia del Medio-Oriente"? Quelli di Fascismo e Libertà? Qualche militante di Hamas? Pericolosi antisemiti da segnalare immediatamente a Giuliano Ferrara? Forse qualche crudele storico revisionista? Niente di tutto questo: la Croce Rossa... allora? Semplice: anche la Croce Rossa è antisemita, revisionista, negazionista, filonazista, terrorista e via dicendo. Non potendo proporci questa tesi, i nostri liberi giornali italiani sorvolano. Molto meglio le ricette per le crapulonerie di fine anno.
La dignità negata nei territori palestinesi occupati.
Rapporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa
OCCUPATI
"Essere palestinesi vuol dire scontrarsi con i limiti che ci impongono in ogni momento della vita. Ci ostacolano in tutti gli ambiti: perdiamo il lavoro, non possiamo viaggiare liberamente, siamo separati dalle nostre famiglie. Essere palestinese vuol dire essere privato di molte cose che per gli altri sono assolutamente normali" Mohammed, Gerusalemme. Nell’insieme dei territori palestinesi occupati, sia nella striscia di Gaza che in Cisgiordania, i palestinesi lottano ogni giorno semplicemente per vivere: a loro è vietato fare ciò che costituisce la trama quotidiana dell’esistenza della maggior parte delle persone. Da un punto di vista umanitario i territori palestinesi soffrono di una grave crisi, perché milioni di persone si vedono private della loro dignità. Non di tanto in tanto, ma ogni giorno. Per i Palestinesi non è possibile prevedere nulla. Le regole possono cambiare da un giorno all’altro senza preavviso né spiegazioni. Questo popolo vive in un ambiente arbitrario, adattandosi a circostanze sulle quali non ha nessuna influenza e che riducono sempre più le sue possibilità.
(Nel 2006 il muro della Cisgiordania divise in due parti il villaggio di Abu Dis, abitato da 30000 persone, separando così intere famiglie e contadini dalla propria terra. Abu Dis in passato era stato un villaggio ricco situato sulla strada che collegava Gerusalemme Est a Gerico. La chiusura della strada ha dimezzato il numero degli esercizi commerciali nati lungo quella via di comunicazione)
INTRAPPOLATI NELLA STRISCIA DI GAZA
"Anche dopo il loro ritiro da Gaza, non ci hanno voluto lasciare tranquilli; ritornano di quando in quando per radere al suolo le nostre terre e distruggere le nostre case. È solo quando ti sparano addosso che puoi capire che sei nella zona cuscinetto"Saleh, contadino di GazaIl conflitto tra militanti palestinesi e Israele continua inesorabilmente anche dopo l’isolamento della striscia di Gaza. I primi lanciano razzi quasi ogni giorni su Israele, e a sua volta l’esercito israeliano organizza incursioni fin nel cuore della striscia di Gaza e attacchi sia aerei, sia dalla costa. La popolazione civile è intrappolata, senza nessuna via d’uscita e, come se non bastasse, subisce gli effetti degli scontri continui tra i palestinesi. Dopo i violenti conflitti che hanno opposto Hamas alle forze affiliate a Fatah e la presa di potere di Hamas nel giugno di quest’estate, le vie d’uscita rimangono chiuse per la maggior parte degli abitanti di Gaza. È diventato quasi impossibile andare a studiare o curarsi in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, in Israele, o all’estero, fatta eccezione per coloro che hanno bisogno di cure urgenti. Ma a volte neppure questi sono autorizzati ad uscire dalla striscia di Gaza. Dopo il ritiro unilaterale del 2005, Israele ha progressivamente istituito una zona cuscinetto lungo il muro che circonda Gaza, zona che sconfina sul territorio già esiguo e sovrappopolato della striscia, con pesanti conseguenze per la popolazione. L’estensione non ben definita di questa zona cuscinetto riduce la superficie dei territori coltivabili e mette in pericolo coloro che se ne avvicinano troppo. Effettivamente succede molto spesso che gli abitanti di Gaza siano uccisi, feriti o arrestati quando si trovano in prossimità del muro.
ABBASTANZA PER SOPRAVVIVERE, NON ABBASTANZA PER VIVERE
"È difficile trovare alcune medicine, come ad esempio gli antibiotici. Non abbiamo più cereali e, in questi giorni, non è facile procurasi il latte in polvere per i neonati. Quando lo si trova, per la maggior parte delle persone è troppo caro perché i prezzi sono aumentati enormemente" D’Salah, farmacista di Gaza. I timori degli abitanti di Gaza crescono mano a mano che i negozi di alimentari si svuotano a causa dell’isolamento. I prezzi sono aumentati vertiginosamente e i rari prodotti che riescono ad arrivare a Gaza sono praticamente inavvicinabili. I prezzi di molti generi alimentari, come il pollo, in questi ultimi quattro mesi sono almeno raddoppiati, perché le scorte diminuiscono e non possono essere rifornite. Secondo il Programma alimentare mondiale circa 80000 abitanti di Gaza hanno perso il proprio lavoro dal giugno 2007, facendo aumentare un tasso di disoccupazione che era già elevato: circa il 44% della popolazione attiva è attualmente senza un lavoro. Molte industrie locali sono state costrette a chiudere e licenziare il personale, visto che il 95% della produzione locale dipende dalle importazioni delle materie prime provenienti da Israele. E proprio Israele ha limitato le importazioni a ciò che è stato definito come “beni essenziali” - per la maggior parte si tratta di generi alimentari di base - mentre altri articoli indispensabili al funzionamento dell’industria o alla riparazione delle infrastrutture non possono arrivare nella striscia di Gaza.
DIMINUZIONE DELLA PRODUZIONE AGRICOLA
“In principio hanno preso del terreno per la strada, poi ne hanno preso dell’altro per la zona cuscinetto attorno alla strada, poi hanno distrutto la mia casa perché era troppo vicina alla zona cuscinetto. Ora hanno raso al suolo tutto. Non mi resta nulla”Abdul, Gaza. I contadini di Gaza si ricordano che in un passato recente le loro terre erano verdi e fertili. Gli abbondanti raccolti di olive e agrumi erano esportati in Cisgiordania e in Israele. Oggi la maggior parte di quelle terre sono improduttive e gli alberi sono stati sradicati dalle moltissime incursioni militari. Circa 5000 produttori agricoli che vivevano delle esportazioni di pomodori, fragole e garofani hanno visto crollare le vendite – con una perdita pari al 100%. La raccolta di questi prodotti è cominciata a giugno, ma a causa dell’embargo sulle esportazioni, i prodotti marciscono davanti ai chek-point.
DETERIORAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE
“Non sappiamo come tutto questo finirà. Gli ospedali lottano per avere riserve sufficienti di combustibile, se quest’ultimo viene a mancare le lavanderie degli ospedali saranno le prime a subirne le conseguenze. Poi sarà il turno delle apparecchiature mediche. E questo sarà solo l’inizio di una fine terribile” Abu Hassan, Gaza. Le infrastrutture della striscia di Gaza sono in uno stato precario. Da circa otto mesi le dighe di un bacino che contiene centinaia di migliaia di litri di acque scure si sono rotte a nord di Gaza. L’acqua ha inondato un villaggio di beduini uccidendo cinque persone, ferendone sedici e distruggendo moltissime case. Non è stato possibile effettuare nessuna riparazione importante sia a causa della mancanza di fondi, sia a causa delle restrizioni permanenti imposte da Israele sulle importazioni dei pezzi di ricambio. Il funzionamento dei servizi di base come gli ospedali e le infrastrutture di approvvigionamento di acqua corrente e di smaltimento delle acque scure dipende dal loro collegamento alla rete elettrica. Se la rete non riesce a fornire l‘energia necessaria, tutti questi servizi indispensabili per una vita dignitosa ne risentiranno.
Dopo che nel giugno del 2006 la centrale elettrica di Gaza è stata distrutta dagli attacchi aerei dell’esercito israeliano, il suo funzionamento è stato dimezzato. L’approvvigionamento elettrico della striscia di Gaza è precario, inaffidabile e dipendente dalle sorgenti esterne e attualmente è incapace di soddisfare i bisogni della popolazione. Quindi infrastrutture di primaria importanza come ospedali e i sistemi di approvvigionamento di acqua o di risanamento sono obbligati ad utilizzare generatori di soccorso. Il fatto di dover contare su dei generatori è rischioso e genera a sua volta nuove dipendenze dal carburante e dai pezzi di ricambio, oltre ad un aumento del costo operativo. Le attuali restrizioni alle importazioni impediscono l’arrivo del carburante e dei pezzi di ricambio, ne consegue che i servizi vitali rischiano di crollare definitivamente.
UNA VITA DI RESTRIZIONI
"Prima lavoravo nel mercato di Nablus. Ma dal 2002, a causa dell’accerchiamento della città, mi sono dovuto trasferire al mercato di Beita, a 12 chilometri dalla mia casa. Impiegavo due ore per andare al lavoro visto che dovevo attraversare il check-point. Allora sono dovuto andare a vivere a Beita. Vedo la mia famiglia solo il mercoledì, quando il mercato non c’è. I miei figli mi mancano". Murad, distretto di Nablus.
L’ACCESSO ALLE TERRE
"Fummo svegliati dalla luce delle fiamme. Corremmo fuori e vedemmo i nostri alberi d’ulivo circondati dal fuoco. I pompieri non riuscirono a raggiungere i campi perché gli accessi erano chiusi. Le nostre terre erano dietro la barriera di West Bank, non potevamo arrivarci ogni giorno e per questo non avevamo potuto pulire completamente il terreno. Quella sera non potemmo fare nulla, restammo a guardare i nostri alberi bruciare perché il chek-point era chiuso" Contadini di Petunia, distretto di Ramallah. Anche in Cisgiordania la situazione sul piano umanitario peggiora sempre più. I Palestinesi assistono impotenti alla confisca delle loro terre. Nel corso degli anni le colonie e le strade israeliane si sono ingrandite, invadendo sempre più le terre che erano coltivate dalle stesse famiglie palestinesi ormai da generazioni. Dopo la costruzione della barriera della Cisgiordania, che penetra profondamente nel territorio palestinese, grandi distese di terra coltivata sono diventate inaccessibili ai contadini perché la barriera divideva molti villaggi dai rispettivi campi. L’estate scorsa alcuni contadini hanno assistito, impotenti, al rogo dei loro uliveti. Non potevano accedere a quella zona perché in quel momento il check-point era chiuso o perché non avevano il permesso. Alcuni alberi avevano cinquanta anni, due generazioni di lavoro e cure andati in fumo in una notte. Per avere un permesso che gli dia la possibilità di accedere alle sue terre, un contadino deve farsi strada in un labirinto burocratico in cui dovrà presentare tutta una serie di documenti che attestino la sua residenza e il fatto che è il proprietario di quelle terre. La maggior parte dei contadini passano ore negli uffici dell’amministrazione civile israeliana per cercare di ottenere quel permesso. Molte domande sono rifiutate per motivi di sicurezza, per esempio perché in un periodo un membro della famiglia ha soggiornato in una prigione israeliana.
ACCESSO ALLE STRADE
In Cisgiordania molte strade che prima legavano i villaggi palestinesi alle città vicine ora sono ostruite da blocchi di calcestruzzo, fossati, reti metalliche, rinterri. Questi ostacoli separano i Palestinesi dai loro campi, dalle loro sorgenti d’acqua e anche dalle loro discariche. Oggi c’è una netta separazione tra i villaggi e le città, tra le comunità e tra i distretti. Gli abitanti della Cisgiordania guardano dalle loro case gli israeliani usare strade catramate, costruite su campi palestinesi, strade che collegano le colonie e su cui è facile arrivare a Gerusalemme e Tel Aviv. I palestinesi invece viaggiano su strade in terra battuta e sono costretti fare lunghe deviazioni per raggiungere le loro scuole, il posto di lavoro, gli ospedali, i luoghi di culto, o semplicemente per andare a trovare i loro parenti e amici. I 177 000 abitanti di Nablus, che in altri tempi è stata una città ricca, hanno solo due strade per poter uscire dalla città. Non possono guidare le loro auto in direzione Sud e perciò sono obbligati a prendere dei taxi, cosa che grava sulle loro già limitate risorse economiche.
L’ASSILLO DEI COLONI
"Alcuni coloni avevano preso l’abitudine di lanciare pietre sui miei figli quando giocavano in giardino. Per questo ho dovuto costruire un recinto attorno alla mia casa. Ci lanciano pietre semplicemente perché continuiamo a vivere sulla nostra terra e non vogliamo andarcene." Anwar, Hebron. I palestinesi che vivono in prossimità delle colonie israeliane non solo hanno dovuto cedere la loro terra ad Israele, ma sono continuamente perseguitati dai coloni. In Cisgiordania il numero delle aggressioni nei confronti dei civili continua ad aumentare. Le informazioni che la Croce Rossa ha raccolto indicano che il numero dei delitti in questi ultimi cinque anni è almeno triplicato; allo stesso tempo raramente la polizia conduce un’inchiesta fino alla fine e nella maggior parte dei casi conclude che “il colpevole è ignoto”.
APPELLO PER UNA VITA DIGNITOSA
Giorno dopo giorno, la dignità dei palestinesi è continuamente calpestata in Cisgiordania come a Gaza. Le misure di sicurezza prese da Israele hanno un costo enorme in termini umanitari: coloro che vivono sotto l’occupazione hanno i mezzi per sopravvivere, ma non possono vivere normalmente e dignitosamente. Israele ha il diritto di difendere la propria popolazione. Ciò nonostante ci dovrebbe essere sempre un giusto equilibrio tra le legittime preoccupazioni di sicurezza di Israele e il rispetto della libertà e dei diritti dei palestinesi che vivono sotto l’occupazione. Sino ad ora quest’equilibrio non è stato raggiunto. Gli 1,4 milioni di palestinesi che vivono nella striscia di Gaza continuano a pagare con la loro salute e i loro mezzi di sostentamento il prezzo del conflitto e delle restrizioni economiche. Tagliare gli approvvigionamenti di elettricità e combustibile non fa che aggravare ancora di più la loro sofferenza, e tutto questo è contrario ai diritti umanitari fondamentali. In Cisgiordania la presenza delle colonie israeliane influisce su tutti gli aspetti della vita dei palestinesi e provoca la perdita di vaste distese di terra e di guadagni importanti, senza contare la violenza ricorrente dei coloni. Estenuanti restrizioni della circolazione rendono difficile l’arrivo al lavoro, cosa che crea tassi di disoccupazione e di povertà senza precedenti. Solo un’azione politica rapida, innovativa e coraggiosa potrà cambiare la dura realtà di questa lunga occupazione, assicurando al popolo palestinese il ritorno ad una vita economica e sociale normale. Queste sono le condizioni necessarie perché i palestinesi possano vivere nella dignità.
Titolo originale: Déni de dignité dans les territoires palestiniens occupésFonte: www.icrc.orgLink: http://www.icrc.org/Web/fre/sitefre0.nsf/htmlall/palestine-report-131207
13.12.07
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di NUNZIA DE PALMA

