giovedì 22 marzo 2012

Tolosa e Gaza: qualcosa non va'

Non era passata nemmeno qualche ora dall’infame strage di un pazzo omicida di Tolosa, che ha ucciso quattro cittadini francesi ebrei, di cui tre bambini ed un insegnante di religione, che già i media, carnivori e spietati come oramai siamo abituati a conoscerli, si sono buttati a capofitto sulla notizia. Non si sapeva nemmeno chi fosse l’omicida, quali le motivazioni legate al tragico gesto, per quanto folli potessero essere, che già si straparlava, e i media italiani in questo davano prova di grande fedeltà ai dettami delle innominabili lobby che dominano tutto il mondo dell’informazione, di un pericoloso antisemita. Di solito i bavosi articoli dei pennivendoli utilizzano sempre la forma del “presunto”: il presunto attentatore (se si ha il dubbio che l’attentatore sia una o più persone), il presunto islamico (se si ha il dubbio che il terrorista sia un arabo oppure un occidentale) e via dicendo. Qui di dubbi non ce n’erano. Del resto, lo ripetiamo da tempo: quando non sai a chi dare la colpa, spara a zero sui fascisti. Tanto si può dire e fare di tutto, su di loro. È una categoria di cittadini che, per quanto spesso e volentieri si limiti ad esprimere le proprie opinioni e a partecipare democraticamente alla vita della propria Nazione – e noi del MFL stiamo lì a dimostrarlo – ha definitivamente perso i propri diritti politici. Tra poco ci toglieranno anche i diritti minimi, se non l’hanno già fatto.

Peccato che poi si sia saputo, dopo nemmeno qualche ora, che l’attentatore aveva agito sulla scia della rivendicazione filo-palestinese e in aperto contrasto con il terrorismo che l’entità sionista compie quotidianamente nei Territori Occupati. Allora dire che si trattava di un pericoloso nazista non era più congeniale: la balla sarebbe stata troppo grande. Meglio tacere sulle ragioni del gesto terroristico (che avrebbero potuto mettere in cattiva luce l’entità sionista e i suoi crimini) e ripiegare sulla sempre valida formula del terrorista islamico “geloso” dell’Occidente e della sua civiltà.

Chiunque non abbia ancora portato il suo cervello a rottamare, si è nonostante tutto reso conto di una cosa: che il mondo politico e dei mass media occidentali utilizzano spavaldamente e con arroganza il sistema dei “due pesi e due misure”. Un mese fa un mezzo corazzato israeliano, non rispettando la precedenza, ha investito in pieno un bus carico di bambini palestinesi che tornavano da scuola. Nessun pennivendolo e nessun politico hanno chiesto un minuto di silenzio, e i mass media hanno sostanzialmente ignorato la notizia e il fatto che su Facebook comparissero delle pagine create da cittadini israeliani cariche di selvaggia gioia per l’accaduto. Qualche giorno fa gli arerei israeliani si levavano in volo sul cielo di Gaza, seminando morte e distruzione e uccidendo più di venti bambini. Eppure non solo nessuno ha chiesto un minuto di silenzio per la strage, ma non se ne è nemmeno parlato. L’UCEI e l’inossidabile Riccardo Pacifici hanno addirittura espresso il loro plauso ad Israele, definendo il terrorismo dello Stato-pirata sionista come “attacchi mirati”.

Netanyahu ha definito il crimine di Tolosa come un crimine vergognoso compiuto contro persone innocenti, e in particolare bambini. Lo stesso Netanyahu che con una firma ha permesso che i caccia israeliani bombardassero per l’ennesima volta Gaza, e che dovrebbe essere seduto sul banco degli imputati di un tribunale internazionale per crimini di guerra, e non di certo in giacca e cravatta davanti a telecamere e scribacchini.

E' più terrorista un pazzo criminale che uccide tre bambini oppure uno Stato che, disattendendo decine e decine di risoluzioni ONU, e contando su un sistema di pressione e di intimidazione nei confronti del potere politico e dei mass media occidentali che non conosce ostacoli, compie da decenni un’opera di terrorismo e di sterminio di un intero popolo?

