lunedì 21 settembre 2020

In queste ore, in Italia, c'è stato un colpo di Stato

In queste ore emerge una notizia gravissima, che, proprio per questo, viene vergognosamente e complicemente sottaciuta dalla politica che conta (quella che sta a sinistra, ovviamente), nonostante anche i media nazionali se ne stiano occupando (ha dovuto trattarla anche il Corriere).

Sappiamo tutti cosa è successo intorno alla cosiddetta vicenda Palamara: Luca Palamara è, infatti, l’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati che, ammanicato con la sinistra istituzionale (della quale tesseva le lodi e della quale favoriva i propositi politici – come quella di mettere Salvini alla sbarra per aver osato, da Ministro dell’Interno, difendere i confini nazionali dall’invasione di ong e scafisti vari) faceva e disfaceva promozioni, nomine, incarichi, in un tramestio di corruzione e di omertà tipicamente mafiosa che ha infettato gran parte della Magistratura. Ebbene: il processo a Luca Palamara non si farà. Meglio: si farà, ma sarà un processo monco, devitalizzato, mangime per polli (gli italiani) e nulla più, ma certamente destinato ad eludere il cuore del problema, cioè la corruzione, l’inadeguatezza e la partigianeria della Magistratura Italiana. La Procura Generale della Cassazione è intervenuta a gamba tesa sul caso, tagliando 127 testimoni sui 133 che la difesa dell’ex Presidente ANM aveva chiamato a testimoniare. La difesa di Palamara era scontata: il marcio e la corruzione erano un cancro che esisteva già da prima del suo ingresso ai vertici della Magistratura Italiana, e Palamara si sarebbe semplicemente limitato a cavalcare l’onda (di melma, per non dire altro), insomma, si sarebbe limitato a fare il Cristiano Ronaldo della situazione, ma in un campo e con delle regole precedentemente decise da altri. Chi sono, quindi, i 127 testimoni chiamati a testimoniare e che la Procura Generale ha “tagliato” via? I magistrati che avrebbero dovuto testimoniare come il marcio e la corruzione erano cosa già nota ben prima che Palamara cominciasse a giocare il suo ruolo di deus ex machina. Cosa ovvia, del resto: Palamara non poteva certo gestire da solo tutte le nomine e le promozioni di mezza Italia, avrà sicuramente avuto dei collaboratori, magistrati e funzionari che assecondavano i suoi desiderata in cambio di altri favori, in un turbinio di mercanteggiamenti. Tutti fuori: nessuno di questi sarà chiamato a testimoniare. Rimangono solamente i 5 ufficiali della Guardia di Finanza che, per quanto preparati possano essere, non saranno mai così addentro alle questioni come chi, in quella cloaca, ci ha mangiato ed ha grufolato abbondantemente.

Forse non si capisce bene la portata della questione, ma stiamo parlando, né più né meno, di un vero e proprio colpo di Stato. La Magistratura Italiana assolve se stessa ed i suoi membri e lancia un messaggio chiarissimo ed agghiacciante: su di noi non si deve indagare, noi siamo un corpo intoccabile. Il capro espiatorio, del resto, la vittima sacrificale di tutte le porcate compiute in nome e per conto del popolo italiano, è già stata trovata: Luca Palamara, forse (non siamo certi nemmeno su questo, effettivamente), verrà radiato a vita dalla Magistratura, ma il marcio continuerà a proliferare, ed a far danni.

Questa è una prova di forza incredibile, potentissima, micidiale, inesorabile, un vero e proprio colpo di Stato compiuto dal potere giudiziario che si erge ad assolutore di se stesso e che darà in pasto al popolo giusto un po’ di biada per farlo biascicare un poco, un processino dove si identifichi in fretta il colpevole – già trovato, la graticola deve solo essere accesa in mondovisione per consacrarne definitivamente la colpevolezza – per poi riprendere come sempre.

Spaventa e lascia ammutoliti il fatto che tutto ciò avvenga senza un “ma”, né dalla maggioranza, né dall’opposizione, né dai giornali.

