venerdì 23 maggio 2008

Avremo tempo per indignarci

Si è appena concluso, da poche ore, il balletto per le nomine della Camera dei Deputati. Scorriamole un po’ insieme, per vedere, oltre ai soliti personaggi, le perle.
Alla Commissione Cultura Gabriella Ceccacci e Fiorella Giammanco. La prima è una ex attrice di film erotici ( ha lavorato con Tinto Brass ), e non possiamo che sorridere al grande apporto culturale che riuscirà a dare al nostro Paese; la seconda è giornalista del Tg4. Già va meglio, per la Commissione Cultura. Sempre rimanendo in tema di giornalisti troviamo una sgradita sorpresa: ad affiancare le due giovincelle ci sarà anche Renato farina. Lo ricordate? E’ stato il vice-direttore di Libero riconosciuto colpevole di aver collaborato con il Sismi, un ramo dei servizi segreti italiani, e di aver diffuso sul suo giornale notizie false proprio in favore di quest’ultimo; è stato anche colui che ha avuto un ruolo certamente non secondario nella vicenda Abu Omar, l’imam di Milano rapito in Italia dai servizi segreti statunitensi.
Con questo, ce n’è abbastanza di che storcere la bocca. Il messaggio che si vuole dare agli italiani, e conseguentemente anche ai ragazzi e alle persone che fanno politica a livelli ben minori di quella del Parlamento, o che vorrebbero cominciare a farla, che studiano, che si informano, che si impegnano con serietà e professionalità, è questo: lasciate perdere tutte queste stronzate. Vi basta un calendario, essere una bella gnocca, aver partecipato a qualche trasmissione televisiva e potete diventare perfino Ministro ( . L’unica consolazione che ci rimane è che la Carfagna è stata sistemata in uno di quei ministeri inutili per definizione, quello per le Pari Opportunità, dove può fare ben pochi danni ). Non avete questi requisiti? Poco male: ci accontentiamo di poco. Avete mai collaborato sul territorio nazionale per favorire uno Stato straniero ( meglio se Stati Uniti o Israele ) nelle sue operazioni di sciaccallaggio internazionale, diffondendo cialtronate come oro sul vostro giornale grandemente finanziato con soldi pubblici? Eccovi anche a voi una commissione. Non avete neanche questo? Tranquilli. Un film porno l’avete fatto? Si? Suvvia, c’è posto anche per voi.
Ma non possiamo ancora indignarci. Il peggio deve ancora venire. Alla Commissione Affari Esteri troviamo due nomi noti: Fiamma Nirenstein e Alessandro Ruben. La Nirenstein la conosciamo: una delle massime espressioni “intellettuali” di totale appiattimento e servaggio verso le posizioni israeliane; dalla Nirenstein mai una minima parola di condanna per i bombardamenti, le esecuzioni mirate, il cecchinaggio su donne e bambini, le devastazioni di interi villaggi arabi da parte dell’esercito eletto. Abbiamo una rappresentante in Commissione Esteri che si è sempre autodefinita spiritualmente e politicamente legata ad uno Stato straniero, Israele, ( e se non sbaglio è israeliana di diritto, dato che lo “jus sanguinis” – previsto e disciplinato dalle norme israeliane – prevede che tutti gli ebrei siano israeliani di diritto, quindi almeno in linea teorica ), che ha espresso sempre parole di odio e di diprezzo nei confronti dei musulmani ( parole che, se dette da qualcun altro, vengono definite dai servi del regime “razzismo” ) incitando allo “scontro di civiltà” e che nelle sue dichiarazioni di voto agli elettori pre-elezioni non ha fatto un minimo cenno all’Italia né delle proposte dell’Italia, ma ha rimarcato in continuazione la sua vicinanza ad Israele.
