sabato 24 aprile 2010

Viva la Resistenza. Quella vera

Ripropongo un mio articolo di due anni fa. Datato, ma sempre attuale.
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Ogni anno, quando si avvicina il 25 aprile, i gendarmi della memoria propagano, su giornali, riviste e tv, le solite menzogne che gli italiani sono costretti a sorbirsi ormai da decenni. In questo periodo, colui che non ha portato ancora il suo cervello alla rottamazione, è costretto annualmente ad impallidire per la capacità dei gendarmi di fare quello che neanche il più originale dei Goebbels avrebbe anche solo potuto lontanamente concepire: ecco quindi che la sconfitta militare diventa grande vittoria, l’invasione straniera “liberazione”, gli Alleati del giorno prima cattivi ed invasori, i vigliacchi che sparano a tradimento improvvisamente assurgono al grado di “partigiani liberatori”. Certamente, la Storia la scrivono i vincitori, e i vinti devono tacere. Ma non è detto che i vinti debbano tacere per sempre.
Ogni anno, nei cuori di coloro che non hanno tradito, il 25 aprile diventa uno dei tanti spunti di riflessione per constatare la totale degradazione morale, spirituale e politica della Patria. E’ una degradazione che parte da lontano: comincia con la seconda guerra mondiale.
E’ la guerra dell’Occidente che un tempo era Europa e non Stati Uniti d’America, del valore e dell’onore che chiamano a raccolta i più giovani spiriti europei per la creazione dell’Ordine Nuovo di Patria, Onore, Fedeltà, Tradizione ( che non è conservatorismo ), è la guerra del sangue contro l’oro.
L’umiliazione italiana, l’inizio della discesa comincia da lì. Dalla vergogna dell’otto settembre, giorno in cui l’alleato di ieri diventava il nemico di oggi; dai partigiani che, a guerra finita, scendono dalle montagne per sparare alle spalle contro un nemico già sconfitto: non guerra civile, ma vendetta cieca e sadica; dagli Italiani che acclamano i “liberatori” contro i quali hanno combattuto fino al giorno prima; dai corpi senza vita di due amanti sputati, aggrediti, violati; dai Fascisti che sparano e distruggono le effigie del Duce e dell’Italia Fascista che avevano acclamato fino al giorno prima.
Accanto a questi esempi la seconda guerra mondiale fu il banco di prova in cui i Fascisti misero a prova la loro fede. E tante furono le occasioni di onore, di gloria, di disinteressato eroismo. Come non ricordare con commozione i camerati che lì, tra quelle fangose trincee persero la vita? Sono immagini nebulose, lontane, eppure ancora vive e dolorose per chi ama la sua Nazione e la propria gente, per chi sente quel sacrificio nel cuore, lontano dalle squallide celebrazioni resistenziali.
Ad Ardea, a Pratica di Mare, i Fascisti della Folgore si immolano fino all’ultimo uomo per contenere l’avanzata dell’invasione. Partono più di mille, ne resteranno meno di 50.
Nel Lazio le SS Italiane, pur di tenere il fronte, vengono letteralmente dimezzate, e ancora, nella loro ritirata, sparano le loro ultime cartuccie contro il nemico.
In Russia, nelle gelide steppe comandate dal generale Inverno, i camerati dell’ARMIR compiono atti di puro eroismo e di valore assoluto. A questa triste mattanza fa seguito il bollettino n°630 del Comando Militare Sovietico: “Unicamente il Corpo Alpino d’Armata Italiana deve considerarsi imbattuto sul suolo sovietico”.
Mentre l’Europa, questo gigante di milioni di Fascisti e Nazionalsocialisti europei, cade e agonizza in un incessante rogo di bombe, in una mattanza totale e sanguinosa contro le plutocrazie occidentali, i Russi entrano in Germania. I liberatori cominciano subito con quello che sanno fare meglio: stuprano, uccidono, saccheggiano. Anche le bambine vengono ripetutamente violentate, stuprate e dilaniate. Davanti a questa strage la volontà di resistenza dei tedeschi si fa incrollabile: si mobilitano tutti gli uomini dai sedici ai sessanta anni, si preparano le micidiali V1 e V2, si aumenta la produzione bellica. I Russi hanno violato il Reich, lasciando dietro di loro montagne di morti, di stupri, di crimini, eppure la culla della riscossa europea, la Germania, non crolla. I Russi arrivano a Berlino, strada per strada, casa per casa, fino al bunker del Fuhrer. E’ qui che i camerati della SS Charlemagne, i monaci tibetani, le donne tedesche si avventano con disperata furia sui carri armati. E’ una mattanza dolorosa, incalcolabile, commovente e coraggiosa: è l’estremo atto della Germania che non cade e che non si arrende.
E’ qui che migliaia di camerati europei sacrificano la propria vita. E’ qui che, tra le raffiche dei mitragliatori e le bombe che cadono a grappolo, si sente il grido dei giovani hitleriani, tredicenni eppur già uomini: “Continueremo a lottare / anche fino a quando il mondo intorno a noi cadrà in pezzi”.
La bandiera sovietica della falce e martello splende sulla Cancelleria Tedesca. Il Fuhrer, che è rimasto a Berlino nonostante gli innumerevoli consigli per la sua sicurezza personale, si è già sparato alla tempia. All’ufficiale che, poco prima del gesto gli chiederà “Per chi combattiamo noi adesso?” il Fuhrer Adolf Hitler risponde. “Per l’uomo che verrà”.
In Italia, nel frattempo, sono arrivati gli americani. Hanno cominciato dalla Sicilia, incontrando nessuna resistenza nonostante buone postazioni e buoni armamenti permettessero agli italiani perlomeno di contenere l’avanzata a stelle e strisce, e cominciano a risalire tutto lo stivale. Vittorio Emanuele III, resosi conto del cambio di vento, detronizza Mussolini per sostituirlo col massone Badoglio. Scappa poi, seguito da un codazzo di ufficiali che si affollano davanti alla sua nave, ciascuno reclamando un proprio posto per la fuga: è una delle pagine più tristi e più disonorevoli dell’intera Storia italiana.
Per chi è orgoglioso della sua Patria, ricordare questi momenti spinge a vergognarsi di esserlo.