Perché la maggioranza di Governo stia in silenzio è facilmente spiegabile: la Magistratura è nient’altro che il loro braccio armato più potente, più infallibile, più devastante, con il quale, da almeno trent’anni a questa parte, si è consacrata la pratica di mettere a tacere gli avversari politici per via giudiziaria, essendo incapaci di farlo su quello politico, e la sinistra ha potuto continuare non solo ad esistere, ma finanche a comandare (non vincono un’elezione che conti da dieci anni, ma nonostante tutto sono sempre lì). Perfino Silvio Berlusconi è dovuto cadere, dopo decenni di strenua lotta, contro questo potere titanico e quasi sovrannaturale: egli ha potuto resistere così tanto perché forte dei suoi miliardi e della forza di mercato delle sue aziende, ma alla fine ha ceduto, non per le accuse di corruzione, non per le accuse di connivenza con la mafia, non per le accuse di mala politica, ma solo e semplicemente per aver fatto qualche regalino alle sue puttane personali (la Storia, a volte, può essere davvero una commedia plautina). Ma non tutti siamo Silvio Berlusconi, non tutti abbiamo i suoi miliardi: qualunque povero Cristo, chiunque di noi, può essere letteralmente rovinato e mandato in mezzo ad una strada dai giudici. Accendete una TV o leggete un giornale: le cronache rigurgitano di poveri cristi rovinati, uccisi o distrutti da qualche criminale togato, che ha partorito sentenza oscene, illogiche, quando non deliberatamente persecutorie e crudeli, e non ha mai pagato.

Non stupisce nemmeno il silenzio dei giornali: sono culo e camicia con i potentati che in questa Nazione contano davvero. E, spiace dirlo, pendono tutti verso sinistra. I nemici dell’Italia hanno completamente infiltrato ogni funzione vitale dell’apparato statale, come aveva teorizzato quasi cento anni fa Antonio Gramsci: Magistratura – per l’appunto – Scuola, istituzioni, enti pubblici, partiti politici e, ovviamente, anche i giornali: tutto quello che conta davvero, in Italia, i gangli fondamentali della Nazione, sono “cosa loro”.

Ma non bisogna stupirsi nemmeno del silenzio dell’opposizione. Forse dalle parti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni si stanno organizzando, stanno decidendo il da farsi – perché il nemico è potentissimo, quasi invincibile, e non bisogna lanciarsi alla cieca – ma il sottoscritto propende più per un’altra ipotesi (mi auguro, ovviamente, di sbagliarmi): la Magistratura fa paura. Salvini e la Meloni, politicamente, sono molto forti e dicono la loro, d’accordo, ma il loro potere si basa su qualcosa di tanto legittimante quanto effimero: il consenso popolare. Per farli fuori basta un processo giudiziario. Solo uno. Come quello per i 49 milioni spariti dalle casse della Lega (che è parte lesa nel processo, giova ricordarlo) ed al quale i giudici hanno impresso una accelerazione importante non appena Matteo Salvini è diventato Ministro; o come quello per i fondi russi, che non sono mai stati trovati. Ma la Magistratura sa attendere. Con Berlusconi hanno atteso 30 anni, ma alla fine il suo tallone d’Achille (le donne) lo hanno trovato. Salvini e Meloni non sono Berlusconi, non hanno i suoi miliardi: fino a quanto potranno resistere? Quanto in fondo potranno e vorranno spingersi in un braccio di ferro con la Magistratura Italiana, braccio di ferro che altri, ben più forti e “corazzati” di loro, hanno perso?

Cosa farebbe un Parlamento sovrano, facente parte di uno Stato sovrano? Si riunirebbe in seduta straordinaria per nominare una Commissione di Inchiesta, al fine di fare il lavoro che i giudici non hanno voluto fare; il Ministro della Giustizia convocherebbe immediatamente gli organi più importanti della Magistratura - incluso quel Presidente della Repubblica che esce dal proprio sarcofago solo quando si tratta di "cassare" i Ministri proposti dalle destre (Paolo Savona docet) o di condannare gli episodi di violenza compiuti da italiani contro stranieri (e mai il contrario) - per dare un segnale importante, cioè che lo Stato c'è e non tollera che un corpo fondamentale per la tenuta democratica e per la concordia civile della Nazione, il corpo giudiziario, per l'appunto, travalichi così sfacciatamente e così arrogantemente i propri compiti e le proprie funzioni. Accadrà qualcosa del genere? Credo proprio di no.

