domenica 8 luglio 2018

Eccoli qui, i buoni


Eccoli qui, i buoni, con le loro ridicole magliette rosse, a ciarlare di diritti umani, di “emorragia di umanità”, di aprire incondizionatamente i porti a tutta la feccia africana che ha preso la Nostra Nazione per terra di conquista, col beneplacito di Roberto Saviano, di Laura Boldrini, di Gad Lerner col suo rolex e il suo attico.

Tutti uniti, tutti complici. Sfacciati, arroganti e impuniti, compatti e ciecamente dediti alla causa della menzogna terzomondista e immigrazionista per applicare scientificamente la “pulizia etnica dolce” dell’Italia a suon di iniezioni forzate di centinaia di migliaia di africani e di stranieri in Italia. 

A tal punto sono buoni, loro, che farebbero di tutto. Come creare delle fake news ad arte, come un presunto naufragio che poi si è scoperto essere nient’altro che una messinscena di quei cialtroni della Open Arms, una delle decine di ong che sull’invasione dell’Italia hanno fatto milioni e milioni di euro; come augurarsi pubblicamente che possa morire qualche bambino africano in  modo da far cadere il governo Conte sotto il peso della riprovazione dell’opinione pubblica colpita sulla pancia; come le loro liste di proscrizione – ma che belli gli anni Settanta, quelli delle hazet 36 che spaccano la testa degli avversari politici – pubblicate sulle loro riviste per cialtroni, così ipocriti e fasulli che perfino Selvaggia Lucarelli, che su Rolling Stone scriveva fino a pochi mesi fa, li ha criticati, memore delle umiliazioni e del mobbing inflitto da alcuni caporioni della rivista ad altri giornalisti; come fregarsene del loro ruolo pubblico di insegnanti per presentarsi agli esami tutti in maglietta rigorosamente rossa, e fanculo al ruolo super partes degli insegnanti e alla possibilità per gli studenti di esprimersi liberamente: quanti alunni avranno dovuto tacere per superare l’esame, consapevoli che una parola sbagliata, che anche solo un “ma” contro il mantra africanista avrebbe potuto compromettere la loro carriera scolastica? Del resto non ci si poteva aspettare niente di meglio da una casta, quella degli insegnanti, che è arrivata a difendere Lavinia Flavia Cassaro, l’insegnante romana licenziata per aver insultato e minacciato di morte i poliziotti durante una manifestazione autorizzata contro casaPound a Torino, dicendo che il “Dovete morire!” urlato agli agenti altro non era se non una semplicissima constatazione: gente che non ha alcun senso del ridicolo, e che evita le sacrosante pernacchie che meriterebbero solo perché media, finti intellettuali e giornali sono tutti dalla loro parte. 

Così per le loro azioni, così per le loro parole: il nuovo guru della sinistra può permettersi, dal suo attico di New York, di dare del mafioso e del criminale ad un Ministro della Repubblica Italiana, quando fino a qualche giorno prima si indignava se qualcuno, nei giorni in cui Sergio Mattarella cercava di affossare il governo Conte a causa della nomina di Savona all’Economia, osava togliere la foto del Presidente della Repubblica dalle sale consiliari.

E i loro censimenti sui rom? Sono belli e buoni se a farli sono loro, e se lo propongono gli altri allora sono le camicie brune che ritornano a stanare gli ebrei casa per casa.

Alla fine la lettura migliore di quelli che altro non sono se non nemici della Nazione l’ha data Pif, il regista siciliano che non può essere certamente accusato di essere leghista, anzi, è uno di loro, ma ha avuto almeno un sussulto di sincerità: “E’ facile essere di sinistra quando sei ricco, perché non hai certamente il rom e il migrante come vicino”. Semplice, chiaro: come abbiamo sempre detto noi altri.

Non ce l’ha sicuramente Roberto Saviano che, tra tutti i problemi che comporta il vivere con la scorta per le minacce di morte ricevute, non ha certo quello del senegalese che spaccia nell’androne del suo condominio.

Non ce l’ha sicuramente Laura Boldrini, che vive circondata h24 da dodici guardie del corpo che possono difenderla da qualunque furto in appartamento o tentativo di violenza.

Non ce l’ha sicuramente Gad Lerner: il suo bel Rolex al polso, con il quale sparava a zero contro Salvini, è al sicuro nel suo lussuoso attico romano.

Una soddisfazione, però, internet te la regala: puoi subissare di palate e palate di letame questa massa di radical chic arroganti e saccenti, a tal punto che i loro lacchè non riescono a cancellare in tempo reale tutti i commenti di insulti e di derisione. Gad Lerner, per rispondere ad un commento di un lettore che gli faceva notare il bell’attico, scherzava con un “Se guarda bene vedrà anche il Rolex al polso”: e giù insulti, come se piovesse. Un autogol clamoroso.

Mai che uno di questi personaggi abbia indossato la maglietta rossa per protestare per i 5 milioni di italiani che sono sotto la soglia di povertà; mai che qualcuno di loro abbia indossato la maglietta rossa per protestare contro i 4 giovani su 10 che non trovano lavoro, e che anche se lo troveranno probabilmente non avranno mai una pensione; mai che qualcuno di loro abbia indossato una maglietta rossa per protestare contro le politiche liberiste dei loro governi, che hanno portato alla chiusura di 25.000 aziende all’anno; mai che qualcuno di loro abbia indossato una maglietta rossa per i terremotati lasciati ancora quest’inverno a gelare in casette di legno inadeguate e tirate su con lo sputo, mentre i loro amici clandestini cazzeggiavano allegramente tra resort, cuffie all’orecchio e gite in piscina, tutto pagato da quei coglioni che in questo Paese ancora si ostinano a lavorare.

Non è il clandestino, non è Soros, non è il trafficante, non è la UE il primo nemico della Nazione da combattere. Sono loro, sono i buoni, quelli che fanno gli hastag “chiudete i porti” e che si mettono le magliette rosse. Il nemico è interno, ce l’abbiamo in casa, lo salutiamo quando lo incontriamo nel pianerottolo, quando ci serve il caffè o quando ci spedisce la raccomandata. Sta nei Ministeri, nei dipartimenti tecnici che devono attuare le direttive del governo (e hanno quindi tutte le conoscenze tecniche per sabotarle dall’interno), nelle regioni, nelle aule scolastiche, nelle redazioni dei giornali. 

La speranza è una: che il governo Conte riesca in un colpo di mano strepitoso, una sorta di asso pigliatutto, per cercare di fare un po’ di piazza pulita dentro i Tribunali, le scuole, le redazioni dei tg, gli enti a partecipazione statale: un bel repulisti per togliere a questi traditori le leve del potere che detengono per conto terzi dal ’45 in poi, senza che nessuno, nemmeno quel Berlusconi che pure ebbe una maggioranza abbastanza solida per tentarci, abbia mai provato seriamente a dargli una spallata.

In mancanza delle fucilazioni casa per casa questo è il minimo che possiamo augurarci.

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