Gli americani salgono tutta l’Italia, si affacciano minacciosi al nord. E’ qui che Pavolini, uno degli uomini più risoluti del Fascismo, organizza le squadre d’azione per l’estrema difesa delle ultime postazioni. Le priorità sono la ridistribuzione delle terre ( si concretizza la socializzazione delle imprese ), il funzionamento delle fabbriche, il contenimento dei sabotaggi e della guerriglia partigiana, la difesa del Duce, liberato da Skorzeny sul Gran Sasso: è un’altra dimostrazione di amicizia di Hitler. Nella tragedia finale c’è la Valtellina, l’estremo sacrificio dei camerati italiani: se il Fascismo deve cadere, allora cadrà gloriosamente. Ma c’è ancora da combattere: è alla RSI e alle Brigate Nere che spetta il compito di difendere l’italianità dell’Istria, della Dalmazia, della Venezia Giulia.Nonostante la sentenza del Tribunale Supremo Militare ( 1954 ) questi uomini non sono ancora inequivocabilmente riconosciuti militari belligeranti.E' nelle rughe di queste terre che uomini, bambini, donne e sacerdoti cadono per sparire nel niente. E' la tragedia delle foibe. Voluta dai partigiani di Tito, aiutati da quelli italiani.

Chi non può combattere, chi non accetta di vivere in un mondo di rovine, sceglie l’estremo sacrificio, il più sofferto, il più personale: il suicidio. E’ Manlio Morgagni, il Direttore della Stefani, che lascia scritte queste parole: "Mio Duce! L'esasperante dolore di italiano e di fascista mi ha vinto! Non è atto di viltà quello che compio: non ho più energia, non ho più vita. Da più di trenta anni tu, Duce, hai avuto tutta la mia fedeltà. La mia vita era tua. Ti ho servito, un tempo, come amico, ho proseguito a farlo, con passione di gregario sempre con devozione assoluta. Ti domando perdono se sparisco. Muoio col tuo nome sulle labbra e un'invocazione per la salvezza dell'Italia. Morgagni". Bagliori accecanti e dolorosi, in cui il nome dell’Italia esce pulito.
I partigiani scendono dai loro nascondigli sui monti: la guerra è finita, può cominciare la mattanza. E’ il preludio di un vero e proprio “genocidio politico” che continuerà fino a dopo gli anni’50 e che passa per i camerati di Oderzo, o per i giovani fascisti della prigione di Schio,
ampiamente conosciuti da decenni ma che qualche giornalista sinistrorso, in vena di un po’ di pubblicità, finge di spolverare adesso.
Milioni di camerati, cementati dalla fede Fascista, hanno combattuto nelle trincee la guerra che ha deciso i futuri assetti dell’Europa e del mondo.
Coloro che oggi stuprano l’Iraq e l’Afghanistan, che sostengono l’unico Stato canaglia del Medio Oriente, il terzo o quarto esercito del mondo, che si appropria di terre altrui, sterminando un intero popolo in nome della sicurezza, hanno già incenerito l’Italia, Dresda, Amburgo, Montecassino, Hiroshima e Nagasaki.
Coloro che ancora oggi piagnucolano per una guerra al cui scoppio essi stessi contribuirono fattivamente, nel 1944, per bocca dell’ebreo Ilija Ehrenburg, così parlavano: “Soldati dell’Armata Rossa! Prendete le donne tedesche, umiliate il loro orgoglio razziale!”: fu senza dubbio un incitamento che venne preso molto sul serio.
Contro la mistificazione di oggi, l’ipocrisia, la commozione a comando, l’intimidazione dei gendarmi della memoria, come devono porsi i Fascisti oggi? Cominciamo a cantare: “Continueremo a lottare / anche fino a quando il mondo intorno a noi cadrà in pezzi”.

Andrea Chessa

giovedì 22 aprile 2010

Professore, ha ragione Lei

Non posso darLe torto, Professor Melis. Chiedo scusa ai maiali, creature dolcissime e mansuete, troppo spesso oggetto di paragoni ben poco edificanti.
Ricevo e inoltro quanto ricevuto.
SCRIVA, FACENDO IL MIO NOME, CHE NON SI DEVONO OFFENDERE I POVERI MAIALI
CHE SONO MIGLIORI DEI GIUDICI PERCHE' NON FANNO I DANNI CHE FANNO
QUESTI SUBANIMALI NON PAGANDO MAI DI PERSONA QUANDO FANNO SENTENZE ABERRANTI

mercoledì 21 aprile 2010

L'altra lobby





Come oramai hanno ben capito anche i più cretini, l’Italia è un paese di potenti lobbies. Non solo quella per eccellenza, che comanda in tutti i settori chiave – editoria, industria, economia e finanza, mass media, cinema – e di cui è vietato anche solo pronunciare il nome, pena le accuse di antisemitismo, fascismo, estremismo, razzismo, negazionismo, revisionismo, xenofobia e chi più ne ha più ne metta.

Anche un’altra lobby, in questo periodo, dimostra chiaramente la sua potenza. Poiché almeno questa non domina il mondo come fa quell’altra, ne possiamo parlare apertamente, senza costringere i nostri lettori ad arguti sforzi di comprensione intratestuale. Parliamo, logicamente, della lobby dei cacciatori. Vale a dire quel gruppo di non più di ottocentomila persone, una piccolissima minoranza in Italia, che pretende di camuffare il proprio gusto per l’omicidio di esseri senzienti ed indifesi con il contatto con la natura, l’amore per l’ambiente e idiozie varie. Come se l’amore per la natura, gli animali e l’ambiente si dimostrasse andando in giro armati fino ai denti ammazzando cinghiali, uccelli, cervi e cose simili.