In questa Nazione, in queste ore, si è compiuto un colpo di Stato. Nel silenzio di tutti, perché il Moloch togato mette davvero paura.

giovedì 10 settembre 2020

Chiara Ferragni, studia un po' di cultura Fascista: può farti solo bene

“Due giorni fa è stato ucciso Willy Monteiro, 21enne italiano dalla pelle nera, da un gruppo di 4 fasci che l’hanno ammazzato a calci. Il problema lo risolvi cambiando e cancellando la cultura fascista e sempre resistente in questo Paese, non cancellando il mezzo tramite cui i fasci hanno fatto violenza. I problema non lo risolvi nascondendolo sotto il tappeto, lo si risolve con la cultura e l’istruzione”.

Non sono le parole buttate “ad minchiam” da qualche drogato dei centri sociali, ma della imprenditrice Chiara Ferragni, che le ha rilanciate tramite il proprio sito internet @spaghettipolitics. Parole straordinariamente dure per chi, fino all’altro ieri, della politica se ne è sempre fregata (almeno quella virtuale), pensando di più a fare soldi.

Effettivamente ci sarebbe molto da discutere su questa pletora di pagliacci che sceglie di scendere in campo facendo professione di antifascismo. Quest’ultimo si configura sempre di più come l’abito buono per tutte le stagioni, indossabile a comando per insultare e denigrare “i fasci”. Il fascio, il Fascista, ha uno specchio semantico indefinito ed indefinibile, che cambia a seconda delle circostanze di tempo, di modo e di luogo, estensibile o rimodellabile a piacere, a seconda della convenienza politica o della situazione del momento, utilissimo per mostrare agli altri che fai parte del sistema, che non sei “fascio”, e quindi puoi rientrare a pieno titolo nella categoria di coloro che in questa Nazione possono permettersi il lusso di sedersi dalla parte dei giusti, dei buoni, dei democratici.

Sarà, forse, un argomento da riprendere più in là.

Quello che ci preme, al momento, è far notare come sia proprio una come Chiara Ferragni a parlare di cultura, ancor più se si parla di cultura fascista, quella che, secondo la narrazione politicamente corretta, avevano i 4 balordi che hanno massacrato di botte Willy Monteiro. Dubitiamo fortemente che questi cialtroni abbiano mai letto qualcosa di diverso dal manuale dell’Iphone o dell’autoradio del loro SUV, però, facendo un giro sui profili social dei personaggi, non vediamo assolutamente traccia di qualcosa che si possa annoverare come Cultura Fascista. 


Allora: andiamola a vedere più da vicino la cultura dei criminali di Colleferro. Avrà ragione la Ferragni?