Alessandro Ruben è stato invece ai vertici dell’Anti Defamation League – quell’organizzazione che si occupa di cercare e di denunciare come “antisemita” chiunque si opponga alla politica estera israeliana – ed è stato colui che ha proposto all’ex Ministro dell’Ingiustizia Mastella il disegno di legge che punisce fino a 12 anni di carcere chiunque osi negare, ridimensionare o revisionare l’olocausto. In sostanza un delitto di opinione in virtù del quale – ironia della sorte – anche affermare che nei campi di concentramento tedeschi fossero morti cinque milioni e ottocentomila ebrei, e non i fatidici sei milioni, può costare undici anni di reclusione. Poco meno di quelli che si farà la Franzoni per aver ammazzato il figlio a coltellate, più del doppio di quelli che non farà sicuramente il rom ubriaco che travolse e uccise quattro ragazzi. Anche da Ruben pieno sostegno alle politiche israeliane, stesso livore anti-musulmano, stesso discorso dello “scontro di civiltà”. In tutto e per tutto, nei loro comportamenti, nelle loro dichiarazioni, nei loro scritti niente altro che cittadini stranieri. Ora, visto che Amato aveva voluto imporre ai musulmani italiani una vera e propria dichiarazione di fede nei confronti dell’Italia, perché non chiedere anche a Ruben e alla Nirenstein una dichiarazione di fedeltà allo Stato Italiano e alle sue regole e leggi? Eccolo lì… già sento il boato di rabbia e sdegno degli “indignati speciali”, quelli che si indignano a comando, che già ci vomitano addosso la loro perenne critica: antisemiti, fascisti, razzisti, negatori dell’Olocausto, bombaroli, terroristi, depravati, assassini e via urlando…
Come avevamo purtroppo previsto, la vittoria del governo Berlusconi non solo non comporterà sostanziali cambiamenti nella politica interna dell’Italia, ma appiattirà definitivamente il nostro Paese su una politica filoamericana e filoisraeliana, privando l’Italia di ogni pur minimo margine di autonomia, già di per se ampiamente compromessa, nello scenario internazionale. Frattini, lo stesso che vuol mettere il bavaglio ad internet bollando come terroristi ed estremisti tutti i siti contrari al potere costituito, ha già ampiamente espresso la linea che seguirà il governo: pieno sostegno alle politiche americane, pieno sostegno alla guerra contro l’Iran, pieno sostegno senza se e senza ma all’azione di Israele nei territori occupati. Cominciano cinque anni di fellonia e di vergogna. Conserviamo l’indignazione, perché ne avremo bisogno.

giovedì 22 maggio 2008

Un altro 11 settembre? Non sarebbe male

La percezione degli americani e degli europei del pericolo del terrorismo islamico, che minaccia tutto l’Occidente, viene meno, e per fare si che l’attenzione e la tensione degli occidentali ritorni alta è quindi necessario un nuovo 11 settembre. Un nuovo, catastrofico attacco, che faccia ancora più vittime e giustifichi quindi non solo le presenti guerre al terrore, quelle che hanno incenerito l’Afghanistan e l’Iraq, ma anche quelle che dovrebbero essere cominciate prima che si chiuda l’amministrazione Bush, l’Iran prima di tutto.
Questi ragionamenti non sono le farneticazioni di un vecchio pazzo, ma di colui che è stato, fino al 2006, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America. In seguito al Freedom Information Act, una legislazione emanata negli anni ’60 per vincolare e regolamentare la divulgazione al grande pubblico di documenti e materiale segreto relativo alla politica degli USA, è possibile quindi al lettore comune – prevalentemente utente della rete Internet, dato che la stampa italiana si è ben guardata dal dare o anche solo dal prendere in considerazione questo tipo di informazione - leggere ( e anche ascoltare, se non hanno ancora bloccato in qualche modo il file audio ) le frasi agghiaccianti che Donald Rumsfeld scambia con un militare USA. Ci troviamo davanti a delle confidenze riservate che Rumsfeld avrebbe fatto davanti ad analisti militari, giornalisti, politici neo-con.
