A seguire pubblico integralmente un
recente articolo di Maurizio Blondet, tratto dal suo sito. Lo faccio
perché sentivo il bisogno di trovare, finalmente, una chiave di lettura
diversa a proposito della vicenda della famosa Pamela, divenuta ormai
un’eroina moderna, nel cui nome si scrivono articoli strappalacrime, si
organizzano cortei e manifestazioni, si sproloquia sui cosiddetti
“social”…
Purtroppo, la maggior parte degli idioti
che organizzano le cose di cui sopra, sono i sedicenti Fascisti (ma
meglio sarebbe dire destrorsi di merda!), che con la loro consueta dose
di sciacallaggio si sono gettati a corpo morto sulla vicenda,
trasformando così una semplice mignotta drogata fino al midollo in
un’icona politica della nostra “area”.
Ci sono addirittura idioti che hanno
inserito come foto del profilo su Facebook quella della drogata che
sorrideva con la bocca a culo di gallina (cosa che, evidentemente,
provoca ancora turbamenti sessuali in qualche sfigato a digiuno di
rapporti sessuali), mentre altri, con sillogismi degni di un
cerebroleso, hanno dedotto che se i nigeriani di Macerata hanno mangiato
il cuore di Pamela (se…), allora i nigeriani sono cannibali, e quindi
lo sono tutti i negri.
Il che sarebbe come dire che dato che
Totò Riina scioglieva bambini nell’acido, ed era palermitano e bianco,
tutti i bianchi sciolgono i bambini nell’acido!
Ora, premesso che non auguro a nessuno,
neppure alla feccia drogata che si prostituisce, di fare quella fine,
non posso che fare una semplice osservazione: chi è causa del suo male,
pianga se stesso. Ovvero, se in questa squallida Italia esistono persone
che, pur essendo nate in famiglie benestanti ed avendo anche la fortuna
di essere nate molto belle, scelgono di gettarsi nell’immondizia
rincorrendo una dose di eroina, e per fare questo fuggono dalla comunità
che le stava disintossicando, si prostituiscono per avere un passaggio
in auto e 50 euro per comprare l’eroina, e si recano volontariamente da
spacciatori nigeriani per soddisfare queste voglie, io non posso che
dire: “Ha avuto quello che si è cercato”.
Qui non si parla di vittime innocenti (e
ce ne sono tante), violentate e magari uccise mentre si recavano a
scuola, o al lavoro, o addirittura mentre credevano di essere al sicuro
nella loro abitazione.
Qui si parla di feccia, di persone che
hanno tutto ma giocano a fare le fragili vittime del sistema, di
ragazzine che si prostituiscono per una ricarica del cellulare, o per
una dose di droga, di persone che ogni sabato notte si imbottiscono di
alcool e droga in discoteca fino a sfiorare il coma, e che poi, quando
anno la fine che si sono cercata e meritata, vengono piante come “sante”
vittime della criminalità e/o degli extracomunitari!
E come se non bastasse questo squallore,
ci tocca vedere imperversare su TV e giornali i genitori di queste
“vittime”, ovvero quelli che le hanno create perché non hanno saputo (o
voluto) impartire una sana educazione, facendo volare qualche schiaffone
terapeutico ed imponendo limiti di orari, di persone e luoghi da
frequentare, di abbigliamento e comportamenti vari…
Giusto per fare un esempio illuminante
sul grado di ipocrisia della nostra opinione pubblica, nonché su quella
dei sedicenti “camerati” che continuano a santificare Pamela, rammento
un altro fatto di cronaca avvenuto a Milano, pochissimi giorni dopo la
morte ed il rinvenimento dei resti di Pamela.
Il 7 febbraio scorso, a Milano, una
ragazza anch’essa 19enne, Jessica, è stata massacrata a coltellate da un
tramviere milanese, presso il quale aveva subaffittato una stanza ed
ove si dava da fare facendo pulizie e sbrigando faccende domestiche.
Non era una puttana, non era una
drogata, non aveva l’aria ammiccante come quella di Pamela nelle foto, e
soprattutto non è stata uccisa da un nigeriano, ma da un coglione
milanese, con un lavoro ed una moglie.
Quindi, nessun ritardato mentale leghista (travestito da Fascista), ha sentito il bisogno di correre per Milano sparando a tutti i milanesi che incontrava, nessun fascista all’amatriciana ha sentito il bisogno di organizzare fiaccolate e cortei assortiti, nessun coglione da “social” si è sentito obbligato ad adottare la foto della povera Jessica come foto principale del suo profilo.