Tra i vari profili non troviamo traccia di Ezra Pound, che ha rimodellato le categorie dell’epica poetica moderna; per restare in tema di poeti, non ci è parso di scorgere nemmeno Robert Brasillach, il supremo cantore della sconfitta di una Nazione e, con essa, di un intero continente; parlando di Cultura Fascista, dubitiamo fortemente che i fratelli Bianchi abbiano mai letto qualcosa di Giovanni Gentile, o di Pirandello, o di Ungaretti; crediamo che se hanno sentito parlare di Guglielmo Marconi è solo ed esclusivamente per una via della loro città intitolata al glorioso scienziato inventore della radio moderna come ancora oggi la conosciamo (e grazie al quale il marito della signora è diventato famoso), che orgogliosamente affermò: «Io rivendico a me stesso l’Onore di essere stato in radiotelegrafia il primo Fascista, il primo a riconoscere l’utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come l’on. Mussolini ha riconosciuto per primo nel campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d’Italia»; dubitiamo anche che i fratelli Bianchi abbiano mai fatto un giro in qualche parte d’Italia che non fosse il locale di tendenza del momento, magari per ammirare l’architettura Fascista che plasmò e modellò l’intera Nazione, magari cercando di comprendere come, perché ed in che modo l’architettura Fascista si inseriva nei piani nazionali del Fascismo (Terragni, Piccinato, Michelucci vi dicono qualcosa?); dubitiamo che i “signori” in questione, ed anche la Ferragni, abbiano mai letto qualcosa dello stesso Duce, il quale ormai viene riconosciuto un ottimo giornalista (tanto da diventare il preferito di un altro intellettuale italiano che non era l’ultimo degli imbecilli, tal Giovanni Prezzolini, che volle Mussolini alla direzione de La Voce), un profondo conoscitore di Friedrich Nietzsche (fu tra i primi intellettuali italiani a comprenderlo e ad introdurlo ai lettori italiani), scrisse libri che ancora oggi vengono considerati dei capolavori (“Diario di guerra”, “Vita di Arnaldo, “Parlo con Bruno” – quest’ultimo struggente e commovente nel ricordare il figlio morto per la Patria), drammi teatrali che ebbero un incredibile successo internazionale (“Campo di Maggio”, sulla figura di Napoleone, fu tradotto in tantissime lingue e portato sulle scene dei più importanti teatri europei), collaborò nel compilare la “Dottrina del Fascismo” (in collaborazione con Giovanni Gentile, documento dal valore storico e filosofico importantissimo ancora oggi), scrisse la “Carta del Lavoro” (una vera e propria carta costituzionale del regime Fascista, che poi venne ripresa in molti punti dai padri costituenti della neonata Repubblica Italiana), profondo conoscitore di Heidegger (creò pure un incidente diplomatico con gli amici tedeschi per difenderlo e permetterne la divulgazione), un grande conoscitore delle lingue straniere (parlava correttamente il francese, l’inglese ed il tedesco, tanto da potersi permettere di colloquiare in privato con Adolf Hitler senza l’aiuto di un interprete), e potremmo continuare all’infinito, citando le molteplici discipline nelle quali Mussolini si dilettava (filosofiche, artistiche, e finanche fisiche – praticava sport come la scherma, il nuoto e l’equitazione) e le decine e decine di testimonianze di uomini del suo tempo che lo lodarono ed incensarono (da Gabriele D’Annunzio a Horson Wells, da Edison a Freud, passando per Thomas Mann e Pio XII, concludendo, ma solo per ragioni di spazio, con Churchill ed il Mahatma Gandi, il quale volle pure conoscerlo di persona, e per questo si recò personalmente a Roma in visita ufficiale).


Insomma: la Cultura Fascista che la Ferragni insulta per cercare di annoverarsi tra i grandi intellettuali antifascisti della Nazione (al fianco della Parietti e di Andrea Scanzi) - Cultura che insulta perché non la conosce, perché non l’ha mai letta, nemmeno di sfuggita – ha plasmato questa Nazione in ogni campo (sociale, artistico, filosofico, architettonico, economico, sociale e politico), guadagnandosi il rispetto degli italiani prima, e di tutto il mondo dopo.

Semmai la cultura che i 4 criminali di Colleferro sfoggiavano nei loro profili Facebook erano di tutt’altra natura, la stessa cultura (se così si può chiamare) che ha permesso a quella che in una Nazione civile sarebbe rimasta una nullità di diventare una grandissima imprenditrice, ed al maritino di farsi chiamare “cantante” ed “artista”: la cultura dell’apparenza, della ignoranza sfoggiata come stile di vita, della musica rap e trap che inneggiano continuamente alla violenza ed al nichilismo più imbecille, dei tatuaggi che scimmiottano le gang mafiose sudamericane. La stessa cultura che loro due, Chiara Ferragni e Fedez, pompano continuamente nelle teste di quegli stessi ragazzi che poi mettono “Mi piace” a loro due, a Beppe Grillo, a Matteo Renzi ed alle associazioni LGBT, salvo poi andare a massacrare la gente in giro per la strada. Vediamo la “cultura” del marito, Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, dispensata a piene mani attraverso le sue canzoni. Prendiamo, ad esempio, “Dai cazzo” (la canzone si chiama veramente così):

Poco importa se i colleghi dicono che io non spacco

A loro brucia il culo, io ho le ortiche sopra il cazzo

Mettiti le scarpe di cemento con il tacco

E va affondo assieme a tutti i tuoi cazzoni dischi pacco

Quando io stavo alle jam tu ti mangiavi la bruschetta

Il tuo dj porta i piatti, tra il coltello e la forchetta

La tua tipa biondo platino avrà pure la frangetta

Ma quando la baci sembri che ti slingui David Guetta

 

