È sempre la solita storia
che, purtroppo, in questo Paese si ripete ciclicamente: ogni qualvolta lo Stato
provi a ripristinare un minimo di parvenza di legalità, immediato e compatto si
mobilita l’esercito della sinistra, delle ONG, dei centri sociali, dei
difensori dei diritti umani, tutti schierati insieme e appassionatamente per
difendere l’indifendibile. Se poi si tratta di immigrati il fuoco di copertura
è implacabile.
Riguardo allo stabile di
Piazza Indipendenza occupato da diversi anni da un centinaio da diverse centinaia
di clandestini africani, basta semplicemente lasciare la parola agli italiani
che lì ci vivono e ci abitano per testimoniare cosa fosse diventata quella
zona: spaccio, prostituzione, sporcizia e degrado erano le fantastiche
meraviglie che i clandestini hanno portato dai loro Paesi e che gli abitanti di
quel rione hanno potuto sperimentare sulla loro pelle.
La differenza tra come
vengono sgomberati gli italiani e come vengono sgomberati gli immigrati – e più
in generale il trattamento assai favorevole, quando non addirittura complice,
che le stesse istituzioni dello Stato hanno quando hanno a che fare con gli
immigrati – è ormai sotto gli occhi di tutti. A Roma, in special modo, solo
qualche mese fa una famiglia, con anziana disabile, era stata buttata fuori di
casa con tanto di Polizia Municipale che lanciava i giocattoli dei bambini direttamente
dalla finestra del primo piano. Furono i militanti di CasaPound, che si
opposero senza violenza a quello sgombero, a documentare il tutto. Ebbene, non
ci risulta che nessuno, né per questa famiglia né per le altre migliaia di
famiglie di italiani che sono state sgomberate, si sia mai dato tanto da fare
per trovare un nuovo alloggio agli sfrattati come si sta facendo adesso per i
migranti.
Il Presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, è uscito dal sarcofago per affermare che non si
possono sgomberare i clandestini se prima non si sono trovate delle valide
alternative alla soluzione abitativa. Addirittura il Ministero dell’Interno starebbe
emanando una circolare in cui si invitano i prefetti delle varie città d’Italia,
prima di autorizzare gli sgomberi, a provare altre strade: questa è la
definitiva resa dello Stato all’illegalità e alla delinquenza, e il tutto viene
aggravatato dal fatto che abbiamo a che fare non con italiani, bensì con genti
straniere che non hanno alcun diritto di stare qui e che spesso e volentieri
pretendono con arroganza diritti che le loro civiltà, involute di decenni
rispetto alla nostra, non sono state capaci di dar loro.
Come se non bastasse il
funzionario di Polizia che ha guidato l’azione viene messo sulla graticola per
una frase infelice, ampiamente presa fuori dal proprio contesto, che era quello
di una situazione in cui non più di una ventina di poliziotti si sono trovati a
fronteggiare centinaia di africani infuriati che lanciavano sanpietrini,
bottiglie, pietre, suppellettili, e finanche bombole del gas.
Il poliziotto che ha detto "Se serve spaccategli un braccio" durante uno
sgombero di clandestini a Roma è stato sospeso dal servizio: basta
una frase sbagliata detta contro i clandestini, anche se si sta cercando
di sgomberarli e loro rispondono con sassi e bombole del gas, e sei
crocifisso in sala mensa. Ciò non vale ovviamente quando si sgomberano
gli italiani, con tanto di Polizia Municipale che getta i giochi dei
bambini dalla finestra, come accadde a Centocelle.
Con questa complicità
palese, esplicita e addirittura sfacciata all’invasione di clandestini e alla
vera e propria pulizia etnica dolce che sta subendo da anni il nostro popolo,
viene meno il contratto sociale implicitamente stipulato tra gli italiani e le
istituzioni preposte al governo della Nazione. Questo Stato, ormai, è nemico
dei suoi stessi cittadini, apertamente favorevole agli invasori e pronto ad
usare con loro il guanto di velluto, sempre e comunque, nella stessa misura in
cui invece utilizza il pugno di ferro con i propri cittadini.
Tutto questo avrà
conseguenze devastanti, nel bene o nel male.
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