sabato 28 giugno 2008

Se n'è accorto anche Facci

Il gruppo militanti MFL mi segnala che i giornalisti di regime si scagliano contro Filippo Facci, una delle voci più autorevoli de Il Giornale. In prima fila su tutti c’è Informazione Corretta, testa d’ariete in Italia dell’Anti Defamation League, che si occupa di denunciare come antisemiti, negazionisti e nazisti tutti coloro che criticano, velatamente o esplicitamente, Israele.
Gli articoli incriminati di Facci sono uno del 22 marzo 2008, relativo ad una vignetta di Vauro che creò diverso scalpore in quanto Fiamma Nirenstein veniva soprannominata “Frankenstein” e disegnata con la stella di David e il fascio littorio insieme. Sorvolando sulla mistificazione di Vauro e sulla sua grande confusione storica (voluta?) che lo porta ad accostare due simboli antitetici tra di loro, Facci definisce esagerate le reazioni a questa vignetta, né più né meno.
Ancora, fa rizzare i capelli dei pennivendoli l’articolo de Il Riformista del 5 maggio 2008 in cui afferma che Ahmadinejad non vuole cancellare alcun Paese dalla mappa geografica e che mai ha minacciato Israele, ma, come chi ci legge sa bene, ha solo espresso la sua fiducia nel compimento di una profezia religiosa, cosa molto comune nei discorsi dei politici musulmani. Quello che diciamo noi da mesi, insomma: il travisamento consapevole e voluto dei discorsi del Presidente iraniano, al fine di preparare il terreno favorevole all’invasione dell’Iran, obbiettivo centrale dell’amministrazione americana per il completo controllo del Medio Oriente.
Ancora, desta scalpore nelle anime belle del giornalismo italiano un editoriale, sempre di Faci, apparso il 5 giugno sempre su Il Riformista. Ecco cosa scrive l’editorialista de Il Giornale: “l'aderenza acritica del mondo politico italiano nei confronti di Israele sta diventando imbarazzante. Non è neanche più una posizione politica o diplomatica: è un riflesso epidermico, è una forma che supera i contenuti e che ne prescinde, è l'aderire a una politica anziché averne una.” Questa è, nella monotonia e nel conformismo dell’informazione italiana, una autentica bordata che i giornalisti di regime definiscono “antisemita”: osare affermare che l’adesione dell’Italia alle politiche di Israele sia, a dir poco, atipica. Pensiamo per esempio che, mentre noi comuni mortali europei siamo costretti a subire – pena l’accusa di razzismo, antisemitismo, fascismo etc. – il meticciato totale, l’Italia ha riconosciuto, con l’allora Primo Ministro Italiano Romano Prodi, Israele come “Stato ebraico”. Per capire ciò invito i miei lettori a pensare che cosa accadrebbe se, per ipotetica e irreale ipotesi, domani la Germania si autodefinisse “Stato ariano”. Ancora, dall’Italia mai una critica al massacro che giornalmente Israele compie sulla popolazione palestinese, sulle incursioni militari a Gaza, sull’affamamento che lo Stato ebraico perpetra giornalmente contro una popolazione oppressa, angariata e sfruttata, sulle violazioni dello spazio aereo altrui dei paesi vicini, sulle quotidiane minacce che proferisce contro l’Iran.
Ancora Filippo Facci: “Sono stanco che ogni discussione su Israele entro dieci parole debba assumere una valenza meta-storica. Non ho trovato grottesca la candidatura di Fiamma Nirenstein al Parlamento italiano, ma trovo grottesca la maniera in cui si sta configurando il suo mandato: di fatto è la rappresentante di un paese che non è quello che l'ha eletta.” Qui c’è da aggiungere ben poco: ho già scritto al riguardo qui http://chessaandrea.blogspot.com/2008/05/avremo-tempo-per-indignarci.html nel mio “Avremo tempo per indignarci”. Sostanzialmente, Fiamma Nirenstein non fa gli interessi italiani ma è lì per la gioia della lobby sionista, che ha così un suo referente diretto all’interno del Parlamento italiano.
Che cosa dire? Sottoporre queste idee ai propri lettori, ben conoscendo il potere e l’influenza della lobby sionista e l’anticonformismo insito in queste affermazioni, richiede, a mio modo di vedere, una certa dose di coraggio intellettuale che sono pronto a scommettere ben pochi riconosceranno a Facci. Certamente non quelli di Informazione Corretta, che hanno già cominciato l’opera di demonizzazione. Sappiamo già quello che diranno, le calunnie che inventeranno, la disinformazione scorretta che faranno. Lo fecero già a suo tempo contro di noi quando, come Fascismo e Libertà Sardegna, distribuimmo un volantino in cui era scritto che Israele dedicò un francobollo a Baruch Goldstein, il fanatico israeliano che entrò in una moschea e uccise una trentina di musulmani disarmati che pregavano pacificamente.
Non mi aspettavo le uscite di questo genere da parte di Filippo Facci, una delle voci più autorevoli de Il Giornale, notoriamente filoamericano, destrorso e in stato filosionista permanente. Per quanto chi ascolta anche l’informazione alternativa, come tanti utenti e utilizzatori di internet – a prescindere dalle sue convinzioni e dalle sue posizioni politiche – sia abituato a questo tipo di argomenti, per l’italiano medio, cresciuto a Tg4 e a Corriere della Sera, queste idee sono autentiche eresie.
Si potrebbe pensare che Polito, direttore de Il Riformista sostanzialmente in linea con le posizioni anti-iraniane, filoisraeliane e filoamericane, abbia consapevolmente permesso l’uscita di questo articolo per dimostrare l’obbiettività e la libertà giornalistica che c’è all’interno del suo giornale. Oppure si potrebbe pensare che anche nella stampa italiana c’è qualche giornalista che ha un po’ di coscienza, nonché rispetto per il proprio mestiere, ed è stanco di dover sempre scrivere quello che sa coscientemente non essere vero. Oppure, qualcosa di altro, che forse solo in futuro potremo sapere. Personalmente, mi piace pensare alla seconda ipotesi. Ma forse è solo un’illusione.
Andrea Chessa

