Entrata dura di Mario Balotelli. Stavolta, però, l’intervento
non lo ha fatto in campo, bensì fuori, precisamente durante una intervista al
programma televisivo brasiliano Esporte
Espetacular. Tra un attacco di umiltà e l’altro (“Vorrei vincere il pallone d’oro. So che Ronaldo, Neymar e Messi stanno
meglio di me, ma con l’aiuto dell’Altissimo posso farcela”) ad un certo
punto il fattaccio: “Prima di essere
italiano io sono africano. Se fossi stato italiano sarei stato bianco”. Normalissime
esternazioni che solo in una civiltà corrotta possono creare scalpore. E, molto
probabilmente, non lo faranno.
Perché gli incensatori di Mario Balotelli, sempre così
solerti a difenderlo dai fischi dei tifosi (avversari e non) anche quando
questi fischi erano palesemente rivolti alle sue scarse prestazioni sportive
(il giocatore non è certo un modello di continuità e di rendimento sportivo),
anche quando dimostrava di non saper portare quella maglia della Nazionale
Italiana nella quale, evidentemente, non si ritrovava, siamo certi che ora
taceranno.
L’esempio di multirazzialità (che poi esempio non è), il primo
giocatore nero ad indossare la maglia della nostra nazionale, è stato tale finché
è servito ad una pletora di giornalisti e di commentatori (sportivi e non)
votati al politicamente corretto. Che, oltre a qualificarli per gli indegni
quali sono, ben poco aiuto hanno portato al giocatore africano, che aveva tutte
le qualità per diventare un giocatore importante a livello europeo (se non
mondiale) e invece è stato lasciato solo a sguazzare nella sua arroganza. Molta
meno di quella che dimostrano quotidianamente gli antirazzisti di professione,
comunque sia.
Se anche Mario Balotelli dimostra di essere più serio e
più intelligente degli antifascisti, due domandine, fossi in loro, me le farei.
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