Ora questa lobby, benché non possa nemmeno paragonarsi minimamente a quell’altra, ha messo su anch’essa un bel giretto. L’industria delle armi, che permette a questi decerebrati di sentirsi qualcuno almeno una volta alla settimana, trova nei cacciatori un vero e proprio terreno di conquista. Per non parlare del commercio dei cosiddetti cani da caccia, i quali vengono educati, anziché starsene accucciati docilmente tra le gambe del proprio padrone come dovrebbe essere per qualunque cane, ad azzannare e cacciare altri animali, per poi essere venduti, quando non addirittura abbattuti senza tanti complimenti, una volta che diventano inservibili o non soddisfano più le aspettative del loro padrone. E si potrebbe continuare con le varie associazioni di cacciatori, la vendita dell’equipaggiamento adeguato (fez da combattente, fischietto, binocoli, tute mimetiche e aggeggini vari), la vendita delle varie e disgustose pubblicazioni che compaiono in edicola, fiere e convegni.

Se può anche essere vero che un tempo la caccia era un elemento fondamentale per l’uomo, che gli ha permesso di mangiare e di coprirsi migliaia e migliaia di anni fa (nonostante numerose ricerche scientifiche evidenzino che lo stesso apparato digestivo, nonché la cavità boccale dell’uomo, abbiano delle caratteristiche essenzialmente da erbivoro, e che quindi il mangiar carne sia oggi un atto quasi esclusivamente culturale e non vincolato da alcuna necessità biologica), se può anche esser vero che un tempo la caccia aveva un qualche remoto sapore romantico (il famoso fucile con un colpo solo, con il quale si doveva abbattere l’animale per evitare di venire sbranati da quest’ultimo), è innegabile che l’esercito di assassini armati fino ai denti che ogni domenica invade le nostre campagne non sia né fondamentale né romantico (lo diventerà quando anche cervi, cinghiali ed uccellini impareranno a maneggiare un fucile, ad indossare elmetto con visiera e a manovrare un binocolo).

Innumerevoli sondaggi dimostrano chiaramente come la caccia sia, per la stragrande maggioranza degli italiani, una attività impopolare e negativa, se non addirittura criminale. Eppure la lobby dei cacciatori, proprio come quell’altra, riesce ad imporre la propria volontà con la vergognosa complicità di politici conniventi. E' in attesa di vedere le porte spalancate il disegno di legge che lascia alle Regioni la facoltà di decidere i tempi della stagione di caccia; il che significa, nè più nè meno, possibilità di ammazzare uccellini e cinghiali tutto l'anno. Ha ragione sicuramente il professor Melis quando afferma, nel suo blog, che i politici ci penserebbero due volte a sostenere i cacciatori se sapessero che sostenendo questi ultimi guadagnerebbero sicuramente il loro voto, ma perderebbero il sostegno di chi cacciatore non è. Cioè a fronte di un voto ne perderebbero molti di più. Anche questa è una battaglia che noi di Fascismo e Libertà dobbiamo far nostra.

martedì 20 aprile 2010

La dittatura dei maiali in toga

Carlo Gariglio - Segretario Nazionale MFL

I Camerati che ci seguono con regolarità si ricorderanno certamente del ricorso presentato al TAR del Piemonte contro l’illecita esclusione della lista del MFL dalle elezioni provinciali torinesi del 2009; eravamo in attesa della Sentenza, che è finalmente arrivata.

Diciamo subito che ci facevamo poche illusioni a proposito: quando si ha a che fare con quell’immensa cloaca che viene definita Magistratura, specie se si è Fascisti dichiarati, ci sono ben poche possibilità di ottenere Giustizia… E questo vale sia a livello penale, sia a livello civile.

Un minimo più di rispetto l’avevamo per la Magistratura amministrativa, che quanto meno in passato aveva più volte avuto il coraggio di riammettere il nostro simbolo alle elezioni (TAR del Lazio e TAR della Sicilia), nonché di darci ragione contro ricorsi operati dopo la Sentenza favorevole del TAR del Lazio (Consiglio di Stato).

Oggi possiamo dire che questa piccola speranza era mal riposta, dopo avere preso visione della vergognosa “sentenza” emessa dal TAR del Piemonte… Anche i mascalzoni in toga che si occupano di Giustizia amministrativa hanno pensato bene di accodarsi al modo criminale di amministrare le Leggi e la Giustizia di certi maiali in toga rossa a noi ben noti.

Pensavamo di avere visto di tutto: ragazzi per bene in galera per avere fatto un saluto romano, persone oneste inquisite e condannate per reati d’opinione senza avere torto un capello a chicchessia, delinquenti matricolati lasciati liberi di compiere ogni sorta d’infamia in nome dell’anarchia e del comunismo (si noti l’articolo proposto in questa stessa pagina, tratto dal quotidiano “La Stampa” di Torino), infiltrati d’area che da anni rendono i loro servigi al regime danneggiando i movimenti seri e diffamandone i loro dirigenti senza essere mai “seccati” da condanne della Magistratura, toghe rosse che eliminano dalle elezioni movimenti e partiti a loro non graditi (o che ne riammettono altri eliminati da toghe di colore diverso), interi “pool” di farabutti togati che si dedicano esclusivamente alle più disparate aggressioni nei confronti di Berlusconi, arrivando persino a ricorrere alla Corte Costituzionale ogni qual volta il Governo ed il Presidente della Repubblica approvano una nuova Legge…

Ma leggere gli sproloqui di un gruppo di mascalzoni che, dimenticandosi di essere Magistrati di un TAR, ovvero chiamati solo ed esclusivamente a rispondere della legittimità di un Atto Amministrativo impugnato, si permettono di sostituirsi alla Storia, alla Magistratura Penale ed ai colleghi dei TAR e del Consiglio di Stato ribaltandone le Sentenze, non può che lasciarci allibiti e onestamente disgustati dalla protervia di chi crede di potersi atteggiare a Monarca assoluto in nome di un’ideologia depravata e pervertita quanto i suoi incorreggibili sostenitori; ideologia che, nonostante abbia sulla coscienza circa duecento milioni di morti, continua a rovinare la vita di milioni di esseri umani onesti e laboriosi, vessati in ogni parte dell’universo dagli infami propalatori del morbo comunista, i quali, pur essendo ormai ridotti ad un pugno di mascalzoni per Stato, riescono ancora ad esercitare il loro malefico influsso grazie ai posti chiave delle Nazioni che hanno occupato militarmente nel corso degli anni.