mercoledì 25 giugno 2008

Anche nel '44 esistevano i Fascisti all'amatriciana

Leggevo da poco l'ultimo discorso pubblico e politico che Benito Mussolini tenne a Milano, al Teatro Lirico, il 16 dicembre del 1944. Leggendolo mi sono imbattuto in queste parole:

"Il giorno 15 settembre il Partito Nazionale Fascista diventava il Partito Fascista Repubblicano. Non mancarono allora elementi malati di opportunismo o forse in stato di confusione mentale, che si domandarono se non sarebbe stato più furbesco eliminare la parola «fascismo», per mettere esclusivamente l'accento sulla parola «Repubblica». Respinsi allora, come respingerei oggi, questo suggerimento inutile e vile. Sarebbe stato errore e viltà ammainare la nostra bandiera, consacrata da tanto sangue, e fare passare quasi di contrabbando quelle idee che costituiscono oggi la parola d'ordine nella battaglia dei continenti. Trattandosi di un espediente, ne avrebbe avuto i tratti e ci avrebbe squalificato di fronte agli avversari e soprattutto di fronte a noi stessi."

Evidentemente anche nel '44 esistevano i Fascisti all'amatriciana, dello stesso tenore di coloro che oggi preferiscono nascondersi tra mille sigle e siglette pur di non lavorare nell'unico Movimento che ancora oggi alza quella bandiera.

mercoledì 18 giugno 2008

Anche questa è memoria condivisa?

Il 17 giugno, a Padova, venivano freddati senza pietà, a colpi di pistola, i militanti del Movimento Sociale Italiano Graziano Girallucci e Giuseppe Mazzola. Il 16 giugno, invece, è un'altra triste ricorrenza: il 1979 moriva Graziano Cecchin, trucidato dai banditi rossi. Morti scomode: i morti Fascisti non fanno notizia, nè oggi nè ieri, e del resto molti tra coloro che oggi pontificano alle nostre tv nei decenni scorsi cantavano che "Uccidere un Fascista non è reato". E infatti non furono puniti. Anche questo fa parte della memoria condivisa della destra?