Il militare è Michael Delong ( importante esponente delle Forze Armate americane, nonché capo della commissione di inchiesta americana sulla strage del Cermis ) che, rispondendo a Rumsfeld dice: “Politicamente, fino a che non si verificherà non raccoglierete consenso”; si riferisce ad un altro attacco terroristico, ovviamente, che permetta di dire all’Occidente e al mondo: “Vedete voi occidentali senza spina dorsale? Avete nicchiato sulla guerra al terrorismo, ed eccovi ora altri morti!” Rumsfeld risponde: “Questo è quello che stavo per dire. Questo Presidente è vittima del suo successo. Non abbiamo avuto più un attacco in cinque anni. In questa società la percezione della minaccia è così bassa che non c'è da stupirsi che i modelli di comportamento riflettano un assetto da bassa minaccia. Lo stesso in Europa, c'è una percezione di bassa minaccia. La correzione a ciò, ritengo, passi per un attacco. Quando si verificherà, allora ognuno sarà caricato per un altro [ non si capisce il resto delle parole ] ed è una vergogna che noi non si abbia la maturità di riconoscere la serietà delle minacce.. la loro letalità... la carneficina che può essere imposta alla nostra società è così reale, attuale e seria, che sapete come noi lo si abbia compreso, ma la società, più ci si allontana dall'11 settembre, meno... sempre meno...”.
Successivamente la discussione verte sull’Iraq occupato, dove gli americani sono letteralmente impantanati in quella che Rumsfeld stesso aveva definito “una passeggiata” dove gli iracheni li avrebbero “accolti a braccia aperte”. Rumsfeld, a questo proposito, afferma che in Iraq, per riprendere il controllo, si potrebbe utilizzare un nuovo Sangman Rhee. Questo fu lo spietato dittatore filoamericano della Corea del Nord che, durante il suo potere negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, si macchiò di gravi crimini e omicidi di massa perpetrati contro la sua stessa popolazione.
Mi piacerebbe, a questo proposito, chiedere a Rumsfeld come mai, se l’Iraq è stato invaso per “liberarlo” da un dittatore feroce e sanguinario, quale è descritto Saddam Hussein, l’ex Segretario della Difesa pensi di sostituirlo con un altro di non minor tenore.
Senza dubbio, a prescindere o meno dal contesto all’interno del quale possono essere collocate, sono dichiarazioni pesanti. Di per se, però, non sono dichiarazioni tali da far gridare allo scandalo, al complotto, all’11 settembre come affare interno dell’amministrazione USA.
Le affermazioni di Rumsfeld, quando egli parla candidamente di un nuovo attacco terroristico per sollecitare gli americani a fare la guerra, sono senza dubbio agghiaccianti. Fa paura quel gelido calcolo politico, quel qualche migliaio di morti che Rumsfeld quasi sembra si auspichi per ridare fiato alla politica neoconservatrice, buttato lì come fosse un qualcosa di normale. Eppure non siamo oltre il gelido calcolo politico: è un dato di fatto storicamente acquisito che, in situazioni di estremo pericolo o percepite come tali da un popolo, come ad esempio guerre, invasioni, catastrofi naturali e simili, una popolazione si stringa attorno ai suoi capi e ai suoi rappresentanti chiedendo loro di fronteggiare energicamente quella data situazione. E’ altrettanto scontato, inoltre, pensare che più una popolazione trascorra il tempo in uno stato di tranquillità, lontana da un determinato pericolo, più l’ansia o la paura nei confronti di quello stesso pericolo verrà a diminuire. Pensiamo all’Italia: la paura da parte della popolazione di attacchi terroristici è assai bassa in quanto, dall’11 settembre in poi, ma anche prima, il nostro Paese non ha mai subito alcun attacco terroristico. All’anno molti di più sono i morti sul lavoro, i morti o i mutilati per gli incidenti stradali del sabato sera, i morti per mano della mafia.
Per urlare al complotto, all’11 settembre come “cosa fatta da loro” ( dagli americani ), mi sembra un po’ poco. Del resto, le pubblicazioni su internet, carta e tv su alcuni aspetti mai chiariti dell’attacco alle Torri Gemelle, bastano di per se e non hanno bisogno di così deboli amici per aiutarci a capire che, probabilmente, la versione ufficiale dell’11 settembre è ben lontana dalla realtà.