Finché non spazzeremo via dalla Magistratura, dalle Scuole, dalle Università, dalla carta stampata, dalle TV, dall’editoria in genere e dalla politica questi sudici figuri con le mani grondanti di sangue, non potremo sperare di vivere civilmente, tutelati e garantiti da una Legge veramente uguale per tutti.

Leggetevi, cari Camerati, le porcherie scritte da questi assassini del diritto e della Storia; a seguire troverete l’intera “Sentenza”, epurata dalle sole intestazioni iniziali e dai nomi dei cialtroni che hanno osato partorire una simile schifezza: anche il solo nominarli mi disgusta.

Prestate particolare attenzione ai veri e propri insulti che lanciano contro il passato Regime Fascista e contro chi, come noi, ha l’ardire di affondare le radici del suo pensiero in questo passato… Leggete come persino l’uso del tricolore richiami, per questi mascalzoni abituati alla bandiera rossa, a quella che loro chiamano “sedicente” RSI… E già l’uso del termine “sedicente” a proposito di una Repubblica la dice lunga sul livello culturale dei compagni del TAR del Piemonte, dato che tale parola viene descritta in qualsiasi vocabolario come spregiativo dedicato a persona che dice di essere ciò che non è, che si attribuisce qualificazioni, meriti e similari non rispondenti a verità.

Ma possiamo pretendere una preparazione culturale da una toga rossa? Cioè da un individuo che collega il tricolore al Fascismo, senza neppure comprendere che l’Italia è tuttora rappresentata da un tricolore, e lo era ben prima dell’avvento del Fascismo? Possiamo illuderci di avere Giustizia da personaggi così squallidi da non sapere che il Fascio Repubblicano nacque nell’antica Roma pre – imperiale e che fin da allora (e tuttora!) viene utilizzato in ogni parte del mondo, USA compresi, per simboleggiare uno Stato democratico e repubblicano, retto dalla volontà popolare?

Ma prima di lasciare i lettori addentrarsi nella più profonda melma che rappresenta questa “Sentenza” (contro la quale, ovviamente, abbiamo già proposto ricorso al Consiglio di Stato), vorrei richiamare l’attenzione su una delle parti più stomachevoli della stessa, grazie alla quale si comprende chiaramente con che genere di mascalzoni prevenuti ed arroganti abbiamo a che fare. Secondo questi luminari del “diritto”, infatti, il MFL non sarebbe neppure legale perché, come avrebbero stabilito lorsignori visitando il nostro sito, “Non pare quindi che i principi e i valori che ispirano il movimento ricorrente, così come propalati anche dai manifesti politici e programmatici diffusi attraverso il sito web, siano improntatati all’antifascismo o quanto meno che concretino un atteggiamento antagonista ai dettami e alle simbologie proprie del fascismo”.

Capito Camerati? Secondo i maiali in toga del TAR del Piemonte un movimento politico non può essere legale se non ha principi e valori che si ispirino all’antifascismo! O quanto meno, bontà loro, che evidenzino un atteggiamento antagonista nei confronti del Fascismo! Con buona pace delle tante Sentenze Penali che ci hanno sempre assolto da ogni accusa (e che i mascalzoni in toga non hanno notato, visitando il sito e limitandosi a guardare le figure, ovvero l’unica cosa che potevano comprendere!) e di quella Costituzione che certi cialtroni brandiscono contro Berlusconi senza neppure conoscerla, dato che in essa esistono articoli fondamentali che tutelano la libertà di espressione ed associazione, nonché i diritti politici di tutti, Fascisti compresi!

Svegliatevi italiani e spazzate via questi mascalzoni prima che essi spazzino via del tutto i vostri diritti. Oggi tocca ai Fascisti e molti se la ridono, ma in futuro potrebbe toccare anche ad altri… Non c’è limite all’arroganza ed alla protervia di questi intoccabili maiali in toga rossa!

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

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FATTO e DIRITTO

1.1. Il Sig. Gariglio Carlo, in proprio e in qualità di Segretario nazionale e legale rappresentante del Movimento Fascismo e Libertà, a seguito dei comizi elettorali del 6 giugno scorso celebrati per il rinnovo del consesso provinciale di Torino impugna il provvedimento di ricusazione della lista presentata da detto movimento.

Assume che dopo una prima ricusazione da parte dell’Ufficio Elettorale Centrale della Corte d’Appello di Torino del 10.5.2009, adottata sul rilievo che fosse dominante nel proposto contrassegno l’associazione al fascio della scritta laterale di sinistra, letta per prima: “FASCISMO”, (il che costituiva palese emblema di esaltazione del fascismo), il movimento de quo si sarebbe adeguato alla richiesta promanante dal suddetto Ufficio elettorale di presentazione di un legittimo contrassegno di lista.

La coalizione elettorale presentava quindi altro contrassegno, epurato del termine FASCISMO, ma riportante pur sempre un fascio rosso in una circonferenza recante a destra la sigla MFL. Da notarsi i colori dell’acronimo, chiaramente coincidenti con quelli della bandiera nazionale, posto che la M era verde, la F era bianca e la L rossa.

La lista veniva così descritta con apposita didascalia: “Fascio repubblicano rosso iscritto in una circonferenza con alla destra, dall’alto verso il basso, la sigla MFL, con carattere M di colore verde, F di colore bianco e L di colore rosso”.

Ciononostante l’Ufficio elettorale confermava, con determinazione del 12.5.2009, la precedente decisione espulsiva, sostenendo che il movimento avrebbe inteso mantenere il legame con un’istituzione dichiaratamente fascista ed inoltre che la predetta lettera “F” era collegabile anche all’acronimo P.F.R. – Partito Fascista Repubblicano della disciolta repubblica sociale italiana del 1944 – 45.

1.2. Insorgeva immediatamente avverso la suindicata decisione il Gariglio con gravame che veniva dichiarato inammissibile dalla Sezione con sentenza n. 1599/2009 stante la natura endoprocedimentale dell’atto di esclusione della lista.

Ripropone quindi oggi le medesime censure il ricorrente, dirigendole sia avverso la predetta determinazione di esclusione dalla competizione che contro l’atto di proclamazione degli eletti.
2.1. La difesa dello Stato si costituiva con memoria del 16.9.2009 domandando la declaratoria del difetto di legittimazione passiva dell’Amministrazione centrale.