domenica 15 giugno 2008

Centodue anni fa nasceva un Leone


Leon Degrelle. Bouillo, 15 giugno 1906 - Malaga, 31 marzo 1994

"Noi (…) eravamo soldati che proiettavano nella lotta le loro idee, e che si preparavano alla costruzione dell’Europa. Ma questa concezione dell’Europa non è arrivata subito (…). È stata la guerra che, spingendo i Tedeschi fuori dal proprio Paese ha fatto capire loro cosa succedeva negli altri Paesi. Ha fatto anche sì che negli altri Paesi vedessero i Tedeschi e potessero rendersi conto di cosa fossero, e che eravamo tutti degli europei, nonostante tutte le lotte e gli odi eravamo tutti la stessa gente (…). C’era il grande motore germanico, la Germania è nel centro dell’Europa, è un Paese che ha il senso dell’organizzazione, del lavoro, della perfezione, vi stava benissimo come elemento trainante. Ma accanto esisteva tutto questo meraviglioso mondo occidentale e la sua civiltà bimillenaria.
Che cos’era Berlino con i maiali che camminavano nella sabbia della strada, mentre Parigi era uno dei centri maggiori dell’universo, 1500 anni dopo che Roma era stata la capitale del Mondo? Era evidente che questo progetto germanico da solo non avrebbe mai potuto fare l’Europa, aveva bisogno del grande sostegno occidentale, ed è lì che ho concentrato i miei sforzi, per far risorgere una grande unità occidentale da unire al centro Europa ma anche all’universo mondo slavo (…). Questo è sempre stato il mio progetto (…). L’Europa dal Mare del Nord fino a Vladivostok. Un’Europa che avrebbe dato ai giovani di oggi qualsiasi possibilità, un’Europa di 10000 Km di estensione per le attività di tutta la gioventù, invece di avere, come oggi, 16 milioni di disoccupati nel mercato comune. Tutti questi giovani avrebbero potuto realizzare qualsiasi cosa passasse loro per la testa (…)
Chiaramente, noi abbiamo perso la guerra non perché ci mancasse coraggio; per quattro anni l’epopea dell’Europa sul fronte russo è stata la più grande avventura militare della storia. Anche questo è incredibile, che la gente non dia importanza ad un fatto del genere (…), che per quattro anni ci sia stato un fronte favoloso, di 3000 Km di lunghezza, una lotta che ha messo di fronte decine di milioni di uomini; il caso delle Waffen SS, un esercito di un milione di volontari, non si era mai vista una cosa simile. Di questo non se ne parla, né dell’eroismo inaudito che è stato dimostrato. Si pensi solo al percorso da Stalingrado a Berlino; abbiamo resistito 1000 giorni, 1000 giorni resistendo palmo a palmo, sacrificio dopo sacrificio, centinaia di migliaia di uomini che morivano per impedire che i sovietici avanzassero troppo in fretta. Con Stalin che diceva: "Lo zar è andato a Parigi. Ci andrò anch’io". Era evidente che se avessimo fatto come i francesi nel 1940, squagliarcela quando la lotta diventava troppo pericolosa, i russi avrebbero conquistato tutta l’Europa in un batter d’occhio, molto prima che gli americani sbarcassero in Normandia, 1000 giorni! E se avessimo resistito soltanto 100 giorni, sarebbero arrivati a Parigi o sarebbero andati a dormire nel letto del maresciallo Petain a Vichy. Noi abbiamo salvato l’Europa o quanto ne rimane ancora adesso.
Se i francesi non sono come i cecoslovacchi è unicamente perché siamo morti a migliaia per loro. E allora invece di insultarci dalla mattina alla sera ci dovrebbero dire: "Siete stati veramente bravi, grazie!" (…). Si dice sempre: "Ma perché Hitler si è lanciato in questa avventura?". Si è lanciato perché, se avesse aspettato un anno o due, Stalin sarebbe arrivato di corsa. Ora ci sono tutti i documenti che stabiliscono che aveva creato più di 120 nuove divisioni, 60 nuovi campi di aviazione. Che già allora era arrivato ad avere 32000 carri armati contro i 3000 dei tedeschi; è in quel momento che hanno preteso i Balcani e abbiamo capito che era finita. (…) La vittoria degli altri è stata un disastro. Tutto quello che hanno portato è una falsa civiltà, la civiltà americana, purtroppo, la civiltà dei consumi, del piacere, si pensa solo ad andare a divertirsi, gioie passeggere; la vita di famiglia è stata annientata, la vita religiosa distrutta: tutto questo è molto demoralizzante. Un giovane si chiede: "Ma cosa si può fare? (…) Ma si può ancora sperare?". Rispondo loro: in tutte le epoche nel mondo ci sono state grandi crisi e a volte quando non è stato fatto uno sforzo tutto è crollato, come ad esempio la caduta dell’Impero Romano; prima c’era stata quella della Grecia, prima quella dell’Egitto.
Ma ci sono state anche grandi rinascite, come ad esempio l’Italia che ha vissuto la decomposizione e ora è più importante dell’Inghilterra; la Germania, che 50 anni fa non era altro che rovine, ora è un Paese fiorente. Significa che si può sempre ricreare. Diranno: "Ma non siamo numerosi", ma non è un numero a fare la forza dei popoli e dei grandi movimenti rivoluzionari, è la potenza dell’anima, è la gente con una grande volontà, un grande ideale che si vuole vedere trionfare (…). Ebbene è a questo che bisogna credere, credere che tutte le possibilità sono nell’uomo, che se i giovani le vogliono e lo vogliono, un giorno troveranno l’opportunità e un giorno nascerà l’uomo, perché tutto è una questione di uomini. È il grande uomo a raccogliere le aspirazioni di tutti e a farle vincere. E la sfortuna dell’Europa di oggi è che non c’è nessuno. Ai nostri tempi ce n’erano finché si voleva: c’era Hitler, c’era Mussolini, c’ero io in Belgio, c’era Franco, c’erano i polacchi, c’erano i turchi, tutti avevano un capo, era sorprendente; ora non ci sono più che larve politiche (…). Per 50 anni l’Europa sono stati incapaci di farla, dopo 50 anni sono ancora lì che dissertano di miserabili questioni finanziarie, questioni di salami e maiali, di polli; sono ancora lì. Così si vede che questa soluzione è falsa; la sola vera è quella che abbiamo avuto noi (…). Sul caminetto del mio esilio ho fatto incidere queste parole: "Un po’ di fuoco in un angolino del mondo e tutti i miracoli di grandezza restano possibili." Tutto è possibile, ragazzo ragazza che mi ascolti, fede nella vita!".
Tratto da "Associazione culturale Amigos de Leon Degrelle" ( http://www.leondegrelle.org/associacioneculturaleamigosleondegrelle.html )