Mi sembrano, queste dichiarazioni, servite su un piatto d’argento ( nonostante non si sia sentito, in Italia, un solo accenno a questa questione ), un qualcosa di troppo facile, di troppo pulito, di troppo preparato. Non dimentichiamoci che sono state rese pubbliche dalla stessa amministrazione USA, mediante una legge di quasi quarant’anni fa, e gli Stati Uniti non si fanno il minimo scrupolo a segregare delle carte ritenute riservate o compromettenti.
Nonostante tutto, però, non andrebbero sottovalutate. Non sarebbe la prima volta che il governo americano sfrutta questo genere di eventi per pilotare gli umori della sua popolazione. A distanza di decenni sappiamo che lo stesso attacco a Pearl Harbour era ampiamente previsto da parte delle alte sfere militari degli Usa; si sarebbe potuta evitare quella carneficina solo spostando gran parte delle navi e degli aerei di quella base, ma si preferì prendere in pieno petto l’attacco giapponese per poi potersi presentare con una buona motivazione per entrare a combattere la guerra dell’oro. E, del resto, una nuova Pearl Harbour era auspicata dal PNAC ( Project for the New American Century ), il think-thank americano tra i più potenti con al suo interno numerosi ebrei, neocon, massoni e membri del Bilderberg Group, nonché altri personaggi americani minori, e si è verificata l’11 settembre del 2001. Quel pretesto, che sempre più analisi indipendenti, ricerche, libri, ricostruzioni virtuali etc. tendono ad accreditare come un lavoro interno, sappiamo che è stata l’occasione per incenerire l’Iraq e destituire un Presidente, Saddam Hussein, che faceva gli interessi del suo Paese e rischiava, con la sua relativa modernità, di diventare un vicino troppo scomodo per Israele. Sappiamo che la guerra al terrorismo è un pretesto che ha incenerito un altro Stato, l’Afghanistan, e sempre nel nome della nostra sicurezza si vorrebbe incenerire anche l’Iran, uno dei pochissimi stati nazionali ancora non piegato alla politica mondialista.
Sappiamo anche che Bush è alla fine del suo mandato, che si moltiplicano gli appelli per entrare in guerra con l'Iran, che diverse portaerei da guerra stanziano vicino alle acque iraniane, che solo qualche mese fa le navi americane hanno cercato il pretesto per un "casus belli". Stanno punzecchiando l'Iran piano piano. Un attentato, magari un "false flag", come vengono chiamati in gergo quegli attentati fatti da una fazione per far ricadere la colpa sulla fazione nemica, magari potrebbe rinnovare l'odio antimusulmano e spingere la popolazione ad "apprezzare" maggiormente la guerra che l'amministrazione Bush sembra voler fare a tutti i costi.

venerdì 16 maggio 2008

In risposta a Francesca

Pubblico qui di seguito la lettera di una persona e la mia risposta. Può interessare molti.
Buongiorno, Andrea.
Le scrivo perché, cercando su internet del materiale storico per una mia ricerca, sono capitato sul suo blog e ho avuto modo di leggere alcuni suoi interventi. Leggo, inoltre, che lei rappresenterebbe ai più alti livelli il Movimento Fascismo e Libertà, partito di ispirazione fascista, che si ricollega esplicitamente al Fascismo italiano e ai suoi più diretti epigoni ( il Nazismo ). Mi perdonerà se provo a chiederle alcune cose.
Ho avuto modo di leggere, come già le ho detto, diversi tra i suoi interventi, e trovo che tante delle cose che dice siano giuste e certamente condivisibili: la critica contro i poteri forti, che spesso decidono sopra le nostre teste nelle loggie di massonerie deviate alla faccia del Parlamento; la critica alla politica di sudditanza che l’Italia ha nei confronti degli Stati Uniti e il suo cieco sostegno alle politiche di Israele nei territori occupati; la necessità di una ricerca storica che vada oltre le solite dicotomie destra-sinistra e ci faccia apparire le cose nel suo giusto valore ( tra le quali alcune cose giuste che al Fascismo devono essere necessariamente attribuite ), e altro ancora.