martedì 25 dicembre 2007

Vergogniamoci per loro ( 3 ). Migliaia di casi di tumore tra i militari. La diagnosi del ministero: stress da sentinella


Di Solange Manfredi



Il problema dei militari all’estero e l’uranio impoverito.

Oltre 2000 casi di tumore tra i militari. Vediamo di capire il perché.

I nostri soldati, peraltro in missione di pace, se la facevano sotto dalla paura e per questo si sono ammalati. Questa è la spiegazione ufficiale del governo.

Il nesso causale è chiaro (!!!) e il Ministero indennizza.

Ovviamente, per ricevere i soldi, devi accettare la motivazione con cui viene concesso l’indennizzo: “Il decesso può riconoscersi dipendente da fatti di servizio che risultano sussistere nello svolgimento degli incarichi assegnati, nelle condizioni estreme quali elevata tensione emotiva, continua e prolungata ipervigilanza in costante pericolo di vita nell’ambito di missioni svolte in teatro bellico, di assoluta eccezionalità e con altro rischio personale e collettivo”... “Considerato che il cumulo di tali circostanze è idoneo a compromettere le difese immunitarie, il cui deficit può favorire la crescita di una neoplasia allo stadio pre-clinico, è plausibile ritenere che il servizio abbia potuto svolgere un ruolo concausale efficiente e determinante nell’insorgenza e/o slatentizzazione del processo neoplastico”.

Insomma il militare si sarebbe ammalato, in linguaggio casermistico, da “strizza per servizio”

Con buona pace per la reputazione delle nostre Forze Armate. E si perché se i nostri militari (oggi solo di carriera) super addestrati, che devono superare tests psico-attitudinali e visite periodiche, si ammalano in una missione di pace (e non sono pochi, ad oggi si parla di più di 2.000 casi sospetti ma si sa che le patologie tumorali non si manifestano proprio il giorno dopo), non oso immaginare cosa potrebbe capitare in guerra. Una vera strage. Il nemico, poi, avrebbe buone possibilità di vincere senza neanche dover sparare un colpo. Certo qualche domanda resta:

E i civili che si sono ammalati in condizione analoghe ai nostri soldati? Anche loro stressati dal servizio?

E per i militari e civili che si sono ammalati nei poligoni di tiro siti nella nostra penisola lontanissimi da qualsiasi missione di pace? Forse per stress da rumore?

La cosa più sorprendente di tutto ciò è che la valutazione circa la causa delle malattie è stata espressa non dal Ministero della Salute, ma da quello dell’Economia.

Ma osserviamo la cosa sotto l’aspetto giuridico.

Il problema

Per il Ministero dell’Economia (scusate se lo riscrivo ma mi diverte troppo) la concausa efficiente e determinante per l’insorgenza del tumore, nonché motivo per erogare l’indennizzo, può essere rinvenuta nella “strizza da servizio”, non nell’Uranio impoverito. Infatti il Ministero della difesa[1] continua a sostenere che non vi siano prove che l’Uranio impoverito sia causa delle patologie riscontrate nei soldati ritornati dalle famose missioni di pace, mentre la causa da strizza da servizio è sposata dal Ministero dell’Economia. Ma allora perché si sosteneva da più parti che la causa fosse da addebitarsi all’Uranio impoverito?

L’Uranio impoverito (UI o DU) è una scoria nucleare, ovvero: uno scarto delle centrali nucleari che viene utilizzato per rafforzare gli armamenti.

Trattandosi di scoria nucleare è pericoloso? Vediamo cosa dicono gli studi scientifici e... fate attenzione alle date.

I. Documento dell’aeronautica americana, ossia il rapporto sulle sperimentazioni nel poligono di Eglin in Florida, fatte tra l’ottobre 1977 e l’ottobre 1978, che mette in guardia sui pericoli dell’uranio impoverito.

II. La Royal Society (una delle più prestigiose istituzioni scientifiche inglesi) si è espressa numerose volte sulla pericolosità dell’uranio e ha stabilito tre diversi livelli di rischio:


1) esposizione alta per militari presenti all’interno di veicoli colpiti da proiettili al DU

2) esposizione mediana: militari che hanno operato all’interno o in prossimità di veicoli già colpiti

3) esposizione bassa: militari che hanno operato sottovento rispetto all’impiego di proiettili DU oppure che possono aver soggiornato in siti contaminati a livello di suolo o risospensione in aria

III. Resoconto dello Science Applications International Corporation (SAIC), inserito come appendice (D) in Kinetic Energy Penetrator Long Term Strategy Study, pubblicato a cura dell’AMMCOM nel luglio 1990: “Gli ossidi insolubili che sono stati inalati possono essere trattenuti a lungo nei polmoni rischiando di generare alterazioni tumorali dovute alle radiazioni. La polvere di uranio impoverito ingerita rappresenta un rischio radioattivo e tossicologico”.

IV. Documento dell’Army Environmental Policy Institute (AEPI), Health and Environmental Consequences of Depleted Uranium Use in the U.S. Army, pubblicato nel 1995: “Gli effetti a breve termine dell’assorbimento di dosi elevate possono condurre al decesso, mentre dosi meno massicce, a lungo termine, possono produrre alterazioni neoplastiche (tumori n.d.a.)”.



Proprio a causa di tali relazioni scientifiche, negli anni, sono state emanate, a livello nazionale ed internazionale, precise norme di protezione per chi operava nelle zone a rischio:

“Le Norme NATO nel 1984

Le Norme USA per la “Restore Hope” in Somalia nel 1993

Le misure NATO per basse radiazioni nel 1996

Le disposizioni della KFOR del 22 novembre 1999

Le disposizioni dello Stato Maggiore della Difesa del 6 dicembre 1999

Le disposizioni della Folgore dell’8 maggio 2000


Come si può notare l’Italia emana precise disposizioni di sicurezza solo a partire dalla fine del 1999. Nello specifico:

V. Disposizioni di sicurezza per le forze della KFOR operanti nei Balcani in data 22 novembre 1999:

-...Evitate ogni mezzo che sospettate essere colpito da munizionamento UI o missili da crociera Tomahawk;

- Non raccogliere o collezionare munizionamento UI trovato sul terreno, informate immediatamente il vostro comando circa le aree che voi ritenete contaminate da munizionamento UI....;

- La contaminazione con la polvere UI inquina cibo ed acqua. Non mangiate assolutamente cibo non controllato;

- Particelle che fossero state inalate possono causare danni ai tessuti interni nel lungo termine;

- Se pensate di essere esposti alla polvere UI fate immediatamente un test delle urine nelle successive 24 h per analizzare la presenza U 238, U 235, U 234 e creatina;

- Il personale risultato positivo al test dovrebbe assumere agenti specifici per rimuovere il più possibile le particelle contaminate presenti nel corpo.....;

- I veicoli ed i materiali dell’Esercito Serbo in Kosovo possono costituire una minaccia alla salute dei militari e dei civili che dovessero venire a contatto con gli stessi;

- I veicoli e gli equipaggiamenti trovati distrutti, danneggiati o abbandonanti devono essere ispezionati e maneggiati solamente da personale qualificato;

- I pericoli per la salute possono derivare dall’Uranio impoverito in conseguenza dei danni dovuti alla campagna di bombardamento NATO relativamente a mezzi colpiti direttamente o indirettamente....;

- L’UI emette radiazioni Alfa a bassi livelli di radiazioni Beta e Gamma. Le normali uniformi da combattimento sono sufficienti per prevenire l’assorbimento attraverso la cute. Tuttavia la reale minaccia è rappresentata dalla possibile inalazione di UI......;

- L’UI provoca un avvelenamento da metallo pesante ed il personale deve assolutamente evitare i mezzi sospettati di essere stati colpiti da UI;

- La minima distanza di sicurezza non deve essere inferiore ai 50 mt. Se ci si deve avvicinare ulteriormente è necessario indossare maschera e guanti per evitare di assorbire la polvere radioattiva....;

- L’UI è un metallo pesante chimicamente tossico e radioattivo con un peso specifico quasi doppio rispetto al piombo....

- L’UI emette radiazioni Alfa, Beta e Gamma con un tempo di dimezzamento di 4,5 miliardi di anni. La sua pericolosità radioattiva è dovuta alle radiazioni alfa......”