Nessuno chiede minuti di silenzio per le vittime di Gaza. La innominabile lobby invece è riuscita a far tacere per sessanta secondi anche le scuole italiane, in riferimento ad un avvenimento avvenuto fuori dai nostri confini nazionali e in cui l’Italia non c’entra assolutamente nulla. Precisiamo: ci associamo anche noi al minuto di silenzio. L’uccisione degli innocenti è “sempre” da condannare. Lo ripetiamo: sempre! Un bambino è sempre un bambino, sia esso italiano, africano, francese, nero, bianco, arancione o verde. Un civile innocente è sempre un civile innocente, sia esso un insegnante di religione ebraica, sia esso un papà di Gaza. Ma se dovessimo usare lo stesso metro di giudizio, e chiedere un minuto di silenzio per ogni tre vittime causate da Israele, allora le scuole italiane rischierebbero di rimanere sprangate per gran parte dell’anno.

lunedì 12 marzo 2012

Stavolta avete sbagliato

Diciamo la verità: se non ci fossero quelli di SestuSera bisognerebbe inventarli. Se si vuole capire come sono fatti gli antifascisti, quel sito è un’inesauribile miniera di ispirazione e di informazione. I napoletani hanno un vecchio detto: “Chiagne e fotte”. Si utilizza in riferimento a persone che piagnucolano penosamente, cercando di attirare l’attenzione e la benevolenza altrui, ma nel frattempo pensano a come fregare al meglio il prossimo. Ecco… non ci sarebbe detto migliore per i vari Sannino, le Lai, le Pia e via dicendo.

Come i lettori più attenti sapranno già, è bastata l’affissione di alcuni manifesti del MFL nella cittadina di Sestu, in provincia di Cagliari, per attirare contro di noi una campagna di odio e di calunnie che siamo oramai ben abituati a conoscere da parte di coloro che si auto-proclamano i detentori della libertà e della democrazia (in nome di una arrogante superiorità morale che solo quelli di sinistra hanno rispetto a tutti gli altri) ma sono sempre pronti a mettere a tacere le voci difformi. Abbiamo sopportato di tutto, lo sapete bene. Vandali che stracciano i nostri manifesti, giornalisti che li difendono a spada tratta, calunnie e diffamazioni a piene mani. Siccome non è nostra abitudine subire passivamente mentre ci riempiono di ceffoni (per ora solo virtuali), abbiamo risposto. Con una bella email inviata a SestuSera e che, seppur in ritardo di qualche giorno, è stata pubblicata. Apriti cielo! Questo basta per suscitare l’indignazione della signora Maria Giovanna Lai, che pubblica sull’ormai conosciuto sito una lettera intitolata “Vuoto nel blog”, che trovate qui: http://www.sestusera.it/?p=6321#comments. Accusa noi di commettere tutte quelle azioni che, invece, abbiamo solo subito. Ci siamo limitati a rispondere alle menzogne e al fango che gli impuniti gettano a piene mani su di noi, con questa lettera (pubblicata anche sul sito SestuSera ma reperibile sul mio blog a questo indirizzo http://www.chessaandrea.blogspot.com/2012/02/basta-poco-per-mettervi-paura.html), e a fare dell’ironia, chiedendo a Mario Sannino se considerasse Fascismo anche lo scoreggiare a tavola (http://www.chessaandrea.blogspot.com/2012/02/scoreggiare-tavola-e-fascismo.html). Loro esultano e solidarizzano con i vandali che strappano i manifesti, pubblicano pure le foto con nonchalance, noi la mettiamo sul ridere. Perché non siamo rancorosi, siamo sportivi anche quando gli avversari giocano sporco, e ci piace talmente tanto la vita che una bella risata non ce la neghiamo mai.

Eppure, Maria Giovanna Lai è indignata. Scrive: “non è un vuoto storico e neanche culturale ma un vuoto umano.” No, signora Lai. Non sappiamo se il vostro sia un vuoto anche umano, non vi conosciamo personalmente per dirlo (ma una nostra idea ce la siamo comunque fatta), ma sicuramente un vuoto storico e culturale c’è. Ed è il vostro. Quello di chi, appartenendo ad una determinata fazione politica, considera chi la pensa diversamente non come un avversario con cui discutere, anche animatamente, le proprie tesi, bensì come un nemico, verso il quale le regole non valgono più.