Tuttavia ritengo che le soluzioni da voi proposte siano alquanto falsate. Per esempio, da come parlate Voi del Fascismo l’Italia sembrava un Paradiso, qualunque cosa che diceva Mussolini era giusta e sacro-santa, fino a che poi non sono arrivati gli americani che ci hanno bombardato, mettendo fine al Paradiso in terra. Qualunque problema di questo Paese, sembra di capire, è riconducibile al fatto che non ci sia il Fascismo. Eppure anche il Fascismo ha portato delle cose negative: ha instaurato una dittatura durata venti anni, ha instaurato una alleanza con i nazisti, ci ha portato in guerra: se mettiamo queste cose su un piatto della bilancia non le sembra che penda più dalla parte delle cose negative che da quelle positive?
gli americani ci hanno bombardato, è vero, gli americani hanno commesso gravi errori in guerra, è vero, ma lei preferisce le SS agli americani, che avrebbero trasformato tutta l’Italia in un gigantesco campo di concentramento? Per non parlare poi di quello che i nazisti hanno commesso nella seconda guerra mondiale, che non va dmenticato.
Non le sembra poi che dirsi fascisti oggi sia anacronistico? Il Fascismo è passato, è un periodo storico che non ritornerà, che senso ha ancora celebrarlo? A prescindere quel periodo è morto..
Per ora questo è tutto quello che ho da chiederle. Sarei grata di una sua risposta.

Francesca, Cagliari.


Cara Francesca, Le rispondo subito.
La ringrazio perché nella sua lettera ci sono degli elementi importanti e delle critiche che solitamente vengono fatte al Fascismo e a noi, per cui spero di poter rispondere ancora una volta compiutamente a questo tipo di osservazioni.
Parto innanzitutto da una premessa: già il fatto che Lei non ci abbia descritto come degli zoticoni bombaroli, degli ignoranti senza arte né parte, che non ci abbia preso in giro per non essere un partito legittimo e presente nella politica italiana ( anche in Israele, per fare un esempio “internazionale”, le voci che chiedono la pace sono in minoranza rispetto a quelle che vogliono scacciare i palestinesi: sono in torto anche loro? ) e di essere invece più piccoli, è un buon risultato. Dimostra, in un certo modo, che pur non approvando quello che diciamo ci porta rispetto, ci considera buoni interlocutori ( sennò non mi avrebbe neanche scritto, immagino ): questo è già un buon risultato. Solitamente le persone pensano che le idee valgano solo se la maggioranza della gente le approva ( anch recentemente ho ricevuto un commento – che ho censurato – dove tra tutti gli insulti possibili e immaginabili si diceva questo ): così dovremmo trovare interessanti programmi come il Grande Fratello, l’Isola dei Famosi e Stranamore. Mi fa piacere notare, come sembra, che Lei non faccia parte di questa schiera.
Cominciamo dalla prima osservazione. Lei scrive: Per esempio, da come parlate Voi del Fascismo l’Italia sembrava un Paradiso, qualunque cosa che diceva Mussolini era giusta e sacro-santa, fino a che poi non sono arrivati gli americani che ci hanno bombardato, mettendo fine al Paradiso in terra. Qualunque problema di questo Paese, sembra di capire, è riconducibile al fatto che non ci sia il Fascismo. Eppure anche il Fascismo ha portato delle cose negative: ha instaurato una dittatura durata venti anni, ha instaurato una alleanza con i nazisti, ci ha portato in guerra: se mettiamo queste cose su un piatto della bilancia non le sembra che penda più dalla parte delle cose negative che da quelle positive?