- Inalazioni di polvere insolubile UI sono associate nel tempo con effetti negativi sulla salute quali il tumore e disfunzioni nei neonati. Questi potrebbero non verificarsi fino a qualche anno dopo l’esposizione

VI. Disposizioni emanate l’8 maggio 2000 alla Brigata Folgore Nembo Col. Moschin:

“La pericolosità dell’uranio si esplica sia per via chimica, che rappresenta la forma più alta di rischio nel breve termine, sia per via radiologica che può causare seri problemi nel lungo periodo. La maggiore pericolosità per il tipo di radiazione emessa si sviluppa nei casi di irraggiamento interno (contaminazione interna)”.

VII. Nelle precauzioni per l’impiego delle armi all’uranio impoverito, impartite dal Ministero dell’Ambiente in data 26.05.2000, si legge:

- verificare, attraverso misure e controlli, l’effettivo uso di proiettili al DU;

- stabilire l’estensione dell’area contaminata e se necessario delimitarla;

- raccogliere i pezzi di proiettile e confezionarli per il trasporto secondo le modalità in annesso 1 (imballaggio, trasporto e custodia di proiettili al DU);

- raccogliere campioni di matrici ambientali per i controlli di laboratorio.

VIII. Nella stessa 3ª relazione della Commissione Mandelli si afferma a pag. 21 che “esiste un eccesso, statisticamente significativo, di casi di Linfoma di Hodgkin. L’eccesso di LH nel gruppo di militari impegnati in Bosnia e/o Kosovo emerge anche dal confronto con i Carabinieri mai impegnati in missioni all’estero”.


Alcune domande.

Per la giurisprudenza, ai fini della sussistenza del rapporto di causalità, è sufficiente che l’effetto (patologia) consegua dalla causa in termini di “probabilità”. Ora, dopo le relazioni scientifiche e le norme di protezione appena viste, è più probabile che i nostri militari si siano ammalati per “strizza da servizio” o perché contaminati da UI? Se fossi un giudice non avrei dubbi su cosa ritenere più probabile. Ma allora perché il Ministero ha deciso di iniziare a concedere gli indennizzi trovando più verosimile la causa da “strizza da servizio” rispetto a quella da Uranio Impoverito?

Non sarà forse, dico forse, perché la Nato ci aveva comunicato la pericolosità dell’Uranio impoverito già nel lontano 1984 (Norme NATO del 1984 con cui l’Italia era stata informata delle norme da adottare, anche per il semplice maneggio dell’UI), ma noi ci siamo attivati solo nel dicembre del 1999 (le disposizioni dello Stato Maggiore della Difesa del 6 dicembre 1999)?

E’ un leggerissimo sospetto per carità, però c’è.


Problemi giuridici.

Si perché se venisse accettato il nesso di casualità tra l’uranio impoverito e le patologie dei nostri soldati vi sarebbero responsabilità penali e civili gravissime per le nostre istituzioni.

Infatti: la legge 626/94 di sicurezza sul lavoro, e l’art. 1 della 277/91 stabiliscono le responsabilità della antinfortunistica anche in ambito militare. Le Forze Armate sono del resto destinatarie anche degli obblighi stabiliti dall’art. 2087 c.c., come previsto dall’art. 1 della Legge 25 del 18/2/1997.

In applicazione alla normativa antinfortunistica, le forze armate hanno l’obbligo di garantire la salute e la sicurezza di tutti i militari italiani anche a mezzo dell’acquisizione di tutte le informazioni necessarie per fornire ai militari dipendenti le dovute precauzioni.

Quando tali norme vengono violate e il personale muore si è colpevoli di omicidio colposo (in questo caso plurimo) o, nel caso in cui non si arrivi al decesso, di lesioni personali colpose.

Un’altra domanda sorge spontanea: Perché mandare i nostri militari ad operare privi di protezione in aree che si sanno contaminate? Quale interesse lecito può essere più importante dell’incolumità di migliaia di soldati. Il problema poi non sono solo i tumori. L’uranio impoverito è possibile causa di numerose altre patologie tra cui anche della nascita di bambini malformati.





Ma ancora non basta.

Si legge, infatti, nelle norme di protezione che:

- la contaminazione con la polvere UI inquina cibo ed acqua;

- L’UI emette radiazioni Alfa, Beta e Gamma con un tempo di dimezzamento di 4,5 miliardi di anni.

Questo significa una cosa sola: che intere nazioni sono state contaminate per secoli. Tutta la loro acqua e tutto il loro cibo. Pensiamo alla carne, alla frutta, la verdura, il latte, ecc..

Problemi per loro e per noi. Si perché anche ai più indifferenti ed egoisti non potrà sfuggire il fatto che dalla ex Jugoslavia noi importiamo moltissimi prodotti, alimentari che consumiamo senza neanche sapere che provengono da zone contaminate da UI.

Perché tutto questo? Ripeto la domanda: quale interesse superiore lecito ci può essere a tutto ciò?

Concludo con una affermazione tratta dal libro: “Uranio impoverito la verità” Giulia di Pietro intervista all'Ammiraglio Falco Accame (Presidente e ricercatore operativo dell’ANAVAFAF Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e Famiglie dei Caduti, è stato presidente e vicepresidente della Commissione Difesa) scaricabile gratuitamente da questo sito: http://www.anavafaf.com/ , di cui sono state riportate delle parti in questo articolo e che consiglio a tutti di leggere e …vergogniamoci per loro:

"La legge 241/90 sulla trasparenza amministrativa che era stata concepita come una legge per rendere accessibile ai cittadini il massimo numero di informazioni si è trasformata nel suo opposto, perché attraverso i decreti applicativi è diventata una legge delle “eccezioni alla trasparenza” e quindi una legge che mira alla massima intrasparenza possibile.
Tanto da poter dire che l’Italia può essere considerata una Repubblica fondata sul segreto (per lo più abusivo!)".


domenica 23 dicembre 2007

Notizie noachiche

Maurizio Blondet
22/12/2007

Il cane Adolf nella sua casetta prima della rieducazione
Aveva chiamato il suo cane Adolf.Peggio: gli aveva insegnato ad alzare la zampa in quello che poteva essere un saluto nazista.Per questo Roland T., un berlinese di 59, è stato condannato a cinque mesi di prigione.Roland T. aveva avuto un incidente nel 1995, con insulto cerebrale.Dal 2003 aveva cominciato a dare segni di nazismo, alzando il braccio destro in pubblico e indossando t-shirts inneggianti al passato regime.Per questo ha subito varie condanne, sospese in considerazione della sua salute mentale.Ma quando ha insegnato al suo Adolf (un pastore tedesco di razza non pura, di anni 9), non ha avuto più scuse.In Germania, è reato penalmente perseguibile fare il saluto a braccio alzato, e ancor più insegnare ad altri - siano pure animali - a fare altrettanto.Adolf lo faceva con la zampa destra, scodinzolando per giunta, dimostrando con questo di non essere pentito delle sue colpe nell'Olocausto, come ogni tedesco deve essere, quale che sia il numero delle sue zampe.Al processo, Roland T. ha detto di aver chiamato Adolf il suo cane perché era nato nel giornodi compleanno del dittatore; ha aggiunto che, non potendo più mantenerlo a causa delle forti multe subìte per il suo comportamento, contava di sopprimere Adolf nel giorno del suicidio del Fuehrer.Rimasto senza padrone, Adolf è stato ricoverato in un canile.Molti hanno chiesto di adottarlo, essendo diventato famoso su scala locale.Ma, come ha spiegato la responsabile del canile, Evamarie Konig, la bestia va prima rieducata:«Lo stiamo riaddestrando a non alzare la zampa anteriore destra troppo in alto. Non vorremmo che venisse adottato per questa sua caratteristica da estremisti di destra».Frattanto gli hanno cambiato nome: ora si chiama Adi e comincia a dare la zampa, già pronto per una vita di cane democratico.Tutto questo è accaduto in Germania, dove scarseggia il senso dell'humour.E forse non c'è niente da ridere.Roland T. e il suo fido cane Adolf compiono il terribile gestoAd un corso di rieducazione dovrà sottoporsi anche Marko Perkovic, se vorrà ottenere il visto per l'Australia.Non si tratta di un cane, se non forse in senso molto metaforico: Perkovic è una rock star molto nota in Croazia, e le sue canzoni pare contengano riferimenti favorevoli al regime Ustascia.Scritturato per una tournèe natalizia in Australia col suo complesso «Thompson», su invito della locale comunità croata, Perkovic s'è visto bloccare l'entrata dalla Anti-Defamtion Commissione del B'nai B'rith.Il cui presidente, Michael Lipshutz, ha intimato al ministro dell'immigrazione Chris Evans, di negare il visto a questo «individuo che è un polo d'attrazione per i razzisti e i nazisti».Grave imbarazzo del ministro, il cui ministero aveva già accordato il visto.Rapida la soluzione riparatrice: appena sbarcato in Australia, il cantante Perkovic sarà sottoposto ad una seduta psicologica per renderlo cosciente della «natura multiculturale della società australiana» e consigliarlo «di evitare ogni incitamento alla discordia nella comunità».Si spera così di guarirlo almeno temporaneamente del suo anti-semitismo.Gli United Croatian Club, il gruppo di croati che ha invitato il complesso «Thompson», ha assicurato che veglierà a che Perkovic non si produca in espressioni anti-ebraiche e in saluti fascisti durante la sua permanenza a Sidney.
Perfettamente rieducato è invece apparso Robert Gates, il segretario americano alla Difesa fortemente sospettato in Israele di essere uno di quelli che hanno promosso la pubblicazione del rappprto NIE («Teheran non ha un programma nucleare militare dal 2003»).L'11 dicembre scorso, Gates ha partecipato ad una conferenza internazionale a Bahrain, dove ha focosamente fulminato la «minaccia iraniana».Tale minaccia «persiste», ha detto visti i propositi atomici di Teheran.Ed è «una minaccia per tutta l'area».Ragione per cui, ha concluso, tutti i paesi arabi devono premere su Teheran perché abbandoni il suo programma di arricchimento dell'uranio.A quel punto il ministro del Lavoro del Bahrain, Majid Al-Alawi, ha chiesto a Gates se non riteneva che «anche l'armamento nucleare sionista sia una minaccia per la regione».Gates ha taciuto per un attimo, e poi ha risposto: «No. Non credo affatto».La risposta è stata accolta da sonore risate nella sala, riempita da ministri ed alti dirigenti dei governi del Golfo.Il primo ministro del Katar, shaikh Hamad Bin Jassem Al-Thani, ha replicato: «Non possiamo nemmeno confrontare l'Iran con Israele. L'Iran è un nostro vicino, e non possiamo considerarlo un nemico. Israele sono 50 anni che si appropria di terre, ne caccia i palestinesi e interferisce con la scusa della sua sicurezza, gettando la colpa sull'altra parte».Abdul Rahman Al Attiyah, il segretario generale del consiglio, ha risposto a Gates: «Non considerare Israele una minaccia alla sicurezza nella regione è segno di una politica di pregiudizio basata sui due pesi due misure». Un anno fa Gates suscitò le ire della lobby israeliana perché, durante una deposizione davanti al Congresso, per spiegare come mai Teheran poteva cercare di costruirsi una bomba, aveva elencatoi numerosi vicini dell’Iran che sono potenze nucleari: Russia, India, Pakistan e … Israele.Da allora non ha più parlato della cosa, ed anche a Bahrain s’è riferito al «programma nucleare» israeliano, quasi che fosse Teheran ad avere già l’atomica e non il regno di Sion.Chiaramente, il corso di rieducazione noachica ha ben funzionato su di lui, come sta funzionando su Adolf nel suo canile di concentramento.Sono i ministri arabi, piuttosto, che non appaiono né rieducati né molto ben educati.Devono ancora lavorare molto su se stessi: Arbeith macht frei.
Maurizio Blondet
Note1) «Howl Hitler: German who taught dog to give Nazi salute with its paw is jailed», Daily Mail, 21 dicembre 2007.2) «Counseling for ‘anti-semitic’ rockstar», AAP, 21 dicembre 2007.3) «Gates et le nucléaire au Moyen-Orient, et les rires des amis arabes», Dedefensa, 20 dicembre 2007.
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venerdì 21 dicembre 2007