giovedì 12 giugno 2008

In ricordo della nazione Italia

Tra poco potremo tranquillamente ammainare la bandiera italiana, perché l’Italia non esisterà più. Dimentichiamoci dell’inno di Mameli, del giuramento di fedeltà che i nostri dipendenti – perché eletti e pagati da noi – devono fare nei confronti della costituzione Italiana, dell’Italia come è e come è stata un tempo. Tra qualche giorno l’Italia cesserà di esistere definitivamente. L’erosione dell’indipendenza nazionale comincia da lontano: dalla sconfitta nella seconda guerra mondiale delle forze più generose e vitali dell’Europa, l’Italia Fascista e la Germania hitleriana, che ha spianato la strada al governo mondiale massonico e mondialista; dalle decine e decine di basi di occupazione di una forza straniera che violano la sovranità militare dell’Italia; dalla politica a novanta gradi di totale asservimento nei confronti degli Stati Uniti. Il nuovo ordine mondiale prosegue poi con la perdita della sovranità economica, con gli stati nazionali che delegano ad istituti privati ( quale è la Banca Centrale Europea, la Federal Riserve americana, la Banca d’Italia ) l’emissione di moneta, la decisione dei tassi di interesse, le politiche economiche da attuare a livello europeo e mondiale.
Nei giorni in cui si sprecano pagine e pagine di giornale per spiegare la sconfitta della nazionale di calcio, poche le considerazioni in merito all’importante avvenimento che si terrà il 12 giugno in Irlanda: il referendum sul trattato di Lisbona. Rispetto a noi gli irlandesi sono più fortunati: hanno la possibilità di dire la loro – se pur tra i veleni e le scorrettezze della campagna referendaria – su una cosa che a noi hanno semplicemente imposto, senza neanche farcelo sapere, nel più assoluto silenzio dell’opinione pubblica e della politica.
Il Trattato di Lisbona è un passo decisivo per il mondialismo: è la certificazione ufficiale della perdita totale di sovranità da parte degli stati nazionali europei, che verrà sostituita da una oligarchia burocratica assolutamente priva di legittimità politica, istituzionale, democratica.
Con questo nuovo documento, che va a sostituire e ad integrare il precedente Trattato di Maastricht, le norme europee hanno la piena precedenza sulle leggi dei singoli stati nazionali, che dovranno perciò modificarle e adeguarle alla nuova legislazione internazionale.

