Probabilmente quelli della OpenArms – una delle tante
ong che col nuovo schiavismo di africani importati forzatamente dall’Africa sta
facendo affari d’oro – e quelli del Corriere.it ci considerano una pletora di
minchioni e di rincoglioniti (per carità, in alcuni casi hanno anche ragione). Perché non si spiega diversamente la difesa d’ufficio
della ong e di Josepha – la donna soccorsa presumibilmente dalla stessa ong su
un gommone alla deriva partito dalle coste africane – quando milioni di persone
hanno potuto notare, dopo più di 48 ore di immersione nelle acque africane –
come Josepha avesse pelle perfetta, senza alcuna delle caratteristiche pieghe
che vengono provocate da una prolungata immersione in acqua, monili e
braccialetti tutti rigorosamente al loro posto, unghie laccate alla perfezione.
“Josepha fuggiva dalla guerra e da un marito che la
picchiava perché non poteva avere figli”. Sarà… le donne africane che fuggono
dalla guerra e che subiscono violenza, però, ce le immaginiamo diversamente da
signore bene in carne – con tanto di panza bene in vista – capelli in piega,
smalto e braccialetti di ordinanza.
Che poi, a dirla tutta, di questa ong non è che ci sia
da fidarsi. Non sono farina per fare ostie, diciamo. Sono gli stessi che hanno immesso
in Europa, e specificamente in Italia, decine di migliaia di clandestini
africani, spesso criminali; che hanno simulato un naufragio di africani con
tanto di attori e troupe televisiva; gli stessi che vengono ripresi mentre squarciano
un gommone di migranti, per poter vendere più facilmente la balla delle morti
in mare; gli stessi che sono talmente cretini – oppure ritengono tali tutti
noi, non si spiega diversamente – da prendere un’attrice africana per farla
recitare nella parte della povera migrante che scappa dalla guerra, ma non
hanno nemmeno l’accortezza, che so io, di scompigliarle un po’ i capelli, farle
fare un po’ di dieta per farle perdere un po’ di pancia, o toglierle lo smalto
dalle unghie.
“Lo smalto glielo abbiamo messo noi per
tranquillizzarla dopo le ore di sofferenza”, dicono quelli della OpenArms. E beh,
ovvio. Tu soccorri una clandestina in mezzo al mare e quale è la prima cosa che
fai? Non somministrarle un ansiolitico, non farle bere un bicchiere d’acqua o
darle qualcosa da mangiare. No: le fai lo smalto alle unghie. Logico, no? Come se mi soccorressero da
un naufragio e mi dicessero “Caro signor Chessa, è rimasto 48 ore in ammollo,
senza mangiare e senza bere, sotto il sole cocente, venga che le facciamo un
bel taglio di capelli, così non ci pensa più”.
Per salvare questa clamorosa balla interviene l’Ansa –
derubricata ormai da tempo da agenzia di informazione a voce ufficiale del politicamente
corretto – e perfino il Corriere.it. Lo stesso, per dirne una, che ha spacciato
come acclarati e certi gli attacchi chimici di Assad contro i siriani, attacchi
chimici poi puntualmente smentiti dalle agenzie internazionali. Per dire da che
pulpito si permettono di dire che è una bufala, insomma.
Sono minchioni loro o lo siamo noi?
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