Citiamo un altro passo di un altro pezzo di alta poetica, “TVTB” (si chiama davvero così:

Quando twerka con le chiappe applaude (clap clap clap clap clap)
In mezzo alle gambe tengo il ferro (ra ta ta ta ta)
La massaggio con la lingua, sì ma dall'interno (wa wa wa wa)
Bitch ogni giorno non mi lasciano libero (no)
Le ordino da casa come su Deliveroo
Schiocco le dita, arriva in un secondo
C'ho il teletras-porno (woo)
Gangbang sopra di una Bentley
Belvedere, anche tua mamma è una mia ex (eskere)
Le piace bere a canna, non vuole il bicchiere (skrrt)

Questa qua si è sposata uno che gioca a fare il rapper con tanto di fisico completamente tatuato e testi pieni di sessismo e misoginia (per usare le etichette che agli antifascisti piacciono tanto) – tralasciamo il fatto che le ha prese pure dal vicino di sessant’anni – e che venga a darci lezioni di cultura, noi che possiamo cacare in testa ad entrambi ed a tutti i loro sostenitori messi insieme, è quantomai ridicolo: niente altro che il tentativo di accaparrarsi una fetta di pubblico più grande, di mettersi dalla parte giusta della barricata, ché sparare sulla Croce Rossa è reato, ma sui Fascisti, tra poco, no.

I 4 balordi di Colleferro vengono dalla vostra sub-cultura (“sub” nel senso di subumano, di untermensch), e non certo dalla nostra. Ficcatevi il vostro ditino saccente in quel posto di cui parlate spesso nelle vostre canzonette, e magari leggete qualcosa di Leon Degrelle: può farvi solo bene.

mercoledì 9 settembre 2020

Onore a Willy, disprezzo per gli antifascisti

Non è sembrato vero, alle canaglie dell’antifascismo più becero e rancoroso, potersi gettare sul cadavere ancora fresco di Willy Duarte, il ragazzo ucciso di botte a Colleferro da quattro balordi.

Ben conosciuti nel quartiere per risse, aggressioni e la spavalderia vagamente mafiosa accompagnata dai tatuaggi delle gang sudamericane, quattro criminali – Mario Pincarelli, Francesco Belleggia, Marco e Gabriele Bianchi – hanno ucciso di botte un ragazzo, figlio di stranieri, che aveva avuto il solo torto di cercare di fare da paciere in una rissa, difendendo il suo amico. Quattro contro uno, da bravi codardi, con calci e pugni da arti marziali – specificamente la MMA (Mixed Martial Arts) – praticata soprattutto dai fratelli Bianchi, i capi della allegra “brigata”, che hanno sfondato la cassa toracica ed il cranio di Willy, per poi andare a fare baldoria con il Q7 di papino. I Carabinieri li hanno trovati in dieci minuti, mentre bevevano birra.

Vengono i brividi a pensare a quanta cattiveria e a quanta violenza bisogna impiegare per sfondare di botte la cassa toracica di un ragazzino di cinquanta chili, e poi andare a “fare serata”, come se non fosse successo alcunché.

Come ampiamente prevedibile, la canea antifascista, vale a dire la gran parte delle TV e dei buffoni di Stato che compone prevalentemente questa Nazione, subito è partita con l’accusa: i ragazzi sono neofascisti, simpatizzanti di formazioni di estrema destra. A poco è servito affermare che attaccare in quattro contro uno un ragazzo palesemente incapace di difendersi, tatuarsi o comportarsi come mafiosi, sono tutti atteggiamenti che ben poco hanno a che fare col Fascismo e con i Fascisti.