Semplicemente, il nulla.
Eppure si trattava di una brava ragazza,
sfortunata, che tentava di uscire da una vita fatta di ristrettezze,
miserie e relazioni sbagliate. Ma nessuno sciacallo di destra ha fatto
di Jessica un’eroina, o un simbolo, perché non poteva utilizzarla per
attaccare gli immancabili spacciatori negri, così come nessuno sciacallo
di sinistra ha potuto scendere a sua volta in piazza per difendere i
poveri negri accusati ed assaliti dai “fascisti”!
Cosa che mi rende sempre più disgustosi
gli uni e gli altri, degni figli di un’Italia senza valori, senza
dignità e soprattutto senza speranze per il futuro.
Godetevi, dunque, i vostri eroi e le
vostre eroine; io preferisco piangere per le vere vittime, non per il
pattume senza alcun valore.
Carlo Gariglio
************
Se i veri extra-comunitari sono i nostri figli. E noi.
Maurizio Blondet – 8 febbraio 2018.
A proposito della squartata di Macerata, del nigeriano e dello sparaccchiatore, una lettrice mi scrive:
Interessante tutto quello che scrive a
proposito dello omicidio di questa Pamela;
Certo il nostro governo è las-sista con i migranti.
Certo i migranti sono perico- losi, ma io mi chiedo: e queste Pamele e
questi Traini sono degli italiani completamente manipolati l’una da due
nigeriani malfattori (cosa le salta in mente di andare in un hotel con
loro due a quella innocentina?) e quel Traini béh una cosa è certa è che
è stato manipolato.
Finché ci saranno delle Pamele e dei Traini il governo potrà continuare a essere quello che è.
Le colpe di quello che stanno in alto sono anche a causa delle colpe di tutti noi che stiamo in basso.
Buona giornata
(Lettera Firmata)
Nella sua sommarietà di persona
semplice, la lettrice pone il vero e centrale problema. Non si sa come
dirlo senza essere per forza brutali: non ci sarebbero spacciatori, neri
o bianchi, se non ci fossero centinaia di migliaia di italiani giovani
che hanno bisogno della dose, sicuramente all’inizio come ausilio
ludico-ricreativo (discoteca), e per fare come i coetanei (conformismo)
per poi diventare dipendenti, in condizione dunque di schiavitù. Sono
loro che creano e rendono prospero il business criminale, il gigantesco
import di cocaina, eroina, ketamina… Con tutta la pietà, bisognerà pur
dirglielo, a questi cittadini: per obbedire al vostro “bisogno”
vizioso, voi vi state infischiando del peso morale e sociale che fate
gravare sul resto della società. La pietà per la povera sprovveduta
Pamela e le centinaia di sprovveduti e sprovvedute che ormai hanno
perso la lucidità e la mente, ha oscurato che essi sono corresponsabili
del pericoloso scadimento sociale e colpevoli del potere crescente
della malavita più bestiale, proprio perché estranea alla nostra
nazione.
Un altro lettore mi gira un articolo di Pierangelo Sapegno,
L’orrore dell’uomo qualunque che ha comprato il corpo di Pamela prima di morire.
“Pamela è appena
scappata dall’istituto, mentre cammina sul ciglio della strada, senza
soldi, senza un cellulare. La carica sull’utilitaria bianca, lei ha solo
«la sua bellezza da vendere», e lui la porta a casa. Fanno l’amore nel
garage del retro, su una coperta. Le dà 50 euro e la accompagna alla
stazione di Piediripa. La lascia lì, abbandonandola al suo destino.
Innocent Oseghale la condurrà da un suo amico a comprare l’eroina che la
ucciderà. Esistono colpe che non sono previste dal codice penale, ma
che appartengono al male di tutti i giorni”
Sì: fanno orrore, più delle
prostitute nere e transex che infestano certe strade fra i campi, i loro
clienti italiani a migliaia; sapete, non potete non sapere, che state
“usando” le vittime di una tratta, spesso terrorizzate e torturate
dalla bande di sfruttatori. La vostra urgenza sessuale è così imperiosa,
da ritenervi in diritto di fregarvene, e di finanziare col vostro
vizio un mercato ripugnante e ricchissimo?
In un articolo recente della Stampa ho
appreso di ragazzini giovanissimi del Mali sbattuti sulle strade di
Torino da una gang ferocissima di nigeriani per servire la prostituzione
maschile. La repressione dello Stato deve fare il suo lavoro, certo;
ma quel mercato lo stanno alimentando con milioni di euro, sodomiti
italiani che hanno “bisogno” di dare sfogo ai loro piaceri.
