L’entrata di Sergio
Mattarella, che dopo oltre due mesi di trattative serrate e difficilissime fa
cadere l’alleanza Lega-5 Stelle sulla nomina di Paolo Savona al Ministero dell’Economia
a causa di passate dichiarazioni giudicate troppo poco europeiste, dimostra
chiaramente un dato di fatto: che nella scelta del governo nazionale conta
molto di più l’interesse dei mercati, dei quali Sergio Mattarella, col suo
intervento a gamba tesa, ha dimostrato di essere un assiduo sostenitore,
rispetto a quello del popolo italiano.
Quest’ultimo si è espresso
chiaramente premiando i due più grandi partiti europeisti che si sono
presentati alle elezioni, e Mattarella avrebbe dovuto prenderne atto. Invece,
con un precedente incredibile, ha espresso chiaramente una posizione politica
con una franchezza ed una violenza senza precedenti.
I precedenti, invece, ci
sono stati, dirà qualcuno. Per esempio quando l’allora Presidente della
Repubblica Oscar Luigi Scalfaro si oppose alla candidatura di Cesare Previti
come Ministro della Giustizia dell’allora governo Berlusconi. La motivazione,
in quel caso, fu che l’avvocato del Primo Ministro in carica non poteva essere
anche Ministro della Giustizia: una motivazione più che plausibile, volta ad
impedire quello che sarebbe stato un palese conflitto di interessi.
Qui, invece, Mattarella ha
espresso un’opzione squisitamente politica, negando la nomina non sulla
impresentabilità di Paolo Savona – il quale, anzi, era uno dei pochi nomi nella
lista di Conte che poteva vantare un curriculum di tutto rispetto – ma sulla
base delle sue idee. Era ovvio che Matteo Salvini non avrebbe mai potuto cedere
su quella nomina: farlo avrebbe significato tradire il proprio elettorato e
giocarsi la reputazione e la faccia in quelle precise ore in cui la reputazione
e la faccia contavano forse più di tutto il resto.
Sergio Mattarella, come
anche ribadito nella sua ultima conferenza stampa, ha espresso un giudizio
chiaramente politico:
“L’incertezza
sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i
risparmiatori italiani e stranieri che hanno investito nei nostri titoli di
Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno,
aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato
per nuovi interventi sociali.”
Non si potrebbe essere più
chiari: sono stati i mercati internazionali a far abbassare la cresta a
Mattarella, che ha esercitato un chiaro indirizzo politico. Tradotto: sarebbe
come se un arbitro annullasse un gol all’attaccante non perché questo ha commesso
qualche infrazione, ma perché il gol è stato bruttarello.
Non c’è bisogno di andare
molto lontano: basta il sito del Governo Italiano.
Probabilmente Sergio
Mattarella ha segnato il primo gol, ma non ha ancora vinto la partita. I due
partiti principali, Lega e 5 Stelle, chiedono le elezioni quanto prima. Se si
votasse in questo preciso istante, Di Maio e Salvini travolgerebbero tutti gli
altri partiti come una valanga. E, stando a quanto emerge da alcuna notizie Ansa
delle ultimissime ore, non si è riusciti a convincere Cottarelli – l’uomo forte
di Renzi e Letta che si occupò di avviare la spending review dei conti pubblici
per conto dei governi di sinistra – a fare un governo tecnico che servirebbe a
Mattarella come il pane per calmierare le acque e mettere in atto il necessario
lavaggio del cervello alle masse italiane.
Quanto al mitico spread,
esso sta già tornando sui soliti livelli di qualche settimana fa: segno che
esso viene utilizzato, oggi come nel 2001, quando si fece cadere Silvio
Berlusconi proprio per questo motivo (ricordate la prima pagina del Sole 24 Ore
del giorno prima delle dimissioni dell’allora premier, che uscì nelle edicole
con un gigantesco “Fate presto!” – a mandare Berlusconi a casa, si intende),
come una leva per far cadere governi poco graditi agli oligarchi di Bruxelles. Come
quel Oettinger, commissario dell’UE che, con fare chiaramente mafioso,
sentenzia che saranno i mercati ad indicarci per chi votare. Oppure come quel
Juncker che, tra un cicchetto e l’altro, afferma che “l’Unione Europea vigilerà
sui diritti degli africani in Italia”.
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