Vedere il Presidente del Consiglio Gentiloni che viene
umiliato da Donald Trump in diretta mondiale rende esattamente l’idea dell’abisso
in cui l’Italia continua a scivolare col sorriso sulle labbra.
Per carità, è dal 1945 che questa disgraziata Nazione è
diventata una colonia dell’invasore. Paradossalmente, però, l’Italia di
Andreotti, uscita distrutta da una guerra mondiale e soprattutto con l’etichetta
di perdente e specialmente di voltagabbana, era certamente più indipendente,
specialmente in politica estera, di quella guidata settanta anni dopo da questa
macchietta di Presidente del Consiglio che subisce addirittura lo smacco di non
essere ascoltato dal Presidente degli Stati Uniti, che non ritiene necessario
nemmeno mettersi l’auricolare per la traduzione simultanea. Del resto Trump ha
dimostrato la sua attitudine da bulletto in diretta mondiale, quando, pur di
apparire in prima fila nella foto, ha spostato di peso il suo omologo del
Montenegro, Dusko Markovic. Insomma: si sta americanizzando sempre di più, e
pazienza ai sogni di una migliore cooperazione con la Russia, un dialogo con la
Siria, la pacificazione del Medio Oriente per vie diverse dalla solita politica
di violenza americana.
Ma il flop del G7, per il mitico Gentiloni, arriva
anche dagli altri Capi di Stato. Nel documento finale del vertice di Taormina,
che pur aveva blindato l’isola per impedire gli sbarchi, si legge che i capi di
Stato “riaffermano il diritto sovrano
degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i loro confini e
a stabilire politiche nel loro interesse nazionale e per la sicurezza
nazionale”.
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