Alla pubblica Udienza del’8.10.2009 la causa veniva rinviata alla pubblica Udienza del 5.11.2009 ad istanza del ricorrente onde integrare il contraddittorio nei confronti di un controinteressato pretermesso, avendo poi in quest’ultima Udienza subito ulteriori rinvii fino a pervenire alla pubblica Udienza del 14.1.2010 nella quale il gravame è stato introitato per la definitiva decisione.

2.2. Deve preliminarmente il Collegio dichiarare il difetto di legittimazione passiva al ricorso del’Amministrazione civile degli Interni, stante la radicata acquisizione giurisprudenziale, dalla quale la Sezione non ravvisa ragioni per discostarsi, in ossequi alla quale la temporaneità e straordinarietà delle attribuzioni degli uffici elettorali, investiti unicamente del munus di sovraintendere e organizzare le operazioni di comizio elettivo, non li rendono portatori di interesse giuridicamente apprezzabile al mantenimento in vita degli atti dagli stessi assunti, derivandone la non necessità che il gravame sia notificato all’Amministrazione centrale, essendo unica parte resistente quella locale nella cui sfera organizzativa ed istituzionale ridondano gli effetti dei risultati delle operazioni elettorali (per tutte, A.P., 23.2.1979, n. 7; Cons. di Stato, Sez. v, 3.2.1999, n. 115).

La giurisprudenza ha poi più di recente precisato che ove il gravame venga notificato agli uffici elettorali, circoscrizionale e centrale, stante il delineato difetto di legittimazione – o anche di interesse – a resistere in giudizio in capo alle predetta amministrazione statale, la stessa deve essere estromessa dal giudizio. Si è infatti precisato che “nel giudizio elettorale unica parte pubblica necessaria è l’Ente locale interessato, che si appropria del risultato elettorale e nel quale si riverberano gli effetti di un eventuale annullamento, ovvero della conferma della proclamazione degli eletti. In particolare, gli organi temporanei, abilitati a dichiarare i risultati finali del procedimento elettorale, come l’ufficio Elettorale Centrale, e a maggior ragione gli Uffici circoscrizionali e di sezione, non sono portatori di un interesse giuridicamente apprezzabile al mantenimento dei loro atti per cui il ricorso contro le operazioni elettorali non deve essere ad essi notificato. Ove poi, come nella fattispecie, il ricorso sia stato notificato ad uno dei predetti Uffici, quest’ultimo, qualora lo richieda costituendosi in giudizio, deve essere estromesso dal giudizio elettorale per difetto di legittimazione passiva”.( T.A.R. Lazio – Roma, sez. II, 7 settembre 2005, n. 6608; in terminis, T.A.R. Toscana, Sez. II, 26 gennaio 2005, n. 318).

Va quindi accolta l’eccezione di difetto di legittimazione dell’Amministrazione centrale della quale va per l’effetto pronunciata l’estromissione dal presente giudizio.

3.1. Deduce un unico motivo il ricorrente, rubricando violazione dell’art. 8 della Legge 8.3.1951 n. 122, dell’art. 33 del D.P.R. 16.5.19690 n. 570 e dell’art. 3 della L. n. 241/1990, nonché eccesso di potere per travisamento ed erronea valutazione dei presupposti, carenza o insufficienza di istruttoria e motivazione ed illogicità, contraddittorietà sviamento ed illegittimità derivata.

Come avvertito in fatto, a seguito dei rilievi formulati dagli uffici elettorali, il Movimento Fascismo e Libertà assume di essersi ad essi adeguato, epurando il contrassegno di lista del termine FASCISMO, ma mantenendo pur sempre un fascio rosso in una circonferenza recante a destra la sigla MFL. Da notarsi i colori dell’acronimo, chiaramente coincidenti con quelli della bandiera nazionale, posto che la M era verde, la F era bianca e la L rossa.

La lista veniva così descritta con apposita didascalia: “Fascio repubblicano rosso iscritto in una circonferenza con al la destra, dall’alto verso il basso, la sigla MFL, con carattere M di colore verde, F di colore bianco e L di colore rosso”.

Ciononostante l’Ufficio elettorale confermava, con determinazione del 12.5.2009, la precedente decisione espulsiva, affermando che il movimento avrebbe inteso mantenere il legame con un’istituzione dichiaratamente fascista ed inoltre che la predetta lettera “F” era collegabile anche all’acronimo P.F.R. – Partito Fascista Repubblicano della disciolta repubblica sociale italiana del 1944 – 45.

3.2. Lamenta al riguardo il ricorrente che il fascio contenuto nel contrassegno contestato deriva il suo nome e l’aggettivo repubblicano, non dalla Repubblica sociale italiana ma dall’antica repubblica romana, invocando al riguardo un vecchio parere del Consiglio di Stato, secondo cui ormai quell’elemento “ha assunto nel tempo il valore di simbolo della forma repubblicana dello Stato”, benché sia “anche vero che all’occhio dell’osservatore italiano l’emblema del fascio non può non richiamare alla memoria, primariamente, proprio il regime fascista” (Consiglio di Stato, Sez. I 23.2.1994, n. 173).

Sostiene ancora il ricorrente che l’Ufficio elettorale centrale nell’adunanza del 10.5.2009 non avrebbe percepito le sostanziali differenze grafiche tra il precedente simbolo e quello proposto in seguito ai rilievi, differenza che consisterebbe prevalentemente nel fatto che l’ascia consolare, nel contrassegno ricostruito è rivolta a destra, mentre nel fascio in uso durante il periodo fascista era rivolta a sinistra ed era situata all’esterno del fascio di verghe, laddove nel simbolo proposto è interna ad esso.

3.3. Siffatte argomentazioni non persuadono il Collegio, che opina che malgrado le predette differenze, il simbolo contestato possiede comunque perdurante efficacia evocativa del periodo fascista.

La prima notazione svolta, inerente la presunta riconduzione della lettera F al fascio della repubblica romana anziché a quella sociale di Salò varca per saltum la soglia della fantasiosità, per usare un consentito eufemismo.