Sionismo privatizzato

Gli adolescenti ebrei sollevano mobili, portano via abiti, pentole, e giocattoli dalle case e li caricano su camion. Lo fanno per meno di 4 dollari l’ora. Mentre lavorano con diligenza, protetti dai numerosi poliziotti che sono arrivati ad adempiere alla distruzione di trenta villaggi beduini non-riconosciuti, i ragazzi arabi guardano, in piedi, le loro case che vengono svuotate. Una volta portate via le cose, i bulldozer distruggono rapidamente le casette. Tutti i presenti, ebrei e beduini, sono cittadini israeliani; entrambi hanno appreso una lezione importante sulla discriminazione che caratterizza lo stato ebraico. Le demolizioni in corso sono parte di una strategia che è cominciata con la fondazione dello Stato ebraico. Il suo scopo finale è la giudaizzazione dello spazio. In questo caso, le demolizioni servono a creare spazio per due nuovi villaggi ebraici; parte di un piano molto più vasto, che contempla la costruzione di una trentina di altri insediamenti ebraici nel Negev, l’esproprio di terreni arabi per necessità militari, e la creazione di decine di piccole fattorie familiari su terre che sono state abitate dai beduini da quando sono stati spostati in quest’area, all’inizio degli anni ’50. A demolizione finita, un beduino chiede a uno dei ragazzi ebrei perché ha accettato di partecipare a questo sequestro. Senza esitare, il ragazzo risponde: «Io sono sionista e quello che facciamo è sionismo». Il ragazzo non ha torto. Ma è troppo giovane per ricordare che i metodi per realizzare il sionismo hanno subìto un radicale cambiamento. Prima era lo Stato sobbarcarsi il compito di giudaizzare la terra; ma a poco a poco il governo ha appaltato questi suoi compiti a ditte private. Il ragazzo ebreo è stato assunto da un’agenzia di collocamento che ha un contratto con lo Stato per espellere i beduini da casa loro. […] Attualmente, i terreni da cui sono espulsi i beduini vengono venduti a prezzi stracciatissimi a grossi immobiliaristi, che costruiscono poi villaggi e cittadine ebraiche, e le urbanizzano. In questa operazione spuntano grossi profitti, perché c’è molta differenza di prezzo fra terreni urbanizzati e no. Le agenzie di lavoro interinale e gli immobiliaristi non sono i soli eroi nella crociata del sionismo privatizzato. Cinque minuti d’auto separano i villaggi beduini abbattuti da una quantità di case agricole unifamiliari ebraiche, sorte negli ultimi anni. Lo Stato dà ai coltivatori ebrei vasti appezzamenti e li collega ad infrastrutture elementari, come acqua e luce. In cambio, si aspetta che questi insediamenti diventino parte di un apparato inteso a ridurre le terre e i movimenti dei beduini, ciò che serve alle forze di sicurezza per controllare la popolazione indigenza del Negev. Se si percorrono in auto ancora pochi chilometri e si attraversa la Linea Verde per entrare nelle aree palestinesi, ci si accorge che anche i posti di blocco militari sono stati privatizzati. Almeno cinque di questi posti di blocco sono stati subappaltati a privati, ed ora sono gestiti da guerrieri dipendenti da aziende. La differenza tra i soldati di Stato e questi mercenari è che questi ultimi agiscono in un’area legale poco definita. Sono la «Blackwater» di Israele. Così, mentre si espande la tendenza a privatizzare i passaggi della Cisgiordania, questi posti di blocco, che avevano già una sinistra notorietà quando erano gestiti dall’esercito israeliano, diverranno luoghi di maggior miseria per i palestinesi che cercano di passare. I posti di blocco in appalto privato sono una novità, ma la cosa continua da anni nei territori occupati. Negli anni ’80, il governo israeliano già autorizzava contractors privati ad impadronirsi di terreni e poi a rivenderli a gran profitto, mentre l’esercito creava milizie di «coloni» come ausiliari per il controllo di polizia degli abitanti palestinesi. Queste milizie civili sono state fornite di veicoli militari portatruppe, armi e materiale di comunicazione, e sono state istruite a pattugliare i dintorni dei loro propri insediamenti, il che, in pratica, significava fare i poliziotti nei vicini villaggi beduini. La privatizzazione del sionismo non nasce da un progetto strategico, ma dalla convenienza. Lo Stato si è spogliato di alcune sue responsabilità, ed enti privati sono subentrati al compito. La differenza è che le ditte private sono anche meno tenute a rispondere legalmente di ciò che fanno. L’uso di adolescenti a contratto per sloggiare i beduini dalla loro case non riflette solo l’insidiosa avanzata della privatizzazione, ma anche l’erosione continua del senso di responsabilità morale.
Traduzione di Neve Gordon e Erez Tzfadia dell'articolo del The Guardian ripreso da: http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2507&parametro=

mercoledì 12 dicembre 2007

Massoneria, politica e criminalità. L'importanza dell'inchiesta di De Magistris. E la dimenticata inchiesta di Cordova