La lettera continua: “Da un lato abbiamo una persona, principale collaboratrice del blog, che esprime attraverso un articolo un opinione lecita su un fatto avvenuto in paese, dall’altro un movimento, un gruppo, un partito che risponde all’articolo con una lettera privata inviata al responsabile del blog riferendosi con arroganza principalmente all’autrice del testo, i toni sono simili anche verso i vari partecipanti alla discussione.” Eh no, signora Lai. Sbaglia ancora. La collaboratrice del blog, Daniela Pia, non si è limitata ad esprimere le sue lecite opinioni. Sarebbero state lecite, le opinioni, se ci avesse attaccato politicamente, se avesse criticato le nostre idee, se avesse espressamente scritto che le facciamo schifo, noi e le nostre idee. Non è un’opinione lecita affermare che sui nostri manifesti è presente un fascio littorio quando invece vi è un fascio repubblicano: è una balla. Non è un’opinione lecita affermare che i manifesti sono stati affissi irregolarmente: è una balla. Non è un’opinione lecita, come si scrive poco più sotto, lasciar intendere che siamo illegali perché una Disposizione Transitoria (a proposito, ma transitoria per quanto? Sono passati settant’anni!) vieta la ricostituzione del Partito Fascista, accusa dalla quale siamo stati più e più volte prosciolti. Non è un’opinione lecita, come si legge negli interventi che commentano l’articolo, congratularsi con chi compie un reato. E’ un reato anche quello. Non è un’opinione lecita scrivere “E’ d’obbligo un ringraziamento ai cittadini che si sono “sporcati le mani” per farli sparire” (i nostri manifesti, ovviamente!): è apologia di reato, almeno sulla carta.

A tutto questo non abbiamo risposto con arroganza. Abbiamo risposto. Non con toni certamente amichevoli, del resto non erano amichevoli nemmeno quelli di coloro che ci hanno attaccato per primi, ma, lo ripeto, non siamo abituati a prenderle senza reagire. E forse questo si aspettavano i nostri avversari: che stessimo zitti mentre ci veniva gettata una gran quantità di fango (per non dire altro!) addosso. Mi dispiace per loro, ma hanno fatto male i conti.

Eppure si indignano… Scrive la Lai in “Vuoto nel blog”: “La pubblicazione della lettera, con il suo impressionante titolo a caratteri cubitali, ha esposto chiaramente in modo disarmato e solitario Daniela che viene citata con nome e cognome, e questo non è solo il mio parere, tenendo anche conto che la stessa aveva già ricevuto svariati e pesanti insulti su un altro blog per un articolo simile.” Impressionante titolo a caratteri cubitali? Non ci pare che il titolo con cui è stata pubblicata la nostra lettera di risposta sia diverso dalla tradizionale impaginazione del blog: ci sembra identico a tutti gli altri, come carattere e come grandezza. Vedere per credere. E inoltre, visto che l’articolo era firmato dalla Pia stessa, con chi mai avremmo dovuto prendercela se non con l’autrice dell’articolo in questione? Inoltre, per quanto riguarda insulti su un altro blog, non sappiamo né a quale blog si riferisca né a quali insulti faccia riferimento. Non è nostra abitudine insultare gratuitamente gli avversari: ci diverte molto di più metterli di fronte alla loro ignoranza politica e storica. La stessa di una pasionaria da tastiera che in nome dell’antifascismo scrive testualmente “Siamo sicuri che la proposta di abolizione della norma da parte dei senatori del PDL non sia stata accolta e che non esista più il reato di apologia del fascismo? Chi può accertarsene?”, dimostrando così di non sapere nemmeno se la legge Scelba o la Mancino, quelle leggi con cui vorrebbe farci tacere, siano ancora in vigore. Che preparazione storico-culturale!

Insomma: il comportamento è il solito. Prima scrivono articoli e commenti sui loro siti in cui ce ne dicono di tutti i colori. Poi, quando rispondiamo a tono ai loro deliri, piagnucolano. E’ stata pubblicata la lettera di un pericoloso Fascista! Vergogna! Sacrilegio! Blasfemia! Come osano i brutti, sporchi e cattivi Fascisti osare rispondere a tutte le balle che gli stiamo lanciando addosso?

