martedì 29 maggio 2018

E se il tentato colpo di Stato di Mattarella fosse un autogol?


L’entrata di Sergio Mattarella, che dopo oltre due mesi di trattative serrate e difficilissime fa cadere l’alleanza Lega-5 Stelle sulla nomina di Paolo Savona al Ministero dell’Economia a causa di passate dichiarazioni giudicate troppo poco europeiste, dimostra chiaramente un dato di fatto: che nella scelta del governo nazionale conta molto di più l’interesse dei mercati, dei quali Sergio Mattarella, col suo intervento a gamba tesa, ha dimostrato di essere un assiduo sostenitore, rispetto a quello del popolo italiano. 

Quest’ultimo si è espresso chiaramente premiando i due più grandi partiti europeisti che si sono presentati alle elezioni, e Mattarella avrebbe dovuto prenderne atto. Invece, con un precedente incredibile, ha espresso chiaramente una posizione politica con una franchezza ed una violenza senza precedenti. 

I precedenti, invece, ci sono stati, dirà qualcuno. Per esempio quando l’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro si oppose alla candidatura di Cesare Previti come Ministro della Giustizia dell’allora governo Berlusconi. La motivazione, in quel caso, fu che l’avvocato del Primo Ministro in carica non poteva essere anche Ministro della Giustizia: una motivazione più che plausibile, volta ad impedire quello che sarebbe stato un palese conflitto di interessi. 


Qui, invece, Mattarella ha espresso un’opzione squisitamente politica, negando la nomina non sulla impresentabilità di Paolo Savona – il quale, anzi, era uno dei pochi nomi nella lista di Conte che poteva vantare un curriculum di tutto rispetto – ma sulla base delle sue idee. Era ovvio che Matteo Salvini non avrebbe mai potuto cedere su quella nomina: farlo avrebbe significato tradire il proprio elettorato e giocarsi la reputazione e la faccia in quelle precise ore in cui la reputazione e la faccia contavano forse più di tutto il resto. 

Sergio Mattarella, come anche ribadito nella sua ultima conferenza stampa, ha espresso un giudizio chiaramente politico

“L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori italiani e stranieri che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali.”


Non si potrebbe essere più chiari: sono stati i mercati internazionali a far abbassare la cresta a Mattarella, che ha esercitato un chiaro indirizzo politico. Tradotto: sarebbe come se un arbitro annullasse un gol all’attaccante non perché questo ha commesso qualche infrazione, ma perché il gol è stato bruttarello. 

Non c’è bisogno di andare molto lontano: basta il sito del Governo Italiano.


Probabilmente Sergio Mattarella ha segnato il primo gol, ma non ha ancora vinto la partita. I due partiti principali, Lega e 5 Stelle, chiedono le elezioni quanto prima. Se si votasse in questo preciso istante, Di Maio e Salvini travolgerebbero tutti gli altri partiti come una valanga. E, stando a quanto emerge da alcuna notizie Ansa delle ultimissime ore, non si è riusciti a convincere Cottarelli – l’uomo forte di Renzi e Letta che si occupò di avviare la spending review dei conti pubblici per conto dei governi di sinistra – a fare un governo tecnico che servirebbe a Mattarella come il pane per calmierare le acque e mettere in atto il necessario lavaggio del cervello alle masse italiane.

Quanto al mitico spread, esso sta già tornando sui soliti livelli di qualche settimana fa: segno che esso viene utilizzato, oggi come nel 2001, quando si fece cadere Silvio Berlusconi proprio per questo motivo (ricordate la prima pagina del Sole 24 Ore del giorno prima delle dimissioni dell’allora premier, che uscì nelle edicole con un gigantesco “Fate presto!” – a mandare Berlusconi a casa, si intende), come una leva per far cadere governi poco graditi agli oligarchi di Bruxelles. Come quel Oettinger, commissario dell’UE che, con fare chiaramente mafioso, sentenzia che saranno i mercati ad indicarci per chi votare. Oppure come quel Juncker che, tra un cicchetto e l’altro, afferma che “l’Unione Europea vigilerà sui diritti degli africani in Italia”.

Vuoi vedere che il giochetto di Mattarella consegnerà il Paese alla destra, magari su un piatto d’argento, rigorosamente con il marchio CE?

Nessun commento: