Se la macchina della politica italiana ha camminato a
passo d’uomo negli ultimi due mesi, tra ieri e oggi ha invece subito una
rapidissima accelerazione: Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia si fanno da
parte per non ostacolare un governo Lega-5 Stelle, e così Matteo Salvini e
Luigi Di Maio possono sedersi ad un tavolo per mettere sul piatto i punti in
comune: immigrazione, revisione della legge Fornero, abbassamento delle tasse.
Vincono tutti. Silvio Berlusconi si smarca dall’esito
di un potenziale insuccesso per la formazione del governo, e non fa perdere la
faccia ai suoi; Matteo Salvini non ha spaccato l’unità della coalizione di
centro-destra e ha segnato un gol importantissimo, cioè formare un governo e
scongiurare un governo tecnico favorevole ai dogmi suicidi di Bruxelles; Di
Maio porta a casa il doppio risultato di aver messo da parte Silvio Berlusconi
(la sua esclusione era la conditio sine
qua non dei grillini per sedersi ad un tavolo delle trattative) e di poter
provare a dare il via ad un governo targato Cinque Stelle.
Peccato non poter essere una mosca per intrufolarsi nel
Quirinale e vedere la faccia di Mattarella, che già si sfregava le mani
pensando ad un governo tecnico dei suoi amici. Del resto chi crede che questo
Presidente della Repubblica sia super
partes è uno stupido, in malafede, oppure un misto di entrambe le cose. Contravvenendo
alla volontà popolare chiaramente indicata dall’esito delle elezioni nazionali –
che hanno sancito la vittoria dei movimenti anti-europeisti – e anche a quella
stessa Costituzione che viene citata un giorno si e l’altro pure, non c’è
dubbio che Mattarella avrebbe preferito un governo tecnico che portasse avanti
le riforme volute dall’Europa e dalla Germania. Del resto il colpo era già riuscito
a Napolitano con Monti.
E i sinistri? I sinistri “sbarellano”. Prima sono ritornati
sull’Aventino, poi stavano per farsi tentare dalle sirene di Di Maio, sirene
che Renzi ha prontamente messo a tacere, e ora vedono che, all’ultimo momento,
la barca non affonda più: nessun governo tecnico in cui avrebbero potuto
infilare i loro amici. Gli rimane solo da piagnucolare perché Salvini va allo
stadio col giubbottino Pivert, marchio legato ad esponenti di CasaPound: un
autogol clamoroso, che ha addirittura mandato in tilt il sito di abbigliamento
per i troppi ordini ricevuti.
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