A sparare contro i Fascisti (solo metaforicamente, per fortuna!) non si sbaglia mai. Stavolta invece avete sbagliato. Non avete a che fare con i soliti estremisti e teppisti da stadio, bravi ad ingurgitare birra e a fare il saluto romano in pubblico o alle gite a Predappio quanto altrettanto bravi a smentire qualunque appartenenza all’Idea quando si trovano davanti ad una telecamera. Avete a che fare con un gruppo di uomini e donne che fanno volontariato con i poveri e gli animali, che studiano, che lavorano, che orgogliosamente non fanno parte e non si sentono parte del mondo di oggi perché hanno un orizzonte spirituale e di vita che va oltre l’ultima serata in discoteca o la vittoria della squadra del cuore composta da bulletti ignoranti e strapagati, che amano questo mondo e la vita in modo ben più profondo e puro di quanto questo sistema consumistico – in cui gli eroi sono i Giorgio Bocca, le Belen, i Fabrizio Corona, le Lady Gaga – avrebbe mai voluto. Siamo orgogliosi di essere chi siamo. E la parola Fascista, che per Voi è nient’altro che un insulto, una caratterizzazione infamante, per noi è un titolo di merito. E’ la nostra medaglia al Valore, che riteniamo ben più preziosa dei costosi pezzi di latta che questa repubblichetta assegna da settant’anni a questa parte ai voltagabbana di ieri e di oggi, e la portiamo con Onore. Fatevene una ragione. Non basteranno mille antifascisti per mettere a tacere anche uno solo di noi.

Un Angelo che è ancora con noi

Trentadue anni fa i banditi rossi uccidevano un soldato.

Camerata Angelo Mancia: presente!

domenica 11 marzo 2012

L'Italia dei vigliacchi


Non c’è assolutamente nulla di chiaro nella vicenda di Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i due militari italiani detenuti nelle carceri indiane in attesa di giudizio con l’accusa di duplice omicidio. Solo una cosa è chiara: l’assoluta inadeguatezza di un governicchio servo dei banchieri che sa bene come fare la voce grossa con tassisti e autotrasportatori, ma che davanti a due beduini se la fa sotto.

Ma partiamo dall’inizio. Il 15 febbraio la Enrica Lexie, nave della NATO con a bordo i due marò italiani, mentre naviga in acque internazionali incrocia un peschereccio indiano che effettua manovre sospese e non rispetta né l’alt della nave militare né i colpi in aria sparati dai marò. La Enrica Lexie viene pertanto invitata (secondo le autorità indiane), ma meglio sarebbe dire costretta (secondo la versione del nostro Ministero degli Esteri) ad attraccare nel porto di Kochi dove, scaduti i due giorni di custodia cautelare, vengono arrestati.

Le accuse sono gravissime: duplice omicidio di due cittadini indiani. Detta così sembra semplice. Ma le zone d’ombra sono tantissime.

Prima fra tutte la sparatoria. Secondo la versione italiana i proiettili che hanno ucciso i due pescatori non possono provenire da armi in dotazione ai militari della NATO: i bossoli dei proiettili trovati sui due civili uccisi non coinciderebbero con quelli che sono solitamente in dotazione ai militari NATO, italiani compresi. Sembra che i nostri militari abbiano rispettato, né più né meno, una procedura internazionali. Cosa accadrà se i militari venissero condannati? Che la forza deterrente delle navi NATO, e in particolare quelle dell’Italia, sarebbe azzerata, e diventeremmo succulenti bersagli per i pirati, già adesso particolarmente smaliziati.

Secondo punto. Chi diavolo ha dato l’ordine ai militari italiani di abbandonare la nave italiana, che è considerata territorio italiano su cui l’Italia ha la propria sovranità giurisdizionale, per attraccare nel porto indiano di Kochi? L’amministrazione militare italiana dovrebbe indagare seriamente questo fatto.

Terzo: gli indiani non si sarebbero mai permessi di utilizzare lo stesso trattamento con soldati inglesi o americani. Sanno molto bene che con l’Italia possono permetterselo. Del resto la nostra reputazione in campo internazionale è, né più né meno, prossima allo zero. Una Nazione vittima di un’umiliazione simile a quella che abbiamo subito noi, i militari di un Paese membro della NATO – cosa che, fino a prova contraria, dovrebbe ancora contare qualcosa – si sarebbe attivata immediatamente mediante tutti i canali diplomatici, e non solo. Avrebbe portato la questione all’ONU e avrebbe sguinzagliato qualche nave da guerra ai confini delle acque indiane. Magari con l’espressa intenzione di non agire in alcun modo dal punto di vista militare, ma sufficiente a mostrare, almeno un po’, i muscoli.

Ma il problema è proprio questo. L’Italia, di muscoli, non ne ha. Siamo come il più scalcinato ladrone della banda Bassotti che tiene bordone ai criminali ben più grossi, mentre arraffano a più non posso, pronti a rifilare un sonoro ceffone a quel ladrone mezzo scemo se non sta a posto.

