Non hanno più alcun controllo: l’isteria di vedere che
il loro castello di menzogne si sgretola un pezzo alla volta (le collaborazioni
sempre più acclarate tra ONG e scafisti, l’immagine del bravo immigrato
volenteroso di integrarsi che sempre più italiani sperimentano sulla loro pelle
essere fasulla), unita ad una clamorosa faccia di tolla, partorisce dei mostri.
Ed ecco che Mattarella e la Boldrini, alfieri del politicamente corretto e del
buonismo radical chic a buon mercato, partoriscono l’ennesimo mostro.
Nell’anniversario della tragedia di Marcinelle, la
località belga in cui, 136 anni fa, persero la vita decine e decine di nostri
connazionali che lavoravano in miniera, Mattarella proclama: “Un motivo di
riflessione verso coloro che oggi cercano anche in Italia opportunità che noi
trovammo in altri Paesi e che sollecita
attenzione e strategie coerenti da parte dell’Unione Europea”. La mummia dei
discorsi scontati e banali al punto da diventare quasi imbarazzanti ha parlato,
ma bene avrebbe fatto a rimanere chiusa nel suo sarcofago. A dargli manforte la
terza carica dello Stato, che ha la brillante idea di paragonare gli immigrati
di Marcinelle ai parassiti che quotidianamente sbarcano sulle nostre coste,
grazie alla collaborazione tra ONG e scafisti, tanto che ormai si fa fatica a
ricononscere chi sia l’uno e chi sia l’altro.
Peccato che alla mummia e all’anti-italiana sfuggano
dei particolari che ci permettiamo di ricordar loro.
Innanzitutto gli italiani emigrati in Belgio erano
europei che emigravano in un’altra Nazione europea: usanze diverse, lingua
diverse, ma un humus comune, quello europeo, comunque c’era. È una bella
differenza con i parassiti africani che nulla hanno in comune con noi, né per
lingua, né per civiltà, né per sangue, e che si configurano come estranei, se
non come nemici.
Gli italiani emigrati in Belgio, inoltre, erano lì per
lavorare, lo facevano duramente (anche per venti ore al giorno: una bella
differenza rispetto ai clandestini che bivaccano tra un caffè e l’altro alla
ricerca del wi-fi gratuito), con grande dignità, senza pretendere nulla da
nessuno. Di certo non venivano prelevati da scafisti spacciati per associazioni
umanitarie, non cazzeggiavano in giro per la città, non gettavano per terra i
piatti di cibo che gli venivano offerti dicendo che poco si addicevano con la
loro cultura (anche perché nessuno gli offriva piatti di cibo).
In una Nazione seria le massime istituzioni dello Stato
avrebbero rispetto dei morti, senza pretendere di riesumarli dalle loro tombe
per difendere ciò che ogni giorno che passa si configura come indifendibile. Ma
chiedere rispetto per i morti a Laura Boldrini, la stessa che si indignava per
dei ragazzi che omaggiavano con un saluto romano i caduti della RSI dentro il
cimitero di Campo Maggiore di Milano, è evidentemente chiedere troppo.
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