Che cosa sono questi “bisogni”, per
soddisfare i quali voi italiani, connazionali a migliaia, ritenete un
giusto prezzo il degrado sociale che producete? In questo gigantesco e
schifoso mercato della carne che si chiama “accoglienza degli immigrati”
– e che provoca migliaia di morti non solo in mare – sono
responsabili politici, profittatori ammanicati ed ideologi della
società aperta e multiculturale con il loro pietrificato “politicamente
corretto” insensibile alle obiezioni; il programma di sostituzione alla
Soros o il piano Kalergi, le ONG che vanno sottocosta a prenderli. Ma
arrivati qui, i neri e i maghrebini, i pregiudicati africani o afghani
che sanno di trovare qui il paradiso dell’impunità, trovano ad
accoglierli centinaia di migliaia di italiani che “hanno bisogno”
dell’ero, “bisogno” di una prostituta, “bisogno” di soddisfare il loro
vizio – e non si sentono responsabili di nulla.
Nemmeno del pessimo esempio di inciviltà
che danno a questi nuovi arrivati che non siamo capaci di cacciar via, e
quindi cresceranno accanto a noi: odiandoci e disprezzandoci, ben a
ragione. Quel che valgono ”i nostri valori”, glielo state insegnando
voi, andandoci a letto a pagamento, seguendoli in case sconosciute per
comprare loro la dose, litigandoci in discoteche losche fra strafatti… E
non vi rendete conto a che livello siete scesi.
Irresponsabilità delle classi “colte e civili”
Nella speranza (spero fondata) che questa irresponsabilità e indecenza appartenga
a minoranze di italiani, non si può però fare a meno di constatare
comportamenti aberranti – e sempre per l’urgenza di “bisogni” sessuali
– vengano esibiti da persone che dovrebbero avere sobrietà e
moderazione, e dovere di responsabilità.
Un professore del liceo Tasso che si fa incriminare perché assilla insistente con sms sconci le sue studentesse, fino a farsi denunciare e perdere il lavoro.
Magistrati vengono arrestati perché vendevano le sentenze.
Carabinieri che finiscono sotto accusa perché si sono approfittati di due turiste ubriache.
Un magistrato si fa destituire dalla
Corte dei Conti perché andava a letto con le sue studentesse di
magistratura, poi si vantava delle sue relazioni sulla rivista a
disposizione degli studenti; imponeva loro che gli facessero conoscere i
loro fidanzati; le soggiogava sessualmente anche minacciandole di cause
penali (“Le vinco tutte”); si faceva dichiarare “un agente superiore a cui la borsista doveva giurare fedeltà“.
Sarebbe consolante dire che, accecato
dalle sue pulsioni sessuali imperiose e dal potere, aveva perso il lume
della ragione. Ma è peggio: invitato da Bruno Vespa, il magistrato
barese di 47 anni ha pure con tracotanza ed aria di sufficienza
sostenuto che il suo comportamento era del tutto appropriato.
Sono segnali di cui non ci si allarma
abbastanza. E’ il segno che l’irresponsabilità egoista e ottusa verso la
società che è propria dei drogati sprovveduti dei ceti bassi
degradati, ha intaccato ormai ceti che, per professione e dignità
sociale, dovrebbero sentire il dovere di difendere ed alzare l’ordine
civile e morale, se non altro per rispetto dei concittadini che li
pagano.
L’irresponsabilità delle classi dirigenti, o almeno colte e civili,
verso i concittadini, verso – osiamo dirlo – la patria, è un sintomo
terminale. Pubblici ufficiali, docenti e magistrati non si sentono più
responsabili dei loro atti. L’esibizione di lascivia non sembra loro
una cosa indecente di cui trattenersi. Il sopruso e la schiavizzazione
verso persone loro affidate, una cosetta da nulla. E questi
comportamenti diventano sempre più frequenti. E’ lo sbocco dello
sradicamento completo dal cristianesimo dalla società italiana, certo.
Ma peggio: è la sostituzione del Dio cristiano con una “nuova religione”, come documenta il filosofo e storico Marco Sambruna nel suo saggio da leggere, “Il declino del sacro – rumore sociale, mass-media e nichilismo” (Edizioni RadioSpada, 208 pagine, 14,90 euro). E’
l’esito ultimo dell’individualismo come agente patogeno di matrice
protestante e liberal-borghese: l’idea, enunciata a suo tempo con
suprema chiarezza da Margareth Thatcher, che la società non esiste,
esistono solo gli individui che la compongono; da cui consegue che la
società non ha per sé diritti, né difensori di questi diritti
collettivi.