Col Trattato di Lisbona, innanzitutto, l’esercito non è più nazionale, bensì europeo. Come accade già adesso in ambito NATO e ONU i nostri militari potrebbero essere chiamati a combattere guerre nelle quali l’Italia non ha assolutamente niente a che fare. La sovranità militare, pertanto, è irrimediabilmente compromessa ( ammesso e non concesso che l’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale l’abbia mai avuta ).
L’Europa, inoltre, ha facoltà di decidere sulla politica economica ( fin qui niente di nuovo ), sulle politiche agricole ed energetiche ( petrolio, biocarburanti, OGM ), sulle politiche salariali, sociali, sulla sanità. Su tutto, insomma. Uno Stato può quindi essere costretto a recepire tali modifiche anche se queste vanno palesemente contro ai suoi interessi nazionali e interni, su qualunque questione che decideranno i burocrati europeisti.
L’ultimo passo per il governo mondiale, quello che campeggia sulla banconota da un dollaro americana, quello che la massoneria si prefigge da secoli, è stato fatto.
In parole semplici, i nostri governanti ci hanno venduto ai burocrati europei, ai massoni, ai banchieri della BCE. Presumo che questo non sia previsto dalla Costituzione Italiana, ma in altri tempi, quando eravamo una Nazione civile, questa gente sarebbe stata fucilata alla schiena o impiccata in piazza per tradimento nei confronti della Patria. Ci hanno venduto, e non sappiamo neanche come e a che prezzo.

I primi nemici del Fascismo sono loro

Un episodio che mi è capitato da poco, sintomo evidente del carattere e della cafoneria italica.
Qualche sera fa mi sono recato a fare la spesa in un grande ipermercato di Cagliari. Arrivo, parcheggio la macchina. Si avvicina subito il primo venditore ambulante che vuole vendermi i cd pirata di Elisa. Ovviamente rifiuto, non tanto per il fatto che fossero pirata, quanto che un cd di Elisa non vale neanche il costo del cd vergine. Scambio due parole con il ragazzo sorridente che cerca di convincermi. Compro un pacchetto di fazzoletti, tanto li uso prima o poi. Fatto questo comincio a percorrere a piedi i pochi metri che mi separano dall’entrata. Erano all’incirca le sette di sera, poca gente, i posti più vicini all’entrata del supermercato tutti liberi. Ciò nonostante il solito cafone ha parcheggiato la sua auto davanti alle porte scorrevoli, i finestrini abbassati e della pessima musica – un incrocio tra musiche tribali e tastiere elettroniche – che accoglie il povero cliente che non ha la fortuna di essere così idiota per apprezzare simili cialtronate. Passo accanto al venditore ambulante che c’è all’entrata, che vende quadri, borsette, accendini e cose simili. Ad un certo punto sento qualcuno che urla. E’ il proprietario dell’automobile con altri sgherri che esce dal supermercato. Grassi da far spavento, canottiere attillate a mettere in evidenza i rotoli di lardo, capelli lunghi, cellulari che penzolano dai cordoncini appesi al collo ( come i selvaggi comprati dalla colonizzazione, più di un secolo fa, si appendevano la sveglia al collo come sintomo di civilizzazione ), urlano parolacce e imprecazioni riferite a qualcuno. Nella loro idiozia se la ridono, insultando tutti coloro che passano. Appena vedono il venditore ambulante vicino alle porte scorrevoli lo insultano pesantemente: “Vattene via!” “Negro di merda!” “Ma chi te le compra queste cagate!” Sono, purtroppo per noi, l’esatto prototipo del fascista che i giornali della squadra e compasso descrivono tutti i giorni. Io rimango lì fermo, a prendermi il mio quotidiano travaso di bile davanti alla volgarità, alla rozzezza e all’ignoranza. Il venditore ambulante invece è un signore: li guarda, gira la testa dall’altra parte e fa finta di non sentirli. Io mi avvicino, non si sa mai che decidano di usare anche le mani oltre alla bocca, ma i tipi stanno già buttando le bottiglie di birra nel cofano e se ne vanno contenti e beati.
Eccoli qui, i fascisti che sono la gioia dei governanti e dei giornalisti. Quelli che insultano, quelli che picchiano, quelli che non hanno rispetto di niente e di nessuno: non si perde una sola occasione per buttar in prima pagina questa gente, legarla a chi fa politica seriamente e per questo è inviso al potere, e dire ai propri lettori: “Vedete cari lettori? Ecco i fascisti!” E se non hanno nessun simbolo o non sono riconducibili ad alcuno schieramento se li inventano, come è successo a Roma ( dove il teppista il simbolo l’aveva ma era il faccione del Che, con grande imbarazzo di giornalisti e teppisti dei centri sociali ), o buttano in mezzo qualcuno di noi. Tre mesi fa è stato Fascismo e Libertà in Molise, poi gli skin-heads veronesi, qualche giorno fa i ragazzi di Casa Pound, vittime di una aggressione antifascista e venduti sui media come aggressori. E se poi si scopre che chi è stato criminalizzato e crocefisso ( solo sui giornali, per ora ) con gi episodi di cui è accusato non c’entra assolutamente nulla, poco male: le menzogne sono state dette, missione è compiuta.
C’è da augurarsi che gli extracomunitari che vengono qui non si adeguino al costume italico che va per la maggiore da sessanta anni a questa parte, rappresentato da cafoni, ignoranti e rozzi selvaggi che insultano i venditori ambulanti all’uscita dei supermercati. I primi nemici del Fascismo sono loro.

