Due notizie, apparentemente slegate tra di loro, ci
danno bene l’idea della situazione Italiana di queste ore.
La prima: dare del “nazista” al Ministro dell’Interno,
Matteo Salvini, non costituisce un reato. Si tratta, com’è ovvio, dell’applicazione
del diritto alla libertà di espressione, assegno in bianco utilizzato spesso e
volentieri dai sinistri quando si tratta di insultare, diffamare,
delegittimare.
"Nell'ambito della critica
politica la continenza verbale assume una peculiare elasticità - scrive il
giudice - in ragione dei toni abitualmente accesi ed aspri che caratterizzano
la lotta politica". Secondo il magistrato l’accusa a Salvini di essere un
nazista "pare riferirsi non già alle politiche criminali di xenofibia e
genocidio, quanto alla politica iniziale del movimento suddetto volto a
produrre falsi nemici versi cui creare odio sociale". La Lega, quindi,
produce falsi nemici verso cui creare odio sociale: è un leit motiv caro ai
sinistri, ora è legittimato anche dalla sentenza – chiaramente politica – di un
magistrato. Ma loro possono tutto, evidentemente.
Quindi, ci chiediamo: essere dei “nazisti”
si può, oppure no? Se io mi dichiaro un nazionalsocialista sono passibile di
arresto, ma se me lo dice il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo
Ferrero, magari come insulto, allora va tutto bene. Mah… Questi sono i cortocircuiti delle magliet.... ehm... toghe rosse.
La seconda sentenza di questi giorni: se dici ad un
immigrato una frase come “Tornate a casa vostra” oppure “Ritornate nel vostro
Paese” sei un razzista, e come tale devi essere condannato. Lo ha stabilito la
Cassazione con la sentenza n° 32028, che ha stabilito che queste espressioni,
usate nel 2010 da due cittadini italiani contro alcuni stranieri, siano delle
frasi “chiaramente espressive della volontà che le persone offese e gli altri
cittadini extracomunitari presenti ai fatti lasciassero il territorio italiano
a cagione della loro identità razziale”. Traduzione: non li puoi toccare. Tra poco
ci arresteranno se non ci presenteremo nei porti o nelle spiagge in cui
sbarcano con tè e pasticcini in segno di benvenuto.
Scherzi a parte, queste due sentenze dimostrano un
fatto lampante: che la Magistratura si configura, in questo ultimo periodo
ancora di più, come il braccio armato della sinistra e, più generalmente, dei
movimenti mondialisti che mirano alla pulizia etnica dolce del nostro popolo
con ingressi forzati di centinaia di migliaia di stranieri che niente hanno a
che fare con le nostre leggi, la nostra cultura, la nostra civiltà.
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