L’individualismo è diventato oggi un
“dogma”, è diventato “la nuova religione”. Coniugato col mercantilismo
consumista che riduce l’individuo a compratore desiderante, ne ha
svalorizzato ai suoi occhi, schernito e infine smantellato i
comportamenti che per secoli hanno retto ogni società ordinata ed ogni
pedagogia educativa: l’educazione all’auto-controllo, a ritardare la
gratificazione, alla sobrietà e razionalità. In una parola, alla
responsabilità non verso “il prossimo” cristianamente inteso (che non
basta e non serve, se assolve), ma verso la propria comunità nazionale e
culturale di cui ci si senta tenuti a migliorare.
L’infantilizzazione dei viziosi. Niente
di tutto questo nel nuovo ethos. Esso mira a “deresponsabilizzare”
l’individuo con “l’infantilizzalo”. E’ la strategia del consumismo
totale, ridurre i ceti subalterni a “farsi agire da pulsioni”, dominare
dal “soddisfacimento di voglie immediate anziché bisogni reali”. E’
infatti l’avidità infantile, elenca Sambruna, quella che:
Non sopporta l’autocontrollo,
ossia l’educazione alla sobrietà, perché protesa al possesso di beni
quasi sempre con finalità ludiche. Il bene stesso è percepito come un
giocattolo […]
Non sopporta la gratificazione ritardata ossia il risparmio, perché pretende il soddisfacimento di voglie immediate e non bisogni reali.
Non sopporta la razionalità e l’ordine perché
le voglie devono essere soddisfatte nel momento stesso in cui sorgono e
non possono essere posposte ad altre priorità, quasi sempre più
opportune per il benessere del soggetto”. E nemmeno parliamo del
benessere della società in quanto tale, i cui diritti sovra-individuali
sono spregiati (occasionalmente come “fascismo”, o “collettivismo” e
“statalismo”).
Le agenzie (anti)educative di diffusione
dell’ethos infantilistico fanno credere che il successo si ottenga
“senza fatica” e “senza sacrificio, rinunce e disciplina”. Alimentano
“il mito giovanilistico della spensieratezza e della irresponsabilità
perenne”. Impongono “la privatizzazione dei valori” – come si sono
privatizzati gli enti di servizio pubblico, istituzioni volte agli
interessi collettivi per una nazione che si propone di durare oltre la
generazione attuale. Nelle vite personali degli “sprovveduti”, si è
instaurato l’atteggiamento per cui “il bene privato prevale sul ben
pubblico, l’istantaneo prevale sul duraturo, la gratificazione immediata
sulla differita, il gioco sul lavoro”.
Questa è – spero si capisca – una
compiuta ed efficace pedagogia per la ”formazione” di tossicodipendenti
da discoteca e frequentatori di prostitute e prostituti della tratta,
generazioni di infinite Pamele. So già, per esperienza, come reagiscono
le Pamele quando si cerca di trattenerle, prima, dal cadere nella fossa
della dipendenza – o del “grande amore” del momento: “Nessuno mi deve
dire come vivere la mia vita. Io la vivo come voglio”. Non si rende
conto che vive come vuole il sistema, desiderando ciò che il sistema
gli fa desiderare; che le sue voglie “la agiscono” invece che essere lei
a gestirle, priva ormai della tenuta e fortezza che non ha mai imparato
ad esercitare – perché “resistere alle tentazioni” è stato tanto
schernito e deriso da essere ridicolo solo proporlo, allo stesso modo
che “evitare le cattive compagnie”. E ormai la Chiesa cattolica offre
una “religione low cost” che asseconda, invece di contrastare, questa
deriva mortale. Facendosene complice.
Relativismo dogmatico
La cosa grave è in queste torme infantilizzate, ignoranti e soggette al primo impulso, è stato insufflato “il dogmatismo intransigente”, quel
conformismo d’acciaio che le fa rifiutare, con le idee nuove, ogni
critica della condizione sociale, che invariabilmente sentono come
critica al loro modo di vita privato. Vige ormai, pesante come una cappa
di piombo sulla nostra epoca, ciò che Sambruna chiama felicemente “il
relativismo intollerante”. Il relativismo che mentre dichiara la
equivalenza di tutti i valori e la liceità di ogni modo di vita, in
realtà non tollera – e sopprime dal discorso pubblico – tutti i modi e
valori che non siano i propri. Il totalitarismo in cui viviamo,
sorvegliato dalle sue vittime, che loro chiamano “Libertà”. Vogliono
vivere nella menzogna perché la verità costerebbe loro “rinunce” e
“sacrifici”. Fine.