Premessa.
L’inchiesta portata avanti da De Magistris probabilmente tocca quello che a nostro parere è il problema più grosso del nostro stato, da decenni: i rapporti tra criminalità organizzata, politica e finanza.Pochi si ricordano dell’inchiesta che nel 1992 Cordova fece sulla massoneria calabrese. E pochi hanno notato le similitudini con l’attuale inchiesta di De Magistris. Vale la pena di ricordarle. Prima però segnaliamo che oggi tutte queste inchieste – ma molto altro ancora - sono raccontate in un libro, Fratelli d’Italia, di Ferruccio Pinotti. Il libro è grande, 800 pagine circa. E’ ben documentato, e contiene anche interviste ad alcuni Gran maestri di diversi Riti. Ma da esso è possibile ricavare alcuni punti fermi che possono essere oggetto di approfondimento.Analizzare il sistema massonico, e capire tutte le implicazioni che comporta questa istituzione, le interferenza con la società, con la giustizia, ecc., è una cosa impossibile da fare nelle poche righe di un articolo di un blog. Sarebbe un po’ come voler spiegare il funzionamento del mondo in poche righe. Il nostro scopo quindi è solo fornire alcuni spunti di riflessione per permettere poi un ulteriore approfondimento a chi lo vorrà fare, rimandando ad altri libri o testi. Evidenziando, in particolare, quei punti che vengono di solito trascurati quando si parla di massoneria, che sono importanti per capire realmente il sistema nel suo insieme.Alcuni dati.In massoneria sono iscritte in Italia circa 50.000 persone, tra iscritti ufficiali e non ufficiali (c.d. all’orecchio perché il loro nome non compare nelle liste ufficiali). Questo numero immenso di persone è costituito prevalentemente da militari, imprenditori, professionisti, docenti universitari, politici. In altre parole buona parte dell’inteligencia italiana e delle persone che ricoprono incarichi di potere.Tra questi ricordiamo come legati direttamente o indirettamente alla massoneria, Cossiga, Andreotti, Prodi, Berlusconi, De Benedetti, molti componenti legati alla famiglia Agnelli, Vittorio Valletta (dirigente Fiat per molti anni, l’uomo che ha portato la nostra fabbrica al successo degli anni d’oro), i governatori della Banca d’Italia Fazio, Ciampi, Carli, l’ex presidente di Mediobanca Cuccia, l’ex presidente del senato Marcello Pera, ma anche molti cardinali, vescovi, il Preside della facoltà di beni culturali di Bologna Panaino, ecc…In particolare il mondo bancario, finanziario e imprenditoriale ha legami fortissimi con la massoneria. Oltre ai già citati Agnelli, De Benedetti, e molti presidenti della Banca d’Italia, troviamo Volpi, Joel, Toeplitz, Stringher, Caltagirone, De Bustis (che apparterrebbe agli illuminati, secondo il libro di Pinotti), secondo alcune voci Consorte, Fiorani e tanti altri.D’altronde, per capire i buoni rapporti tra massoneria e cariche ufficiali dello stato, basti pensare che Prodi alla riunione di apertura del GOI (Grande oriente d’Italia) ha mandato un messaggio di augurio e benvenuto, di cui vale la pena riportare il testo: “La repubblica e il Governo vi salutano, la Repubblica si riconosce nei valori della massoneria”. Il saluto è stato portato dal sottosegretario alle politiche giovanili De Paoli.Mentre l’ex Presidente della Corte Costituzionale e della RAI Baldassarre ha presenziato di recente ad una riunione del GOI, intervenendo sul tema della tripartizione dei poteri dello stato.In altre parole: i legami tra alte cariche dello stato e massoneria sono fortissimi ed indiscussi. Sono poco pubblicizzati e poco dichiarati, questo si. Ma sono ufficiali.Nulla di strano in ciò. Basti ricordare che il primo parlamento dell’Italia unita era composta in gran parte da massoni come Crispi, Depretis, Zanardelli.
Ogni tanto poi spuntano collegamenti con la massoneria deviata, addirittura da personaggi insospettabili. Pannella infatti tentò di candidare nelle sue liste nientemeno che Licio Gelli, il capo della famigerata P2 al fine, si presume, di fargli avere l’immunità parlamentare. Ma la sua spiegazione ufficiale fu che lo candidava perché in cambio Gelli prometteva di rivelargli i suoi segreti. Una spiegazione delirante, che Pannella dette addirittura in commissione parlamentare. Ma che dimostra come il potere politico vada a braccetto in tranquillità con personaggi che hanno cospirato contro lo stato, e commissionato delitti di ogni tipo, stragi comprese, fino a portarli dentro al parlamento.La massoneria come istituzione mondiale.La massoneria è un fenomeno mondiale, organizzato cioè su scala mondiale. Il vertice del Grande Oriente, in tutto il mondo, si trova nella corona inglese. Sono appartenuti alla massoneria quasi tutti i Presidenti degli Stati Uniti, e personaggi come Gheddafi e Arafat, presidenti Francesi, Re Del Belgio, di Olanda, e via discorrendo. Ovverosia i vertici del mondo.E’ una creazione della massoneria – come, perché, e in che misura, sarebbe un problema tutto da studiare e approfondire – l’ONU, ma anche la Croce Rossa, il WWF (il cui presidente è Filippo Di Edimburgo).Fu una creazione massonica il cosiddetto gruppo Bilderberg, e lo fu anche la cosiddetta commissione Trilaterale.Per capire il problema che potenzialmente può crearsi, in virtù di questa fratellanza tra esponenti di spicco di ogni parte del mondo, si cita spesso l’episodio del Britannia, del 1992; in quell’anno, sul Piroscafo Britannia, della Corona inglese, si riunirono alcuni vertici della finanza e della politica mondiale, tra cui Draghi e Prodi e si decise che sarebbero state privatizzate alcune aziende italiane. Passarono in mani straniere dopo questa riunione la Buitoni, la Invernizzi, Locatelli, Ferrarelle, ecc... Inoltre in quell’occasione, stando a quello che riportano alcuni storici e giornalisti, pare – ma il condizionale è d’obbligo – che si decidesse l’affossamento della lira che infatti avvenne negli anni seguenti, ove la nostra moneta conobbe una svalutazione senza precedenti (fine della svalutazione era quella di far acquistare le nostre aziende ad acquirenti stranieri, per un prezzo irrisorio).Si spiega probabilmente così – in virtù del legame massonico mondiale - la presenza della Banca d’Inghilterra (i cui vertici sono nominati dalla Corona Inglese) nella BCE con il 17 per cento delle quote (nonostante non sia un paese dell’area Euro); e si spiega così perché molte banche italiane effettuano investimenti ingenti in azioni di Chase Manhattan Bank, Barclayrd, Morgan Stanley, ecc., tutte legate direttamente o indirettamente alla Corona Inglese per mezzo di un complicato gioco di scatole cinesi, creando dei conflitti di interessi spaventosi.La massoneria ha diverse sfaccettature. Esistono migliaia e migliaia di logge, e decine di istituzioni massoniche o paramassoniche (organizzate cioè come la massoneria, senza potersi chiamare ufficialmente con questo nome). Abbiamo il Grande Oriente, la più diffusa a livello mondiale. Poi abbiamo i Rosacroce, I cavalieri di Malta, i Templari, l’Opus Dei e chissà quante altre magari sconosciute. Tutte queste istituzioni sono caratterizzate dal segreto per quanto riguarda il loro funzionamento interno, e dal fatto di trasformarsi, spesso, in veri e propri comitati di affari, anche illeciti.Queste istituzioni sono diverse tra di loro, e talvolta sono in conflitto. Ma molto spesso collaborano e cooperano. Basti ricordare che Gelli apparteneva contemporaneamente alla P2, che tecnicamente era una loggia del Grande Oriente, ma era iscritto anche ai Cavalieri Di Malta e ai Templari, per sua stessa ammissione.Le logge massoniche coperte.In teoria la massoneria è un istituzione in cui si entra per fare un percorso iniziatico di conoscenza e approfondimento dei temi principali dell’esistenza. Questo è senz’altro vero per alcuni o molti dei suoi iscritti e per numerose logge.In teoria poi la lista degli iscritti dovrebbe essere pubblica, essendo vietate dal nostro ordinamento le associazioni segrete.Ma in realtà esiste il fenomeno delle logge massoniche coperte, o segrete, dove si iscrivono uomini politici che non vogliono rivelare la loro appartenenza alla massoneria; e a queste logge si affiliano anche boss mafiosi come Inzerillo, Bontate, Riina, Bagarella, Lo Piccolo, Mandalari (il commercialista di Riina) che certamente non entrano in questa istituzione per una sete di conoscenza e approfondimento della ricerca interiore.La ragione dell’esistenza delle logge coperte la spiega il Gran Maestro Di Bernardo, a pag. 396 del libro: “Le logge coperte sono sempre esistite. La loro funzione era quella di salvaguardare persone di particolare importanza istituzionale, politica e finanziaria, proteggendole da pressioni indebite da parte di altri fratelli”.Le logge massoniche coperte insomma sono il collante tra criminalità organizzata, politica, finanza e imprenditoria (non a caso i più grandi scandali finanziari italiani hanno visto come protagonisti dei massoni). E le logge massoniche coperte sono il motivo, o comunque uno dei motivi, dell’espansione della criminalità organizzata mafiosa nelle regioni del centro e del nord. Un esempio chiarirà meglio la questione. Se un capo camorra deve costruire un grosso immobile al nord, qualora sia affiliato alla massoneria, chiederà aiuto ai “fratelli” del nord. Che, per il solo motivo di avere davanti un fratello, lo aiuteranno in questa impresa. Se deve riciclare denaro sporco, sono ancora una volta le collusioni con un banchiere massone che consentiranno questo riciclaggio. E il legame massonico è la spiegazione dell’espansione della mafia negli stati dell’Unione Europea. Considerando che la massoneria è una fratellanza “mondiale” non sarà difficile per un mafioso trovare appoggi in Russia, in America, o alle Cayman.Così come non è difficile, per massoni appartenenti alle varie mafie, entrare in collegamento tra loro e stringere patti di alleanza; di qui nascono i patti di alleanza tra mafia, ‘ndrangheta e camorra.Ecco il motivo per cui quando un magistrato inizia ad indagare sulle cosiddette logge massoniche coperte viene regolarmente silurato, fisicamente e/o lavorativamente.Il problema centrale della massoneria. Il giuramento massonico.Ora, qui sta il nodo centrale del problema massoneria, tra gli iscritti alla massoneria esiste un giuramento di fedeltà che li porta ad aiutarsi l’un l’altro.Questo è il nodo cruciale del problema massonico: è possibile che un pubblico ufficiale o un funzionario statale siano servitori dello stato ma, contemporaneamente, prestino fedeltà ad un’istituzione non statale?Il tema, ovviamente, è tutto da approfondire, perché ovviamente i più alti esponenti della massoneria negano che il loro giuramento di fedeltà prevalga sulle leggi dello stato. Ma, francamente, quando in una loggia coperta operano mafiosi, esponenti dei servizi segreti, imprenditori, e politici, c’è perlomeno da dubitare di queste affermazioni di lealtà allo stato.Occorre inoltre tenere presente una cosa che pochi sanno; all’interno la massoneria ha i propri tribunali, organizzati in tre gradi proprio come avviene nell’ordinamento giudiziario italiano.La massoneria si configura quindi come un vero stato nello stato. Potremmo dire uno stato al di sopra dello stato. O perlomeno, per usare le parole della 32 Commissione parlamentare antimafia, “le logge coperte … sono in grado di determinare gravi interferenze nell’esercizio di funzioni pubbliche”.Ecco il motivo dell’allarme che suscita la possibilità che un presidente del Consiglio possa appartenere ad una loggia coperta di San Marino o comunque avere interessi ad essa legati.Ecco la potenziale bomba che potrebbe scoppiare se l’inchiesta di De Magistris, nei suoi contenuti, fosse portata alla luce. Ed ecco perché il clamore mediatico si preferisce dirottarlo sul problema del suo “presenzialismo” in TV, per stornare l’opinione pubblica da un problema immenso, che coinvolge il problema dei rapporti tra politica e criminalità organizzata.
Il legame della massoneria con i servizi segreti
C’è un dato importante poi che non bisogna trascurare: i servizi segreti sono quasi sempre stati diretti da appartenenti alla massoneria, con tutte le conseguenze del caso. E’ documentalmente accertato che furono diretti per quasi 30 anni da appartenenti alla massoneria, oggi non si sa poiché mancano elenchi di iscritti recenti. Ma non a caso è coinvolto nell’inchiesta di De Magistris l'odierno capo della sezione calabrese del Sismi, oltre a vari politici.Per qualche decennio i servizi segreti non rispondevano, insomma, al Governo, ma a Gelli. Ed è probabilmente per questo – per la presenza dei servizi segreti deviati - che in tutti i fatti giudiziari più gravi di questi ultimi anni, quando erano presenti i servizi segreti, i testimoni sono morti in modo misterioso e sempre con le stesse tecniche (suicidi in ginocchio; incidenti stradali; infarti improvvisi). Diciamo “probabilmente” perché il dubbio è sempre un obbligo, quando si tenta di ricostruire un sistema di potere senza avere prove documentali certe (cosa peraltro estremamente facile quando chi deve indagare è legato a quel gruppo di potere e per non tradire il giuramento fatto non indaga). Tuttavia è un fatto che nei principali episodi stragisti dell’Italia di questi ultimi decenni (solo per far qualche esempio: Italicus, Ustica, Moby Prince, Piazza Fontana; Strage di Bologna; strage di Via D’Amelio e strage di Capaci) i servizi segreti deviati erano sempre coinvolti in vario modo; e i testimoni sono sempre morti nello stesso identico modo: con una tecnica che oltre ad essere sempre uguale, è indizio dell’intervento di persone che adottano tecniche sofisticate (ecco il significato dell’espressione “menti raffinatissime” usata da Falcone riguardo al suo attentato all’Addaura). Ciò indica che probabilmente c’è un filo conduttore tra tutte queste stragi. E questo filo conduttore probabilmente lo si troverebbe nello logge massoniche deviate.
Conclusioni.
In conclusione: le logge massoniche coperte sono il collante che lega tra di loro criminalità, finanza e politica. Il giuramento massonico, e i vari legami che in queste sedi si creano, sono la spiegazione dell’espansione della criminalità organizzata in tutti i campi della vita sociale e politica. Ai vertici della finanza, della politica, dell’imprenditoria, ci sono molto spesso persone legate, direttamente o indirettamente alla massoneria. E i servizi segreti deviati sono stati, da sempre, il braccio armato della massoneria deviata.Ma su queste logge è impossibile indagare, perché, appunto, chi tocca questi fili muore, o viene delegittimato.Per questo motivo è importante seguire da vicino, per tutti noi che ci occupiamo di queste vicende, le vicende di De Magistris, Woodcock e Forleo. Perché, consapevolmente o inconsapevolmente, hanno toccato i vertici del potere. Hanno toccato cioè quel filo sottile che lega politica e criminalità, ove risiede la spiegazione della maggior parte dei disastri che affliggono il nostro paese da decenni.Approfondimenti.Gli interrogativi suscitati dal fenomeno massonico sono molti e andrebbero approfonditi ben oltre quello che è lo spazio di un blog come questo.Segnaliamo alcune domande e spunti di riflessione.- In che rapporto sono le logge coperte con quelle ufficiali? Le logge ufficiali dichiarano spesso l’illegittimità e la criminalità di queste logge coperte. Ma al di là delle posizioni ufficiali, i singoli iscritti in che rapporti sono tra loro? E i tribunali massonici, valgono anche per le logge coperte, oppure solo per quelle ufficiali? In altre parole: le logge coperte in che misura partecipano alle atività e sono collegate con le logge ufficiali?- Dall’essere iscritti in massoneria derivano spesso le proprie fortune e i propri legami; come si comporta allora un funzionario dello stato quando si troverà a dover scegliere tra far prevalere il giuramento di fedeltà allo stato e quello alla massoneria? Cioè quando si troverà a dover scegliere tra il violare la legge, o perdere d’un colpo la fortuna che gli è arrivata attraverso i canali massonici?- Il giuramento massonico è compatibile con il giuramento che un servitore dello stato fa, nei confronti dello stato stesso?- In che misura l’appartenenza alla massoneria di alte cariche dello stato, è in grado di interferire nelle corrette relazioni tra stati? Questo tema vede un vivace dibattito tra teorici del complotto, che vedono la massoneria come un’organizzazione sovranazionale che decide spesso le sorti dell’umanità; e coloro che negano l’esistenza di questo complotto, di queste collusioni tra alti vertici delle istituzioni. Eppure queste collusioni possono essere intraviste. Riportiamo le parole di Di Bernardo, Gran Maestro degli Illuminati: “Le concordanze ci sono sempre al vertice. A un certo livello ci sono sempre state, segretamente. Quando si parla di questo filo segreto si parla di un dialogo sottile, profondo, che esiste tra persone di qualità. Sono queste convergenze a evitare – in caso di crisi o conflitti – i danni maggiori le situazioni irreparabili E’ chiaro che, alla base della piramide, troviamo il prete e il massone che si comportano come Don Camillo e Peppone. Ma i vertici, poiché sono vertici illuminati, si toccano sempre. Questo vale per tutto. E io ritengo che siano non solo fortunati, ma beati, coloro che – sia pure per un singolo istante della loro vita - possono vedere queste connessioni ideali tra i vertici”.Bibliografia essenzialePochi avevano fatto un’indagine accurata su questo fenomeno, ma oggi è stato fatto da- Ferruccio Pinotti, Fratelli D’Italia, BUR.
I molti, giovani e non, che della massoneria sanno poco o nulla possono vedere anche la voce corrispondente su Wikipedia.Per approfondire il problema della massoneria però si può leggere:- Trame atlantiche, storia della loggia massonica P2 di Flamini, Kaos edizioni.- Arcuri, Sragione di stato, BUR.E’ utile leggere libri scritti da Massoni e diretti a Massoni.- Il libro nero della Framassoneria, di Serge Raynaud de La Ferriere, scritto da un 33 grado della massoneria, ove si parla esplicitamente della massoneria come di un’organizzazione verticistica mondiale.- Statuti generali della società dei liberi muratori. Si trova in vendita in alcune librerie esoteriche, o su Internet, inserendo su Google il titolo.Ricordiamo poi le inchieste più importanti riguardanti la massoneria:quella sulla Loggia P2 (su cui si possono trovare molti libri e atti parlamentari)Loggia Camea. Ne parla Arcuri nel libro “Sragione di Stato”, BUR.Loggia Scontrino, scoperta a Trapani.Inchiesta De Magistris e Inchiesta Woodcock, attualmente in corso.Da leggere anche il Libro nero della finanza internazionale, edizioni Nuovi Mondi Media, di Robert Denis e Backes Ernest.
Paolo Franceschetti