Da Chiara Ferragni al rapper in cerca di notorietà Ghali (milanese con origini tunisine, La Repubblica lo definisce proprio così), dal buffone Fedez ai pennivendoli di Fanpage, è scattata la caccia all’uomo per cercare di ricollegare i ragazzi alle frange più estremiste dell’estrema destra italiana; lo scopo è sempre quello: l’emanazione di leggi ancora più repressive per sciogliere d’ufficio tutti i partiti e movimenti non allineati al sistema. Siccome, però, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, a qualcuno di noi è bastato semplicemente andare sui profili Facebook dei fratelli Bianchi, prima che venissero disabilitati a causa degli innumerevoli insulti e delle minacce di morte ricevute, per vedere quali fossero le pagine Facebook seguite da questi “campioni”: Matteo Renzi, il Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, oltre a diverse associazioni omo e transessuali (del resto, vedendo quelle sopracciglia rifatte e le camicie hawaiane, qualche dubbio lo avevamo avuto). Come si fa, allora? Censuriamo la pagina Facebook di Matteo Renzi, del M5S e delle associazioni omosessuali (effettivamente…)?

Ecco il retroterra culturale di questi criminali: l'antifascismo che strizza l'occhio agli omo. Altro che Fascisti!

Ennesima figura di merda per i servi di regime che, come al solito, non verranno chiamati a rispondere delle solite, ennesime calunnie, potendo contare sulla potenza di fuoco dell’apparato mediatico e giudiziario che li sostiene a spada tratta, e potranno continuare a banchettare sul cadavere di quel povero ragazzo.

Perché diciamo questo? Semplice: basta andare a vedere gli ultimi casi di cronaca nera che hanno coinvolto italiani vittime di stranieri, e vedere come la reazione, in questi casi, sia stata completamente diversa.

 


Ricordiamo, ad esempio, Filippo Limini, ucciso a Bastia Umbra da tre albanesi i quali, per essere sicuri di finire il lavoro, lo hanno ripetutamente investito con la macchina. Anche Filippo era un ragazzo come Willy: entrambi vittime, entrambi innocenti, entrambi uccisi da criminali bastardi. Nessuno, però, ha chiesto misure repressive contro la comunità albanese; Giuseppe Conte non ha scritto nessun intervento su Facebook; Chiara Ferragni pensava ai suoi affari (cosa che le riesce decisamente meglio che non il fare l’opinionista, ma tant’è); nessun cronista è andato a Bastia Umbra, alla ricerca del servizio strappalacrime.

 

Ricordiamo, ad esempio, Luca Varani, ucciso da Manuel Foffo e Marco Prato durante un festino a base di orge omosessuali e droga a Roma. Ghali non ci ha dato la sua preziosa testimonianza; nessuno ha invaso il quartiere Collatino; nessuno ha chiesto una stretta sulle associazioni omosessuali, le stesse che i fratelli Bianchi ed i loro amici sostenevano apertamente (almeno stando alle loro simpatie “facebookiane”).

Questo per fermarci ad un episodio recentissimo, ed ad uno "politicamente corretto".

Invece lo sciacallaggio della sinistra e l’isteria giustizialista – che stranamente non si manifesta mai quando si tratta di reati o di omicidi commessi da clandestini o da stranieri – ha raggiunto vette kafkiane: ogni singolo tatuaggio, ogni singolo “Mi piace” su Facebook, ogni singolo atteggiamento o frase di questi balordi sono stati analizzati, scansionati e sezionati al microscopio per cercare qualunque cosa che potesse collegarli anche solo agli ambienti Fascisti: poco male se poi è stato trovato tutt’altro, rimangono dei Fascisti lo stesso perché hanno atteggiamenti Fascisti. Loro, gli imbecilli antifascisti, la chiudono così, e pazienza la contraddittorietà delle loro affermazioni.

Si è giunti perfino a chiedere a gran voce la chiusura delle palestre di arti marziali, e specificamente quelle di MMA: una stupidaggine talmente grossolana e imbecille che è imbarazzante perfino commentarla. Io posso utilizzare la mia automobile per recarmi al lavoro o per investire l’amante di mia moglie; posso utilizzare un coltellaccio per cucinare o per tagliare la gola del vicino con il quale ho appena litigato; posso usare le mie capacità in combattimento corpo a corpo per difendermi da una aggressione o per massacrare di botte un ragazzo indifeso. Chiedere la chiusura delle palestre equivarrebbe a chiedere il blocco delle automobili o il divieto di utilizzare coltelli: ogni cosa, ogni conoscenza, ogni oggetto possono essere utilizzati per scopi positivi – andare al lavoro come preparare un piatto succulento – o violenti, e sta al singolo decidere come, dove e quando utilizzarli. Se si comincia con il chiudere le palestre si sta lanciando un sasso giù da una salita: si sa dove si comincia, ma non si sa dove si finisce (è la teoria del piano inclinato).

