mercoledì 7 dicembre 2016

Ci vogliono cinici e rabbiosi



Si, lo diciamo apertamente: stiamo dalla parte dei cattivi (come al solito).

Stiamo dalla parte di quelle famiglie romane che, qualche notte fa, nel quartiere di San Basilio, a Roma, sono scese in strada per impedire l’accesso alla casa regolarmente assegnata dal Comune di Roma ad una famiglia di marocchini.

La “sindaca” Raggi, e la sua giunta, sono ovviamente scesi in strada per esprimere indignazione e sconcerto, oltre alla solita accusa di razzismo e xenofobia nei confronti dei cittadini italiani e romani. Cittadini dei quali la “sindaca” si è sempre strafregata, almeno quando questi cittadini hanno la colpa di essere bianchi e italiani, come quando non ha battuto ciglio per le famiglie sfrattate da Via del Colosseo (con tanto di masserizie e di giochi per i bambini buttati in strada, senza un minimo di sensibilità e di rispetto da parte di quella Polizia Municipale degna rappresentante di uno Stato che riesce ad essere severo, finanche crudele, solo ed esclusivamente con i propri cittadini, e mai con i criminali e gli invasori stranieri ed africani), lasciate senza alcuna soluzione abitativa nella più totale indifferenza di una Giunta che si era pure rifiutata di riceverle. 

Oppure come Emmanuel Mariani, sfrattato da casa con una figlia invalida al cento per cento, per il quale lo Stato non ha mosso un muscolo né, a quanto ci è dato sapere, sembra che la Raggi o chiunque al suo posto abbiano mai espresso qualunque forma di indignazione.

È già partita la campagna di stampa diffamatoria e vessatoria contro gli abitanti di San Basilio, come a suo tempo era partita quella contro gli abitanti di Goro: razzisti, violenti, xenofobi. Un copione che ormai i buonisti radical chic recitano a memoria.

Eppure si tace sul fatto che San Basilio sia un quartiere, come tante altre periferie italiane, totalmente abbandonato a se stesso, vittima di delinquenza, criminalità, degrado. Così come si tace, ancora di più, sul fatto che nelle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari figurino ai primi posti quasi sempre immigrati, forti del numero di figli che sfornano senza soluzione di continuità, il quale permette loro di arrivare più facilmente in cima alle graduatorie.

Non ci piace certo sapere di tre figli che spaventati scoppiano in lacrime, di genitori che spaventati scappano rinunciando a quella casa, di cittadini che attaccano le forze dell’ordine, di un ordine di sgombero imposto dallo Stato Italiano (ovviamente contro un altro italiano) completamente disatteso.

Ma evidentemente dobbiamo diventare così, cinici e rabbiosi, come mai avremmo voluto essere, per ristabilire un principio che per noi rimane sacro ed inviolabile: prima vengono gli italiani, tutti gli altri dopo.

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