Non è chi non veda come non possa ragionevolmente dubitarsi che l’elettorato medio colleghi la lettera F in questione al periodo fascista, anziché agli antichi romani.

Nell’immaginario collettivo, tuttora visitato da ancestrali lugubri e tristi memorie, talora rinverdite dai racconti di chi quella tragica e dolorosa epoca della nostra storia ha vissuto, la lettera F è immediatamente ricollegata al fascismo, solo la fantasia e l’inventiva del ricorrente potendo consentire un suo abbinamento all’antica Res publica romana.

Giova al riguardo rimarcare che ciò che smentisce il predetto assunto di parte ricorrente è la stessa disposizione grafica dei colori della sigla MFL figurante sul contrassegno. Ebbene, tale acronimo, riportato all’interno della circonferenza che racchiude il simbolo a destra dell’ascia sormontante il fascio, reca i colori della bandiera italiana, tra l’altro seguendone la medesima disposizione, in quanto la M è di colore verde, la F è di colore bianco e la L è di colore rosso, esattamente come nella bandiera nazionale, dove l’estremità è di colore rosso, a simboleggiare il fuoco e la forza che si richiedono all’esterno per difendere la Patria.

Non può dubitarsi, quindi, che l’accostamento di quella sigla MFL agli stessi colori della bandiera nazionale è da ricollegare non certo all’antica repubblica romana ma a sedicenti e a noi tristemente più vicine “repubbliche”.

4. Lamenta ancora il ricorrente che lo statuto del Movimento Fascismo e libertà è ispirato ai valori della democrazia e della libertà politica e associativa, essendo pertanto rispettoso della Costituzione.

Siffatto argomento è all’evidenza contraddetto proprio dai contenuti emergenti dal sito fascismo e libertà.it.

Invero, dalla consultazione del sito internet del movimento de quo, si legge intanto che esso adopera la denominazione di partito Socialista Nazionale: “Il Movimento Fascismo e Libertà-Partito Socialista Nazionale, vuole realizzare uno Stato sganciato dalle ideologie fallite, sanguinarie e falsamente democratiche imperanti nel X X secolo”.

A sinistra compare il link per “Il lavoro fascista” che è definito Organo ufficiale del Movimento Fascismo e Libertà – Partito socialista nazionale.

In alto a sinistra della “home page” figura l’aquila fascista, che compare poi ad ogni sezione contenente dei vari articoli, che risultano tutti firmati da tal Cameratesca-mente.

Per completare il quadro sinistramente evocativo, sempre a sinistra nella “home page” compare il link “Testamento di Mussolini” cliccando il quale appare la fotografica di Mussolini e in basso il suo integrale testamento politico.

Confessa poi propriamente il Movimento la sua patente estrazione e impronta fascista, là dove in fondo alla “home page” risulta la scritta “Il Movimento Fascismo e Libertà – Partito Socialista Nazionale aderisce all’Unione Mondiale dei Nazionalsocialisti”.

Non pare quindi che i principi e i valori che ispirano il movimento ricorrente, così come propalati anche dai manifesti politici e programmatici diffusi attraverso il sito web, siano improntatati all’antifascismo o quanto meno che concretino un atteggiamento antagonista ai dettami e alle simbologie proprie del fascismo.

La doglianza in analisi non coglie dunque nel segno e va respinta.

5.1. Ultima censura articolata in ricorso è l’illegittimità della disposta ricusazione per l’assenza di una norma di copertura, posto che l’art.33 del D.P.R. n. 570/1969 che individua le cause di ricusazione non contempla il motivo posto a base della deliberata oppugnata esclusione.

La censura non persuade il Collegio.

Posto che, effettivamente, sul piano letterale la causa di esclusione per rievocazione del partito fascista da parte di un determinato schieramento elettorale non è espressamente annoverata tra le fattispecie definite alla norma in analisi, va tuttavia rimarcato che la conformità all’ordinamento costituzionale repubblicano è una condicio iuris implicita o presupposta all’impianto dell’art. 33 del D.P.R. n. 570/1960.

Detta implicita presupposizione origina direttamente dalla cogenza della XII Disposizione transitoria e finale della costituzione a norma della quale “ è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

È noto che in attuazione e concretizzazione della citata fonte costituzionale è stata emanata la legge 20.6.1952, n. 645 che ha inteso, oltre che predisporre delle sanzioni penali per i comportamenti afferenti a fenomeni riorganizzativi del partito fascista, dettagliare anche le fattispecie concrete attraverso cui quei comportamenti possono estrinsecarsi ed assumere giuridica rilevanza.

Orbene, l’art. 1 della L. 645/1952 stabilisce che ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque, tra l’altro, “rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”. La norma è stata nei predetti sensi sostituita dall’art. 7, l. 22 maggio 1975, n. 152.

I contenuti ideologici promananti dal manifesto diramato sul sito web del movimento fascismo e libertà possono con serenità essere ricondotti ad atteggiamenti esaltanti principi propri del partito fascista o al compimento di manifestazioni esteriori di carattere fascista, giusta il disposto della riportata norma.

5.2. Non va, del resto, trascurato che secondo la giurisprudenza l’art. 33 del D.P.R. n. 570/1960 è inteso a tutelare la libertà di formazione del convincimento elettorale poiché nel vietare l’utilizzo dei contrassegni di lista tali da trarre in errore l’elettore, e quindi idonei a pregiudicarne la libertà di scelta politica, mira a tutelare la libertà del voto sancita dall’art. 48 comma 2 cost. (oltre che nel momento dell’espressione del voto anche) nel momento della formazione del convincimento dell’elettore medesimo. (T.A.R. Lazio – Roma, Sez. II, 28 luglio 2004, n. 7488).

Ben può, quindi, ritenersi che la causa di esclusione consistente nel rievocare simboli, principi e ideologie appartenuti al disciolto partito fascista opera come precetto implicito o presupposto alla norma di cui all’art. 33 del D.P.R. n. 570/196, del quale non può conseguentemente predicarsi l’avvenuta violazione dall’Ufficio Elettorale Centrale.