Ma è indubbio che l’Italia abbia esagerato in pavidità e codardia. Addirittura Monti ha richiamato il suo (sic!) Ministro degli Esteri, Terzi, per rimproverarlo di non aver saputo gestire al meglio la questione, accusandolo né più né meno di essersela fatta sotto. Terzi ha incassato e poi è andata ad abbiare timidamente agli indiani. Reazione tardiva: gli hanno riso in faccia.

E non si può non citare, purtroppo, il comportamento della sinistra, dei cessi sociali e di importanti firme rosse. Parliamo delle scritte oltraggiose contro i nostri militari che sono apparsi in diverse città d’Italia, e del vergognoso articolo di Giuliana Sgrena apparso qualche giorno fa su Il Fatto Quotidiano. La pennivendola rossa sta, senza se e senza ma, dalla parte degli indiani. I marò italiani sono degli assassini e vanno assicurati alla giustizia. Se pensiamo a come piagnucolava davanti alle telecamere dei terroristi che la tenevano in ostaggio in Afghanistan, pietosamente chiedendo a chiunque le passasse per la testa di attivarsi per la propria liberazione, e se pensiamo che per una Sgrena abbiamo perso un Calipari, ci invade una tristezza desolante.

In questa storia di umiliazione, che ci fa pensare seriamente che più giù di così l’Italia non possa andare, gli unici che dimostrano dignità e senso dello Stato sono i nostri due marò. “Ci comporteremo da italiani”, hanno detto. Almeno voi…

P.S. Mentre questo mio intervento era quasi in fase di pubblicazione, le agenzie di stampa battono altre due notizie. Innanzitutto la morte di Franco Lamolinara, ucciso dai terroristi islamici che lo tenevano in ostaggio in seguito ad un fallimentare blitz delle forze speciali inglesi, non concordate con gli italiani che pur avevano espressamente richiesto di essere contattati prima di dare il loro avvallo a qualunque iniziativa militare. Anche qui: che cosa deve fare il governo italiano? Monti o Terzi aspettano che Cameron gli sputi in faccia al prossimo vertice G8? E poi la falsa notizia della liberazione di Rossella Urru, la cooperante rapita dal campo profughi di Rabouni. Ci auguriamo tutti che la nostra connazionale ritorni a casa.

mercoledì 7 marzo 2012

Non siamo come voi

Guardo alla TV le celebrazioni e gli omaggi a Lucio Dalla, cantautore italiano recentemente scomparso. Non ho mai amato la musica leggera, benché meno quella italiana. Melodie posticcie, testi strappalacrime composti appositamente per non durare più di qualche settimana, tecnica scarsa o inesistente. Ma se ognuno è libero di coltivare i propri gusti musicali, e non sarò certo io a sindacare sull’artista o sull’uomo come fanno in queste ore i soliti tuttologi improvvisati, non posso fare a meno di provare un misto di compassione e tristezza per questa Italia, costantemente, eternamente alla ricerca di eroi da incensare, da lodare, da ammirare, da esaltare. Eroi usa e getta, funzionali al Massimo Giletti oppure alla Barbara D’Urso di turno, buoni giusto per strappare l’applauso prolungato di qualche giorno, per poi essere stipati nell’armadio delle cose vecchie, pronti per essere re-indossati quando la moda non propone niente di nuovo. (E la moda, si sa, raramente propone qualcosa di nuovo.)

Bertolt Brecht disse: “Beato il Paese che non ha bisogno di eroi”. Io non ho mai condiviso questa frase: come si potrebbe vivere senza eroi? Qualunque uomo che si senta e che sia tale ha bisogno di un punto di riferimento etico, politico, spirituale, morale. Qualcosa, un ideale o un valore, che si ritiene superiore a se stessi, alla propria esistenza o alla propria vita, in nome del quale tutto il resto può essere sacrificato. Ho sempre ammirato uomini simili: il Fascismo e il Nazionalsocialismo, da questo punto di vista, sono carichi di uomini, di eroi, di esempi; dal Duce che anziché scappare in Spagna tra mille agi sceglie invece di restare a combattere al nord, al Fuhrer che resta a Berlino fino all’ultimo respiro, ai milioni di uomini che trovano la morte tra le gelide nevi russe o tra le macerie fumanti di Berlino, difendendo con un panzerfaust scalcagnato e qualche munizione il bunker da cui l’Europa continuava orgogliosamente, testardamente e disperatamente la propria resistenza. Una vita condita solo dal cellulare ultimo modello, dall’inaugurazione della nuova discoteca o dalle vittorie della propria squadra del cuore sarebbe una vita povera, desolante e squallida: l’attualità ce lo dimostra quotidianamente. Ma io dico: sia maledetto il Paese che di eroi ne ha troppi. Perché una Nazione che ha troppi eroi, allora non ne ha nessuno.

