La notte di 76 anni fa, e precisamente il 19 dicembre 1941,
sei uomini della Decima di Junio Valerio Borghese, uno dei reparti più arditi e
più temerari di tutta la seconda guerra mondiale e più segnatamente dei reparti
fascisti della Repubblica Sociale Italiana, compie un’azione destinata a rimanere
nella Storia militare: a bordo di tre mezzi d’assalto chiamati dai militari
italiani “maiali” per via della loro forma, più specificamente SLC (siluri a
lenta corsa) penetrarono nel porto di Alessandria d’Egitto, riuscendo ad
affondare due navi da guerra inglesi (la HMS Queen Elizabeth e la HMS Valiant) e
mettendo fuori uso una nave cisterna (HMS Sagona) e un cacciatorpediniere (HMS
Jervis).
L’impresa di Alessandria, così verrà chiamata, spinse
addirittura lo stesso comando militare inglese a decorare tutti e sei i
partecipanti dell’azione – Luigi Durand de la Penne, Emilio Bianchi, Antonio
Marceglia, Spartaco Schergat, Vincenzo Martellotta, Mario Marino – con la
medaglia d’oro al valor militare.
Questa azione militare, famosa ancora oggi per il coraggio e
lo spirito di abnegazione con il quale venne condotto, al limite della follia,
permise all’Italia, in quel momento, di avere la superiorità navale sulla
flottiglia degli inglesi che, delle navi, avevano fatto, già da secoli, lo
zoccolo duro del proprio esercito.
Winston Churchill dichiarerà: “Sei italiani equipaggiati con
materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l’equilibrio militare nel
Mediterraneo a vantaggio dell’Asse”.
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