martedì 11 dicembre 2007

Swap, derivati e i voli ( poco ) pindarici di Floris

“Abbiamo rimodulato un debito con l'operazione Swap esattamente due anni fa - rivela - quando ci siamo trovati di fronte a un'eccedenza di liquidità di 40 milioni di euro. Era appena terminata un'altra operazione collegata, quella dei buoni obbligazionari Boc. E su quelli avevamo bisogno di un calcolo sugli interessi particolare. Per questo abbiamo accettato un'offerta delle banche per uno Swap andato a buon fine di dieci milioni di euro. Non ci abbiamo rimesso, anzi abbiamo avuto una resa, perchè abbiamo preteso la massima garanzia dagli istituti di credito. Non volevamo ipotecare il futuro contabile del Comune.” Con queste parole Ugo Cappellacci – Assessore al Bilancio del Comune di Cagliari – commenta l’ultima genialata del Comune: un investimento, quantificato in dieci milioni di euro, in swap. Questo termine, fino ad ora poco conosciuto, sta diventando l’incubo di molti enti locali, imprese e aziende, istituti, associazioni, organizzazioni, semplici famiglie e via dicendo, e c’è quindi da immaginare che diventerà – purtroppo per noi – sempre più popolare.
Gli swap sono dei “derivati finanziari” ( vale a dire come quelli che stanno sbattendo fuori di casa decine di migliaia di americani ); i derivati, a loro volta, si chiamano così perché il loro valore dipende da variabili esterne ( azioni di ditte o società quotate in Borsa, indici, valute nazionali o estere, tassi di interesse etc. ). Gli swap più conosciuti, cioè quelli che le banche italiane hanno rifilato a centinaia di migliaia di clienti, sono strumenti finanziari ad alto rischio e si basano – almeno sulla carta – su delle specie di “assicurazioni” che un Ente, una associazione, una impresa può prendere al fine di garantire un investimento bancario contro una eccessiva crescita dei tassi di interesse relativi ad un debito. In teoria…
Supponiamo che una impresa sottoscriva uno swap su un debito che la stessa impresa contrae con la banca con tasso variabile ( ovvero legato alle fluttazioni del mercato azionario e borsitico ), ipotizziamo, del 7%. Con lo swap – teoricamente – l’impresa è garantita contro il rialzo dei tassi di interesse, in quanto la banca si impegna a pagare il debito se il tasso di interesse sale, mentre si impegna a non corrispondere alcuna agevolazione nel caso che l’interesse scenda sotto il 7%: in termini più semplici l’impresa cerca di “stazionare” quel tasso di interesse, per definizione varibile, all’interno di un massimo e di un minimo che è comunque lo speculatore ( vale a dire l’impresa stessa che firma il contratto ) che deve decidere, cercando di prevedere quindi se le future fluttazioni del mercato saranno positive o negative. In altre parole la banca dice al contraente: “Tu contrai con me un debito a tasso variabile del 7%. Se il tasso scende tu non guadagnerai nulla, ma se il tasso sale oltre il 7% quello che avresti dovuto mettere tu lo metto io. In questo modo se il tasso scende ( poniamo, al 5%, due punti percentuale sotto quello standard ) tu non hai diritto a nessuna agevolazione, e continuerai a pagare sempre il tasso che abbiamo concordato, o giù di lì; se però il tasso sale pago io. Quindi se il tasso scende tu non guadagni, ma se sale neanche perdi.”Messa così, l’operazione finanziaria non fa una piega e si traduce in un vantaggio per il cliente. Ma questo tipo di operazione – denominata “plain vanilla”, che risulta essere la più efficiente e la meno costosa, e conseguentemente quella che le aziende sarebbero sicuramente state molto più tranquille nel firmare – è solo una goccia in un mare rispetto alla stragrande maggioranza dei contratti stipulati dai contraenti bancari, che hanno firmato contratti in cui erano contenuti dei “plain vanilla” modificati. Cioè, oltre all’opzione di stabilizzazione, diciamo così, dei tassi di interesse che abbiamo accennato sopra, i “plain vanilla” sono stati caricati di altre clausole contrattuali e finanziarie che hanno snaturato di fatto il prodotto iniziale di riferimento; queste clausole contenevano “scommesse” sulla fluttazione che i tassi di interesse avrebbero avuto in futuro: questo tipo di operazione è definita speculativa: ovvero, in termini semplici, si azzarda sul valore che potrà avere, in un più o meno immediato futuro, un determinato tasso di interesse, un indice, un valore azionario etc. Va da se che una operazione di questo tipo viene a perdere il suo valore di assicurazione per diventare, né più né meno, una normale operazione di azzardo borsistico che molte aziende non hanno mai richiesto né voluto, ma che hanno firmato a causa di contratti lacunosi e spesso imbroglioni. Torneremo tra poco, molto sinteticamente, sulla dinamica contrattuale.
Dicevamo dei “plain vanilla”: se le banche avessero venduto solo questo tipo di contratto, certamente più economico e più conveniente per le imprese, i guadagni delle banche stesse sarebbero stati molto minori. Molto meglio instradare la clientela in una sorta di casinò economico, facendogli firmare, oltre alla stabilizzazione ( o, chiamiamola così, fluttazione controllata ) della quale abbiamo appena scritto, anche tutta una somma di operazione finanziarie, dirette sui mercati interni e non, assai pericolose. In parole semplici il consumatore, firmando i derivati, scommette sull’aumento o sulla diminuzione di quel tasso di interesse, o indice, o titolo, o valore che potrà essere tra un mese, sei mesi, un anno. Se azzecca allora vince, se non azzecca perde: le vincite, neanche a dirlo, non coprono mai neanche un decimo delle spese. E chi è che ha degli uffici appositi per instradare il cliente sulla strada giusta? Le banche, neanche a dirlo ( . Nella banca in cui mi reco talvolta per effettuare delle operazioni è ben visibile l’ufficio, con scritta l’indicazione “Borsa”, in cui i clienti possono chiedere informazioni sui mercati azionari e sulla Borsa ). E se il cliente perde sempre, e quindi la banca ci guadagna sempre, allora il sospetto diventa quasi una certezza; ancor più se mai nessuno vince, e tutti perdono.
Ho accennato, poco prima, ai contratti oggetto di queste operazioni. Uno dei punti principali, infatti, è proprio questo. Questi contratti – siano essi mutui sub-prime, come in America, o “plain vanilla”, o derivati finanziari che dir si voglia – spesso sono lacunosi, difficili da decifrare e da capire: richiedono conoscenze profonde del mercato azionario e borsistico, dei movimenti bancari, del mercato dei titoli, delle dinamiche economiche e contrattuali. Tutte cose che una normale persona, solitamente, non può certo avere. Lo stesso ex-ministro dell’Economia Siniscalco ha candidamente ammesso di avere molta difficoltà a leggere e capire questo tipo di contratti, e si può ben capire come se una cosa sia complicata per un ex ministro, docente di economia politica all’Università di Torino, specializzato all’Università di Cambridge, alla Johns Hopkins University di Baltimora (USA) e all'Università Cattolica di Lovanio-CORE, editorialista de Il Sole 24 Ore e chi più ne ha più ne metta, ancor più possa essere difficile per una persona normale. Le banche, in questo senso, si sono prevenute facendo firmare un modulo di autocertificazione nel quale il contraente dichiarava di essere un esperto delle dinamiche economiche e borsistiche proprie degli stessi investimenti che si stavano andando a sottoscrivere: come ha ben dimostrato l’inchiesta andata in onda domenica 14 ottobre di Report ( il cui sito, insieme a diversi altri che si trovano indicati a fine articolo, è stato una fonte di informazioni al quale mi sono rivolto per cercare di appianare almeno un minimo la mia ignoranza in questo ambito, e cercare di riuscire a capire, pur nelle linee generali, come funzionasse questo tipo di mercato ), questa dichiarazione è stata firmata da suore, panettieri, idraulici etc., la stragrande maggioranza certamente estranea più di Siniscalco alle dinamiche economiche.
Ora: qualcuno ha pagato? Si. La Consob ( l’ente che si occupa di vigilare sulla trasparenza del mercato bancario, e non solo ) ha multato la Unicredit ( mezzo milione di euro, un trentesimo del suo fatturato, se non mi sbaglio ), l’ad della stessa Profumo ( ventimila euro all’anno, che per Profumo sono una bazzecola dato che guadagna quasi venti milioni di euro annuali ) e 19.200 € all’ex direttore generale Pietro Modiano. Ci sembrano, rispetto agli stipendi extralusso di questi signori, multe che insultano la comune intelligenza e il comune sentire, che esigerebbe sicuramente ben più per esponenti di banche – la Unicredit, ma certamente non solo lei – che hanno rovinato intere famiglie, patrimoni, istituzioni, comuni, enti pubblici e via dicendo.
In conclusione, con contratti criptati, difficili, enigmatici, e attuando una campagna di disinformazione sulle vere ripercussioni di questi investimenti, tante persone, enti, istituzioni, associazioni imprese sono stati deliberatamente spinti sulla strada della bancarotta: aziende chiuse, imprese fallite, i beni delle associazioni pignorati, famiglie sul lastrico.
Torno quindi a concentrarmi sulla vicenda con la quale ho iniziato questo mio intervento, cioè che anche il Comune di Cagliari si è imbarcato in questa avventura, dimostrando quindi di non aver imparato niente dai Comuni, specialmente del centro e del sud Italia, che sono in bancarotta. Anche al sud dovevamo avere un precursore dei furbetti del quartierino, e purtroppo l’abbiamo avuto con il Floris di centrodestra.
Ora, una domanda nasce spontanea: e se per caso il Comune perdesse, come è accaduto al 99,9% dei Comuni che hanno sottoscritto questo tipo di contratti, chi paga? Anche la risposta è spontanea: noi sardi, e cagliaritani, con l’ICI ( capisco bene ora perché anche Floris ha drizzato le orecchie quando ha sentito che il governo voleva intervenire con tagli sull’ICI ), la tassa sui rifiuti e gli altri balzelli che il Comune può decidere di introdurre a suo piacimento.
Quei dieci milioni di euro, che il signor Floris si è permesso di investire, appartengono anche a me e a tutti i cagliaritani. Quando si utilizza del denaro pubblico lo si dovrebbe fare con oculatezza, e non giocarlo al casinò ( anzi, sarebbe stato meglio, dato che almeno lì si ha qualche possibilità di vincere ). Ma si sa, che interessa a Floris e ai suoi assessori, quando il denaro è nostro e non loro? Concorde su questa linea anche Eliseo Secci, assessore regionale al Bilancio: “Un ente come il nostro non può permettersi di rischiare il suo capitale in questa maniera. A me gli Swap sembrano un pasticcio. Bisogna sapere sempre in anticipo il risultato finale degli investimenti: lo Swap può andare bene per un privato [ neanche tanto, N.d.A. ], che può permettersi di ipotecare il suo capitale dieci o vent'anni dopo. Ma quando si amministrano le risorse dei cittadini, non si possono fare voli pindarici.”