martedì 10 giugno 2008

Guido Tersilli al Massone gli fa una pippa

Omicidio aggravato da crudeltà, lesioni personali gravissime, truffa allo Stato, falso ideologico. Operazioni completamente inutili su anziani completamente debilitati, morti poco dopo, ragazzine alle quali asportano un intero seno per togliere un neo, operazioni assolutamente inutili eseguite comunque nel più assoluto disprezzo non solo della professione medica e dei pazienti, ma anche del più normale buon senso, per avere rimborsi da diverse migliaia di euro ad intervento.
La filosofia che, secondo la Guardia di Finanza che ha lavorato diversi mesi su questo spiacevolissimo caso di malasanità, il dirigente Pier Paolo Brega Massone ( non l’avremmo mai detto ), direttore della clinica Santa Rita aveva esposto ai suoi collaboratori era questa: più operate, più venite pagati. La deontologia medica, il rispetto per il paziente, l’umanità passa in secondo piano: opera, opera, opera. Tanto paga lo Stato. Eccolo qua un brillante esempio della sanità lombarda che Formigoni non manca mai di esaltare. Più privato e meno Stato è la sua filosofia. Che l’ha portato, con Comunione e Liberazione, ad essere il ras lombardo che decide il bello e il cattivo tempo a Milano e dintorni.
A suo tempo e a suo modo era stato un film-denuncia “Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue”, pellicola critica nei confronti della sanità privata, velatamente accusata di speculare sui pazienti e sulla loro salute, truffando lo Stato facendo le pulci per qualche decina di mila lire alla mutua.
Ovviamente le accuse vanno tutte dimostrate. Ma nel frattempo le intercettazioni sono di una tristezza assordante. Questa rende l’idea:

Scarponi: beh certo, mica lo buttera’ via….sei matto…
Stefania:io.. ascolti, ascolti una cosa, io ho detto solo a Filippi…L’ho chiamato per sensibilizzarlo e per dire ’state attenti quando aprite una cosa’ perche’ costa 455 euro piu’ iva.
Scarponi: senti…io se vuoi sotto la mia responsabilita’ lo reimpianto subito in qualsiasi malato…subito lo reimpianto…
Stefania: ecco…magari subito quando capita la misura giusta.
Scarponi: ‘esatto pero’ te lo reimpianto subito alla prima frattura pertrocanterica …. poi per il futuro….
Stefania: ho capito ma se Battista non lo sterilizza?
Scarponi: no per il futuro….perche’ si deve opporre scusi eh. E’ come una pinza chirurgica.. .Stefania: no, non e’ la stessa cosa perche’ questo e’ un impianto che rimane sul paziente e l’etichetta va messa in cartella clinica.
Scarponi: ecco, ma se il malato di novanta anni, novantacinque anni ha una brevissima aspettativa di vita eh….
Stefania: io ho fatto lo stesso discorso tra di me
Scarponi: eh eh
Stefania: ho detto se un paziente e’ molto anziano tutto sommato si potrebbe anche…
Scarponi: eh, novantenni ne abbiamo ogni giorno eh
Stefania: uhm, va beh eh….


