Ieri l’arbitro non aveva ancora fischiato la fine della
partita che incoronava la Francia campione del mondo che il prefetto di Parigi,
d’accordo con il Ministro dell’Interno francese, aveva già chiuso le strade
principali delle periferie parigine – dove si ammassano centinaia di migliaia
di immigrati – che conducono al centro città. Una manovra tardiva per impedire
a quella massa abnorme di maghrebini, nigeriani, congolesi, marocchini,
tunisini, di fare danni, magari all’ombra della Torre Eiffel.
Una manovra tardiva che non ha impedito alcunché:
migliaia e migliaia di stranieri, nella giornata di ieri, si sono riversati
sulle strade di Parigi mettendola letteralmente a ferro e fuoco, creando la
guerriglia urbana, devastando e saccheggiando negozi ed attività, facendo
irruzione in abitazioni private. Una sorta di riedizione, in salsa francese, di
ciò che accadde a Colonia qualche anno fa durante i festeggiamenti di
Capodanno: una massa enorme di clandestini e stranieri che hanno violentato
centinaia e centinaia di donne tedesche, davanti agli occhi di una Polizia
tanto esterrefatta quanto complice per aver tentato, i giorni immediatamente
successivi, di nascondere l’enorme portata dei crimini commessi.
Qui, invece, c’è ben poco da fare: un rapido giro su
internet o su Facebook ci dimostra come questa massa di stranieri che la
sinistra vorrebbe integrabili e desiderosi di far parte della nostra civiltà
sia in pratica totalmente estraneo al concetto di integrazione, anzi vi sia un
rifiuto e un rigetto di quelli che dovrebbero essere i valori francesi. Rifiuto
ben sintetizzato dalle violenze e dai crimini che sono stati commessi ieri, con
una città completamente messa a ferro e fuoco, derubricata a bottino di guerra,
a trofeo di conquista.
Perché è così che ci vedono, e così che siamo:
remissivi, con il capo chinato, accondiscendenti.
Parlare di vittoria della Francia multirazziale e
multiculturale mentre la sua città viene letteralmente messa a ferro e fuoco da
onde di barbari non è solo ridicolo, bensì addirittura criminale.
Come definire altrimenti l’intervento di Francesco
Pigliaru, Presidente della Regione Sardegna, che anziché preoccuparsi del caro
prezzi che sta affossando, per l’ennesima stagione, il turismo sardo, ciancia di
Francia multietnica?
O come definire Rula Jebreal, una che in diretta
nazionale aveva dato del misogino ad un giornalista come Nicola Porro – se la
memoria non mi inganna – solo perché aveva avuto l’ardire di contraddirla, e
che oggi vaneggia di “team multiculturale da sogno”?
A parte il fatto che il mitico team multiculturale da
sogno è interamente africano, non sarebbe stato meglio veder giocare Paul Pogba
o Samuel Umtiti nelle loro nazionali di provenienza, così da poter dare anche
alla squadre africane quella marcia in più che spesso non hanno, soprattutto
quando hanno a che fare con le corazzate europee?
Loro lo sanno. E lo sanno bene, come lo sappiamo noi. Ma sono le truppe cammellate del mondialismo e della pulizia etnica europea. Un giorno, su questa casta di intellettuali così proni al potere ed alle sue centrali del politicamente corretto, ci sarà solo il disprezzo, oltre all'oblio.
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