lunedì 23 aprile 2018

E se chiudessimo l'ANPI per apologia del terrorismo?



Il talebano Emanuele Fiano, il deputato PD che avrebbe voluto metterci tutti in galera per i vini e gli accendini del Duce che teniamo in casa, esce dal suo letargo e tenta di rianimare il suo partito dal coma profondo che lo ha colpito dopo le elezioni nazionali di marzo.

A fare arrabbiare il rivoluzionario Fiano ci ha pensato, neanche a dirlo, Antonino Ruggiano, sindaco di Todi, in quota CasaPound, che ha pensato di negare il patrocinio del Comune alla solita caciara filo-terrorista che gli eredi dei partigiani inscenano ogni 25 aprile, per assicurarsi di non essere ancora morti. 

Cosa è successo? Semplice e breve: per una volta ai partigiani è stato impedito di propagandare le loro balle sul Fascismo e sulla seconda guerra mondiale utilizzando i soldi della cittadinanza. Il patrocinio gratuito per la loro pagliacciata, stavolta, non c’è stato. E così i filo-terroristi si sono indignati, anche perché Ruggiano li ha definiti di parte. “Si, siamo di parte e saremo sempre dalla parte dell’antifascismo”, hanno piagnucolato. Talmente forte che i singhiozzi sono arrivati alle orecchie di Emanuele Fiano, che ha lanciato per il 25 aprile una mobilitazione a Todi per dire no. Al Fascismo di CasaPound, ovviamente. 

In una Nazione normale non sarebbe CasaPound sotto accusa, ma l’ANPI. Vale a dire questa organizzazione che da più di 70 anni propaganda l’odio politico di parte – quello stesso odio che li ha portati, anche recentemente, ad inveire contro Sergio Ramelli oppure a difendere lo stupro compiuto dai partigiani ai danni di Norma Cossetto – e che è espressamente portavoce di quelli che, né più né meno, altri non erano se non banditi che sparavano alle spalle. Il tutto sentenziato da una sentenza del Tribunale Supremo Militare del 1954, quindi ben 9 anni dopo la fine del Fascismo, precisamente la n° 747, che riconosceva ai soldati della RSI la qualifica di militari e di combattenti, facenti parte di un governo riconosciuto e legittimo, dotato di una propria organizzazione interna e militare, e che negava tale qualifica ai partigiani, paragonati alla stregua di criminali comuni. In sintesi: banditi e terroristi che sparavano contro soldati in divisa, creando le condizioni ideali per le rappresaglie stabilite dal diritto di guerra. In un Paese normale si prenderebbe atto di ciò e si scioglierebbe questa organizzazione filo-terroristica d’ufficio. Siccome non siamo in un Paese normale questi hanno fatto il bello e il cattivo tempo per settant’anni, propagandando menzogne e odio come da loro decennale abitudine.

A cosa servirà questa ennesima pagliacciata, se non per riesumare qualcuno che si divertiva a nascondersi sui monti per poi sparare alle spalle – in piena tradizione partigiana – non si sa. Supponiamo, però, che la solita pagliacciata si risolverà nella solita figuraccia, come ormai sono abituati dal ’45. Del resto, tra partigiani e sionisti alla Fiano, da quella parte il terrorismo è di casa.

E se invece chiudessimo l'ANPI per il suo sostegno cieco ed incondizionato alle azioni terroristiche che nella seconda guerra mondiale sono state il marchio di fabbrica dei criminali partigiani? Possibile che nessun magistrato ci abbia pensato? Ah, giusto, sono troppo impegnati a denunciare chi fa un saluto romano...

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