Oppure:

«Se prende una macchina da guerra come Scarponi, che opera anche quelli che non hanno bisogno, che si mette a contraffare le cartelle... Lui guadagna, poi fanno le ispezioni a campione e non è mica detto che acchiappino Scarponi, intanto lui ha guadagnato, però».

Già… le intercettazioni. E’ grazie a quelle che il signor nessuno italiano è venuto a conoscenza di alcuni aspetti delle scalate RCS, di Vallettopoli, di Calciopoli, delle porcate di quel rimbambito di Vittorio Emanuele, di Berlusconi che cerca di sbattere in Rai due sgualdrine per comprarsi i parlamentari della fu opposizione, per farla breve di alcuni tra i più squallidi ed eclatanti casi di corruzione e di malgoverno degli ultimi anni. Quelli che sappiamo, si intende. Il massone piduista, però, non ha dubbi: ledono la privacy, le limitiamo solo ai casi di mafia e al giornalista che le pubblica o al giudice che le ordina gli diamo cinque anni.
Che siano accaduti dei casi in cui ci siano stati degli abusi, e che siano state pubblicate delle intercettazioni telefoniche che niente avevano a che fare con le imputazioni degli intercettati, solo per riempire i giornali, è sicuramente vero. E infatti la legislazione italiana punisce i casi di diffamazione, o la violazione della propria privacy. Questo giro di vite del governo sulle intercettazioni telefoniche assume un sapore beffardo e amaro, proprio nei giorni in cui scopriamo che, senza le intercettazioni, non saremo mai venuti a sapere che si ammazzavano i pazienti anziani per fare un po’ di soldi. Non saremo mai venuti a sapere di Santa Rita, senza le intercettazioni. Qualche altra settimana e Massone e fratelli se la scampavano. Guido Tersilli al Massone ( Pier Paolo Brega ) gli fa una pippa.

domenica 8 giugno 2008

Rete di Lucarelli!!

Probabilmente la considererà una delle reti più belle della sua carriera. La cosa divertente è che ha segnato sicuramente fuori dal campo. Il “Corriere di Livorno”, giornale livornese di proprietà del calciatore Lucarelli, pubblica i nomi dei circa 300 massoni della città sul suo giornale. I massoni si indignano, parlano di violazione dei diritti umani ( oibò! ), minacciano querele e controquerele. Lui, con aplomb inglese, risponde “Che male c’è? Non dovrebbero scandalizzarsi se dicono di operare per il bene”, e nel frattempo il direttore de Il “Corriere di Livorno” parla di minacce arrivate ai suoi collaboratori. La cosa scotta: secondo le statistiche dei fratelli stessi Livorno è la seconda città, dopo Firenze, per consistenza numerica della massoneria regolare. D’accordo, d’accordo… Lucarelli non mi piace. Lucarelli è quello che paventò complotti contro il Livorno per punire, a suo dire, la tifoseria della squadra, colpevole di votare tutta a sinistra. E’ quello che, quando segnava qualche goal, andava sotto la curva col pugno chiuso e il faccione del Che sotto la maglia ad infiammare i suoi amici no-global. E’ quello che, una volta che i suoi avevano messo a soqquadro una stazione ferroviaria, gli affittò i vagoni letto per tornarsene belli spaparanzati a casa. Ciò non toglie che in campo sia uno dei migliori attaccanti italiani. Questo goal, nonostante tutto, mi piace. Consiglio vivamente giubbotto antiproiettile.

