Forse la chiave di lettura
del nostro tempo e della nostra Nazione deve essere proprio questa: nanetti che
violano le tombe di giganti, col sorriso sulle labbra e applauditi dagli
sgherri di regime alla Floris.
Il triste guitto Gene
Gnocchi, riciclato contro i Cinque Stelle e le destre dopo che per anni ce lo
siamo dovuti subire contro quello stesso Berlusconi che gli pagava lo stipendio
per le sue comparsate a “Mai dire gol”, ha paragonato, nella trasmissione Dimartedì,
condotta da quel Giovanni Floris da sempre amico nei confronti della sinistra
al caviale, il maiale ripreso a gironzolare per Roma a Claretta Petacci: “Il
maiale è femmina, si chiama Claretta Petacci”, ha detto nell’intento stupido di
far ridere. Come quel compagno di scuola completamente minchione che fa battute
stupide, senza senso e offensive, con l’unica differenza che almeno a lui si
poteva tirare qualche educativo ceffone.
Gene Gnocchi ha paragonato
il maiale che grufola per Roma, simbolo della incompetenza dei Cinque Stelle, a
Claretta Petacci, l’amante di Benito Mussolini che fu uccisa con lui dai
partigiani, in una mattanza che, anche a distanza di decenni, si fatica a
concepire come giustificata. Risatina di Floris – un altro guitto di regime,
solo un po’ più presentabile – e gelo degli ospiti in studio, a sancire la
definitiva mancanza non tanto di morale, quanto di empatia, prima di tutto
umana, di quelli che non si sono mai indignati per l’”Uccidere un fascista non
è reato”.
Il giorno dopo, sui
giornali e sulle TV, niente di niente: le femministe che piagnucolano per
presunti stupri (indimostrabili) a distanza di decenni tacciono; i sinistri, quelli
dell’hashtag #metoo e del “se non ora quando?” tacciono; dalla Boldrini non un
fiato. Insultare e denigrare una donna che è stata torturata, violentata ed
infine uccisa, nell’epoca delle Asia Argento e degli scandali Wienstein e dei fotomontaggi di Anna Frank con la maglia della Roma, non crea
alcuno scandalo se viene fatto nel nome di un antifascismo che si mostra nel
suo vero volto: disumano, crudele e vigliacco.
È da internet, però, che
parte la riscossa. I profili Facebook della trasmissione e dei guitti Floris e
Gnocchi vengono letteralmente presi d’assalto da utenti infuriati: si va’ dalla
“battuta squallida tipica di un viscido verme” alla domanda su come il Gnocchi
possa aver confuso sua madre con la Petacci, e via dicendo.
Così – nel nome dell’antifascismo
più becero – Claretta Petacci, l’amante del Duce, può venire insultata. Claretta,
che ebbe il solo torto di amare un uomo (il più grande tra gli uomini) fino
alla più romantica follia e che per questo fu stuprata, torturata, disonorata e
poi esposta all'odio di quella folla che è la degna rappresentazione di questa
miserabile Repubblica antifascista e dei suoi guitti di regime: vigliacchi,
crudeli, umanamente miserabili.
Che ometti piccoli piccoli…
1 commento:
Stavolta DEVO dissentire: io metterei ADOLFO il piu grande tra I grandi se non altro xche' I fascisti all'inizio erano in 52 mentre i Nazi solo in 7 ,comunque tornasse uno dei 2 e' sempre brodo grasso quando Vedo I video di Davide benetello Vedi "Davide benetello olocausto" divento nostalgico mi commuovo come un vitello
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