Questo ethos è pensato per le classi
che ho detto subalterne, che non servono più nel capitalismo terminale.
Ma gli esempi del magistrato aperto dominatore sessuale delle sue
allieve, del professore che concupisce fino a farsi denunciare, incapaci
di trattenersi dalle pulsioni e vizi mostrano che vi sono ormai
irretite le classi dirigenti. O come dice Sambruna, che l’ethos
nichilista, dopo aver sostituito la religione, ha sostituito “la
politica come principio conformante dei mondi della vita”. Il che rende
il male ormai irreversibile, senza una persa di coscienza della fossa in
cui, come nazione, ci siamo cacciati.
Che fare? Aspetto idee.
Questo pezzo è già troppo lungo.
Ma personalmente, se devo ricordare
cosa mi ha educato da piccolo a non essere come loro, le generazioni
irresponsabili infantili, devo dire che non è stato, immediatamente, la
fede cristiana. Sono state le maestre. Come mi è capitato di dire altre
volte, io ho cominciato la prima elementare nel 1949: le maestre,
dunque, erano ancora quelle educate nel passato regime, ed educavano
ancora secondo quella pedagogia. Se dico che educavano all’amor di
patria, devo subito aggiungere che nulla aveva in comune con la
frenesia viscerale che coglie gli italiani quando vince la Nazionale di
Calcio. Non era nemmeno ciò che una Boldrini potrebbe chiamare
“nazionalismo”, perché la patria che ci insegnavano ad amare, era una
patria sconfitta nella guerra e nelle vergogna, circolavano ancora
numerosi i mutilati. No: ci insegnavano che la patria era povera
(anzitutto di materie prime) e che la sua risorsa erano le nostre
intelligenze, qualità umane, creatività, che dovevamo sviluppare per
migliorare il posto della patria nel mondo. Non dovevamo “essere di
peso” alla nostra famiglia, e alla patria, che nostre negligenze e
incurie, si riflettevano sulla patria, la danneggiavano, la sminuivano.
La sobrietà personale, il lavoro onesto, lo spirito di sacrificio era
un dovere che avevamo verso i concittadini più adulti, a cominciare dai
nostri genitori, che stavano faticando, che erano disoccupati, che
erano tornati mutilati.
Ebbene: molte volte nella follia e ribellione adolescenziale, mi ha trattenuto dal peggio, da abitudini viziose, da “cattive compagnie”, il ritegno di “essere di peso” ai miei, diventare “un peso” per la comunità. Come spero milioni di italiani ancora, mi è stata insufflata la responsabilità verso la comunità storia e sociale in cui sono nato. Ma cosa succede quando gli extracomunitari, gli irresponsabili, sono i nostro figli, o i nostri giudici e insegnanti?
3 commenti:
Carlo gariglio al posto del cuore che cos'ha?un pezzo di ghiaccio ,invece di prendersela con I Negri che hanno fatto a fettine questa ragazza se la prende con una fglia Della lupa , Umanita zero ,sembra quasi di sentir parlare un Ebreo usuraio strozzino che non vuol sentir ragioni per riavere I propri soldi , se I fascist I soon come sto gariglio tanto vale farsi ebrei direttamente ,un bel marchio sul prepuzio e via a dare delle belle testate contro I'll muro come fanno I rabbini ,ma roba da Matti ma e' un parlare da Cristiano ? Da massone forse da ebreo sicuro
Gentile lettore,
il Segretario Nazionale ha un modo certamente diretto di esprimere i suoi pensieri (e di questo, in un mondo di quaquaraquà e di voltagabbana, gli si deve far onore) e questo può piacere o non piacere. Però una cosa è certa: se questa ragazza non avesse frequentato quelle che una volta si chiamavano cattive compagnie, se non si fosse drogata e avesse cercato di fare qualcosa di un po' più dignitoso nella propria vita che non quella di prostituirsi per una dose di eroina, non sarebbe finita come è finita.
Ciò non toglie, ovviamente, il dolore e il cordoglio umano che si deve ad una ragazzina di diciotto anni che è morta fatta a pezzi da dei nigeriani nei confronti dei quali, non ci stancheremo mai di ripeterlo, qualunque pena che comminerà loro questo Stato non sarà mai abbastanza.
Lovely bloog you have here
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