No, cara Francesca. Io, studiando, leggendo e informandomi non solo dai giornali di regime, ho messo le cose sulla bilancia e il piatto vincente è quello delle cose positive. Lei dice che il Fascismo era una dittatura. E’ vero. Ma non pensi che in quel periodo storico le altre nazioni fossero migliori di noi. Paesi come l’America o la Gran Bretagna governavano su milioni di uomini, rendendoli schiavi e depredandoli delle loro ricchezze: si chiama “colonialismo”. Ha mai fatto questo il Fascismo? E fu un colonialismo becero, non “romano” come fu il colonialismo Fascista in Africa, che per prima cosa estese a tutte le popolazioni con le quali venne a contatto il titolo di “cittadini dell’impero” rendendoli quindi di pari diritti e doveri con i cittadini italiani. Sulle differenze tra colonialismo Fascista e colonialismo occidentale ci sarà modo di parlare. Ancora, paesi come la Russia instauravano un regime che sarebbe durato per decenni, portando a milioni e milioni di morti, più di cento, una vera e propria ecatombe. Ha mai fatto questo il Fascismo? Mi fermo qui, ma potrei continuare. Questo per dirle che, in quel periodo storico, il concetto di “democrazia” era alquanto inflazionato. Non pensi che fosse considerato la soluzione a tutti i mali, come accade oggi. Noi non siamo stati peggiori di tanti altri. Abbiamo soltanto cercato – grazie al genio di Benito Mussolini – una strada altra, che portasse l’Italia ad essere un faro di civiltà per il mondo come lo era stata nei secoli precedenti. Anche in campo economico, mentre gli altri paesi si dibattevano tra lo statalismo più dogmatico e il liberismo più sfrenato ( non come oggi, sia chiaro, ma i semi sono sicuramente stati impiantati già nella seconda metà dell’Ottocento ) noi parlavamo di “terza via”, di socializzazione, di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese ( la cui ombra può leggerla nell’articolo 46 della Costituzione, mai applicato ), di autodeterminazione nazionale e di diritto a governarci come meglio credevamo noi e non come ci volevano imporre organismi sopranazionali, creati sopra la testa delle nazioni e non rispondenti alla nostra sovranità popolare. Le ricorda qualcosa quest’ultimo concetto? Pensi alla Banca Mondiale, al FMI, all’ONU ( di creazione massonica ), alla World Trade Organization ( che impone a tutti i paesi il capitalismo e il liberismo in campo economico, e non solo ) e si faccia questa domanda: ma io ho mai votato le persone che presiedono questi organismi? Lei si ricorda mai di aver votato i componenti di queste organizzazioni? Io no. Le sembra giusto che queste persone debbano decidere i tassi di cambio, le regole del commercio globale, le politiche comunitarie senza che lei possa dire una sola parola? Il Fascismo già diceva tutto questo: le sembra così anacronistico?
In campo sociale parlavamo di onore, di senso della responsabilità, di lealtà ( abbiamo perso una guerra, per la lealtà, e per la lealtà sono morti, in una guerra che già sapevano persa, i ragazzi della RSI ), di educazione responsabile delle persone e dei ragazzi, con dei diritti, ma anche dei doveri. Le sembra così anacronistico, Francesca?
Oggi abbiamo ragazzi che ammazzano altri ragazzi per i motivi più idioti: una sigaretta non data, una precedenza mancata, un tamponamento in automobile. Ragazzine di tredici anni già esperte del sesso, che tirano di coca nei cessi delle discoteche ( il The Cube, a quanto mi riferisce il fratellino di una amica, in questo sta diventando all’avanguardia, a Cagliari ) e giocano di bocca coi loro coetanei. Ragazzini che fanno orgie con le proprie compagnette di scuola nei casolari abbandonati, salvo poi ammazzarle <> con tecniche degne di un serial-killer. Sedicenni che bruciano le teste dei loro compagni un po’ più timidi per poi mandare il filmato in internet, per sentirsi qualcuno. Il Fascismo insegnò questo ad una popolazione, come era quella italiana, sofferente ed affaticata: a rispettare il prossimo, a non lasciarsi andare alle passioni, ad avere contegno. Soprattutto nei giovani, i quali, proprio perché giovani, hanno ancora una personalità in formazione, non sono in grado di dire cosa piace loro e che cosa non gli piace, e quindi sono più soggetti alle regole del branco, al “se piace a loro allora piace anche a me”, hanno bisogno di una pedagogia che li formi, che metta anche dei divieti, che faccia rispettare degli ordini e delle gerarchie, perché chi vuole comandare deve prima imparare ad ubbidire. Oggi, invece, parlare di responsabilità, di onore, di disciplina non solo esteriore, ma anche morale e spirituale, è demodè, anacronistico – come dice Lei – passato, bigotto… meglio che le ragazzine troieggino nei cessi, e che i sedicenni siano dei serial-killer consumati. E’ così anacronistico, Francesca? Vede dove ci hanno portato sessant’anni di antifascismo?