Fonti:
1) Il Giornale di Sardegna; vari numeri, in particolare quello del 18 ottobre 2007.
2) L’Unione Sarda
3) Wikipedia.it
4) http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E1074824,00.html

POST SCRIPTUM: Il presente articolo ha funzione prevalentemente personale: ho cioè cercato di capire cosa avesse fatto e sottoscritto il Comune di Cagliari firmando swap per dieci milioni di euro, e ho cercato di dimostrare come la cosa si traduca, di fatto, in un giocare con i soldi dei cittadini cagliaritani e sardi. Non ho avuto quindi l’ambizione di capire tutte le dinamiche sottese a queste operazioni, ma solo quella di provare a dire – cercando di capire –, con parole semplici, come funzionasse uno swap. Mi scuso anticipatamente se qualcuno, leggendo questo scritto, possa trovare lacune o imprecisioni, che comunque sarò ben contento se saranno fatte notare.

Andrea Chessa – Coordinatore MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA’ Sardegna
348/4418898
sardegna@fascismoeliberta.info

domenica 9 dicembre 2007

Quando il bue dà del cornuto all'asino

“E’ una questione umanitaria. Se il presunto boss dovesse ritornare in Italia rientrerebbe nel regime di detenzione della legge italiana, che lo sottoporrebbe al regime di detenzione della legge 41 bis e quindi al pericolo di tortura e, conseguentemente, di morte. Questo violerebbe la convenzione ONU in materia dei diritti dei detenuti.” Queste sono le parole con le quali il giudice federale D. D. Sitgraves ha negato l’estradizione al boss della malavita italo-americana Rosario Gambino, inseguito da un mandato di cattura stilato a suo carico dalla Magistratura Italiana, l’addì 11 settembre appena passato.
La levata di scudi, da parte della politica italiana, è stata generale.
L’ex premier piduista Berlusconi sarà contento: in attesa dell’americanizzazione dell’Italia – che Berlusconi stesso, già qualche annetto fa, aveva dichiarato di voler accelerare nella sua azione di governo – l’America sale in cattedra e ci fornisce gratuitamente le lezioni su come lo Stato italiano debba tenere i suoi detenuti.
“E’ una sentenza francamente un po’ eclatante”, ha detto il ministro della Giustizia Clemente Mastella. In coda tutta la politica italiana che, trasversale ai due schieramenti, condanna non solo la mancata concessione dell’estradizione al mafioso italo-americano, ma forse e soprattutto la motivazione della sentenza.
Ora, che gli Stati Uniti si permettano di criticare le condizioni di trattamento dei detenuti di altri paesi sovrani ( ammesso, e non concesso, che l’Italia lo sia ancora ), suona francamente quasi come una presa in giro.
Parliamo di uno Stato, quello dell’America, che in spregio ai più elementari diritti umanitari detiene, senza processo, senza la possibilità di vedere i familiari, né di ricevere alcuna assistenza legale, migliaia e migliaia di detenuti in prigioni tristemente note come Guantanamo, Abu Ghraib, e tanti altri luoghi di detenzione che a queste ultime due non hanno certamente alcunché da invidiare, sul territorio americano, ma non solo. Si veda, a questo proposito, il “Dossier tortura” di Bruce Franklin, storico statunitense e docente all’Università di Rutgers, nel New Gersey, in cui si legge: “Si può dire che anche l’imprigionamento stesso, perfino quando relativamente benefico, è una forma di tortura. Nella nostra società è implicito utilizzare la prigione come la forma più rigorosamente legale di punizione e deterrenza (a eccezione della pena capitale). Inoltre, nella tipica prigione statunitense – progettata e diretta in modo da massimizzare degradazione, brutalità e castigo – la tortura esplicita è all’ordine del giorno. Percosse, shock elettrici, esposizione prolungata al calore, immersione nell’acqua bollente, atti di sodomia per mezzo di bastoni, manganelli, torce elettriche e ramazze, prigionieri incatenati costretti a giacere nei loro escrementi per ore o per giorni interi, periodi di isolamento che durano mesi, stupri e perfino omicidi – perpetrati dalle guardie carcerarie o, dietro loro istruzioni, da altri prigionieri. Tutto questo è routine, nel sistema carcerario Usa. L’uso del sesso e dell’umiliazione sessuale come tortura ad Abu Ghraib e nelle altre prigioni Usa in Iraq è endemico, nelle strutture detentive statunitensi. La tortura sessuale (psicologica e fisica) è aggravata dal fatto che ai prigionieri è negata qualunque possibilità di avere rapporti sessuali consenzienti: e le uniche due attività sessuali fisicamente praticabili - masturbazione e omosessualità - sono considerate spregevoli e meritevoli di punizione. Ogni giorno in molte prigioni vengono effettuate ispezioni corporali, invasive e spesso volutamente dolorose, che comprendono bocca, ano, testicoli e vagina, frequentemente accompagnate da violenze sessuali fisiche o verbali. Un rapporto del 1999 di Amnesty International ha dimostrato come, nelle carceri femminili, lo stupro delle detenute da parte delle guardie sia assai diffuso.Ogni anno, numerosi detenuti sono storpiati, mutilati e perfino uccisi dalle guardie carcerarie.1
Parliamo di uno Stato, quello dell’America, che solo negli ultimi anni ha perpetrato guerre di aggressione nei confronti dell’Iraq e dell’Afghanistan, portando uno scompiglio e uno sfacelo inimmaginabile in tutta l’area del Medio Oriente ( arrivando a toccare la cifra di 600.000 - diconsi seicentomila – vittime civili solo in Iraq).
Parliamo di uno Stato, quello dell’America, che pur di privilegiare i suoi sporchi interessi geostrategici non ha esitato ad allearsi con i peggiori criminali e assassini che la Storia ricordi ( ieri i kmer rossi, ancora prima l’URSS di Stalin, oggi Israele ).
Parliamo di uno Stato, quello dell’America, che non esita a spiare, controllare, seguire milioni di suoi cittadini, privati delle più normali libertà individuali e dei mezzi legali e giuridici per difendersi, in seguito all’emanazione del “Patriot Act”.
Parliamo di uno Stato, quello dell’America, all’interno del quale, con il nuovo regolamento della Transport Security Administration, i cittadini stranieri dovranno fornire alle autorità americane una autorizzazione preventiva nella quale siano specificati i dati anagrafici, la nazionalità, il numero di passaporto, sesso, i luoghi da visitare e quelli della loro permanenza all’interno del territorio americano, orientamenti gastronomici, dati bancari e metodo di pagamento usato dal viaggiatore.2
Che un simile Stato si permetta, mediante le bocche dei suoi giudici, di dare lezioni di umanità e di diritti umani, diventa quasi ironico e divertente, se non costituisse invece l’arrogante intromissione di uno Stato ( gli USA ) negli affari di un altro Stato ( l’Italia ), quest’ultimo peraltro assai più avanzato – come norme giuridiche e tutela della persona in genere – di tante altre nazioni che sono invece partners politici ed economici particolarmente vicine agli Stati Uniti.
Venendo alla spinosa questione del 41 bis, gioverà ricordare che quest’ultima norma è stata sottoposta alla prova di costituzionalità, alla prova ONU, fino ad essere portata alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e le ha superate tutte. Quello che dice Sitgraves, dunque, è semplicemente una falsità che è fin troppo semplice smentire coi fatti.
Il 41 bis, inoltre – in un Paese, come quello italiano, in cui la mafia costituisce da secoli un problema gravissimo e pericoloso per lo Stato e per i suoi cittadini – diventava legge necessaria nel momento in cui ( si pensi a Totò Reina ) boss della malavita organizzata davano tranquillamente ordini dentro il carcere.
Ora, se fossimo governati da una classe politica responsabile e seria, tale classe politica arriverebbe logicamente alle conclusioni che qualunque mente libera e non viziata da pregiudizi arriverebbe facilmente a comprendere: che la politica di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti – cominciata già nel lontano 1945, mentre la luce della civiltà europea cadeva a Berlino, difesa dalla SS Charlemagne, o a Giulino di Mezzegra, fucilata al petto e poi esposta perversamente alla rabbia di una folla bavosa – semplicemente non paga più, e sta portando a fin troppe intromissioni nei panni che si lavano in famiglia.
L’unica cosa per la quale mi sento in dovere di rallegrarmi – seppur un minimo – è che il mondo politico si è trovato unito nelle parole del Ministro della Giustizia Mastella [ dà quasi fastidio scriverlo, ma tant’è… ]: “Per prima cosa il Parlamento italiano ha legittimato il 41 bis. Guai se ci fosse il carcere semplice e non duro. Ci troveremmo di fronte altro che agli anelli di congiunzione tra i vari boss”. Che poi lui sia stato il testimone di nozze di uno di loro, e che stia cercando in ogni modo di togliere un magistrato che indaga sui rapporti tra politica, mafia e massoneria, questo è un altro ( triste ) discorso.

Andrea Chessa – Coordinatore MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA’ Sardegna

1) Rimandiamo a: http://www.nuovimondimedia.com/sitonew/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=1802
2) Si legga: http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2317&parametro=esteri

lunedì 3 dicembre 2007

Ciao Zoe

Qualche giorno fa la mia ragazza, Viviana, ha quasi travolto un gatto che vagava in mezzo alla carreggiata. Il gatto sembrava completamente intontito o drogato: era stato sicuramente investito da poco e il bravo guidatore non si è premurato di soccorrerlo. Magro a tal punto da essere poco più di un piccolo scheletrino peloso, con diverse fratture nelle zampe e nel corpo, un occhio completamente spappolato, in stato di shock, Viviana lo ha adagiato sul sedile del passeggero e lo ha portato in una clinica veterinaria. Le sue condizioni sono parse subito disperate, e del resto i dottori non ci hanno certamente illuso sulle sue possibilità di sopravvivere. Ogni giorno andavamo da questo gatto, lo cullavamo, lo coccolavamo, cercavamo, con le nostre parole e le nostre coccole, di dar vita a quel piccolo esserino che agonizzava dentro la sua piccola gabbietta, e ci guardava supplichevole dal suo unico occhio, attaccato alla macchina che lo nutriva e cercava di strapparlo al niente. Viviana lo aveva chiamato Zoe, che dal greco significa “vita”. Nel suo nome tutto un incitamento, e una speranza. Già mi lanciavo in ardite contorsioni animal-psicologiche per capire se avesse mai potuto convivere col mio cane, o dove avremmo potuto sistemarlo per dargli almeno il barlume di una vita che tutti gli animali meritano.
Ieri Zoe si era un minimo ripreso. Ci guardava, seguiva con un minimo di lucidità il mio ditino che gli passava davanti, si spanciava cercando un po’ di coccole. Mostrava, insomma, un minimo di attaccamento a questo mondo. Ho, abbiamo, avuto un po’ di speranza.
Stamattina se n’è andato. E non gli abbiamo neanche potuto dire grazie. Ciao Zoe.

Beppe Grillo? Ma vaffa...!