Quanti personaggi, più o meno autorevoli, hanno monopolizzato la nostra attenzione, solo nell’ultimo periodo? Sono talmente tanti che bisognerebbe sfogliare i giornali giorno per giorno per comprenderli tutti; devo andare a memoria. Giorgio Bocca, il fascista poi riscopertosi partigiano i cui scritti, dal primo all’ultimo, trasudano di un odio e di un livore anti-italiano che solo una personalità mentalmente disturbata avrebbe potuto partorire con una costanza così intensa ed estesa (e solo uno Stato come quello italiano avrebbe potuto trasformarlo in un eroe; un eroe della Resistenza, per l’appunto!); De Falco, l’anti-Schettino per eccellenza, quello che mentre il comandante abbandona la propria nave e i suoi passeggeri al capriccio crudele del mare, gli urla dalla sala comandi “Vada a bordo, cazzo!!”; Oscar Luigi Scalfaro, il magistrato che dopo il disgustoso voltafaccia dell’8 settembre ’43 uccide i Fascisti (verso il cui governo della RSI aveva giurato fedeltà) senza uno straccio di prova, fa carriera nello Stato della Resistenza e sovverte il voto democratico popolare in nome dei governi tecnici. E poi Dalla…

E questo solo per restare all’ultimo mese o giù di lì.

Strano Paese, l’Italia. Chiede a gran voce e con vociare lagnoso la cessazione del pellegrinaggio alla tomba degli eroi veri, quelli che questo Paese l’hanno fatto grande davvero (con tutto il rispetto per i Lucio Dalla, che più che scrivere canzoni e godersi il ricavato non hanno fatto), e se ne inventa costantemente di nuovi. Buoni per tutte le occasioni, per tutti i gusti. Il giornalista rancoroso, il comandante di porto deciso, il Presidente della Repubblica ribaltoniano, il cantante santone.

Noi guardiamo il triste spettacolo di una popolazione che ha perso i propri punti di riferimento politici e spirituali, e se da un lato ci sentiamo completamente estranei a questo tempo e a questo Paese, dall’altro ci riteniamo anche immensamente fortunati. I nostri eroi, da settant’anni a questa parte, sono sempre quelli. I capi che combattono la guerra finale contro i nemici dell’Europa – ahimè! perdendola – e che non affrontano qualche sparuta minoranza parlamentare o qualche riottoso onorevole, ma le immense armate del mostro rosso alleate con le lobby capitalistiche mondiali; i milioni di anonimi soldati che si sacrificano negli enormi spazi di un continente in fiamme, che combatte fino allo stremo per la propria salvezza; i nostri poeti, che spesso e volentieri sono finiti davanti ad un plotone di esecuzione perché hanno avuto il solo torto di cantare le gesta della parte perdente; i nostri cantanti, che parlano di noi e che solo noi conosciamo. Solo e semplicemente i nostri eroi, dei quali coltiviamo il ricordo e il pensiero spesso e volentieri con una semplice fotografia sbiadita in bianco e nero, riposta in un angolo di un nostro privato cassetto, che tiriamo fuori quando fuori tutto il resto non va.

Non ci sarà mai nessun Giletti o nessuna D’Urso che parlerà di loro. Già questo dovrebbe essere un punto a favore degli eroi veri, che resistono anche quando su di loro incombe la damnatio memoriae totale. Non i dee jay, non i calciatori milionari, non i cantanti di leggera che ci sorridono sornioni dalle pagine plasticate dei coloratissimi giornali di oggi. A noi basta la foto di un poeta dagli occhiali grandi e dal viso timido per scaldarci il cuore. Scusateci se non facciamo parte di voi.

martedì 6 marzo 2012

Solidarietà al Nostro Segretario Nazionale

Tutto il Movimento Fascismo e Libertà, nelle persone dei suoi dirigenti, militanti e simpatizzanti, è umanamente ed affettivamente vicino al Segretario Nazionale Carlo Gariglio ed alla sua famiglia, per via del lutto personale che ha colpito la famiglia Gariglio.

Presenti.