5.3. Va anche debitamente posto in luce che l’esclusione è stata disposta in applicazione non del potere di ricusazione ma di quello di deliberare sulle modificazioni richieste dall’ufficio elettorale, in esecuzione dell’art. 33, comma 3 del D.P.R. n. 570/1960 a termini del quale “la commissione, entro il ventiseiesimo giorno antecedente la data della votazione, si riunisce per udire eventualmente i delegati delle liste contestate o modificate, ammettere nuovi documenti e deliberare sulle modificazioni eseguite”.

Avendo l’Ufficio competente riscontrato le rilevate anomalie nel contrassegno di lista del ricorrente movimento ed avendolo invitato a rimuoverle, si è poi nuovamente riunito per deliberare sulle modifiche poste in essere dagli interessati.

E tale giudizio ha condotto al lume dei principi tutti esposti correttamente nei due provvedimenti del maggio 2009 e riconducibili all’interpretazione fornita dalla Corte di Cassazione penale sulla L. n. 645/1952 attuativa della XIII Disposizione transitoria e finale della Costituzione.

Il potere di escludere la lista che non abbia ottemperato all’invito rivolto al fine di eliminare ogni possibile confusione con le simbologie esteriori proprie del fascismo, o che vi abbia ottemperato solo parzialmente, discende quindi con sicurezza dal potere di deliberare sulle modificazioni eseguite, conferito agli Uffici elettorali dall’ultimo comma dell’art. 33 del D.P.R. n. 570/1960.

Nessuna infrazione della norma all’esame può quindi a parere del Collegio seriamente prospettarsi nell’operato degli Uffici elettorali.

In definitiva, il ricorso si profila infondato e va pertanto respinto.

Le spese possono essere compensate per eque ragioni.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte – Prima Sezione – definitivamente pronunciando sul ricorso in epigrafe, lo respinge.

Estromette dal giudizio l’Amministrazione degli Interni.

Spese compensate.

Ordina che la presente Sentenza sia eseguita dall’Autorità amministrativa.

Così deciso in Torino nella Camera di Consiglio del giorno 14/01/2010 .

venerdì 16 aprile 2010

Pulizie invernali

Lo so bene, cari Camerati lettori: le grandi pulizie si fanno, di solito, nel periodo primaverile o, al limite, a Pasqua… Ma come accade ogni anno, purtroppo, nel MFL si scoprono alcuni cialtroni che hanno aderito al movimento solo ed esclusivamente per arrecare danni dall’interno, mandati dai soliti noti cialtroni della cosiddetta “area”. E così ad ogni fine anno è necessaria una bella pulizia che, seppur noiosa, non arreca mai danni particolari al nostro sodalizio, dato che quasi tutti gli aderenti sono Camerati di lungo corso che ben conoscono i delinquenti, gli usurai, i mascalzoni ed i tanti “ducetti” all’amatriciana che credono di danneggiarci mandandoci i loro tristi infiltrati.
Certo, a volte qualcuno ha l’astuzia di comprendere che il suo gioco è stato scoperto e ci fa la cortesia di sparire da solo nel nulla, ma sovente accade che questi idioti siano talmente cretini da farsi prendere con le mani nella marmellata, ovvero mentre tentano di seminare zizzania fra i Camerati del MFL sia promuovendo incontri ove all’ordine del giorno c’è la diffamazione costante del sottoscritto e dei Camerati seria, sia inviando insulsi messaggi privati agli stessi Camerati, nella vana speranza di trascinare qualcuno nella melma ben rappresentata da certi “movimenti” politici nati al solo fine di danneggiare il MFL e/o il sottoscritto.
E così, un paio di napoletani che fingevano di essere reduci da Forza Nuova sono repentinamente scomparsi, tornando probabilmente all’ovile, dopo avere fatto mille promesse e duemila giuramenti di fedeltà, mentre un laziale, addirittura mandatoci da tal Martorana, sedicente Segretario Nazionale dell’inesistente Nuovo Ordine Nazionale! Cosa che se non fosse tristemente squallida, sarebbe certamente divertente. Così come è divertentissima la triste fine di un babbeo residente a Frosinone, il quale ha pensato bene di rischiare una querela per diffamazione (poi rientrata per ragioni di pietà), inviando a vari Camerati del MFL (purtroppo per lui fedeli e già bene informati sulla caratura di certi sedicenti “leader” di partito) un’allucinante sequenza di diffamazioni a mio danno, suggerite sotto dettatura proprio dall’individuo più infame della cosiddetta “area”… Un triste figuro che ha quale sua unica attività “politica” quella di dedicare pagine e pagine di balle, inventate di sana pianta, al sottoscritto ed al MFL tutto, nonché quella di clonare i nostri siti per attirare Camerati distratti, i quali credendo di entrare nel sito del MFL si ritrovano poi nel sito di una sigla assolutamente inesistente su tutto il territorio nazionale, che ha l’ardire di spacciarsi per fascista!


Ovviamente la cosa non ci stupisce più, né ci indigna più di tanto: ormai siamo tristemente consapevoli della cloaca che è diventata la cosiddetta “area” e non lo diciamo solo da ora; non a caso ci teniamo ben lontani da sigle e siglette varie, consci del fatto che non ci si deve mai soffermare a litigare con un cretino: la gente potrebbe non capire la differenza e certamente il cretino è molto più allenato di noi in questo gioco!
Così due o tre sparizioni, sommate a due o tre espulsioni con calcio nel culo annesso, ci hanno consentito di fare la solita pulizia di fine anno… Pulizia che, mi duole per i tanti falliti che sognano la fine del MFL, non ci ha certo lasciati con la militanza sguarnita, stanti le molte nuove adesioni registrate all’inizio del 2010; camerati giunti da Verona, Torino e Provincia, Padova, Palermo, Roma, Latina, Lecce, che ci hanno consentito di aumentare il numero degli effettivi senza rimpiangere i cialtroni scappati o buttati fuori a pedate.
Il MFL cresce, seppure di poco, così come crescono i falliti d’area che moltiplicano i travasi di bile per questa nostra resistenza… Resistenza agli attacchi di regime, resistenza agli infiltrati d’area e di regime, resistenza alle menzogne diffuse sul mio e nostro conto, resistenza all’oblio che l’opinione pubblica utilizza per coprire le nostre attività e la nostra stessa esistenza.
Speriamo, in attesa di potere nuovamente fucilare alla schiena i traditori e le spie, di consolarci vedendo schiattare dalla rabbia certo infami personaggi che campano di usura ai danni della povera gente, avendo pure l’ardire di spacciarsi pere fascisti!
Presto o tardi verrà l’ora della resa dei conti, ed i tanti mascalzoni che oltraggiano la morale Fascista saranno costretti a farsi proteggere dai loro amici sbirri e magistrati.
Intanto, pazientiamo e godiamoci i loro travasi di bile: il MFL cresce, resiste e diventa sempre più una famiglia che sa come trattare i banditi partigiani che tentano di infiltrarsi per danneggiarla.