Poteva mancare nel Circo Barnum della politica italiana il buffone di corte, Beppe Grillo, con il suo codazzo di giullari e pagliacci riuniti ad osannarlo? No di certo… Ed eccoci, quindi, a godere il triste e miserabile spettacolo offerto da una vasta parte del popolo italiano, pronta ad osannare un comico affetto da megalomania che crede di essere diventato un Messia della politica… Anzi, dell’antipolitica!Strana gente gli italiani… Per farsi perdonare il periodo in cui si prostrarono davanti a colui che fu l’unico vero Duce del popolo italiano, oggi rincorrono in maniera patetica strani individui cui sottomettersi e per i quali lottare… C’è chi scende in piazza per gridare il suo amore a Berlusconi, chi fa altrettanto con Prodi… Poteva mancare una valvola di sfogo di regime dedicata ai fessi che si illudono di pensare in maniera originale?Tempo fa andavano di moda altri guitti d’avanspettacolo utili al sistema per raccogliere intorno a loro il malcontento popolare e, naturalmente, per neutralizzare questo malcontento trasformandolo in una sorta di spettacolino… Abbiamo visto e sentito il “Messia” Adriano Celentano pontificare nel suo italiano zoppicante… Abbiamo subito il regista fallito Nanni Moretti ed il suo tentativo di raccogliere ai suoi piedi i rottami sparsi della sinistra sessantottina ed un po’ terrorista… Ora è venuto il momento di Beppe Grillo, divenuto tuttologo esperto di economia, politica, sociale, legge, energia e chissà cos’altro… Esperto di quella che lui stesso ama definire antipolitica… Ma con il vizietto della bandiera rossa!Lo scorso 8 settembre il buon Grillo ha dato vita al cosiddetto “V - day”, dove la “V” voleva indicare l’abbreviazione del “Vaffanculo” che l’ex comico intendeva indirizzare al mondo della politica italiana… E fin qua nulla da ridire!Il problema è che questo signore, infarcendo le sue performance di luoghi comuni triti e ritriti e di demagogia spicciola, pretenderebbe di avere inventato la classica acqua calda! I politici rubano? Il Parlamento è zeppo di condannati ed inquisiti? Il popolo bue paga troppe tasse? La casta rapina la povera gente per mantenersi privilegi e prebende medioevali? Clemente Mastella è un personaggio impresentabile?Ma che scoperta!Peccato che per legioni di italioti con il cervello devastato da troppi reality show, da troppa discoteca e da troppe partite di calcio, ci sia voluto uno spettacolo in stile cabaret per capirlo e per avere voglia di ribellarsi!Persino fra tanti sedicenti Camerati, attivi sui vari forum politici ma inesistenti nella vita reale, si è sparsa la voce che Grillo sia diventato un “Camerata”, avendo scelto proprio l’8 settembre come data per il suo spettacolino… Ed in virtù di questo, in molti ci hanno chiesto di aderire e partecipare alla gran pagliacciata dell’8 settembre, nonché alle appendici successive.A mio parere sarebbe più utile spiegare come mai tanti vigliacchi della politica si tengano alla larga da qualsiasi iniziativa targata MFL o che abbia a che fare con il Fascismo, mentre sono pronti ad abbandonare la poltrona dalla quale lanciano proclami via internet per correre a sottomettersi ai voleri del “ducetto” Beppe Grillo… Forse in una piazza zeppa di anonimi “grillini” si rischia di meno? Forse candidandosi in una lista sponsorizzata da Grillo si hanno meno problemi che non candidandosi in una lista Fascista? Forse ci vogliono troppi attributi per dichiararsi pubblicamente Fascisti, mentre per dirsi “grillini” basta anche essere eunuchi?Non sappiamo e non vogliamo sapere… Come già scritto più volte, i sedicenti fascisti ed i fascisti all’Amatriciana non ci interessano… Preferiamo i pochi che sanno agire da Fascisti nell’interesse dell’idea e del MFL… Quelli che cercano di sponsorizzare le nostre iniziative coinvolgendo gli altri, non quelli che cercano di pilotare artificialmente i Fascisti dentro iniziative altrui.Del resto, bastava guardare la piazza che ha accolto Grillo per ridicolizzare i sedicenti fascisti che pretendevano di vedere qualche collegamento fra il nostro mondo e quello del comico: bandiere rosse esposte ovunque, simboli NO TAV e porcate varie che contraddistinguono il mondo “noglobal”… Per non parlare dei colleghi guitti scelti dal comico per affiancarlo sul palcoscenico, tipo i vari Travaglio e Sabina Guzzanti, ovvero personaggi noti per il loro moralismo strabico: fustigatori con la corruzione di destra, tolleranti e distratti con quella di sinistra!Ovviamente il Grillo “camerata” ed il Grillo “super partes” ben se ne sono guardati dal contestare quell’accoglienza a suon di bandiere rosse, né hanno pensato ad allargare il palcoscenico a qualcuno che non faccia parte del ridicolo mondo dell’antagonismo di sinistra… A dimostrazione della stupidità di certi sedicenti camerati e della strumentalità dei suoi discorsi antipolitici.Come si può contestare, infatti, un certo mondo politico, avendo come sponsors, colleghi e tifosi proprio i maggiori responsabili dello sfascio istituzionale ed economico in Italia? E come ci si può richiamare alla lotta alla corruzione avendo come pubblico i fans dei vari Prodi, D’Alema, Fassino, Bertinotti, Cossutta…?Ma il cretinismo in Italia impera, indi anche i luoghi comuni di Grillo hanno successo, mentre chi da anni si impegna seriamente in Politica, rischiando la propria faccia, la propria pelle e le proprie sostanze viene osteggiato o, nella migliore delle ipotesi, ignorato. Il MFL dal 1991 si batte contro la corruzione, il malcostume, gli sperperi di denaro pubblico, la pressione fiscale e molto altro nel silenzio e nell’ostracismo dei più, ricavando dal suo impegno denunce, aggressioni, sabotaggi e poco di più… Ma quando spunta un pagliaccio senza arte né parte a dire le stesse cose, le piazze si riempiono e migliaia di idioti si dichiarano pronti a firmare ed a candidarsi a nome suo… Meraviglie dell’Italia dei “reality show”! In questo Paese malato esistono solo cose e persone che si vedono in TV e sui cosiddetti “media”… Il resto non conta nulla. Grillo ha le prime pagine di tutti i giornali, il MFL non riesce a pubblicare una riga al di fuori degli spazi (piccolissimi) che gestisce in proprio… Grillo viene intervistato da tutti i maggiori mezzi di comunicazione, noi da pochissimi giornalisti seri con spazi di azione e diffusione molto limitati.In questo quadro diviene ancora più deprimente lo spettacolo di quei sedicenti camerati che, invece di darsi da fare per fare crescere il MFL, si fanno in quattro per aumentare le schiere di fessi che pendono dalle labbra di un guitto.Un guitto che, fra l’altro, si sbugiarda da solo… Già la sua storia personale la dice lunga: oggi tribuno che tuona contro le multinazionali ed esalta i prodotti economici dei cosiddetti “discount”, ieri pagato a peso d’oro per convincere i gonzi ad acquistare lo yogurt “Yomo” o per dire cretinate alla TV di Stato.Certo, fare miliardi grazie alla TV ed alle multinazionali e poi, una volta ottenuto un tenore di vita da nababbo, mettersi a sputare nel piatto in cui si è mangiato, è operazione molto facile e poco onerosa… Comportarsi con coerenza per tutta una vita lo è molto di più!Del resto, anche nelle critiche che appaiono più virulente e sopra le righe, il buon Grillo è molto attento a non travalicare il confine del “politically correct”… Tuona contro il regime e la “casta”, ma pretende di esaminare il certificato penale (con quale autorità?) dei suoi adepti per verificarne l’onestà… Come se non fosse noto a tutti che è proprio la Magistratura italiana che regge il gioco a questa infame casta, assolvendo i suoi “famigli” ed inventando condanne per tutti quelli che fuoriescono dai potentati, anche e soprattutto grazie alle leggi liberticide che limitano la libertà di pensiero e di espressione. Dovremmo forse considerare fuori dai giochi politici chi è stato condannato per avere “diffamato” un politico o un magistrato? Dovremmo forse considerare più onesti personaggi come Prodi e Di Pietro, salvati più volte dallo strabismo delle inchieste su Tangenti e “prestiti” vari, di persone come il sottoscritto, condannati più volte per “diffamazione” (che diviene sinonimo dell’avere detto la verità) o per violazione della Legge Mancino?Persino nella polemica apparentemente senza quartiere fra Grillo ed il “mitico” Ministro Mastella, si nota la malafede del comico, da un lato attento a mostrarsi feroce nei confronti del Ministro, ma dall’altro attentissimo a non travalicare quei confini del politicamente corretto che gli consentono di avere tutto questo spazio e tutta questa eco da parte dei media… Grillo, infatti, critica ed insulta Mastella lanciandogli varie accuse, alcune giustificate, altre eccessive, ma ben se ne guarda dal contestare al Ministro la cosa più infame che questo signore ha tentato di imporre al popolo italiano: il famoso decreto Legge antirevisionista. Eppure proporre una Legge scritta da un avvocato ebreo leader di un’organizzazione mafiosa ebraica, che ha ramificazioni in tutto il mondo e che controlla le legislazioni di vari Paesi, all’interno della quale si trova la pretesa di condannare alla galera per più di dieci anni quanti osano mettere in dubbio l’esistenza dell’olocausto e/o le sue modalità, dovrebbe essere un invito a nozze per un comico megalomane fustigatore di politici corrotti e difensore del cittadino oppresso!Cosa si può immaginare di più infame, di più vergognoso, di più squallido, se non un politico asservito totalmente ad una lobby, quella ebraica, che gli impone una Legge fra le più liberticide del mondo? Cosa si può immaginare di più attaccabile e criticabile di un politico che ha difeso a spada tratta l’indulto, il cui unico risultato è stato quello di fare uscire dalla patrie galere assassini, stupratori, ladri, rapinatori, scippatori, ma che contemporaneamente pretende di mettere in galera storici e politici che pretendono di studiare ed analizzare il presunto olocausto ebraico? Eppure il “ducetto” Grillo tace… E con lui tacciono tutti i decerebrati che partecipano alle sue adunate oceaniche e che bramano dalla voglia di candidarsi alle elezioni a nome suo… Dopo avergli mostrato il certificato penale per ottenerne l’approvazione!Non c’è che dire: Grillo è una perfetta valvola di sfogo voluta dal regime per intercettare e neutralizzare gli scontenti della politica attuale… Scontenti che, se ben guidati, potrebbero fare molto per cambiare la situazione, ma che nelle mani di simili guitti finiranno per neutralizzarsi in iniziative coreografiche di nessun impatto politico. Chi meglio di un fustigatore delle multinazionali che si è arricchito grazie alle stesse può rappresentare uno sfogo di regime? Chi meglio di un avversario delle caste che si affida ai certificati penali generati dalle malefatte della casta dei Magistrati, può garantire la continuità di queste caste?Chi meglio di un avversario delle leggi liberticide che non contesta le leggi volute dalla lobby giudaica può rappresentare una garanzia per quei giudei che dominano l’Italia?Chi meglio di un moralizzatore della politica che è sponsorizzato dai peggiori arnesi della sinistra italiana può rappresentare la continuità del malaffare che la sinistra persegue dal dopoguerra?Grillo è il perfetto antipolitico per la politica odierna… Finge di volere cambiare il mondo, ma non osa (o non è il suo compito?) attaccare fino in fondo il peggio del mondo odierno… Ed intanto porta via potenziali militanti a quanti il mondo lo cambierebbero realmente!Del resto, se Grillo fosse veramente un pericolo, subirebbe la nostra stessa sorte: ostracismo, nessuno spazio sui media, qualche bel processo, alcune condanne per “diffamazione” o violazione di chissà quale Legge liberticida… Invece è lì, in tutti i TG e su tutti i quotidiani… Meditate su questo...



Carlo Gariglio - Segretario Nazionale Movimento Fascismo e Libertà
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