mercoledì 4 giugno 2008

Non aspettavano altro

Non aspettavano altro. Nella tre giorni della FAO a Roma le hanno pensate tutte per denigrare il legittimo – perché votato in elezioni definite libere e regolari dalla comunità internazionale – Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Ahmadinejad.
Fini cancella l’incontro col delegato iraniano. Alemanno spegne per quindici minuti le luci in Campidoglio, in segno di aperto dissenso contro l’Iran e il suo rappresentante in visita a Roma: dopo aver promesso il Museo dell’Olocausto, aver lodato i terroristi rossi tristemente chiamati come “partigiani”, aver rinnegato il Fascismo ( quello stesso per cui molti romani idioti hanno creduto di votarlo ) con la frase “Io non sono mai stato Fascista”, Alemanno non si stanca mi di rivendicare il proprio filosionismo. Cento ebrei assurgono alle cronache nazionali per i volantini anti-Ahmadinejad. Comitati appositamente formati da Il Riformista presidiano il centro storico di Roma con i volantini con la faccia del Presidente dell’Iran sopra un divieto di accesso e la scritta “Non ti vogliamo!”
A nessuno importa, nel tam tam mediatico che si scatena intorno alla presenza pienamente legittima del Presidente iraniano, di altre presenze molto più scomode: tanto per dirne una, quel simpaticone di Mugabe che tanto si è prodigato per il suo Paese a suon di bombardamenti, omicidi di massa, crudeli accanimenti e barbarie contro il suo stesso popolo. In queste ore conta solo la presenza di Ahmadinejad e delle presunte frasi scandalose che avrebbe detto. Vediamole un poco, queste frasi così scandalose.
Prima tra tutte che “il mondo è governato da incompetenti.” Basta pensare a quell’ubriacone di Bush, che ha incenerito due Paesi sovrani per ragioni sia di politica economica ( il possesso dei giacimenti iracheni ) sia per ragioni di politica estera ( la necessità di cancellare l’Iraq e smembrarlo, con gran gaudio di Israele ), ovvero, per restare a casa nostra, al massone miliardario ex piduista che comanda nel Paese; oppure possiamo andare in Israele, per vedere come l’unica democrazia del Medio Oriente tratta i suoi vicini palestinesi. E’ così scandaloso quello che dice Ahmadinejad, nell’era dell’antipolitica?
Ancora, secondo Ahmadinejad gli USA vogliono attaccare l’Iran. Se ne parla da mesi su tutti i giornali, su tutte le riviste di geopolitica, su tutti i blog di folkloristici pacifisti modaioli: non mi sembra una gran novità. Eppure tutti si indignano.
Poi il Presidente la spara grossa: la bomba – solo verbale, si intende – è quella di Israele che scomparirà dalle carte geografiche. Questo, per i pennivendoli di regime, è il calcio di rigore al novantesimo minuto. Poco importa che Ahmadinejad abbia solo fatto propria una previsione religiosa dell’Ayatollah Khomeini di qualche tempo fa, che non abbia mai parlato di carte geografiche o di eliminazione fisica di alcun Stato, benché meno Israele, ma che abbia solamente invitato gli iraniani all’attesa: come è sparita l’Unione Sovietica, come è sparito un nemico dell’Iran, l’Iraq ( smembrato e martirizzato dalle truppe di invasione plutocratica, tra le quali figura la bandiera italiana, N.d.A. ), così sparirà anche uno Stato pericoloso e bellicoso come Israele. Un invito all’attesa e non certamente una minaccia ad Israele. Anche perché, per mettersi contro il terzo o quarto esercito del mondo, devi essere almeno il primo oppure il secondo. Ciò nonostante tutti i media continuano, ben consapevoli della nostra imbecillità, a far passare come autentica e pericolosa minaccia quella che è semplicemente una profezia religiosa, tipica dei capi di Stato musulmani. Ne abbiamo scritto qui: http://chessaandrea.blogspot.com/2008/02/contrordine-compagni-rallentiamo.html, e non sarà mai superfluo ribadire ancora una volta che la traduzione data dal MEMRI – l’agenzia di stampa israeliana – è quantomeno fuorviante.
Eppure siamo costretti a sorbirci il folklore a comando di sionisti e presunti movimenti di liberazione iraniana, dei quali non si era mai sentito parlare fino a ieri. Fosse solo folklore lo sopporteremmo, magari cercando tra i canali della nostra tv qualche cosa di più divertente. Invece è molto di più. Sono iniezioni di bugie che ci rifilano giorno dopo giorno, da anni, cosicché non alzeremo la testa quando andranno ad incenerire un altro Stato medio orientale anche per conto nostro.