Lei parla poi di alleanza con i nazisti e di guerra. Io Le dico: oramai anche gli storici più dogmatici hanno rimesso in discussione la concezione per la quale la responsabilità della seconda guerra mondiale è da attribuirsi quasi esclusivamente alla Germania. Possiamo anzi dire che la seconda guerra mondiale fu il definitivo regolamento di quei conti lasciati ancora aperti nella prima. Ma fu anche la guerra “del sangue contro l’oro” di nazioni che combatterono, con tutti i loro mezzi, quel sistema nel quale siamo imprigionati oggi. Ho scritto al riguardo, probabilmente ha già letto.
E poi, Francesca, con chi dovevamo allearci? Io ho studiato che il Fascismo fu un movimento che nacque in Italia, ma diede vita anche ad altri movimenti simili in altri paesi ognuno dei quali aggiunse delle caratteristiche specifiche e connaturate alla situazione di quel Paese. Il Nazionalsocialismo pose un problema di rivendicazione dei suoi diritti in ambito internazionale: era uscito umiliato e mutilato dal primo conflitto mondiale; il fascismo spagnolo fu cristiano e filo-cattolico, dopo aver sperimentato quello che i comunisti spagnoli facevano ai preti e alle suore, e così via. Questi erano ovviamente quelli più simili a noi, ed era ovvio quindi che fossero i nostri alleati. Vede che queste sono considerazioni semplici, che richiedono solo una capacità di ragionamento elementare? Non ci vuole poi molto per capire i perché di quella alleanza.
Seconda osservazione: gli americani ci hanno bombardato, è vero, gli americani hanno commesso gravi errori in guerra, è vero, ma lei preferisce le SS agli americani, che avrebbero trasformato tutta l’Italia in un gigantesco campo di concentramento? Per non parlare poi di quello che i nazisti hanno commesso nella seconda guerra mondiale, che non va dmenticato.
Ma chi Le ha detto che i Nazionalsocialisti volevano fare dell’Italia un campo di concentramento? Erano i nostri alleati. L’amicizia tra Hitler e Mussolini non era solo politica, ma anche e forse soprattutto umana. Li abbiamo traditi con un vergognoso voltafaccia ( ci abbiamo provato anche nella prima guerra mondiale, ma lì ci era andata bene perché avevamo scommesso sul cavallo giusto ): permetterà che fossero un po’ incazzati nei nostri confronti?
Conclude poi: Non le sembra poi che dirsi fascisti oggi sia anacronistico? Il Fascismo è passato, è un periodo storico che non ritornerà, che senso ha ancora celebrarlo? A prescindere quel periodo è morto..
Anche qui il buonsenso mi viene in soccorso. Quante ideologie, idee, credenze, modi di pensare affondano le loro radici in decenni o addirittura secoli precedenti? Eppure non sono granchè in discussione. Pensi al più grande esempio di tutti: il cristianesimo. Ha più di duemila anni, e si contende con l’Islam ( altra religione millenaria ) il titolo di religione con più fedeli in tutto il mondo. Pensi al liberalismo: affonda le sua radici nell’Ottocento, forse anche oltre. Lei se la sentirebbe di andare a dire ad un cristiano, un musulmano o un liberale che poiché le sue idee sono vecchie allora sono superate? Io sinceramente no. Contesterei le sue idee, magari, ma non baderei all’etichetta di produzione di quelle stesse idee, perché so bene che nessuno di noi ha il patentino per dire se una idea è vecchia o no. La validità di quella idea si basa sulle sue basi culturali, morali, sulla sua capacità di aderire alla realtà e di descrivere e proporre soluzioni per lo status di cose presente. Quindi Lei, cara Francesca, se non contesta l’anacronismo di un cristiano, la cui Fede ha duemila anni, perché contesta la mia che non ne ha neanche cento?

Spero di esserle stato utile. Non esiti a scrivermi, se Le fa piacere.
Un saluto.