In ogni caso, l’ipocrisia e la cattiveria della sinistra è ormai conclamata: quando si tratta di crimini commessi da stranieri il tutto viene minimizzato, quando non completamente oscurato. E pazienza se fai notare che gli stranieri sono un terzo dei detenuti italiani totali (20.000 su 60.000) e, per quanto riguarda i reati contro la persona (scippi, rapine, stupri, violenze, aggressioni) delinquono per il 45% circa dei reati totali pur essendo solo non più del 9% della popolazione complessiva, quindi delinquono otto (8!, si avete letto bene) volte più degli italiani. Quando invece si tratta di stranieri vittime di italiani ecco che vengono chiamati in causa tutti: dai principali maitres a penser della sinistra (Berizzi, Formigli) ai guitti d’avanspettacolo (Ghali, la Ferragni, Gassman), con il contorno di servizi strappalacrime, speciali su speciali, interrogazioni parlamentari ed interventi del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica, dando al singolo evento in questione una visibilità pressoché totale per settimane, se non mesi. L’obiettivo è sempre quello: piegare la realtà all’ideologia, e se le due cose non si coniugare, allora tanti saluti alla realtà!

Un altro pensiero sovviene al sottoscritto. In poche settimane abbiamo avuto due episodi simili, in due diverse (diversissime!) parti del mondo, vale a dire gli Stati Uniti e l’Italia. Probabilmente avrete sentito parlare di Kyle Rittenhouse, il diciassettenne che è stato ferocemente braccato da degli attivisti del Black Live Matters durante l’ennesima guerriglia urbana e, per difendersi, ha fatto fuoco col suo fucile semi-automatico, seccandone addirittura tre (uno condannato per molestie sessuali, un altro un conclamato pedofilo). Al netto del procedimento penale che è stato aperto nei suoi confronti, molto probabilmente questo ragazzo verrà prosciolto da ogni accusa. I filmati, in questo senso, sono chiarissimi: Kyle è stato accerchiato da diverse persone che lo hanno ripetutamente colpito e che poi lo hanno inseguito cercando di disarmarlo; vistosi circondato, il ragazzo ha fatto fuoco, con il palese intento di difendere la propria vita, in quel momento in serio pericolo. Sulle forze dell’ordine si può contare, ma è meglio non contare: assai raramente Carabinieri o Polizia possono arrivare sul luogo di intervento in tempo, a fronte di eventi criminali che si consumano in pochi minuti, spesso addirittura secondi. Ebbene: se anche Willy avesse avuto un’arma, probabilmente avrebbe potuto fare fuoco e con ciò salvarsi la vita.

La vicenda di Willy, di Filippo, e di tutte le altre vittime dovrebbe spingerci a ripensare, ancora una volta, due leggi fondamentali in qualunque Nazione civile: la legge sulla legittima difesa e la legge sulla certezza della pena. Quest’ultima, ad esempio, non dovrebbe permettere al terrorista Cesare Battisti di godere degli sconti di pena che proprio in questi giorni il Magistrato di Sorveglianza del Tribunale di Cagliari, Maria Cristina Lampis, gli ha concesso per “condotta regolare” (come se essere stato latitante per 37 anni non contasse nulla!).

Siamo noi Fascisti i primi che piangono Willy, l’unico coi muscoli (quelli che alla fine contano veramente: cuore e cervello), in questa brutta vicenda di Colleferro. Perché noi siamo schierati sempre coi deboli, con coloro che non possono difendersi, con coloro che accorrono in aiuto di chi è in difficoltà.

Siamo stati tra i primi, appena saputa la notizia, ad affermare, senza molti giri di parole, una cosa ben chiara, cioè che chi si macchia di gesti simili ha diritto ad un solo tipo di processo: veloce, sommario, e che si concluda con un proiettile alla tempia. Poco importa che la vittima sia uno straniero o un italiano.

Si, è un’idea da Fascisti, lo sappiamo. Stavolta scrivetelo tranquillamente.