venerdì 5 settembre 2008

Se questo è uno Stato laico...


Un milione e quattrocentomila euro. Questa è la cifra che la Regione Sardegna – guidata da Renato Soru - ha “regalato” alla Curia di Cagliari per la visita del Papa Benedetto XVI che si terrà la settimana prossima. Visita che non durerà più di dieci ore e per la quale le stime prevedono all’incirca 300.000 persone, in una Cagliari sostanzialmente blindata e chiusa al traffico nelle sue vie principali. La questione, non foss’altro per la cifra enorme che la Regione ha stanziato “a fondo perduto”, si presta ad alcune riflessioni.
Innanzitutto la visita del Papa in Sardegna è, per i cattolici sardi (e non solo), qualcosa di epocale. Centinaia e centinaia di migliaia i credenti che affluiranno non solo da tutte le parti dell’Isola, ma anche da tutta Italia. Altissimo – e non ancora quantificato – sarà pertanto l’introito economico che ne avrà la città: pensiamo agli alberghi, ai ristoranti, alle compagnie di viaggio e di trasporto persone, alle strutture di Cagliari in generale. Ciò nonostante c’è da chiedersi se la visita di un Papa valga tutti i soldi che la Regione ha sostanzialmente regalato alla Curia Arcivescovile di Cagliari, che dovrà curare ed organizzare l’evento. E si che, se la Regione disponeva di un milione e mezzo di euro, non mancava certamente il modo di impiegarli per tutti i sardi, anche coloro che cattolici non lo sono. Per esempio si potevano ampliare e migliorare le strade e i trasporti di tutta la Provincia, i quali sono a dir poco carenti (pensiamo alla SS 195, che annualmente causa, specialmente nel periodo estivo, diversi morti; o alla SS 131, una delle principali vie di collegamento sarde da anni in costruzione); ancora, si poteva intervenire con delle azioni a scopo sociale (incremento di strutture di assistenza per i poveri, strutture sociali, contributi anti-povertà); ancora, si potevano finanziare, con un milione e mezzo di euro, delle borse di studio per i ricercatori e gli studiosi sardi; ancora, buona parte di questi soldi poteva essere devoluta all’Università, per ampliare i suoi spazi e la sua offerta o anche solo per rimettere in sesto strutture fatiscenti; ancora, non sarebbe stata una cattiva idea incrementare le auto della Polizia Stradale (la quale, come dimostrato da un articolo de Il Giornale di Sardegna di qualche tempo fa, “copre” l’intera Provincia di Cagliari con non più di una decina di autovetture); oppure si potevano bandire dei concorsi per la formazione lavoro, in modo da contrastare, seppur un minimo, la disoccupazione; o, se proprio si voleva andare sul sicuro, e fare contenti tutti i sardi – anche i cattolici – progettare la tanto agognata ristrutturazione dell’Ospedale Microcitemico di Cagliari, dove ogni giorno tantissimi malati sono costretti a barcamenarsi tra spossanti file e posti letto perennemente insufficienti. Invece niente di tutto ciò. La Regione Sardegna ha destinato una montagna di soldi pubblici per un evento si pubblico, ma che sicuramente non affronta le tante problematiche dei sardi e va incontro alle esigenze (spirituali) di una minoranza di essi. In uno Stato civile è prassi che le manifestazioni religiose vengano pagate dai religiosi stessi, senza gravare sulle spalle di tutta la collettività, e non si assisterebbe a tristi spettacoli in cui una giunta regionale, pur di segnare un punto a suo favore nella propaganda politica, sborsa cifre da capogiro.
La prossima volta che i nostri solerti politici sardi ci diranno la famosa frase “Mancano i finanziamenti” o “Non siamo riusciti a trovare le risorse”, magari riferendosi alla mancata progettazione del nuovo reparto ospedaliero del microcitemico, ricordiamoci del milione e mezzo di euro speso per la visita del Papa.

Andrea Chessa

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