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

mercoledì 7 aprile 2010

Eccola qui, la loro democrazia



Il filmato che vi propongo è esemplare della modalità di conduzione della guerra degli invasori americani sul suolo iracheno. Nonostante le immagini siano violente e crude, dovete vederlo. Guardate come i soldati americani scherzano tra di loro mentre aprono il fuoco su un gruppo di uomini che, inequivocabilmente, non hanno alcun atteggiamento minaccioso. Guardate come ridono e scherzano mentre viene aperto nuovamente il fuoco su chi prova a portare soccorso a quei corpi martoriati e straziati sull’asfalto. E guardateli bene, quei pezzi di carne viva che nell’inferno si mischiano al fumo e ai pezzi di carrozzeria, mentre cercano disperatamente di muoversi, di restare aggrappati alla vita, prima che il ragazzino americano decida di rimettere nuovamente mano al joystick del suo giochino. Perché sembra davvero di assistere ad un videogioco di guerra, con gli omini che si muovono sull’asfalto, l’elicottero che gira continuamente in tondo per completare la sua quotidiana mattanza, il rumore della potente mitragliatrice liberatrice. Solo che, alla fine di questo simpatico giochino, non c’è nessuno che spegne la sua console per andare a nanna. Rimangono i corpi sull’asfalto di uomini e di bambini morti, e di qualche madre che li piangerà per tutta la vita.


Quando qualcuno vi parlerà ancora della giustezza di queste guerra, e vi dirà che siamo andati lì a portare la democrazia, chiedetegli quale idea di democrazia abbia in testa. Perché qualunque cosa sia, di sicuro non è la mia.

sabato 3 aprile 2010

Il troppo servilismo non paga, neanche per Cantalamessa


«Ho ricevuto in questi giorni la lettera di un amico ebreo e, con il suo permesso, ne condivido qui una parte. Dice: ‘Sto seguendo con disgusto l’attacco violento e concentrico contro la Chiesa, il Papa e tutti i fedeli da parte del mondo intero. L’uso dello stereotipo, il passaggio dalla responsabilità e colpa personale a quella collettiva mi ricordano gli aspetti più vergognosi dell’antisemitismo. Desidero pertanto esprimere a lei personalmente, al Papa e a tutta la Chiesa la mia solidarietà di ebreo del dialogo e di tutti coloro che nel mondo ebraico (e sono molti) condividono questi sentimenti di fratellanza’».


Questo è il passo che padre Cantalamessa ha pronunciato a San Pietro ieri, e che ha suscitato un’ondata di polemiche. Da parte di chi? Ma da parte del mondo ebraico, naturalmente. Come osa quel prete lì, un goy per giunta, paragonare l’olocausto sacralizzato, intoccabile e mitico, con le accuse di pedofilia che in questo momento vengono rivolte contro la Chiesa?


Povero Cantalamessa. Per cercare di arginare un minimo l’ondata di fango che travolge una Chiesa Cattolica omertosa e complice dei preti violentatori di bambini, ha provato ad usare l’unico jolly che gli era rimasto: quello dell’antisemitismo. Paragoniamoci a loro, si sarà detto il furbo fraticello, che qualche accenno di solidarietà lo troviamo di sicuro. Ma non ha pensato che due religioni sono, per loro stessa natura, inconciliabili tra loro. Da una parte il dogma cattolico, dall’altro quello olocaustico. E se i sostenitori del primo hanno dimostrato più volte di essere disponibili ad ampie rivisitazioni e revisioni della loro dottrina per assecondare i loro fratelli maggiori, questi ultimi hanno dimostrato che sulla loro fede non faranno neanche un passo indietro.

Tutte le religioni si possono insultare, sbeffeggiare, calunniare. Ma quella no: quella è l’unica religione rimasta dalla quale non solo si esige la più assoluta fedeltà, ma non si tollera neanche il minimo tentennamento.


Essere troppo servili porta addirittura al disprezzo del proprio padrone. Anche se si è cattolici.

giovedì 1 aprile 2010

Una spiegazione

Devo una spiegazione ai miei lettori, almeno per giustificare la brusca interruzione negli aggiornamenti di questo blog.

Vi sono momenti, nella propria vita, in cui le cose cambiano talmente repentinamente, e in maniera drastica, che non si riesce a pensare a nient’altro. Questo, per il sottoscritto, è un momento di svolta. Anche doloroso. Che assorbe tutte le mie energie. Vivere comporta delle scelte, a volte dolorose per se e per gli altri. E questo, per me, è un momento di scelte. E di tanti impegni che sottraggono tempo alla possibilità di tenere aggiornato questo blog con la frequenza che gli era propria. Non ho la testa, né la voglia, per lanciarmi in una qualunque analisi sulle elezioni, né sulla situazione italiana, né su quella internazionale.

Alla maggior parte farà piacere questa interruzione così draconiana. Ma so anche che tanti tra voi, pur non concordando in pieno con noi e pur non avendo la tessera di Fascismo e Libertà, apprezzano il nostro tentativo di informare, e di cercare di dare una spiegazione degli avvenimenti chiara, sincera, e soprattutto moderna, che non si fermi alla solita commemorazione della marcia su Roma o all’otto settembre, ma che si impegni nel qui e nell’adesso. So che tanti tra voi, in sostanza, si sforzano anche di sentire la nostra esile vocina nel mercato rionale della politica italiana.

Tornerò ad essere operativo e presente quanto prima.

Andrea Chessa