venerdì 11 maggio 2018

Di Maio e Salvini: hanno trovato la quadra?



Se la macchina della politica italiana ha camminato a passo d’uomo negli ultimi due mesi, tra ieri e oggi ha invece subito una rapidissima accelerazione: Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia si fanno da parte per non ostacolare un governo Lega-5 Stelle, e così Matteo Salvini e Luigi Di Maio possono sedersi ad un tavolo per mettere sul piatto i punti in comune: immigrazione, revisione della legge Fornero, abbassamento delle tasse.

Vincono tutti. Silvio Berlusconi si smarca dall’esito di un potenziale insuccesso per la formazione del governo, e non fa perdere la faccia ai suoi; Matteo Salvini non ha spaccato l’unità della coalizione di centro-destra e ha segnato un gol importantissimo, cioè formare un governo e scongiurare un governo tecnico favorevole ai dogmi suicidi di Bruxelles; Di Maio porta a casa il doppio risultato di aver messo da parte Silvio Berlusconi (la sua esclusione era la conditio sine qua non dei grillini per sedersi ad un tavolo delle trattative) e di poter provare a dare il via ad un governo targato Cinque Stelle.

Peccato non poter essere una mosca per intrufolarsi nel Quirinale e vedere la faccia di Mattarella, che già si sfregava le mani pensando ad un governo tecnico dei suoi amici. Del resto chi crede che questo Presidente della Repubblica sia super partes è uno stupido, in malafede, oppure un misto di entrambe le cose. Contravvenendo alla volontà popolare chiaramente indicata dall’esito delle elezioni nazionali – che hanno sancito la vittoria dei movimenti anti-europeisti – e anche a quella stessa Costituzione che viene citata un giorno si e l’altro pure, non c’è dubbio che Mattarella avrebbe preferito un governo tecnico che portasse avanti le riforme volute dall’Europa e dalla Germania. Del resto il colpo era già riuscito a Napolitano con Monti.

E i sinistri? I sinistri “sbarellano”. Prima sono ritornati sull’Aventino, poi stavano per farsi tentare dalle sirene di Di Maio, sirene che Renzi ha prontamente messo a tacere, e ora vedono che, all’ultimo momento, la barca non affonda più: nessun governo tecnico in cui avrebbero potuto infilare i loro amici. Gli rimane solo da piagnucolare perché Salvini va allo stadio col giubbottino Pivert, marchio legato ad esponenti di CasaPound: un autogol clamoroso, che ha addirittura mandato in tilt il sito di abbigliamento per i troppi ordini ricevuti.

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