sabato 5 maggio 2018

Ridateci Andreotti e Craxi, per piacere!


Il circo che ha messo in piedi la politica italiana, circo che, a distanza di due mesi, ha impedito la formazione di un governo che possa guidare la Nazione secondo il volere espresso dalla maggioranza degli elettori, è stomachevole e rivoltante.

Stomachevole e rivoltante è, ogni giorno che passa, il comportamento dei Cinque Stelle, in particolare di quel somaro che solo in un partito di ignoranti e falliti poteva trovare il suo spazio e la sua collocazione, vale a dire quel Gigi Di Maio che, in nemmeno sessanta giorni, è riuscito a dire e fare tutto e il contrario di tutto, senza azzeccare un congiuntivo e senza provare un minimo di vergogna.

Di Maio e i Cinque Stelle hanno cominciato, subito dopo il 4 marzo, a fare la voce grossa per ottenere l’incarico da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di formare un nuovo governo. Incapaci perfino di usare una semplicissima calcolatrice, dopo aver visto che con quel 33% non c’erano i numeri per formare un governo, hanno cominciato a corteggiare la coalizione vincente, cioè Matteo Salvini e il centro-destra. Ma, ovviamente, col solito stile da buzzurri: la coalizione si fa, ma senza Berlusconi, che è un condannato, un pregiudicato, e quando arriveremo al governo faremo anche una legge per “toccare” in qualche modo Mediaset. Ovviamente cominciare un dialogo di questo tipo non faceva ben sperare un esito positivo. E infatti così non è stato. Ciò anche a causa di Berlusconi che, non accettando di non essere più la prima donna della destra, ha gettato benzina sul fuoco dell’alleanza M5S- centrodestra: i grillini sono dei falliti, è gente che non ha mai lavorato, non hanno alcuna competenza specifica. Tutte cose giuste, per carità, ma che ci possiamo permettere di dire noi altri, che non stiamo trattando per un’alleanza politica e mai penseremmo di portarne avanti una insultando il nostro avversario. Le basi...

Dopo un mese di stallo, in cui si è palesata tutta l’arroganza e l’inconsistenza dei grullini (due elementi che spesso e volentieri vanno a braccetto), ecco che questi cambiano sponda, e vanno a corteggiare il PD. Perfino una prostituta di quart’ordine avrebbe più dignità e più classe di questi ciarlatani improvvisatisi politici. Ecco quindi che coloro che fino a poco prima erano stati chiamati ladri, assassini, corrotti, mafiosi, massoni – tutte cose giuste e condivisibili, per carità – sono diventati improvvisamente “una forza politica con cui poter dialogare”. Sui social Rocco Casalino aveva già impartito gli ordini alla truppa: eliminare dalle pagine Facebook, dai blog e dai siti del Movimento tutti gli insulti e le contumelie più imprensentabili rivolte a quelli del PD. Ci è voluta tutta l’energia di Matteo Renzi, in prima serata da Fabio Fazio, per chiudere le porte in faccia ai Cinque Stelle e alla loro smisurata arroganza. Anche perché i renziani in Parlamento hanno i numeri: se Renzi dice di no, è no. Sarebbe bastato fare due conti, ma evidentemente per i grullini anche queste piccolezze sono montagne da scalare.

L’unico che ha mantenuto un po’ di coerenza e di dignità è stato, piaccia o meno, Matteo Salvini. Che è rimasto sempre fedele all’alleanza (cosa rara, specialmente tra gli italiani) con le altre forze politiche di coalizione e, responsabilmente, ha cercato di spegnere gli incendi che prima Di Maio e poi Berlusconi rinfocolavano ossessivamente. 

Anche, anzi soprattutto, il comportamento di Sergio Mattarella è assai equivoco: che il Presidente della Repubblica non voglia vedere un governo targato centrodestra è fuori di dubbio. Prima ha dato l’incarico di trovare delle alleanza per la formazione di un governo a Di Maio e ai Cinque Stelle, vale a dire la forza minoritaria rispetto alla coalizione di centrodestra. Non ha battuto ciglio mentre Di Maio si prostituiva prima con Salvini e poi con il PD per cercare di raccattare un numero di voti minimo per governare. Per qualche giorno, prima cioè che Matteo Renzi ponesse il veto contro i grullini in diretta nazionale, abbiamo rischiato un governo Cinque Stelle-PD: vale a dire un governo formato da chi era arrivato secondo alle elezioni (i Cinque Stelle) e da chi le aveva pleatealmente perse (il Partito Democratico).

Ora il passo successivo, che sarebbe dovuto essere il primo da compiere, sarebbe quello di incaricare il centrodestra: le elezioni in Friuli, che hanno visto una netta e lacerante sconfitta delle sinistre (a quanto pare trescare con le banche, piegarsi a 90 gradi davanti ai brucorati di Bruxelles e riempire l’Italia di criminali e di parassiti africani non paga), confermano ancor più questa proiezione.

Ciò che resta come un dato di fatto, però, è questo: l’arroganza di un imbecillotto che non azzecca nemmeno un tempo verbale in una frase ci è costata due mesi di paralisi politica e rischia di costarcene altrettanti.

È il segno ulteriore della decadenza di questa Nazione. Ridateci Andreotti e Craxi, per piacere.

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